ALCUNE PERGAMENE TRADOTTE PER LA STORIA DELLA BEATA MATTIA DI MATELICA

ALCUNE PERGAMENE DEL MONASTERO DELLA BEATA MATTIA  DI MATELICA

Indice

1237 gennaio 11    Consacrazione di Rosa

1237 aprile   20      Contratto di deposito e arbitrato

(1237)                     Procura per Rosa

1271 agosto  10     Consacrazione di Mattia

1272 giugno    1      Procura per i beni di Mattia

1273 aprile   19       Consacrazione di Venutula

1273 aprile   21       Indulto per elemosine al monastero

1273(?) aprile 19     Donazione di un luogo monastico

1274 agosto  18       Istruttoria giudiziaria

1275 febbraio 11      Indulto vescovile per elemosine

1278 febbraio 16      Oblazione del luogo di Sant’Agata

1278 marzo     7       Frammento di rinuncia ad una lite

1278  luglio 16 e 17 Appello contro il precetto vicariale

1278 dicembre 2      Contratto per spartire un’eredità

1279 luglio      3        Donazione della dote sponsale

1284 giugno   10       Procura per i diritti su s. Maria di V.

1285 agosto  21        Procura per la lite sull’eredità di Sibilla

1286 febbraio 28       Indulto vescovile per elemosine

1286 settembre 12   Procura per pagare una multa

1286 settembre 13   Quietanza di multa e condono

1286 settembre 13   Unione approvata di due monasteri

1286 novembre 20   Procura per il residuo di una multa

1287 settembre 26   Procura per appello sui beni di Matteo

1287 dicembre  10   Procura per i beni di suor Francesca

1292 febbraio     2    Pagamento di un muro con un terreno

(due documenti)

1301 marzo     24     Procura per riscuotere un credito

1311 gennaio  29      Procura per appello contro un precetto

1312 luglio      8         Pagamento di una campana

(Traduzione  italiana di carlo tomassini)

MATELICA  MONASTERO DELLE CLARISSE   S.M.M.= Santa Maria Maddalena)

PERGAMENE TRASCRITTE E TRADOTTE

 

1237 gennaio 11

Donna Rosa dona se stessa ed i suoi beni a Dio nel monastero matelicese  S. M. M. nell’obbedienza al ministro dei Frati minori e alla monache per le quali difenderà la sua eredità contro  Masseo e Gentile  NAZARII.

In nomine Domini nostri Iesu Christi. 1237 indictione X die XI intrante  ienuario, tempore Gregorii pape et Federici imperatoris. Coram testibus infrascriptis, domina Rosa filia condam domini Ranni Aberti Gualterii, propria spontanea sua bona voluntate, et pro redempcione animarum parentum et sororum suarum, et pro sua anima, dedicavit se et sua; et ingressa est monasterium et ecclesie sancte Marie Madalene; et dictam  domina promisit obedientiam et reverentiam Fratri Petro ministro Fratrum Minorum et suis sororibus, recipienti pro ipsa ecclesia, quod nunquam  aliquo tempore discederet a dicta ecclesia eundo et serviendo ad aliquem locum religiosum, hoccasione standi vel permanendi, sed semper  in eodem loquo permanendo; et renunciavit mundo et promisit castitatem et unitatem retinere, et necessitatem retinere: et Deo fecit pro amore quam habet erga dominum nostrum Iesum Christum et Marie Virginis et Marie Madalene; dicendo dictus Frater Petrus: “Vis tu esse reddita Deo huic loquo sancte Marie Virginis et sancte Marie Madalene; permanendo et stando ante altare sancte Marie Madalene?”  Et ipsa dixit: “Volo”.  Et ipse Frater Petrus  et sue sorores receperunt eam nomine et vice dicte Ecclesie; et investiverunt eam per pannos altaris et per osculum pacis ad altare. Et dicta domina Rosa, post hec, dedit et cessit omne ius et omnem rationem et actionem quod et quam  abebat contra dominum Masseum et dominum Gentilem Nazarii de quatuor centum libris, quas ipsi dare ei tenebantur de venditione mansi patris et matris sui, et de CLVI libris quas domina Biatrice et ipsa domina Rosa antea concesserant dicto monasterio. Et dedit et concessit ipsa domina Rosa dicto loquo sive monasterio omnia alia sua bona preter ista, sive ultra supradicta   . . . .tud(. . ) esset; quam racionem et concessionem promisit firmam et ratam abere et non contravenire aliqua occasione vel exceptione.

Ibi vero dominus Bartolus Gentilis, dominus Rainaldus iudex, Moricus de Rocca, et dominus Benintendi, donnus Petrus Palmucii, Bonus Frater, Frater Filippus, donnus Bentevogius, et multi alii rogati testes similiter in dicta ecclesia.

Ego Albertinus notarius interfui et ex mandato dicte domine Rose et suarum sororum scripsci et plubicavi (!) et in plabicam (!) formam redegi.

 

1237.01.11: Consacrazione di Rosa

Nel nome di nostro Signor Gesù Cristo. Anno 1237, indizione decima, giorno 11 gennaio, al tempo del papa Gregorio e dell’imperatore Federico, alla presenza dei testimoni  scritti sotto, donna Rosa, figlia del defunto signor Ranno di Alberto Gualtieri, di propria spontanea buona volontà e per la redenzione delle anime dei suoi genitori e sorelle e per la propria anima, consacrò se stessa e i suoi beni, ed entrò nel monastero e chiesa di santa Maria Maddalena. La signora predetta promise obbedienza e riverenza a Frate Pietro ministro dei Frati Minori ed alle consorelle. Fu accolta a nome della stessa Chiesa, con l’impegno che mai, in alcun tempo, sarebbe uscita da tale chiesa, per andare a servire in altro luogo religioso, in occasione di stare o rimanere; ma sempre sarebbe restata in questo luogo e rinunciò al mondo. Promise di mantenere la castità e l’unità e di tenere la necessità e lo fece per Dio, per l’amore che ha  verso nostro signore Gesù Cristo, verso la vergine Maria e Maria Maddalena. Mentre Frate Pietro predetto domandava: “Vuoi tu essere resa a Dio a questo luogo della santa  Vergine Maria e santa Maria Maddalena, permanendo e stando davanti all’altare di santa Maria Maddalena?” Lei disse: “Lo voglio”. Frate Pietro e le consorelle la ricevettero a nome e per conto della Chiesa predetta e la vestirono per mezzo dei panni dell’altare e per mezzo del bacio della pace presso l’altare. Rosa dopo queste cose, donò e concesse al monastero ogni diritto ed ogni ragione ed azione che aveva nei confronti del Signor Masseo e del signor Gentile di Nazario per quattrocento libbre che quelli erano tenuti a darle dalla vendita del podere paterno e materno di lei, inoltre per 156 libbre che donna Biatrice e la stessa donna Rosa avevano prima consegnato; come pure lei consegnò e diede al predetto monastero, o luogo, ogni altro suo bene; e oltre ed in aggiunta a ciò anche quel che fosse di suo avere. Promise di mantenere stabili e definitive questa sua donazione consegnata e di non contrastarla in nessuna occasione, senza  riserva.

Erano presenti il signor Bartolo di Gentile, il signor Rainaldo giudice, Morico della Rocca, il signor Benintendi, don Pietro di Palmuccio, Bono frate, frate Filippo, don Bentivoglio e molti altri testimoni richiesti, nella detta chiesa.

Fui presente io notaio Albertino che per mandato della stessa Rosa e delle consorelle, scrissi l’atto, e lo resi di pubblica forma.

 

1237 aprile 20

Nella vertenza per l’eredità di Rosa si stipula l’accordo di deposito del denaro affidando la sentenza al ministro dei Frati minori oppure al vescovo.

 

In Dei nomine. Amen. Anno Domini MCCXXXVII, die (XI) exeuntis aprilis tempore Gregorii pape et Frederici romanorum imperatoris, Sicilie et Jerusalem regis, indictione X.

Dominus Masseus et dominus Gentilis Lazarii ex una parte, et Acto Venimbene notarius sindicus monasterii sancte Marie Madalene de Mathelica, nomine universitatis et conlegii et pro ipsa universitate dicti monasterii, ex altera, deposuerunt de communi concordia e voluntate apud dominum Moricum de  Rocca, ducentas libras ravennates et anconetanas de pretio vendictionis domine Rose, facte filiis Lazarii, de bonis quondam Ranni, hoc modo et pacto et ac conditione possita, quod quidquid Frater Petrus minister Fratrum Minorum dixerit, quod predicta domina  cum suis sororibus et sindicus dicte universitatis fatiant cartam filiis Lazarii quietationis e transactionis factam inter predictos, stabunt ad eius dictum; et si  (contigeret) dictus Frater Petrus non veniret, vel diceret, hinc ad medium madium proximum, dominus Filippus episcopus camerinensis debeat dicere; et si contigeret quod viri predicti non diceret, dicta pecunia, silicet  CC  libras, dominus Moricus deberet restituere dictis filiis Lazarii, et si episcopus diceret, deberet restituiere dictam pecuniam, dominus Moricus dicte domine , omni occasione postposita.

Item de testamento domine (I)bilde  quidquid predicti diceret vel laudaret, plus rationi, vel minus rationi, promiserunt ad invicem firma habere atque tenere sub pena CC librarum ravennatum; (vicissim)  inter se solempni stipulatione promiserunt, et omne dampnum litis et expensas per quod, et quas, fecerit vel sustinuerit, pro  (hoc), quoquo modo, reficere et restituere promiserunt solempni stipulatione inter se; et predicta soluta, vel non, dicta omnia firma habere, tenere promiserunt; omni iure reservato monasterio facto montis scilicet X(. .) modioli; et illud quod habet de manso (Mar)tini Iunii et uxori et de clusura Deoni Acti, et molendino Gometarie, que demisit domine Rose.

Actum in monasterio dicto, presentibus domino Albrico Finaguerre, Rainaldo Montis Melonis, domino Subpolino, domino Albrico Mori, et domino Blasio et Iohanne Albrici Guarnerii testibus. Ego Acto Deoni avocati apostolice sedis notarius, his omnibus interfui et ut supra legitur, rogatus, scripsi.

 

1237.04.20: Contratto di deposito e arbitrato

Nel nome di Dio. Amen. L’anno del Signore 1237, giorno 20 aprile, a tempo del papa Gregorio e dell’imperatore  dei romani Federico, re di Sicilia e di Gerusalemme, indizione decima. Il signor Masseo ed il signor Gentile di Lazario  da una parte, e dall’altra parte, Attone Venimbene notaio, amministratore del monastero di santa Maria Maddalena di Matelica, a nome della comunità e del collegio e per conto loro, di comune accordo e volontà,  presso il signor Morico da Rocca, fecero il deposito di duecento libbre ravennati ed anconetane,  prezzo della vendita da parte di donna Rosa, dei beni del defunto Ranno, fatta ai figli di Lazario, con questo patto, e con questa condizione posta, che qualunque cosa deciderà Frate Pietro ministro dei Frati Minori, la predetta donna Rosa con le sue consorelle e l’amministratore della detta comunità, facciano la carta  di quietanza e transazione ai figli di Lazario e staranno gli uni con gli altri alla decisione dello stesso. E se capitasse che il predetto Frate Pietro non venisse o non decidesse, da ora fino alla metà del prossimo maggio; debba decidere don Filippo vescovo di Camerino. E se capitasse che questi predetti uomini non decidessero, allora il denaro predetto di duecento libbre sia restituito dal Signor Morico ai predetti figli di Nazario. E qualora il vescovo dicesse che il predetto denaro fosse da restituire, il signor Morico lo consegni, senza frapporre condizione, alla signora predetta. Parimenti riguardo al testamento di donna (I)bilde, tutto ciò che uno o l’altro dei predetti decidesse o sentenziasse, con più o meno di considerazioni, promisero tra di loro, vicendevolmente, che lo considereranno e terrano stabile e promisero con solenne stipula sotto penalità di duecento libbre ravennati. E promisero di rimborsare o restituire ogni danno di lite e di spese fatte o sostenute per questo, in ogni modo, con solenne stipula tra di loro. E fossero o non fossero pagati (i rimborsi), promisero che tutto restasse stabilito.

Si riserva ogni diritto a favore del monastero per quanto riguarda il monte, cioè per i dieci (o più ? foro nella pergamena) mogiuri e per quello che ha del manso di Martino Iunni e della moglie; inoltre per la chiusa di Deone di Atto e del molino do Gometaria(?), beni che lasciò alla signora Rosa.

Redatto nel monastero, presenti come testimoni, il signor Albrico di Finaguerra, Rainaldo di Monte Melone, il signor Suppolino, il signor Albrico di Moro, il signor Blasio  e Giovanni di Albrico Guarnerii. Il notaio apostolico Atto di Deone avvocato, richiesto scrisse.

 

Frammento senza anno (1237) ( Manca la parte iniziale, data desunta dai nomi  del 1237 )

Viene nominato il procuratore del monastero matelicese S.M.M. per il              processo sull’eredità di Rosa.

 

. . . . . . dominae  Isulanae et dominae   Clarae . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Lucie, Annese et Cataline fecerunt co(=stituerunt et creaverunt ). . . . . . . . . . . . . .(Venin. .ne) notarium presentem eorum sindicum, actorem, factorem, p(. . .)rem et procuratorem et sufficientem responsabilem ad agendum contro dominum Masseum et dominum Gentilem Lazarii, coram Fratre Petro Vercellensem, vel coram Filippo camerinensi episcopo, ad litem contestandam et ad iurandum de calupnia, et ad omnia fatienda et ad transigendum et ad compromittendum et ad sent(entiam) (a)udiendam et appellandam si necess(e  fu)erit, hoc modo uti possit agere, excipere et replicare (uti) ipsemet facere possent, vel replicarent  de tota hereditate que fuit quondam patris sui domini Ranni e matris sue domine Biatrice et spetialiter  de quinque centum L V  libris, et generaliter de omnibus aliis bonis que ei posset . . . . . . nire vel competere occasione predictorum. Quam sindicariam promiserunt per se suas(que) . . . . . . . . .    non contravenire sed firma habere atque tenere, nec ullam restitutionem  aliqua in p. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .ato a dicta abbatissa et sororibus, fori ecclesiastico condictioni sine causa, dolo vel metu, restitutionem in integrum, omnique legali auxilio que eis possent prodesse  et aliis personis habentibus causam hab eis possint obesse; e hec sub pena CC librarum promiserunt, et pena soluta vel non soluta, stipulata promissa omnia supradicta firma permaneant.

Actum in monasterio sancte Marie Madalene, presentibus domino Albrico Finaguere, domino Finaguere et domino Morico de Rocca, domino Subpolino, domino Albrico Mori, Iohanne Albrici, et domino  Blasio, testibus.

Ego Acto Deoni avocati, apostolice sedis notarius, his omnibus interfui, et ut supra legitur, rogatus a dicta abbatissa et sororibus, scripsi et publicavi.

 

1237:  Procura per Rosa (data dal contenuto dei precedenti atti)

. . . . . . . . . . . . . . . . .donna Isulana, donna Chiara  (pergamena stralciata)  . . .  Lucia, Agnese e Catalina  stabilirono il. . . . notaio presente loro amministratore, attore, fattore, procuratore, responsabile sufficiente ad agire contro il signor Masseo e contro il signor Gentile Lazarii, di fronte a Frate Pietro da Vercelli e di fronte a Filippo vescovo di Camerino per contestare la lite, per giurare nell’accusa e per fare tutto, transazione, compromesso, ascolto della sentenza, appello se necessario, con procura che agisca, riceva e replichi come loro stesse potrebbero agire e replicare riguarda all’eredità (di Rosa) dal padre, signor Ranno e dalla madre, donna Biatrice, specialmente per   555 libbre e per tutti gli altri beni spettanti a lei. Questo atto della badessa e delle monache sarà mantenuto stabile in ogni circostanza, senza limiti di foro ecclesiastico, condizione di causa o senza causa, per dolo o timore, per ogni ausilio legale, restituzione intera e per tutto quanto potesse essere di vantaggio per loro e di svantaggio per le persone in causa con loro. Promisero ciò sotto penalità di 200 libbre. E, pagata, oppure non pagata la penalità, tutto quanto detto sopra resta stabile.

Redatto nel monastero di santa Maria Maddalena, alla presenza dei testimoni il signor Albrico di Finaguerra, il signor Finaguerra, il signor Morico da Rocca, il signor Suppolino,  il signor Albrico di Moro, Giovanni di Albrico, il signor Blasio.

Io notaio apostolico Atto di Deone avvocato fui presente a queste cose e, richiesto dalla detta abbadessa e dalle consorelle, scrissi quanto si legge sopra e lo pubblicai.

 

Nota: nel documento del 20 Aprile  1237 risulta sindaco dello  monastero il notaio Attone Vanimbene. Donna Rosa monaca nel 1237. Non si conosce il motivo per cui  questa pergamena è stata  stralciata.

 

1271 agosto  10

Mattia dona se stessa ed i suoi beni a Dio consacrandosi nel monastero matelicese S.M.M nelle mani di suor Omodea.

 

In nomine Domini. Amen. Anno eiusdem a Nativitate millesimo ducentessimo septuagessimo primo indictione XIIII, die X augusti, ecclesia romana vacante felicis recordationis domini Clementis pape quarti, actum Mathelice in monasterio sancte Marie Magdalene ante altare Sancte Marie Magdalene, coram dompno Morico Johannis cappellano nunc dicti monasterii,  Mattheo Johannis clerico et Cosarello Donati Guarini de Sancto Severino, testibus de hiis rogatis et vocatis.

Mathia, filia quondam Guarnerii domini Gentilis Lazani, obtulit se et sua Deo et sancte Marie Magdalene et eius monasterio,  posito in burgo castri et communis Mathelice, in manibus sororis Homidee monialis dicti monasterii, nomine et vice ipsius monasterii recipienti et solempniter stipulanti pro monasterio supra dicto, tam mobilia quam (in)mobilia, seseque moventia et tam predia urbana, quam rustica et molendina atque silvas domesticas et silvestres, prata et pascua spetialiter et generaliter omnia alia  sua bona bona, possessiones et iura realia et personalia ubicumque, undecumque, quomodocumque, quandocumque et qualitercumque sibi competentia vel competitura, pro redemptione anime sue et remissione suorum peccatorum; dando et cedendo predicta iure proprietatis et utilis vel directi dominii atque iure possessionis et detentionis, ita ut a modo predictum monasterium predicta bona, res et possessiones et cetera supradicta, habeat, teneat et possideat ac de eis fatiat quidquid ei monasterio et abbatisse dicti monasterii suisque successoribus vel aliis pro eis deinceps semper et perpetuo facere placuerit, cum lateribus seu finibus superioribus et inferioribus habitis, presentibus, preteritis et futuris cum omnibus et singulis super se infra se, seu intra se, habitis, vel habendis in integrum, omnique iure et actione usu vel requisitione sibi Mathie, ex heis vel pro eis bonis et rebus pertinentibus sive expectantibus, pro remissione suorum peccatorum et anime sue redemptione ut superius est narratum. Que bona res et possessiones dicta Mathia interea et semper constituit se precario et nomine dicti monasterii possidere, donec semel et pluries sua auctoritate, corporalem acceperit possesionem per se vel alium et maxime sindicum ipsius monasterii; quam accipiendi et retinendi ipsi monasterio vel alii pro eo dicta Mathia liberam licentiam dedit et plenariam potestatem et quod possit facere sua auctoritate predicta et quo(d)libet predictorum, iam dictum monasterium vel alius pro eo sive Curie vel iudicis requisitione; et promisit solempniter et legitime, dicta Mathia prestare et facere dicte Homodee legitimam defensionem pro predicto monasterio sollepniter et legitime stipulanti, nec contra predicta vel aliquod predictorum, per se vel alium, aliquando facere vel venire aliqua occasione vel exceptione; sub pena dupli extimationis dictorum bonorum et rerum, ut pro tempore quo plus valuerint vel meliorate fuerint, renuntians in hoc contractu conditioni sine causa et ex iniusta causa, exceptioni doli et in factum omnibusque aliis exceptioniobus, auxiliis et benefitiis que ipsi Mathie competunt vel competere possent, pro corrumpendis vel irritandis predictis vel aliquo predictorum; hiis omnibus a dicta Mathia per se suosque heredes sollempni stipulationi promissis sepe dicte Homodee  pro dicto monasterio solepniter stipulanti, sub dicta pena et dampna et expensas salaria cum interesse  reficere  promisit sollempniter et legitime semper sindici dicti monasterii credito sacramento sive alicuius iudicis vel rectoris (c)assatione.

Et ego Matheus imperali auctoritate notarius hiis omnibus interfui et ut supra legitur rogatus  a dictis contrahentibus ea omnia subscripsi et publicavi

 

1271.08.10:  Consacrazione di Mattia

Nel nome del Signore. Amen. Nell’anno dalla sua natività 1271, indizione XIV, il giorno 10 Agosto, quando era vacante la Chiesa romana, (dopo la morte) del papa Clemente VI di felice memoria, redatto a Matelica, nel monastero di santa Maria Maddalena, davanti all’altare di santa Maria Maddalena, presenti don Morico di Giovanni, ora cappellano del detto monastero, il chierico Matteo di Giovanni e  Cosarello di Donato Guarini da San Severino, quali testimoni richiesti e a ciò chiamati.

Mattia figlia del fu Guarnerio del signor Gentile Lazani, offrì se stessa ed i suoi beni a Dio e a santa Maria Maddalena e al suo monastero posto nel borgo del castello e comune di Matelica, nelle mani di suor Omodea monaca del monastero che accoglie e stipula solennemente l’atto a nome e per conto  dello stesso monastero. Mattia offrì i beni tanto mobili che immobili e semoventi, i beni urbani ed i rurali, molini, boschi domestici e silvestri, prati, pascoli e possessi, in particore ed in generale ogni altro suo bene, possesso, diritto reale e personale di qualsiasi luogo, provenienza, tempo, modo e qualità spettante ora ed in futuro a lei, per la salvezza della sua anima e in remissione dei suoi peccati, dando e cedendo tutto quanto predetto in diritto di proprietà, di utilità, di dominio diretto, da possedere e tenere, in modo che il predetto monastero abbia, tenga, possieda i predetti beni, cose, possessi e quant’altro detto sopra e di ciò faccia quel che al monastero, all’abbadessa e sue succeditrici piacerà fare di quei beni, da ora e per sempre in perpetuo con i confini  e terreni, sopra e sotto, avuti, presenti, passati e futuri, con tutte e singole le cose che ci sono o che ci saranno sopra, dentro o sotto, per intero, con ogni diritto, azione, ed uso, tutto quanto appartiene e spetta a Mattia di quei o per quei beni, come detto sopra, per la remissione dei suoi peccati e per la redenzione della sua anima.  Mattia nel frattempo, stabilì di tenere il possesso di queste cose, terreni e beni, sempre a titolo precario, a nome del detto monastero fino a quando esso ne prenderà di sua autorità, in una o più volte, il possesso corporale di persona, o tramite altro, soprattutto tramite l’amministratore dello stesso monastero. Mattia diede libera licenza e pieno potere che a suo nome il monastero o altri per esso, possa fare tutto quanto detto sopra, anche per richiesta della Curia o di un giudice. Mattia promise solennemente e legalmente ad Omodea di fornirle la difesa legale per il suo monastero stipulante solennemente e legalmente, inoltre di non mai opporsi  od agire in contrasto, per qualsiasi occasione ed eccezione contro qualcosa di tutto quello che è qui scritto, sotto penalità del valore doppio dell’estimo di detti beni e cose, anche se acquisteranno maggior valore nel tempo o saranno migliorati. Rinuncia in questo contratto alle eccezioni e condizioni di causa giusta o non giusta, di inganno,  o di fatto, e a tutti gli aiuti e benefici che alla stessa Mattia competono o competessero per atti da invalidare o cambiare in alcunché delle predette cose. Mattia si impegna per sé ed eredi a risarcire ogni spesa con interesse, paga e danno per tutto quanto sopra promesso solennemente e legalmente, sotto la penalità, alla predetta Omodea stipulante per il monastero, per giuramento dato dall’amministratore del monastero o per intervento di un giudice o rettore.

Io notaio imperiale Matteo presente, richiesto, sottoscrissi, pubblicai tutto quanto scritto sopra.

 

1272 giugno 1

Viene nominato il procuratore del monastero matelicese S.M.M.per far  vivere  Mattia con le monache ivi, tenendo  i suoi  beni e recuperandone altri.

 

In nomine Domini. Amen. Anno eiusdem a nativitate MCCLXXII, indictione XV, die prima iunii, tempore domini Gregorii pape decimi. Actum ante portam monasterii sancte Marie Magdalene de Mathelica, coram Petruczolo Sartore, Petro Actonis Philippi, et Johanne Compangnonis del Sancto Angelo, testibus de hiis rogatis et vocatis.

Domina Allumenata prioressa  monasterii sancte Marie Magdalene de Mathelica, cum consensu et voluntate omnium suarum consororum ibidem exixtentium et monialium dicti monasterii, et ipse monilales earumque conlegium et capitulum, constituerunt et ordinaverunt fratrem Andream conversum dicti monasterii earum et dicti monasterii sindicum, procuratorem, et nuntium specialem ad excipiendum, nomine et vice dicti monasterii, tenutam et possessionem omnium bonorum, rerum, et hereditatis Mathiole filie quondam Guarnerii domini Gentilis Lazani, et ad tenendum ipsam possessionem corpore et ad utendum, et fruendum ea, et ad agendum extra ordinem et ordinarie contra ipsam Mathiolam, coram omni Curia et specialiter coram domino et magistro Guillelmo iudice et vicario domini Pape in Marchia, generali, et ad petendum coram eodem contra dictam Mathiolam uti ipsa Mathiola per supradictum vicarium cogatur redire ad dictum monasterium et ad habitandum  et Deo serviendum in eo, ut tenetur et debet atque promisit tempore dedicationis et offertionis sue, quam fecit in monasterio predicto, et ad ducendum ibidem vitam suam ut regularis et monialis eiusdem monasterii et ad petendum, coram dicto vicario, ut idem vicarius predictam Mathiolam moneat et cogat coherti(ti)one canonica et iurili redire ad predictum monasterium suamque rectricem, vel abbatissam, seu priorissam, atque sue consorores et ad degendum in eo et cum eis ut convenit, et precipiunt canonice sanctiones; et ad serviendum in eo Domino Jesu Christo; et ad  petendum ab Yuano domini Scangni, vel eius uxore domina Sibilia, unum par pannorum de gaccinello, quod Florecte vel Rose filie quondam Massei domini Rainaldi dare tenetur et debet;  et ad omnia alia singula fatienda et exercenda tam in  agendo, quam in defendendo que in predictis et quolibet predictorum  seu occasione eorum et circa  et extra predicta, necessaria vel utilia fuerint, ipsi sindico placuerint et expedire videbuntur et ad constituendum alium syndicum vel procuratorem, unum vel plures, uno tempore vel diversis temporibus, ad predicta agenda, vel alterum predictorum; sollempniter  promictentes per se suosque successores, nomine et vice  dicti monasterii et conventus eiusdem habere ratum et firmum quicquid in predictis per predictum sindicum factum fuerit et promissum sub obligatione et ypoteca bonorum et rerum dicti monasterii.

Et ego Matheus imperiali aucoritate notarius hiis omnibus interfui et ut supra legitur rogatus a predictis prioressa et sororibus et monialibus ea omnia subscripsi et publicavi.

 

1272.06.01: Procura per i beni di Mattia

Nel nome del Signore. Amen. Nell’anno dalla sua natività 1272 indizione XV, a tempo di papa Gregorio decimo, il giorno primo del mese di giugno; redatto davanti alla porta del monastero di santa Maria Maddalena di Matelica, alla presenza di Petruzzolo Sartore, Pietro di Attone Filippi,e Giovanni di Compagnone da Sant’Angelo, testimoni chiamati e richiesti. La prioressa del monastero di santa Maria Maddalena di Matelica, donna Allumenata, con il consenso unanime delle consorelle monache ivi esistenti, espresso collegialmente in capitolo, stabilirono e ordinarono come amministratore, rappresentante e messaggero speciale del loro monastero, Fra’ Andrea converso, per prendere posseso e tenuta, a nome e per conto del monastero, di tutti i beni e cose dell’eredità di Mattiola, figlia del defunto Guarnerio del signor Gentile Lazani e a  tenerne corporalmemte il possesso, usarne, fruirne ed agire in modo ordinario e straordinario contro Mattiola di fronte ad ogni Curia, in particolare di fronte a Maestro Gugliemo giudice e vicario generale del papa nella Marca, e per chiedere che la stessa Mattiola venga, dal vicario stesso, costretta a tornare al predetto monastero per abitarvi e servire Dio in esso, come è tenuta e deve fare, e promise al tempo della dedizione ed offerta da lei fatta nel monastero predetto ed a vivervi come monaca e regolare dello stesso monastero. L’amministratore chieda di persona al vicario che ammonisca e costringa, con coercizione canonica e giuridica, Mattiola a tornare nel monastero stesso  vicino all’abbadessa o prioressa  o rettrice  ed alle monache  per viverci  insieme con loro, come conviene e come esigono le sanzioni canoniche, per ivi servire nostro Signor Gesù Cristo. Inoltre chieda a Ivano del signor  Scagno e  sua moglie donna Sibilia un paio di panni di “gattinello” che Fioretta o Rosa figlia del fu Masseo del signor Rainaldo ha diritto a ricevere da loro. Deve agire, difendere ed esercitare ogni altra cosa in occasione ed a motivo di quanto detto, secondo quanto necessario ed utile al monastero, come meglio potrà decidere, anche stabilendo un altro o più amministratori, nello stesso tempo o in tempi diversi, per fare le cose predette. Promettono per sé e successori, a nome e per conto del monastero e del convento di santa Maria Maddalena di tenere come deciso e stabilito quello che sarà fatto al riguardo dall’amministratore o dagli amministratori, sotto ipoteca dei beni e delle cose del monastero.

Io notaio Matteo di auorità imperiale, richiesto da prioressa, monache e suore sottoscrissi e pubblicai quanto scritto sopra.

 

1273 aprile 19

Venutula dona se stessa ed i suoi beni a Dio nel monastero matelicese S.M.M.  nelle mani della badessa Mattia.

 

In nomine Domini. Amen. Anno eiusdem a nativitate millesimo ducentessimo (septua)gessimo tertio, indictione prima, die XVIIII aprilis, tempore domini Gregorii pape decimi, Mathelice, in monasterio Sancte Marie Magdalene, coram dompno Morico Johannis, domino Finaguerra domini Albrici, magistro Suppo Nicole, frate Vitale, fratre Lenguatio, fratreque Andrea, conversis eiusdem monasterii, testibus de hiis rogatis et vocatis. Venutula filia quondam Vitalis Christiani que alias vocatur Angelutia, iure proprio cessit et dedit offerendo se et sua Deo et Beate Marie Magdalene monasterii (ripetuto) dominarum de Mathelica, domine Mathie abbatisse dicti loci vel monasterii, nomine et vice ipsius monasterii et conventus eiusdem recipienti et solempniter stip(ulanti), omnia sua bona mobilia et immobilia, seseque moventia, iura et accessiones reales et personales utiles et directas mixtas atque con(trar)ias que et quas ipsa Venutula condam habuit, nunc habet, vel in antea habere posset, quoquo modo vel causa in castro Mathelice et eius districtus et ubique locorum; vel alius pro ea et ab ea habet, tenet et possidet et spetiali(ter) bona et res et possesiones ad ipsam Venutulam pertinentes ex successione dicti patris sui Vitalis et domine Benvenisti filie quondam Albrici Carelli, matris sue ex testamento, sive ab intestato, seu aliter; ut a modo predicta domina abbatissa sueque in posterum successores et predictum monasterium et alie persone pro eo predicta omnia habeant, teneant ac possidenat ac de eis fatiant quicquid sibi eorumque successoribus deinceps perpetuo facere placuerit omnibus et singulis super se, infra se (seu) intra se, habitis vel habendis in integrum omnique iure et (act)ione usu seu requisitione sibi ex hiis rebus vel pro hiis rebus pertinenti(bus) sive expectanti(bus), pro amore Dei et remedio anime sue et remissione suorum peccatorum, suorumque parentum. Que bona, res et possessiones in totum constituit se dicta Venutula, precario et nomine dicte domine abbatisse vel monasterii, possidere, donec ipsorum corporalem acceperit possessionem; quam accipiendi auctoritate sua et retinendi deinceps sibi licentiam dedit et plenariam potestatem, et promisit ea omnia per se suosque heredes et successores ipsi domine abbatisse pro se suisque successoribus et dicto monasterio sollempniter stipulanti litem nec controversiam movere set dicta bona res et possesiones ab omni homine et universitate legitime defendere ei domine abbatisse et suis successoribus auctoriczare atque disbrigare et omnia dampna et expensas, salaria cum interesse que et quas et que et quod dicta domina abbatissa et sui successores et ipsum monasterium fecerint vel sustinuerint, in iuditio et extra, in eundo et redeundo seu stando vel alio loco vel causa pro predictis bonis rebus et possessionibus, integre reficere ac resarcire; nec contra predicta vel aliquid de predictis per se vel alium aliquando facere et venire occasione minoris etatis vel alia quacumque ratione vel occasione, sub pena dupli extimationis dictorum bonorum rerum et possessionum, ut pro tempore quo plus valuerint vel meliorata fuerint, a dicta Venutula ipsi domine abbatisse et pro dicto monasterio sollempniter stipulata et promissa; et ea soluta vel non, predicta omnia et singula supra scripta in omnibus et singulis capitulis et pu(n)ctis suprascriptis, nichilhominus suam semper optineant perpetuam firmitatem et sub ypoteca et obligatione suorum bonorum.

Et ego Matheus imperiali auctoritate notarius hiis omnibus interfui et ut supra legitur ea omnia rogatus subscripsi et publicavi.

 

1273.04.19: Consacrazione di Venutula

Nel nome del Signore. Amen. Nell’anno dalla sua natività 1273, indizione prima, il giorno 19 aprile, a tempo del papa Gregorio X, a Matelica nel monastero di Santa Maria Maddalena;  presenti don Morico di Giovanni, il signor Finaguerra del signor Albrico, mastro Suppo di Nicola, frate Vitale, frate Lenguatio, frate Andrea, conversi dello stesso monastero, come testimoni a ciò richiesti e chiamati. Venutula figlia del fu Vitale di Cristiano, che è chiamata anche Angeluccia, di proprio diritto, offrì se stessa e i suoi beni a Dio e alla beata Maria Maddalena del monastero delle donne di Matelica, a donna Mattia badessa del detto luogo o monastero, la quale riceve e stipula a nome e per conto dello stesso monastero e convento. Venutola cedette e diede tutti i suoi beni mobili ed immobili o semoventi, diritti e accessioni reali e personali, utili e dirette, miste e contrarie, che lei stessa ebbe un tempo, ha ora o potrebbe avere in qualunque modo o causa nel castello di Matelica e suo distretto e in ogni altro luogo; anche i beni che un’altra persona per lei e da lei tiene e possiede, specialmente i beni, le cose e i terreni che sono pertinenti alla stessa Venutola dalla successione di suo padre Vitale e di sua madre signora Benvenisti figlia di Albrico Carelli, da testamento o senza testamento o diversamente, in modo che la predetta donna abbadessa e sue succeditrici e il predetto monastero e le altre persone per conto di esso, abbiano, tengano e posseggano tutti i beni e ne facciano come vogliono con tutto quello che c’è o ci deve essere per intero e con ogni diritto ed azione, uso o requisizione, per sé, da quelle cose o a quelle cose pertinenti e  spettanti. Venutula lo fa per amore di Dio e per il bene dell’anima sua e per la remissione dei peccati suoi e dei suoi parenti. In tutti questi beni, cose e terreni, Venutula stabilì di averne interamente il possesso, a titolo precario, a nome di detta donna abbadessa o del monastero, fino a quando esso ne prenderà possesso corporale e diede licenza e pieno potere di prenderlo di propria autorità e di tenerlo sin da ora. Promise per sé, per i suoi eredi e successori alla stessa donna abbadessa per sé e per le sue succeditrici e per il detto monastero, solennemente stipulante per queste cose, di non muovere lite né controversia, ma legalmente difendere i beni, le cose i terreni da ogni uomo e comunità a favore dell’abbadessa e sue succeditrici;  (deve) autorizzare, disbrigare e rifondere ogni danno e spesa, salario con interesse, e tutto quel che la detta donna abbadessa e le sue succeditrici e lo stesso monastero faranno e sosterranno in giudizio o fuori, andando, ritornando, stando o altro luogo e causa, per i beni predetti e qualunque di essi integralmente ripagarli e risarcirli; né mai agire contro le cose dette sopra o alcuna di esse, da sé o per mezzo di altra persona a motivo di età minore o altra qualsiasi ragione od occasione, sotto penalità del doppio dell’estimo di detti beni, cose e terreni, come avranno valore nel tempo o saranno migliorati, tutti i beni stipulati e promessi dalla detta Venutula alla stessa donna abbadessa e al detto monastero. Tutte queste cose scritte e ogni singola, in ogni punto e capitolo abbiano sempre perpetua stabilità, pagata o non pagata la penalità, sotto ipoteca ed obbligazione dei suoi beni.

Io notaio imperiale Matteo fui presente a tutte queste cose e sottoscrissi tutto quanto si legge sopra e lo pubblicai.

 

1273 aprile 21

Il vicario pontificio per le attività spirituali nella Marca anconetana concede  un indulto per elemosine  alle monache S.M.M. per una cisterna d’acqua.

 

Thomas fanensis prepositus, domini Pape Vicarius in Anconitana Marchia, Massa Trabaria et Civitate Urbini super spiritualibus generalis, universis Christifidelibus per Anconitanam Marchiam, Massam Trabariam et Civitatem Urbini constitutis, presentes licteras inspecturis, salutem in Domino. Comunicatu pietatis obtentui personis religiosis desteram nostram exibere propitiam et eis remedium solaminis impertiri, cum igitur religiose domine Abbatisse et conventus monasterii Sancte Marie Magdalene de Mathelica inceperint facere fieri, propter magnam utilitatem et necessitatem aque, unam cisternam im(!) monaterio suo et ipsum opus propter paupertatem perficere non possint, nec ad id proprie suppetant facultates, universitatem vestram monemus et hortamur attente, vobis in remissionem peccaminum, iniungentes quatenus, de bonis adeo vobis collatis, elemosynas et grata caritatis subsidia erogetis, ita quod, per subventionem vestram, dictum opus valeat consummari et vos, per hec et alia bona, que Domino inspirante, feceritis, ad eterna possitis gaudia pervenire. Nos igitur de Christi misericordia, gloriose Marie semper Virginis eius matris, beatorum Petri et Pauli apostolorum et beate Marie Madalene ac aliorum sanctorum meritis confisi et eorum patrocinio communiti, autoritate domini Pape qua fungimur, universis et singulis qui de personis vel rebus, quotiens eis manum porrexerint adiutricem, centum dies de iniunta eis penitentia misericorditer in Domino relaxamus. In cuius rei testimonium presentes licteras fieri et nostri sigilli appensione muniri. Datum Esii XXI aprilis anno Domini MCCLXXIII, indictione prima, tempore domini Gregori pape X.

 

1273.04.21: Indulto per elemosine al monastero

Tommaso preposito di Fano, vicario generale del papa per le realtà spirituali della Marca Anconetana, della Massa Trabaria e della città di Urbino, saluta nel Signore tutti i fedeli cristiani che sono in questi luoghi e leggeranno la presente lettera. Volendo porgere il nostro aiuto favorevole e mandare un rimedio di consolazione alle persone religiose con senso di solidale pietà, dato che le religiose della badessa e il convento del monastero di Santa Maria Maddalena di Matelica hanno cominciato a far costruire una cisterna per la grande necessità ed utilità dell’acqua nel loro monastero e per la povertà non possono portare a termine tale opera, non avendo beni sufficienti,  ammoniamo ed esortiamo tutti voi,  chiedendo di aiutarle, in remissione dei peccati, dando elemosine  e aiuti catitatevoli, in modo tale che detta opera possa esser competata per mezzo della vostra sovvenzione e voi, per questa e per altre opere di bene che compirete con l’ispirazione divina, possiate giungere alla felicità eterna. Noi, rafforzati dal patrocinio e fiduciosi nella misericordia di Cristo, per i meriti della beata Vergine Maria, dei beati apostoli Pietro e Paolo, della beata Maria Maddalena e degli altri santi, avvalendoci dell’autorità ricevuta di vicario del Papa, concediamo ai benefattori l’indulgenza, per misericordia del Signore, di cento giorni della penitenza imposta (in confessione) ogni volta  che porgeranno la mano in aiuto a quelle religiose.

A testimonianza di ciò abbiamo fatto scrivere la presente lettera, munita del sigillo nostro appostovi. Data a Jesi il 21 aprile 1273, indizione prima, a tempo del papa Gregorio X.

 

1273 aprile  19 (? 1274)

Le monache e la badessa Mattia di S.M.M. donano un oratorio monastico sul monte Gemmo a frate Rainaldc che vi si ritira.

 

GRIMALDI, 1915, pp.333-334; e ACQUACOTTA, 1816, pp.54-57 data 1273 :dal comune matelicese

Exemplum sive copia . In Dei nomine. Amen. Anno eiusdem a nativitate MCCLXXIII, indictione I, die nono decimo aprilis, tempore Gregorii pape X, Mathelice in oratorio Sancte Marie Madalene de Mathelica, coram dompno Accurso plebano plebis Mathelice, fratre Landolfo Jacomelli et fratre Accurimbona Severini Boni de ordine predicatorum, magistro Alebrandino vicario communis Mathelice, domino Fantegino Raynaldi, domino Fynaguerra domini AIbrici, Frederico domini Alberti, Albertutio Bucari, Yvano domini Scagni Brackete et Zovicta testibus.

Frater Raynaldus Topinus petiit et umiliter supplicavit dominae Abbatissae monesterii Sancte Marie Madalene de Mathelica ut eidem fratri Raynaldo de gratia speciali dignetur concedere et sibi concedat adque det licentiam et aucoritatem adque plenariam potestatem faciendi penitentiam et Deo serviendi in montibus Genbi districtus Mathelicani in loco qui dicitur Trocke et commorandi ibidem in servitio Jesu Christi sub vita et regula sancti Benedicti religione retenta. Que domina abbatissa respondit quod inde baberet conscilium et consensum suarum monalium et consororum. Et statim, ut moris est, fecit pulsari campanam ad capitulum in conventu congregandum, in quo capitalo, facta propositione et reformatione, deliberatum est ut ad praedicta ad sensum et laudem ipsius fratris Raynaldi syndicus ordinetur. Preterea domina Mathia dicta abbatissa monesterii supradicti cum consensu et voluntate consororum, silicet Alluminate sororis, sororis Homodee, sororis Cristine, sororis Iustine, sororis Guidutie, sororis Annese, sororis Margarite, sororis Bevenute, sororis Ysabet, sororis Andree. sororis Cataline, sororis Deutame, sororis Francesce, sororis Iacobe, sororis Barbare, sororis Lucie, sororis Daniele, sororis Berardesce, sororis Cristiane, sororis Cicilie, sororis Aurie, sororis Jacomelle, sororis Iohanne, sororis Rose, sororis Mathie, sororis Caradonne, sororis Mansuete, sororis Lavine, sororis Nastasie, sororis Thomasse, et fratre Lenguatio converso dicti monesterii absolvit, dimixit et liberavit predictum fratrem Raynaldum ab omni obedientia et reverentia et omni promissione, quam idem frater Raynaldus fecisset dicto monesterio, et abbatisse et qua esset obbligatus, ascriptus, et suppositus, vel annexus et ut teneretur vel obligatus esset realiter vel personaliter tam dicto monasterio, quam abbatisse predicte et dedit abbatissa predicta iam dicto fratri Raynaldo, de consensu omnium predictorum consororum et monialium,  licentiam et autoritatem  et plenariam potestatem degendi et Deo famulandi ac serviendi et penitentiam agendi in montibus Genbi districtus Mathelice in loco qui dicitur Troche sub vita et regula beati Benedicti religione retenta congrua et decenti,   ita quod a modo sit exentus et absolutus realiter et personaliter quoad omnia, ab  omni eo   quo teneretur abbatisse predicte in monesterio sepe dicto, a modo dictus frater Raynaldus, in acquisitis et acquirendis loco dictarum Trockarum, realiter et personaliter omnimode sit annessus. Ad que omnia supradicta dicta domina Abbatissa cum consensu et voluntate dictarum suarum consororum et monialium  constituit et ordinavit fratrem Vitalem conversum dicti monasterii suum et dicti monasterii et dictarum monialium et consororum legitimum  syndicum et procuratorem ad liberandum predictum fratrem Raynaldum ab omnibus supradictis  et ad renuntiandum eidem  predicto loco Trockarum omne jus quod predictuum monesterinm et abbatissa quondam habuit et nunc habet vel in antea habere posset aversus predictum fratrem Raynaldum et dictum locum seu oratorium vel ecclesiam Trockarum vel de Trockis nomine et occasione alicuius residentie, operarum constructionis, operis vel edifitiis in dicto loco Trockarum  facte vel facti vel faciendi per ipsum fratrem Raynaldum, vel alias pro eo et ab eo, et nomine et occasione alicuius acquisitionis facte ab eo in dicto loco Trockarum, alicuius donationis eidem fratri Raynaldo facte vel faciende a Petro domini Iacobi et Nepoliono Raynerii et communi Matelice ac aliis personis de montaneis, terris, silvis et quibuscumque aliis bonis, promittens habere ratum quidquit per predictum syndicum factum fuerit.

Qui frater Vitalis syndicus incontinenti omnia et syngula supra scripta egit fecit etsercuit promisit convenit ac ad ea dictum monesterium solleniter adque legitime obligavit predicto fratri Raynaldo,  etc.  Matheus notarius

Munaldus Biciculi notarius predictum istrumentum ut invenit in orriginali trascripsit mandato et autoritate sapientis viri domini Iohannis Corradi judicis et vicarii Comunis Mathelice. Anno Domini   MCCLXXXIX, indinctione   II, tempore domini Nicolay pape quarti, die XI Iunj in Palatio Comunis Mathelice presentibus domino Thomagino Feste,  Palmerulo magistri Palmerii et Francisco Bonafidei testibus.

 

1273.04.19: Donazione di un monastero

Nel nome di Dio. Amen. Nell’anno dalla sua nascita 1273, indizione prima, il giorno 19 aprile, al tempo di papa Gregorio X, a Matelica, nell’oratorio di santa Maria Maddalena di Matelica, mentre sono presenti don Accurso pievano della pieve di Matelica, frate Landolfo Jacomelli e frate Accurrimbona di Severino Boni dell’ordine dei Predicatori, mastro Alebrandino vicario del comune di Matelica, il signor Fantegino di Rinaldo, il signor Finaguerra del signor Albrico, Federico del signor Alberto, Albertuccio di Bucaro, Yvano del signor Scagno Bratte, e Zovitta, come testimoni chiamati a ciò e richiesti. Frate Rinaldo Topino chiese ed umilmente supplicò la donna badessa del monastero di Santa Maria Maddalena di Matelica, affinché si degnasse concedere,  conceda allo stesso frate Rinaldo, e dia, per speciale grazia, l’autorizzazione con pieno potere ed autorità ad usare il luogo detto Trocche del monte Gembo, nel distretto matelicese, per ivi servire Dio e fare penitenza, rimanervi a dimorare nel servizio a Gesù Cristo, nella vita e nella regola religiosa tenuta da san Benedetto. L’abbadessa gli rispose dicendo che avrebberichiesto il consiglio ed il consenso delle sue suore e monache. E, come d’uso, fece suonare la campana, prontamente per riunire il capitolo del convento. In questo, fatta la proposta in approvazione si deliberò favorevolmente secondo le richieste a lode di frate Rinaldo riconosciuto amministratore. Inoltre l’abbadessa donna Mattia con il consenso e la volontà delle consorelle e delle monache dello stesso monastero, cioè con il consenso e con la volontà delle seguenti suore: Alluminata, Omodea, Cristina, Giustina, Guiduccia, Agnese, Margherita, Benvenuta, Isabetta, Andreina, Catalina, Diotama, Francesca, Giacoma, Barbara, Lucia, Daniela, Berardesca, Cristiana, Cecilia, Auria, Giacomella, Giovanna, Rosa, Mattiola, Caradonna, Mansueta, Lavinia, Anastasia, Tomassa e frate Lenguatio converso dello stesso monastero, fece l’atto liberatorio, di scioglimeto e dimissione al predetto frate Rinaldo da ogni vincolo di riverenza, obbedienza e da ogni sottomissione, promessa ed obbligo che lo stesso frate Rinaldo avesse fatto allo stesso monastero ed alla badessa, e comunque fosse vincolato, obbligato personalmente, realmente verso il monastero  e la badessa predetti. La stessa abbadessa, con il consenso di tutte le predette consorelle e monache, diede licenza, pieno potere ed autorità al frate Rinaldo di rimanere ivi, in unione spirituale con Dio per servirlo, e fare penitenza nel luogo detto Trocche del monte Gembo, nel distretto di Matelica, sotto la vita e regola religiosa tenuta da san Benedetto, in maniera congrua e decente. In questo modo il frate sia sin da ora in tutto esente e non vincolato personalemte e realmente, da qualunque precedente legame con il monastero e con la badessa predetti; acquisiva e acquisirà realmente e personalmente in ogni modo l’annessione al luogo detto Trocche. L’abbadessa, con il consenso e la volontà delle sue predette suore e monache, come detto sopra, stabilì e ordinò che Frate Vitale converso dello stesso monastero, fosse legittimo amministratore, procuratore, a nome suo e del monatesro delle suore e monache, per liberare frate Rinaldo da ogni vincolo, come detto sopra, per rinunciare ad ogni diritto, azione, ragione che il monastero stesso e la sua badessa ebbero, hanno o avrebbero, nel passato, nel presente e nel futuro, nei confronti di frate Rinaldo e del luogo od oratorio e chiesa delle Trocche, a qualsiasi titolo od occasione di residenza, costruzione, opera o edificio che lo stesso frate Rinaldo ha fatto, fa o farà anche tramite altra persona, parimenti per ogni acquisizione da parte del frate stesso nel luogo Trocche. Inoltre lo rende autonomo per ogni donazione fatta o da fare da parte di Pietro di Giacomo e da Nepoliono di Raniero e dal comune di Matelica o da altre persone, per terre di montagna, boschi e ogni altro bene. Quello che fra Vitale avrebbe deciso viene sin d’ora considerato definitivo e stabilito. Così lo stesso frate Vitale fece ogni azione, esecuzione, promessa, contratto obbligando legalmente e solennemente il detto monastero nei rapporti con frate Rinaldo predetto.

Scrive l’atto il notaio imperiale Matteo. La copia di questo atto è stata scritta in data 11 giugno 1289 nel Comune di Matelica alla presenza di signor Tomagino di Festa, Palmerulo di matro Palmerio e Francesco di Bonafede, testimoni.

 

1274 agosto 18

Il vicario pontificio per le realtà spirituali nella Marca anconetana fa eseguire al pievano di Matelica un’istruttoria presso le monache e la badessa Mattia di S.M.M. su Venutula.

 

In Dei nomine. Amen. Anno eiusdem MCCLXXIIII indictione II, tempore domini Gregorii pape X, die XVIII agusti intrantis. Actum Mathelice ante portam monasterii Sancte Marie Madalene de Mathelica, presentibus dompno Johanne Divitie, dompno Ventura magistri Actonis, testibus de his vocatis. Dompnus Adcursus plebanus plebis Mathelice ex vigore licterarum et auctoritate venerabilis domini magistri Bernardi narbonensis archidiaconi cappellani domini Pape vicarii generalis in Marchia Anconitana in spiritualibus, rogavit, monuit, sub excommunicationis pena, precepit domine Mathie abbatisse monasterii Sancte Marie Madalene de Mathelica, fratri Jacobo syndico dicti monasterii et omnibus monialibus loci eiusdem, ut exiberent corporaliter sacramentum et dicere(!) veritatem super his que in licteris continentur; a quo precetto tam abbatissa quam dictus syndicus vice et nomine ipsorum, monasterii et totius conventus, una voce adpellaverunt pro eo quod dicunt se velle dicere veritatem sine sacramento et parate sunt, iussta posse, ita facere quod puella, de qua questio vertitur, usque ad quartam diem personaliter compareat coram domino vicario supradicto et ipsius obbedire mandato. Forma autem licterarum hec est et talis est.

Magister Bernardus archidiaconus narbonensis, domini Pape cappellanus, Marchie Anconitane, Masse Trabarie, civitatis ac diocesis Urbini in spiritualibus vicarius generalis, provido viro dompno Accurso plebano plebis de Mathelica, salutem in Domino. Nuper ad denuntiationem excommunicationis illate per vos contra abbatissam et conventum monasterii Sancte Marie Madalene, occasione detentionis Venutule Vitalis cuius tutor est Petrus Amate de Mathelica, de nostro cessastis mandato, eo quod sententia ipsius excommunicationis nostre sub conditione lata fuerat, et non pure, super quo idem tutor, nunc in nostra presentia constitutus, querimoniam mangnam fecit, sentiens se propter hoc gravari; nos autem volentes in predictis procedere ut iuris est, tenore presentium vobis qua fungimur auctoritate mandamus iniungendo sub excomunicationis pena quatemnus, visis presentibus, ad dictum monasterium personaliter adcedenteris (!) recetto a predictis abbatissa et monialibus corporali iuramento, queratis ab eis si memoratam puellam, tempore litigii quod fuit occasione dicte puelle inter dictum tutorem et dictas abba(ti)ssam et moniales, possederunt et tenuerunt vel eam non dexierunt de lo possidere; resscripturum nobis dictum earumdem et quidquid fecerint in predictis, ut super premissa negotia procedere valemus secundum tramitem retionis. Datum Cinguli XVI agusti pontificatus domini Gregorii pape  X anno tertio.

Dopnus Adcursus plebanus plebis Mathelice interrogavit supradictam dominam abbatissam et fratrem Jacobum syndicum dicti monasterii si puella si puella (!) de qua questio ventilatur, fuit tempore litigii et quo modo dixcessit (!) de ipso monasterio et ubi est nunc. Ad que dicta domina abbassa(!) resspondens dixit quod dicta Venutula fuit in dicto monasterio V die intrante martio prossime preterito et exttiterat (!) per XI mensex (!)  precedentes proximum martium preteritum; interrogata quo modo dixcessit dicta puella de ipso monasterio, dixit quod fecerit eam excedere de consilio fratris Jacobi, plebani plebis Faverii et aliorum sapinet(um) ipsius monasterii. Item interrogata ubi est nunc, dixit quod est in quodam monasterio de ducatu quod vocatur monasterium monasterium (!) Sancte Marie Madalene.

Et ego Bonacosa Benvengnati imperiali auctoritate notarius predictis interfui et de mandato dicti plebani scripsi et plubicavi (!) . . . . .

 

1274.08.18: Istruttoria giudiziaria

Nel nome di Dio. Amen. Nell’anno suo 1274, indizione seconda, a tempo di papa Gregorio X, il giorno 18 agosto, redatto a Matelica, davanti alla porta del monastero di Santa Maria Maddalena di Matelica; presenti il signor Giovanni di Divizia, il signor Ventura di mastro Attone, come testimoni a ciò chiamati. Don Accurso pievano delle pieve di Matelica, in vigore della lettera e per autorità del cappellano del Papa maestro Bernardo arcidiacono narbonense, vicario generale nelle realtà spirituali nella Marca di Ancona, richiese, ammonì e sotto forma di scomunica diede ordine a donna Mattia abbadessa del monastero di Santa Maria Maddalena di Matelica, a frate Giacomo amministratore di tale monastero ed a tutte le monache del luogo di prestar giuramento personale e dire la verità circa le notizie richieste dalla lettera. La badessa e il sindaco, a nome loro e del monastero e di tutto il convento, con voce unanime, fecero appello per il fatto che dicono di voler dire la verità ma senza giuramento e sono pronte a fare il loro possibile affinché la ragazza di cui si parla, entro il quarto giorno, compaia personalmente alla presenza dello stesso vicario papale ed obbedisca ai suoi comandi.

La lettera ha questo contenuto. Maestro Bernardo arcidiacono narbonense, cappellano e vicario generale del Papa nelle realtà spirituali nella Marca Anconetana, nella Massa Trabaria e nella città e diocesi di Urbino, saluta nel Signore don Accurso pievano della pieve matelicese. La vostra minaccia di scomunica contro la badessa e il convento del monastero di Santa Maria Maddalena, nell’occasione che tenevano Venutula di Vitale di cui è tutore Pietro d’Amata di Matelica, era stata da noi sospesa a motivo del fatto che il dare la scomunica non era immediato, ma era posto sotto nostra condizione. Di fatto il tutore della ragazza, avvertendo la gravità incombente, si è presentato a noi per lamentarsi molto. Noi vogliamo procedere in forma giuridica; e d’autorità, con questa lettera, vi facciamo ingiunzione sotto pena di scomunica, affinché, dopo letta la presente, vi rechiate di persona al monastero per interrogare le monache e l’abbadessa che prestino giuramento e dicano in verità se la detta ragazza era stata tenuta in monastero e sotto il dominio dall’abbadessa e dalle monache, al tempo del litigio che il tutore di lei ebbe per tale problema con l’abbadessa e con le monache. Per iscritto dateci informazione su quanto dicono al riguardo affinché noi possiamo procedere seguendo il tramite della ragione. Data a Cingoli il 16 agosto nell’anno terzo del pontificato di papa Gregorio X.

Il pievano matelicese Accurso interrogò la badessa del monastero e frate Giacomo loro amministratore, se la ragazza in argomento fosse stata in monastero all’epoca del detto litigio e come fosse uscita dal monastero e dove al presente si trovasse. La badessa rispose che Venutula era restata in monastero per undici mesi fino al giorno 5 marzo ultimo scorso. Interrogata sul modo come fosse uscita da lì, rispose che l’aveva fatta uscire per consiglio di frate Giacomo, del pievano di Pieve “Faverio” e di altre persone sagge del monastero. Interrogata sul luogo ove si trovasse al presente, rispose che era in un monastero del ducato, monastero chiamato di santa Maria Maddalena.

Scrissi il presente atto io Bonacosa Benvegnati, notaio imperiale, per ordine del pievano e lo pubblicai.

 

1275 febbraio 11

Il vicario pontificio per le realtà spirituali nella Marca anconetana concede al monastero matelicese S.M.M. il privilegio che non si costruista altro oratorio nelle vicinanze di esso.

 

Magister Bernardus archidiaconus narbonensis, domini pape cappellanus, Marchie Anconetane, Masse Trabarie ac civitatis et diocesisis Urbini super spiritualibus vicarius generalis dilectis in Christo sibi  *****(spazio senza nome) abbatisse et conventui monasterii Sancte Marie Magadalene de Matelica camerinensis diocesis salutem in Domino. Exhibita nobis vestra petitio continebat quod cum bone memorie dominus condam Guido camerinensis episcopus vobis indulcxerit(!) ut nullus religionis mon(asterium) aut clau(str)um seu oratorium religios(orum)  . . .(edifi)cari vel contrui possit de novo (foro) . .  . .(=infra) spatium sexaginta cannarum ad cannam iustam comitatus camerinensis a vestro monasterio, misuratarum per aera, confirmare vobis indulceum(!) huiusmodi curaremus, nos igitur petitionem huiusmodi admictentes indul(t)eum ipsum vobis tenore presentium prout rite ac iuste factum est, auctoritate qua fungimur, confirmamus. In cuius rei testimonium presentes licteras vobis exinde fieri fecimus sigilli nostri appensione munitas. Datum aput Montecculum anno Domini MCCLXXV die XI februarii III indictionis, pontificatus domini Gregorii pap(e) decimi anno tertio.

 

1275.02.11: Indulto vescovile per il monastero

Il Maestro Bernardo, arcidiacono narbonense, cappellano del papa e suo vicario generale nelle realtà spirituali della Marca Anconetana, della Massa Trabaria e della città e diocesi di Urbino saluta nel Signore la badessa e le monache, dilette in Cristo, del convento di Matelica, diocesi di Camerino. Nella richiesta da voi presentataci domandate che vi confermiamo l’indulto del defunto predecessore don Guido vescovo camerinese di buona memoria, che non si potesse di nuovo edificare o costruire nessun monastero o chiostro ad uso di religiosi entro lo spazio di sessanta canne secondo la giusta canna del comitato di Camerino, misurate dal vostro monastero in linea d’aria. Noi dunque accettiamo la siffatta richiesta  e in forza della presente lettera vi confermiamo lo stesso indulto richiesto in modo rituale e giusto per l’autorità di cui siamo investiti. A testimonianza di ciò abbiano fatto fare la presente lettera munita con l’appendervi il nostro sigillo.

Dato presso Montecchio nell’anno del Signore 1275 giorno 11 febbraio, indizione terza, anno terzo del pontificato del nostro papa Gregorio X.

 

1278 febbraio 16

Le suore del monastero matelicese di Sant’Agata sottomettono se stesse ed i beni  monastici al monastero e alla badessa Mattia di S.M.M.per avere dignità di vita.

 

In Dei nomine. Amen. Anno Domini MCCLXXVIII indictione VI tempore domini Nicolai pape tertii, die XVI februarii intrantis. Actum in monasterio sive ecclesia Sancte Agathe de Mathelica, presentibus dompno Ventura, magistro Compagnono, Yuano domini Scangni, Bocabreza Barthuli, Petro domini Jacobi et Nepuliono Rainerii, testibus.

Domina Alluminata sive Latina abbatissa seu priorissa loci et sororum Sancte Agathe de Mathelica et soror Benvenuta monialis dicti loci sancte Agathe dederunt, donaverunt, cesserunt et submiserunt se et dictum locum cum bonis, rebus et possessionibus eis pertinentibus, monasterio Sancte Marie Madalene et fratri Jacobo syndico ipsius monasterii, recipienti nomine et vice ipsius monasterii Sancte Marie Madalene de Matelica; et promiserunt ipsi syndico, recipienti pro domina Matthia abbatissa predicti monasterii Sancte Marie Madalene, abedientiam et reverentiam, paupertatem et castitatem et observare regularia  i(n)stituta predicti monasterii et (quod) predicta domina abbatissa possit ponere moniales et sorores in dicto loco Sancte Agathe et removere, cum dicte sorores Sancte Agathe videant et congnoscant se non posse honeste vivere in ipso loco; hoc ideo dederunt et concesserunt dicto monasterio pro redentione peccatorum suorum; et quia ipse frater Jacobus syndicus dicti monasterii Sancte Marie Madale(ne) recepit predictas sorores sub regula dicti monasterii, cum domibus et hedifitiis, plateam et territorium dicti monasterii Sancte Agathe et cum omnibus aliis iuribus et actionibus que ubicumque dictus locus et ipse sorores coniunctim vel divisim habent vel habere possunt modocumque vel causa; reservato sibi Alluminate fructus tenutam et possessionemm et proprietatem unius petie terre posit(e) in dicstrictu (!) Mathelice, in villa Camoiani, iusta dominum Fanteginum et viam; que de ipsa terra ipsa Alluminata in vita et morte, possit facere vel relinquere ad suam voluntatem; dando et concedendo predicto fratri Jacobo syndico dicti monasterii Sancte Marie Madalene, liberam licentiam et plenariam potestatem, auctoritate propria, accipiendi tenutam et possessionem dictarum rerum et de eis fatiendi quicquid eis videbitur, promictentes rata et firma perpetuo habere atque tenere et in nullo contra facere vel venire, aliqua occasione vel exceptione sub obli(gatione) bonorum dicti loci Sancte Agathe.

Ego Bonaventura Benenanti notarius plubicus (!) predictis omnibus interfui et a predictis contrahentibus rogatus ea omnia scripsi et publicavi.

 

1278.02.16: Oblazione del luogo di Sant’Agata

Nel nome di Dio. Amen. Nell’anno del Signore 1278, indizione sesta, al tempo di papa Nicolò III, il giorno 16 febbraio, redatto nel monastero o chiesa di Sant’Agata di Matelica, presenti il signor Ventura, mastro Compagnono, Ivano del signor Scagno, Boccabreza di Bartolo, Pietro del signor Giacomo e Napoliono di Raniero, testimoni a ciò chiamati. Donna Alluminata o Latina badessa o prioressa del luogo e delle suore di Sant’Agata di Matelica e suor Benvenuta monaca di detto luogo di Sant’Agata, dettero, donarono, consegnarono e sottomisero se stesse e il detto luogo con i beni, le cose e i terreni pertinenti, al monastero di Santa Maria Maddalena e a frate Giacomo amministratore di questo monastero, il quale le accoglie a nome e per conto di questo stesso monastero di Santa Maria Maddalena di Matelica. Esse promisero all’amministratore che le riceve, a nome di Mattia  badessa di esso monastero di Santa Maria Maddalena, la loro obbedienza, riverenza, povertà e castità e di osservare le istituzioni della regola di detto monastero. La predetta donna badessa ha il potere di stabilire le dette monache e suore nel detto luogo di Sant’Agata e può rimuoverle, dato il fatto che le stesse suore di Sant’Agata vedono e riconoscono che esse non possono vivere decorosamente nel luogo di Sant’Agata e per questo motivo si donarono e consegnarono al predetto monastero per la redenzione dell’anima e dei loro peccati. Frate Giacomo amministratore del detto monastero di Santa Maria Maddalena accolse le dette suore sotto la regola di esso monastero, con le case, gli edifici, lo spiazzo e le terre del monastero di Sant’Agata e con tutti gli altri diritti, azioni e tutto quello che il luogo loro e le stesse suore, insieme o singolarmente, hanno o possono avere in ogni modo o causa.

Donna Alluminata si riserva la tenuta del fruttato, il possesso e la proprietà di un pezzo di terra posta nel distretto di Matelica, a Villa “Camoiano” a confine con il signor Fantegino e con la via. La stessa Alluminata in vita ed in morte può fare e lasciare questo terrenuccio a sua volontà. Dà e concede a frate Giacomo, amministratore del monastero di Santa Maria Maddalena, libera licenza e pieno potere, di propria autorità di prendere la tenuta ed il possesso delle predette cose di San’Agata, e di fare di queste tutto ciò che vorranno, promettendo di tenere stabile e deciso per sempre e non agire o fare in contrario, in nessun occasione, né eccezione, obbligando in ciò i beni di Sant’Agata.

Io Bonaventura Benenanti pubblico notaio richiesto, fui presente a tutte le cose scritte sopra, ho sottoscritto e pubblicato.

 

(1278 marzo 7 : manca la parte iniziale, il testo è  nella sentenza 13.09.1286)

Le suore del monastero matelicese di Sant’Agata rinunciano ad agire contro il monastero e  la badessa Mattia di S.M.M. annullando  le procure precedenti.

 

. . . . . . . . . . . . . a secundo fossus communis, a terio filii . . . . . . . . . . . . . . . . . . . via cum domibus, edificiis . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .  predictos continentur confines et cum omnibus aliis iuribus et actionibus que ubicumque dictus locus et ipse sorores conciunctim et divisim habent, vel habere possent, modocumque vel causa revocantes su cassantes omnem sindicum seu procuratorem speciliter Salimbene Compagnoni et Sinibaldum Massei pro parte dicti loci et sororum Sancte Agathe contra dictum monaterium Sante Marie Madalene et renuntiantes interlocutorie et interlocutoriis si que usque ad presens tempus late sunt contra dictum monasterium Sante Marie Madalene, pro dicto loco occasione muri et edifitii quod edificabantur in dicto loco et situ contra formam privilegiorum dicti monasterii Sancte Marie Madalene, constituentes se nomine dicti monasterii et dicte domine Mathie possidere predictum territorium et casarenum et domus et edifitia et dederunt licentiam et plenariam potestatem predicte domine Mathie recipienti pro dicto monasterio, auctoritate propria accipiendi possessionem dictorum bonorum et de eisdem fatiendi quod eisdem videbitur, pro(mic)tentes rata et  firma habere perpetuo et dampna et expensas reficere sub obligatione bonorum dicti loci Sancte Agathe et non contra facere vel venire contra predicta vel aliquod predictorum per se (vel) alium, sub dicta  (pena) qua soluta vel non, . . . .  manente contractu.

Et Ego Moricus de Fabriano imperiali auctoritate notarius hiis interfui rogatus scribere subscripsi et publicavi.

 

1278.03.07:  Rinuncia ad una lite

. . . . . . . a confine con il fosso del comune,   . . . con i beni del fu mastro Matteo,con la via  . . . . contenuti entro i confini predetti.

Cedettero inoltre tutti gli altri diritti ed azioni che il loro modo e le dette suore congiuntamente o separatamente hanno, o potrebbero avere in qualunque luogo e motivo. Revocano ogni loro procuratore, amministatore, agente specialmente Salimbene Compagnoni e Sinibaldo Massei per parte di esso luogo e suore di Sant’Agata, in causa contro il monastero di Santa Maria Maddalena. Rinunciano all’interlocutoria e a quanto presentato sino ad oggi contro il monstero di Santa Maria Maddalena, in occasione de muro e dell’edificio che veniva costruito in esso luogo in contrasto con la norma di distanza del privilegio del monastero di Santa Maria Maddalena. Stabiliscono che esse posseggano le predette terre, il casareno, la casa e gli edifici a nome del detto monastero di Santa Maria Maddalena e di donna Mattia. Danno licenza e pieno potere alla stessa donna Mattia ricevente per il detto monastero di prendere possesso di propria autorità di tali beni e di farne quel che volesse. Promettono di mantenere stabile e deciso quest’atto in perpetuo e di rifondere danni e spese, obbligando i beni del loro luogo di Sant’Agata, e di non agire in contrario, né contrastare le cose dette sopra, né alcuna di esse, né direttamente, né tramite altri, sotto la predetta penalità e il contratto rimane stabile, ratificato, sia che la penalità fosse o non fosse pagata.

Io Morico da Fabriano notaio di autorità imperiale, richiesto di scrivere, sottoscrissi e resi pubblico l’atto.

 

1278 luglio 16 e 17

Il procuratore del monastero matelicese S.M.M. e della badessa Mattia interpone appello contro il divieto  dell’uditore capitolare di Camerino ad  unire il suo  monastero con quello di Sant’Agata.

 

In Dei nomine. Amen. Anno eiusdem MCCLXXVIII indictione VI (tempore) domini Nicolai pape tertii, die dominico XVII iulii. Actum fuit . . . . . sive iuxta domum monasterii Sante Marie Magdalene de castro Mathelice. Presentibus dopno Sabbatino Actonis, Jacobo Bonitini et alii testibus. Yuanus domini Scangni syndicus monasterii Sancte Marie Magdalene de castro Mathelice, nomine et vice ipsius monasterii e pro ipso monasterio, sentiens se et dictum monasterium esse gravatum a continentia(!) infrascriptarum licterarum, ab ipsa continentia ipsarum licterarum infrascriptarum et ab omni gravamine sibi et dicto monasterio illato et inferendo, occasione ipsarum licterarum, viva voce appellavit. Quarum licterarum tenor talis est.

Scangnus plebanus (Tole)ntini camerinensis canonicus et vicemgerens domini archidiaconi et capituli maioris ecclesie camerirensis, sorori Mathie abbatisse monasterii Sancte Marie Magdalene de Mathelica  et aliis religiosis monialibus dicti loci, salutem in Domino. (Publice) relatione pandente nobis quod  vos unionem ecclesiarum Sancte Marie supradicti monasterii et Sancte Agate de dicta terra, propria inistis auctoritate  unire et unionem fare(!) de predictis, de quo miramur (cum) hoc ad vos non spectet vel pertineat ullo modo. Quocirca,  vobis et unicuique  (vestrum) presentium serie, auctoritate qua fungimur pro camerinensi ecclesia, precipiendo mandamus (quatenus) in ipsa unione nullatenus procedatis fatienda . . .  vos, cum pertineat ad episcopum camerinensem in sua diocesi maxime usque  ad reditum ipsius episcopi sub excommunicationis pena quam vos et unamquamque vestrum incurrere volumus ipso facto si secus duxitis (!) fatiendum, et si aliquo processistis in statum pristinum reducatis et sub pena ipsius domini episcopi arbitrio auferenda. Alioquin contra vos ut iustum fuerit procedemus. Datum Camerini die XVI iulii intr(ante) iulio, VI (indictione).  Si vero de predictis gravatas asseritis V dies post assegnationem presentium, legitimum syndicum coram nostra presentia trasmictere curetis super predictis a nobis recepturum iustitie complementum.

Ego Junta Albertutii notarius publicus imperialis magestatis auctoritate, huic appellationi presens interfui a dicto Yuano rogatus subscripsi et publicavi.

 

1278.07.17: Appello contro il precetto dell’uditore camerinese

Nel nome di Dio. Amen. Nel suo anno 1278, indizione sesta, a tempo di papa Nicolò III, il giorno 17 luglio, domenica. Redatto presso la casa del monastero di Santa Maria Maddalena del castello di Matelica, mentre sono presenti don Sabbatino di Attone, Giacomo di Benetino e altri testimoni. Ivano del signor Scagno, amministratore del monastero di Santa Maria Maddalena del castello di Matelica, a nome e per conto dello stesso monastero ed a favore del monastero, dichiarando che egli e il monastero si considerano gravati dal contenuto della lettera qui trascritta, a motivo dell’aggravio inflitto e da infliggere a lui e al monastero in l’occasione della stessa lettera, vivamente fecero l’appello. Il contenuto della lettera è questo.

(Don) Scagno pievano di Tolentino, canonico camerinese e vicegerente dell’arcidiacono e del capitolo della chiesa maggiore di Camerino, saluta nel Signore suora Mattia badessa del monastero di santa Maria Maddalena di Matelica e le altre religiose monache di detto luogo. Si ha notizia di pubblica diffusione che voi avete cominciato l’unione della chiesa di santa Maria del sopradetto monastero con quella di Sant’Agata della detta terra, d’autorità propria. Noi siamo meravigliati dell’unione che fate delle predette chiese poiché ciò non spetta a voi, e in nessun modo vi appartiene. Pertanto con l’ordine della presente lettera comandiamo a voi ed a ciascuna di voi, con l’autorità che esercitiamo per la chiesa camerinese, facendo precetto che voi non procediate in nessun modo nel fare la predetta unione, poiché ciò spetta al vescovo camerinese nella sua diocesi, soprattutto in attesa del ritorno dello stesso vescovo, sotto penalità di scomunica immediata che vogliamo comminare a voi ed a ciascuna di voi per lo stesso fatto, se pensate di fare diversamente. Se avete proceduto nel cambiare qualcosa, riportatelo alla precedente situazione. E’ ad arbitrio dello stesso vescovo per togliere la penalità. Diversamente procederemo contro di voi secondo giustizia.

Dato a Camerino il giorno 16 luglio entrante, indizione sesta. Se in verità vi dichiarate gravate dalle cose dette sopra, provvedete a far giungere il vostro amministratore alla nostra presenza affinché riceva da noi il completamento della giustizia riguardo a ciò.

Io  Giunta di Albertuccio notaio pubblico di autorità della imperiale maestà fui presente a questo appello e richiesto dal detto Ivano sottoscrissi e pubblicai.

 

1278 dicembre 2 (riuniti due frammenti in base ai mss. del Vogel)

Il procuratore del monastero matelicese di S.M.M. e della badessa Mattia, concorda la divisione della coeredità di una religiosa con altri.

 

(In) Dei nomine. Amen. Anno eiusdem MCCLXXVIII indictione VI tempore domini Nicolai pape III, die II decembris. Adtum (!) Mhtelice (!) ante monasterium Sante Marie Madalene, presentibus  Mahteo (!) Franconum, Cangno Raynaldi, Martino Pauli et aliis testibus. Frater Andrea(s) syndicus monesterii Sancte Marie Madalene una cum consensu et voluntate abatisse diti (!) monesterii et ipsa abatissa consentiente iure proprio et ad proprium, dedit, cesit (!), concesit adque . . . . Vivono . . . . . . . . . . . terre   . . . . . . . (parte mancante tra il primo e il secondo frammento  macchiato al margine)

. . . quosdam dictus Vivonus abere . . . .  ab Angelutia monaca diti monasterii eredes  Andree magistri Petri Boni pro dote et residuo dotis qual ditus Vivonus tenetur a supra dito magistro Petro Boni et suis eredibus prout ore sua domina Alarica et figlia diti Vivonis et pro residuo dotis quam  pro ea abuit a dito Vivono pro dita domina Alarica et filia diti Vivonis et quam a dita Angelutiia pro sua parte et ereditat(em omnem) abere tenetur, dando ei Vivono liberam licentiam et plenariam potestatem tenute di(t)e terre intrandi, possidendi, feutandi ac retinendi ut sibi aut cui concesserit placuerit . . .  que  ad ditum tempus promitens ditus sindicus et dita aba(ti)ssa (con)sentiente quod dita tera alicui non est obligata . . . . . .  ceduta nec alicui dabitur nec concedetur . . . .  in finem diti tere usui (?) quod si apareret alicui esse data . . . . non concederetur alicui per aliquem diti . . . . . .  ipse sindicus et domina Mahtia abbatissa dicti monasteriii eam in dono conservare et (omne)qu(e) damnum litis et expensas salaria et interesse que (et) quas fecerit vel sustinuerit ditus entor pro predictis ipse sindicus integre reficere et resarcire promisit semper credito suo sacramento sine libelli petitione, renuntians ipse sindicus omnibus ausiliis beneficii decretis et decretorum et aliis iuribus quibus ipse oponere posset coco(!) modo et causa que omnia iam ditus sindicus cum consentia (!) et voluntate dite domine abatisse atendere et oservare promisit dicto Vivono et cui concesserit sub pena II libre ravennat. et anconet. bonorum et ipoteca dicti monasterii, qua pena soluta et non, predicta omnia semper (rata) et firma abere, adque tum promisit et omnia  . . . et suntum reficere etiam perpetuo faciendum.

Et ego Ventura Massei notarius plubicus(!) is omnibus interfui et de  is omnibus a supra ditis rogatus scribere suscripsi et publicavi.

(Nel tergo della pergamena uno scritto nella stessa epoca)

. . . infra hec latera: a II Salimbene Molla (Pa)cis; a III filius Ufredutii ser Belle; a IIII via; presen(tibus) Cangno (Rai)naldi Atonis et (A)ntonium Martini.

 

1278.12.02: Contratto per la spartizione di un’eredità

Nel nome di Dio. Amen. Nel suo anno 1278, indizione sesta, a tempo del papa Nicolò III, il giorno 2 dicembre. Redatto a Matelica davanti al monastero di Santa Maria Maddalena, mentre sono presenti Matteo di Francone, Cagno di Rinaldo, Martino di Paolo e altri testimoni. Frate Andrea amministratore del monastero di Santa Maria Maddalena con il consenso e la volontà dell’abbadessa del detto monastero e la stessa abadessa consensiente di proprio diritto e proprietà, diede, cedette, concesse a Vivono . . . la terra  . . . .( manca una parte tra i due frammenti stralciati) . . . .che il detto Vivono (deve) avere da Angeluccia monaca del detto monastero come erede di Andrea di mastro Pietro Boni per la dote e residuo di dote che il detto Vivono deve avere a voce dal sopradetto mastro Pietro Boni e suoi eredi e  il residuo dotale che  ebbe dal detto Vivono (riguardante) la detta donna Alarica e la figlia di detto Vivone e quanto spettante da Angeluccia per sua parte di eredità ed ogni eredità (che) è tenut(o)  avere. Dà  a Vivono libera licenza e pieno potere di tenuta della terra, entrarvi, possederla, infeudarla, e conservarla come piacerà a lui o a chi vorrà egli darla. L’amministratore predetto con il consenso della badessa promette che questa terra non è vincolata a nessuno e non sarà concessa ad altri, neanche in uso, e qualora apparisse che si concedesse, lo stesso amministatore e la badessa Mattia la conservano in dono e si impegnano a ripagare ogni danno di lite, spese e salari con interesse che il detto compratore farà e sosterrà riguardo a ciò, con impegno solenne, senza bisogno di giuramento scritto. L’amministratore rinuncia ad ogni ausilio di beneficio o decreto o diritto con cui possa agire in contrasto, in qualsiasi modo o causa. L’amministratore con il consenso e la volontà dell’abbadessa promise di mantenere e di osservare quanto sopra per il detto Vivone o altro suo concessionario, sotto penalità di due libbre ravennati od anconetane e sotto ipoteca dei beni di detto monastero. Le cose scritte sopra rimangono sempre stabili,  pagata o non pagata la penalità. E promise di rifondere  la spesa e mantenere tutte queste cose in perpetuo.

Io Ventura Massei notaio pubblico fui presente a tutte queste cose e richiesto di scrivere sottoscrissi e pubblicai.

Nel tergo si indicano alcuni confini di proprietà:

. . .   “fra questi confini, nel secondo lato Salimbene Molla(?) (Pa)ci; nel terzo lato il figlio di Ufredutio di ser Belle; nel quarto lato la via; presenti Cagno di (Ra)inaldo  Attoni e (An)tonio di Martino”.

 

1279 luglio 3

La signora Ricca dona i beni della sua dote, riservandosene a vita l’usufrutto, al monastero e alla badessa Mattia di S.M.M. in modo che li godano dopo la sua morte.

 

In Dei nomine. Amen. Hoc est exemplum rogiti sive protocolli inventi seu existenti in quaternis magistri Mathei dopni Bentevolii condam notarii sub anno domini MCCLXXVIIII indictione VII tempore Nicolai pae III, die III iulii, in ecclesia Sancte Marie Madalene de Mathelica, coram fratrem (!)  Alesandro lectore firmano de ordine Fratrum Predicatorum, fratre Jacobo de Cammerino(!) de eodem ordine, fratre Petro Egidii, fratre Vitale Benve(nu)ti et domino Jacobo de Ugubio, testibus. Cuius tenor talis est, sic incipientis. Domina Ricca filia condam Curtufunni de Pudio, pure, libere, simpliciter inter vivos et inrevocabiliter donavit domine Mathie abbatisse monasterii Sancte Marie Madalene, nomine et vice ipsius monasterii, solenniter et legitime stipulanti, dotem suam que fuit C. librarum ravennat. et anconit. reservato sibi usus fructus in vita sua dicte dotis; in obitu sit ipsius monasterii; dans et cedens eidem omne ius et actionem quod et quam habet in bonis domini Berretilli sui viri, occasione dotis dicte; ponens eamdem in locum suum, fatiens eamdem procuratricem ut in rem suam ut post mortem ipsius possit agere et experiri et repetere dictam dotem adversus dominum Berretillum et eius bona, etcetera; ut ipsa facere posset, etcetera; hoc ideo fecit pro anima sua et pro remedio suorum peccatorum et suorum parentum; et promisit eam donationem non revocare aliqua ingratitudinis causa nec alia quacumque sub pena dupli dotis, etcetera; insuper iuravit ad sancta Dei evangelia predicta habere rata et firma et non venire contra sub pena iam dicta, et damna et suntus cum interesse reficere etcetera.

Et ego Bonacosa Benvengnati notarius publicus ut (vidi) legi et inveni in qua(terno) vel in quaternis magistri Mathei domini Bentevolii condam notarii, ita per ordinem transscripssci (!) et exemplavi, nil addens nec minuens fraudolenter preter puntum vel silabam que instrumentum non falsant, et in plubicam (!) formam redegi, data et concessa michi auctor(itate) de his exemplandis et plubicandis a domino Ugolino domini Leti de civitate Auximi iudice et vicario comunis Mathlice per nobilem virum Jacobellum domini Claudii de civitate predicta nec non de consilio generali et spetiali communis Mathelice sub anno Domini MCCLXXX indictione VIII, Romana sede pastore vacante, die XXVI novembris. Actum Mathelice in trasanna communis, presentibus domino Jacobo plebani, Jacobo Benecase, Juano Jacoboni et Francisco magistri Petri et alii pluribus testibus, etc.

(in calce)

Die XVIIII iulii prodit(um) per fratrem Jacobum coram (vicario) presente fratre (Guille)lmo.

 

1279.07.03: Donazione della dote sponsale

(Copia) Nel nome di Dio. Amen. Copia di un atto notarile presente nei quaderni di mastro Matteo del signor Bentevoglio notaio defunto. L’anno 1279, indizione settima, a tempo di papa Nicolò III, il giorno 3 luglio nella chiesa di Santa Maria Maddalena di Matelica, presenti come testimoni: frate Alessandro lettore fermano dell’ordine dei Predicatori, frate Giacomo da Camerino dello stesso ordine, frate Pietro di Egidio, frate Vitale di Benvenuto, ed il signor Giacomo da Gubbio. Ecco il contenuto. Donna Ricca figlia del fu Curtufonne da “Pudio” fece dono puro, libero e semplice a donna Mattia badessa del monastero di Santa Maria Maddalena, stipulante a nome e per conto ed a favore del monastero, diede la sua dote di cento libbre ravennati od anconetane, con riserva di usufrutto vita natural durante. Dopo la sua morte, l’usufrutto sia riunito al monastero predetto. Dà e concede allo stesso ogni diritto ed azione che ha sui beni del signor Berretillo suo marito, per occasione di dote, e l’abbadessa è resa procuratrice, con diritto di agire dopo la sua morte  per ricercare e ricevere la predetta dote contro il signor Berretillo ed i suoi beni ed abbia potere di fare come per legge. La donatrice fa questo per la sua anima e per il rimedio dei peccati suoi e dei suoi genitori. Promise che questa donazione non sarebbe revocata per nessuna causa d’ingratitudine o in qualsiasi altro modo, sotto penalità del doppio della dote. Inoltre giurò sui santi vangeli di Dio di mantenere stabile e deciso tutto quanto  detto sopra e di non fare azione contraria sotto la penalità già detta e con l’obbligo di ripagare i danni e le spese con interessi.

La copia del presente atto fu fatta dal notaio pubblico Bonacosa Benvegnati per ordine del giudice e vicario del comune di Matelica, il signor Ugolino del Signor Leti della città di Osimo e per ordine di Giacomello del signor Claudio da Osimo, su mandato del consiglio generale e speciale di detto comune, nell’anno 1280 il giorno 26 novembre, in tempo di sede romana vacante, a Matelica, nella “trasanna” del comune mentre erano presenti come testimoni don Giacomo Plebani, Giacomo (di) Benencasa, Ivano di Giacopone e Francesco di mastro Pietro.

(In calce si legge di altra grafia)

Il giorno 19 luglio fu presentato di fronte al vicario da frate Giacomo, alla presenza di frate Guglielmo.

 

1284 giugno 10

Viene nominato il procuratore del monastero matelicese e della badessa Mattia  di S.M.M. per le liti riguardanti i diritti della chiesa di Santa Maria di Vablano.

 

In Dei nomine. Amen. Anno Domini MCCLXXXIIII, indictione XII, tempore domini Martini pape quarti, die X g(i)unii. Adctum (!) Mahtelice(!) in monesterio Sancte Marie Madalene, presentibus Lazano domini Jacobi, Verliutio domini Jacobi, fratre Vitale, fratre Jacobutio et aliis testibus. Domina Hmattia (!) abadissa monesterii Sancte Marie Madalene de Mahtelica una cum consensu et voluntate monacarum et munialium dicti monesterii silicet Cristina, Annese, Andrea, Lucia, Berardesca, Margarita, Isabetta, Catellia(!), Danniella, domina Cristina, Amadeo, Agata, Danniella, Iacobutia, Barbara, Area, Cicilia, Gratiadeo, Jacomella, Hmattiola, Alluminata, Victoria, Filipputia, ipsosque hom(in)es volentes et consensientes, fecit, constituit, sustitut, ordinavit adque creavit fraterm Jacobum de Colle Stefano conversu(m) dicti monesterii presentem et in se susipientem suum et dicti monesterii lecitimum sindicum et procuratorem, attorem, fattorem et nu(n)tium specialem in lite et questione quam dictus monesterius habet et abere experat cum Federico domini Alberti, Adelardutio suo filio, dompno Mahteo dompni Johannis, occasione unius ecclesie de Santa Maria de Vablano et iuribus dicte eclegie (!) et cum Coradutio Bartuli et cum eheredes Raimaldutii (!) domini Alberti et generaliter cum omnibus abentes litem cum dicto monesterio et qui in antea abere potuerunt coram curia domini marchionis, suorumque offitialium et eorum quacumque alia curia et ubicucumque (!) fuerit oportunum ad libellum dandum et recipiendum, litem contestandam de calunnia iurandum in anima dicti monesterii; testes, instrumenta introducendum adprobandum et replicandum, ad fatiendum unum procuratorem vel plures in locum suum, ad terminandum et determinandum et terminum vel terminos recipiendum et ad impetrandum literas vel privilegia, ad apellandum et prosequendum si fuerit oportunum in qualibet curia et expecialiter in curia domini pape et generaliter ad omnia alia agenda, facienda et excerenda que in predictis omni(bus) predittis et colibet predittorum fuerint necessaria et oportunum; promitens dicta abadissa et conventus eiusdem monesterii quidquid per predictum sindicum vel per alium in suo loco ponentem factum fuerit in predictis omni causa preditis et colibet predictorum ratum et firmum abere adque tenere sub pena et ipoteca bonorum et rerum dicti monesterii.

Et ego Ventura Massei notarius plubicus is omnibus interfui et de supradictis omnibus ut supra dictum est rogatus scribere (sub)scripsi et plubicavi.

 

1284.06.10: Procura per la vertenza di S. Maria di Vablano

Nel nome di Dio. Amen. Nell’anno del Signore 1284, indizione dodicesima, a tempo del papa Martino IV, il giorno 10 giugno. Redatto a Matelica nel monastero di Santa Maria Maddalena, presenti Lazano del signor Giacomo, Verliutio del signor Giacomo, frate Vitale, frate Giacomuccio ed altri testimoni. Donna Mattia badessa del monastero di Santa Maria Maddalena di Matelica, con il consenso e la volontà delle monache e religiose del detto monastero, cioè Cristina, Agnese, Andrea, Lucia, Berardesca, Margarita, Isabetta, Cateli(n)a, Daniela, donna Cristina, Amadea, Agata, Daniela, Giacomuccia, Barbara, A(u)rea, Cecilia, Graziadeo, Giacomella, Mattiola, (I)lluminata, Vittoria, Filippuccia, e gli  uomini volenti e consensienti, fece, stabilì, sostituì e creò frate Giacomo da Colle Stefano, converso dello stesso monastero, presente e ricevente, come legittimo amministratore, procuratore, attore, fattore e nunzio speciale di lei e del detto monastero nella lite e questione che il detto monastero ha e pensa di avere con Federico del signor Alberto, con Adelarduccio suo figlio, e con il signor Matteo del signor Giovanni, a motivo dela chiesa di Santa Maria de “Vablano” e per i diritti di questa chiesa e con Corraduccio di Bartulo e con gli eredi di Rainalduccio del signor Alberto e in generale con tutti quelli che hanno lite con il detto monastero o che prima poterono averne, di fronte alla curia del signor marchese, dei suoi officiali e di fronte a qualunque altra curia e dovunque in ogni altro luogo, per dare il libello, per riceverlo, per contestare la lite sull’accusa, per giurare sull’anima del detto monastero, introdurre i testimoni e gli strumenti, per approvare e replicare, per fare uno o più procutaori in sua vece, per terminare e determinare e ricevere il termine o i termini e per impetrare e ricevere  lettere o privilegi, per far appello, per proseguire se sarà opportuno presso qualunque curia e specialmente nella curia del papa e generalmente a fare tutte le altre cose, per fare ed agire in generale per tutte le cose dette e per ciascuna secondo come sarà necessario e opportuno. La badessa e il convento del detto monastero promettono che tutto quello che per mezzo del predetto amministratore o per mezzo di altri in suo luogo, viene posto, fatto, al riguardo delle cose predette e di ciascuna di esse, lo considerano stabilito, deciso e lo mantengono sotto penalità di ipoteca dei beni e delle cose del manstero.

Io Ventura Massei notaio pubblico fui presente a tutte queste cose e richiesto di scrivere tutte le cose sopradette, sottoscrissi e pubblicai.

 

1285 agosto 21

Viene nominato il procuratore del monastero matelicese e della badessa Mattia  di S.M.M. per la causa di spartizione dell’eredità di donna Sibilla.

 

In nomine Domini. Amen. Anno eiusdem MCCLXXXV (foro) . . . tempore domini Honorii pape IIII die XXI mensis augusti, in ecclesia monesterii Sancte Marie Magdalene de Mathelica, presentibus fratre  Rainerio magistri Jacobi Accursi Blance, Vitutio Actolini et Andreolo Yuani domini Scangni testibus de hiis vocatis. Soror Mathia abbatixa (!) monesterii dominarum Sancte Marie Maddalene supradicti, consensu et voluntate omnium infrascriptarum dominarum conventus ipsius monesterii, nemine disdicente, videlicet sororis Annese, sororis Christine, sororis Margarite, sororis Ysabet, sororis Andree, sororis Deutame, sororis Auree, sororis Lucie, sororis Danielis, sororis Berardessce(!), sororis Christiane, sororis Jacomelle, sororis Johanne, sororis Matheole, sororis Victorie, sororis Cathaline, sororis Philippe, sororis Ysaie, sororis Illuminate  . . . /= sororis Amadee, sororis/ Gratiadei, sororis Symonicte, sororis Guiductie et sororis Cecelie, et ipse sorores unanimiter cum ea, fecerunt, constituerunt  ac etiam ordinaverunt fratrem Vitalem, conversum et familiarem ipsius monesterii et Verbutium domini Jacobi de Ugubbio (!) presentes et quemlibet eorum in sollidum, eius et dicti co(nventus) legitimos syndicos, procuratores et nuntios speciales ita tamen quod condictio unius occupantis non sit melior alterius conditione non occupantis, ad promictendum et conpromictendum in fratrem Nicolaum vicarium domini episcopi camerinensi(s) tamquam in arbitrum et arbitratorem et amicabilem compositorem de omni lite, questione et causa vertente vel que verti poxet inter ipsum monesterium ex una parte agentem et respondentem, et Yuanum domini Scangni procuratorem domine Sybilie filie condam domini Rainaldi sue uxoris ex altera, agentem et respondentem et maxime de quinquaginta VII libris ravennat. et anconet. qu(o)s dictus Yuanus intendit  petere a dicto monesterio tamquam procurator dicte sue uxoris et generaliter de omni alia lite, questione et causa que inter eos verti posset usque in diem presentem, (ad) libellum dandum, recipiendum,  litem contestandum, de calupnia iurandum in earum anima et cuiuslibet  (a)lterius generis, sacramentum prestandum, exceptiones opponendum, replicationes et declinationes iuditii positiones faciendum et respondendum positionibus adverse partis, testes et instrumenta inducendum, aperturam testium videndum, allegandum, sententiam audiendum, et constituendum unum vel plures procuratores nomine dicti conventus et ipsorum syndicorum in predictis et quolibet eorumde, et generaliter ad omnia et alia singula facienda et exercenda que conventus ille facere vel exercere poxet sollepniter promictens dicta iam domina abbatissa consensu conventus predicti et ipse conventus michi notario infrascripto nomine et vice cuius interest sollepniter stipulanti, habere ratum et firmum habere atque tenere perpetuo et in nullo contrafacere vel venire occasione aliqua vel exceptione sub ypotheca, pena et obligatione bonorum dicti monesterii, quidquid per dictos syndicos vel procuratores ab eis substitutos vel alteri ipsorum factum vel exercitatum fuerit in premixis et quolibet eorumdem.

Et ego Bonaventura Johannis publicus notarius de predictis omnibus interfui rogatus ea omnia subscripsi et publicavi.

 

1285.08.21: Procura per vertenza dell’eredità di Sibilla

Nel nome del Signore. Amen. Nel suo anno 1285, a tempo di papa Onorio IV, il giorno 21 del mese di agosto, nella chiesa del monastero di Santa Maria Maddalena di Matelica, mentre erano presenti frate Raniero di Mastro Giacomo Accursi Blance; Vitutio di Attolino e Andreolo di Ivano del signor Scagno, come testimoni chiamati a queste cose. Suora Mattia badessa del sopra detto monastero delle donne di santa Maria Maddalena, con il consenso e la volontà di tutte le seguenti donne del convento dello stesso monastero, senza alcun dissenso, cioè suor Agnese, suor Cristina, suor Margherita, suor Isabetta, suor Andrea, suor Diotama, suor Aurea, suor Lucia, suor Daniela, suor Berardesca, suor Cristiana, suor Giacomella, suor Giovanna, suor Mattiola, suor Vittoria, suor Catalina, suor Filippa, suor Isaia, suor Illuminata, suor Amedea, suor Graziadea, suor Simonetta, suor Guiduccia e suor Cecilia, queste suore concordemente con la badessa fecero, stabilirono, ed anche ordinarono frate Vitale converso e familiare dello stesso monastero e Verbutio del signor Giacomo da Gubbio, presenti e ciascuno di loro in solido in modo tale che la condizione di uno solo attivo non sia migliore di quella dell’altro non attivo, come amministratori, procuratori e nunzi speciali di lei e del detto convento, per promettere e fare compromessi verso frate Nicola vicario del vescovo di Camerino come arbitro e persona che deve decidere la composizione amichevole per ogni lite, questione e causa che verte o che potesse vertere tra lo stesso monastero agente e rispondente da una parte, e dall’altra parte Ivano del signor Scagno procuratore di donna Sibilla figlia del defunto signor Rinaldo, sua moglie, come agente e rispondente, soprattutto per 57 libre ravennati ed ancontane che si dice che il detto Ivano intende chiedere al detto monastero in quanto procuratore della detta sua moglie; e generalmene per ogni altra lite, questione e causa che potesse vertere tra essi fino al giorno presente, per dare il libello, riceverlo, contestare la lite, riguardo all’accusa giurare sulla loro anima, prestar giuramento di qualsiasi altro genere, contrapporre eccezioni e repliche e declinare il giudizio, fare opposizioni e rispondere alle posizioni della parte avversa, introdurre testimoni e documenti, vedere la presentazione di testimoni, fare  gli allegati, ascoltare la sentenza, stabilire uno o più procuratori a nome del detto convento e di se stessi amministratori, nelle cose predette e in ciascuna di esse, e generalmente debbono fare tutte le altre e singole cose ed esercitarle come il convento potrebbe fare o esercitare. La già detta donna badessa col consenso del predetto convento e lo stesso convento promettono a me notaio infrascritto, a nome e per conto di chi può esserne interessato, con stipula solenne, che esse considerano stabilito e tengono deciso e lo mantengono in perpetuo e non agiscono in nulla in contrasto in alcuna occasione, o eccezione, sotto l’ipoteca e la penalità e l’obbligazione dei beni di detto monastero, accettando tutto quello che per mezzo dei predetti amministratori e procuratori, o sostituti o altri per loro, viene fatto ed esercitato riguardo alle cose dette sopra e per ciascuna di esse.

Ed io Bonaventura di Giovanni pubblico notaio fui presente alle cose sopradette e rogato per tutto ciò, sottoscrissi e pubblicai.

 

1286 febbraio 28

Il vescovo di Camerino concede indulto per elemosine alle monache di S.M.M. di vita povera. <( Si intuisce il privilegio della povertà di Santa Chiara>

 

Ramboctus miseratione divina Camerinensis episcopus universis Christifidelibus presentes licteras inspecturis salutem in Domino. Si iuxta sententiam sapientis meritorie tempus seminandum disscernimus et metendum seminare debemus in terris, quodam multiplicato fructu recolligere debeamus in celis et licet secundum hoc omnibus indigentibus aperire teneamur visscera caritatis, illis tamen spiritualius et habundantius qui spiritu sponte subbeunt honera paupertatis. Cum igitur dilecte in Christo filie Abbatissa et moniales monasterii Sancte Mariae Madalene de Matelica Camerinensis diocesis que, spretis mundanis inlecebris, elegerunt Domino famulari cum adiectione voluntarie paupertatis, egeant a Christifidelibus sibi pia caritatis subsidia exiberi, universitatem vestram rogamus et ortamur in Domino in remissione vobis peccaminum, iniungentes quatenus eis ad hoc grata caritatis subsidia erogetis ut per subventionem vestram in aliquo subveniatur eisdem et vos per hec et alia bona que Domino spirante feceritis ad eterna possitis felic(itatis) gaudia pervenire. Nos enim cupientes ut ecclesia antedicta que ipsius Beatissime videtur insignita vocabulo congruis honoribus frequentetur, omnibus vere penitentibus et confessis qui ad dictam ecclesiam quolibet die dominico usque ad festum Pascatis Resurrectionis octavam durantem, causa devotionis, accesserint et eis manus porrexerint caritatis de omnipotentis Dei misericordia, beatorum Petri et Pauli apostolorum eis centum dies de iniunta sibi penitentia in Domino misericorditer relaxamus. In cuius rei testimonium et certitudinem pleniorem presentes iuximus nostri sigilli appensione muniri.  Privilegiis autem post dictam octavam Pascatis annuatim presentibus minime valituris. Datum Camerini die ultima februarii sub anno Domini millesimo CCLXXXVI  indictione XIIII

 

1286.02.28: Indulto vescovile per elemosine al monastero

Rambotto per divina misericordia vescovo di Camerino saluta nel Signore tutti i fedeli cristiani che vedranno questa lettera. Se consideriamo, secondo il detto del sapiente, che il tempo deve essere seminato in modo meritorio e raccolto, noi dobbiamo seminare in terra a che si debba raccogliere nei cieli con qualche moltiplicato frutto; e benché, secondo lo stesso, siamo tenuti ad aprire il cuore caritatevole verso tutti i bisognosi, tuttavia ancor più spiritualmente e più abbondantemente siamo tenuti a farlo verso coloro che spontaneamente  e di spirito si sottopongono alla povertà. Pertanto poiché le figlie dilette in Cristo monache e  la badessa del monastero di S. Maria Maddalena di Matelica della diocesi di Camerino, che, nel disprezzo dei piaceri mondani, scelsero di vivere nella comunione familiare con Dio aggiungendo una volontaria povertà,  hanno bisogno che i fedeli cristiani offrano piamente a loro l’aiuto caritatevole, esortiamo e preghiamo tutti voi nel Signore, a remissione dei vostri peccati, disponendo che eroghiate loro allo scopo graditi sussidi caritatevoli in modo che la vostra sovvenzione dia loro un sussidio e voi, a motivo di questa e di altre opere buone che farete ispirati dal Signore, possiate giungere alla gioia eterna della felicità. Noi infatti desideriamo che la predetta chiesa che è insignita del vocabolo della Beatissima, sia frequentata con onori ed a tale scopo rilasciamo per la misericordia di Dio onnipotente e dei beati apostoli Pietro e Paolo, 1’indulgenza di cento giorni sulla penitenza imposta nella confessione a coloro che, veramente pentiti, si recheranno per devozione alla chiesa predetta in qualsiasi domenica sino alla festa di Pasqua inclusa la sua ottava e faranno opere di caritatevole aiuto. A testimonianza e maggior certezza di ciò, abbiamo fatto munire il presente scritto con l’appendervi il nostro sigillo. Annualmente, il privilegio non avrà più efficacia dopo passata la detta ottava di Pasqua.

Data, a Camerino 28(=giorno ultimo) febbraio 1286 indizione quattordicesima.

 

1286 settembre 12

Viene nominato il procuratore del monastero matelicese e della badessa Mattia di S.M.M. per pagare una multa facendo un mutuo  di denaro.

 

In Dei nomine. Amen. Anno eiusdem MCCLXXXVI indictione XIIII tempore domini Honorii pape, die XII intrantis septembris; actum in monasterio dominarum Sancte Marie Madalene de castro Mathelice, presentibus Yacobo Bevenuti de Sefre, Francisco Marclonis et Dominico Petri Fainde, testibus. Domina Macthia abadissa monasterii Sancte Marie Madalene de Mathelica, de consensu, presentia et voluntate Cristine, Annese, Iacobe, Margarite, Catarine, Adlummenate, Danielle, Gratiadeo, Deutame, Lucie, Vectorie, Cicilie Cristiane, Aurie, Jacopucze, Cicilie, Justine, Andree, Ogenia, domine Philippe, Ysaie, Simonecte, Philippucze, Amodee, Mactie, Guiducze, Bevenute, Ysabet, et Sperandee, monialium et sororum dicti monasterii nomine et vice dicti monasterii et conventus eiusdem, fecit, constituit et hordinavit fratrem Jacobum Ugolini presentem et recipientem, suu(m) et dicti monasterii legitimum sindicum, actorem, et procuratorem et nuntium specialem, ad recipiendum pro eis et eorum nomine et nomine et vice monasterii ante dicti et pro ipso monasterio, finem et quietationem et remissionem perpetuo valituram, a reverendo patre domino Rambocto camerinensi episcopo, de condemna(atione) L libris ravennat. et anconetan. facta per ipsum dominum episcopum de dicto monasterio nomine et occasione deguastationis quam ipsum monasterium fecit de monasterio Sacte Agathe et ad  pr(esentan)dum domini Jentili de Muralto vel Mussca(!) Savinelli, ex causa mutui vel depositi L librarum ravennat. et anconet. hinc  ad calendas octubris proxime venturas et ad dictum debitum confitendum coram dicto domino episcopo et ad preceptum de dicta quantitate recipiendum a dicto domino Rambocto camerinensi episcopo et ad supponendum se et ipsas abatissam et sorores excommunicastionis sententie per ipsum ferende contra sindicum, abatissam et sorores et ad supponendum monasterium ecclesiastico interdicto, si de dicta quantitate non saddisfecerint in termino memorato, et generaliter ad omnia et singula fatienda et exsercenda que in predictis et circa predicta viderit oportuna (promictens) quidquid per dictum dominum sindicum factum fuerit in predictis et quolibet predictorum, se ratum habiturum et gratum sub ypoteca et obligatione bonorum et rerum dicti monasterii.

Et ego Acto domini Jacobi notarius publicus rogatus scripsi et publicavi.

 

1286.09.12: Procura per una multa vescovile

Nel nome di Dio. Amen. Nel suo anno 1286, indizione quattordicesima, a tempo di papa Onorio IV, il giorno 12 di settembre entrante; redatto nel monastero delle donne di Santa Maria Maddalena del castello di Matelica, mentre erano presenti Giacomo Bevenuti da Sefro, Francesco Marcloni e Domenico Petri Fainde, come testimoni; donna Mattia badessa del monastero di Santa Maria Maddalena di Matelica, con il consenso, la presenza e la volontà di Cristina, Agnese, Giacoma, Margherita, Catalina, Illuminata, Daniela, Graziadeo, Diotama, Lucia, Vittoria, Cecilia, Cristiana, Aurea, Giacomuccia, Cecilia, Giustina, Andrea, Eugenia, donna Filippa, Isaia, Simonetta, Filippuccia, Amedea, Mattia, Guiduccia, Benvenuta, Isabetta, e Sperandea, monache e suore del detto monastero, a nome e per conto del detto monastero e del suo convento, fece, stabilì e ordinò frate Giacomo Ugolini presente e ricevente come legittimo amministratore, attore e procuratore e nuncio speciale suo e del detto monastero, per ricevere per loro, a loro nome e a nome e per conto del detto monastero ed a favore dello stesso monastero, la conclusione e quietanza e condono validi in perpetuo, dal reverendo padre don Rambotto vescovo camerinese, riguardo alla condanna a cinquanta libbre ravennati e anconetane, fatta dallo stesso vescovo, riguardante il monastero nell’occasione e per la dismissione che lo stesso monastero fece nei riguardi del monastero di Sant’Agata; e per presentare al signor Gentile da Muralto canonico o a Mosca Savinelli, a motivo del mutuo o deposito di cinquanta libre ravennati ed anconetane, da ora al primo ottobre prossimo venturo, e per dichiarare questo debito di fronte al detto vescovo e a ricevere il precetto per detta quantità da detto don Rambotto vescovo camerinese ed a sottoporre sé, le stesse badessa e suore alla (minaccia di) scomunica da parte dello stesso contro il sindaco, la badessa e le suore ed a sottoporre il monastero all’interdetto ecclesiastico, qualora non soddisfacessero a detta quantità entro la ricordata scadenza; in generale a fare ed esercitare tutte e singole le cose che si considereranno opportune riguardo a quanto detto sopra. Promettono che tutto quello che verrà fatto dal predetto amministratore come sopra, lo riterrano  deciso e accettato sotto ipoteca ed obbligazione dei  beni e delle cose del monastero.

Ed io Atto(ne) del signor Giacomo notaio pubblico a richiesta ho scritto e pubblicato.

 

1286 settembre  13

Condono. Il vescovo di Camerino rilascia quietanza ed annulla altra condanna contro le monache del monastero matelicese di S.M.M.

 

In  nomine Domini. Amen. Anno Domini millesimo CCLXXXVI tempore domini Honorii pape quarti, Camerini in cappella palatii episcopatus; actum est die XIII mensis setembris, presentibus domino Gualterio priore Sancti Sebastiani de Camerino, domino Petro priore Sancti Jacobi de Muralto, magistro Ofredutio domine Amate, Corrado Johannis et Coradutio Domestici testibus de hiis vocatis et rogatis; venerabilis pater dominus Ramboctus camerinensis episcopus per se, suosque in posterum successores, nomine et vice camerinensis episcopatus, fecit finem, quietationem et remissionem perpetuo valituram fratri Jacobo Ugolini sindico monesterii Sante Marie Madalene de Mathelica, stipulanti et recipienti vice et nomine dicti monasterii de condepnatione (!) centum . . . /=librarum/ factam de ipso monasterio seu eius sindico Jacoputio domini Finaguerre, nomine et occasione violentie et excessus facti per ipsum monasterium et eius familiares, fautores et coadiutores contra monasterium Sancte Agathe site iuxta fossum Mathelice, prope ipsum monasterium Sancte Marie Madalene, cassando et cancellando idem dominus episcopus omnem condepnationem, sententiam et processum factam et factum contra dictum monasterium et ipsum Jacoputium eius sindicum vel quemcumque alium, nomine dicti monasterii Sancte Marie Madalene, et omnem promissionem ei vel alteri recipienti nomine suo factam de ipsa quantitate vel parte ispius, nomine dicti monasterii, et spetialiter promissionem factam per Jacobutium domini Finaguerre sindicum dicti monasterii, et spetialiter preceptum quod idem Jacobutius recepit de dicta quantitate L librarum solvenda,  scriptum manu magistri Nicolai de Auximo notarius et hoc ideo fecit dictus dominus episcopus pro eo quod habuit et recepit a dicto sindico dante et solvente nomine et vice dicti monasterii Sante Marie Magdalene et conventus eiusdem, et omnium suntorum dicti monasterii in excessu predicto quinquaginta libras ravennanorum et a(n)conetan. bonorum renuntians dictus dominus episcopus exceptioni non habitorum et non receptorum dictorum denariorum occasione predicta et omni iuris et legum auxilio; quam quidem quietationem et refutationem et omnia et singula supra et infra scripta promisit dictus dominus episcopus per se suosque in posterum successores predicto fratri Jacobo sindico dicti monasterii Sancte Marie Magdalene recipienti vice et nomine ipsius monasterii et conventus eiusdem et dicti Iacoputii domini (=dicti) monasterii sindici vel alterius sindici seu fautoris monasterii predicti sub pena dupli dicte quantitatis et obligatione et ypoteca bonorum dicti episcopatus.

Et ego Riccerius notarius publicus et nunc notarius dicti domini episcopi de predictis a dicto domini episcopo rogatus scripsi et publicavi meumque solitum fregium et nomen abposui(!).

 

1286.09.13: Quietanza di multa e condono

Nel nome del Signore. Amen. Nell’anno del Signore 1286, a tempo del papa Onorio IV, a Camerino nella cappella del palazzo dell’episcopato; redatto il giorno 13 del mese di settembre, mentre erano presenti don Gualtiero priore di San Sebastiano di Camerino, don Pietro priore di San Giacomo di Muralto, mastro Offreduccio di donna Amata, Corrado di Giovanni e Corraduccio Domestici, come testimoni a ciò chiamati e richiesti; il venerabile padre don Rambotto vescovo di Camerino per sé ed i suoi successori, a nome e per conto dell’episcopato camerinese, fece la conclusione, la quietanza ed il condono da valere in perpetuo a frate Giacomo Ugolini amministratore del monastero di Santa Maria Maddalena di Matelica, stipulante e ricevente a nome e per conto del detto monastero riguardo alla condanna di cento libbre, fatta dallo stesso monastero o al suo amministratore Iacopuccio del signor Finaguerra, in riferimento e per l’occasione della violenza e dell’esagerazione fatta da parte dello stesso monastero, suoi famigli, fautori e collaboratori, contro il monastero di Sant’Agata sito presso il fosso di Matelica in prossimità dello stesso monastero di Santa Maria Maddalena, cassando e cancellando lo stesso vescovo camerinese ogni condanna, sentenza e processo fatti contro il detto monastero e contro Jacopuccio suo amministratore o chiunque altro, a nome del detto monastero di Santa Maria Maddalena ed ogni promessa, se pure fatta al altra persona rivecente a suo nome, riguardo alla stessa somma o a parte di essa, a nome dello stesso monastero, in particolare la promessa fatta per mezzo di  Giacomuccio del signor Finaguerra, amministratore del detto monastero, inoltre specialmente il precetto che lo stesso Giacomuccio ricevette riguardo alla predetta somma di cinquanta libre da pagare, scritto per mano di mastro Nicola di Osimo notaio; pertanto il detto vescovo così fece per il fatto che ebbe e ricevette dal detto amministratore che ha consegnato e pagato a nome e per conto del detto monastero di Santa Maria Maddalena e del suo convento e di tutti i conti del detto monastero nella  predetta esagerazione, con cinquanta libre ravennati e anconetane.  Il detto vescovo rinuncia all’obiezione di denaro non avuto, non ricevuto, nell’occasione predetta, ed a ogni altro aiuto del diritto e delle leggi.  Il detto vescovo promise per sé e per i suoi successori promise a frate Giacomo, amministratore del detto monastero di Santa Maria Maddalena ricevente per conto ed a nome dello stesso monastero, e del suo convento e di detto Goacomuccio amministratore dell’altro monastero e di ogni altro suo fautore, che la presente quietanza e recusazione e tutte e singole le cose sopra scritte restano valide, sotto penalità del doppio di detta somma e con l’obbligazione e l’ipoteca dei beni del detto episcopato.

Ed io Riccerio notaio pubblico e ora notaio del detto vescovo, richiesto di scrivere le cose dette sopra dal detto vescovo, ho sottoscritto e pubblicato ed ho apposto il mio fregio e il mio nome.

 

1286 settembre 13

Bolla di unione. Il vescovo di Camerino unisce i due monasteri di Sant’Agata e S.M.M. confermando le decisioni prese dalla rispettive monache nel 1278, quand’era  badessa Mattia.

 

Ramboctus miseratione divina camerinensis episcopus, religiosis mulieribus abbatisse et conventui monasterii Sancte Marie Madalene de Mathelica, salutem in Domino. Cum a vobis petitur quod est iustum, tam vigor equitatis quam ordo exigit rationis ut item per solicitudinem nostri offitii ad debitum perducatur effectum. Eapropter, dilecte in Christo, vestris piis subplicationibus inclinati, unionem, obligationem, submissionem, promissionem, dationem seu concessionem factam per priorissam seu abbatissam vel moniales loci Sancte Agathe siti prope Mathelicam, considerata vicinitate et paupertate predicti loci Sancte Agathe, in quo moniales ibidem stantes observare non poterant continentiam regularem, prout in istrumentis inde confectis manu Morici de Fabriano notarii plenius continetur, cuius tenorem ad maiorem certitudinem et firmitatem de verbo ad verbum duximus inserendum.

In  nomine Domini. Amen. Anno eiusdem millesimo ducenteximo septuageximo octavo, indictione sexta, tempore domini Nichole pape tertii, die septima martii, actum Mathelice, in  monasterio  Sancte Marie Madalene presentibus Frederico domini Alberti, donno Accurso plebano plebis Mathelice, Verleutio domini lacobi de Eugubio et domino Finaguerra domini Albricii et Corradutio Bartoli testibus; Jacoputia magistri Gentilis, Amadea, Humilis, Cicilia, Lucia et Angelutia sorores vel moniales ac converse Monasterii sive loci Sancte Agathe de Mathelica, unanimiter et concorditer submiserunt se et eumdem locum cum bonis ad ipsum locum pertinentibus monasterio Sancte Marie Madalene de eadem terra et domine Macthie abbadisse ejusdem monasterii Sancte Marie recipienti nomine ipsius monasterii Sancte Marie et promiserunt ipsi abbatisse predicti monasterii Sancte Marie Madalene obedientiam et reverentiam, paupertatem et castitatem et observare regularia instituta predicti monasterii et quod predicta domina abbatissa possit ponere moniales et sorores in dicto loco Sancte Agathe et removere; cum dicte sorores Sancte Agathe videant et cognoscant se non posse honeste vivere in dicto loco Sancte Agathe in quo morantur, cum sit contra formam privilegiorum Sancte Marie Madalene et cum non possint in dicto loco Sancte Agathe regulariter vivere, dederunt et concesserunt pro redemptione peccatorum suorum dicte domine Mathie abbatisse ibidem presenti et recipienti nomine et vice dicti monasterii Sancte Marie Madalene et conventus ejusdem, plateam et territorium prope Castrum Mathelice, a primo(1) via, a secundo fossus Communis, a tertio filii quondam magistri Mathei et a quarto via, cum domibus, edificiis et cum omnibus et singulis que infra predictos continentur confines et cum omnibus aliis juribus et actionibus que ubicumque dictus locus et ipse sorores coniunctim vel divisim habent vel habere possent modocumque vel causa,   revocantes   seu cassantes omnem sindicum seu procuratorem et specialiter Salimbene Compagnionis et Sinibaldum   Massei   pro parte dicti loci et sororum Sancte Agathe factum(2) contra dictum monasterium Sancte Marie Madalene, et renuntiantes interlocutorie et interlocutoriis, si que usque ad presens tempus late sunt contra   dictum   monasterium Sancte Marie Madalene, (3) occasione muri et edifìtii quod edificabatur in dicto loco (et) scitu contra formam privilegiorum dicti monasterii Sancte Marie Madalene, constituentes se nomine dicti monasterii et dicte domine Mathie possidere predictum territorium et casarenum et domus et edifitia; et dederunt licentiam et plenariam potestatem predicte domine Mathie recipienti pro dicto monasterio auctoritate propria accipiendi possessionem dictorum bonorum et de heisdem(4) faciendi quod eis(5) videbitur, promittentes rata et firma habere perpetuo et damna(6) et expensas reficere sub obligatione bonorum dicti loci Sancte Agathe et non contrafacere vel venire contra predicta vel aliquod predictorum per se vel alium sub dicta pena, qua soluta vel non, rato manente contractu. Et ego Moricus de Fabriano, imperiali auctoritate notarius, hiis interfui, rogatus scribere scripsi et publicavi.

Quam submissionem, dationem, concessionem, promissionem et unionem et omnem aliam per abbatissam seu priorissam dicti loci  Sancte Agathe vel moniales loci ejusdem abbatisse seu sindico dicti monasterii Sancte Marie Madalene factam, prout reperitur manu dicti magistri Morici de Fabriano, ex certa scentia confirmamus, et si quis in dicta unione, submissione, datione, seu concessione reperitur defectus, nostra ordinaria auctoritate subplemus et loca predicta unimus.

Nulli ergo omnino hominum liceat hanc paginam nostre unionis et confirmationis infringere vel ei auso temerario contraire. Si quis autem hoc adtentare presunserit, indignationem omnipotentis Dei, et Beate Marie Virginis et beatorum Apostolorum Petri et Pauli et sanctorum Venantii martyris et Ansoini confessoris se noverit incursurum; in cujus rei testimonium et certitudinem pleniorem presentes licteras per Riccerium notarium nostrum scribi et publicari mandavimus et nostri sigilli appensione muniri. Actum et datum Camerini in cappella palatii episcopatus sub annis Domini MCCLXXXVI, Inditione XIIII, tempore Dni Honorii pape quarti, die XIII mensis setembris, presentibus donno Petro priore Sancti Iacobi de Muralto, donno Gualterio priore Sancti Sebastiani, magistro Ofredutio Notario, Corrado lohannutii, et Corrado Domestici, testibus de hiis vocatis et rogatis. Et ego Riccerius de Camerino notarius publicus, ac nunc notarius dicti domini episcopi, predictis omnibus presens interfui et a dicto domino episcopo rogatus et ejus auctoritate, scripsi ac publicavi, meumque solitum signum  ac nomem abposui.

Note di confronto tral la copia 1286 e il frammento 1278: (1) Vedi 1278: parole di inizio del frammento; (2) manca “factum” nel frammento; (3) il frammento aggiunge pro dicto loco; (4) nel frammento senza “h”; (5) nel frammento eisdem; (6) nel frammento dampna

 

1286.09.13: Bolla vescovile di unione di due monasteri

Rambotto, per divina misericordia, vescovo di Camerino, saluta nel Signore le religiose donne, badessa e convento del monastero di Santa Maria Maddalena di Matelica. Di fronte alla richiesta da voi giustamente presentataci, tanto la forza dell’equità, quanto l’ordine razionale esigono che ciò giunga al dovuto effetto con la nostra sollecitudine. Pertanto, o dilette in Cristo, confermiamo l’unione, l’obbligazione, la sottomissione, la promessa, la donazione o cessione fatta ad opera della prioressa o badessa e monache del luogo di Sant’Agata sito presso Matelica, dopo aver considerato la vicinanza e la povertà del predetto luogo di Sant’Agata, in cui le monache ivi dimoranti non potevano osservare la regolare continenza, come risulta più chiaramente dal documento redatto dal notaio Morico da Fabriano il cui contenuto viene qui inserito parola per parola a motivo della maggiore certezza e stabilità.

( QUI IL TESTO DEL DOCUMENTO 7 MARZO 1278 = vedilo  a questa data)

Conosciamo con pienezza di scienza la sottomissione, la donazione, la cessione, la promessa, l’unione e ogni altro impegno verso la badessa ed verso l’amministratore del detto monastero, nell’atto scritto da mastro Morico da Fabriano, deciso dalle monache del detto luogo di Sant’Agata e confermiamo tutto; e se in tale atto si trovasse qualche difetto, suppliamo con la nostra ordinaria autorità e uniamo i predetti luoghi delle religiose.

Non sia lecito a nessuna persona violare questo nostro atto di unione e di conferma, né contrastarlo con temerario ardire. Se qualcuno userà la presunzione di tentarlo, sappia che incorre nell’indignazione dell’onnipotente Dio, della beata Vergine Maria, dei beati apostoli Pietro e Paolo, dei santi Venanzo martire ed Ansovino confessore.

Su nostro ordine il notaio Riccerio, nostro redattore, scrive e rende pubblica la presente lettera e la consolida con l’apporvi il nostro sigillo per maggior fede e certezza. Redatto e dato a Camerino, nella cappella del palazzo dell’episcopato, nell’anno del Signore 1286, indizione XIV, a tempo del papa Onorio quarto, il giorno 13 settembre, alla presenza di don Pietro priore di San Giacomo di Muralto, don Gualtiero priore di San Sebastiano, mastro Offreduccio notaio, Corrado di Giovannuccio e Corrado di Domestico, testimoni chiamati per l’atto.

Ed io Riccerio da Camerino, pubblico notaio, ora notario del detto vescovo, presente a tutto ciò, su richiesta del vescovo, scrissi per sua autorità, sottoscrissi e pubblicai l’atto in cui apposi il mio sigillo consueto ed il mio nome.

 

1286 novembre 20

Viene nominato il procuratore del monastero matelicese e della badessa Mattia di S.M.M. per prorogare il pagamento del residuo di una multa.

 

In Dei nomine. Amen. In anno Domini millesimo CCLXXXVI indictione XIIII tempore domini Honorii pape IIII die XX mensis novembris, actum in monasterio Sancte Marie Maddalene(!) de Matelica, presentibus Albrico Jacobi Bruti, Matheo molenario, et Iohanne de Fulgineo testibus ad hec et de hiis vocatis et rogatis; domina Mathia abbatissa monasterii Sancte Marie Maddalene de Matelica, cum consensu et voluntate vel consenso et presentia et voluntate Cristine, Annese, Jacobe, Margarite, Catarine, Allumminate (!), Danielle, Gratiadee, Deutame, Lucie, Vectorie, Cicilie, Christiane, Aurie, Jacoputie, Cicilie, Justine, Andree, Eugenie, domine Philippe, Isaie, Simonette, Philipputie, Amadee, Mathie, Guidutie, Benvenute, Isabette et Sperandee monialium et sororum vel consororum dicti minasterii, nomine ac vice dicti monasterii et capituli et conventus ibidem more solito congregati, eiusdem ipsum capitulum totum et conventus fecit ac constituit et ordinavit vel ordinaverunt, fecerunt et constituerunt concorditer dompnum Erricum Guarnerii presentem et recipientem suum vel earum et dicti monasterii legitimum sindicum actorem et procuratorem et nunctium spetialem ad presentandum se et comparendum pro eis et eorum nomine et vice dicti monasterii et pro ipso monasterio et conventu eiusdem coram reverendo viro et patre domino Rambocto camerinensi episcopo ad petendum et recipiendum ac postulandum terminum solvendi XIII libras ravennates et anconetanas quas solvere debent et dare tenentur pro residuo debiti et condem(natio)nis L libras ravennates et anconetanas facta per ispum dominum episcopum de dicto monasterio et contra dictum monasterium nomine et occasione deguastationis monasterii Sanche Agathe facte per ipsum monasterium Sancte Marie predictum in festo proxime venturo Sancti Andree in longiorem terminum et ipsum terminum prorogari ad sensum et voluntatem ac mandatum ipsius domini episcopi et ad (confitendum) et promictendum solvere ipsum debitum in termino per eundem dominum episcopum statuendum tam domino Gentili de Muralto quam Musce Savinelli quibus solvere promiserant sindicus ipsius monasterii Sancte predicte Marie vel alteri sicut fuerit oportunum et placuerit ipsi domini episcopo alias creditoribus prelibatis ex causa depositit vel mutui  et ad subpondendum se et dictam abbatissam et consorores excommunicationi sententie per ipsum ferende contra sindicum, abbatissam et sorores et ad subponendum monasterium prelibatum ecclesiastico interdicto si dictam quantitatem non solveret vel non solvet in termino prelibato et ad quietationem, finem, liberationem et absolutionem perpetue valituram recipiendum et ad omnia et singula fatiendum et exercendum que in predictis et circa et extra predicta et infra predicita seu occasione eorum generaliter et specialiter que viderit expedire et fuerit oportuna promittens vel promittentes mihi notario infrascripto pro omnibus quorum interest vel intererint sollepniter stipulanti quicquid per dictum sindicum factum fuerit et promissum in predictis et circa et extra et infra predicta et quelibet predictorum et occasione eorum se ratum et firmum habere sub hipothecha rerum et bonorum dicti monasterii.

Et ego Salinbene domini Sinibaldi publicus notarius predictis omnibus interfui rogatus ut supra legitur scripsi et publicavi.

( Aggiunto in calce) Fiat instrumentum de punto ad puntum secundum instrumentum scriptum manu magistri Voti mutato nomine domini Gentilis  etiam Dominico Francisci.

 

1286.11.20: Procura per il residuo di una multa

Nel nome di Dio. Amen. Nell’anno del Signore 1286, indizione quattordicesima, a tempo del papa Onorio IV, il giorno 20 del mese di novembre, redatto nel monastero di Santa Maria Maddalena di Matelica, mentre erano presenti Albrico di Giacomo Bruti, Matteo mugnaio e Giovanni da Foligno, come testimoni per questo e su questo chiamati e richiesti; Donna Mattia badessa del monastero di Santa Maria Maddalena di Matelica con il consenso e la volontà o con il consenso, la presenza e la volontà di Cristina, Agnese, Giacoma, Margherita, Caterina, Illuminata, Daniela, Graziadea, Diotama, Lucia, Vittoria, Cecilia, Cristiana, Aurea, Giacomuccia, Cecilia, Giustina, Andrea, Eugenia, donna Filippa, Isaia, Simonetta, Filippuccia, Amedea, Mattia, Guiduccia, Benvenuta, Isabetta e Sperandea, monache e suore o consorelle del detto monastero, a nome e per  conto del detto monastero e del capitolo e del convento riunito ivi al modo solito,  tutto lo stesso suo capitolo ed il convento fece, stabilì ed ordinò od ordinarono, fecero e stabilirono concordemente il signor Enrico di Guarnerio presente e ricevente, come legittimo amministratore, attore e procuratore e nunzio speciale suo, di esse e del detto monastero, a presentarsi e comparire per esse e a loro nome e per conto del detto monastero e a favore dello stesso monastero e del suo convento, di fronte al reverendo uomo e padre don Rambotto vescovo camerinese, per chiedere e ricevere e presentar domanda di un termine (di scadenza) per pagare 14 libre ravennati e anconetane che debbono pagare e sono tenute a dare per il residuo del debito e della condamma di 50 libre ravennate e anconetane, fatta dallo stesso vescovo riguardo al detto monastero e contro detto monastero, per motivo e in occasione della dismissione del monastero di Sant’Agata, fatta da parte dello stesso monastero predetto di Santa Maria;  in un termine (di scadenza) nella festa di sant’Andrea, o più lontano e prorogare il termine a disposizione, volontà, ed ordine dello stesso vescovo, ed a dichiarare e promettere di pagare lo stesso debito, entro il termine che dovrà esser stabilito dallo stesso vescovo  tanto per il signor Gentile di Muralto, quanto per Mosca Savinelli, come l’amministratore dello stesso monastero della detta Santa Maria o altro aveva promesso di pagare e come sarà opportuno e piacerà allo stesso vescovo o diversamente per i creditori scelti a causa del deposito o mutuo, ed a sottoporre se stesso, la detta abbadessa e le consorelle alla ‘minaccia’ di sentenza di scomunica per la cosa stessa, da fare contro l’amministratore, la badessa, e suore, e a sottoporre il monastero all’interdetto ecclesiastico, qualora non pagassero o non pagheranno nel termine scelto, ed a ricevere la quietanza, la conclusione, la liberazioe e l’assoluzione che avranno valore perpetuo, ed a dover fare  ed esercitare tutte quelle e singole che riguardo a quanto detto, anche al di fuori ed in occasione di ciò, in generale ed in particolare, considererà da fare e sarà opportuno. Promettono a me notaio sottoscritto, stipulante solennemente per tutti quelli che sono o saranno interessati, tutto ciò che verrà fatto e promesso dallo stesso amministratore nelle cose dette prima, riguardo ad esse, dentro e fuori di esse e di ciascuna ed in occasione di esse, lo considerano deciso e stabile, sotto ipoteca delle cose e dei beni del detto monastero.

Ed io Salimbene del signor Sinibaldo pubblico notaio fui presente a tutte queste cose e, come sopra sopra si legge, scrissi e pubblicai.

(di altra mano aggiunta coeva) Si faccia l’istrumento puntualmente scritto per mano di mastro Voto, cambiando il nome del signor Gentile, anche a Domenico di Francesco.

 

1287 settembre 26

Viene nominato il procuratore del monastero matelicese e della badessa Mattia di S.M.M. per presentare appello contro i frati agostiniani riguardo ai beni del signor Matteo

 

In Dei nomine. Amen. Anno eiusdem MCCLXXXVII indictione XV Romana Ecclesia vacante pastore, die XXVI septembris, actum Mathelice in monasterio Sancte Marie Madalene presentibus magistro Percivalo olim de Cesena, Janne eius filio et Ver(luti)o domini Jacobi, testibus de hiis vocatis et rogatis. Congregato capitulo monasterii Sancte Marie Madalene de castro Mathelice, camerinensis diocesis; in quo quidem capitulo domina Mathelda abbatissa dominarum supradicti monasterii una cum expresso consensu et voluntate  omnium suarum consororum in dicto monasterio existentium, scilicet Annese, Margarite, Isabecte, Cristine, Danielis, Lucie, Andre, Cataline, Deutame, domine Christiane, Jacobutie, Johanne, Macthiole, Victorie, Isaie, Alluminate et aliarum monialium et sororum in dicto monasterio existentium et ipse sorores omnes unanimiter et concorditer fecerunt, constituerunt et ordinaverunt dompnum Erricum de Sancto Severino et fratrem Jacobutium conversum dicti  . . . . /=monasterii/ earum et dicti monasterii legitimos sindicos et procuratores, actores et defensores et nuntios spetiales ad presentandum se pro eis et ipsarum nomine et vice dicti monasterii et conventus eiusdem coram venerabili patre domino Rambocto camerinensi episcopo eiusque curia coram iudice spirituali in Marchia pro romana et coram iudicibus generalibus dicte Ecclesie temporalibus et coram quoque alio iudice competenti spetialiter et generaliter tam temporali quam spirituali pro causis, litibus et questionibus quas ipse domine et dictum monasterium habent et habere sperant cum fratribus Sancti Augustini, occasione bonorum domini Mathei domini Sinibaldi, cum dompno Vitaliano Albricitii, occasione dictorum bonorum dicti domini Mathei eorumque procuratoribus spetialiter et generaliter cum omnibus aliis hominibus et personis ubique locorum cum quibus predicta domina abbatissa et dicte domine et monasterium supradictum litem et questionem haberent vel habeant in antea ex quacumque de causa ad agendum et defendendum, ad libellum dacendum(!) et recipiendum, terminum et terminos ponendum, litem et lites contestandum, de calunnia iurandum, testes et probationes et instrumenta introducendum, testes et probationes averse partis audiendum et re(spon)dendum, exceptiones et replicationes opponendum, ad comunicandum et compromictendum, quietandum et remictendum, de calunia iurandum in anima predictarum dominarum et ad excusandum se ipsas, ipsarum dominarum et nomine dicti monasterii ab accusis et denuntiationibus factis et fatiendis dictis dominabus vel alicui ipsarum et dicto monasterio vel alicui pro dicto monaterio et dacendum fideiussionem et ad promictendum ipsos et quemlibet ipsorum conservandum indempnes sub dicta pena bonorum dicti monasterii, sententiam sive sententias audiendum, appellandum et prosequendum si opus fuerit, et generaliter ad omnia alia et singula fatienda et exercenda que in predictis, circa et extra predicta et quolibet predictorum necessaria vel utilia fuerint et dictis sindicis et procuratoribus facere et exercere videbuntur et placebit et que merita causarum requirunt solleniter promictentes predicta domia abbatissa et predicte sorores nomine et vice dicti monasterii et conventus eiusdem se se(!) ratum et firmum habere et tenere quidquid per predictos sindicos et procuratores vel alterum ipsorum factum et dictum fuerit in predictis circa et extra predicta et quolibet predictorum tum sub ypoteca et obligatione bonorum et rerum dicti monasterii volendo ipsos et quemlibet ipsorum reservare ab honere satidationis promiserunt mihi notario infrascripto pro eis quorum intererit sollenniter stipula(nti) de iuditio sisti et iudicatum solvendum.

Et ego Leva Boneiunte de Mathelica notarius predictis omnibus interfui rogatus supra scripta omnia subscripsi et publicavi.

 

1287.09.26: Procura per appello sui beni del signor Matteo

Nel nome di Dio. Amen. Nel suo anno 1287, indizione quindicesima, in tempo di sede romana vacante del pastore, il giorno 26 settembre, redatto a Matelica, nel monastero di Santa Maria Maddalena, mentre erano presenti mastro Percivalo un tempo da Cesena, Giovanno suo figlio e Ver(l)utio del signor Giacomo, come testimoni  richiesti ed a ciò chiamati. Quando si è riunito il capitolo del monastero di Santa Maria Maddalena del castello di Matelica, diocesi di Camerino,  donna Mattia badessa delle donne del detto monastero, con l’espresso consenso e la volontà di tutte le sue consorelle esistenti in detto monastero, cioè Agnese, Margarita, Isabetta, Cristina, Daniela, Lucia, Andrea, Cat(erina), Deutama, donna Cristiana, Jacobuccia, Giovanna, Mattiola, Vittoria, Isaia, (I)lluminata e delle altre monache e suore esistenti in detto monastero, e le stesse suore concordemente a voce unanime fecero, stabilirono ed ordinarono don Enrico da San Severino e frate Giacomuccio converso del detto monastero, come legittimi amministratori, sindaci e procuratori, attori e difensori e nunzi speciali loro e del detto monastero, per presentarsi per esse e a nome delle stesse e a nome e per conto del detto monastero e del suo convento, di fronte al venerabile padre don Rambotto vescovo di Camerino ed alla sua curia, di fronte al giudice spirituale della Marca per la Chiesa romana e di fronte ai giudici generali della detta Chiesa e temporali (cioè per beni materiali) e di fronte a qualsiasi altro giudice competente, in modo speciale e generale sia spirituale che temporale, per le cause, liti e questioni che le stesse donne e il loro monastero hanno o pensano avere con i Frati di Sant’Agostino, ad occasione dei beni del signor Matteo del signor Sinibaldo, con don Vitaliano di Albricuccio, ad occasione dei beni del detto signor Matteo e dei suoi procuratori in modo speciale e generale con tutti gli altri uomini e persone in ogni luogo con i quali la stessa donna badessa e le dette donne e il sopra detto monastero avessero lite e questione o ne avranno poi per qualunque causa, per agire e difendere, dare e ricevere il libello, ricevere un termine e porre termini, contestare la lite e le liti, giurare riguardo alla calunnia, introdurre testimoni, prove e strumenti, ascoltare i testimoni e le prove della parte avversa e rispondere , opporre eccezioni e repliche, per comunicare e far compromessi, far quietanza e remissione, giurare circa la calunnia sull’anima delle donne (monache) dette e a nome dello stesso monastero dalle accuse e denunce fatte e da fare alle dette donne e a qualcuna di esse e al detto monastero o a qualcuno per esso monastero, e a dare fideussione, a fare compromessi, a mantenerli sotto la già detta pena dei beni del monastero, ad ascoltare la sentenza o le sentenze, a fare appello e proseguire, se fosse necessario, e generalmente a dover fare ed esercitare tutte e singole le cose  che per quanto detto sopra, e fuori di ciò e qualsiasi cosa, saranno necessarie o utili come i detti amministratori e procuratori vedranno e vorranno e che sono richieste nel merito delle cause. La badessa e le suore prima dette a nome e per conto del detto monastero e del suo convento  promettono solennemente che considerano deciso e stabile e  mantengono tutto ciò che gli amministratori e procuratori, o uno di loro, faranno e diranno riguardo delle cose dette sopra ed a ciascuna di esse, sotto ipoteca e obbligazione dei beni e delle cose del detto monastero e vogliono che essi e ciascuno di essi sia esente dall’onere di soddisfare e promisero, a me notaio sottoscritto stipulante solennemente per esse e per quanti sono interessati, che si asterranno dal giudizio e che adempiranno le cose giudicate.

Ed io Leva Bonagiunta di Matelica, notaio, fui presente a tutte le cose predette e richiesto riguardo a tutte le cose scritte sottoscrissi e pubblicai.

 

1287 dicembre 10

Viene nominato il procuratore del monastero matelicese e della badessa di S.M.M. per una causa riguarante i beni di suor Francesca Bulgarelli.

 

In Dei nomine. Amen. Anno eiusdem millesimo CCLXXXVII indictione XV romana Ecclesia pastore vacante die X intrentis decembris; actum in castro Mathelice in ecclesia Sancte Marie Madalene de Mathelica, Jacobutio Accursi Altemilie ma(gistro) . . . nallo . . .rfo(lin)o et fratre Vitale, testibus ad haec vocatis e t rogatis; congregato capitulo monesterii dominarum Sancte Marie Madalene de dicto castro, una cum expresso consensu et voluntate omnium suarum consororum et fratrium(!) et conversorum (in dicto) capitulo existentium, silicet Iustine, Agnese, (Margarite), Andree, Cataline, Deutame, Ysabet, Lucie, (Daniele), domine Crestine, Alluminate, et Iacubutie, Amadei, Philipputie, Agate, Scicil(i)e, Iustine, Guidutie, monalium dicti monesterii et conversorum et familiarium eiusdem monesterii et ominum aliarum monialium et sororum in dicto monesterio existentium et ipse sorores omnes et confratres supradicti monesterii unanimiter et concorditer fecerunt, constituerunt, ordinaverunt et creaverunt fratrem Iacobum domini Scamnis et fratre Iacobutium, conversos dicti monesterii, presentes, et Anibali (domini) Scangni de Cammereno(!) absentem earum et supra dicti monesterii sindicos legitimos, actores et defensores, procuratores et nunctios (spetiales) et quam melius de iure censeri possunt, ad representandum se, pro eis et eorum nomine et nomine et vice dicti monesterii et conventus eiusdem, coram reverendissimo viro et domino Ranbocto episcopo Camerinensi eiusque Curia et auditore et vicario ipsius dicti episcopi et genereliter coram quolibet alio iudice tam temporali quam spirituali in causa seu causis quam et quas dictum monesterium et ipse sorores habent et habere possent e habere sperant cum sorore Francesca filia condam domini Burgarelli vel cum eius procuratore, actore, factore et qualibet alia persona tam temporali quam spirituali, ad respondendum prefate Francess(c)e vel suo procuratori et omnibus aliis presonis temporaliter et spiritualiter coram supra venerabili patre domino Rambocto eiusque curia tam temporalibus quam spiritualibus tam ecclesiasticis quam seculariis, tam civilibus quam criminalibus, ad libellum dandum et recipiendum, termino seu terminis ponendum et recipiendum et ordinandum et prorogandum litem seu lites contestandum, de calumpnia respondendum seu de veritate dicendum, exceptionibus opponendum, positiones faciendum et positionibus adverse partis respondendum, testes et instrumenta et iura dicti monesterii introducendum, iuramenta adverse partis videndum, haudiendum et reprobandum si opus fuerit, protestandum, fatiendum, suffectos dandum . . . . /=sententiam/   seu sententias dandum, audiendum et recusandum, ad appellandum a quolibet alio gravamine ipsi monesterio illa(to) vel inferendo vel sibi sindico nomine dicti monesterii et ad (omnem) appellationem prosequendum et commictendum, impetrandum et contra(dicendum) et generaliter ad omnia alia fatiendum et singula ex(ercendum) que in predictis et circa predicta et quo(d)libet predictorum necessaria fuerint, oportuna et que merita causarum dessiderant et requirunt, et que ipsa domina abbatissa, capitulum et conventum ipsius et predicte sorores et conversi nomine dicti monesterii facere et exercere possent, sollepniter promictentes prefata abbadissa et predicte sorores et fratres nomine et vice ipsius monesterii et conventus eius, omne se ratum et firmum habere adque tenere quidquid per dictos sindicos vel procuratores factum fuerit de predictis et quolibet predictorum sub ypoteca et obligatione bonorum et rerum predicti monesterii.

Et ego Thomas Scangni notarius publicus predictis omnibus interfui ut supra legitur rogatus scripsi et publicavi.

 

1287.12.10: Procura per una vertenza sui beni di suora Francesca

Nel nome di Dio. Amen. Nel suo anno 1287, indizione quindicesima, quando la Chiesa romana era vacante del pastore, il giorno 10 del mese di dicembre entrante; redatto nel castello di Matelica nella chiesa di Santa Maria Maddalena di Matelica, alla presenza dei testimoni richiesti ed a ciò chiamati, Giacomuccio di Accursio Altemelie; mastro (Ra)nallo, (Pe)rfolino(?) e frate Vitale; dopo riunito il capitolo del monastero delle donne di Santa Maria Maddalena del detto castello, insieme con l’epresso consenso e con la volontà di tutte le sue consorelle e dei frati e dei conversi esistenti nel detto capitolo, cioè Giustina, Agnese, Margherita, Andrea, Catalina, Diotama, Isabetta, Lucia, Daniela, donna Cristina, (I)lluminata, Giacomuccia, Amedea, Filippuccia, Agata, Cecilia (Sicilia), Giustina, Guiduccia, monache del detto monastero ed i conversi e famigli del detto monastero e di tutte le altre monache e suore esistenti in detto monastero e le stesse sorelle tutte e frati del sopradetto monastero, in modo unanime e concorde, fecero, stabilirono, ordinarono e crearono i presenti frate Giacomo del Signor Scanno e frate Giacomuccio conversi del detto monastero, ed Annibale del signor Scanno da Camerino assente, come legittimi amministratori, attori e difensori, procuratori e nunzi speciali e come meglio si comprende secondo il diritto, per presentarsi per loro ed a loro nome e per conto del detto monastero al signor don Rambotto vescovo di Camerino ed alla sua curia e al vicario uditore dello stesso vescovo e in generale di fronte a qualunque altro giudice sia temporale che spirituale, nella causa o nelle cause che il detto monastero e le stesse suore hanno e pensano di avere con suora Francesca figlia del defunto signor Bulgarello o con il procuratore, attore, fattore di lei e qualunque altra personalità tanto temporale che spirituale, per rispondere alla predetta Francesca o al suo procuratore e a tutte le altre persone e cose temporali e spirituali, ecclesiastiche e secolari, civili e penali, a dare il libello e riceverlo, e stabilire il termine o le scadenze, a ricevere, ordinare e prorogare, a contestare la lite o le liti, a rispondere di calunnia o dover dire la verità, ad opporre eccezioni, far posizioni e rispondere alle posizioni della parte avversa, ad introdurre testimoni, documenti e diritti del detto monastero, ad udire i giuramenti della parte avversa e rifitare, se sarà necessario, a protestare, agire, dare le deliberazioni o sentenze, ascoltare e recusare, fare appello per ogni impegno gravoso dato o da dare al detto monastero o allo stesso amministratore a nome del detto monastero, ed a proseguire ogni appello, a dar commissione, richiedere, obiettare e generalmente a dover fare ed esercitare ogni altra e singola cosa che per le cose e sulle cose dette sopra e in ciascuna di esse sarà opportuna e che i meriti delle cause comportano e richiedono e che la stessa badessa e il capitolo e il convento dello stesso monastero e le dette suore e i conversi, a nome del detto monastero potrebbero fare ed esercitare.  La detta abbadessa, le dette suore e i frati a nome e per conto dello stesso monastero e del suo convento promettono solennemente che terranno deciso e stablito e manterranno qualunque cosa sarà fatta dal detto amministratore o procuratore riguardo a tutte e ciascuna delle cose dette prima, sotto l’ipoteca e l’obbligazione dei beni e delle cose del detto monastero.

Ed io Tomasso Scagni notaio pubblico fui presente alle cose dette prima e richiesto scrissi come si legge sopra e lo pubblicai.

 

1292 febbraio 2

In due atti notarili, il monastero matelicese con la badessa Mattia  fa  il pagamento  di un  muro  della chiesa di S.M.M. cedendo la proprietà di un terreno.

 

In Dei nomine. Amen. Anno eiusdem MCCLXXXXII indictione V tempore domini Niccholai(!) papa quarti, die secunda mensis februarii; actum (in) castro Mathelice, in ecclesia Sancte Marie Madalene coram Benenutio (Sin)tardi, Entendi Salimbene Fulcarelli et Levutio Venture, testibus ad hoc vocatis et rogatis, Yuanus domini Scangni sindicus monasterii Sancte Marie Madalene de Mathelica nomine et vice ipsius monasterii et convenctus eiusdem, sindicario nomine eiusdem monasterii et convenctus de quo syndicatu mihi Bonaventure notario infrascripto plene constitit evidenti et occulata fide et presente, consensiente et volente domina Matthia abbatissa et convenctus dicti monasterii Sancte Marie Madalene per se in posterum suosque successores in dicto monasterio dedit et tradidit, cessit atque mandavit Petrono Rainaldi Bone pro se suisque heredibus sollempniter stipulanti iure proprio et ad proprium et in perpetuum, terram dicti monasterii positam in districtu Mathelice in loco qui dicitur Cretaiolum iusta hec latera, a primo ipse Petronus, a secundo L(e)v(o)nus Aiudi, a tertio uxor et filii Jacopelli d(e) (Fanti)linis et filii Jacobi Val(ent)ini, a quarto via; ad habendum, tenendum et possidendum (omne(?) et quicquid sibi et suis heredibus deinceps placuerit pepetuo faciendum cum omnibus et syngulis que infra predictos continentur confines vel alios si qui forent cum accessibus et egressibus suis usque in vias publicas et cum om(ni) iure (auctoritate) usu seu requisitione sibi et dicto monasterio et huic rei competenti et competitura pro eo quod dictus Petronus fecerat, muraverat unam cannam muri de cantis et de cementis bonam et sufficientem in fabbrica muri et ecclesie dicti monasterii valens quantum dicta terra valet et ultra, renuntians idem Yuanus sindicus in hoc facto exceptioni in eadem ecclesia non constructi dicti muri et excepti(oni) doli in factum . . . .tioni, condictioni sive causa et ex inniusta causa et deception(e) val. . .(oris) dimidium iusti precii et valoris dicte terre et omnibus aliis iuribus et exceptionibus et actionibus dicto monasterio competentibus et competituris in predictis et omni legum et iuris cannonicis auxilio quam rem idem syndicus nomine dicti Petroni constituit possidere donec eidem rei possessionem acceperit corporalem seuapprehendere quandocumque; in quam intrand(i) sua auctoritate quandocumque ei placuerit sibi licentiam et potestatem omnimodam contulit atque dedit absque alicuius iudicis vel rectoris licentia et auctoritate, lege vel statuta seu constitutione aliqua non obstante quibus dictus syndicus sponte re(nuptians); quam rem prefatus syndicus nomine et vice ipsius monasterii et conventus eiusdem per se suosque in posterum successores tam rei quam iuris eidem Petrono pro se suisque heredibus sollempniter stipulanti promisit et convenit nomine dicti monasterii semper perpetuo legict(ime) defendere, auctorizare atque disbri(g)are in quolibet foro, iudicio ecclesiastico et seculari et contra omne collegium, pesona(m) et universitatem, expensis, salariis et advocatis eiusdem monasterii ab initio litis usque ad finem cause sub pena dupli extimationis dicte rei pro tempore quo plus valuerit vel melliorat(a) fuerit vicissim inter eos et (versa) vice solempni stipulatione promissa et obligatione bonorum et rerum dicti monasterii nec contra predicta vel aliud predictorum per se vel alios aliquando facere vel venire aliqua ratione vel causa et omnia dampna et expensas ac interesse reficere; qua pena soluta vel non, predicta omnia et singula firma et rata semper nichilominus perseverent, etcetera.

Et ego Bonaventura magistri Benvenuti notarius publicus predictis omnibus interfui rogatus subscripsi et publicavi.

(Altro atto nella stessa pergamena, per lo stesso fatto, con  diversità fonetiche)

=1292 febbraio 2

 

In Dei nomine. Amen. Anno eiudem MCCLXXXXII indictione V tempore domini Niccholay(!) pape quarti et die secunda mensis februarii; actum in castro Mathelice in ecclesia monasterii Sancte Marie Madalene; coram Benvenuto Syntardi,  Entendi Salimbene Fulcarelli et Levutio Venture testibus ad hec vocatis et rogatis; domina Mathia abbatissa monasterii Sancte Marie Madalene de Mathelica, una cum consensu et voluntate sororum suarum, conversorum ac familiarium suorum, convocatis et congregatis de mandato dicte domine abbatisse in predicto monasterio scilicet Jacoba, Isabect, Daniela, Johanna, Victoria, Dietama, Philipputia, Barbara, Heugenia, Ysaia, Guidutia, Gratiadei, Agata, Cicilia, Iustina, Aurea et Aviadei et Tuttasanta et frater Guido et frater Salimbene et monialibus et conversis omnibus aliis in ipso monasterio existentibus in dicto monasterio ibidem presentibus dicti monasterii et ipse conventus totus, cum eorum concordia et voluntate atque consensu una cum prefata domina abbatissa fecerunt, constituerunt, creaverunt atque ordinaverunt Yuanum domini Scangni, presente et (in se) sponte subscipiente ipsorum et dicti monasterii et ecclesie legitimum syndicum yc(onomum) actorem, factorem, procuratorem et numptium specialem, specialiter ad dandum, tradendum et concedendum nomine dicti monasterii, ecclesie et conventus eiusdem Petrono Rainal(di) Bone, pro se et suis heredibus, terram dicti monasterii, ecclesie et conventus, positam in districtu Mathelice in loco qui dicitur Cretaiolum infra hec latera: a primo ipse Petronus; a secundo Levonus(?) Adiudi, a tertio uxor et filii Jacopelli de Fantolinis et filii Jacobi Valentini  et a quarto via, precio et nomine precii unius canne muri de cantis(!) bonis (et) cemento qu(od) idem Petronus fecerat et fieri fecit in fabbrica et mellioramento ecclesie dicti monasterii et ad quietandum dictum Petronum de dicta canna muri et legitimam defensionem faciendam et promictendum et (penam(?) promictendum et de (qua) pertica muri dictum monasterium indiget pro fabbrica muri dicte ecclesie; et bona et res ipsius monasterii obligand(um) pro defensione dicte terre et venditione ipsius nomine et vice prefati monasterii ecclesie et conventus eiusdem per se eiusque in posterum successores et generaliter ad omnia alia et singula faciendum et exercendum que in predictis et circa predicta et quo(d)libet predictorum fuerint necessaria et oportuna prom(ictent)es dicta domina abbatissa et ipse conventus totus sollempniter per se suosque in posterum successores in dicto monasterio ratum et firmum habere atque tenere et non contra facere vel venire . . . /=modo ali/quo in perpetuum aliqua ratione vel causa seu exceptione iuris vel facti sub pena per dictum syndicum promictendam et sub ypotheca et obbligatione bonorum (et) rerum eiusdem monasterii ecclesie et conventus, etcetera.

Et ego Bonaventura magistri Benvenuti notarius publicus predictis omnibus interfui et a predictis rogatus subscripsi et publicavi.

 

1292.02.02: Pagamento di un muro con un terreno

Nel nome di Dio. Amen. Nel suo anno 1292, indizione quinta, a tempo del papa Nicolò IV, il giorno due del mese di febbraio; redatto nel castello di Matelica, nella chiesa di Santa Maria Maddalena di fronte a Benvenuto di Sintardo, Entente di Salimbene Fulcarelli e Levuzio di Ventura come testimoni richiesti ed a ciò chiamati; donna Mattia badessa del monastero di Santa Maria Maddalena di Matelica, con il consenso unanime e la volontà delle sue consorelle, dopo che erano state convocate e riunite su ordine della stessa badessa nel detto monastero, cioè Giacoma, Isabetta, Daniela, Giovanna, Vittoria, Diotama, Filippuccia, Barbara, Eugenia, Isaia, Guiduccia, Graziadea, Agata, Cecilia, Giustina, Aurea, Aviadea e Tuttasanta e frate Guido e frate Salimbene e tutti gli altri conversi e monache esistenti nel detto monastero e tutti i presenti ivi del convento di esso monastero, con volontà, concordia e consenso unanime insieme con la predetta donna badessa nominarono, stabilirono, crearono ed ordinarono come legittimo amministratore loro, della chiesa e del detto monastero, agente, fattore, procuratore e nunzio speciale, Ivano del signor Scagno, presente e spontaneamente accettante, per dare, consegnare e concedere, a nome del detto monastero e del suo convento, a Petrono di Rinaldo Bone, per sé e suoi eredi, la terra del detto monastero, della chiesa e del convento, posta nel distretto di Matelica, in località detta Cretaiolo entro i seguenti confini: primo lato lo stesso Petrono; secondo lato Levono (?) di Aiudo; terzo lato la moglie, i figli di Giacomello de Fantolini e i figli di Giacomo di Valentino, quarto lato la via; terreno da avere, tenere e possedere come a lui e poi ai suoi successori piacerà farne in perpetuo con tutte e singole le cose che sono contenute entro i detti ed altri confini, con accesso e uscite propri fino alla via pubblica e con ogni diritto, potere, uso o requisizione che spettasse o spetterà al monastero riguardo a queste cose. E ciò a motivo del fatto che il detto Petrono aveva fatto la muratura di una canna (=misura) di muro con canne e cemento di buona e sufficiente edilizia, muro fabbricato per la chiesa del detto monastero, valutato di valore quanto il detto terreno e più. L’amministratore Ivano in ciò rinuncia ad ogni eccezione di inganno, condizione di causa giusta o ingiusta, calcolo a metà del giusto valore e prezzo di detta terra ed a tutti gli altri diritti ed (e)ccezioni ed azioni che competono o competeranno al detto monastero ed ogni ausilio di leggi e norme canoniche riguardo alla costruzione del detto muro nella detta chiesa. L’amministratore conservò la tenuta di questa cosa a nome del detto Petrono, fino a quando egli non ne prenderà il possesso corporale e la tenuta in qualunque modo. Gli diede licenza e pieno potere rinunciando spontaneamente a qualsiasi norma, legge o costituzione di qualsiasi giudice o rettore e fece ciò a nome e per conto dello stesso monastero e del suo convento, per sé e per i successori. E promise con solenne stipula e fece convenzione a nome del detto monastero con Petrono per sè e per i suoi successori, riguardo alla cosa e al diritto di difendere, risolvere presso qualsiasi tribunale ecclesiastico o secolare, contro ogni gruppo o persona o comunità, quanto sopra, inoltre di rifondere le spese, i salari e gli avvocati dall’inizio alla conclusione della vertenza, sotto pena del doppio dell’estimo di detta cosa, con il valore che avrà nel tempo, se sarà migliorata. E con solenne stipula, tra di loro scambievolmente, promisero di non agire contro, né venire in contrasto per alcuna ragione e causa, sotto promessa ed obbligazione dei beni e delle cose del detto convento e ripagare i danni, le spese e gli interessi. Tutte e singole le cose dette prima resteranno decise e stabili, pagandosi o non pagandosi la penalità, comunque sia, restano. Eccetera.

Io Bonaventura di Mastro Benvenuto notaio pubblico fui presente a tutto quanto sopra e, richiesto, sottoscrissi e pubblicai.

 

1301 marzo 24

Viene nominato il procuratore del monastero matelicese e della badessa Mattia  di S.M.M. per incassare il pagamento di un prato, venduto al comune di Matelica.

 

In Dei nomine. Amen.  Anno Domini MCCCI indictione XIIII, tempore domini Bonifatii pape VIII die XIIII martii, in terra  adtum Mahtelice in monesterio Sancte Marie Madalene, presentibus dompno Htomaxio (!) capellano ecclesie Sancte Marie de Cerreto, Guarinutio Coradi Guidarelli, conventu so(pra)dicti m(one)sterii, testibus deputatis vocatis; domina Mahtia abadissa monesterii Sante Marie Madalene, una cum sorore sua Isabetta, Gratiadee, Mahtiole,  Eugenie, Bartolomea, Datadeo, Ma(n)sueta, Simonetta, Vittoria, Felipputia, Gera, Agatte, Deutame, Lucia, Angelica, Cicilia, Isaia, Clarella, Margarita, Daniella, sorores et monace ipsius monestereii(!) et conventus dicti monestereii totum (!) ad sonum campane congregatum, ut moris est, nemine disscordante, ipsa domina abadissa, de licentia et voluntatem diciti(!) conventus et una cum eis, fecit, costituit et ordinavit fratrem Jacopoputium(!) conversum su(pra)dicti monesterii, suum et dicti monesterii verum, legitimum sindicum, actorem, factorem et nu(n)tium spetialem ad acipiendum et recipiendum a cammerario communis Mahtelice, sive a sindico dicti communis qui nunc est et in futurum erit et a Buto Tomaxii sive a qualibet persona qui eset poxitum super predittis, totam quantitatem pecunie sive bladii quod vel quam monesterium supradittum Sante Marie Madalene abere debet a commune Mahtelice vel ab interpoxita persona promi(ss)ione pro dicto commune, ad accipiendum dictam quantitatem pecunie sive bladii totam vel partem et ad quietandum remittendum et ad solvere cammerarium sive sindicum dicti communis et Butum Tomaxi et omnes alias personas que fuerint quietande et ad solvere de predict(o) commune de totum quod ipse frater Jacoputius sindicus dicti monesterii receperit et in omni eo quod per eum fuerit rep(er)tum, nomine et vice ditti monesterii et conventus eiusdem; promicte(n)s dicta domina Mahtia abadissa et conven(tus) totu(s) dicti monestrerii nemine discordante quid(quid) per dictum sindicum factum, dittum, quietare missum, operatum et factum fuerit in predittis omni ca(usa) preditta et colibet predittorum, ratum senper perpetuo abere et tenere et in alico punto nec capitulo contra facere vel venire sub pena et obligatio(ne) bonorum et rerum dicti monesterii et ipsius conventi quam (penam) totiens dare et solvere promisit et convenit, cotiens fuerit contrafattum vel etiam contraventum et danna et suntus reficere sindicum.

Et ego Ventura Massei notarius plubicus iis omnibus interfui de predittis roga(tus) scribere scripsi et plubicavi.

 

1301.03.24: Procura a riscuotere un credito

Nel nome dei Dio. Amen. Nell’anno del Signore 1301, indizione quattordicesima, al tempo del papa Bonifacio VIII, il giorno 24 marzo, redatto a Matelica nel monastero di Santa Maria Maddalena, alla presenza di Tomassio cappellano della chiesa di Santa Maria di Cerreto, Guarinuccio di Corrado Guidarelli, con il convento del sopradetto monastero, come testimoni richiesti e chiamati; donna Mattia badessa del monastero di Santa Maria Maddalena insieme con le suore Isabetta, Graziadea, Mattiola, Eugenia, Bartolomea, Datadeo, Mansueta, Simonetta, Vittoria, Filippuccia, Gera, Agata, Diotama, Lucia, Angelica, Cecilia, Isaia, Clavella, Margherita, Daniela, suore e monache dello stesso monastero e del convento del detto monastero, dopo che al suono della campana, come d’uso, si erano riunite, senza  alcuna discordanza, la stessa badessa con la licenza ed il consenso del detto convento ed insieme con loro, stabilì ed ordinò frate Giacomuccio della comunità del sopradetto monastero come amministratore vero e legittimo, agente, fattore e nunzio speciale del convento di esso monastero e dello stesso monastero, per ricevere  e prendere dal camerario (cassiere) del comune di Matelica o dall’amministratore del detto comune che è, e sarà in carica, e da Buto di Tomassio o da qualsiasi altra persona che è posta sopra ai predetti,  tutta la somma di denaro o di generi che il detto monastero di Santa Maria Maddalena deve avere dal comune di Matelica o da interposta persona, per la promessa per il detto comune, a prendere la detta somma di denaro o di generi, tutta o in parte, ed a rilasciare quietanza, remissione e ad assolvere  il camerario o l’amministratore e  Buto di Tomassio e tutte le altre persone che dovranno ricevere quietanza per il pagamento da parte del predetto comune, di tutto quello che lo stesso frate Giacomuccio amministratore del detto monastero riceverà e in ogni cosa che per mezzo di lui sarà trovata, a nome e per conto del detto monastero e del suo convento. La predetta donna Mattia badessa insieme con tutto il convento del detto monastero, promette di considerare deciso per sempre in perpetuo e di mantenere tutto ciò che viene fatto, detto, messo, quietanzato, operato e realizzato da parte del detto amministratore nelle cose dette sopra ed in ciascuna di esse, e di non contrastare o mettersi contro ad esse in alcun punto o capitolo, sotto penalità ed obbligazione dei beni e delle cose del detto monastero e del suo convento. Promise e accordò che avrebbe dato e pagato questa penalità tutte le volte che avessero agito contro o anche contravvenuto, e avrebbe ripagato l’amministratore, i danni e le spese.

Ed io Ventura Massei notaio pubblico fui presente a tutto ciò e, richiesto di scrivere, scrissi e pubblicai.

 

1311 gennaio 29

Vengono nominati i procuratori del monastero matelicese e della badessa Mattia  di S.M.M. per fare appello contro un precetto del vescovo di Camerino.

 

In Dei nomine. Amen. Anno Domini MCCCXI indictione VIIII tempore domini Clementis pape quinti, die XXVIIII mensis ianuarii; actum in ecclesia monasterii Sancte Marie Madalene de Mathelica, camerinensis diecesis, presentibus Nutio Nalli domine Savie; Francisco et Nutio Salimben(e) Atti de Monte Milone et nunc habitatoris terre Mathelice, testibus de hiis omnibus rogatis et vicatis. Nobilis mulier et domina domina (!) Mathia abbatissa monasterii Sancte Marie Madalene de Mathelica, camerinensis diecesis, una cum Francesca, Mathiola, domina Al(c)egrima(!), Barbara, Philipputia, Cecilia, Eugenia, Tuctasanta, Isaia, Manfredutia, Gera, Agatha, Marta, Lucia, Thomassutia, Sperandeo, Rosa, Zutia, Mita, Annese, Angelica, et Iacobutia, Bartholomea, monialibus ipsius monasterii ad sonum campane, mandato ipsius domine abbatisse in ecclesia ipsius monasterii, more solito, congregatis; et ipse moniales omnes, earum nemine discordante, una cum ipsa domina abbatissa ad invicem auctorante(!) fecerunt, constituerunt, creaverunt ac etiam legitime ordinaverunt nobilem virum Guarinutium Guarini de Mathelica et fratrem Jacobutium conversum dicti monasterii absentes, tamquam presentes, et quemlibet eorum in solidum, ita quod non sit melior condictio occupantis et quod unus ipsorum inceperit, alter possit readsummere(!), prosequi et finire, earum et dicti monasterii suos vero et legitimos sindicos, procuratores, actores et factores et nuntios spetiales vel si quo alio nomine de iure melius, et censeri possunt ad representandum se pro ipsis et ipsarum nomine coram venerabili patre et domino domino Berardo camerinensi episcopo et appellationem . . . . eundum et ad appellandum a litteris eis trasmissis et preceptis nuper factis per dictum dominum episcopum seu ipsius offitiales, aut per alterum ipsorum quocumque modo vel causa, ad sanctissimum patrem et dominum nostrum summum pontificem seu ad alium ipsius vicem habentem, seu etiam ad quemcumque alium in curia romana iurisdictionem habentem et ad dictam appellationem prosequendum, ad libellum dandum et recipiendum, litem contestandum de calupnia seu de veritate in ipsarum anima iurandum, exceptiones opponendum, replicandum . . . .  et reduplicandum si opus fuerit, iudices eligendum, vel albitros . . . .  escusandum suspectos dandum, ponendum et respondendum, testes, istrumenta, alias probationes legitimas inducendum, testes partis adverse iurare videndum, opponendum contra testes et dicta reprobandum et ad fatiendum ipsos deponere et ad videndum ipsorum testium apertura, copiam actorum recipiendum et concludendum in causa et ad unum procuratorem vel plures  istituendum, nomine ipsarum dominarum et dicti monasterii et generaliter, spetialiter et  particulariter ad omnia et singula fatiendum et exercendum que in predictis et quolibet predictorum extiterint necessaria et oportuna et que ipse facere et exercere possent, si personaliter addessent, et que merita causarum exigunt et requirunt; promictentes se ratum  et firmum perpetuis temporibus habituras quicquid per dictos (syn)dicos seu alteri ipsorum vel substituendum ab ipsis, factum et gestum fuerit in predictis et quolibet predictorum, sub ypoteca et obligatione bonorum dicti monasterii et ipsos et quemlibet ipsorum seu substituendum ab ipsis relevare ab omni honere satisdationis de iudictio sisti et iudicato solvendo. Qua pena soluta vel non, predicta rata et firma permaneant.

Et ego Nallus Zoni notarius publicus supradictis omnibus interfui et rogatus scripsi et publicavi meique singni munimine roboravi.

 

1311.01.29: Procura per fare appello contro un precetto vescovile

Nel nome di Dio. Amen. Nell’anno del Signore 1311, indizione ottava, al tempo del papa Clemente V il giorno 29 del mese di gennaio, redatto nella chiesa del monastero di Santa Maria Maddalena di Matelica, diocesi di Camerino, alla presenza di Nuzio Nalli di donna Savia, Francesco e (M)uzio di Salimbene Atti da Monte Milone abitante ora della terra di Matelica, come testimoni richiesti, a tutto ciò chiamati; la nobile signora  Mattia badessa del monastero di Santa Maria Maddalena di Matelica, diocesi di Camerino, insieme con Francesca, Mattiola, donna Al(t)egrima, Barbara, Filippuccia, Cecilia, Eugenia, Tuttasanta, Isaia, Manfreduccia, Gera, Agata, Marta, Lucia, Tomassuccia, Sperandea, Rosa, Zutia, Mita, Agnese, Angelica e Giacomuccia, Bartolomea, monache dello stesso monastero, dopo che per ordine della stessa badessa si erano riunite nella chiesa dello stesso monastero, al modo solito, tutte le dette monache, senza alcuna dissensiente, insieme con la stessa donna badessa e reciprocamente stabilirono, decisero, crearono ed ordinarono legalmente il nobil’uomo Guarinuccio di Guarino di Matelica e frate Giacomuccio converso del detto monastero, assenti, come fossero presenti, e ciascuno di loro in solido, di modo che non sia migliore la condizione di uno che è agente rispetto a quella di uno che non lo è, e tutto quello che uno di essi ha cominciato, l’altro possa prenderlo, proseguirlo e finirlo nella qualità di legittimi amministratori, procuratori, agenti, fattori e nunzi speciali, o con qualsiasi altro nome si può meglio esprimere e pensare giuridicamente, per presentarsi a posto di loro stesse, a nome loro, di fronte al venerabile padre e signore don Berardo vescovo di Camerino ed esprimere l’appello e appellare riguardo alla lettera loro trasmessa e agli ordini fatti da parte del detto vescovo di Camerino o dei suoi officiali o da alcuno di essi, in qualunque modo o causa, presso il santo padre, signor nostro sommo pontefice o ad altra persona che fa le sue veci, o presso chiunque altro abbia giurisdizione della curia romana, inoltre a proseguire il detto appello, a dare il libello e riceverlo, a contestare la lite sulla calunnia o sulla verità, a giurare sulla loro anima, ad opporre eccezioni, a replicare e controreplicare, se necessario, ad eleggere i giudici od arbitri, a escusare, a porre sospetti, a introdurre i testimoni, i documenti, le altre prove legali, a veder giurare i testimoni della parte avversa, a contrapporsi ai testimoni, a rifiutare le cose dette ed a farli deporre e a vedere l’apertura dei testimoni, ricevere la copia degli atti e concludere nella causa ed a stabilire uno o più procuratori a nome delle stesse donne e del detto monastero, e in generale a fare ed esercitare tutte quelle cose che riguardo a ciascuna delle cose dette sopra, risulteranno necessarie ed opportune e che loro stesse potrebbero fare ed esercitare se fossero presenti direttamente, cose che i meriti delle cause richiedono ed esigono. Promettono che considereranno stabilito e decisto per tutti i tempi tutto ciò che viene fatto e gestito da parte degli stessi amministratori o di uno di loro o di un loro sostituto, riguardo a ciascuna delle cose dette sopra, sotto l’ipoteca e l’obbligazione dei beni del detto monastero. Inoltre liberano questi amministratori e i loro sostituti da ogni onore di soddisfare, senza procedere in giudizio, attenendosi al giudicato. Le cose dette prima, pagata o non pagata la penalità, restino decise e stabili.

Ed io Nallo Zoni notaio pubblico fui presente a tutte le cose dette sopra e, richiesto di scrivere, scrissi e pubblicai e rafforzai con il mettere il mio sigillo.

 

1312 luglio 8

La badessa Mattia del monastero S.M.M. riceve quietanza per aver pagato In ogni miglior modo l’acquisto di una campana da rifondere.

 

In Dei nomine. Amen. Anno eiusdem MCCCXII (indictione X, tempore) domini Clementis Pape V die VIII mensis iulii. Actum Mathelice in ecclesia monesterii Sancte Marie Madalene, presentibus Iohannutio Simonicti et Acto Junte de Fab(riano) testibus ad hoc rogatis et vocatis; dompnus Pace Mathioli de Mathelica  tamquam procurator et legitime ad hoc constitutus a domino Jacobo Biccerii cappellano et rectore ecclesie Sancti Salvatoris Valle Acorani disstrictus Mathelice, nomine et vice dicti domini Jacobi fuit confessus et contentus habuisse et recepisse a domina Mathia abbatissa supradicti monesterii dante et solvente pro dicto monesterio et conventu pro pretio et nomine pretii LX libbras metalli unius campane fracte C.  s(olidos) ravennates et anconetanas, renuntians exceptio(ni) non habitos et non receptos dictos denarios et omni legum auxilio promictens dictam quantitatem ulterius non petere nec peti facere se(cus) si ex aliqua ratione vel causa pro se vel pro aliqua persona, dicto monesterio aliqua lix neque questio oriretur, promixit nomine dicti domini Jacobi, a principio litis usque ad finem cause legitime defendere omnibus suis sumptibus et expensis et de dicta quantitatem fecit finem, quietationem et assolutionem omni modo et iure quibus melius dici potest et promixit firmum et ratum haec omnia suprascripta et non venire contra sub pena XXV librarum ravennatum.

Et ego Franciscus magistre Mathi(!) de Mathelica notarius publicus predictis omnibus interfui et rogatus subscripsi et publicavi.

 

1312.07.08: Pagamento di una campana

Nel nome del Signore. Amen. Nel suo anno 1312 indizione decima a tempo del papa Clemente V, il giorno 8 del mese di luglio; redatto a Matelica nella chiesa del monastero di Santa Maria Maddalena, alla presenza di Giovannuccio di Simonetto e di Attone di Giunta da Fabriano come testimoni richiesti a ciò chiamati; il Signor Pace di Mattiolo da Matelica come procuratore legittimamente stabilito a questo, da don Giacomo di Biccerio cappellano e rettore della chiesa di San Salvatore di Valle Ancorano, distretto di Matelica, a nome e per conto del detto don Giacomo dichiarò e fu soddisfatto di aver avuto e ricevuto dalla abbadessa del sopraddetto monastero, donna Mattia che dà e paga per il detto monastero e convento come prezzo e per conto del prezzo di sessanta libbre del metallo di una campana rotta, la somma di cento soldi ravennati e anconetani, con  rinuncia all’eccezione del denaro non avuto o non ricevuto e a ogni ausilio delle leggi, prometendo di non chiedere ulteriormente né di far chiedere la detta somma. Nonostante qualsiasi ragione o causa per sè o per altra persona, affinché non sorgesse alcuna lite o questione al detto monastero, promise, a nome del detto don Giacomo, di difendere legalmente dall’inizio della lite fino alla fine della causa, a sue spese e fece quietanza finale e assolutoria per ogni modo e diritto come meglio si può dire. Promise di tenere decise e stabilite tutte queste cose scritte sopra e di non contrastarle sotto penalità di 25 libbre ravennati.

Ed io Francesco di mastro Matt(e)o da Matelica notaio pubblico fui presente a tutte le cose sopradette e richiestone sottoscrissi e pubblicai.

 

<Durante la digitazione la dettatura di questo testo è stata insicura>

ALCUNE PERGAMENE DEL MONASTERO DELLA BEATA MATTIA  DI MATELICA

Indice

1237 gennaio 11    Consacrazione di Rosa

1237 aprile   20      Contratto di deposito e arbitrato

(1237)                     Procura per Rosa

1271 agosto  10     Consacrazione di Mattia

1272 giugno    1      Procura per i beni di Mattia

1273 aprile   19       Consacrazione di Venutula

1273 aprile   21       Indulto per elemosine al monastero

1273(?) aprile 19     Donazione di un luogo monastico

1274 agosto  18       Istruttoria giudiziaria

1275 febbraio 11      Indulto vescovile per elemosine

1278 febbraio 16      Oblazione del luogo di Sant’Agata

1278 marzo     7       Frammento di rinuncia ad una lite

1278  luglio 16 e 17 Appello contro il precetto vicariale

1278 dicembre 2      Contratto per spartire un’eredità

1279 luglio      3        Donazione della dote sponsale

1284 giugno   10       Procura per i diritti su s. Maria di V.

1285 agosto  21        Procura per la lite sull’eredità di Sibilla

1286 febbraio 28       Indulto vescovile per elemosine

1286 settembre 12   Procura per pagare una multa

1286 settembre 13   Quietanza di multa e condono

1286 settembre 13   Unione approvata di due monasteri

1286 novembre 20   Procura per il residuo di una multa

1287 settembre 26   Procura per appello sui beni di Matteo

1287 dicembre  10   Procura per i beni di suor Francesca

1292 febbraio     2    Pagamento di un muro con un terreno

(due documenti)

1301 marzo     24     Procura per riscuotere un credito

1311 gennaio  29      Procura per appello contro un precetto

1312 luglio      8         Pagamento di una campana

(Traduzione  italiana di carlo tomassini)

MATELICA  MONASTERO DELLE CLARISSE   S.M.M.= Santa Maria Maddalena)

PERGAMENE TRASCRITTE E TRADOTTE

 

1237 gennaio 11

Donna Rosa dona se stessa ed i suoi beni a Dio nel monastero matelicese  S. M. M. nell’obbedienza al ministro dei Frati minori e alla monache per le quali difenderà la sua eredità contro  Masseo e Gentile  NAZARII.

In nomine Domini nostri Iesu Christi. 1237 indictione X die XI intrante  ienuario, tempore Gregorii pape et Federici imperatoris. Coram testibus infrascriptis, domina Rosa filia condam domini Ranni Aberti Gualterii, propria spontanea sua bona voluntate, et pro redempcione animarum parentum et sororum suarum, et pro sua anima, dedicavit se et sua; et ingressa est monasterium et ecclesie sancte Marie Madalene; et dictam  domina promisit obedientiam et reverentiam Fratri Petro ministro Fratrum Minorum et suis sororibus, recipienti pro ipsa ecclesia, quod nunquam  aliquo tempore discederet a dicta ecclesia eundo et serviendo ad aliquem locum religiosum, hoccasione standi vel permanendi, sed semper  in eodem loquo permanendo; et renunciavit mundo et promisit castitatem et unitatem retinere, et necessitatem retinere: et Deo fecit pro amore quam habet erga dominum nostrum Iesum Christum et Marie Virginis et Marie Madalene; dicendo dictus Frater Petrus: “Vis tu esse reddita Deo huic loquo sancte Marie Virginis et sancte Marie Madalene; permanendo et stando ante altare sancte Marie Madalene?”  Et ipsa dixit: “Volo”.  Et ipse Frater Petrus  et sue sorores receperunt eam nomine et vice dicte Ecclesie; et investiverunt eam per pannos altaris et per osculum pacis ad altare. Et dicta domina Rosa, post hec, dedit et cessit omne ius et omnem rationem et actionem quod et quam  abebat contra dominum Masseum et dominum Gentilem Nazarii de quatuor centum libris, quas ipsi dare ei tenebantur de venditione mansi patris et matris sui, et de CLVI libris quas domina Biatrice et ipsa domina Rosa antea concesserant dicto monasterio. Et dedit et concessit ipsa domina Rosa dicto loquo sive monasterio omnia alia sua bona preter ista, sive ultra supradicta   . . . .tud(. . ) esset; quam racionem et concessionem promisit firmam et ratam abere et non contravenire aliqua occasione vel exceptione.

Ibi vero dominus Bartolus Gentilis, dominus Rainaldus iudex, Moricus de Rocca, et dominus Benintendi, donnus Petrus Palmucii, Bonus Frater, Frater Filippus, donnus Bentevogius, et multi alii rogati testes similiter in dicta ecclesia.

Ego Albertinus notarius interfui et ex mandato dicte domine Rose et suarum sororum scripsci et plubicavi (!) et in plabicam (!) formam redegi.

 

1237.01.11: Consacrazione di Rosa

Nel nome di nostro Signor Gesù Cristo. Anno 1237, indizione decima, giorno 11 gennaio, al tempo del papa Gregorio e dell’imperatore Federico, alla presenza dei testimoni  scritti sotto, donna Rosa, figlia del defunto signor Ranno di Alberto Gualtieri, di propria spontanea buona volontà e per la redenzione delle anime dei suoi genitori e sorelle e per la propria anima, consacrò se stessa e i suoi beni, ed entrò nel monastero e chiesa di santa Maria Maddalena. La signora predetta promise obbedienza e riverenza a Frate Pietro ministro dei Frati Minori ed alle consorelle. Fu accolta a nome della stessa Chiesa, con l’impegno che mai, in alcun tempo, sarebbe uscita da tale chiesa, per andare a servire in altro luogo religioso, in occasione di stare o rimanere; ma sempre sarebbe restata in questo luogo e rinunciò al mondo. Promise di mantenere la castità e l’unità e di tenere la necessità e lo fece per Dio, per l’amore che ha  verso nostro signore Gesù Cristo, verso la vergine Maria e Maria Maddalena. Mentre Frate Pietro predetto domandava: “Vuoi tu essere resa a Dio a questo luogo della santa  Vergine Maria e santa Maria Maddalena, permanendo e stando davanti all’altare di santa Maria Maddalena?” Lei disse: “Lo voglio”. Frate Pietro e le consorelle la ricevettero a nome e per conto della Chiesa predetta e la vestirono per mezzo dei panni dell’altare e per mezzo del bacio della pace presso l’altare. Rosa dopo queste cose, donò e concesse al monastero ogni diritto ed ogni ragione ed azione che aveva nei confronti del Signor Masseo e del signor Gentile di Nazario per quattrocento libbre che quelli erano tenuti a darle dalla vendita del podere paterno e materno di lei, inoltre per 156 libbre che donna Biatrice e la stessa donna Rosa avevano prima consegnato; come pure lei consegnò e diede al predetto monastero, o luogo, ogni altro suo bene; e oltre ed in aggiunta a ciò anche quel che fosse di suo avere. Promise di mantenere stabili e definitive questa sua donazione consegnata e di non contrastarla in nessuna occasione, senza  riserva.

Erano presenti il signor Bartolo di Gentile, il signor Rainaldo giudice, Morico della Rocca, il signor Benintendi, don Pietro di Palmuccio, Bono frate, frate Filippo, don Bentivoglio e molti altri testimoni richiesti, nella detta chiesa.

Fui presente io notaio Albertino che per mandato della stessa Rosa e delle consorelle, scrissi l’atto, e lo resi di pubblica forma.

 

1237 aprile 20

Nella vertenza per l’eredità di Rosa si stipula l’accordo di deposito del denaro affidando la sentenza al ministro dei Frati minori oppure al vescovo.

 

In Dei nomine. Amen. Anno Domini MCCXXXVII, die (XI) exeuntis aprilis tempore Gregorii pape et Frederici romanorum imperatoris, Sicilie et Jerusalem regis, indictione X.

Dominus Masseus et dominus Gentilis Lazarii ex una parte, et Acto Venimbene notarius sindicus monasterii sancte Marie Madalene de Mathelica, nomine universitatis et conlegii et pro ipsa universitate dicti monasterii, ex altera, deposuerunt de communi concordia e voluntate apud dominum Moricum de  Rocca, ducentas libras ravennates et anconetanas de pretio vendictionis domine Rose, facte filiis Lazarii, de bonis quondam Ranni, hoc modo et pacto et ac conditione possita, quod quidquid Frater Petrus minister Fratrum Minorum dixerit, quod predicta domina  cum suis sororibus et sindicus dicte universitatis fatiant cartam filiis Lazarii quietationis e transactionis factam inter predictos, stabunt ad eius dictum; et si  (contigeret) dictus Frater Petrus non veniret, vel diceret, hinc ad medium madium proximum, dominus Filippus episcopus camerinensis debeat dicere; et si contigeret quod viri predicti non diceret, dicta pecunia, silicet  CC  libras, dominus Moricus deberet restituere dictis filiis Lazarii, et si episcopus diceret, deberet restituiere dictam pecuniam, dominus Moricus dicte domine , omni occasione postposita.

Item de testamento domine (I)bilde  quidquid predicti diceret vel laudaret, plus rationi, vel minus rationi, promiserunt ad invicem firma habere atque tenere sub pena CC librarum ravennatum; (vicissim)  inter se solempni stipulatione promiserunt, et omne dampnum litis et expensas per quod, et quas, fecerit vel sustinuerit, pro  (hoc), quoquo modo, reficere et restituere promiserunt solempni stipulatione inter se; et predicta soluta, vel non, dicta omnia firma habere, tenere promiserunt; omni iure reservato monasterio facto montis scilicet X(. .) modioli; et illud quod habet de manso (Mar)tini Iunii et uxori et de clusura Deoni Acti, et molendino Gometarie, que demisit domine Rose.

Actum in monasterio dicto, presentibus domino Albrico Finaguerre, Rainaldo Montis Melonis, domino Subpolino, domino Albrico Mori, et domino Blasio et Iohanne Albrici Guarnerii testibus. Ego Acto Deoni avocati apostolice sedis notarius, his omnibus interfui et ut supra legitur, rogatus, scripsi.

 

1237.04.20: Contratto di deposito e arbitrato

Nel nome di Dio. Amen. L’anno del Signore 1237, giorno 20 aprile, a tempo del papa Gregorio e dell’imperatore  dei romani Federico, re di Sicilia e di Gerusalemme, indizione decima. Il signor Masseo ed il signor Gentile di Lazario  da una parte, e dall’altra parte, Attone Venimbene notaio, amministratore del monastero di santa Maria Maddalena di Matelica, a nome della comunità e del collegio e per conto loro, di comune accordo e volontà,  presso il signor Morico da Rocca, fecero il deposito di duecento libbre ravennati ed anconetane,  prezzo della vendita da parte di donna Rosa, dei beni del defunto Ranno, fatta ai figli di Lazario, con questo patto, e con questa condizione posta, che qualunque cosa deciderà Frate Pietro ministro dei Frati Minori, la predetta donna Rosa con le sue consorelle e l’amministratore della detta comunità, facciano la carta  di quietanza e transazione ai figli di Lazario e staranno gli uni con gli altri alla decisione dello stesso. E se capitasse che il predetto Frate Pietro non venisse o non decidesse, da ora fino alla metà del prossimo maggio; debba decidere don Filippo vescovo di Camerino. E se capitasse che questi predetti uomini non decidessero, allora il denaro predetto di duecento libbre sia restituito dal Signor Morico ai predetti figli di Nazario. E qualora il vescovo dicesse che il predetto denaro fosse da restituire, il signor Morico lo consegni, senza frapporre condizione, alla signora predetta. Parimenti riguardo al testamento di donna (I)bilde, tutto ciò che uno o l’altro dei predetti decidesse o sentenziasse, con più o meno di considerazioni, promisero tra di loro, vicendevolmente, che lo considereranno e terrano stabile e promisero con solenne stipula sotto penalità di duecento libbre ravennati. E promisero di rimborsare o restituire ogni danno di lite e di spese fatte o sostenute per questo, in ogni modo, con solenne stipula tra di loro. E fossero o non fossero pagati (i rimborsi), promisero che tutto restasse stabilito.

Si riserva ogni diritto a favore del monastero per quanto riguarda il monte, cioè per i dieci (o più ? foro nella pergamena) mogiuri e per quello che ha del manso di Martino Iunni e della moglie; inoltre per la chiusa di Deone di Atto e del molino do Gometaria(?), beni che lasciò alla signora Rosa.

Redatto nel monastero, presenti come testimoni, il signor Albrico di Finaguerra, Rainaldo di Monte Melone, il signor Suppolino, il signor Albrico di Moro, il signor Blasio  e Giovanni di Albrico Guarnerii. Il notaio apostolico Atto di Deone avvocato, richiesto scrisse.

 

Frammento senza anno (1237) ( Manca la parte iniziale, data desunta dai nomi  del 1237 )

Viene nominato il procuratore del monastero matelicese S.M.M. per il              processo sull’eredità di Rosa.

 

. . . . . . dominae  Isulanae et dominae   Clarae . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Lucie, Annese et Cataline fecerunt co(=stituerunt et creaverunt ). . . . . . . . . . . . . .(Venin. .ne) notarium presentem eorum sindicum, actorem, factorem, p(. . .)rem et procuratorem et sufficientem responsabilem ad agendum contro dominum Masseum et dominum Gentilem Lazarii, coram Fratre Petro Vercellensem, vel coram Filippo camerinensi episcopo, ad litem contestandam et ad iurandum de calupnia, et ad omnia fatienda et ad transigendum et ad compromittendum et ad sent(entiam) (a)udiendam et appellandam si necess(e  fu)erit, hoc modo uti possit agere, excipere et replicare (uti) ipsemet facere possent, vel replicarent  de tota hereditate que fuit quondam patris sui domini Ranni e matris sue domine Biatrice et spetialiter  de quinque centum L V  libris, et generaliter de omnibus aliis bonis que ei posset . . . . . . nire vel competere occasione predictorum. Quam sindicariam promiserunt per se suas(que) . . . . . . . . .    non contravenire sed firma habere atque tenere, nec ullam restitutionem  aliqua in p. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .ato a dicta abbatissa et sororibus, fori ecclesiastico condictioni sine causa, dolo vel metu, restitutionem in integrum, omnique legali auxilio que eis possent prodesse  et aliis personis habentibus causam hab eis possint obesse; e hec sub pena CC librarum promiserunt, et pena soluta vel non soluta, stipulata promissa omnia supradicta firma permaneant.

Actum in monasterio sancte Marie Madalene, presentibus domino Albrico Finaguere, domino Finaguere et domino Morico de Rocca, domino Subpolino, domino Albrico Mori, Iohanne Albrici, et domino  Blasio, testibus.

Ego Acto Deoni avocati, apostolice sedis notarius, his omnibus interfui, et ut supra legitur, rogatus a dicta abbatissa et sororibus, scripsi et publicavi.

 

1237:  Procura per Rosa (data dal contenuto dei precedenti atti)

. . . . . . . . . . . . . . . . .donna Isulana, donna Chiara  (pergamena stralciata)  . . .  Lucia, Agnese e Catalina  stabilirono il. . . . notaio presente loro amministratore, attore, fattore, procuratore, responsabile sufficiente ad agire contro il signor Masseo e contro il signor Gentile Lazarii, di fronte a Frate Pietro da Vercelli e di fronte a Filippo vescovo di Camerino per contestare la lite, per giurare nell’accusa e per fare tutto, transazione, compromesso, ascolto della sentenza, appello se necessario, con procura che agisca, riceva e replichi come loro stesse potrebbero agire e replicare riguarda all’eredità (di Rosa) dal padre, signor Ranno e dalla madre, donna Biatrice, specialmente per   555 libbre e per tutti gli altri beni spettanti a lei. Questo atto della badessa e delle monache sarà mantenuto stabile in ogni circostanza, senza limiti di foro ecclesiastico, condizione di causa o senza causa, per dolo o timore, per ogni ausilio legale, restituzione intera e per tutto quanto potesse essere di vantaggio per loro e di svantaggio per le persone in causa con loro. Promisero ciò sotto penalità di 200 libbre. E, pagata, oppure non pagata la penalità, tutto quanto detto sopra resta stabile.

Redatto nel monastero di santa Maria Maddalena, alla presenza dei testimoni il signor Albrico di Finaguerra, il signor Finaguerra, il signor Morico da Rocca, il signor Suppolino,  il signor Albrico di Moro, Giovanni di Albrico, il signor Blasio.

Io notaio apostolico Atto di Deone avvocato fui presente a queste cose e, richiesto dalla detta abbadessa e dalle consorelle, scrissi quanto si legge sopra e lo pubblicai.

 

Nota: nel documento del 20 Aprile  1237 risulta sindaco dello  monastero il notaio Attone Vanimbene. Donna Rosa monaca nel 1237. Non si conosce il motivo per cui  questa pergamena è stata  stralciata.

 

1271 agosto  10

Mattia dona se stessa ed i suoi beni a Dio consacrandosi nel monastero matelicese S.M.M nelle mani di suor Omodea.

 

In nomine Domini. Amen. Anno eiusdem a Nativitate millesimo ducentessimo septuagessimo primo indictione XIIII, die X augusti, ecclesia romana vacante felicis recordationis domini Clementis pape quarti, actum Mathelice in monasterio sancte Marie Magdalene ante altare Sancte Marie Magdalene, coram dompno Morico Johannis cappellano nunc dicti monasterii,  Mattheo Johannis clerico et Cosarello Donati Guarini de Sancto Severino, testibus de hiis rogatis et vocatis.

Mathia, filia quondam Guarnerii domini Gentilis Lazani, obtulit se et sua Deo et sancte Marie Magdalene et eius monasterio,  posito in burgo castri et communis Mathelice, in manibus sororis Homidee monialis dicti monasterii, nomine et vice ipsius monasterii recipienti et solempniter stipulanti pro monasterio supra dicto, tam mobilia quam (in)mobilia, seseque moventia et tam predia urbana, quam rustica et molendina atque silvas domesticas et silvestres, prata et pascua spetialiter et generaliter omnia alia  sua bona bona, possessiones et iura realia et personalia ubicumque, undecumque, quomodocumque, quandocumque et qualitercumque sibi competentia vel competitura, pro redemptione anime sue et remissione suorum peccatorum; dando et cedendo predicta iure proprietatis et utilis vel directi dominii atque iure possessionis et detentionis, ita ut a modo predictum monasterium predicta bona, res et possessiones et cetera supradicta, habeat, teneat et possideat ac de eis fatiat quidquid ei monasterio et abbatisse dicti monasterii suisque successoribus vel aliis pro eis deinceps semper et perpetuo facere placuerit, cum lateribus seu finibus superioribus et inferioribus habitis, presentibus, preteritis et futuris cum omnibus et singulis super se infra se, seu intra se, habitis, vel habendis in integrum, omnique iure et actione usu vel requisitione sibi Mathie, ex heis vel pro eis bonis et rebus pertinentibus sive expectantibus, pro remissione suorum peccatorum et anime sue redemptione ut superius est narratum. Que bona res et possessiones dicta Mathia interea et semper constituit se precario et nomine dicti monasterii possidere, donec semel et pluries sua auctoritate, corporalem acceperit possesionem per se vel alium et maxime sindicum ipsius monasterii; quam accipiendi et retinendi ipsi monasterio vel alii pro eo dicta Mathia liberam licentiam dedit et plenariam potestatem et quod possit facere sua auctoritate predicta et quo(d)libet predictorum, iam dictum monasterium vel alius pro eo sive Curie vel iudicis requisitione; et promisit solempniter et legitime, dicta Mathia prestare et facere dicte Homodee legitimam defensionem pro predicto monasterio sollepniter et legitime stipulanti, nec contra predicta vel aliquod predictorum, per se vel alium, aliquando facere vel venire aliqua occasione vel exceptione; sub pena dupli extimationis dictorum bonorum et rerum, ut pro tempore quo plus valuerint vel meliorate fuerint, renuntians in hoc contractu conditioni sine causa et ex iniusta causa, exceptioni doli et in factum omnibusque aliis exceptioniobus, auxiliis et benefitiis que ipsi Mathie competunt vel competere possent, pro corrumpendis vel irritandis predictis vel aliquo predictorum; hiis omnibus a dicta Mathia per se suosque heredes sollempni stipulationi promissis sepe dicte Homodee  pro dicto monasterio solepniter stipulanti, sub dicta pena et dampna et expensas salaria cum interesse  reficere  promisit sollempniter et legitime semper sindici dicti monasterii credito sacramento sive alicuius iudicis vel rectoris (c)assatione.

Et ego Matheus imperali auctoritate notarius hiis omnibus interfui et ut supra legitur rogatus  a dictis contrahentibus ea omnia subscripsi et publicavi

 

1271.08.10:  Consacrazione di Mattia

Nel nome del Signore. Amen. Nell’anno dalla sua natività 1271, indizione XIV, il giorno 10 Agosto, quando era vacante la Chiesa romana, (dopo la morte) del papa Clemente VI di felice memoria, redatto a Matelica, nel monastero di santa Maria Maddalena, davanti all’altare di santa Maria Maddalena, presenti don Morico di Giovanni, ora cappellano del detto monastero, il chierico Matteo di Giovanni e  Cosarello di Donato Guarini da San Severino, quali testimoni richiesti e a ciò chiamati.

Mattia figlia del fu Guarnerio del signor Gentile Lazani, offrì se stessa ed i suoi beni a Dio e a santa Maria Maddalena e al suo monastero posto nel borgo del castello e comune di Matelica, nelle mani di suor Omodea monaca del monastero che accoglie e stipula solennemente l’atto a nome e per conto  dello stesso monastero. Mattia offrì i beni tanto mobili che immobili e semoventi, i beni urbani ed i rurali, molini, boschi domestici e silvestri, prati, pascoli e possessi, in particore ed in generale ogni altro suo bene, possesso, diritto reale e personale di qualsiasi luogo, provenienza, tempo, modo e qualità spettante ora ed in futuro a lei, per la salvezza della sua anima e in remissione dei suoi peccati, dando e cedendo tutto quanto predetto in diritto di proprietà, di utilità, di dominio diretto, da possedere e tenere, in modo che il predetto monastero abbia, tenga, possieda i predetti beni, cose, possessi e quant’altro detto sopra e di ciò faccia quel che al monastero, all’abbadessa e sue succeditrici piacerà fare di quei beni, da ora e per sempre in perpetuo con i confini  e terreni, sopra e sotto, avuti, presenti, passati e futuri, con tutte e singole le cose che ci sono o che ci saranno sopra, dentro o sotto, per intero, con ogni diritto, azione, ed uso, tutto quanto appartiene e spetta a Mattia di quei o per quei beni, come detto sopra, per la remissione dei suoi peccati e per la redenzione della sua anima.  Mattia nel frattempo, stabilì di tenere il possesso di queste cose, terreni e beni, sempre a titolo precario, a nome del detto monastero fino a quando esso ne prenderà di sua autorità, in una o più volte, il possesso corporale di persona, o tramite altro, soprattutto tramite l’amministratore dello stesso monastero. Mattia diede libera licenza e pieno potere che a suo nome il monastero o altri per esso, possa fare tutto quanto detto sopra, anche per richiesta della Curia o di un giudice. Mattia promise solennemente e legalmente ad Omodea di fornirle la difesa legale per il suo monastero stipulante solennemente e legalmente, inoltre di non mai opporsi  od agire in contrasto, per qualsiasi occasione ed eccezione contro qualcosa di tutto quello che è qui scritto, sotto penalità del valore doppio dell’estimo di detti beni e cose, anche se acquisteranno maggior valore nel tempo o saranno migliorati. Rinuncia in questo contratto alle eccezioni e condizioni di causa giusta o non giusta, di inganno,  o di fatto, e a tutti gli aiuti e benefici che alla stessa Mattia competono o competessero per atti da invalidare o cambiare in alcunché delle predette cose. Mattia si impegna per sé ed eredi a risarcire ogni spesa con interesse, paga e danno per tutto quanto sopra promesso solennemente e legalmente, sotto la penalità, alla predetta Omodea stipulante per il monastero, per giuramento dato dall’amministratore del monastero o per intervento di un giudice o rettore.

Io notaio imperiale Matteo presente, richiesto, sottoscrissi, pubblicai tutto quanto scritto sopra.

 

1272 giugno 1

Viene nominato il procuratore del monastero matelicese S.M.M.per far  vivere  Mattia con le monache ivi, tenendo  i suoi  beni e recuperandone altri.

 

In nomine Domini. Amen. Anno eiusdem a nativitate MCCLXXII, indictione XV, die prima iunii, tempore domini Gregorii pape decimi. Actum ante portam monasterii sancte Marie Magdalene de Mathelica, coram Petruczolo Sartore, Petro Actonis Philippi, et Johanne Compangnonis del Sancto Angelo, testibus de hiis rogatis et vocatis.

Domina Allumenata prioressa  monasterii sancte Marie Magdalene de Mathelica, cum consensu et voluntate omnium suarum consororum ibidem exixtentium et monialium dicti monasterii, et ipse monilales earumque conlegium et capitulum, constituerunt et ordinaverunt fratrem Andream conversum dicti monasterii earum et dicti monasterii sindicum, procuratorem, et nuntium specialem ad excipiendum, nomine et vice dicti monasterii, tenutam et possessionem omnium bonorum, rerum, et hereditatis Mathiole filie quondam Guarnerii domini Gentilis Lazani, et ad tenendum ipsam possessionem corpore et ad utendum, et fruendum ea, et ad agendum extra ordinem et ordinarie contra ipsam Mathiolam, coram omni Curia et specialiter coram domino et magistro Guillelmo iudice et vicario domini Pape in Marchia, generali, et ad petendum coram eodem contra dictam Mathiolam uti ipsa Mathiola per supradictum vicarium cogatur redire ad dictum monasterium et ad habitandum  et Deo serviendum in eo, ut tenetur et debet atque promisit tempore dedicationis et offertionis sue, quam fecit in monasterio predicto, et ad ducendum ibidem vitam suam ut regularis et monialis eiusdem monasterii et ad petendum, coram dicto vicario, ut idem vicarius predictam Mathiolam moneat et cogat coherti(ti)one canonica et iurili redire ad predictum monasterium suamque rectricem, vel abbatissam, seu priorissam, atque sue consorores et ad degendum in eo et cum eis ut convenit, et precipiunt canonice sanctiones; et ad serviendum in eo Domino Jesu Christo; et ad  petendum ab Yuano domini Scangni, vel eius uxore domina Sibilia, unum par pannorum de gaccinello, quod Florecte vel Rose filie quondam Massei domini Rainaldi dare tenetur et debet;  et ad omnia alia singula fatienda et exercenda tam in  agendo, quam in defendendo que in predictis et quolibet predictorum  seu occasione eorum et circa  et extra predicta, necessaria vel utilia fuerint, ipsi sindico placuerint et expedire videbuntur et ad constituendum alium syndicum vel procuratorem, unum vel plures, uno tempore vel diversis temporibus, ad predicta agenda, vel alterum predictorum; sollempniter  promictentes per se suosque successores, nomine et vice  dicti monasterii et conventus eiusdem habere ratum et firmum quicquid in predictis per predictum sindicum factum fuerit et promissum sub obligatione et ypoteca bonorum et rerum dicti monasterii.

Et ego Matheus imperiali aucoritate notarius hiis omnibus interfui et ut supra legitur rogatus a predictis prioressa et sororibus et monialibus ea omnia subscripsi et publicavi.

 

1272.06.01: Procura per i beni di Mattia

Nel nome del Signore. Amen. Nell’anno dalla sua natività 1272 indizione XV, a tempo di papa Gregorio decimo, il giorno primo del mese di giugno; redatto davanti alla porta del monastero di santa Maria Maddalena di Matelica, alla presenza di Petruzzolo Sartore, Pietro di Attone Filippi,e Giovanni di Compagnone da Sant’Angelo, testimoni chiamati e richiesti. La prioressa del monastero di santa Maria Maddalena di Matelica, donna Allumenata, con il consenso unanime delle consorelle monache ivi esistenti, espresso collegialmente in capitolo, stabilirono e ordinarono come amministratore, rappresentante e messaggero speciale del loro monastero, Fra’ Andrea converso, per prendere posseso e tenuta, a nome e per conto del monastero, di tutti i beni e cose dell’eredità di Mattiola, figlia del defunto Guarnerio del signor Gentile Lazani e a  tenerne corporalmemte il possesso, usarne, fruirne ed agire in modo ordinario e straordinario contro Mattiola di fronte ad ogni Curia, in particolare di fronte a Maestro Gugliemo giudice e vicario generale del papa nella Marca, e per chiedere che la stessa Mattiola venga, dal vicario stesso, costretta a tornare al predetto monastero per abitarvi e servire Dio in esso, come è tenuta e deve fare, e promise al tempo della dedizione ed offerta da lei fatta nel monastero predetto ed a vivervi come monaca e regolare dello stesso monastero. L’amministratore chieda di persona al vicario che ammonisca e costringa, con coercizione canonica e giuridica, Mattiola a tornare nel monastero stesso  vicino all’abbadessa o prioressa  o rettrice  ed alle monache  per viverci  insieme con loro, come conviene e come esigono le sanzioni canoniche, per ivi servire nostro Signor Gesù Cristo. Inoltre chieda a Ivano del signor  Scagno e  sua moglie donna Sibilia un paio di panni di “gattinello” che Fioretta o Rosa figlia del fu Masseo del signor Rainaldo ha diritto a ricevere da loro. Deve agire, difendere ed esercitare ogni altra cosa in occasione ed a motivo di quanto detto, secondo quanto necessario ed utile al monastero, come meglio potrà decidere, anche stabilendo un altro o più amministratori, nello stesso tempo o in tempi diversi, per fare le cose predette. Promettono per sé e successori, a nome e per conto del monastero e del convento di santa Maria Maddalena di tenere come deciso e stabilito quello che sarà fatto al riguardo dall’amministratore o dagli amministratori, sotto ipoteca dei beni e delle cose del monastero.

Io notaio Matteo di auorità imperiale, richiesto da prioressa, monache e suore sottoscrissi e pubblicai quanto scritto sopra.

 

1273 aprile 19

Venutula dona se stessa ed i suoi beni a Dio nel monastero matelicese S.M.M.  nelle mani della badessa Mattia.

 

In nomine Domini. Amen. Anno eiusdem a nativitate millesimo ducentessimo (septua)gessimo tertio, indictione prima, die XVIIII aprilis, tempore domini Gregorii pape decimi, Mathelice, in monasterio Sancte Marie Magdalene, coram dompno Morico Johannis, domino Finaguerra domini Albrici, magistro Suppo Nicole, frate Vitale, fratre Lenguatio, fratreque Andrea, conversis eiusdem monasterii, testibus de hiis rogatis et vocatis. Venutula filia quondam Vitalis Christiani que alias vocatur Angelutia, iure proprio cessit et dedit offerendo se et sua Deo et Beate Marie Magdalene monasterii (ripetuto) dominarum de Mathelica, domine Mathie abbatisse dicti loci vel monasterii, nomine et vice ipsius monasterii et conventus eiusdem recipienti et solempniter stip(ulanti), omnia sua bona mobilia et immobilia, seseque moventia, iura et accessiones reales et personales utiles et directas mixtas atque con(trar)ias que et quas ipsa Venutula condam habuit, nunc habet, vel in antea habere posset, quoquo modo vel causa in castro Mathelice et eius districtus et ubique locorum; vel alius pro ea et ab ea habet, tenet et possidet et spetiali(ter) bona et res et possesiones ad ipsam Venutulam pertinentes ex successione dicti patris sui Vitalis et domine Benvenisti filie quondam Albrici Carelli, matris sue ex testamento, sive ab intestato, seu aliter; ut a modo predicta domina abbatissa sueque in posterum successores et predictum monasterium et alie persone pro eo predicta omnia habeant, teneant ac possidenat ac de eis fatiant quicquid sibi eorumque successoribus deinceps perpetuo facere placuerit omnibus et singulis super se, infra se (seu) intra se, habitis vel habendis in integrum omnique iure et (act)ione usu seu requisitione sibi ex hiis rebus vel pro hiis rebus pertinenti(bus) sive expectanti(bus), pro amore Dei et remedio anime sue et remissione suorum peccatorum, suorumque parentum. Que bona, res et possessiones in totum constituit se dicta Venutula, precario et nomine dicte domine abbatisse vel monasterii, possidere, donec ipsorum corporalem acceperit possessionem; quam accipiendi auctoritate sua et retinendi deinceps sibi licentiam dedit et plenariam potestatem, et promisit ea omnia per se suosque heredes et successores ipsi domine abbatisse pro se suisque successoribus et dicto monasterio sollempniter stipulanti litem nec controversiam movere set dicta bona res et possesiones ab omni homine et universitate legitime defendere ei domine abbatisse et suis successoribus auctoriczare atque disbrigare et omnia dampna et expensas, salaria cum interesse que et quas et que et quod dicta domina abbatissa et sui successores et ipsum monasterium fecerint vel sustinuerint, in iuditio et extra, in eundo et redeundo seu stando vel alio loco vel causa pro predictis bonis rebus et possessionibus, integre reficere ac resarcire; nec contra predicta vel aliquid de predictis per se vel alium aliquando facere et venire occasione minoris etatis vel alia quacumque ratione vel occasione, sub pena dupli extimationis dictorum bonorum rerum et possessionum, ut pro tempore quo plus valuerint vel meliorata fuerint, a dicta Venutula ipsi domine abbatisse et pro dicto monasterio sollempniter stipulata et promissa; et ea soluta vel non, predicta omnia et singula supra scripta in omnibus et singulis capitulis et pu(n)ctis suprascriptis, nichilhominus suam semper optineant perpetuam firmitatem et sub ypoteca et obligatione suorum bonorum.

Et ego Matheus imperiali auctoritate notarius hiis omnibus interfui et ut supra legitur ea omnia rogatus subscripsi et publicavi.

 

1273.04.19: Consacrazione di Venutula

Nel nome del Signore. Amen. Nell’anno dalla sua natività 1273, indizione prima, il giorno 19 aprile, a tempo del papa Gregorio X, a Matelica nel monastero di Santa Maria Maddalena;  presenti don Morico di Giovanni, il signor Finaguerra del signor Albrico, mastro Suppo di Nicola, frate Vitale, frate Lenguatio, frate Andrea, conversi dello stesso monastero, come testimoni a ciò richiesti e chiamati. Venutula figlia del fu Vitale di Cristiano, che è chiamata anche Angeluccia, di proprio diritto, offrì se stessa e i suoi beni a Dio e alla beata Maria Maddalena del monastero delle donne di Matelica, a donna Mattia badessa del detto luogo o monastero, la quale riceve e stipula a nome e per conto dello stesso monastero e convento. Venutola cedette e diede tutti i suoi beni mobili ed immobili o semoventi, diritti e accessioni reali e personali, utili e dirette, miste e contrarie, che lei stessa ebbe un tempo, ha ora o potrebbe avere in qualunque modo o causa nel castello di Matelica e suo distretto e in ogni altro luogo; anche i beni che un’altra persona per lei e da lei tiene e possiede, specialmente i beni, le cose e i terreni che sono pertinenti alla stessa Venutola dalla successione di suo padre Vitale e di sua madre signora Benvenisti figlia di Albrico Carelli, da testamento o senza testamento o diversamente, in modo che la predetta donna abbadessa e sue succeditrici e il predetto monastero e le altre persone per conto di esso, abbiano, tengano e posseggano tutti i beni e ne facciano come vogliono con tutto quello che c’è o ci deve essere per intero e con ogni diritto ed azione, uso o requisizione, per sé, da quelle cose o a quelle cose pertinenti e  spettanti. Venutula lo fa per amore di Dio e per il bene dell’anima sua e per la remissione dei peccati suoi e dei suoi parenti. In tutti questi beni, cose e terreni, Venutula stabilì di averne interamente il possesso, a titolo precario, a nome di detta donna abbadessa o del monastero, fino a quando esso ne prenderà possesso corporale e diede licenza e pieno potere di prenderlo di propria autorità e di tenerlo sin da ora. Promise per sé, per i suoi eredi e successori alla stessa donna abbadessa per sé e per le sue succeditrici e per il detto monastero, solennemente stipulante per queste cose, di non muovere lite né controversia, ma legalmente difendere i beni, le cose i terreni da ogni uomo e comunità a favore dell’abbadessa e sue succeditrici;  (deve) autorizzare, disbrigare e rifondere ogni danno e spesa, salario con interesse, e tutto quel che la detta donna abbadessa e le sue succeditrici e lo stesso monastero faranno e sosterranno in giudizio o fuori, andando, ritornando, stando o altro luogo e causa, per i beni predetti e qualunque di essi integralmente ripagarli e risarcirli; né mai agire contro le cose dette sopra o alcuna di esse, da sé o per mezzo di altra persona a motivo di età minore o altra qualsiasi ragione od occasione, sotto penalità del doppio dell’estimo di detti beni, cose e terreni, come avranno valore nel tempo o saranno migliorati, tutti i beni stipulati e promessi dalla detta Venutula alla stessa donna abbadessa e al detto monastero. Tutte queste cose scritte e ogni singola, in ogni punto e capitolo abbiano sempre perpetua stabilità, pagata o non pagata la penalità, sotto ipoteca ed obbligazione dei suoi beni.

Io notaio imperiale Matteo fui presente a tutte queste cose e sottoscrissi tutto quanto si legge sopra e lo pubblicai.

 

1273 aprile 21

Il vicario pontificio per le attività spirituali nella Marca anconetana concede  un indulto per elemosine  alle monache S.M.M. per una cisterna d’acqua.

 

Thomas fanensis prepositus, domini Pape Vicarius in Anconitana Marchia, Massa Trabaria et Civitate Urbini super spiritualibus generalis, universis Christifidelibus per Anconitanam Marchiam, Massam Trabariam et Civitatem Urbini constitutis, presentes licteras inspecturis, salutem in Domino. Comunicatu pietatis obtentui personis religiosis desteram nostram exibere propitiam et eis remedium solaminis impertiri, cum igitur religiose domine Abbatisse et conventus monasterii Sancte Marie Magdalene de Mathelica inceperint facere fieri, propter magnam utilitatem et necessitatem aque, unam cisternam im(!) monaterio suo et ipsum opus propter paupertatem perficere non possint, nec ad id proprie suppetant facultates, universitatem vestram monemus et hortamur attente, vobis in remissionem peccaminum, iniungentes quatenus, de bonis adeo vobis collatis, elemosynas et grata caritatis subsidia erogetis, ita quod, per subventionem vestram, dictum opus valeat consummari et vos, per hec et alia bona, que Domino inspirante, feceritis, ad eterna possitis gaudia pervenire. Nos igitur de Christi misericordia, gloriose Marie semper Virginis eius matris, beatorum Petri et Pauli apostolorum et beate Marie Madalene ac aliorum sanctorum meritis confisi et eorum patrocinio communiti, autoritate domini Pape qua fungimur, universis et singulis qui de personis vel rebus, quotiens eis manum porrexerint adiutricem, centum dies de iniunta eis penitentia misericorditer in Domino relaxamus. In cuius rei testimonium presentes licteras fieri et nostri sigilli appensione muniri. Datum Esii XXI aprilis anno Domini MCCLXXIII, indictione prima, tempore domini Gregori pape X.

 

1273.04.21: Indulto per elemosine al monastero

Tommaso preposito di Fano, vicario generale del papa per le realtà spirituali della Marca Anconetana, della Massa Trabaria e della città di Urbino, saluta nel Signore tutti i fedeli cristiani che sono in questi luoghi e leggeranno la presente lettera. Volendo porgere il nostro aiuto favorevole e mandare un rimedio di consolazione alle persone religiose con senso di solidale pietà, dato che le religiose della badessa e il convento del monastero di Santa Maria Maddalena di Matelica hanno cominciato a far costruire una cisterna per la grande necessità ed utilità dell’acqua nel loro monastero e per la povertà non possono portare a termine tale opera, non avendo beni sufficienti,  ammoniamo ed esortiamo tutti voi,  chiedendo di aiutarle, in remissione dei peccati, dando elemosine  e aiuti catitatevoli, in modo tale che detta opera possa esser competata per mezzo della vostra sovvenzione e voi, per questa e per altre opere di bene che compirete con l’ispirazione divina, possiate giungere alla felicità eterna. Noi, rafforzati dal patrocinio e fiduciosi nella misericordia di Cristo, per i meriti della beata Vergine Maria, dei beati apostoli Pietro e Paolo, della beata Maria Maddalena e degli altri santi, avvalendoci dell’autorità ricevuta di vicario del Papa, concediamo ai benefattori l’indulgenza, per misericordia del Signore, di cento giorni della penitenza imposta (in confessione) ogni volta  che porgeranno la mano in aiuto a quelle religiose.

A testimonianza di ciò abbiamo fatto scrivere la presente lettera, munita del sigillo nostro appostovi. Data a Jesi il 21 aprile 1273, indizione prima, a tempo del papa Gregorio X.

 

1273 aprile  19 (? 1274)

Le monache e la badessa Mattia di S.M.M. donano un oratorio monastico sul monte Gemmo a frate Rainaldc che vi si ritira.

 

GRIMALDI, 1915, pp.333-334; e ACQUACOTTA, 1816, pp.54-57 data 1273 :dal comune matelicese

Exemplum sive copia . In Dei nomine. Amen. Anno eiusdem a nativitate MCCLXXIII, indictione I, die nono decimo aprilis, tempore Gregorii pape X, Mathelice in oratorio Sancte Marie Madalene de Mathelica, coram dompno Accurso plebano plebis Mathelice, fratre Landolfo Jacomelli et fratre Accurimbona Severini Boni de ordine predicatorum, magistro Alebrandino vicario communis Mathelice, domino Fantegino Raynaldi, domino Fynaguerra domini AIbrici, Frederico domini Alberti, Albertutio Bucari, Yvano domini Scagni Brackete et Zovicta testibus.

Frater Raynaldus Topinus petiit et umiliter supplicavit dominae Abbatissae monesterii Sancte Marie Madalene de Mathelica ut eidem fratri Raynaldo de gratia speciali dignetur concedere et sibi concedat adque det licentiam et aucoritatem adque plenariam potestatem faciendi penitentiam et Deo serviendi in montibus Genbi districtus Mathelicani in loco qui dicitur Trocke et commorandi ibidem in servitio Jesu Christi sub vita et regula sancti Benedicti religione retenta. Que domina abbatissa respondit quod inde baberet conscilium et consensum suarum monalium et consororum. Et statim, ut moris est, fecit pulsari campanam ad capitulum in conventu congregandum, in quo capitalo, facta propositione et reformatione, deliberatum est ut ad praedicta ad sensum et laudem ipsius fratris Raynaldi syndicus ordinetur. Preterea domina Mathia dicta abbatissa monesterii supradicti cum consensu et voluntate consororum, silicet Alluminate sororis, sororis Homodee, sororis Cristine, sororis Iustine, sororis Guidutie, sororis Annese, sororis Margarite, sororis Bevenute, sororis Ysabet, sororis Andree. sororis Cataline, sororis Deutame, sororis Francesce, sororis Iacobe, sororis Barbare, sororis Lucie, sororis Daniele, sororis Berardesce, sororis Cristiane, sororis Cicilie, sororis Aurie, sororis Jacomelle, sororis Iohanne, sororis Rose, sororis Mathie, sororis Caradonne, sororis Mansuete, sororis Lavine, sororis Nastasie, sororis Thomasse, et fratre Lenguatio converso dicti monesterii absolvit, dimixit et liberavit predictum fratrem Raynaldum ab omni obedientia et reverentia et omni promissione, quam idem frater Raynaldus fecisset dicto monesterio, et abbatisse et qua esset obbligatus, ascriptus, et suppositus, vel annexus et ut teneretur vel obligatus esset realiter vel personaliter tam dicto monasterio, quam abbatisse predicte et dedit abbatissa predicta iam dicto fratri Raynaldo, de consensu omnium predictorum consororum et monialium,  licentiam et autoritatem  et plenariam potestatem degendi et Deo famulandi ac serviendi et penitentiam agendi in montibus Genbi districtus Mathelice in loco qui dicitur Troche sub vita et regula beati Benedicti religione retenta congrua et decenti,   ita quod a modo sit exentus et absolutus realiter et personaliter quoad omnia, ab  omni eo   quo teneretur abbatisse predicte in monesterio sepe dicto, a modo dictus frater Raynaldus, in acquisitis et acquirendis loco dictarum Trockarum, realiter et personaliter omnimode sit annessus. Ad que omnia supradicta dicta domina Abbatissa cum consensu et voluntate dictarum suarum consororum et monialium  constituit et ordinavit fratrem Vitalem conversum dicti monasterii suum et dicti monasterii et dictarum monialium et consororum legitimum  syndicum et procuratorem ad liberandum predictum fratrem Raynaldum ab omnibus supradictis  et ad renuntiandum eidem  predicto loco Trockarum omne jus quod predictuum monesterinm et abbatissa quondam habuit et nunc habet vel in antea habere posset aversus predictum fratrem Raynaldum et dictum locum seu oratorium vel ecclesiam Trockarum vel de Trockis nomine et occasione alicuius residentie, operarum constructionis, operis vel edifitiis in dicto loco Trockarum  facte vel facti vel faciendi per ipsum fratrem Raynaldum, vel alias pro eo et ab eo, et nomine et occasione alicuius acquisitionis facte ab eo in dicto loco Trockarum, alicuius donationis eidem fratri Raynaldo facte vel faciende a Petro domini Iacobi et Nepoliono Raynerii et communi Matelice ac aliis personis de montaneis, terris, silvis et quibuscumque aliis bonis, promittens habere ratum quidquit per predictum syndicum factum fuerit.

Qui frater Vitalis syndicus incontinenti omnia et syngula supra scripta egit fecit etsercuit promisit convenit ac ad ea dictum monesterium solleniter adque legitime obligavit predicto fratri Raynaldo,  etc.  Matheus notarius

Munaldus Biciculi notarius predictum istrumentum ut invenit in orriginali trascripsit mandato et autoritate sapientis viri domini Iohannis Corradi judicis et vicarii Comunis Mathelice. Anno Domini   MCCLXXXIX, indinctione   II, tempore domini Nicolay pape quarti, die XI Iunj in Palatio Comunis Mathelice presentibus domino Thomagino Feste,  Palmerulo magistri Palmerii et Francisco Bonafidei testibus.

 

1273.04.19: Donazione di un monastero

Nel nome di Dio. Amen. Nell’anno dalla sua nascita 1273, indizione prima, il giorno 19 aprile, al tempo di papa Gregorio X, a Matelica, nell’oratorio di santa Maria Maddalena di Matelica, mentre sono presenti don Accurso pievano della pieve di Matelica, frate Landolfo Jacomelli e frate Accurrimbona di Severino Boni dell’ordine dei Predicatori, mastro Alebrandino vicario del comune di Matelica, il signor Fantegino di Rinaldo, il signor Finaguerra del signor Albrico, Federico del signor Alberto, Albertuccio di Bucaro, Yvano del signor Scagno Bratte, e Zovitta, come testimoni chiamati a ciò e richiesti. Frate Rinaldo Topino chiese ed umilmente supplicò la donna badessa del monastero di Santa Maria Maddalena di Matelica, affinché si degnasse concedere,  conceda allo stesso frate Rinaldo, e dia, per speciale grazia, l’autorizzazione con pieno potere ed autorità ad usare il luogo detto Trocche del monte Gembo, nel distretto matelicese, per ivi servire Dio e fare penitenza, rimanervi a dimorare nel servizio a Gesù Cristo, nella vita e nella regola religiosa tenuta da san Benedetto. L’abbadessa gli rispose dicendo che avrebberichiesto il consiglio ed il consenso delle sue suore e monache. E, come d’uso, fece suonare la campana, prontamente per riunire il capitolo del convento. In questo, fatta la proposta in approvazione si deliberò favorevolmente secondo le richieste a lode di frate Rinaldo riconosciuto amministratore. Inoltre l’abbadessa donna Mattia con il consenso e la volontà delle consorelle e delle monache dello stesso monastero, cioè con il consenso e con la volontà delle seguenti suore: Alluminata, Omodea, Cristina, Giustina, Guiduccia, Agnese, Margherita, Benvenuta, Isabetta, Andreina, Catalina, Diotama, Francesca, Giacoma, Barbara, Lucia, Daniela, Berardesca, Cristiana, Cecilia, Auria, Giacomella, Giovanna, Rosa, Mattiola, Caradonna, Mansueta, Lavinia, Anastasia, Tomassa e frate Lenguatio converso dello stesso monastero, fece l’atto liberatorio, di scioglimeto e dimissione al predetto frate Rinaldo da ogni vincolo di riverenza, obbedienza e da ogni sottomissione, promessa ed obbligo che lo stesso frate Rinaldo avesse fatto allo stesso monastero ed alla badessa, e comunque fosse vincolato, obbligato personalmente, realmente verso il monastero  e la badessa predetti. La stessa abbadessa, con il consenso di tutte le predette consorelle e monache, diede licenza, pieno potere ed autorità al frate Rinaldo di rimanere ivi, in unione spirituale con Dio per servirlo, e fare penitenza nel luogo detto Trocche del monte Gembo, nel distretto di Matelica, sotto la vita e regola religiosa tenuta da san Benedetto, in maniera congrua e decente. In questo modo il frate sia sin da ora in tutto esente e non vincolato personalemte e realmente, da qualunque precedente legame con il monastero e con la badessa predetti; acquisiva e acquisirà realmente e personalmente in ogni modo l’annessione al luogo detto Trocche. L’abbadessa, con il consenso e la volontà delle sue predette suore e monache, come detto sopra, stabilì e ordinò che Frate Vitale converso dello stesso monastero, fosse legittimo amministratore, procuratore, a nome suo e del monatesro delle suore e monache, per liberare frate Rinaldo da ogni vincolo, come detto sopra, per rinunciare ad ogni diritto, azione, ragione che il monastero stesso e la sua badessa ebbero, hanno o avrebbero, nel passato, nel presente e nel futuro, nei confronti di frate Rinaldo e del luogo od oratorio e chiesa delle Trocche, a qualsiasi titolo od occasione di residenza, costruzione, opera o edificio che lo stesso frate Rinaldo ha fatto, fa o farà anche tramite altra persona, parimenti per ogni acquisizione da parte del frate stesso nel luogo Trocche. Inoltre lo rende autonomo per ogni donazione fatta o da fare da parte di Pietro di Giacomo e da Nepoliono di Raniero e dal comune di Matelica o da altre persone, per terre di montagna, boschi e ogni altro bene. Quello che fra Vitale avrebbe deciso viene sin d’ora considerato definitivo e stabilito. Così lo stesso frate Vitale fece ogni azione, esecuzione, promessa, contratto obbligando legalmente e solennemente il detto monastero nei rapporti con frate Rinaldo predetto.

Scrive l’atto il notaio imperiale Matteo. La copia di questo atto è stata scritta in data 11 giugno 1289 nel Comune di Matelica alla presenza di signor Tomagino di Festa, Palmerulo di matro Palmerio e Francesco di Bonafede, testimoni.

 

1274 agosto 18

Il vicario pontificio per le realtà spirituali nella Marca anconetana fa eseguire al pievano di Matelica un’istruttoria presso le monache e la badessa Mattia di S.M.M. su Venutula.

 

In Dei nomine. Amen. Anno eiusdem MCCLXXIIII indictione II, tempore domini Gregorii pape X, die XVIII agusti intrantis. Actum Mathelice ante portam monasterii Sancte Marie Madalene de Mathelica, presentibus dompno Johanne Divitie, dompno Ventura magistri Actonis, testibus de his vocatis. Dompnus Adcursus plebanus plebis Mathelice ex vigore licterarum et auctoritate venerabilis domini magistri Bernardi narbonensis archidiaconi cappellani domini Pape vicarii generalis in Marchia Anconitana in spiritualibus, rogavit, monuit, sub excommunicationis pena, precepit domine Mathie abbatisse monasterii Sancte Marie Madalene de Mathelica, fratri Jacobo syndico dicti monasterii et omnibus monialibus loci eiusdem, ut exiberent corporaliter sacramentum et dicere(!) veritatem super his que in licteris continentur; a quo precetto tam abbatissa quam dictus syndicus vice et nomine ipsorum, monasterii et totius conventus, una voce adpellaverunt pro eo quod dicunt se velle dicere veritatem sine sacramento et parate sunt, iussta posse, ita facere quod puella, de qua questio vertitur, usque ad quartam diem personaliter compareat coram domino vicario supradicto et ipsius obbedire mandato. Forma autem licterarum hec est et talis est.

Magister Bernardus archidiaconus narbonensis, domini Pape cappellanus, Marchie Anconitane, Masse Trabarie, civitatis ac diocesis Urbini in spiritualibus vicarius generalis, provido viro dompno Accurso plebano plebis de Mathelica, salutem in Domino. Nuper ad denuntiationem excommunicationis illate per vos contra abbatissam et conventum monasterii Sancte Marie Madalene, occasione detentionis Venutule Vitalis cuius tutor est Petrus Amate de Mathelica, de nostro cessastis mandato, eo quod sententia ipsius excommunicationis nostre sub conditione lata fuerat, et non pure, super quo idem tutor, nunc in nostra presentia constitutus, querimoniam mangnam fecit, sentiens se propter hoc gravari; nos autem volentes in predictis procedere ut iuris est, tenore presentium vobis qua fungimur auctoritate mandamus iniungendo sub excomunicationis pena quatemnus, visis presentibus, ad dictum monasterium personaliter adcedenteris (!) recetto a predictis abbatissa et monialibus corporali iuramento, queratis ab eis si memoratam puellam, tempore litigii quod fuit occasione dicte puelle inter dictum tutorem et dictas abba(ti)ssam et moniales, possederunt et tenuerunt vel eam non dexierunt de lo possidere; resscripturum nobis dictum earumdem et quidquid fecerint in predictis, ut super premissa negotia procedere valemus secundum tramitem retionis. Datum Cinguli XVI agusti pontificatus domini Gregorii pape  X anno tertio.

Dopnus Adcursus plebanus plebis Mathelice interrogavit supradictam dominam abbatissam et fratrem Jacobum syndicum dicti monasterii si puella si puella (!) de qua questio ventilatur, fuit tempore litigii et quo modo dixcessit (!) de ipso monasterio et ubi est nunc. Ad que dicta domina abbassa(!) resspondens dixit quod dicta Venutula fuit in dicto monasterio V die intrante martio prossime preterito et exttiterat (!) per XI mensex (!)  precedentes proximum martium preteritum; interrogata quo modo dixcessit dicta puella de ipso monasterio, dixit quod fecerit eam excedere de consilio fratris Jacobi, plebani plebis Faverii et aliorum sapinet(um) ipsius monasterii. Item interrogata ubi est nunc, dixit quod est in quodam monasterio de ducatu quod vocatur monasterium monasterium (!) Sancte Marie Madalene.

Et ego Bonacosa Benvengnati imperiali auctoritate notarius predictis interfui et de mandato dicti plebani scripsi et plubicavi (!) . . . . .

 

1274.08.18: Istruttoria giudiziaria

Nel nome di Dio. Amen. Nell’anno suo 1274, indizione seconda, a tempo di papa Gregorio X, il giorno 18 agosto, redatto a Matelica, davanti alla porta del monastero di Santa Maria Maddalena di Matelica; presenti il signor Giovanni di Divizia, il signor Ventura di mastro Attone, come testimoni a ciò chiamati. Don Accurso pievano delle pieve di Matelica, in vigore della lettera e per autorità del cappellano del Papa maestro Bernardo arcidiacono narbonense, vicario generale nelle realtà spirituali nella Marca di Ancona, richiese, ammonì e sotto forma di scomunica diede ordine a donna Mattia abbadessa del monastero di Santa Maria Maddalena di Matelica, a frate Giacomo amministratore di tale monastero ed a tutte le monache del luogo di prestar giuramento personale e dire la verità circa le notizie richieste dalla lettera. La badessa e il sindaco, a nome loro e del monastero e di tutto il convento, con voce unanime, fecero appello per il fatto che dicono di voler dire la verità ma senza giuramento e sono pronte a fare il loro possibile affinché la ragazza di cui si parla, entro il quarto giorno, compaia personalmente alla presenza dello stesso vicario papale ed obbedisca ai suoi comandi.

La lettera ha questo contenuto. Maestro Bernardo arcidiacono narbonense, cappellano e vicario generale del Papa nelle realtà spirituali nella Marca Anconetana, nella Massa Trabaria e nella città e diocesi di Urbino, saluta nel Signore don Accurso pievano della pieve matelicese. La vostra minaccia di scomunica contro la badessa e il convento del monastero di Santa Maria Maddalena, nell’occasione che tenevano Venutula di Vitale di cui è tutore Pietro d’Amata di Matelica, era stata da noi sospesa a motivo del fatto che il dare la scomunica non era immediato, ma era posto sotto nostra condizione. Di fatto il tutore della ragazza, avvertendo la gravità incombente, si è presentato a noi per lamentarsi molto. Noi vogliamo procedere in forma giuridica; e d’autorità, con questa lettera, vi facciamo ingiunzione sotto pena di scomunica, affinché, dopo letta la presente, vi rechiate di persona al monastero per interrogare le monache e l’abbadessa che prestino giuramento e dicano in verità se la detta ragazza era stata tenuta in monastero e sotto il dominio dall’abbadessa e dalle monache, al tempo del litigio che il tutore di lei ebbe per tale problema con l’abbadessa e con le monache. Per iscritto dateci informazione su quanto dicono al riguardo affinché noi possiamo procedere seguendo il tramite della ragione. Data a Cingoli il 16 agosto nell’anno terzo del pontificato di papa Gregorio X.

Il pievano matelicese Accurso interrogò la badessa del monastero e frate Giacomo loro amministratore, se la ragazza in argomento fosse stata in monastero all’epoca del detto litigio e come fosse uscita dal monastero e dove al presente si trovasse. La badessa rispose che Venutula era restata in monastero per undici mesi fino al giorno 5 marzo ultimo scorso. Interrogata sul modo come fosse uscita da lì, rispose che l’aveva fatta uscire per consiglio di frate Giacomo, del pievano di Pieve “Faverio” e di altre persone sagge del monastero. Interrogata sul luogo ove si trovasse al presente, rispose che era in un monastero del ducato, monastero chiamato di santa Maria Maddalena.

Scrissi il presente atto io Bonacosa Benvegnati, notaio imperiale, per ordine del pievano e lo pubblicai.

 

1275 febbraio 11

Il vicario pontificio per le realtà spirituali nella Marca anconetana concede al monastero matelicese S.M.M. il privilegio che non si costruista altro oratorio nelle vicinanze di esso.

 

Magister Bernardus archidiaconus narbonensis, domini pape cappellanus, Marchie Anconetane, Masse Trabarie ac civitatis et diocesisis Urbini super spiritualibus vicarius generalis dilectis in Christo sibi  *****(spazio senza nome) abbatisse et conventui monasterii Sancte Marie Magadalene de Matelica camerinensis diocesis salutem in Domino. Exhibita nobis vestra petitio continebat quod cum bone memorie dominus condam Guido camerinensis episcopus vobis indulcxerit(!) ut nullus religionis mon(asterium) aut clau(str)um seu oratorium religios(orum)  . . .(edifi)cari vel contrui possit de novo (foro) . .  . .(=infra) spatium sexaginta cannarum ad cannam iustam comitatus camerinensis a vestro monasterio, misuratarum per aera, confirmare vobis indulceum(!) huiusmodi curaremus, nos igitur petitionem huiusmodi admictentes indul(t)eum ipsum vobis tenore presentium prout rite ac iuste factum est, auctoritate qua fungimur, confirmamus. In cuius rei testimonium presentes licteras vobis exinde fieri fecimus sigilli nostri appensione munitas. Datum aput Montecculum anno Domini MCCLXXV die XI februarii III indictionis, pontificatus domini Gregorii pap(e) decimi anno tertio.

 

1275.02.11: Indulto vescovile per il monastero

Il Maestro Bernardo, arcidiacono narbonense, cappellano del papa e suo vicario generale nelle realtà spirituali della Marca Anconetana, della Massa Trabaria e della città e diocesi di Urbino saluta nel Signore la badessa e le monache, dilette in Cristo, del convento di Matelica, diocesi di Camerino. Nella richiesta da voi presentataci domandate che vi confermiamo l’indulto del defunto predecessore don Guido vescovo camerinese di buona memoria, che non si potesse di nuovo edificare o costruire nessun monastero o chiostro ad uso di religiosi entro lo spazio di sessanta canne secondo la giusta canna del comitato di Camerino, misurate dal vostro monastero in linea d’aria. Noi dunque accettiamo la siffatta richiesta  e in forza della presente lettera vi confermiamo lo stesso indulto richiesto in modo rituale e giusto per l’autorità di cui siamo investiti. A testimonianza di ciò abbiano fatto fare la presente lettera munita con l’appendervi il nostro sigillo.

Dato presso Montecchio nell’anno del Signore 1275 giorno 11 febbraio, indizione terza, anno terzo del pontificato del nostro papa Gregorio X.

 

1278 febbraio 16

Le suore del monastero matelicese di Sant’Agata sottomettono se stesse ed i beni  monastici al monastero e alla badessa Mattia di S.M.M.per avere dignità di vita.

 

In Dei nomine. Amen. Anno Domini MCCLXXVIII indictione VI tempore domini Nicolai pape tertii, die XVI februarii intrantis. Actum in monasterio sive ecclesia Sancte Agathe de Mathelica, presentibus dompno Ventura, magistro Compagnono, Yuano domini Scangni, Bocabreza Barthuli, Petro domini Jacobi et Nepuliono Rainerii, testibus.

Domina Alluminata sive Latina abbatissa seu priorissa loci et sororum Sancte Agathe de Mathelica et soror Benvenuta monialis dicti loci sancte Agathe dederunt, donaverunt, cesserunt et submiserunt se et dictum locum cum bonis, rebus et possessionibus eis pertinentibus, monasterio Sancte Marie Madalene et fratri Jacobo syndico ipsius monasterii, recipienti nomine et vice ipsius monasterii Sancte Marie Madalene de Matelica; et promiserunt ipsi syndico, recipienti pro domina Matthia abbatissa predicti monasterii Sancte Marie Madalene, abedientiam et reverentiam, paupertatem et castitatem et observare regularia  i(n)stituta predicti monasterii et (quod) predicta domina abbatissa possit ponere moniales et sorores in dicto loco Sancte Agathe et removere, cum dicte sorores Sancte Agathe videant et congnoscant se non posse honeste vivere in ipso loco; hoc ideo dederunt et concesserunt dicto monasterio pro redentione peccatorum suorum; et quia ipse frater Jacobus syndicus dicti monasterii Sancte Marie Madale(ne) recepit predictas sorores sub regula dicti monasterii, cum domibus et hedifitiis, plateam et territorium dicti monasterii Sancte Agathe et cum omnibus aliis iuribus et actionibus que ubicumque dictus locus et ipse sorores coniunctim vel divisim habent vel habere possunt modocumque vel causa; reservato sibi Alluminate fructus tenutam et possessionemm et proprietatem unius petie terre posit(e) in dicstrictu (!) Mathelice, in villa Camoiani, iusta dominum Fanteginum et viam; que de ipsa terra ipsa Alluminata in vita et morte, possit facere vel relinquere ad suam voluntatem; dando et concedendo predicto fratri Jacobo syndico dicti monasterii Sancte Marie Madalene, liberam licentiam et plenariam potestatem, auctoritate propria, accipiendi tenutam et possessionem dictarum rerum et de eis fatiendi quicquid eis videbitur, promictentes rata et firma perpetuo habere atque tenere et in nullo contra facere vel venire, aliqua occasione vel exceptione sub obli(gatione) bonorum dicti loci Sancte Agathe.

Ego Bonaventura Benenanti notarius plubicus (!) predictis omnibus interfui et a predictis contrahentibus rogatus ea omnia scripsi et publicavi.

 

1278.02.16: Oblazione del luogo di Sant’Agata

Nel nome di Dio. Amen. Nell’anno del Signore 1278, indizione sesta, al tempo di papa Nicolò III, il giorno 16 febbraio, redatto nel monastero o chiesa di Sant’Agata di Matelica, presenti il signor Ventura, mastro Compagnono, Ivano del signor Scagno, Boccabreza di Bartolo, Pietro del signor Giacomo e Napoliono di Raniero, testimoni a ciò chiamati. Donna Alluminata o Latina badessa o prioressa del luogo e delle suore di Sant’Agata di Matelica e suor Benvenuta monaca di detto luogo di Sant’Agata, dettero, donarono, consegnarono e sottomisero se stesse e il detto luogo con i beni, le cose e i terreni pertinenti, al monastero di Santa Maria Maddalena e a frate Giacomo amministratore di questo monastero, il quale le accoglie a nome e per conto di questo stesso monastero di Santa Maria Maddalena di Matelica. Esse promisero all’amministratore che le riceve, a nome di Mattia  badessa di esso monastero di Santa Maria Maddalena, la loro obbedienza, riverenza, povertà e castità e di osservare le istituzioni della regola di detto monastero. La predetta donna badessa ha il potere di stabilire le dette monache e suore nel detto luogo di Sant’Agata e può rimuoverle, dato il fatto che le stesse suore di Sant’Agata vedono e riconoscono che esse non possono vivere decorosamente nel luogo di Sant’Agata e per questo motivo si donarono e consegnarono al predetto monastero per la redenzione dell’anima e dei loro peccati. Frate Giacomo amministratore del detto monastero di Santa Maria Maddalena accolse le dette suore sotto la regola di esso monastero, con le case, gli edifici, lo spiazzo e le terre del monastero di Sant’Agata e con tutti gli altri diritti, azioni e tutto quello che il luogo loro e le stesse suore, insieme o singolarmente, hanno o possono avere in ogni modo o causa.

Donna Alluminata si riserva la tenuta del fruttato, il possesso e la proprietà di un pezzo di terra posta nel distretto di Matelica, a Villa “Camoiano” a confine con il signor Fantegino e con la via. La stessa Alluminata in vita ed in morte può fare e lasciare questo terrenuccio a sua volontà. Dà e concede a frate Giacomo, amministratore del monastero di Santa Maria Maddalena, libera licenza e pieno potere, di propria autorità di prendere la tenuta ed il possesso delle predette cose di San’Agata, e di fare di queste tutto ciò che vorranno, promettendo di tenere stabile e deciso per sempre e non agire o fare in contrario, in nessun occasione, né eccezione, obbligando in ciò i beni di Sant’Agata.

Io Bonaventura Benenanti pubblico notaio richiesto, fui presente a tutte le cose scritte sopra, ho sottoscritto e pubblicato.

 

(1278 marzo 7 : manca la parte iniziale, il testo è  nella sentenza 13.09.1286)

Le suore del monastero matelicese di Sant’Agata rinunciano ad agire contro il monastero e  la badessa Mattia di S.M.M. annullando  le procure precedenti.

 

. . . . . . . . . . . . . a secundo fossus communis, a terio filii . . . . . . . . . . . . . . . . . . . via cum domibus, edificiis . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .  predictos continentur confines et cum omnibus aliis iuribus et actionibus que ubicumque dictus locus et ipse sorores conciunctim et divisim habent, vel habere possent, modocumque vel causa revocantes su cassantes omnem sindicum seu procuratorem speciliter Salimbene Compagnoni et Sinibaldum Massei pro parte dicti loci et sororum Sancte Agathe contra dictum monaterium Sante Marie Madalene et renuntiantes interlocutorie et interlocutoriis si que usque ad presens tempus late sunt contra dictum monasterium Sante Marie Madalene, pro dicto loco occasione muri et edifitii quod edificabantur in dicto loco et situ contra formam privilegiorum dicti monasterii Sancte Marie Madalene, constituentes se nomine dicti monasterii et dicte domine Mathie possidere predictum territorium et casarenum et domus et edifitia et dederunt licentiam et plenariam potestatem predicte domine Mathie recipienti pro dicto monasterio, auctoritate propria accipiendi possessionem dictorum bonorum et de eisdem fatiendi quod eisdem videbitur, pro(mic)tentes rata et  firma habere perpetuo et dampna et expensas reficere sub obligatione bonorum dicti loci Sancte Agathe et non contra facere vel venire contra predicta vel aliquod predictorum per se (vel) alium, sub dicta  (pena) qua soluta vel non, . . . .  manente contractu.

Et Ego Moricus de Fabriano imperiali auctoritate notarius hiis interfui rogatus scribere subscripsi et publicavi.

 

1278.03.07:  Rinuncia ad una lite

. . . . . . . a confine con il fosso del comune,   . . . con i beni del fu mastro Matteo,con la via  . . . . contenuti entro i confini predetti.

Cedettero inoltre tutti gli altri diritti ed azioni che il loro modo e le dette suore congiuntamente o separatamente hanno, o potrebbero avere in qualunque luogo e motivo. Revocano ogni loro procuratore, amministatore, agente specialmente Salimbene Compagnoni e Sinibaldo Massei per parte di esso luogo e suore di Sant’Agata, in causa contro il monastero di Santa Maria Maddalena. Rinunciano all’interlocutoria e a quanto presentato sino ad oggi contro il monstero di Santa Maria Maddalena, in occasione de muro e dell’edificio che veniva costruito in esso luogo in contrasto con la norma di distanza del privilegio del monastero di Santa Maria Maddalena. Stabiliscono che esse posseggano le predette terre, il casareno, la casa e gli edifici a nome del detto monastero di Santa Maria Maddalena e di donna Mattia. Danno licenza e pieno potere alla stessa donna Mattia ricevente per il detto monastero di prendere possesso di propria autorità di tali beni e di farne quel che volesse. Promettono di mantenere stabile e deciso quest’atto in perpetuo e di rifondere danni e spese, obbligando i beni del loro luogo di Sant’Agata, e di non agire in contrario, né contrastare le cose dette sopra, né alcuna di esse, né direttamente, né tramite altri, sotto la predetta penalità e il contratto rimane stabile, ratificato, sia che la penalità fosse o non fosse pagata.

Io Morico da Fabriano notaio di autorità imperiale, richiesto di scrivere, sottoscrissi e resi pubblico l’atto.

 

1278 luglio 16 e 17

Il procuratore del monastero matelicese S.M.M. e della badessa Mattia interpone appello contro il divieto  dell’uditore capitolare di Camerino ad  unire il suo  monastero con quello di Sant’Agata.

 

In Dei nomine. Amen. Anno eiusdem MCCLXXVIII indictione VI (tempore) domini Nicolai pape tertii, die dominico XVII iulii. Actum fuit . . . . . sive iuxta domum monasterii Sante Marie Magdalene de castro Mathelice. Presentibus dopno Sabbatino Actonis, Jacobo Bonitini et alii testibus. Yuanus domini Scangni syndicus monasterii Sancte Marie Magdalene de castro Mathelice, nomine et vice ipsius monasterii e pro ipso monasterio, sentiens se et dictum monasterium esse gravatum a continentia(!) infrascriptarum licterarum, ab ipsa continentia ipsarum licterarum infrascriptarum et ab omni gravamine sibi et dicto monasterio illato et inferendo, occasione ipsarum licterarum, viva voce appellavit. Quarum licterarum tenor talis est.

Scangnus plebanus (Tole)ntini camerinensis canonicus et vicemgerens domini archidiaconi et capituli maioris ecclesie camerirensis, sorori Mathie abbatisse monasterii Sancte Marie Magdalene de Mathelica  et aliis religiosis monialibus dicti loci, salutem in Domino. (Publice) relatione pandente nobis quod  vos unionem ecclesiarum Sancte Marie supradicti monasterii et Sancte Agate de dicta terra, propria inistis auctoritate  unire et unionem fare(!) de predictis, de quo miramur (cum) hoc ad vos non spectet vel pertineat ullo modo. Quocirca,  vobis et unicuique  (vestrum) presentium serie, auctoritate qua fungimur pro camerinensi ecclesia, precipiendo mandamus (quatenus) in ipsa unione nullatenus procedatis fatienda . . .  vos, cum pertineat ad episcopum camerinensem in sua diocesi maxime usque  ad reditum ipsius episcopi sub excommunicationis pena quam vos et unamquamque vestrum incurrere volumus ipso facto si secus duxitis (!) fatiendum, et si aliquo processistis in statum pristinum reducatis et sub pena ipsius domini episcopi arbitrio auferenda. Alioquin contra vos ut iustum fuerit procedemus. Datum Camerini die XVI iulii intr(ante) iulio, VI (indictione).  Si vero de predictis gravatas asseritis V dies post assegnationem presentium, legitimum syndicum coram nostra presentia trasmictere curetis super predictis a nobis recepturum iustitie complementum.

Ego Junta Albertutii notarius publicus imperialis magestatis auctoritate, huic appellationi presens interfui a dicto Yuano rogatus subscripsi et publicavi.

 

1278.07.17: Appello contro il precetto dell’uditore camerinese

Nel nome di Dio. Amen. Nel suo anno 1278, indizione sesta, a tempo di papa Nicolò III, il giorno 17 luglio, domenica. Redatto presso la casa del monastero di Santa Maria Maddalena del castello di Matelica, mentre sono presenti don Sabbatino di Attone, Giacomo di Benetino e altri testimoni. Ivano del signor Scagno, amministratore del monastero di Santa Maria Maddalena del castello di Matelica, a nome e per conto dello stesso monastero ed a favore del monastero, dichiarando che egli e il monastero si considerano gravati dal contenuto della lettera qui trascritta, a motivo dell’aggravio inflitto e da infliggere a lui e al monastero in l’occasione della stessa lettera, vivamente fecero l’appello. Il contenuto della lettera è questo.

(Don) Scagno pievano di Tolentino, canonico camerinese e vicegerente dell’arcidiacono e del capitolo della chiesa maggiore di Camerino, saluta nel Signore suora Mattia badessa del monastero di santa Maria Maddalena di Matelica e le altre religiose monache di detto luogo. Si ha notizia di pubblica diffusione che voi avete cominciato l’unione della chiesa di santa Maria del sopradetto monastero con quella di Sant’Agata della detta terra, d’autorità propria. Noi siamo meravigliati dell’unione che fate delle predette chiese poiché ciò non spetta a voi, e in nessun modo vi appartiene. Pertanto con l’ordine della presente lettera comandiamo a voi ed a ciascuna di voi, con l’autorità che esercitiamo per la chiesa camerinese, facendo precetto che voi non procediate in nessun modo nel fare la predetta unione, poiché ciò spetta al vescovo camerinese nella sua diocesi, soprattutto in attesa del ritorno dello stesso vescovo, sotto penalità di scomunica immediata che vogliamo comminare a voi ed a ciascuna di voi per lo stesso fatto, se pensate di fare diversamente. Se avete proceduto nel cambiare qualcosa, riportatelo alla precedente situazione. E’ ad arbitrio dello stesso vescovo per togliere la penalità. Diversamente procederemo contro di voi secondo giustizia.

Dato a Camerino il giorno 16 luglio entrante, indizione sesta. Se in verità vi dichiarate gravate dalle cose dette sopra, provvedete a far giungere il vostro amministratore alla nostra presenza affinché riceva da noi il completamento della giustizia riguardo a ciò.

Io  Giunta di Albertuccio notaio pubblico di autorità della imperiale maestà fui presente a questo appello e richiesto dal detto Ivano sottoscrissi e pubblicai.

 

1278 dicembre 2 (riuniti due frammenti in base ai mss. del Vogel)

Il procuratore del monastero matelicese di S.M.M. e della badessa Mattia, concorda la divisione della coeredità di una religiosa con altri.

 

(In) Dei nomine. Amen. Anno eiusdem MCCLXXVIII indictione VI tempore domini Nicolai pape III, die II decembris. Adtum (!) Mhtelice (!) ante monasterium Sante Marie Madalene, presentibus  Mahteo (!) Franconum, Cangno Raynaldi, Martino Pauli et aliis testibus. Frater Andrea(s) syndicus monesterii Sancte Marie Madalene una cum consensu et voluntate abatisse diti (!) monesterii et ipsa abatissa consentiente iure proprio et ad proprium, dedit, cesit (!), concesit adque . . . . Vivono . . . . . . . . . . . terre   . . . . . . . (parte mancante tra il primo e il secondo frammento  macchiato al margine)

. . . quosdam dictus Vivonus abere . . . .  ab Angelutia monaca diti monasterii eredes  Andree magistri Petri Boni pro dote et residuo dotis qual ditus Vivonus tenetur a supra dito magistro Petro Boni et suis eredibus prout ore sua domina Alarica et figlia diti Vivonis et pro residuo dotis quam  pro ea abuit a dito Vivono pro dita domina Alarica et filia diti Vivonis et quam a dita Angelutiia pro sua parte et ereditat(em omnem) abere tenetur, dando ei Vivono liberam licentiam et plenariam potestatem tenute di(t)e terre intrandi, possidendi, feutandi ac retinendi ut sibi aut cui concesserit placuerit . . .  que  ad ditum tempus promitens ditus sindicus et dita aba(ti)ssa (con)sentiente quod dita tera alicui non est obligata . . . . . .  ceduta nec alicui dabitur nec concedetur . . . .  in finem diti tere usui (?) quod si apareret alicui esse data . . . . non concederetur alicui per aliquem diti . . . . . .  ipse sindicus et domina Mahtia abbatissa dicti monasteriii eam in dono conservare et (omne)qu(e) damnum litis et expensas salaria et interesse que (et) quas fecerit vel sustinuerit ditus entor pro predictis ipse sindicus integre reficere et resarcire promisit semper credito suo sacramento sine libelli petitione, renuntians ipse sindicus omnibus ausiliis beneficii decretis et decretorum et aliis iuribus quibus ipse oponere posset coco(!) modo et causa que omnia iam ditus sindicus cum consentia (!) et voluntate dite domine abatisse atendere et oservare promisit dicto Vivono et cui concesserit sub pena II libre ravennat. et anconet. bonorum et ipoteca dicti monasterii, qua pena soluta et non, predicta omnia semper (rata) et firma abere, adque tum promisit et omnia  . . . et suntum reficere etiam perpetuo faciendum.

Et ego Ventura Massei notarius plubicus(!) is omnibus interfui et de  is omnibus a supra ditis rogatus scribere suscripsi et publicavi.

(Nel tergo della pergamena uno scritto nella stessa epoca)

. . . infra hec latera: a II Salimbene Molla (Pa)cis; a III filius Ufredutii ser Belle; a IIII via; presen(tibus) Cangno (Rai)naldi Atonis et (A)ntonium Martini.

 

1278.12.02: Contratto per la spartizione di un’eredità

Nel nome di Dio. Amen. Nel suo anno 1278, indizione sesta, a tempo del papa Nicolò III, il giorno 2 dicembre. Redatto a Matelica davanti al monastero di Santa Maria Maddalena, mentre sono presenti Matteo di Francone, Cagno di Rinaldo, Martino di Paolo e altri testimoni. Frate Andrea amministratore del monastero di Santa Maria Maddalena con il consenso e la volontà dell’abbadessa del detto monastero e la stessa abadessa consensiente di proprio diritto e proprietà, diede, cedette, concesse a Vivono . . . la terra  . . . .( manca una parte tra i due frammenti stralciati) . . . .che il detto Vivono (deve) avere da Angeluccia monaca del detto monastero come erede di Andrea di mastro Pietro Boni per la dote e residuo di dote che il detto Vivono deve avere a voce dal sopradetto mastro Pietro Boni e suoi eredi e  il residuo dotale che  ebbe dal detto Vivono (riguardante) la detta donna Alarica e la figlia di detto Vivone e quanto spettante da Angeluccia per sua parte di eredità ed ogni eredità (che) è tenut(o)  avere. Dà  a Vivono libera licenza e pieno potere di tenuta della terra, entrarvi, possederla, infeudarla, e conservarla come piacerà a lui o a chi vorrà egli darla. L’amministratore predetto con il consenso della badessa promette che questa terra non è vincolata a nessuno e non sarà concessa ad altri, neanche in uso, e qualora apparisse che si concedesse, lo stesso amministatore e la badessa Mattia la conservano in dono e si impegnano a ripagare ogni danno di lite, spese e salari con interesse che il detto compratore farà e sosterrà riguardo a ciò, con impegno solenne, senza bisogno di giuramento scritto. L’amministratore rinuncia ad ogni ausilio di beneficio o decreto o diritto con cui possa agire in contrasto, in qualsiasi modo o causa. L’amministratore con il consenso e la volontà dell’abbadessa promise di mantenere e di osservare quanto sopra per il detto Vivone o altro suo concessionario, sotto penalità di due libbre ravennati od anconetane e sotto ipoteca dei beni di detto monastero. Le cose scritte sopra rimangono sempre stabili,  pagata o non pagata la penalità. E promise di rifondere  la spesa e mantenere tutte queste cose in perpetuo.

Io Ventura Massei notaio pubblico fui presente a tutte queste cose e richiesto di scrivere sottoscrissi e pubblicai.

Nel tergo si indicano alcuni confini di proprietà:

. . .   “fra questi confini, nel secondo lato Salimbene Molla(?) (Pa)ci; nel terzo lato il figlio di Ufredutio di ser Belle; nel quarto lato la via; presenti Cagno di (Ra)inaldo  Attoni e (An)tonio di Martino”.

 

1279 luglio 3

La signora Ricca dona i beni della sua dote, riservandosene a vita l’usufrutto, al monastero e alla badessa Mattia di S.M.M. in modo che li godano dopo la sua morte.

 

In Dei nomine. Amen. Hoc est exemplum rogiti sive protocolli inventi seu existenti in quaternis magistri Mathei dopni Bentevolii condam notarii sub anno domini MCCLXXVIIII indictione VII tempore Nicolai pae III, die III iulii, in ecclesia Sancte Marie Madalene de Mathelica, coram fratrem (!)  Alesandro lectore firmano de ordine Fratrum Predicatorum, fratre Jacobo de Cammerino(!) de eodem ordine, fratre Petro Egidii, fratre Vitale Benve(nu)ti et domino Jacobo de Ugubio, testibus. Cuius tenor talis est, sic incipientis. Domina Ricca filia condam Curtufunni de Pudio, pure, libere, simpliciter inter vivos et inrevocabiliter donavit domine Mathie abbatisse monasterii Sancte Marie Madalene, nomine et vice ipsius monasterii, solenniter et legitime stipulanti, dotem suam que fuit C. librarum ravennat. et anconit. reservato sibi usus fructus in vita sua dicte dotis; in obitu sit ipsius monasterii; dans et cedens eidem omne ius et actionem quod et quam habet in bonis domini Berretilli sui viri, occasione dotis dicte; ponens eamdem in locum suum, fatiens eamdem procuratricem ut in rem suam ut post mortem ipsius possit agere et experiri et repetere dictam dotem adversus dominum Berretillum et eius bona, etcetera; ut ipsa facere posset, etcetera; hoc ideo fecit pro anima sua et pro remedio suorum peccatorum et suorum parentum; et promisit eam donationem non revocare aliqua ingratitudinis causa nec alia quacumque sub pena dupli dotis, etcetera; insuper iuravit ad sancta Dei evangelia predicta habere rata et firma et non venire contra sub pena iam dicta, et damna et suntus cum interesse reficere etcetera.

Et ego Bonacosa Benvengnati notarius publicus ut (vidi) legi et inveni in qua(terno) vel in quaternis magistri Mathei domini Bentevolii condam notarii, ita per ordinem transscripssci (!) et exemplavi, nil addens nec minuens fraudolenter preter puntum vel silabam que instrumentum non falsant, et in plubicam (!) formam redegi, data et concessa michi auctor(itate) de his exemplandis et plubicandis a domino Ugolino domini Leti de civitate Auximi iudice et vicario comunis Mathlice per nobilem virum Jacobellum domini Claudii de civitate predicta nec non de consilio generali et spetiali communis Mathelice sub anno Domini MCCLXXX indictione VIII, Romana sede pastore vacante, die XXVI novembris. Actum Mathelice in trasanna communis, presentibus domino Jacobo plebani, Jacobo Benecase, Juano Jacoboni et Francisco magistri Petri et alii pluribus testibus, etc.

(in calce)

Die XVIIII iulii prodit(um) per fratrem Jacobum coram (vicario) presente fratre (Guille)lmo.

 

1279.07.03: Donazione della dote sponsale

(Copia) Nel nome di Dio. Amen. Copia di un atto notarile presente nei quaderni di mastro Matteo del signor Bentevoglio notaio defunto. L’anno 1279, indizione settima, a tempo di papa Nicolò III, il giorno 3 luglio nella chiesa di Santa Maria Maddalena di Matelica, presenti come testimoni: frate Alessandro lettore fermano dell’ordine dei Predicatori, frate Giacomo da Camerino dello stesso ordine, frate Pietro di Egidio, frate Vitale di Benvenuto, ed il signor Giacomo da Gubbio. Ecco il contenuto. Donna Ricca figlia del fu Curtufonne da “Pudio” fece dono puro, libero e semplice a donna Mattia badessa del monastero di Santa Maria Maddalena, stipulante a nome e per conto ed a favore del monastero, diede la sua dote di cento libbre ravennati od anconetane, con riserva di usufrutto vita natural durante. Dopo la sua morte, l’usufrutto sia riunito al monastero predetto. Dà e concede allo stesso ogni diritto ed azione che ha sui beni del signor Berretillo suo marito, per occasione di dote, e l’abbadessa è resa procuratrice, con diritto di agire dopo la sua morte  per ricercare e ricevere la predetta dote contro il signor Berretillo ed i suoi beni ed abbia potere di fare come per legge. La donatrice fa questo per la sua anima e per il rimedio dei peccati suoi e dei suoi genitori. Promise che questa donazione non sarebbe revocata per nessuna causa d’ingratitudine o in qualsiasi altro modo, sotto penalità del doppio della dote. Inoltre giurò sui santi vangeli di Dio di mantenere stabile e deciso tutto quanto  detto sopra e di non fare azione contraria sotto la penalità già detta e con l’obbligo di ripagare i danni e le spese con interessi.

La copia del presente atto fu fatta dal notaio pubblico Bonacosa Benvegnati per ordine del giudice e vicario del comune di Matelica, il signor Ugolino del Signor Leti della città di Osimo e per ordine di Giacomello del signor Claudio da Osimo, su mandato del consiglio generale e speciale di detto comune, nell’anno 1280 il giorno 26 novembre, in tempo di sede romana vacante, a Matelica, nella “trasanna” del comune mentre erano presenti come testimoni don Giacomo Plebani, Giacomo (di) Benencasa, Ivano di Giacopone e Francesco di mastro Pietro.

(In calce si legge di altra grafia)

Il giorno 19 luglio fu presentato di fronte al vicario da frate Giacomo, alla presenza di frate Guglielmo.

 

1284 giugno 10

Viene nominato il procuratore del monastero matelicese e della badessa Mattia  di S.M.M. per le liti riguardanti i diritti della chiesa di Santa Maria di Vablano.

 

In Dei nomine. Amen. Anno Domini MCCLXXXIIII, indictione XII, tempore domini Martini pape quarti, die X g(i)unii. Adctum (!) Mahtelice(!) in monesterio Sancte Marie Madalene, presentibus Lazano domini Jacobi, Verliutio domini Jacobi, fratre Vitale, fratre Jacobutio et aliis testibus. Domina Hmattia (!) abadissa monesterii Sancte Marie Madalene de Mahtelica una cum consensu et voluntate monacarum et munialium dicti monesterii silicet Cristina, Annese, Andrea, Lucia, Berardesca, Margarita, Isabetta, Catellia(!), Danniella, domina Cristina, Amadeo, Agata, Danniella, Iacobutia, Barbara, Area, Cicilia, Gratiadeo, Jacomella, Hmattiola, Alluminata, Victoria, Filipputia, ipsosque hom(in)es volentes et consensientes, fecit, constituit, sustitut, ordinavit adque creavit fraterm Jacobum de Colle Stefano conversu(m) dicti monesterii presentem et in se susipientem suum et dicti monesterii lecitimum sindicum et procuratorem, attorem, fattorem et nu(n)tium specialem in lite et questione quam dictus monesterius habet et abere experat cum Federico domini Alberti, Adelardutio suo filio, dompno Mahteo dompni Johannis, occasione unius ecclesie de Santa Maria de Vablano et iuribus dicte eclegie (!) et cum Coradutio Bartuli et cum eheredes Raimaldutii (!) domini Alberti et generaliter cum omnibus abentes litem cum dicto monesterio et qui in antea abere potuerunt coram curia domini marchionis, suorumque offitialium et eorum quacumque alia curia et ubicucumque (!) fuerit oportunum ad libellum dandum et recipiendum, litem contestandam de calunnia iurandum in anima dicti monesterii; testes, instrumenta introducendum adprobandum et replicandum, ad fatiendum unum procuratorem vel plures in locum suum, ad terminandum et determinandum et terminum vel terminos recipiendum et ad impetrandum literas vel privilegia, ad apellandum et prosequendum si fuerit oportunum in qualibet curia et expecialiter in curia domini pape et generaliter ad omnia alia agenda, facienda et excerenda que in predictis omni(bus) predittis et colibet predittorum fuerint necessaria et oportunum; promitens dicta abadissa et conventus eiusdem monesterii quidquid per predictum sindicum vel per alium in suo loco ponentem factum fuerit in predictis omni causa preditis et colibet predictorum ratum et firmum abere adque tenere sub pena et ipoteca bonorum et rerum dicti monesterii.

Et ego Ventura Massei notarius plubicus is omnibus interfui et de supradictis omnibus ut supra dictum est rogatus scribere (sub)scripsi et plubicavi.

 

1284.06.10: Procura per la vertenza di S. Maria di Vablano

Nel nome di Dio. Amen. Nell’anno del Signore 1284, indizione dodicesima, a tempo del papa Martino IV, il giorno 10 giugno. Redatto a Matelica nel monastero di Santa Maria Maddalena, presenti Lazano del signor Giacomo, Verliutio del signor Giacomo, frate Vitale, frate Giacomuccio ed altri testimoni. Donna Mattia badessa del monastero di Santa Maria Maddalena di Matelica, con il consenso e la volontà delle monache e religiose del detto monastero, cioè Cristina, Agnese, Andrea, Lucia, Berardesca, Margarita, Isabetta, Cateli(n)a, Daniela, donna Cristina, Amadea, Agata, Daniela, Giacomuccia, Barbara, A(u)rea, Cecilia, Graziadeo, Giacomella, Mattiola, (I)lluminata, Vittoria, Filippuccia, e gli  uomini volenti e consensienti, fece, stabilì, sostituì e creò frate Giacomo da Colle Stefano, converso dello stesso monastero, presente e ricevente, come legittimo amministratore, procuratore, attore, fattore e nunzio speciale di lei e del detto monastero nella lite e questione che il detto monastero ha e pensa di avere con Federico del signor Alberto, con Adelarduccio suo figlio, e con il signor Matteo del signor Giovanni, a motivo dela chiesa di Santa Maria de “Vablano” e per i diritti di questa chiesa e con Corraduccio di Bartulo e con gli eredi di Rainalduccio del signor Alberto e in generale con tutti quelli che hanno lite con il detto monastero o che prima poterono averne, di fronte alla curia del signor marchese, dei suoi officiali e di fronte a qualunque altra curia e dovunque in ogni altro luogo, per dare il libello, per riceverlo, per contestare la lite sull’accusa, per giurare sull’anima del detto monastero, introdurre i testimoni e gli strumenti, per approvare e replicare, per fare uno o più procutaori in sua vece, per terminare e determinare e ricevere il termine o i termini e per impetrare e ricevere  lettere o privilegi, per far appello, per proseguire se sarà opportuno presso qualunque curia e specialmente nella curia del papa e generalmente a fare tutte le altre cose, per fare ed agire in generale per tutte le cose dette e per ciascuna secondo come sarà necessario e opportuno. La badessa e il convento del detto monastero promettono che tutto quello che per mezzo del predetto amministratore o per mezzo di altri in suo luogo, viene posto, fatto, al riguardo delle cose predette e di ciascuna di esse, lo considerano stabilito, deciso e lo mantengono sotto penalità di ipoteca dei beni e delle cose del manstero.

Io Ventura Massei notaio pubblico fui presente a tutte queste cose e richiesto di scrivere tutte le cose sopradette, sottoscrissi e pubblicai.

 

1285 agosto 21

Viene nominato il procuratore del monastero matelicese e della badessa Mattia  di S.M.M. per la causa di spartizione dell’eredità di donna Sibilla.

 

In nomine Domini. Amen. Anno eiusdem MCCLXXXV (foro) . . . tempore domini Honorii pape IIII die XXI mensis augusti, in ecclesia monesterii Sancte Marie Magdalene de Mathelica, presentibus fratre  Rainerio magistri Jacobi Accursi Blance, Vitutio Actolini et Andreolo Yuani domini Scangni testibus de hiis vocatis. Soror Mathia abbatixa (!) monesterii dominarum Sancte Marie Maddalene supradicti, consensu et voluntate omnium infrascriptarum dominarum conventus ipsius monesterii, nemine disdicente, videlicet sororis Annese, sororis Christine, sororis Margarite, sororis Ysabet, sororis Andree, sororis Deutame, sororis Auree, sororis Lucie, sororis Danielis, sororis Berardessce(!), sororis Christiane, sororis Jacomelle, sororis Johanne, sororis Matheole, sororis Victorie, sororis Cathaline, sororis Philippe, sororis Ysaie, sororis Illuminate  . . . /= sororis Amadee, sororis/ Gratiadei, sororis Symonicte, sororis Guiductie et sororis Cecelie, et ipse sorores unanimiter cum ea, fecerunt, constituerunt  ac etiam ordinaverunt fratrem Vitalem, conversum et familiarem ipsius monesterii et Verbutium domini Jacobi de Ugubbio (!) presentes et quemlibet eorum in sollidum, eius et dicti co(nventus) legitimos syndicos, procuratores et nuntios speciales ita tamen quod condictio unius occupantis non sit melior alterius conditione non occupantis, ad promictendum et conpromictendum in fratrem Nicolaum vicarium domini episcopi camerinensi(s) tamquam in arbitrum et arbitratorem et amicabilem compositorem de omni lite, questione et causa vertente vel que verti poxet inter ipsum monesterium ex una parte agentem et respondentem, et Yuanum domini Scangni procuratorem domine Sybilie filie condam domini Rainaldi sue uxoris ex altera, agentem et respondentem et maxime de quinquaginta VII libris ravennat. et anconet. qu(o)s dictus Yuanus intendit  petere a dicto monesterio tamquam procurator dicte sue uxoris et generaliter de omni alia lite, questione et causa que inter eos verti posset usque in diem presentem, (ad) libellum dandum, recipiendum,  litem contestandum, de calupnia iurandum in earum anima et cuiuslibet  (a)lterius generis, sacramentum prestandum, exceptiones opponendum, replicationes et declinationes iuditii positiones faciendum et respondendum positionibus adverse partis, testes et instrumenta inducendum, aperturam testium videndum, allegandum, sententiam audiendum, et constituendum unum vel plures procuratores nomine dicti conventus et ipsorum syndicorum in predictis et quolibet eorumde, et generaliter ad omnia et alia singula facienda et exercenda que conventus ille facere vel exercere poxet sollepniter promictens dicta iam domina abbatissa consensu conventus predicti et ipse conventus michi notario infrascripto nomine et vice cuius interest sollepniter stipulanti, habere ratum et firmum habere atque tenere perpetuo et in nullo contrafacere vel venire occasione aliqua vel exceptione sub ypotheca, pena et obligatione bonorum dicti monesterii, quidquid per dictos syndicos vel procuratores ab eis substitutos vel alteri ipsorum factum vel exercitatum fuerit in premixis et quolibet eorumdem.

Et ego Bonaventura Johannis publicus notarius de predictis omnibus interfui rogatus ea omnia subscripsi et publicavi.

 

1285.08.21: Procura per vertenza dell’eredità di Sibilla

Nel nome del Signore. Amen. Nel suo anno 1285, a tempo di papa Onorio IV, il giorno 21 del mese di agosto, nella chiesa del monastero di Santa Maria Maddalena di Matelica, mentre erano presenti frate Raniero di Mastro Giacomo Accursi Blance; Vitutio di Attolino e Andreolo di Ivano del signor Scagno, come testimoni chiamati a queste cose. Suora Mattia badessa del sopra detto monastero delle donne di santa Maria Maddalena, con il consenso e la volontà di tutte le seguenti donne del convento dello stesso monastero, senza alcun dissenso, cioè suor Agnese, suor Cristina, suor Margherita, suor Isabetta, suor Andrea, suor Diotama, suor Aurea, suor Lucia, suor Daniela, suor Berardesca, suor Cristiana, suor Giacomella, suor Giovanna, suor Mattiola, suor Vittoria, suor Catalina, suor Filippa, suor Isaia, suor Illuminata, suor Amedea, suor Graziadea, suor Simonetta, suor Guiduccia e suor Cecilia, queste suore concordemente con la badessa fecero, stabilirono, ed anche ordinarono frate Vitale converso e familiare dello stesso monastero e Verbutio del signor Giacomo da Gubbio, presenti e ciascuno di loro in solido in modo tale che la condizione di uno solo attivo non sia migliore di quella dell’altro non attivo, come amministratori, procuratori e nunzi speciali di lei e del detto convento, per promettere e fare compromessi verso frate Nicola vicario del vescovo di Camerino come arbitro e persona che deve decidere la composizione amichevole per ogni lite, questione e causa che verte o che potesse vertere tra lo stesso monastero agente e rispondente da una parte, e dall’altra parte Ivano del signor Scagno procuratore di donna Sibilla figlia del defunto signor Rinaldo, sua moglie, come agente e rispondente, soprattutto per 57 libre ravennati ed ancontane che si dice che il detto Ivano intende chiedere al detto monastero in quanto procuratore della detta sua moglie; e generalmene per ogni altra lite, questione e causa che potesse vertere tra essi fino al giorno presente, per dare il libello, riceverlo, contestare la lite, riguardo all’accusa giurare sulla loro anima, prestar giuramento di qualsiasi altro genere, contrapporre eccezioni e repliche e declinare il giudizio, fare opposizioni e rispondere alle posizioni della parte avversa, introdurre testimoni e documenti, vedere la presentazione di testimoni, fare  gli allegati, ascoltare la sentenza, stabilire uno o più procuratori a nome del detto convento e di se stessi amministratori, nelle cose predette e in ciascuna di esse, e generalmente debbono fare tutte le altre e singole cose ed esercitarle come il convento potrebbe fare o esercitare. La già detta donna badessa col consenso del predetto convento e lo stesso convento promettono a me notaio infrascritto, a nome e per conto di chi può esserne interessato, con stipula solenne, che esse considerano stabilito e tengono deciso e lo mantengono in perpetuo e non agiscono in nulla in contrasto in alcuna occasione, o eccezione, sotto l’ipoteca e la penalità e l’obbligazione dei beni di detto monastero, accettando tutto quello che per mezzo dei predetti amministratori e procuratori, o sostituti o altri per loro, viene fatto ed esercitato riguardo alle cose dette sopra e per ciascuna di esse.

Ed io Bonaventura di Giovanni pubblico notaio fui presente alle cose sopradette e rogato per tutto ciò, sottoscrissi e pubblicai.

 

1286 febbraio 28

Il vescovo di Camerino concede indulto per elemosine alle monache di S.M.M. di vita povera. <( Si intuisce il privilegio della povertà di Santa Chiara>

 

Ramboctus miseratione divina Camerinensis episcopus universis Christifidelibus presentes licteras inspecturis salutem in Domino. Si iuxta sententiam sapientis meritorie tempus seminandum disscernimus et metendum seminare debemus in terris, quodam multiplicato fructu recolligere debeamus in celis et licet secundum hoc omnibus indigentibus aperire teneamur visscera caritatis, illis tamen spiritualius et habundantius qui spiritu sponte subbeunt honera paupertatis. Cum igitur dilecte in Christo filie Abbatissa et moniales monasterii Sancte Mariae Madalene de Matelica Camerinensis diocesis que, spretis mundanis inlecebris, elegerunt Domino famulari cum adiectione voluntarie paupertatis, egeant a Christifidelibus sibi pia caritatis subsidia exiberi, universitatem vestram rogamus et ortamur in Domino in remissione vobis peccaminum, iniungentes quatenus eis ad hoc grata caritatis subsidia erogetis ut per subventionem vestram in aliquo subveniatur eisdem et vos per hec et alia bona que Domino spirante feceritis ad eterna possitis felic(itatis) gaudia pervenire. Nos enim cupientes ut ecclesia antedicta que ipsius Beatissime videtur insignita vocabulo congruis honoribus frequentetur, omnibus vere penitentibus et confessis qui ad dictam ecclesiam quolibet die dominico usque ad festum Pascatis Resurrectionis octavam durantem, causa devotionis, accesserint et eis manus porrexerint caritatis de omnipotentis Dei misericordia, beatorum Petri et Pauli apostolorum eis centum dies de iniunta sibi penitentia in Domino misericorditer relaxamus. In cuius rei testimonium et certitudinem pleniorem presentes iuximus nostri sigilli appensione muniri.  Privilegiis autem post dictam octavam Pascatis annuatim presentibus minime valituris. Datum Camerini die ultima februarii sub anno Domini millesimo CCLXXXVI  indictione XIIII

 

1286.02.28: Indulto vescovile per elemosine al monastero

Rambotto per divina misericordia vescovo di Camerino saluta nel Signore tutti i fedeli cristiani che vedranno questa lettera. Se consideriamo, secondo il detto del sapiente, che il tempo deve essere seminato in modo meritorio e raccolto, noi dobbiamo seminare in terra a che si debba raccogliere nei cieli con qualche moltiplicato frutto; e benché, secondo lo stesso, siamo tenuti ad aprire il cuore caritatevole verso tutti i bisognosi, tuttavia ancor più spiritualmente e più abbondantemente siamo tenuti a farlo verso coloro che spontaneamente  e di spirito si sottopongono alla povertà. Pertanto poiché le figlie dilette in Cristo monache e  la badessa del monastero di S. Maria Maddalena di Matelica della diocesi di Camerino, che, nel disprezzo dei piaceri mondani, scelsero di vivere nella comunione familiare con Dio aggiungendo una volontaria povertà,  hanno bisogno che i fedeli cristiani offrano piamente a loro l’aiuto caritatevole, esortiamo e preghiamo tutti voi nel Signore, a remissione dei vostri peccati, disponendo che eroghiate loro allo scopo graditi sussidi caritatevoli in modo che la vostra sovvenzione dia loro un sussidio e voi, a motivo di questa e di altre opere buone che farete ispirati dal Signore, possiate giungere alla gioia eterna della felicità. Noi infatti desideriamo che la predetta chiesa che è insignita del vocabolo della Beatissima, sia frequentata con onori ed a tale scopo rilasciamo per la misericordia di Dio onnipotente e dei beati apostoli Pietro e Paolo, 1’indulgenza di cento giorni sulla penitenza imposta nella confessione a coloro che, veramente pentiti, si recheranno per devozione alla chiesa predetta in qualsiasi domenica sino alla festa di Pasqua inclusa la sua ottava e faranno opere di caritatevole aiuto. A testimonianza e maggior certezza di ciò, abbiamo fatto munire il presente scritto con l’appendervi il nostro sigillo. Annualmente, il privilegio non avrà più efficacia dopo passata la detta ottava di Pasqua.

Data, a Camerino 28(=giorno ultimo) febbraio 1286 indizione quattordicesima.

 

1286 settembre 12

Viene nominato il procuratore del monastero matelicese e della badessa Mattia di S.M.M. per pagare una multa facendo un mutuo  di denaro.

 

In Dei nomine. Amen. Anno eiusdem MCCLXXXVI indictione XIIII tempore domini Honorii pape, die XII intrantis septembris; actum in monasterio dominarum Sancte Marie Madalene de castro Mathelice, presentibus Yacobo Bevenuti de Sefre, Francisco Marclonis et Dominico Petri Fainde, testibus. Domina Macthia abadissa monasterii Sancte Marie Madalene de Mathelica, de consensu, presentia et voluntate Cristine, Annese, Iacobe, Margarite, Catarine, Adlummenate, Danielle, Gratiadeo, Deutame, Lucie, Vectorie, Cicilie Cristiane, Aurie, Jacopucze, Cicilie, Justine, Andree, Ogenia, domine Philippe, Ysaie, Simonecte, Philippucze, Amodee, Mactie, Guiducze, Bevenute, Ysabet, et Sperandee, monialium et sororum dicti monasterii nomine et vice dicti monasterii et conventus eiusdem, fecit, constituit et hordinavit fratrem Jacobum Ugolini presentem et recipientem, suu(m) et dicti monasterii legitimum sindicum, actorem, et procuratorem et nuntium specialem, ad recipiendum pro eis et eorum nomine et nomine et vice monasterii ante dicti et pro ipso monasterio, finem et quietationem et remissionem perpetuo valituram, a reverendo patre domino Rambocto camerinensi episcopo, de condemna(atione) L libris ravennat. et anconetan. facta per ipsum dominum episcopum de dicto monasterio nomine et occasione deguastationis quam ipsum monasterium fecit de monasterio Sacte Agathe et ad  pr(esentan)dum domini Jentili de Muralto vel Mussca(!) Savinelli, ex causa mutui vel depositi L librarum ravennat. et anconet. hinc  ad calendas octubris proxime venturas et ad dictum debitum confitendum coram dicto domino episcopo et ad preceptum de dicta quantitate recipiendum a dicto domino Rambocto camerinensi episcopo et ad supponendum se et ipsas abatissam et sorores excommunicastionis sententie per ipsum ferende contra sindicum, abatissam et sorores et ad supponendum monasterium ecclesiastico interdicto, si de dicta quantitate non saddisfecerint in termino memorato, et generaliter ad omnia et singula fatienda et exsercenda que in predictis et circa predicta viderit oportuna (promictens) quidquid per dictum dominum sindicum factum fuerit in predictis et quolibet predictorum, se ratum habiturum et gratum sub ypoteca et obligatione bonorum et rerum dicti monasterii.

Et ego Acto domini Jacobi notarius publicus rogatus scripsi et publicavi.

 

1286.09.12: Procura per una multa vescovile

Nel nome di Dio. Amen. Nel suo anno 1286, indizione quattordicesima, a tempo di papa Onorio IV, il giorno 12 di settembre entrante; redatto nel monastero delle donne di Santa Maria Maddalena del castello di Matelica, mentre erano presenti Giacomo Bevenuti da Sefro, Francesco Marcloni e Domenico Petri Fainde, come testimoni; donna Mattia badessa del monastero di Santa Maria Maddalena di Matelica, con il consenso, la presenza e la volontà di Cristina, Agnese, Giacoma, Margherita, Catalina, Illuminata, Daniela, Graziadeo, Diotama, Lucia, Vittoria, Cecilia, Cristiana, Aurea, Giacomuccia, Cecilia, Giustina, Andrea, Eugenia, donna Filippa, Isaia, Simonetta, Filippuccia, Amedea, Mattia, Guiduccia, Benvenuta, Isabetta, e Sperandea, monache e suore del detto monastero, a nome e per conto del detto monastero e del suo convento, fece, stabilì e ordinò frate Giacomo Ugolini presente e ricevente come legittimo amministratore, attore e procuratore e nuncio speciale suo e del detto monastero, per ricevere per loro, a loro nome e a nome e per conto del detto monastero ed a favore dello stesso monastero, la conclusione e quietanza e condono validi in perpetuo, dal reverendo padre don Rambotto vescovo camerinese, riguardo alla condanna a cinquanta libbre ravennati e anconetane, fatta dallo stesso vescovo, riguardante il monastero nell’occasione e per la dismissione che lo stesso monastero fece nei riguardi del monastero di Sant’Agata; e per presentare al signor Gentile da Muralto canonico o a Mosca Savinelli, a motivo del mutuo o deposito di cinquanta libre ravennati ed anconetane, da ora al primo ottobre prossimo venturo, e per dichiarare questo debito di fronte al detto vescovo e a ricevere il precetto per detta quantità da detto don Rambotto vescovo camerinese ed a sottoporre sé, le stesse badessa e suore alla (minaccia di) scomunica da parte dello stesso contro il sindaco, la badessa e le suore ed a sottoporre il monastero all’interdetto ecclesiastico, qualora non soddisfacessero a detta quantità entro la ricordata scadenza; in generale a fare ed esercitare tutte e singole le cose che si considereranno opportune riguardo a quanto detto sopra. Promettono che tutto quello che verrà fatto dal predetto amministratore come sopra, lo riterrano  deciso e accettato sotto ipoteca ed obbligazione dei  beni e delle cose del monastero.

Ed io Atto(ne) del signor Giacomo notaio pubblico a richiesta ho scritto e pubblicato.

 

1286 settembre  13

Condono. Il vescovo di Camerino rilascia quietanza ed annulla altra condanna contro le monache del monastero matelicese di S.M.M.

 

In  nomine Domini. Amen. Anno Domini millesimo CCLXXXVI tempore domini Honorii pape quarti, Camerini in cappella palatii episcopatus; actum est die XIII mensis setembris, presentibus domino Gualterio priore Sancti Sebastiani de Camerino, domino Petro priore Sancti Jacobi de Muralto, magistro Ofredutio domine Amate, Corrado Johannis et Coradutio Domestici testibus de hiis vocatis et rogatis; venerabilis pater dominus Ramboctus camerinensis episcopus per se, suosque in posterum successores, nomine et vice camerinensis episcopatus, fecit finem, quietationem et remissionem perpetuo valituram fratri Jacobo Ugolini sindico monesterii Sante Marie Madalene de Mathelica, stipulanti et recipienti vice et nomine dicti monasterii de condepnatione (!) centum . . . /=librarum/ factam de ipso monasterio seu eius sindico Jacoputio domini Finaguerre, nomine et occasione violentie et excessus facti per ipsum monasterium et eius familiares, fautores et coadiutores contra monasterium Sancte Agathe site iuxta fossum Mathelice, prope ipsum monasterium Sancte Marie Madalene, cassando et cancellando idem dominus episcopus omnem condepnationem, sententiam et processum factam et factum contra dictum monasterium et ipsum Jacoputium eius sindicum vel quemcumque alium, nomine dicti monasterii Sancte Marie Madalene, et omnem promissionem ei vel alteri recipienti nomine suo factam de ipsa quantitate vel parte ispius, nomine dicti monasterii, et spetialiter promissionem factam per Jacobutium domini Finaguerre sindicum dicti monasterii, et spetialiter preceptum quod idem Jacobutius recepit de dicta quantitate L librarum solvenda,  scriptum manu magistri Nicolai de Auximo notarius et hoc ideo fecit dictus dominus episcopus pro eo quod habuit et recepit a dicto sindico dante et solvente nomine et vice dicti monasterii Sante Marie Magdalene et conventus eiusdem, et omnium suntorum dicti monasterii in excessu predicto quinquaginta libras ravennanorum et a(n)conetan. bonorum renuntians dictus dominus episcopus exceptioni non habitorum et non receptorum dictorum denariorum occasione predicta et omni iuris et legum auxilio; quam quidem quietationem et refutationem et omnia et singula supra et infra scripta promisit dictus dominus episcopus per se suosque in posterum successores predicto fratri Jacobo sindico dicti monasterii Sancte Marie Magdalene recipienti vice et nomine ipsius monasterii et conventus eiusdem et dicti Iacoputii domini (=dicti) monasterii sindici vel alterius sindici seu fautoris monasterii predicti sub pena dupli dicte quantitatis et obligatione et ypoteca bonorum dicti episcopatus.

Et ego Riccerius notarius publicus et nunc notarius dicti domini episcopi de predictis a dicto domini episcopo rogatus scripsi et publicavi meumque solitum fregium et nomen abposui(!).

 

1286.09.13: Quietanza di multa e condono

Nel nome del Signore. Amen. Nell’anno del Signore 1286, a tempo del papa Onorio IV, a Camerino nella cappella del palazzo dell’episcopato; redatto il giorno 13 del mese di settembre, mentre erano presenti don Gualtiero priore di San Sebastiano di Camerino, don Pietro priore di San Giacomo di Muralto, mastro Offreduccio di donna Amata, Corrado di Giovanni e Corraduccio Domestici, come testimoni a ciò chiamati e richiesti; il venerabile padre don Rambotto vescovo di Camerino per sé ed i suoi successori, a nome e per conto dell’episcopato camerinese, fece la conclusione, la quietanza ed il condono da valere in perpetuo a frate Giacomo Ugolini amministratore del monastero di Santa Maria Maddalena di Matelica, stipulante e ricevente a nome e per conto del detto monastero riguardo alla condanna di cento libbre, fatta dallo stesso monastero o al suo amministratore Iacopuccio del signor Finaguerra, in riferimento e per l’occasione della violenza e dell’esagerazione fatta da parte dello stesso monastero, suoi famigli, fautori e collaboratori, contro il monastero di Sant’Agata sito presso il fosso di Matelica in prossimità dello stesso monastero di Santa Maria Maddalena, cassando e cancellando lo stesso vescovo camerinese ogni condanna, sentenza e processo fatti contro il detto monastero e contro Jacopuccio suo amministratore o chiunque altro, a nome del detto monastero di Santa Maria Maddalena ed ogni promessa, se pure fatta al altra persona rivecente a suo nome, riguardo alla stessa somma o a parte di essa, a nome dello stesso monastero, in particolare la promessa fatta per mezzo di  Giacomuccio del signor Finaguerra, amministratore del detto monastero, inoltre specialmente il precetto che lo stesso Giacomuccio ricevette riguardo alla predetta somma di cinquanta libre da pagare, scritto per mano di mastro Nicola di Osimo notaio; pertanto il detto vescovo così fece per il fatto che ebbe e ricevette dal detto amministratore che ha consegnato e pagato a nome e per conto del detto monastero di Santa Maria Maddalena e del suo convento e di tutti i conti del detto monastero nella  predetta esagerazione, con cinquanta libre ravennati e anconetane.  Il detto vescovo rinuncia all’obiezione di denaro non avuto, non ricevuto, nell’occasione predetta, ed a ogni altro aiuto del diritto e delle leggi.  Il detto vescovo promise per sé e per i suoi successori promise a frate Giacomo, amministratore del detto monastero di Santa Maria Maddalena ricevente per conto ed a nome dello stesso monastero, e del suo convento e di detto Goacomuccio amministratore dell’altro monastero e di ogni altro suo fautore, che la presente quietanza e recusazione e tutte e singole le cose sopra scritte restano valide, sotto penalità del doppio di detta somma e con l’obbligazione e l’ipoteca dei beni del detto episcopato.

Ed io Riccerio notaio pubblico e ora notaio del detto vescovo, richiesto di scrivere le cose dette sopra dal detto vescovo, ho sottoscritto e pubblicato ed ho apposto il mio fregio e il mio nome.

 

1286 settembre 13

Bolla di unione. Il vescovo di Camerino unisce i due monasteri di Sant’Agata e S.M.M. confermando le decisioni prese dalla rispettive monache nel 1278, quand’era  badessa Mattia.

 

Ramboctus miseratione divina camerinensis episcopus, religiosis mulieribus abbatisse et conventui monasterii Sancte Marie Madalene de Mathelica, salutem in Domino. Cum a vobis petitur quod est iustum, tam vigor equitatis quam ordo exigit rationis ut item per solicitudinem nostri offitii ad debitum perducatur effectum. Eapropter, dilecte in Christo, vestris piis subplicationibus inclinati, unionem, obligationem, submissionem, promissionem, dationem seu concessionem factam per priorissam seu abbatissam vel moniales loci Sancte Agathe siti prope Mathelicam, considerata vicinitate et paupertate predicti loci Sancte Agathe, in quo moniales ibidem stantes observare non poterant continentiam regularem, prout in istrumentis inde confectis manu Morici de Fabriano notarii plenius continetur, cuius tenorem ad maiorem certitudinem et firmitatem de verbo ad verbum duximus inserendum.

In  nomine Domini. Amen. Anno eiusdem millesimo ducenteximo septuageximo octavo, indictione sexta, tempore domini Nichole pape tertii, die septima martii, actum Mathelice, in  monasterio  Sancte Marie Madalene presentibus Frederico domini Alberti, donno Accurso plebano plebis Mathelice, Verleutio domini lacobi de Eugubio et domino Finaguerra domini Albricii et Corradutio Bartoli testibus; Jacoputia magistri Gentilis, Amadea, Humilis, Cicilia, Lucia et Angelutia sorores vel moniales ac converse Monasterii sive loci Sancte Agathe de Mathelica, unanimiter et concorditer submiserunt se et eumdem locum cum bonis ad ipsum locum pertinentibus monasterio Sancte Marie Madalene de eadem terra et domine Macthie abbadisse ejusdem monasterii Sancte Marie recipienti nomine ipsius monasterii Sancte Marie et promiserunt ipsi abbatisse predicti monasterii Sancte Marie Madalene obedientiam et reverentiam, paupertatem et castitatem et observare regularia instituta predicti monasterii et quod predicta domina abbatissa possit ponere moniales et sorores in dicto loco Sancte Agathe et removere; cum dicte sorores Sancte Agathe videant et cognoscant se non posse honeste vivere in dicto loco Sancte Agathe in quo morantur, cum sit contra formam privilegiorum Sancte Marie Madalene et cum non possint in dicto loco Sancte Agathe regulariter vivere, dederunt et concesserunt pro redemptione peccatorum suorum dicte domine Mathie abbatisse ibidem presenti et recipienti nomine et vice dicti monasterii Sancte Marie Madalene et conventus ejusdem, plateam et territorium prope Castrum Mathelice, a primo(1) via, a secundo fossus Communis, a tertio filii quondam magistri Mathei et a quarto via, cum domibus, edificiis et cum omnibus et singulis que infra predictos continentur confines et cum omnibus aliis juribus et actionibus que ubicumque dictus locus et ipse sorores coniunctim vel divisim habent vel habere possent modocumque vel causa,   revocantes   seu cassantes omnem sindicum seu procuratorem et specialiter Salimbene Compagnionis et Sinibaldum   Massei   pro parte dicti loci et sororum Sancte Agathe factum(2) contra dictum monasterium Sancte Marie Madalene, et renuntiantes interlocutorie et interlocutoriis, si que usque ad presens tempus late sunt contra   dictum   monasterium Sancte Marie Madalene, (3) occasione muri et edifìtii quod edificabatur in dicto loco (et) scitu contra formam privilegiorum dicti monasterii Sancte Marie Madalene, constituentes se nomine dicti monasterii et dicte domine Mathie possidere predictum territorium et casarenum et domus et edifitia; et dederunt licentiam et plenariam potestatem predicte domine Mathie recipienti pro dicto monasterio auctoritate propria accipiendi possessionem dictorum bonorum et de heisdem(4) faciendi quod eis(5) videbitur, promittentes rata et firma habere perpetuo et damna(6) et expensas reficere sub obligatione bonorum dicti loci Sancte Agathe et non contrafacere vel venire contra predicta vel aliquod predictorum per se vel alium sub dicta pena, qua soluta vel non, rato manente contractu. Et ego Moricus de Fabriano, imperiali auctoritate notarius, hiis interfui, rogatus scribere scripsi et publicavi.

Quam submissionem, dationem, concessionem, promissionem et unionem et omnem aliam per abbatissam seu priorissam dicti loci  Sancte Agathe vel moniales loci ejusdem abbatisse seu sindico dicti monasterii Sancte Marie Madalene factam, prout reperitur manu dicti magistri Morici de Fabriano, ex certa scentia confirmamus, et si quis in dicta unione, submissione, datione, seu concessione reperitur defectus, nostra ordinaria auctoritate subplemus et loca predicta unimus.

Nulli ergo omnino hominum liceat hanc paginam nostre unionis et confirmationis infringere vel ei auso temerario contraire. Si quis autem hoc adtentare presunserit, indignationem omnipotentis Dei, et Beate Marie Virginis et beatorum Apostolorum Petri et Pauli et sanctorum Venantii martyris et Ansoini confessoris se noverit incursurum; in cujus rei testimonium et certitudinem pleniorem presentes licteras per Riccerium notarium nostrum scribi et publicari mandavimus et nostri sigilli appensione muniri. Actum et datum Camerini in cappella palatii episcopatus sub annis Domini MCCLXXXVI, Inditione XIIII, tempore Dni Honorii pape quarti, die XIII mensis setembris, presentibus donno Petro priore Sancti Iacobi de Muralto, donno Gualterio priore Sancti Sebastiani, magistro Ofredutio Notario, Corrado lohannutii, et Corrado Domestici, testibus de hiis vocatis et rogatis. Et ego Riccerius de Camerino notarius publicus, ac nunc notarius dicti domini episcopi, predictis omnibus presens interfui et a dicto domino episcopo rogatus et ejus auctoritate, scripsi ac publicavi, meumque solitum signum  ac nomem abposui.

Note di confronto tral la copia 1286 e il frammento 1278: (1) Vedi 1278: parole di inizio del frammento; (2) manca “factum” nel frammento; (3) il frammento aggiunge pro dicto loco; (4) nel frammento senza “h”; (5) nel frammento eisdem; (6) nel frammento dampna

 

1286.09.13: Bolla vescovile di unione di due monasteri

Rambotto, per divina misericordia, vescovo di Camerino, saluta nel Signore le religiose donne, badessa e convento del monastero di Santa Maria Maddalena di Matelica. Di fronte alla richiesta da voi giustamente presentataci, tanto la forza dell’equità, quanto l’ordine razionale esigono che ciò giunga al dovuto effetto con la nostra sollecitudine. Pertanto, o dilette in Cristo, confermiamo l’unione, l’obbligazione, la sottomissione, la promessa, la donazione o cessione fatta ad opera della prioressa o badessa e monache del luogo di Sant’Agata sito presso Matelica, dopo aver considerato la vicinanza e la povertà del predetto luogo di Sant’Agata, in cui le monache ivi dimoranti non potevano osservare la regolare continenza, come risulta più chiaramente dal documento redatto dal notaio Morico da Fabriano il cui contenuto viene qui inserito parola per parola a motivo della maggiore certezza e stabilità.

( QUI IL TESTO DEL DOCUMENTO 7 MARZO 1278 = vedilo  a questa data)

Conosciamo con pienezza di scienza la sottomissione, la donazione, la cessione, la promessa, l’unione e ogni altro impegno verso la badessa ed verso l’amministratore del detto monastero, nell’atto scritto da mastro Morico da Fabriano, deciso dalle monache del detto luogo di Sant’Agata e confermiamo tutto; e se in tale atto si trovasse qualche difetto, suppliamo con la nostra ordinaria autorità e uniamo i predetti luoghi delle religiose.

Non sia lecito a nessuna persona violare questo nostro atto di unione e di conferma, né contrastarlo con temerario ardire. Se qualcuno userà la presunzione di tentarlo, sappia che incorre nell’indignazione dell’onnipotente Dio, della beata Vergine Maria, dei beati apostoli Pietro e Paolo, dei santi Venanzo martire ed Ansovino confessore.

Su nostro ordine il notaio Riccerio, nostro redattore, scrive e rende pubblica la presente lettera e la consolida con l’apporvi il nostro sigillo per maggior fede e certezza. Redatto e dato a Camerino, nella cappella del palazzo dell’episcopato, nell’anno del Signore 1286, indizione XIV, a tempo del papa Onorio quarto, il giorno 13 settembre, alla presenza di don Pietro priore di San Giacomo di Muralto, don Gualtiero priore di San Sebastiano, mastro Offreduccio notaio, Corrado di Giovannuccio e Corrado di Domestico, testimoni chiamati per l’atto.

Ed io Riccerio da Camerino, pubblico notaio, ora notario del detto vescovo, presente a tutto ciò, su richiesta del vescovo, scrissi per sua autorità, sottoscrissi e pubblicai l’atto in cui apposi il mio sigillo consueto ed il mio nome.

 

1286 novembre 20

Viene nominato il procuratore del monastero matelicese e della badessa Mattia di S.M.M. per prorogare il pagamento del residuo di una multa.

 

In Dei nomine. Amen. In anno Domini millesimo CCLXXXVI indictione XIIII tempore domini Honorii pape IIII die XX mensis novembris, actum in monasterio Sancte Marie Maddalene(!) de Matelica, presentibus Albrico Jacobi Bruti, Matheo molenario, et Iohanne de Fulgineo testibus ad hec et de hiis vocatis et rogatis; domina Mathia abbatissa monasterii Sancte Marie Maddalene de Matelica, cum consensu et voluntate vel consenso et presentia et voluntate Cristine, Annese, Jacobe, Margarite, Catarine, Allumminate (!), Danielle, Gratiadee, Deutame, Lucie, Vectorie, Cicilie, Christiane, Aurie, Jacoputie, Cicilie, Justine, Andree, Eugenie, domine Philippe, Isaie, Simonette, Philipputie, Amadee, Mathie, Guidutie, Benvenute, Isabette et Sperandee monialium et sororum vel consororum dicti minasterii, nomine ac vice dicti monasterii et capituli et conventus ibidem more solito congregati, eiusdem ipsum capitulum totum et conventus fecit ac constituit et ordinavit vel ordinaverunt, fecerunt et constituerunt concorditer dompnum Erricum Guarnerii presentem et recipientem suum vel earum et dicti monasterii legitimum sindicum actorem et procuratorem et nunctium spetialem ad presentandum se et comparendum pro eis et eorum nomine et vice dicti monasterii et pro ipso monasterio et conventu eiusdem coram reverendo viro et patre domino Rambocto camerinensi episcopo ad petendum et recipiendum ac postulandum terminum solvendi XIII libras ravennates et anconetanas quas solvere debent et dare tenentur pro residuo debiti et condem(natio)nis L libras ravennates et anconetanas facta per ispum dominum episcopum de dicto monasterio et contra dictum monasterium nomine et occasione deguastationis monasterii Sanche Agathe facte per ipsum monasterium Sancte Marie predictum in festo proxime venturo Sancti Andree in longiorem terminum et ipsum terminum prorogari ad sensum et voluntatem ac mandatum ipsius domini episcopi et ad (confitendum) et promictendum solvere ipsum debitum in termino per eundem dominum episcopum statuendum tam domino Gentili de Muralto quam Musce Savinelli quibus solvere promiserant sindicus ipsius monasterii Sancte predicte Marie vel alteri sicut fuerit oportunum et placuerit ipsi domini episcopo alias creditoribus prelibatis ex causa depositit vel mutui  et ad subpondendum se et dictam abbatissam et consorores excommunicationi sententie per ipsum ferende contra sindicum, abbatissam et sorores et ad subponendum monasterium prelibatum ecclesiastico interdicto si dictam quantitatem non solveret vel non solvet in termino prelibato et ad quietationem, finem, liberationem et absolutionem perpetue valituram recipiendum et ad omnia et singula fatiendum et exercendum que in predictis et circa et extra predicta et infra predicita seu occasione eorum generaliter et specialiter que viderit expedire et fuerit oportuna promittens vel promittentes mihi notario infrascripto pro omnibus quorum interest vel intererint sollepniter stipulanti quicquid per dictum sindicum factum fuerit et promissum in predictis et circa et extra et infra predicta et quelibet predictorum et occasione eorum se ratum et firmum habere sub hipothecha rerum et bonorum dicti monasterii.

Et ego Salinbene domini Sinibaldi publicus notarius predictis omnibus interfui rogatus ut supra legitur scripsi et publicavi.

( Aggiunto in calce) Fiat instrumentum de punto ad puntum secundum instrumentum scriptum manu magistri Voti mutato nomine domini Gentilis  etiam Dominico Francisci.

 

1286.11.20: Procura per il residuo di una multa

Nel nome di Dio. Amen. Nell’anno del Signore 1286, indizione quattordicesima, a tempo del papa Onorio IV, il giorno 20 del mese di novembre, redatto nel monastero di Santa Maria Maddalena di Matelica, mentre erano presenti Albrico di Giacomo Bruti, Matteo mugnaio e Giovanni da Foligno, come testimoni per questo e su questo chiamati e richiesti; Donna Mattia badessa del monastero di Santa Maria Maddalena di Matelica con il consenso e la volontà o con il consenso, la presenza e la volontà di Cristina, Agnese, Giacoma, Margherita, Caterina, Illuminata, Daniela, Graziadea, Diotama, Lucia, Vittoria, Cecilia, Cristiana, Aurea, Giacomuccia, Cecilia, Giustina, Andrea, Eugenia, donna Filippa, Isaia, Simonetta, Filippuccia, Amedea, Mattia, Guiduccia, Benvenuta, Isabetta e Sperandea, monache e suore o consorelle del detto monastero, a nome e per  conto del detto monastero e del capitolo e del convento riunito ivi al modo solito,  tutto lo stesso suo capitolo ed il convento fece, stabilì ed ordinò od ordinarono, fecero e stabilirono concordemente il signor Enrico di Guarnerio presente e ricevente, come legittimo amministratore, attore e procuratore e nunzio speciale suo, di esse e del detto monastero, a presentarsi e comparire per esse e a loro nome e per conto del detto monastero e a favore dello stesso monastero e del suo convento, di fronte al reverendo uomo e padre don Rambotto vescovo camerinese, per chiedere e ricevere e presentar domanda di un termine (di scadenza) per pagare 14 libre ravennati e anconetane che debbono pagare e sono tenute a dare per il residuo del debito e della condamma di 50 libre ravennate e anconetane, fatta dallo stesso vescovo riguardo al detto monastero e contro detto monastero, per motivo e in occasione della dismissione del monastero di Sant’Agata, fatta da parte dello stesso monastero predetto di Santa Maria;  in un termine (di scadenza) nella festa di sant’Andrea, o più lontano e prorogare il termine a disposizione, volontà, ed ordine dello stesso vescovo, ed a dichiarare e promettere di pagare lo stesso debito, entro il termine che dovrà esser stabilito dallo stesso vescovo  tanto per il signor Gentile di Muralto, quanto per Mosca Savinelli, come l’amministratore dello stesso monastero della detta Santa Maria o altro aveva promesso di pagare e come sarà opportuno e piacerà allo stesso vescovo o diversamente per i creditori scelti a causa del deposito o mutuo, ed a sottoporre se stesso, la detta abbadessa e le consorelle alla ‘minaccia’ di sentenza di scomunica per la cosa stessa, da fare contro l’amministratore, la badessa, e suore, e a sottoporre il monastero all’interdetto ecclesiastico, qualora non pagassero o non pagheranno nel termine scelto, ed a ricevere la quietanza, la conclusione, la liberazioe e l’assoluzione che avranno valore perpetuo, ed a dover fare  ed esercitare tutte quelle e singole che riguardo a quanto detto, anche al di fuori ed in occasione di ciò, in generale ed in particolare, considererà da fare e sarà opportuno. Promettono a me notaio sottoscritto, stipulante solennemente per tutti quelli che sono o saranno interessati, tutto ciò che verrà fatto e promesso dallo stesso amministratore nelle cose dette prima, riguardo ad esse, dentro e fuori di esse e di ciascuna ed in occasione di esse, lo considerano deciso e stabile, sotto ipoteca delle cose e dei beni del detto monastero.

Ed io Salimbene del signor Sinibaldo pubblico notaio fui presente a tutte queste cose e, come sopra sopra si legge, scrissi e pubblicai.

(di altra mano aggiunta coeva) Si faccia l’istrumento puntualmente scritto per mano di mastro Voto, cambiando il nome del signor Gentile, anche a Domenico di Francesco.

 

1287 settembre 26

Viene nominato il procuratore del monastero matelicese e della badessa Mattia di S.M.M. per presentare appello contro i frati agostiniani riguardo ai beni del signor Matteo

 

In Dei nomine. Amen. Anno eiusdem MCCLXXXVII indictione XV Romana Ecclesia vacante pastore, die XXVI septembris, actum Mathelice in monasterio Sancte Marie Madalene presentibus magistro Percivalo olim de Cesena, Janne eius filio et Ver(luti)o domini Jacobi, testibus de hiis vocatis et rogatis. Congregato capitulo monasterii Sancte Marie Madalene de castro Mathelice, camerinensis diocesis; in quo quidem capitulo domina Mathelda abbatissa dominarum supradicti monasterii una cum expresso consensu et voluntate  omnium suarum consororum in dicto monasterio existentium, scilicet Annese, Margarite, Isabecte, Cristine, Danielis, Lucie, Andre, Cataline, Deutame, domine Christiane, Jacobutie, Johanne, Macthiole, Victorie, Isaie, Alluminate et aliarum monialium et sororum in dicto monasterio existentium et ipse sorores omnes unanimiter et concorditer fecerunt, constituerunt et ordinaverunt dompnum Erricum de Sancto Severino et fratrem Jacobutium conversum dicti  . . . . /=monasterii/ earum et dicti monasterii legitimos sindicos et procuratores, actores et defensores et nuntios spetiales ad presentandum se pro eis et ipsarum nomine et vice dicti monasterii et conventus eiusdem coram venerabili patre domino Rambocto camerinensi episcopo eiusque curia coram iudice spirituali in Marchia pro romana et coram iudicibus generalibus dicte Ecclesie temporalibus et coram quoque alio iudice competenti spetialiter et generaliter tam temporali quam spirituali pro causis, litibus et questionibus quas ipse domine et dictum monasterium habent et habere sperant cum fratribus Sancti Augustini, occasione bonorum domini Mathei domini Sinibaldi, cum dompno Vitaliano Albricitii, occasione dictorum bonorum dicti domini Mathei eorumque procuratoribus spetialiter et generaliter cum omnibus aliis hominibus et personis ubique locorum cum quibus predicta domina abbatissa et dicte domine et monasterium supradictum litem et questionem haberent vel habeant in antea ex quacumque de causa ad agendum et defendendum, ad libellum dacendum(!) et recipiendum, terminum et terminos ponendum, litem et lites contestandum, de calunnia iurandum, testes et probationes et instrumenta introducendum, testes et probationes averse partis audiendum et re(spon)dendum, exceptiones et replicationes opponendum, ad comunicandum et compromictendum, quietandum et remictendum, de calunia iurandum in anima predictarum dominarum et ad excusandum se ipsas, ipsarum dominarum et nomine dicti monasterii ab accusis et denuntiationibus factis et fatiendis dictis dominabus vel alicui ipsarum et dicto monasterio vel alicui pro dicto monaterio et dacendum fideiussionem et ad promictendum ipsos et quemlibet ipsorum conservandum indempnes sub dicta pena bonorum dicti monasterii, sententiam sive sententias audiendum, appellandum et prosequendum si opus fuerit, et generaliter ad omnia alia et singula fatienda et exercenda que in predictis, circa et extra predicta et quolibet predictorum necessaria vel utilia fuerint et dictis sindicis et procuratoribus facere et exercere videbuntur et placebit et que merita causarum requirunt solleniter promictentes predicta domia abbatissa et predicte sorores nomine et vice dicti monasterii et conventus eiusdem se se(!) ratum et firmum habere et tenere quidquid per predictos sindicos et procuratores vel alterum ipsorum factum et dictum fuerit in predictis circa et extra predicta et quolibet predictorum tum sub ypoteca et obligatione bonorum et rerum dicti monasterii volendo ipsos et quemlibet ipsorum reservare ab honere satidationis promiserunt mihi notario infrascripto pro eis quorum intererit sollenniter stipula(nti) de iuditio sisti et iudicatum solvendum.

Et ego Leva Boneiunte de Mathelica notarius predictis omnibus interfui rogatus supra scripta omnia subscripsi et publicavi.

 

1287.09.26: Procura per appello sui beni del signor Matteo

Nel nome di Dio. Amen. Nel suo anno 1287, indizione quindicesima, in tempo di sede romana vacante del pastore, il giorno 26 settembre, redatto a Matelica, nel monastero di Santa Maria Maddalena, mentre erano presenti mastro Percivalo un tempo da Cesena, Giovanno suo figlio e Ver(l)utio del signor Giacomo, come testimoni  richiesti ed a ciò chiamati. Quando si è riunito il capitolo del monastero di Santa Maria Maddalena del castello di Matelica, diocesi di Camerino,  donna Mattia badessa delle donne del detto monastero, con l’espresso consenso e la volontà di tutte le sue consorelle esistenti in detto monastero, cioè Agnese, Margarita, Isabetta, Cristina, Daniela, Lucia, Andrea, Cat(erina), Deutama, donna Cristiana, Jacobuccia, Giovanna, Mattiola, Vittoria, Isaia, (I)lluminata e delle altre monache e suore esistenti in detto monastero, e le stesse suore concordemente a voce unanime fecero, stabilirono ed ordinarono don Enrico da San Severino e frate Giacomuccio converso del detto monastero, come legittimi amministratori, sindaci e procuratori, attori e difensori e nunzi speciali loro e del detto monastero, per presentarsi per esse e a nome delle stesse e a nome e per conto del detto monastero e del suo convento, di fronte al venerabile padre don Rambotto vescovo di Camerino ed alla sua curia, di fronte al giudice spirituale della Marca per la Chiesa romana e di fronte ai giudici generali della detta Chiesa e temporali (cioè per beni materiali) e di fronte a qualsiasi altro giudice competente, in modo speciale e generale sia spirituale che temporale, per le cause, liti e questioni che le stesse donne e il loro monastero hanno o pensano avere con i Frati di Sant’Agostino, ad occasione dei beni del signor Matteo del signor Sinibaldo, con don Vitaliano di Albricuccio, ad occasione dei beni del detto signor Matteo e dei suoi procuratori in modo speciale e generale con tutti gli altri uomini e persone in ogni luogo con i quali la stessa donna badessa e le dette donne e il sopra detto monastero avessero lite e questione o ne avranno poi per qualunque causa, per agire e difendere, dare e ricevere il libello, ricevere un termine e porre termini, contestare la lite e le liti, giurare riguardo alla calunnia, introdurre testimoni, prove e strumenti, ascoltare i testimoni e le prove della parte avversa e rispondere , opporre eccezioni e repliche, per comunicare e far compromessi, far quietanza e remissione, giurare circa la calunnia sull’anima delle donne (monache) dette e a nome dello stesso monastero dalle accuse e denunce fatte e da fare alle dette donne e a qualcuna di esse e al detto monastero o a qualcuno per esso monastero, e a dare fideussione, a fare compromessi, a mantenerli sotto la già detta pena dei beni del monastero, ad ascoltare la sentenza o le sentenze, a fare appello e proseguire, se fosse necessario, e generalmente a dover fare ed esercitare tutte e singole le cose  che per quanto detto sopra, e fuori di ciò e qualsiasi cosa, saranno necessarie o utili come i detti amministratori e procuratori vedranno e vorranno e che sono richieste nel merito delle cause. La badessa e le suore prima dette a nome e per conto del detto monastero e del suo convento  promettono solennemente che considerano deciso e stabile e  mantengono tutto ciò che gli amministratori e procuratori, o uno di loro, faranno e diranno riguardo delle cose dette sopra ed a ciascuna di esse, sotto ipoteca e obbligazione dei beni e delle cose del detto monastero e vogliono che essi e ciascuno di essi sia esente dall’onere di soddisfare e promisero, a me notaio sottoscritto stipulante solennemente per esse e per quanti sono interessati, che si asterranno dal giudizio e che adempiranno le cose giudicate.

Ed io Leva Bonagiunta di Matelica, notaio, fui presente a tutte le cose predette e richiesto riguardo a tutte le cose scritte sottoscrissi e pubblicai.

 

1287 dicembre 10

Viene nominato il procuratore del monastero matelicese e della badessa di S.M.M. per una causa riguarante i beni di suor Francesca Bulgarelli.

 

In Dei nomine. Amen. Anno eiusdem millesimo CCLXXXVII indictione XV romana Ecclesia pastore vacante die X intrentis decembris; actum in castro Mathelice in ecclesia Sancte Marie Madalene de Mathelica, Jacobutio Accursi Altemilie ma(gistro) . . . nallo . . .rfo(lin)o et fratre Vitale, testibus ad haec vocatis e t rogatis; congregato capitulo monesterii dominarum Sancte Marie Madalene de dicto castro, una cum expresso consensu et voluntate omnium suarum consororum et fratrium(!) et conversorum (in dicto) capitulo existentium, silicet Iustine, Agnese, (Margarite), Andree, Cataline, Deutame, Ysabet, Lucie, (Daniele), domine Crestine, Alluminate, et Iacubutie, Amadei, Philipputie, Agate, Scicil(i)e, Iustine, Guidutie, monalium dicti monesterii et conversorum et familiarium eiusdem monesterii et ominum aliarum monialium et sororum in dicto monesterio existentium et ipse sorores omnes et confratres supradicti monesterii unanimiter et concorditer fecerunt, constituerunt, ordinaverunt et creaverunt fratrem Iacobum domini Scamnis et fratre Iacobutium, conversos dicti monesterii, presentes, et Anibali (domini) Scangni de Cammereno(!) absentem earum et supra dicti monesterii sindicos legitimos, actores et defensores, procuratores et nunctios (spetiales) et quam melius de iure censeri possunt, ad representandum se, pro eis et eorum nomine et nomine et vice dicti monesterii et conventus eiusdem, coram reverendissimo viro et domino Ranbocto episcopo Camerinensi eiusque Curia et auditore et vicario ipsius dicti episcopi et genereliter coram quolibet alio iudice tam temporali quam spirituali in causa seu causis quam et quas dictum monesterium et ipse sorores habent et habere possent e habere sperant cum sorore Francesca filia condam domini Burgarelli vel cum eius procuratore, actore, factore et qualibet alia persona tam temporali quam spirituali, ad respondendum prefate Francess(c)e vel suo procuratori et omnibus aliis presonis temporaliter et spiritualiter coram supra venerabili patre domino Rambocto eiusque curia tam temporalibus quam spiritualibus tam ecclesiasticis quam seculariis, tam civilibus quam criminalibus, ad libellum dandum et recipiendum, termino seu terminis ponendum et recipiendum et ordinandum et prorogandum litem seu lites contestandum, de calumpnia respondendum seu de veritate dicendum, exceptionibus opponendum, positiones faciendum et positionibus adverse partis respondendum, testes et instrumenta et iura dicti monesterii introducendum, iuramenta adverse partis videndum, haudiendum et reprobandum si opus fuerit, protestandum, fatiendum, suffectos dandum . . . . /=sententiam/   seu sententias dandum, audiendum et recusandum, ad appellandum a quolibet alio gravamine ipsi monesterio illa(to) vel inferendo vel sibi sindico nomine dicti monesterii et ad (omnem) appellationem prosequendum et commictendum, impetrandum et contra(dicendum) et generaliter ad omnia alia fatiendum et singula ex(ercendum) que in predictis et circa predicta et quo(d)libet predictorum necessaria fuerint, oportuna et que merita causarum dessiderant et requirunt, et que ipsa domina abbatissa, capitulum et conventum ipsius et predicte sorores et conversi nomine dicti monesterii facere et exercere possent, sollepniter promictentes prefata abbadissa et predicte sorores et fratres nomine et vice ipsius monesterii et conventus eius, omne se ratum et firmum habere adque tenere quidquid per dictos sindicos vel procuratores factum fuerit de predictis et quolibet predictorum sub ypoteca et obligatione bonorum et rerum predicti monesterii.

Et ego Thomas Scangni notarius publicus predictis omnibus interfui ut supra legitur rogatus scripsi et publicavi.

 

1287.12.10: Procura per una vertenza sui beni di suora Francesca

Nel nome di Dio. Amen. Nel suo anno 1287, indizione quindicesima, quando la Chiesa romana era vacante del pastore, il giorno 10 del mese di dicembre entrante; redatto nel castello di Matelica nella chiesa di Santa Maria Maddalena di Matelica, alla presenza dei testimoni richiesti ed a ciò chiamati, Giacomuccio di Accursio Altemelie; mastro (Ra)nallo, (Pe)rfolino(?) e frate Vitale; dopo riunito il capitolo del monastero delle donne di Santa Maria Maddalena del detto castello, insieme con l’epresso consenso e con la volontà di tutte le sue consorelle e dei frati e dei conversi esistenti nel detto capitolo, cioè Giustina, Agnese, Margherita, Andrea, Catalina, Diotama, Isabetta, Lucia, Daniela, donna Cristina, (I)lluminata, Giacomuccia, Amedea, Filippuccia, Agata, Cecilia (Sicilia), Giustina, Guiduccia, monache del detto monastero ed i conversi e famigli del detto monastero e di tutte le altre monache e suore esistenti in detto monastero e le stesse sorelle tutte e frati del sopradetto monastero, in modo unanime e concorde, fecero, stabilirono, ordinarono e crearono i presenti frate Giacomo del Signor Scanno e frate Giacomuccio conversi del detto monastero, ed Annibale del signor Scanno da Camerino assente, come legittimi amministratori, attori e difensori, procuratori e nunzi speciali e come meglio si comprende secondo il diritto, per presentarsi per loro ed a loro nome e per conto del detto monastero al signor don Rambotto vescovo di Camerino ed alla sua curia e al vicario uditore dello stesso vescovo e in generale di fronte a qualunque altro giudice sia temporale che spirituale, nella causa o nelle cause che il detto monastero e le stesse suore hanno e pensano di avere con suora Francesca figlia del defunto signor Bulgarello o con il procuratore, attore, fattore di lei e qualunque altra personalità tanto temporale che spirituale, per rispondere alla predetta Francesca o al suo procuratore e a tutte le altre persone e cose temporali e spirituali, ecclesiastiche e secolari, civili e penali, a dare il libello e riceverlo, e stabilire il termine o le scadenze, a ricevere, ordinare e prorogare, a contestare la lite o le liti, a rispondere di calunnia o dover dire la verità, ad opporre eccezioni, far posizioni e rispondere alle posizioni della parte avversa, ad introdurre testimoni, documenti e diritti del detto monastero, ad udire i giuramenti della parte avversa e rifitare, se sarà necessario, a protestare, agire, dare le deliberazioni o sentenze, ascoltare e recusare, fare appello per ogni impegno gravoso dato o da dare al detto monastero o allo stesso amministratore a nome del detto monastero, ed a proseguire ogni appello, a dar commissione, richiedere, obiettare e generalmente a dover fare ed esercitare ogni altra e singola cosa che per le cose e sulle cose dette sopra e in ciascuna di esse sarà opportuna e che i meriti delle cause comportano e richiedono e che la stessa badessa e il capitolo e il convento dello stesso monastero e le dette suore e i conversi, a nome del detto monastero potrebbero fare ed esercitare.  La detta abbadessa, le dette suore e i frati a nome e per conto dello stesso monastero e del suo convento promettono solennemente che terranno deciso e stablito e manterranno qualunque cosa sarà fatta dal detto amministratore o procuratore riguardo a tutte e ciascuna delle cose dette prima, sotto l’ipoteca e l’obbligazione dei beni e delle cose del detto monastero.

Ed io Tomasso Scagni notaio pubblico fui presente alle cose dette prima e richiesto scrissi come si legge sopra e lo pubblicai.

 

1292 febbraio 2

In due atti notarili, il monastero matelicese con la badessa Mattia  fa  il pagamento  di un  muro  della chiesa di S.M.M. cedendo la proprietà di un terreno.

 

In Dei nomine. Amen. Anno eiusdem MCCLXXXXII indictione V tempore domini Niccholai(!) papa quarti, die secunda mensis februarii; actum (in) castro Mathelice, in ecclesia Sancte Marie Madalene coram Benenutio (Sin)tardi, Entendi Salimbene Fulcarelli et Levutio Venture, testibus ad hoc vocatis et rogatis, Yuanus domini Scangni sindicus monasterii Sancte Marie Madalene de Mathelica nomine et vice ipsius monasterii et convenctus eiusdem, sindicario nomine eiusdem monasterii et convenctus de quo syndicatu mihi Bonaventure notario infrascripto plene constitit evidenti et occulata fide et presente, consensiente et volente domina Matthia abbatissa et convenctus dicti monasterii Sancte Marie Madalene per se in posterum suosque successores in dicto monasterio dedit et tradidit, cessit atque mandavit Petrono Rainaldi Bone pro se suisque heredibus sollempniter stipulanti iure proprio et ad proprium et in perpetuum, terram dicti monasterii positam in districtu Mathelice in loco qui dicitur Cretaiolum iusta hec latera, a primo ipse Petronus, a secundo L(e)v(o)nus Aiudi, a tertio uxor et filii Jacopelli d(e) (Fanti)linis et filii Jacobi Val(ent)ini, a quarto via; ad habendum, tenendum et possidendum (omne(?) et quicquid sibi et suis heredibus deinceps placuerit pepetuo faciendum cum omnibus et syngulis que infra predictos continentur confines vel alios si qui forent cum accessibus et egressibus suis usque in vias publicas et cum om(ni) iure (auctoritate) usu seu requisitione sibi et dicto monasterio et huic rei competenti et competitura pro eo quod dictus Petronus fecerat, muraverat unam cannam muri de cantis et de cementis bonam et sufficientem in fabbrica muri et ecclesie dicti monasterii valens quantum dicta terra valet et ultra, renuntians idem Yuanus sindicus in hoc facto exceptioni in eadem ecclesia non constructi dicti muri et excepti(oni) doli in factum . . . .tioni, condictioni sive causa et ex inniusta causa et deception(e) val. . .(oris) dimidium iusti precii et valoris dicte terre et omnibus aliis iuribus et exceptionibus et actionibus dicto monasterio competentibus et competituris in predictis et omni legum et iuris cannonicis auxilio quam rem idem syndicus nomine dicti Petroni constituit possidere donec eidem rei possessionem acceperit corporalem seuapprehendere quandocumque; in quam intrand(i) sua auctoritate quandocumque ei placuerit sibi licentiam et potestatem omnimodam contulit atque dedit absque alicuius iudicis vel rectoris licentia et auctoritate, lege vel statuta seu constitutione aliqua non obstante quibus dictus syndicus sponte re(nuptians); quam rem prefatus syndicus nomine et vice ipsius monasterii et conventus eiusdem per se suosque in posterum successores tam rei quam iuris eidem Petrono pro se suisque heredibus sollempniter stipulanti promisit et convenit nomine dicti monasterii semper perpetuo legict(ime) defendere, auctorizare atque disbri(g)are in quolibet foro, iudicio ecclesiastico et seculari et contra omne collegium, pesona(m) et universitatem, expensis, salariis et advocatis eiusdem monasterii ab initio litis usque ad finem cause sub pena dupli extimationis dicte rei pro tempore quo plus valuerit vel melliorat(a) fuerit vicissim inter eos et (versa) vice solempni stipulatione promissa et obligatione bonorum et rerum dicti monasterii nec contra predicta vel aliud predictorum per se vel alios aliquando facere vel venire aliqua ratione vel causa et omnia dampna et expensas ac interesse reficere; qua pena soluta vel non, predicta omnia et singula firma et rata semper nichilominus perseverent, etcetera.

Et ego Bonaventura magistri Benvenuti notarius publicus predictis omnibus interfui rogatus subscripsi et publicavi.

(Altro atto nella stessa pergamena, per lo stesso fatto, con  diversità fonetiche)

=1292 febbraio 2

 

In Dei nomine. Amen. Anno eiudem MCCLXXXXII indictione V tempore domini Niccholay(!) pape quarti et die secunda mensis februarii; actum in castro Mathelice in ecclesia monasterii Sancte Marie Madalene; coram Benvenuto Syntardi,  Entendi Salimbene Fulcarelli et Levutio Venture testibus ad hec vocatis et rogatis; domina Mathia abbatissa monasterii Sancte Marie Madalene de Mathelica, una cum consensu et voluntate sororum suarum, conversorum ac familiarium suorum, convocatis et congregatis de mandato dicte domine abbatisse in predicto monasterio scilicet Jacoba, Isabect, Daniela, Johanna, Victoria, Dietama, Philipputia, Barbara, Heugenia, Ysaia, Guidutia, Gratiadei, Agata, Cicilia, Iustina, Aurea et Aviadei et Tuttasanta et frater Guido et frater Salimbene et monialibus et conversis omnibus aliis in ipso monasterio existentibus in dicto monasterio ibidem presentibus dicti monasterii et ipse conventus totus, cum eorum concordia et voluntate atque consensu una cum prefata domina abbatissa fecerunt, constituerunt, creaverunt atque ordinaverunt Yuanum domini Scangni, presente et (in se) sponte subscipiente ipsorum et dicti monasterii et ecclesie legitimum syndicum yc(onomum) actorem, factorem, procuratorem et numptium specialem, specialiter ad dandum, tradendum et concedendum nomine dicti monasterii, ecclesie et conventus eiusdem Petrono Rainal(di) Bone, pro se et suis heredibus, terram dicti monasterii, ecclesie et conventus, positam in districtu Mathelice in loco qui dicitur Cretaiolum infra hec latera: a primo ipse Petronus; a secundo Levonus(?) Adiudi, a tertio uxor et filii Jacopelli de Fantolinis et filii Jacobi Valentini  et a quarto via, precio et nomine precii unius canne muri de cantis(!) bonis (et) cemento qu(od) idem Petronus fecerat et fieri fecit in fabbrica et mellioramento ecclesie dicti monasterii et ad quietandum dictum Petronum de dicta canna muri et legitimam defensionem faciendam et promictendum et (penam(?) promictendum et de (qua) pertica muri dictum monasterium indiget pro fabbrica muri dicte ecclesie; et bona et res ipsius monasterii obligand(um) pro defensione dicte terre et venditione ipsius nomine et vice prefati monasterii ecclesie et conventus eiusdem per se eiusque in posterum successores et generaliter ad omnia alia et singula faciendum et exercendum que in predictis et circa predicta et quo(d)libet predictorum fuerint necessaria et oportuna prom(ictent)es dicta domina abbatissa et ipse conventus totus sollempniter per se suosque in posterum successores in dicto monasterio ratum et firmum habere atque tenere et non contra facere vel venire . . . /=modo ali/quo in perpetuum aliqua ratione vel causa seu exceptione iuris vel facti sub pena per dictum syndicum promictendam et sub ypotheca et obbligatione bonorum (et) rerum eiusdem monasterii ecclesie et conventus, etcetera.

Et ego Bonaventura magistri Benvenuti notarius publicus predictis omnibus interfui et a predictis rogatus subscripsi et publicavi.

 

1292.02.02: Pagamento di un muro con un terreno

Nel nome di Dio. Amen. Nel suo anno 1292, indizione quinta, a tempo del papa Nicolò IV, il giorno due del mese di febbraio; redatto nel castello di Matelica, nella chiesa di Santa Maria Maddalena di fronte a Benvenuto di Sintardo, Entente di Salimbene Fulcarelli e Levuzio di Ventura come testimoni richiesti ed a ciò chiamati; donna Mattia badessa del monastero di Santa Maria Maddalena di Matelica, con il consenso unanime e la volontà delle sue consorelle, dopo che erano state convocate e riunite su ordine della stessa badessa nel detto monastero, cioè Giacoma, Isabetta, Daniela, Giovanna, Vittoria, Diotama, Filippuccia, Barbara, Eugenia, Isaia, Guiduccia, Graziadea, Agata, Cecilia, Giustina, Aurea, Aviadea e Tuttasanta e frate Guido e frate Salimbene e tutti gli altri conversi e monache esistenti nel detto monastero e tutti i presenti ivi del convento di esso monastero, con volontà, concordia e consenso unanime insieme con la predetta donna badessa nominarono, stabilirono, crearono ed ordinarono come legittimo amministratore loro, della chiesa e del detto monastero, agente, fattore, procuratore e nunzio speciale, Ivano del signor Scagno, presente e spontaneamente accettante, per dare, consegnare e concedere, a nome del detto monastero e del suo convento, a Petrono di Rinaldo Bone, per sé e suoi eredi, la terra del detto monastero, della chiesa e del convento, posta nel distretto di Matelica, in località detta Cretaiolo entro i seguenti confini: primo lato lo stesso Petrono; secondo lato Levono (?) di Aiudo; terzo lato la moglie, i figli di Giacomello de Fantolini e i figli di Giacomo di Valentino, quarto lato la via; terreno da avere, tenere e possedere come a lui e poi ai suoi successori piacerà farne in perpetuo con tutte e singole le cose che sono contenute entro i detti ed altri confini, con accesso e uscite propri fino alla via pubblica e con ogni diritto, potere, uso o requisizione che spettasse o spetterà al monastero riguardo a queste cose. E ciò a motivo del fatto che il detto Petrono aveva fatto la muratura di una canna (=misura) di muro con canne e cemento di buona e sufficiente edilizia, muro fabbricato per la chiesa del detto monastero, valutato di valore quanto il detto terreno e più. L’amministratore Ivano in ciò rinuncia ad ogni eccezione di inganno, condizione di causa giusta o ingiusta, calcolo a metà del giusto valore e prezzo di detta terra ed a tutti gli altri diritti ed (e)ccezioni ed azioni che competono o competeranno al detto monastero ed ogni ausilio di leggi e norme canoniche riguardo alla costruzione del detto muro nella detta chiesa. L’amministratore conservò la tenuta di questa cosa a nome del detto Petrono, fino a quando egli non ne prenderà il possesso corporale e la tenuta in qualunque modo. Gli diede licenza e pieno potere rinunciando spontaneamente a qualsiasi norma, legge o costituzione di qualsiasi giudice o rettore e fece ciò a nome e per conto dello stesso monastero e del suo convento, per sé e per i successori. E promise con solenne stipula e fece convenzione a nome del detto monastero con Petrono per sè e per i suoi successori, riguardo alla cosa e al diritto di difendere, risolvere presso qualsiasi tribunale ecclesiastico o secolare, contro ogni gruppo o persona o comunità, quanto sopra, inoltre di rifondere le spese, i salari e gli avvocati dall’inizio alla conclusione della vertenza, sotto pena del doppio dell’estimo di detta cosa, con il valore che avrà nel tempo, se sarà migliorata. E con solenne stipula, tra di loro scambievolmente, promisero di non agire contro, né venire in contrasto per alcuna ragione e causa, sotto promessa ed obbligazione dei beni e delle cose del detto convento e ripagare i danni, le spese e gli interessi. Tutte e singole le cose dette prima resteranno decise e stabili, pagandosi o non pagandosi la penalità, comunque sia, restano. Eccetera.

Io Bonaventura di Mastro Benvenuto notaio pubblico fui presente a tutto quanto sopra e, richiesto, sottoscrissi e pubblicai.

 

1301 marzo 24

Viene nominato il procuratore del monastero matelicese e della badessa Mattia  di S.M.M. per incassare il pagamento di un prato, venduto al comune di Matelica.

 

In Dei nomine. Amen.  Anno Domini MCCCI indictione XIIII, tempore domini Bonifatii pape VIII die XIIII martii, in terra  adtum Mahtelice in monesterio Sancte Marie Madalene, presentibus dompno Htomaxio (!) capellano ecclesie Sancte Marie de Cerreto, Guarinutio Coradi Guidarelli, conventu so(pra)dicti m(one)sterii, testibus deputatis vocatis; domina Mahtia abadissa monesterii Sante Marie Madalene, una cum sorore sua Isabetta, Gratiadee, Mahtiole,  Eugenie, Bartolomea, Datadeo, Ma(n)sueta, Simonetta, Vittoria, Felipputia, Gera, Agatte, Deutame, Lucia, Angelica, Cicilia, Isaia, Clarella, Margarita, Daniella, sorores et monace ipsius monestereii(!) et conventus dicti monestereii totum (!) ad sonum campane congregatum, ut moris est, nemine disscordante, ipsa domina abadissa, de licentia et voluntatem diciti(!) conventus et una cum eis, fecit, costituit et ordinavit fratrem Jacopoputium(!) conversum su(pra)dicti monesterii, suum et dicti monesterii verum, legitimum sindicum, actorem, factorem et nu(n)tium spetialem ad acipiendum et recipiendum a cammerario communis Mahtelice, sive a sindico dicti communis qui nunc est et in futurum erit et a Buto Tomaxii sive a qualibet persona qui eset poxitum super predittis, totam quantitatem pecunie sive bladii quod vel quam monesterium supradittum Sante Marie Madalene abere debet a commune Mahtelice vel ab interpoxita persona promi(ss)ione pro dicto commune, ad accipiendum dictam quantitatem pecunie sive bladii totam vel partem et ad quietandum remittendum et ad solvere cammerarium sive sindicum dicti communis et Butum Tomaxi et omnes alias personas que fuerint quietande et ad solvere de predict(o) commune de totum quod ipse frater Jacoputius sindicus dicti monesterii receperit et in omni eo quod per eum fuerit rep(er)tum, nomine et vice ditti monesterii et conventus eiusdem; promicte(n)s dicta domina Mahtia abadissa et conven(tus) totu(s) dicti monestrerii nemine discordante quid(quid) per dictum sindicum factum, dittum, quietare missum, operatum et factum fuerit in predittis omni ca(usa) preditta et colibet predittorum, ratum senper perpetuo abere et tenere et in alico punto nec capitulo contra facere vel venire sub pena et obligatio(ne) bonorum et rerum dicti monesterii et ipsius conventi quam (penam) totiens dare et solvere promisit et convenit, cotiens fuerit contrafattum vel etiam contraventum et danna et suntus reficere sindicum.

Et ego Ventura Massei notarius plubicus iis omnibus interfui de predittis roga(tus) scribere scripsi et plubicavi.

 

1301.03.24: Procura a riscuotere un credito

Nel nome dei Dio. Amen. Nell’anno del Signore 1301, indizione quattordicesima, al tempo del papa Bonifacio VIII, il giorno 24 marzo, redatto a Matelica nel monastero di Santa Maria Maddalena, alla presenza di Tomassio cappellano della chiesa di Santa Maria di Cerreto, Guarinuccio di Corrado Guidarelli, con il convento del sopradetto monastero, come testimoni richiesti e chiamati; donna Mattia badessa del monastero di Santa Maria Maddalena insieme con le suore Isabetta, Graziadea, Mattiola, Eugenia, Bartolomea, Datadeo, Mansueta, Simonetta, Vittoria, Filippuccia, Gera, Agata, Diotama, Lucia, Angelica, Cecilia, Isaia, Clavella, Margherita, Daniela, suore e monache dello stesso monastero e del convento del detto monastero, dopo che al suono della campana, come d’uso, si erano riunite, senza  alcuna discordanza, la stessa badessa con la licenza ed il consenso del detto convento ed insieme con loro, stabilì ed ordinò frate Giacomuccio della comunità del sopradetto monastero come amministratore vero e legittimo, agente, fattore e nunzio speciale del convento di esso monastero e dello stesso monastero, per ricevere  e prendere dal camerario (cassiere) del comune di Matelica o dall’amministratore del detto comune che è, e sarà in carica, e da Buto di Tomassio o da qualsiasi altra persona che è posta sopra ai predetti,  tutta la somma di denaro o di generi che il detto monastero di Santa Maria Maddalena deve avere dal comune di Matelica o da interposta persona, per la promessa per il detto comune, a prendere la detta somma di denaro o di generi, tutta o in parte, ed a rilasciare quietanza, remissione e ad assolvere  il camerario o l’amministratore e  Buto di Tomassio e tutte le altre persone che dovranno ricevere quietanza per il pagamento da parte del predetto comune, di tutto quello che lo stesso frate Giacomuccio amministratore del detto monastero riceverà e in ogni cosa che per mezzo di lui sarà trovata, a nome e per conto del detto monastero e del suo convento. La predetta donna Mattia badessa insieme con tutto il convento del detto monastero, promette di considerare deciso per sempre in perpetuo e di mantenere tutto ciò che viene fatto, detto, messo, quietanzato, operato e realizzato da parte del detto amministratore nelle cose dette sopra ed in ciascuna di esse, e di non contrastare o mettersi contro ad esse in alcun punto o capitolo, sotto penalità ed obbligazione dei beni e delle cose del detto monastero e del suo convento. Promise e accordò che avrebbe dato e pagato questa penalità tutte le volte che avessero agito contro o anche contravvenuto, e avrebbe ripagato l’amministratore, i danni e le spese.

Ed io Ventura Massei notaio pubblico fui presente a tutto ciò e, richiesto di scrivere, scrissi e pubblicai.

 

1311 gennaio 29

Vengono nominati i procuratori del monastero matelicese e della badessa Mattia  di S.M.M. per fare appello contro un precetto del vescovo di Camerino.

 

In Dei nomine. Amen. Anno Domini MCCCXI indictione VIIII tempore domini Clementis pape quinti, die XXVIIII mensis ianuarii; actum in ecclesia monasterii Sancte Marie Madalene de Mathelica, camerinensis diecesis, presentibus Nutio Nalli domine Savie; Francisco et Nutio Salimben(e) Atti de Monte Milone et nunc habitatoris terre Mathelice, testibus de hiis omnibus rogatis et vicatis. Nobilis mulier et domina domina (!) Mathia abbatissa monasterii Sancte Marie Madalene de Mathelica, camerinensis diecesis, una cum Francesca, Mathiola, domina Al(c)egrima(!), Barbara, Philipputia, Cecilia, Eugenia, Tuctasanta, Isaia, Manfredutia, Gera, Agatha, Marta, Lucia, Thomassutia, Sperandeo, Rosa, Zutia, Mita, Annese, Angelica, et Iacobutia, Bartholomea, monialibus ipsius monasterii ad sonum campane, mandato ipsius domine abbatisse in ecclesia ipsius monasterii, more solito, congregatis; et ipse moniales omnes, earum nemine discordante, una cum ipsa domina abbatissa ad invicem auctorante(!) fecerunt, constituerunt, creaverunt ac etiam legitime ordinaverunt nobilem virum Guarinutium Guarini de Mathelica et fratrem Jacobutium conversum dicti monasterii absentes, tamquam presentes, et quemlibet eorum in solidum, ita quod non sit melior condictio occupantis et quod unus ipsorum inceperit, alter possit readsummere(!), prosequi et finire, earum et dicti monasterii suos vero et legitimos sindicos, procuratores, actores et factores et nuntios spetiales vel si quo alio nomine de iure melius, et censeri possunt ad representandum se pro ipsis et ipsarum nomine coram venerabili patre et domino domino Berardo camerinensi episcopo et appellationem . . . . eundum et ad appellandum a litteris eis trasmissis et preceptis nuper factis per dictum dominum episcopum seu ipsius offitiales, aut per alterum ipsorum quocumque modo vel causa, ad sanctissimum patrem et dominum nostrum summum pontificem seu ad alium ipsius vicem habentem, seu etiam ad quemcumque alium in curia romana iurisdictionem habentem et ad dictam appellationem prosequendum, ad libellum dandum et recipiendum, litem contestandum de calupnia seu de veritate in ipsarum anima iurandum, exceptiones opponendum, replicandum . . . .  et reduplicandum si opus fuerit, iudices eligendum, vel albitros . . . .  escusandum suspectos dandum, ponendum et respondendum, testes, istrumenta, alias probationes legitimas inducendum, testes partis adverse iurare videndum, opponendum contra testes et dicta reprobandum et ad fatiendum ipsos deponere et ad videndum ipsorum testium apertura, copiam actorum recipiendum et concludendum in causa et ad unum procuratorem vel plures  istituendum, nomine ipsarum dominarum et dicti monasterii et generaliter, spetialiter et  particulariter ad omnia et singula fatiendum et exercendum que in predictis et quolibet predictorum extiterint necessaria et oportuna et que ipse facere et exercere possent, si personaliter addessent, et que merita causarum exigunt et requirunt; promictentes se ratum  et firmum perpetuis temporibus habituras quicquid per dictos (syn)dicos seu alteri ipsorum vel substituendum ab ipsis, factum et gestum fuerit in predictis et quolibet predictorum, sub ypoteca et obligatione bonorum dicti monasterii et ipsos et quemlibet ipsorum seu substituendum ab ipsis relevare ab omni honere satisdationis de iudictio sisti et iudicato solvendo. Qua pena soluta vel non, predicta rata et firma permaneant.

Et ego Nallus Zoni notarius publicus supradictis omnibus interfui et rogatus scripsi et publicavi meique singni munimine roboravi.

 

1311.01.29: Procura per fare appello contro un precetto vescovile

Nel nome di Dio. Amen. Nell’anno del Signore 1311, indizione ottava, al tempo del papa Clemente V il giorno 29 del mese di gennaio, redatto nella chiesa del monastero di Santa Maria Maddalena di Matelica, diocesi di Camerino, alla presenza di Nuzio Nalli di donna Savia, Francesco e (M)uzio di Salimbene Atti da Monte Milone abitante ora della terra di Matelica, come testimoni richiesti, a tutto ciò chiamati; la nobile signora  Mattia badessa del monastero di Santa Maria Maddalena di Matelica, diocesi di Camerino, insieme con Francesca, Mattiola, donna Al(t)egrima, Barbara, Filippuccia, Cecilia, Eugenia, Tuttasanta, Isaia, Manfreduccia, Gera, Agata, Marta, Lucia, Tomassuccia, Sperandea, Rosa, Zutia, Mita, Agnese, Angelica e Giacomuccia, Bartolomea, monache dello stesso monastero, dopo che per ordine della stessa badessa si erano riunite nella chiesa dello stesso monastero, al modo solito, tutte le dette monache, senza alcuna dissensiente, insieme con la stessa donna badessa e reciprocamente stabilirono, decisero, crearono ed ordinarono legalmente il nobil’uomo Guarinuccio di Guarino di Matelica e frate Giacomuccio converso del detto monastero, assenti, come fossero presenti, e ciascuno di loro in solido, di modo che non sia migliore la condizione di uno che è agente rispetto a quella di uno che non lo è, e tutto quello che uno di essi ha cominciato, l’altro possa prenderlo, proseguirlo e finirlo nella qualità di legittimi amministratori, procuratori, agenti, fattori e nunzi speciali, o con qualsiasi altro nome si può meglio esprimere e pensare giuridicamente, per presentarsi a posto di loro stesse, a nome loro, di fronte al venerabile padre e signore don Berardo vescovo di Camerino ed esprimere l’appello e appellare riguardo alla lettera loro trasmessa e agli ordini fatti da parte del detto vescovo di Camerino o dei suoi officiali o da alcuno di essi, in qualunque modo o causa, presso il santo padre, signor nostro sommo pontefice o ad altra persona che fa le sue veci, o presso chiunque altro abbia giurisdizione della curia romana, inoltre a proseguire il detto appello, a dare il libello e riceverlo, a contestare la lite sulla calunnia o sulla verità, a giurare sulla loro anima, ad opporre eccezioni, a replicare e controreplicare, se necessario, ad eleggere i giudici od arbitri, a escusare, a porre sospetti, a introdurre i testimoni, i documenti, le altre prove legali, a veder giurare i testimoni della parte avversa, a contrapporsi ai testimoni, a rifiutare le cose dette ed a farli deporre e a vedere l’apertura dei testimoni, ricevere la copia degli atti e concludere nella causa ed a stabilire uno o più procuratori a nome delle stesse donne e del detto monastero, e in generale a fare ed esercitare tutte quelle cose che riguardo a ciascuna delle cose dette sopra, risulteranno necessarie ed opportune e che loro stesse potrebbero fare ed esercitare se fossero presenti direttamente, cose che i meriti delle cause richiedono ed esigono. Promettono che considereranno stabilito e decisto per tutti i tempi tutto ciò che viene fatto e gestito da parte degli stessi amministratori o di uno di loro o di un loro sostituto, riguardo a ciascuna delle cose dette sopra, sotto l’ipoteca e l’obbligazione dei beni del detto monastero. Inoltre liberano questi amministratori e i loro sostituti da ogni onore di soddisfare, senza procedere in giudizio, attenendosi al giudicato. Le cose dette prima, pagata o non pagata la penalità, restino decise e stabili.

Ed io Nallo Zoni notaio pubblico fui presente a tutte le cose dette sopra e, richiesto di scrivere, scrissi e pubblicai e rafforzai con il mettere il mio sigillo.

 

1312 luglio 8

La badessa Mattia del monastero S.M.M. riceve quietanza per aver pagato In ogni miglior modo l’acquisto di una campana da rifondere.

 

In Dei nomine. Amen. Anno eiusdem MCCCXII (indictione X, tempore) domini Clementis Pape V die VIII mensis iulii. Actum Mathelice in ecclesia monesterii Sancte Marie Madalene, presentibus Iohannutio Simonicti et Acto Junte de Fab(riano) testibus ad hoc rogatis et vocatis; dompnus Pace Mathioli de Mathelica  tamquam procurator et legitime ad hoc constitutus a domino Jacobo Biccerii cappellano et rectore ecclesie Sancti Salvatoris Valle Acorani disstrictus Mathelice, nomine et vice dicti domini Jacobi fuit confessus et contentus habuisse et recepisse a domina Mathia abbatissa supradicti monesterii dante et solvente pro dicto monesterio et conventu pro pretio et nomine pretii LX libbras metalli unius campane fracte C.  s(olidos) ravennates et anconetanas, renuntians exceptio(ni) non habitos et non receptos dictos denarios et omni legum auxilio promictens dictam quantitatem ulterius non petere nec peti facere se(cus) si ex aliqua ratione vel causa pro se vel pro aliqua persona, dicto monesterio aliqua lix neque questio oriretur, promixit nomine dicti domini Jacobi, a principio litis usque ad finem cause legitime defendere omnibus suis sumptibus et expensis et de dicta quantitatem fecit finem, quietationem et assolutionem omni modo et iure quibus melius dici potest et promixit firmum et ratum haec omnia suprascripta et non venire contra sub pena XXV librarum ravennatum.

Et ego Franciscus magistre Mathi(!) de Mathelica notarius publicus predictis omnibus interfui et rogatus subscripsi et publicavi.

 

1312.07.08: Pagamento di una campana

Nel nome del Signore. Amen. Nel suo anno 1312 indizione decima a tempo del papa Clemente V, il giorno 8 del mese di luglio; redatto a Matelica nella chiesa del monastero di Santa Maria Maddalena, alla presenza di Giovannuccio di Simonetto e di Attone di Giunta da Fabriano come testimoni richiesti a ciò chiamati; il Signor Pace di Mattiolo da Matelica come procuratore legittimamente stabilito a questo, da don Giacomo di Biccerio cappellano e rettore della chiesa di San Salvatore di Valle Ancorano, distretto di Matelica, a nome e per conto del detto don Giacomo dichiarò e fu soddisfatto di aver avuto e ricevuto dalla abbadessa del sopraddetto monastero, donna Mattia che dà e paga per il detto monastero e convento come prezzo e per conto del prezzo di sessanta libbre del metallo di una campana rotta, la somma di cento soldi ravennati e anconetani, con  rinuncia all’eccezione del denaro non avuto o non ricevuto e a ogni ausilio delle leggi, prometendo di non chiedere ulteriormente né di far chiedere la detta somma. Nonostante qualsiasi ragione o causa per sè o per altra persona, affinché non sorgesse alcuna lite o questione al detto monastero, promise, a nome del detto don Giacomo, di difendere legalmente dall’inizio della lite fino alla fine della causa, a sue spese e fece quietanza finale e assolutoria per ogni modo e diritto come meglio si può dire. Promise di tenere decise e stabilite tutte queste cose scritte sopra e di non contrastarle sotto penalità di 25 libbre ravennati.

Ed io Francesco di mastro Matt(e)o da Matelica notaio pubblico fui presente a tutte le cose sopradette e richiestone sottoscrissi e pubblicai.

 

<Durante la digitazione la dettatura di questo testo è stata insicura>

ALCUNE PERGAMENE DEL MONASTERO DELLA BEATA MATTIA  DI MATELICA

Indice

1237 gennaio 11    Consacrazione di Rosa

1237 aprile   20      Contratto di deposito e arbitrato

(1237)                     Procura per Rosa

1271 agosto  10     Consacrazione di Mattia

1272 giugno    1      Procura per i beni di Mattia

1273 aprile   19       Consacrazione di Venutula

1273 aprile   21       Indulto per elemosine al monastero

1273(?) aprile 19     Donazione di un luogo monastico

1274 agosto  18       Istruttoria giudiziaria

1275 febbraio 11      Indulto vescovile per elemosine

1278 febbraio 16      Oblazione del luogo di Sant’Agata

1278 marzo     7       Frammento di rinuncia ad una lite

1278  luglio 16 e 17 Appello contro il precetto vicariale

1278 dicembre 2      Contratto per spartire un’eredità

1279 luglio      3        Donazione della dote sponsale

1284 giugno   10       Procura per i diritti su s. Maria di V.

1285 agosto  21        Procura per la lite sull’eredità di Sibilla

1286 febbraio 28       Indulto vescovile per elemosine

1286 settembre 12   Procura per pagare una multa

1286 settembre 13   Quietanza di multa e condono

1286 settembre 13   Unione approvata di due monasteri

1286 novembre 20   Procura per il residuo di una multa

1287 settembre 26   Procura per appello sui beni di Matteo

1287 dicembre  10   Procura per i beni di suor Francesca

1292 febbraio     2    Pagamento di un muro con un terreno

(due documenti)

1301 marzo     24     Procura per riscuotere un credito

1311 gennaio  29      Procura per appello contro un precetto

1312 luglio      8         Pagamento di una campana

(Traduzione  italiana di carlo tomassini)

MATELICA  MONASTERO DELLE CLARISSE   S.M.M.= Santa Maria Maddalena)

PERGAMENE TRASCRITTE E TRADOTTE

 

1237 gennaio 11

Donna Rosa dona se stessa ed i suoi beni a Dio nel monastero matelicese  S. M. M. nell’obbedienza al ministro dei Frati minori e alla monache per le quali difenderà la sua eredità contro  Masseo e Gentile  NAZARII.

In nomine Domini nostri Iesu Christi. 1237 indictione X die XI intrante  ienuario, tempore Gregorii pape et Federici imperatoris. Coram testibus infrascriptis, domina Rosa filia condam domini Ranni Aberti Gualterii, propria spontanea sua bona voluntate, et pro redempcione animarum parentum et sororum suarum, et pro sua anima, dedicavit se et sua; et ingressa est monasterium et ecclesie sancte Marie Madalene; et dictam  domina promisit obedientiam et reverentiam Fratri Petro ministro Fratrum Minorum et suis sororibus, recipienti pro ipsa ecclesia, quod nunquam  aliquo tempore discederet a dicta ecclesia eundo et serviendo ad aliquem locum religiosum, hoccasione standi vel permanendi, sed semper  in eodem loquo permanendo; et renunciavit mundo et promisit castitatem et unitatem retinere, et necessitatem retinere: et Deo fecit pro amore quam habet erga dominum nostrum Iesum Christum et Marie Virginis et Marie Madalene; dicendo dictus Frater Petrus: “Vis tu esse reddita Deo huic loquo sancte Marie Virginis et sancte Marie Madalene; permanendo et stando ante altare sancte Marie Madalene?”  Et ipsa dixit: “Volo”.  Et ipse Frater Petrus  et sue sorores receperunt eam nomine et vice dicte Ecclesie; et investiverunt eam per pannos altaris et per osculum pacis ad altare. Et dicta domina Rosa, post hec, dedit et cessit omne ius et omnem rationem et actionem quod et quam  abebat contra dominum Masseum et dominum Gentilem Nazarii de quatuor centum libris, quas ipsi dare ei tenebantur de venditione mansi patris et matris sui, et de CLVI libris quas domina Biatrice et ipsa domina Rosa antea concesserant dicto monasterio. Et dedit et concessit ipsa domina Rosa dicto loquo sive monasterio omnia alia sua bona preter ista, sive ultra supradicta   . . . .tud(. . ) esset; quam racionem et concessionem promisit firmam et ratam abere et non contravenire aliqua occasione vel exceptione.

Ibi vero dominus Bartolus Gentilis, dominus Rainaldus iudex, Moricus de Rocca, et dominus Benintendi, donnus Petrus Palmucii, Bonus Frater, Frater Filippus, donnus Bentevogius, et multi alii rogati testes similiter in dicta ecclesia.

Ego Albertinus notarius interfui et ex mandato dicte domine Rose et suarum sororum scripsci et plubicavi (!) et in plabicam (!) formam redegi.

 

1237.01.11: Consacrazione di Rosa

Nel nome di nostro Signor Gesù Cristo. Anno 1237, indizione decima, giorno 11 gennaio, al tempo del papa Gregorio e dell’imperatore Federico, alla presenza dei testimoni  scritti sotto, donna Rosa, figlia del defunto signor Ranno di Alberto Gualtieri, di propria spontanea buona volontà e per la redenzione delle anime dei suoi genitori e sorelle e per la propria anima, consacrò se stessa e i suoi beni, ed entrò nel monastero e chiesa di santa Maria Maddalena. La signora predetta promise obbedienza e riverenza a Frate Pietro ministro dei Frati Minori ed alle consorelle. Fu accolta a nome della stessa Chiesa, con l’impegno che mai, in alcun tempo, sarebbe uscita da tale chiesa, per andare a servire in altro luogo religioso, in occasione di stare o rimanere; ma sempre sarebbe restata in questo luogo e rinunciò al mondo. Promise di mantenere la castità e l’unità e di tenere la necessità e lo fece per Dio, per l’amore che ha  verso nostro signore Gesù Cristo, verso la vergine Maria e Maria Maddalena. Mentre Frate Pietro predetto domandava: “Vuoi tu essere resa a Dio a questo luogo della santa  Vergine Maria e santa Maria Maddalena, permanendo e stando davanti all’altare di santa Maria Maddalena?” Lei disse: “Lo voglio”. Frate Pietro e le consorelle la ricevettero a nome e per conto della Chiesa predetta e la vestirono per mezzo dei panni dell’altare e per mezzo del bacio della pace presso l’altare. Rosa dopo queste cose, donò e concesse al monastero ogni diritto ed ogni ragione ed azione che aveva nei confronti del Signor Masseo e del signor Gentile di Nazario per quattrocento libbre che quelli erano tenuti a darle dalla vendita del podere paterno e materno di lei, inoltre per 156 libbre che donna Biatrice e la stessa donna Rosa avevano prima consegnato; come pure lei consegnò e diede al predetto monastero, o luogo, ogni altro suo bene; e oltre ed in aggiunta a ciò anche quel che fosse di suo avere. Promise di mantenere stabili e definitive questa sua donazione consegnata e di non contrastarla in nessuna occasione, senza  riserva.

Erano presenti il signor Bartolo di Gentile, il signor Rainaldo giudice, Morico della Rocca, il signor Benintendi, don Pietro di Palmuccio, Bono frate, frate Filippo, don Bentivoglio e molti altri testimoni richiesti, nella detta chiesa.

Fui presente io notaio Albertino che per mandato della stessa Rosa e delle consorelle, scrissi l’atto, e lo resi di pubblica forma.

 

1237 aprile 20

Nella vertenza per l’eredità di Rosa si stipula l’accordo di deposito del denaro affidando la sentenza al ministro dei Frati minori oppure al vescovo.

 

In Dei nomine. Amen. Anno Domini MCCXXXVII, die (XI) exeuntis aprilis tempore Gregorii pape et Frederici romanorum imperatoris, Sicilie et Jerusalem regis, indictione X.

Dominus Masseus et dominus Gentilis Lazarii ex una parte, et Acto Venimbene notarius sindicus monasterii sancte Marie Madalene de Mathelica, nomine universitatis et conlegii et pro ipsa universitate dicti monasterii, ex altera, deposuerunt de communi concordia e voluntate apud dominum Moricum de  Rocca, ducentas libras ravennates et anconetanas de pretio vendictionis domine Rose, facte filiis Lazarii, de bonis quondam Ranni, hoc modo et pacto et ac conditione possita, quod quidquid Frater Petrus minister Fratrum Minorum dixerit, quod predicta domina  cum suis sororibus et sindicus dicte universitatis fatiant cartam filiis Lazarii quietationis e transactionis factam inter predictos, stabunt ad eius dictum; et si  (contigeret) dictus Frater Petrus non veniret, vel diceret, hinc ad medium madium proximum, dominus Filippus episcopus camerinensis debeat dicere; et si contigeret quod viri predicti non diceret, dicta pecunia, silicet  CC  libras, dominus Moricus deberet restituere dictis filiis Lazarii, et si episcopus diceret, deberet restituiere dictam pecuniam, dominus Moricus dicte domine , omni occasione postposita.

Item de testamento domine (I)bilde  quidquid predicti diceret vel laudaret, plus rationi, vel minus rationi, promiserunt ad invicem firma habere atque tenere sub pena CC librarum ravennatum; (vicissim)  inter se solempni stipulatione promiserunt, et omne dampnum litis et expensas per quod, et quas, fecerit vel sustinuerit, pro  (hoc), quoquo modo, reficere et restituere promiserunt solempni stipulatione inter se; et predicta soluta, vel non, dicta omnia firma habere, tenere promiserunt; omni iure reservato monasterio facto montis scilicet X(. .) modioli; et illud quod habet de manso (Mar)tini Iunii et uxori et de clusura Deoni Acti, et molendino Gometarie, que demisit domine Rose.

Actum in monasterio dicto, presentibus domino Albrico Finaguerre, Rainaldo Montis Melonis, domino Subpolino, domino Albrico Mori, et domino Blasio et Iohanne Albrici Guarnerii testibus. Ego Acto Deoni avocati apostolice sedis notarius, his omnibus interfui et ut supra legitur, rogatus, scripsi.

 

1237.04.20: Contratto di deposito e arbitrato

Nel nome di Dio. Amen. L’anno del Signore 1237, giorno 20 aprile, a tempo del papa Gregorio e dell’imperatore  dei romani Federico, re di Sicilia e di Gerusalemme, indizione decima. Il signor Masseo ed il signor Gentile di Lazario  da una parte, e dall’altra parte, Attone Venimbene notaio, amministratore del monastero di santa Maria Maddalena di Matelica, a nome della comunità e del collegio e per conto loro, di comune accordo e volontà,  presso il signor Morico da Rocca, fecero il deposito di duecento libbre ravennati ed anconetane,  prezzo della vendita da parte di donna Rosa, dei beni del defunto Ranno, fatta ai figli di Lazario, con questo patto, e con questa condizione posta, che qualunque cosa deciderà Frate Pietro ministro dei Frati Minori, la predetta donna Rosa con le sue consorelle e l’amministratore della detta comunità, facciano la carta  di quietanza e transazione ai figli di Lazario e staranno gli uni con gli altri alla decisione dello stesso. E se capitasse che il predetto Frate Pietro non venisse o non decidesse, da ora fino alla metà del prossimo maggio; debba decidere don Filippo vescovo di Camerino. E se capitasse che questi predetti uomini non decidessero, allora il denaro predetto di duecento libbre sia restituito dal Signor Morico ai predetti figli di Nazario. E qualora il vescovo dicesse che il predetto denaro fosse da restituire, il signor Morico lo consegni, senza frapporre condizione, alla signora predetta. Parimenti riguardo al testamento di donna (I)bilde, tutto ciò che uno o l’altro dei predetti decidesse o sentenziasse, con più o meno di considerazioni, promisero tra di loro, vicendevolmente, che lo considereranno e terrano stabile e promisero con solenne stipula sotto penalità di duecento libbre ravennati. E promisero di rimborsare o restituire ogni danno di lite e di spese fatte o sostenute per questo, in ogni modo, con solenne stipula tra di loro. E fossero o non fossero pagati (i rimborsi), promisero che tutto restasse stabilito.

Si riserva ogni diritto a favore del monastero per quanto riguarda il monte, cioè per i dieci (o più ? foro nella pergamena) mogiuri e per quello che ha del manso di Martino Iunni e della moglie; inoltre per la chiusa di Deone di Atto e del molino do Gometaria(?), beni che lasciò alla signora Rosa.

Redatto nel monastero, presenti come testimoni, il signor Albrico di Finaguerra, Rainaldo di Monte Melone, il signor Suppolino, il signor Albrico di Moro, il signor Blasio  e Giovanni di Albrico Guarnerii. Il notaio apostolico Atto di Deone avvocato, richiesto scrisse.

 

Frammento senza anno (1237) ( Manca la parte iniziale, data desunta dai nomi  del 1237 )

Viene nominato il procuratore del monastero matelicese S.M.M. per il              processo sull’eredità di Rosa.

 

. . . . . . dominae  Isulanae et dominae   Clarae . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Lucie, Annese et Cataline fecerunt co(=stituerunt et creaverunt ). . . . . . . . . . . . . .(Venin. .ne) notarium presentem eorum sindicum, actorem, factorem, p(. . .)rem et procuratorem et sufficientem responsabilem ad agendum contro dominum Masseum et dominum Gentilem Lazarii, coram Fratre Petro Vercellensem, vel coram Filippo camerinensi episcopo, ad litem contestandam et ad iurandum de calupnia, et ad omnia fatienda et ad transigendum et ad compromittendum et ad sent(entiam) (a)udiendam et appellandam si necess(e  fu)erit, hoc modo uti possit agere, excipere et replicare (uti) ipsemet facere possent, vel replicarent  de tota hereditate que fuit quondam patris sui domini Ranni e matris sue domine Biatrice et spetialiter  de quinque centum L V  libris, et generaliter de omnibus aliis bonis que ei posset . . . . . . nire vel competere occasione predictorum. Quam sindicariam promiserunt per se suas(que) . . . . . . . . .    non contravenire sed firma habere atque tenere, nec ullam restitutionem  aliqua in p. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .ato a dicta abbatissa et sororibus, fori ecclesiastico condictioni sine causa, dolo vel metu, restitutionem in integrum, omnique legali auxilio que eis possent prodesse  et aliis personis habentibus causam hab eis possint obesse; e hec sub pena CC librarum promiserunt, et pena soluta vel non soluta, stipulata promissa omnia supradicta firma permaneant.

Actum in monasterio sancte Marie Madalene, presentibus domino Albrico Finaguere, domino Finaguere et domino Morico de Rocca, domino Subpolino, domino Albrico Mori, Iohanne Albrici, et domino  Blasio, testibus.

Ego Acto Deoni avocati, apostolice sedis notarius, his omnibus interfui, et ut supra legitur, rogatus a dicta abbatissa et sororibus, scripsi et publicavi.

 

1237:  Procura per Rosa (data dal contenuto dei precedenti atti)

. . . . . . . . . . . . . . . . .donna Isulana, donna Chiara  (pergamena stralciata)  . . .  Lucia, Agnese e Catalina  stabilirono il. . . . notaio presente loro amministratore, attore, fattore, procuratore, responsabile sufficiente ad agire contro il signor Masseo e contro il signor Gentile Lazarii, di fronte a Frate Pietro da Vercelli e di fronte a Filippo vescovo di Camerino per contestare la lite, per giurare nell’accusa e per fare tutto, transazione, compromesso, ascolto della sentenza, appello se necessario, con procura che agisca, riceva e replichi come loro stesse potrebbero agire e replicare riguarda all’eredità (di Rosa) dal padre, signor Ranno e dalla madre, donna Biatrice, specialmente per   555 libbre e per tutti gli altri beni spettanti a lei. Questo atto della badessa e delle monache sarà mantenuto stabile in ogni circostanza, senza limiti di foro ecclesiastico, condizione di causa o senza causa, per dolo o timore, per ogni ausilio legale, restituzione intera e per tutto quanto potesse essere di vantaggio per loro e di svantaggio per le persone in causa con loro. Promisero ciò sotto penalità di 200 libbre. E, pagata, oppure non pagata la penalità, tutto quanto detto sopra resta stabile.

Redatto nel monastero di santa Maria Maddalena, alla presenza dei testimoni il signor Albrico di Finaguerra, il signor Finaguerra, il signor Morico da Rocca, il signor Suppolino,  il signor Albrico di Moro, Giovanni di Albrico, il signor Blasio.

Io notaio apostolico Atto di Deone avvocato fui presente a queste cose e, richiesto dalla detta abbadessa e dalle consorelle, scrissi quanto si legge sopra e lo pubblicai.

 

Nota: nel documento del 20 Aprile  1237 risulta sindaco dello  monastero il notaio Attone Vanimbene. Donna Rosa monaca nel 1237. Non si conosce il motivo per cui  questa pergamena è stata  stralciata.

 

1271 agosto  10

Mattia dona se stessa ed i suoi beni a Dio consacrandosi nel monastero matelicese S.M.M nelle mani di suor Omodea.

 

In nomine Domini. Amen. Anno eiusdem a Nativitate millesimo ducentessimo septuagessimo primo indictione XIIII, die X augusti, ecclesia romana vacante felicis recordationis domini Clementis pape quarti, actum Mathelice in monasterio sancte Marie Magdalene ante altare Sancte Marie Magdalene, coram dompno Morico Johannis cappellano nunc dicti monasterii,  Mattheo Johannis clerico et Cosarello Donati Guarini de Sancto Severino, testibus de hiis rogatis et vocatis.

Mathia, filia quondam Guarnerii domini Gentilis Lazani, obtulit se et sua Deo et sancte Marie Magdalene et eius monasterio,  posito in burgo castri et communis Mathelice, in manibus sororis Homidee monialis dicti monasterii, nomine et vice ipsius monasterii recipienti et solempniter stipulanti pro monasterio supra dicto, tam mobilia quam (in)mobilia, seseque moventia et tam predia urbana, quam rustica et molendina atque silvas domesticas et silvestres, prata et pascua spetialiter et generaliter omnia alia  sua bona bona, possessiones et iura realia et personalia ubicumque, undecumque, quomodocumque, quandocumque et qualitercumque sibi competentia vel competitura, pro redemptione anime sue et remissione suorum peccatorum; dando et cedendo predicta iure proprietatis et utilis vel directi dominii atque iure possessionis et detentionis, ita ut a modo predictum monasterium predicta bona, res et possessiones et cetera supradicta, habeat, teneat et possideat ac de eis fatiat quidquid ei monasterio et abbatisse dicti monasterii suisque successoribus vel aliis pro eis deinceps semper et perpetuo facere placuerit, cum lateribus seu finibus superioribus et inferioribus habitis, presentibus, preteritis et futuris cum omnibus et singulis super se infra se, seu intra se, habitis, vel habendis in integrum, omnique iure et actione usu vel requisitione sibi Mathie, ex heis vel pro eis bonis et rebus pertinentibus sive expectantibus, pro remissione suorum peccatorum et anime sue redemptione ut superius est narratum. Que bona res et possessiones dicta Mathia interea et semper constituit se precario et nomine dicti monasterii possidere, donec semel et pluries sua auctoritate, corporalem acceperit possesionem per se vel alium et maxime sindicum ipsius monasterii; quam accipiendi et retinendi ipsi monasterio vel alii pro eo dicta Mathia liberam licentiam dedit et plenariam potestatem et quod possit facere sua auctoritate predicta et quo(d)libet predictorum, iam dictum monasterium vel alius pro eo sive Curie vel iudicis requisitione; et promisit solempniter et legitime, dicta Mathia prestare et facere dicte Homodee legitimam defensionem pro predicto monasterio sollepniter et legitime stipulanti, nec contra predicta vel aliquod predictorum, per se vel alium, aliquando facere vel venire aliqua occasione vel exceptione; sub pena dupli extimationis dictorum bonorum et rerum, ut pro tempore quo plus valuerint vel meliorate fuerint, renuntians in hoc contractu conditioni sine causa et ex iniusta causa, exceptioni doli et in factum omnibusque aliis exceptioniobus, auxiliis et benefitiis que ipsi Mathie competunt vel competere possent, pro corrumpendis vel irritandis predictis vel aliquo predictorum; hiis omnibus a dicta Mathia per se suosque heredes sollempni stipulationi promissis sepe dicte Homodee  pro dicto monasterio solepniter stipulanti, sub dicta pena et dampna et expensas salaria cum interesse  reficere  promisit sollempniter et legitime semper sindici dicti monasterii credito sacramento sive alicuius iudicis vel rectoris (c)assatione.

Et ego Matheus imperali auctoritate notarius hiis omnibus interfui et ut supra legitur rogatus  a dictis contrahentibus ea omnia subscripsi et publicavi

 

1271.08.10:  Consacrazione di Mattia

Nel nome del Signore. Amen. Nell’anno dalla sua natività 1271, indizione XIV, il giorno 10 Agosto, quando era vacante la Chiesa romana, (dopo la morte) del papa Clemente VI di felice memoria, redatto a Matelica, nel monastero di santa Maria Maddalena, davanti all’altare di santa Maria Maddalena, presenti don Morico di Giovanni, ora cappellano del detto monastero, il chierico Matteo di Giovanni e  Cosarello di Donato Guarini da San Severino, quali testimoni richiesti e a ciò chiamati.

Mattia figlia del fu Guarnerio del signor Gentile Lazani, offrì se stessa ed i suoi beni a Dio e a santa Maria Maddalena e al suo monastero posto nel borgo del castello e comune di Matelica, nelle mani di suor Omodea monaca del monastero che accoglie e stipula solennemente l’atto a nome e per conto  dello stesso monastero. Mattia offrì i beni tanto mobili che immobili e semoventi, i beni urbani ed i rurali, molini, boschi domestici e silvestri, prati, pascoli e possessi, in particore ed in generale ogni altro suo bene, possesso, diritto reale e personale di qualsiasi luogo, provenienza, tempo, modo e qualità spettante ora ed in futuro a lei, per la salvezza della sua anima e in remissione dei suoi peccati, dando e cedendo tutto quanto predetto in diritto di proprietà, di utilità, di dominio diretto, da possedere e tenere, in modo che il predetto monastero abbia, tenga, possieda i predetti beni, cose, possessi e quant’altro detto sopra e di ciò faccia quel che al monastero, all’abbadessa e sue succeditrici piacerà fare di quei beni, da ora e per sempre in perpetuo con i confini  e terreni, sopra e sotto, avuti, presenti, passati e futuri, con tutte e singole le cose che ci sono o che ci saranno sopra, dentro o sotto, per intero, con ogni diritto, azione, ed uso, tutto quanto appartiene e spetta a Mattia di quei o per quei beni, come detto sopra, per la remissione dei suoi peccati e per la redenzione della sua anima.  Mattia nel frattempo, stabilì di tenere il possesso di queste cose, terreni e beni, sempre a titolo precario, a nome del detto monastero fino a quando esso ne prenderà di sua autorità, in una o più volte, il possesso corporale di persona, o tramite altro, soprattutto tramite l’amministratore dello stesso monastero. Mattia diede libera licenza e pieno potere che a suo nome il monastero o altri per esso, possa fare tutto quanto detto sopra, anche per richiesta della Curia o di un giudice. Mattia promise solennemente e legalmente ad Omodea di fornirle la difesa legale per il suo monastero stipulante solennemente e legalmente, inoltre di non mai opporsi  od agire in contrasto, per qualsiasi occasione ed eccezione contro qualcosa di tutto quello che è qui scritto, sotto penalità del valore doppio dell’estimo di detti beni e cose, anche se acquisteranno maggior valore nel tempo o saranno migliorati. Rinuncia in questo contratto alle eccezioni e condizioni di causa giusta o non giusta, di inganno,  o di fatto, e a tutti gli aiuti e benefici che alla stessa Mattia competono o competessero per atti da invalidare o cambiare in alcunché delle predette cose. Mattia si impegna per sé ed eredi a risarcire ogni spesa con interesse, paga e danno per tutto quanto sopra promesso solennemente e legalmente, sotto la penalità, alla predetta Omodea stipulante per il monastero, per giuramento dato dall’amministratore del monastero o per intervento di un giudice o rettore.

Io notaio imperiale Matteo presente, richiesto, sottoscrissi, pubblicai tutto quanto scritto sopra.

 

1272 giugno 1

Viene nominato il procuratore del monastero matelicese S.M.M.per far  vivere  Mattia con le monache ivi, tenendo  i suoi  beni e recuperandone altri.

 

In nomine Domini. Amen. Anno eiusdem a nativitate MCCLXXII, indictione XV, die prima iunii, tempore domini Gregorii pape decimi. Actum ante portam monasterii sancte Marie Magdalene de Mathelica, coram Petruczolo Sartore, Petro Actonis Philippi, et Johanne Compangnonis del Sancto Angelo, testibus de hiis rogatis et vocatis.

Domina Allumenata prioressa  monasterii sancte Marie Magdalene de Mathelica, cum consensu et voluntate omnium suarum consororum ibidem exixtentium et monialium dicti monasterii, et ipse monilales earumque conlegium et capitulum, constituerunt et ordinaverunt fratrem Andream conversum dicti monasterii earum et dicti monasterii sindicum, procuratorem, et nuntium specialem ad excipiendum, nomine et vice dicti monasterii, tenutam et possessionem omnium bonorum, rerum, et hereditatis Mathiole filie quondam Guarnerii domini Gentilis Lazani, et ad tenendum ipsam possessionem corpore et ad utendum, et fruendum ea, et ad agendum extra ordinem et ordinarie contra ipsam Mathiolam, coram omni Curia et specialiter coram domino et magistro Guillelmo iudice et vicario domini Pape in Marchia, generali, et ad petendum coram eodem contra dictam Mathiolam uti ipsa Mathiola per supradictum vicarium cogatur redire ad dictum monasterium et ad habitandum  et Deo serviendum in eo, ut tenetur et debet atque promisit tempore dedicationis et offertionis sue, quam fecit in monasterio predicto, et ad ducendum ibidem vitam suam ut regularis et monialis eiusdem monasterii et ad petendum, coram dicto vicario, ut idem vicarius predictam Mathiolam moneat et cogat coherti(ti)one canonica et iurili redire ad predictum monasterium suamque rectricem, vel abbatissam, seu priorissam, atque sue consorores et ad degendum in eo et cum eis ut convenit, et precipiunt canonice sanctiones; et ad serviendum in eo Domino Jesu Christo; et ad  petendum ab Yuano domini Scangni, vel eius uxore domina Sibilia, unum par pannorum de gaccinello, quod Florecte vel Rose filie quondam Massei domini Rainaldi dare tenetur et debet;  et ad omnia alia singula fatienda et exercenda tam in  agendo, quam in defendendo que in predictis et quolibet predictorum  seu occasione eorum et circa  et extra predicta, necessaria vel utilia fuerint, ipsi sindico placuerint et expedire videbuntur et ad constituendum alium syndicum vel procuratorem, unum vel plures, uno tempore vel diversis temporibus, ad predicta agenda, vel alterum predictorum; sollempniter  promictentes per se suosque successores, nomine et vice  dicti monasterii et conventus eiusdem habere ratum et firmum quicquid in predictis per predictum sindicum factum fuerit et promissum sub obligatione et ypoteca bonorum et rerum dicti monasterii.

Et ego Matheus imperiali aucoritate notarius hiis omnibus interfui et ut supra legitur rogatus a predictis prioressa et sororibus et monialibus ea omnia subscripsi et publicavi.

 

1272.06.01: Procura per i beni di Mattia

Nel nome del Signore. Amen. Nell’anno dalla sua natività 1272 indizione XV, a tempo di papa Gregorio decimo, il giorno primo del mese di giugno; redatto davanti alla porta del monastero di santa Maria Maddalena di Matelica, alla presenza di Petruzzolo Sartore, Pietro di Attone Filippi,e Giovanni di Compagnone da Sant’Angelo, testimoni chiamati e richiesti. La prioressa del monastero di santa Maria Maddalena di Matelica, donna Allumenata, con il consenso unanime delle consorelle monache ivi esistenti, espresso collegialmente in capitolo, stabilirono e ordinarono come amministratore, rappresentante e messaggero speciale del loro monastero, Fra’ Andrea converso, per prendere posseso e tenuta, a nome e per conto del monastero, di tutti i beni e cose dell’eredità di Mattiola, figlia del defunto Guarnerio del signor Gentile Lazani e a  tenerne corporalmemte il possesso, usarne, fruirne ed agire in modo ordinario e straordinario contro Mattiola di fronte ad ogni Curia, in particolare di fronte a Maestro Gugliemo giudice e vicario generale del papa nella Marca, e per chiedere che la stessa Mattiola venga, dal vicario stesso, costretta a tornare al predetto monastero per abitarvi e servire Dio in esso, come è tenuta e deve fare, e promise al tempo della dedizione ed offerta da lei fatta nel monastero predetto ed a vivervi come monaca e regolare dello stesso monastero. L’amministratore chieda di persona al vicario che ammonisca e costringa, con coercizione canonica e giuridica, Mattiola a tornare nel monastero stesso  vicino all’abbadessa o prioressa  o rettrice  ed alle monache  per viverci  insieme con loro, come conviene e come esigono le sanzioni canoniche, per ivi servire nostro Signor Gesù Cristo. Inoltre chieda a Ivano del signor  Scagno e  sua moglie donna Sibilia un paio di panni di “gattinello” che Fioretta o Rosa figlia del fu Masseo del signor Rainaldo ha diritto a ricevere da loro. Deve agire, difendere ed esercitare ogni altra cosa in occasione ed a motivo di quanto detto, secondo quanto necessario ed utile al monastero, come meglio potrà decidere, anche stabilendo un altro o più amministratori, nello stesso tempo o in tempi diversi, per fare le cose predette. Promettono per sé e successori, a nome e per conto del monastero e del convento di santa Maria Maddalena di tenere come deciso e stabilito quello che sarà fatto al riguardo dall’amministratore o dagli amministratori, sotto ipoteca dei beni e delle cose del monastero.

Io notaio Matteo di auorità imperiale, richiesto da prioressa, monache e suore sottoscrissi e pubblicai quanto scritto sopra.

 

1273 aprile 19

Venutula dona se stessa ed i suoi beni a Dio nel monastero matelicese S.M.M.  nelle mani della badessa Mattia.

 

In nomine Domini. Amen. Anno eiusdem a nativitate millesimo ducentessimo (septua)gessimo tertio, indictione prima, die XVIIII aprilis, tempore domini Gregorii pape decimi, Mathelice, in monasterio Sancte Marie Magdalene, coram dompno Morico Johannis, domino Finaguerra domini Albrici, magistro Suppo Nicole, frate Vitale, fratre Lenguatio, fratreque Andrea, conversis eiusdem monasterii, testibus de hiis rogatis et vocatis. Venutula filia quondam Vitalis Christiani que alias vocatur Angelutia, iure proprio cessit et dedit offerendo se et sua Deo et Beate Marie Magdalene monasterii (ripetuto) dominarum de Mathelica, domine Mathie abbatisse dicti loci vel monasterii, nomine et vice ipsius monasterii et conventus eiusdem recipienti et solempniter stip(ulanti), omnia sua bona mobilia et immobilia, seseque moventia, iura et accessiones reales et personales utiles et directas mixtas atque con(trar)ias que et quas ipsa Venutula condam habuit, nunc habet, vel in antea habere posset, quoquo modo vel causa in castro Mathelice et eius districtus et ubique locorum; vel alius pro ea et ab ea habet, tenet et possidet et spetiali(ter) bona et res et possesiones ad ipsam Venutulam pertinentes ex successione dicti patris sui Vitalis et domine Benvenisti filie quondam Albrici Carelli, matris sue ex testamento, sive ab intestato, seu aliter; ut a modo predicta domina abbatissa sueque in posterum successores et predictum monasterium et alie persone pro eo predicta omnia habeant, teneant ac possidenat ac de eis fatiant quicquid sibi eorumque successoribus deinceps perpetuo facere placuerit omnibus et singulis super se, infra se (seu) intra se, habitis vel habendis in integrum omnique iure et (act)ione usu seu requisitione sibi ex hiis rebus vel pro hiis rebus pertinenti(bus) sive expectanti(bus), pro amore Dei et remedio anime sue et remissione suorum peccatorum, suorumque parentum. Que bona, res et possessiones in totum constituit se dicta Venutula, precario et nomine dicte domine abbatisse vel monasterii, possidere, donec ipsorum corporalem acceperit possessionem; quam accipiendi auctoritate sua et retinendi deinceps sibi licentiam dedit et plenariam potestatem, et promisit ea omnia per se suosque heredes et successores ipsi domine abbatisse pro se suisque successoribus et dicto monasterio sollempniter stipulanti litem nec controversiam movere set dicta bona res et possesiones ab omni homine et universitate legitime defendere ei domine abbatisse et suis successoribus auctoriczare atque disbrigare et omnia dampna et expensas, salaria cum interesse que et quas et que et quod dicta domina abbatissa et sui successores et ipsum monasterium fecerint vel sustinuerint, in iuditio et extra, in eundo et redeundo seu stando vel alio loco vel causa pro predictis bonis rebus et possessionibus, integre reficere ac resarcire; nec contra predicta vel aliquid de predictis per se vel alium aliquando facere et venire occasione minoris etatis vel alia quacumque ratione vel occasione, sub pena dupli extimationis dictorum bonorum rerum et possessionum, ut pro tempore quo plus valuerint vel meliorata fuerint, a dicta Venutula ipsi domine abbatisse et pro dicto monasterio sollempniter stipulata et promissa; et ea soluta vel non, predicta omnia et singula supra scripta in omnibus et singulis capitulis et pu(n)ctis suprascriptis, nichilhominus suam semper optineant perpetuam firmitatem et sub ypoteca et obligatione suorum bonorum.

Et ego Matheus imperiali auctoritate notarius hiis omnibus interfui et ut supra legitur ea omnia rogatus subscripsi et publicavi.

 

1273.04.19: Consacrazione di Venutula

Nel nome del Signore. Amen. Nell’anno dalla sua natività 1273, indizione prima, il giorno 19 aprile, a tempo del papa Gregorio X, a Matelica nel monastero di Santa Maria Maddalena;  presenti don Morico di Giovanni, il signor Finaguerra del signor Albrico, mastro Suppo di Nicola, frate Vitale, frate Lenguatio, frate Andrea, conversi dello stesso monastero, come testimoni a ciò richiesti e chiamati. Venutula figlia del fu Vitale di Cristiano, che è chiamata anche Angeluccia, di proprio diritto, offrì se stessa e i suoi beni a Dio e alla beata Maria Maddalena del monastero delle donne di Matelica, a donna Mattia badessa del detto luogo o monastero, la quale riceve e stipula a nome e per conto dello stesso monastero e convento. Venutola cedette e diede tutti i suoi beni mobili ed immobili o semoventi, diritti e accessioni reali e personali, utili e dirette, miste e contrarie, che lei stessa ebbe un tempo, ha ora o potrebbe avere in qualunque modo o causa nel castello di Matelica e suo distretto e in ogni altro luogo; anche i beni che un’altra persona per lei e da lei tiene e possiede, specialmente i beni, le cose e i terreni che sono pertinenti alla stessa Venutola dalla successione di suo padre Vitale e di sua madre signora Benvenisti figlia di Albrico Carelli, da testamento o senza testamento o diversamente, in modo che la predetta donna abbadessa e sue succeditrici e il predetto monastero e le altre persone per conto di esso, abbiano, tengano e posseggano tutti i beni e ne facciano come vogliono con tutto quello che c’è o ci deve essere per intero e con ogni diritto ed azione, uso o requisizione, per sé, da quelle cose o a quelle cose pertinenti e  spettanti. Venutula lo fa per amore di Dio e per il bene dell’anima sua e per la remissione dei peccati suoi e dei suoi parenti. In tutti questi beni, cose e terreni, Venutula stabilì di averne interamente il possesso, a titolo precario, a nome di detta donna abbadessa o del monastero, fino a quando esso ne prenderà possesso corporale e diede licenza e pieno potere di prenderlo di propria autorità e di tenerlo sin da ora. Promise per sé, per i suoi eredi e successori alla stessa donna abbadessa per sé e per le sue succeditrici e per il detto monastero, solennemente stipulante per queste cose, di non muovere lite né controversia, ma legalmente difendere i beni, le cose i terreni da ogni uomo e comunità a favore dell’abbadessa e sue succeditrici;  (deve) autorizzare, disbrigare e rifondere ogni danno e spesa, salario con interesse, e tutto quel che la detta donna abbadessa e le sue succeditrici e lo stesso monastero faranno e sosterranno in giudizio o fuori, andando, ritornando, stando o altro luogo e causa, per i beni predetti e qualunque di essi integralmente ripagarli e risarcirli; né mai agire contro le cose dette sopra o alcuna di esse, da sé o per mezzo di altra persona a motivo di età minore o altra qualsiasi ragione od occasione, sotto penalità del doppio dell’estimo di detti beni, cose e terreni, come avranno valore nel tempo o saranno migliorati, tutti i beni stipulati e promessi dalla detta Venutula alla stessa donna abbadessa e al detto monastero. Tutte queste cose scritte e ogni singola, in ogni punto e capitolo abbiano sempre perpetua stabilità, pagata o non pagata la penalità, sotto ipoteca ed obbligazione dei suoi beni.

Io notaio imperiale Matteo fui presente a tutte queste cose e sottoscrissi tutto quanto si legge sopra e lo pubblicai.

 

1273 aprile 21

Il vicario pontificio per le attività spirituali nella Marca anconetana concede  un indulto per elemosine  alle monache S.M.M. per una cisterna d’acqua.

 

Thomas fanensis prepositus, domini Pape Vicarius in Anconitana Marchia, Massa Trabaria et Civitate Urbini super spiritualibus generalis, universis Christifidelibus per Anconitanam Marchiam, Massam Trabariam et Civitatem Urbini constitutis, presentes licteras inspecturis, salutem in Domino. Comunicatu pietatis obtentui personis religiosis desteram nostram exibere propitiam et eis remedium solaminis impertiri, cum igitur religiose domine Abbatisse et conventus monasterii Sancte Marie Magdalene de Mathelica inceperint facere fieri, propter magnam utilitatem et necessitatem aque, unam cisternam im(!) monaterio suo et ipsum opus propter paupertatem perficere non possint, nec ad id proprie suppetant facultates, universitatem vestram monemus et hortamur attente, vobis in remissionem peccaminum, iniungentes quatenus, de bonis adeo vobis collatis, elemosynas et grata caritatis subsidia erogetis, ita quod, per subventionem vestram, dictum opus valeat consummari et vos, per hec et alia bona, que Domino inspirante, feceritis, ad eterna possitis gaudia pervenire. Nos igitur de Christi misericordia, gloriose Marie semper Virginis eius matris, beatorum Petri et Pauli apostolorum et beate Marie Madalene ac aliorum sanctorum meritis confisi et eorum patrocinio communiti, autoritate domini Pape qua fungimur, universis et singulis qui de personis vel rebus, quotiens eis manum porrexerint adiutricem, centum dies de iniunta eis penitentia misericorditer in Domino relaxamus. In cuius rei testimonium presentes licteras fieri et nostri sigilli appensione muniri. Datum Esii XXI aprilis anno Domini MCCLXXIII, indictione prima, tempore domini Gregori pape X.

 

1273.04.21: Indulto per elemosine al monastero

Tommaso preposito di Fano, vicario generale del papa per le realtà spirituali della Marca Anconetana, della Massa Trabaria e della città di Urbino, saluta nel Signore tutti i fedeli cristiani che sono in questi luoghi e leggeranno la presente lettera. Volendo porgere il nostro aiuto favorevole e mandare un rimedio di consolazione alle persone religiose con senso di solidale pietà, dato che le religiose della badessa e il convento del monastero di Santa Maria Maddalena di Matelica hanno cominciato a far costruire una cisterna per la grande necessità ed utilità dell’acqua nel loro monastero e per la povertà non possono portare a termine tale opera, non avendo beni sufficienti,  ammoniamo ed esortiamo tutti voi,  chiedendo di aiutarle, in remissione dei peccati, dando elemosine  e aiuti catitatevoli, in modo tale che detta opera possa esser competata per mezzo della vostra sovvenzione e voi, per questa e per altre opere di bene che compirete con l’ispirazione divina, possiate giungere alla felicità eterna. Noi, rafforzati dal patrocinio e fiduciosi nella misericordia di Cristo, per i meriti della beata Vergine Maria, dei beati apostoli Pietro e Paolo, della beata Maria Maddalena e degli altri santi, avvalendoci dell’autorità ricevuta di vicario del Papa, concediamo ai benefattori l’indulgenza, per misericordia del Signore, di cento giorni della penitenza imposta (in confessione) ogni volta  che porgeranno la mano in aiuto a quelle religiose.

A testimonianza di ciò abbiamo fatto scrivere la presente lettera, munita del sigillo nostro appostovi. Data a Jesi il 21 aprile 1273, indizione prima, a tempo del papa Gregorio X.

 

1273 aprile  19 (? 1274)

Le monache e la badessa Mattia di S.M.M. donano un oratorio monastico sul monte Gemmo a frate Rainaldc che vi si ritira.

 

GRIMALDI, 1915, pp.333-334; e ACQUACOTTA, 1816, pp.54-57 data 1273 :dal comune matelicese

Exemplum sive copia . In Dei nomine. Amen. Anno eiusdem a nativitate MCCLXXIII, indictione I, die nono decimo aprilis, tempore Gregorii pape X, Mathelice in oratorio Sancte Marie Madalene de Mathelica, coram dompno Accurso plebano plebis Mathelice, fratre Landolfo Jacomelli et fratre Accurimbona Severini Boni de ordine predicatorum, magistro Alebrandino vicario communis Mathelice, domino Fantegino Raynaldi, domino Fynaguerra domini AIbrici, Frederico domini Alberti, Albertutio Bucari, Yvano domini Scagni Brackete et Zovicta testibus.

Frater Raynaldus Topinus petiit et umiliter supplicavit dominae Abbatissae monesterii Sancte Marie Madalene de Mathelica ut eidem fratri Raynaldo de gratia speciali dignetur concedere et sibi concedat adque det licentiam et aucoritatem adque plenariam potestatem faciendi penitentiam et Deo serviendi in montibus Genbi districtus Mathelicani in loco qui dicitur Trocke et commorandi ibidem in servitio Jesu Christi sub vita et regula sancti Benedicti religione retenta. Que domina abbatissa respondit quod inde baberet conscilium et consensum suarum monalium et consororum. Et statim, ut moris est, fecit pulsari campanam ad capitulum in conventu congregandum, in quo capitalo, facta propositione et reformatione, deliberatum est ut ad praedicta ad sensum et laudem ipsius fratris Raynaldi syndicus ordinetur. Preterea domina Mathia dicta abbatissa monesterii supradicti cum consensu et voluntate consororum, silicet Alluminate sororis, sororis Homodee, sororis Cristine, sororis Iustine, sororis Guidutie, sororis Annese, sororis Margarite, sororis Bevenute, sororis Ysabet, sororis Andree. sororis Cataline, sororis Deutame, sororis Francesce, sororis Iacobe, sororis Barbare, sororis Lucie, sororis Daniele, sororis Berardesce, sororis Cristiane, sororis Cicilie, sororis Aurie, sororis Jacomelle, sororis Iohanne, sororis Rose, sororis Mathie, sororis Caradonne, sororis Mansuete, sororis Lavine, sororis Nastasie, sororis Thomasse, et fratre Lenguatio converso dicti monesterii absolvit, dimixit et liberavit predictum fratrem Raynaldum ab omni obedientia et reverentia et omni promissione, quam idem frater Raynaldus fecisset dicto monesterio, et abbatisse et qua esset obbligatus, ascriptus, et suppositus, vel annexus et ut teneretur vel obligatus esset realiter vel personaliter tam dicto monasterio, quam abbatisse predicte et dedit abbatissa predicta iam dicto fratri Raynaldo, de consensu omnium predictorum consororum et monialium,  licentiam et autoritatem  et plenariam potestatem degendi et Deo famulandi ac serviendi et penitentiam agendi in montibus Genbi districtus Mathelice in loco qui dicitur Troche sub vita et regula beati Benedicti religione retenta congrua et decenti,   ita quod a modo sit exentus et absolutus realiter et personaliter quoad omnia, ab  omni eo   quo teneretur abbatisse predicte in monesterio sepe dicto, a modo dictus frater Raynaldus, in acquisitis et acquirendis loco dictarum Trockarum, realiter et personaliter omnimode sit annessus. Ad que omnia supradicta dicta domina Abbatissa cum consensu et voluntate dictarum suarum consororum et monialium  constituit et ordinavit fratrem Vitalem conversum dicti monasterii suum et dicti monasterii et dictarum monialium et consororum legitimum  syndicum et procuratorem ad liberandum predictum fratrem Raynaldum ab omnibus supradictis  et ad renuntiandum eidem  predicto loco Trockarum omne jus quod predictuum monesterinm et abbatissa quondam habuit et nunc habet vel in antea habere posset aversus predictum fratrem Raynaldum et dictum locum seu oratorium vel ecclesiam Trockarum vel de Trockis nomine et occasione alicuius residentie, operarum constructionis, operis vel edifitiis in dicto loco Trockarum  facte vel facti vel faciendi per ipsum fratrem Raynaldum, vel alias pro eo et ab eo, et nomine et occasione alicuius acquisitionis facte ab eo in dicto loco Trockarum, alicuius donationis eidem fratri Raynaldo facte vel faciende a Petro domini Iacobi et Nepoliono Raynerii et communi Matelice ac aliis personis de montaneis, terris, silvis et quibuscumque aliis bonis, promittens habere ratum quidquit per predictum syndicum factum fuerit.

Qui frater Vitalis syndicus incontinenti omnia et syngula supra scripta egit fecit etsercuit promisit convenit ac ad ea dictum monesterium solleniter adque legitime obligavit predicto fratri Raynaldo,  etc.  Matheus notarius

Munaldus Biciculi notarius predictum istrumentum ut invenit in orriginali trascripsit mandato et autoritate sapientis viri domini Iohannis Corradi judicis et vicarii Comunis Mathelice. Anno Domini   MCCLXXXIX, indinctione   II, tempore domini Nicolay pape quarti, die XI Iunj in Palatio Comunis Mathelice presentibus domino Thomagino Feste,  Palmerulo magistri Palmerii et Francisco Bonafidei testibus.

 

1273.04.19: Donazione di un monastero

Nel nome di Dio. Amen. Nell’anno dalla sua nascita 1273, indizione prima, il giorno 19 aprile, al tempo di papa Gregorio X, a Matelica, nell’oratorio di santa Maria Maddalena di Matelica, mentre sono presenti don Accurso pievano della pieve di Matelica, frate Landolfo Jacomelli e frate Accurrimbona di Severino Boni dell’ordine dei Predicatori, mastro Alebrandino vicario del comune di Matelica, il signor Fantegino di Rinaldo, il signor Finaguerra del signor Albrico, Federico del signor Alberto, Albertuccio di Bucaro, Yvano del signor Scagno Bratte, e Zovitta, come testimoni chiamati a ciò e richiesti. Frate Rinaldo Topino chiese ed umilmente supplicò la donna badessa del monastero di Santa Maria Maddalena di Matelica, affinché si degnasse concedere,  conceda allo stesso frate Rinaldo, e dia, per speciale grazia, l’autorizzazione con pieno potere ed autorità ad usare il luogo detto Trocche del monte Gembo, nel distretto matelicese, per ivi servire Dio e fare penitenza, rimanervi a dimorare nel servizio a Gesù Cristo, nella vita e nella regola religiosa tenuta da san Benedetto. L’abbadessa gli rispose dicendo che avrebberichiesto il consiglio ed il consenso delle sue suore e monache. E, come d’uso, fece suonare la campana, prontamente per riunire il capitolo del convento. In questo, fatta la proposta in approvazione si deliberò favorevolmente secondo le richieste a lode di frate Rinaldo riconosciuto amministratore. Inoltre l’abbadessa donna Mattia con il consenso e la volontà delle consorelle e delle monache dello stesso monastero, cioè con il consenso e con la volontà delle seguenti suore: Alluminata, Omodea, Cristina, Giustina, Guiduccia, Agnese, Margherita, Benvenuta, Isabetta, Andreina, Catalina, Diotama, Francesca, Giacoma, Barbara, Lucia, Daniela, Berardesca, Cristiana, Cecilia, Auria, Giacomella, Giovanna, Rosa, Mattiola, Caradonna, Mansueta, Lavinia, Anastasia, Tomassa e frate Lenguatio converso dello stesso monastero, fece l’atto liberatorio, di scioglimeto e dimissione al predetto frate Rinaldo da ogni vincolo di riverenza, obbedienza e da ogni sottomissione, promessa ed obbligo che lo stesso frate Rinaldo avesse fatto allo stesso monastero ed alla badessa, e comunque fosse vincolato, obbligato personalmente, realmente verso il monastero  e la badessa predetti. La stessa abbadessa, con il consenso di tutte le predette consorelle e monache, diede licenza, pieno potere ed autorità al frate Rinaldo di rimanere ivi, in unione spirituale con Dio per servirlo, e fare penitenza nel luogo detto Trocche del monte Gembo, nel distretto di Matelica, sotto la vita e regola religiosa tenuta da san Benedetto, in maniera congrua e decente. In questo modo il frate sia sin da ora in tutto esente e non vincolato personalemte e realmente, da qualunque precedente legame con il monastero e con la badessa predetti; acquisiva e acquisirà realmente e personalmente in ogni modo l’annessione al luogo detto Trocche. L’abbadessa, con il consenso e la volontà delle sue predette suore e monache, come detto sopra, stabilì e ordinò che Frate Vitale converso dello stesso monastero, fosse legittimo amministratore, procuratore, a nome suo e del monatesro delle suore e monache, per liberare frate Rinaldo da ogni vincolo, come detto sopra, per rinunciare ad ogni diritto, azione, ragione che il monastero stesso e la sua badessa ebbero, hanno o avrebbero, nel passato, nel presente e nel futuro, nei confronti di frate Rinaldo e del luogo od oratorio e chiesa delle Trocche, a qualsiasi titolo od occasione di residenza, costruzione, opera o edificio che lo stesso frate Rinaldo ha fatto, fa o farà anche tramite altra persona, parimenti per ogni acquisizione da parte del frate stesso nel luogo Trocche. Inoltre lo rende autonomo per ogni donazione fatta o da fare da parte di Pietro di Giacomo e da Nepoliono di Raniero e dal comune di Matelica o da altre persone, per terre di montagna, boschi e ogni altro bene. Quello che fra Vitale avrebbe deciso viene sin d’ora considerato definitivo e stabilito. Così lo stesso frate Vitale fece ogni azione, esecuzione, promessa, contratto obbligando legalmente e solennemente il detto monastero nei rapporti con frate Rinaldo predetto.

Scrive l’atto il notaio imperiale Matteo. La copia di questo atto è stata scritta in data 11 giugno 1289 nel Comune di Matelica alla presenza di signor Tomagino di Festa, Palmerulo di matro Palmerio e Francesco di Bonafede, testimoni.

 

1274 agosto 18

Il vicario pontificio per le realtà spirituali nella Marca anconetana fa eseguire al pievano di Matelica un’istruttoria presso le monache e la badessa Mattia di S.M.M. su Venutula.

 

In Dei nomine. Amen. Anno eiusdem MCCLXXIIII indictione II, tempore domini Gregorii pape X, die XVIII agusti intrantis. Actum Mathelice ante portam monasterii Sancte Marie Madalene de Mathelica, presentibus dompno Johanne Divitie, dompno Ventura magistri Actonis, testibus de his vocatis. Dompnus Adcursus plebanus plebis Mathelice ex vigore licterarum et auctoritate venerabilis domini magistri Bernardi narbonensis archidiaconi cappellani domini Pape vicarii generalis in Marchia Anconitana in spiritualibus, rogavit, monuit, sub excommunicationis pena, precepit domine Mathie abbatisse monasterii Sancte Marie Madalene de Mathelica, fratri Jacobo syndico dicti monasterii et omnibus monialibus loci eiusdem, ut exiberent corporaliter sacramentum et dicere(!) veritatem super his que in licteris continentur; a quo precetto tam abbatissa quam dictus syndicus vice et nomine ipsorum, monasterii et totius conventus, una voce adpellaverunt pro eo quod dicunt se velle dicere veritatem sine sacramento et parate sunt, iussta posse, ita facere quod puella, de qua questio vertitur, usque ad quartam diem personaliter compareat coram domino vicario supradicto et ipsius obbedire mandato. Forma autem licterarum hec est et talis est.

Magister Bernardus archidiaconus narbonensis, domini Pape cappellanus, Marchie Anconitane, Masse Trabarie, civitatis ac diocesis Urbini in spiritualibus vicarius generalis, provido viro dompno Accurso plebano plebis de Mathelica, salutem in Domino. Nuper ad denuntiationem excommunicationis illate per vos contra abbatissam et conventum monasterii Sancte Marie Madalene, occasione detentionis Venutule Vitalis cuius tutor est Petrus Amate de Mathelica, de nostro cessastis mandato, eo quod sententia ipsius excommunicationis nostre sub conditione lata fuerat, et non pure, super quo idem tutor, nunc in nostra presentia constitutus, querimoniam mangnam fecit, sentiens se propter hoc gravari; nos autem volentes in predictis procedere ut iuris est, tenore presentium vobis qua fungimur auctoritate mandamus iniungendo sub excomunicationis pena quatemnus, visis presentibus, ad dictum monasterium personaliter adcedenteris (!) recetto a predictis abbatissa et monialibus corporali iuramento, queratis ab eis si memoratam puellam, tempore litigii quod fuit occasione dicte puelle inter dictum tutorem et dictas abba(ti)ssam et moniales, possederunt et tenuerunt vel eam non dexierunt de lo possidere; resscripturum nobis dictum earumdem et quidquid fecerint in predictis, ut super premissa negotia procedere valemus secundum tramitem retionis. Datum Cinguli XVI agusti pontificatus domini Gregorii pape  X anno tertio.

Dopnus Adcursus plebanus plebis Mathelice interrogavit supradictam dominam abbatissam et fratrem Jacobum syndicum dicti monasterii si puella si puella (!) de qua questio ventilatur, fuit tempore litigii et quo modo dixcessit (!) de ipso monasterio et ubi est nunc. Ad que dicta domina abbassa(!) resspondens dixit quod dicta Venutula fuit in dicto monasterio V die intrante martio prossime preterito et exttiterat (!) per XI mensex (!)  precedentes proximum martium preteritum; interrogata quo modo dixcessit dicta puella de ipso monasterio, dixit quod fecerit eam excedere de consilio fratris Jacobi, plebani plebis Faverii et aliorum sapinet(um) ipsius monasterii. Item interrogata ubi est nunc, dixit quod est in quodam monasterio de ducatu quod vocatur monasterium monasterium (!) Sancte Marie Madalene.

Et ego Bonacosa Benvengnati imperiali auctoritate notarius predictis interfui et de mandato dicti plebani scripsi et plubicavi (!) . . . . .

 

1274.08.18: Istruttoria giudiziaria

Nel nome di Dio. Amen. Nell’anno suo 1274, indizione seconda, a tempo di papa Gregorio X, il giorno 18 agosto, redatto a Matelica, davanti alla porta del monastero di Santa Maria Maddalena di Matelica; presenti il signor Giovanni di Divizia, il signor Ventura di mastro Attone, come testimoni a ciò chiamati. Don Accurso pievano delle pieve di Matelica, in vigore della lettera e per autorità del cappellano del Papa maestro Bernardo arcidiacono narbonense, vicario generale nelle realtà spirituali nella Marca di Ancona, richiese, ammonì e sotto forma di scomunica diede ordine a donna Mattia abbadessa del monastero di Santa Maria Maddalena di Matelica, a frate Giacomo amministratore di tale monastero ed a tutte le monache del luogo di prestar giuramento personale e dire la verità circa le notizie richieste dalla lettera. La badessa e il sindaco, a nome loro e del monastero e di tutto il convento, con voce unanime, fecero appello per il fatto che dicono di voler dire la verità ma senza giuramento e sono pronte a fare il loro possibile affinché la ragazza di cui si parla, entro il quarto giorno, compaia personalmente alla presenza dello stesso vicario papale ed obbedisca ai suoi comandi.

La lettera ha questo contenuto. Maestro Bernardo arcidiacono narbonense, cappellano e vicario generale del Papa nelle realtà spirituali nella Marca Anconetana, nella Massa Trabaria e nella città e diocesi di Urbino, saluta nel Signore don Accurso pievano della pieve matelicese. La vostra minaccia di scomunica contro la badessa e il convento del monastero di Santa Maria Maddalena, nell’occasione che tenevano Venutula di Vitale di cui è tutore Pietro d’Amata di Matelica, era stata da noi sospesa a motivo del fatto che il dare la scomunica non era immediato, ma era posto sotto nostra condizione. Di fatto il tutore della ragazza, avvertendo la gravità incombente, si è presentato a noi per lamentarsi molto. Noi vogliamo procedere in forma giuridica; e d’autorità, con questa lettera, vi facciamo ingiunzione sotto pena di scomunica, affinché, dopo letta la presente, vi rechiate di persona al monastero per interrogare le monache e l’abbadessa che prestino giuramento e dicano in verità se la detta ragazza era stata tenuta in monastero e sotto il dominio dall’abbadessa e dalle monache, al tempo del litigio che il tutore di lei ebbe per tale problema con l’abbadessa e con le monache. Per iscritto dateci informazione su quanto dicono al riguardo affinché noi possiamo procedere seguendo il tramite della ragione. Data a Cingoli il 16 agosto nell’anno terzo del pontificato di papa Gregorio X.

Il pievano matelicese Accurso interrogò la badessa del monastero e frate Giacomo loro amministratore, se la ragazza in argomento fosse stata in monastero all’epoca del detto litigio e come fosse uscita dal monastero e dove al presente si trovasse. La badessa rispose che Venutula era restata in monastero per undici mesi fino al giorno 5 marzo ultimo scorso. Interrogata sul modo come fosse uscita da lì, rispose che l’aveva fatta uscire per consiglio di frate Giacomo, del pievano di Pieve “Faverio” e di altre persone sagge del monastero. Interrogata sul luogo ove si trovasse al presente, rispose che era in un monastero del ducato, monastero chiamato di santa Maria Maddalena.

Scrissi il presente atto io Bonacosa Benvegnati, notaio imperiale, per ordine del pievano e lo pubblicai.

 

1275 febbraio 11

Il vicario pontificio per le realtà spirituali nella Marca anconetana concede al monastero matelicese S.M.M. il privilegio che non si costruista altro oratorio nelle vicinanze di esso.

 

Magister Bernardus archidiaconus narbonensis, domini pape cappellanus, Marchie Anconetane, Masse Trabarie ac civitatis et diocesisis Urbini super spiritualibus vicarius generalis dilectis in Christo sibi  *****(spazio senza nome) abbatisse et conventui monasterii Sancte Marie Magadalene de Matelica camerinensis diocesis salutem in Domino. Exhibita nobis vestra petitio continebat quod cum bone memorie dominus condam Guido camerinensis episcopus vobis indulcxerit(!) ut nullus religionis mon(asterium) aut clau(str)um seu oratorium religios(orum)  . . .(edifi)cari vel contrui possit de novo (foro) . .  . .(=infra) spatium sexaginta cannarum ad cannam iustam comitatus camerinensis a vestro monasterio, misuratarum per aera, confirmare vobis indulceum(!) huiusmodi curaremus, nos igitur petitionem huiusmodi admictentes indul(t)eum ipsum vobis tenore presentium prout rite ac iuste factum est, auctoritate qua fungimur, confirmamus. In cuius rei testimonium presentes licteras vobis exinde fieri fecimus sigilli nostri appensione munitas. Datum aput Montecculum anno Domini MCCLXXV die XI februarii III indictionis, pontificatus domini Gregorii pap(e) decimi anno tertio.

 

1275.02.11: Indulto vescovile per il monastero

Il Maestro Bernardo, arcidiacono narbonense, cappellano del papa e suo vicario generale nelle realtà spirituali della Marca Anconetana, della Massa Trabaria e della città e diocesi di Urbino saluta nel Signore la badessa e le monache, dilette in Cristo, del convento di Matelica, diocesi di Camerino. Nella richiesta da voi presentataci domandate che vi confermiamo l’indulto del defunto predecessore don Guido vescovo camerinese di buona memoria, che non si potesse di nuovo edificare o costruire nessun monastero o chiostro ad uso di religiosi entro lo spazio di sessanta canne secondo la giusta canna del comitato di Camerino, misurate dal vostro monastero in linea d’aria. Noi dunque accettiamo la siffatta richiesta  e in forza della presente lettera vi confermiamo lo stesso indulto richiesto in modo rituale e giusto per l’autorità di cui siamo investiti. A testimonianza di ciò abbiano fatto fare la presente lettera munita con l’appendervi il nostro sigillo.

Dato presso Montecchio nell’anno del Signore 1275 giorno 11 febbraio, indizione terza, anno terzo del pontificato del nostro papa Gregorio X.

 

1278 febbraio 16

Le suore del monastero matelicese di Sant’Agata sottomettono se stesse ed i beni  monastici al monastero e alla badessa Mattia di S.M.M.per avere dignità di vita.

 

In Dei nomine. Amen. Anno Domini MCCLXXVIII indictione VI tempore domini Nicolai pape tertii, die XVI februarii intrantis. Actum in monasterio sive ecclesia Sancte Agathe de Mathelica, presentibus dompno Ventura, magistro Compagnono, Yuano domini Scangni, Bocabreza Barthuli, Petro domini Jacobi et Nepuliono Rainerii, testibus.

Domina Alluminata sive Latina abbatissa seu priorissa loci et sororum Sancte Agathe de Mathelica et soror Benvenuta monialis dicti loci sancte Agathe dederunt, donaverunt, cesserunt et submiserunt se et dictum locum cum bonis, rebus et possessionibus eis pertinentibus, monasterio Sancte Marie Madalene et fratri Jacobo syndico ipsius monasterii, recipienti nomine et vice ipsius monasterii Sancte Marie Madalene de Matelica; et promiserunt ipsi syndico, recipienti pro domina Matthia abbatissa predicti monasterii Sancte Marie Madalene, abedientiam et reverentiam, paupertatem et castitatem et observare regularia  i(n)stituta predicti monasterii et (quod) predicta domina abbatissa possit ponere moniales et sorores in dicto loco Sancte Agathe et removere, cum dicte sorores Sancte Agathe videant et congnoscant se non posse honeste vivere in ipso loco; hoc ideo dederunt et concesserunt dicto monasterio pro redentione peccatorum suorum; et quia ipse frater Jacobus syndicus dicti monasterii Sancte Marie Madale(ne) recepit predictas sorores sub regula dicti monasterii, cum domibus et hedifitiis, plateam et territorium dicti monasterii Sancte Agathe et cum omnibus aliis iuribus et actionibus que ubicumque dictus locus et ipse sorores coniunctim vel divisim habent vel habere possunt modocumque vel causa; reservato sibi Alluminate fructus tenutam et possessionemm et proprietatem unius petie terre posit(e) in dicstrictu (!) Mathelice, in villa Camoiani, iusta dominum Fanteginum et viam; que de ipsa terra ipsa Alluminata in vita et morte, possit facere vel relinquere ad suam voluntatem; dando et concedendo predicto fratri Jacobo syndico dicti monasterii Sancte Marie Madalene, liberam licentiam et plenariam potestatem, auctoritate propria, accipiendi tenutam et possessionem dictarum rerum et de eis fatiendi quicquid eis videbitur, promictentes rata et firma perpetuo habere atque tenere et in nullo contra facere vel venire, aliqua occasione vel exceptione sub obli(gatione) bonorum dicti loci Sancte Agathe.

Ego Bonaventura Benenanti notarius plubicus (!) predictis omnibus interfui et a predictis contrahentibus rogatus ea omnia scripsi et publicavi.

 

1278.02.16: Oblazione del luogo di Sant’Agata

Nel nome di Dio. Amen. Nell’anno del Signore 1278, indizione sesta, al tempo di papa Nicolò III, il giorno 16 febbraio, redatto nel monastero o chiesa di Sant’Agata di Matelica, presenti il signor Ventura, mastro Compagnono, Ivano del signor Scagno, Boccabreza di Bartolo, Pietro del signor Giacomo e Napoliono di Raniero, testimoni a ciò chiamati. Donna Alluminata o Latina badessa o prioressa del luogo e delle suore di Sant’Agata di Matelica e suor Benvenuta monaca di detto luogo di Sant’Agata, dettero, donarono, consegnarono e sottomisero se stesse e il detto luogo con i beni, le cose e i terreni pertinenti, al monastero di Santa Maria Maddalena e a frate Giacomo amministratore di questo monastero, il quale le accoglie a nome e per conto di questo stesso monastero di Santa Maria Maddalena di Matelica. Esse promisero all’amministratore che le riceve, a nome di Mattia  badessa di esso monastero di Santa Maria Maddalena, la loro obbedienza, riverenza, povertà e castità e di osservare le istituzioni della regola di detto monastero. La predetta donna badessa ha il potere di stabilire le dette monache e suore nel detto luogo di Sant’Agata e può rimuoverle, dato il fatto che le stesse suore di Sant’Agata vedono e riconoscono che esse non possono vivere decorosamente nel luogo di Sant’Agata e per questo motivo si donarono e consegnarono al predetto monastero per la redenzione dell’anima e dei loro peccati. Frate Giacomo amministratore del detto monastero di Santa Maria Maddalena accolse le dette suore sotto la regola di esso monastero, con le case, gli edifici, lo spiazzo e le terre del monastero di Sant’Agata e con tutti gli altri diritti, azioni e tutto quello che il luogo loro e le stesse suore, insieme o singolarmente, hanno o possono avere in ogni modo o causa.

Donna Alluminata si riserva la tenuta del fruttato, il possesso e la proprietà di un pezzo di terra posta nel distretto di Matelica, a Villa “Camoiano” a confine con il signor Fantegino e con la via. La stessa Alluminata in vita ed in morte può fare e lasciare questo terrenuccio a sua volontà. Dà e concede a frate Giacomo, amministratore del monastero di Santa Maria Maddalena, libera licenza e pieno potere, di propria autorità di prendere la tenuta ed il possesso delle predette cose di San’Agata, e di fare di queste tutto ciò che vorranno, promettendo di tenere stabile e deciso per sempre e non agire o fare in contrario, in nessun occasione, né eccezione, obbligando in ciò i beni di Sant’Agata.

Io Bonaventura Benenanti pubblico notaio richiesto, fui presente a tutte le cose scritte sopra, ho sottoscritto e pubblicato.

 

(1278 marzo 7 : manca la parte iniziale, il testo è  nella sentenza 13.09.1286)

Le suore del monastero matelicese di Sant’Agata rinunciano ad agire contro il monastero e  la badessa Mattia di S.M.M. annullando  le procure precedenti.

 

. . . . . . . . . . . . . a secundo fossus communis, a terio filii . . . . . . . . . . . . . . . . . . . via cum domibus, edificiis . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .  predictos continentur confines et cum omnibus aliis iuribus et actionibus que ubicumque dictus locus et ipse sorores conciunctim et divisim habent, vel habere possent, modocumque vel causa revocantes su cassantes omnem sindicum seu procuratorem speciliter Salimbene Compagnoni et Sinibaldum Massei pro parte dicti loci et sororum Sancte Agathe contra dictum monaterium Sante Marie Madalene et renuntiantes interlocutorie et interlocutoriis si que usque ad presens tempus late sunt contra dictum monasterium Sante Marie Madalene, pro dicto loco occasione muri et edifitii quod edificabantur in dicto loco et situ contra formam privilegiorum dicti monasterii Sancte Marie Madalene, constituentes se nomine dicti monasterii et dicte domine Mathie possidere predictum territorium et casarenum et domus et edifitia et dederunt licentiam et plenariam potestatem predicte domine Mathie recipienti pro dicto monasterio, auctoritate propria accipiendi possessionem dictorum bonorum et de eisdem fatiendi quod eisdem videbitur, pro(mic)tentes rata et  firma habere perpetuo et dampna et expensas reficere sub obligatione bonorum dicti loci Sancte Agathe et non contra facere vel venire contra predicta vel aliquod predictorum per se (vel) alium, sub dicta  (pena) qua soluta vel non, . . . .  manente contractu.

Et Ego Moricus de Fabriano imperiali auctoritate notarius hiis interfui rogatus scribere subscripsi et publicavi.

 

1278.03.07:  Rinuncia ad una lite

. . . . . . . a confine con il fosso del comune,   . . . con i beni del fu mastro Matteo,con la via  . . . . contenuti entro i confini predetti.

Cedettero inoltre tutti gli altri diritti ed azioni che il loro modo e le dette suore congiuntamente o separatamente hanno, o potrebbero avere in qualunque luogo e motivo. Revocano ogni loro procuratore, amministatore, agente specialmente Salimbene Compagnoni e Sinibaldo Massei per parte di esso luogo e suore di Sant’Agata, in causa contro il monastero di Santa Maria Maddalena. Rinunciano all’interlocutoria e a quanto presentato sino ad oggi contro il monstero di Santa Maria Maddalena, in occasione de muro e dell’edificio che veniva costruito in esso luogo in contrasto con la norma di distanza del privilegio del monastero di Santa Maria Maddalena. Stabiliscono che esse posseggano le predette terre, il casareno, la casa e gli edifici a nome del detto monastero di Santa Maria Maddalena e di donna Mattia. Danno licenza e pieno potere alla stessa donna Mattia ricevente per il detto monastero di prendere possesso di propria autorità di tali beni e di farne quel che volesse. Promettono di mantenere stabile e deciso quest’atto in perpetuo e di rifondere danni e spese, obbligando i beni del loro luogo di Sant’Agata, e di non agire in contrario, né contrastare le cose dette sopra, né alcuna di esse, né direttamente, né tramite altri, sotto la predetta penalità e il contratto rimane stabile, ratificato, sia che la penalità fosse o non fosse pagata.

Io Morico da Fabriano notaio di autorità imperiale, richiesto di scrivere, sottoscrissi e resi pubblico l’atto.

 

1278 luglio 16 e 17

Il procuratore del monastero matelicese S.M.M. e della badessa Mattia interpone appello contro il divieto  dell’uditore capitolare di Camerino ad  unire il suo  monastero con quello di Sant’Agata.

 

In Dei nomine. Amen. Anno eiusdem MCCLXXVIII indictione VI (tempore) domini Nicolai pape tertii, die dominico XVII iulii. Actum fuit . . . . . sive iuxta domum monasterii Sante Marie Magdalene de castro Mathelice. Presentibus dopno Sabbatino Actonis, Jacobo Bonitini et alii testibus. Yuanus domini Scangni syndicus monasterii Sancte Marie Magdalene de castro Mathelice, nomine et vice ipsius monasterii e pro ipso monasterio, sentiens se et dictum monasterium esse gravatum a continentia(!) infrascriptarum licterarum, ab ipsa continentia ipsarum licterarum infrascriptarum et ab omni gravamine sibi et dicto monasterio illato et inferendo, occasione ipsarum licterarum, viva voce appellavit. Quarum licterarum tenor talis est.

Scangnus plebanus (Tole)ntini camerinensis canonicus et vicemgerens domini archidiaconi et capituli maioris ecclesie camerirensis, sorori Mathie abbatisse monasterii Sancte Marie Magdalene de Mathelica  et aliis religiosis monialibus dicti loci, salutem in Domino. (Publice) relatione pandente nobis quod  vos unionem ecclesiarum Sancte Marie supradicti monasterii et Sancte Agate de dicta terra, propria inistis auctoritate  unire et unionem fare(!) de predictis, de quo miramur (cum) hoc ad vos non spectet vel pertineat ullo modo. Quocirca,  vobis et unicuique  (vestrum) presentium serie, auctoritate qua fungimur pro camerinensi ecclesia, precipiendo mandamus (quatenus) in ipsa unione nullatenus procedatis fatienda . . .  vos, cum pertineat ad episcopum camerinensem in sua diocesi maxime usque  ad reditum ipsius episcopi sub excommunicationis pena quam vos et unamquamque vestrum incurrere volumus ipso facto si secus duxitis (!) fatiendum, et si aliquo processistis in statum pristinum reducatis et sub pena ipsius domini episcopi arbitrio auferenda. Alioquin contra vos ut iustum fuerit procedemus. Datum Camerini die XVI iulii intr(ante) iulio, VI (indictione).  Si vero de predictis gravatas asseritis V dies post assegnationem presentium, legitimum syndicum coram nostra presentia trasmictere curetis super predictis a nobis recepturum iustitie complementum.

Ego Junta Albertutii notarius publicus imperialis magestatis auctoritate, huic appellationi presens interfui a dicto Yuano rogatus subscripsi et publicavi.

 

1278.07.17: Appello contro il precetto dell’uditore camerinese

Nel nome di Dio. Amen. Nel suo anno 1278, indizione sesta, a tempo di papa Nicolò III, il giorno 17 luglio, domenica. Redatto presso la casa del monastero di Santa Maria Maddalena del castello di Matelica, mentre sono presenti don Sabbatino di Attone, Giacomo di Benetino e altri testimoni. Ivano del signor Scagno, amministratore del monastero di Santa Maria Maddalena del castello di Matelica, a nome e per conto dello stesso monastero ed a favore del monastero, dichiarando che egli e il monastero si considerano gravati dal contenuto della lettera qui trascritta, a motivo dell’aggravio inflitto e da infliggere a lui e al monastero in l’occasione della stessa lettera, vivamente fecero l’appello. Il contenuto della lettera è questo.

(Don) Scagno pievano di Tolentino, canonico camerinese e vicegerente dell’arcidiacono e del capitolo della chiesa maggiore di Camerino, saluta nel Signore suora Mattia badessa del monastero di santa Maria Maddalena di Matelica e le altre religiose monache di detto luogo. Si ha notizia di pubblica diffusione che voi avete cominciato l’unione della chiesa di santa Maria del sopradetto monastero con quella di Sant’Agata della detta terra, d’autorità propria. Noi siamo meravigliati dell’unione che fate delle predette chiese poiché ciò non spetta a voi, e in nessun modo vi appartiene. Pertanto con l’ordine della presente lettera comandiamo a voi ed a ciascuna di voi, con l’autorità che esercitiamo per la chiesa camerinese, facendo precetto che voi non procediate in nessun modo nel fare la predetta unione, poiché ciò spetta al vescovo camerinese nella sua diocesi, soprattutto in attesa del ritorno dello stesso vescovo, sotto penalità di scomunica immediata che vogliamo comminare a voi ed a ciascuna di voi per lo stesso fatto, se pensate di fare diversamente. Se avete proceduto nel cambiare qualcosa, riportatelo alla precedente situazione. E’ ad arbitrio dello stesso vescovo per togliere la penalità. Diversamente procederemo contro di voi secondo giustizia.

Dato a Camerino il giorno 16 luglio entrante, indizione sesta. Se in verità vi dichiarate gravate dalle cose dette sopra, provvedete a far giungere il vostro amministratore alla nostra presenza affinché riceva da noi il completamento della giustizia riguardo a ciò.

Io  Giunta di Albertuccio notaio pubblico di autorità della imperiale maestà fui presente a questo appello e richiesto dal detto Ivano sottoscrissi e pubblicai.

 

1278 dicembre 2 (riuniti due frammenti in base ai mss. del Vogel)

Il procuratore del monastero matelicese di S.M.M. e della badessa Mattia, concorda la divisione della coeredità di una religiosa con altri.

 

(In) Dei nomine. Amen. Anno eiusdem MCCLXXVIII indictione VI tempore domini Nicolai pape III, die II decembris. Adtum (!) Mhtelice (!) ante monasterium Sante Marie Madalene, presentibus  Mahteo (!) Franconum, Cangno Raynaldi, Martino Pauli et aliis testibus. Frater Andrea(s) syndicus monesterii Sancte Marie Madalene una cum consensu et voluntate abatisse diti (!) monesterii et ipsa abatissa consentiente iure proprio et ad proprium, dedit, cesit (!), concesit adque . . . . Vivono . . . . . . . . . . . terre   . . . . . . . (parte mancante tra il primo e il secondo frammento  macchiato al margine)

. . . quosdam dictus Vivonus abere . . . .  ab Angelutia monaca diti monasterii eredes  Andree magistri Petri Boni pro dote et residuo dotis qual ditus Vivonus tenetur a supra dito magistro Petro Boni et suis eredibus prout ore sua domina Alarica et figlia diti Vivonis et pro residuo dotis quam  pro ea abuit a dito Vivono pro dita domina Alarica et filia diti Vivonis et quam a dita Angelutiia pro sua parte et ereditat(em omnem) abere tenetur, dando ei Vivono liberam licentiam et plenariam potestatem tenute di(t)e terre intrandi, possidendi, feutandi ac retinendi ut sibi aut cui concesserit placuerit . . .  que  ad ditum tempus promitens ditus sindicus et dita aba(ti)ssa (con)sentiente quod dita tera alicui non est obligata . . . . . .  ceduta nec alicui dabitur nec concedetur . . . .  in finem diti tere usui (?) quod si apareret alicui esse data . . . . non concederetur alicui per aliquem diti . . . . . .  ipse sindicus et domina Mahtia abbatissa dicti monasteriii eam in dono conservare et (omne)qu(e) damnum litis et expensas salaria et interesse que (et) quas fecerit vel sustinuerit ditus entor pro predictis ipse sindicus integre reficere et resarcire promisit semper credito suo sacramento sine libelli petitione, renuntians ipse sindicus omnibus ausiliis beneficii decretis et decretorum et aliis iuribus quibus ipse oponere posset coco(!) modo et causa que omnia iam ditus sindicus cum consentia (!) et voluntate dite domine abatisse atendere et oservare promisit dicto Vivono et cui concesserit sub pena II libre ravennat. et anconet. bonorum et ipoteca dicti monasterii, qua pena soluta et non, predicta omnia semper (rata) et firma abere, adque tum promisit et omnia  . . . et suntum reficere etiam perpetuo faciendum.

Et ego Ventura Massei notarius plubicus(!) is omnibus interfui et de  is omnibus a supra ditis rogatus scribere suscripsi et publicavi.

(Nel tergo della pergamena uno scritto nella stessa epoca)

. . . infra hec latera: a II Salimbene Molla (Pa)cis; a III filius Ufredutii ser Belle; a IIII via; presen(tibus) Cangno (Rai)naldi Atonis et (A)ntonium Martini.

 

1278.12.02: Contratto per la spartizione di un’eredità

Nel nome di Dio. Amen. Nel suo anno 1278, indizione sesta, a tempo del papa Nicolò III, il giorno 2 dicembre. Redatto a Matelica davanti al monastero di Santa Maria Maddalena, mentre sono presenti Matteo di Francone, Cagno di Rinaldo, Martino di Paolo e altri testimoni. Frate Andrea amministratore del monastero di Santa Maria Maddalena con il consenso e la volontà dell’abbadessa del detto monastero e la stessa abadessa consensiente di proprio diritto e proprietà, diede, cedette, concesse a Vivono . . . la terra  . . . .( manca una parte tra i due frammenti stralciati) . . . .che il detto Vivono (deve) avere da Angeluccia monaca del detto monastero come erede di Andrea di mastro Pietro Boni per la dote e residuo di dote che il detto Vivono deve avere a voce dal sopradetto mastro Pietro Boni e suoi eredi e  il residuo dotale che  ebbe dal detto Vivono (riguardante) la detta donna Alarica e la figlia di detto Vivone e quanto spettante da Angeluccia per sua parte di eredità ed ogni eredità (che) è tenut(o)  avere. Dà  a Vivono libera licenza e pieno potere di tenuta della terra, entrarvi, possederla, infeudarla, e conservarla come piacerà a lui o a chi vorrà egli darla. L’amministratore predetto con il consenso della badessa promette che questa terra non è vincolata a nessuno e non sarà concessa ad altri, neanche in uso, e qualora apparisse che si concedesse, lo stesso amministatore e la badessa Mattia la conservano in dono e si impegnano a ripagare ogni danno di lite, spese e salari con interesse che il detto compratore farà e sosterrà riguardo a ciò, con impegno solenne, senza bisogno di giuramento scritto. L’amministratore rinuncia ad ogni ausilio di beneficio o decreto o diritto con cui possa agire in contrasto, in qualsiasi modo o causa. L’amministratore con il consenso e la volontà dell’abbadessa promise di mantenere e di osservare quanto sopra per il detto Vivone o altro suo concessionario, sotto penalità di due libbre ravennati od anconetane e sotto ipoteca dei beni di detto monastero. Le cose scritte sopra rimangono sempre stabili,  pagata o non pagata la penalità. E promise di rifondere  la spesa e mantenere tutte queste cose in perpetuo.

Io Ventura Massei notaio pubblico fui presente a tutte queste cose e richiesto di scrivere sottoscrissi e pubblicai.

Nel tergo si indicano alcuni confini di proprietà:

. . .   “fra questi confini, nel secondo lato Salimbene Molla(?) (Pa)ci; nel terzo lato il figlio di Ufredutio di ser Belle; nel quarto lato la via; presenti Cagno di (Ra)inaldo  Attoni e (An)tonio di Martino”.

 

1279 luglio 3

La signora Ricca dona i beni della sua dote, riservandosene a vita l’usufrutto, al monastero e alla badessa Mattia di S.M.M. in modo che li godano dopo la sua morte.

 

In Dei nomine. Amen. Hoc est exemplum rogiti sive protocolli inventi seu existenti in quaternis magistri Mathei dopni Bentevolii condam notarii sub anno domini MCCLXXVIIII indictione VII tempore Nicolai pae III, die III iulii, in ecclesia Sancte Marie Madalene de Mathelica, coram fratrem (!)  Alesandro lectore firmano de ordine Fratrum Predicatorum, fratre Jacobo de Cammerino(!) de eodem ordine, fratre Petro Egidii, fratre Vitale Benve(nu)ti et domino Jacobo de Ugubio, testibus. Cuius tenor talis est, sic incipientis. Domina Ricca filia condam Curtufunni de Pudio, pure, libere, simpliciter inter vivos et inrevocabiliter donavit domine Mathie abbatisse monasterii Sancte Marie Madalene, nomine et vice ipsius monasterii, solenniter et legitime stipulanti, dotem suam que fuit C. librarum ravennat. et anconit. reservato sibi usus fructus in vita sua dicte dotis; in obitu sit ipsius monasterii; dans et cedens eidem omne ius et actionem quod et quam habet in bonis domini Berretilli sui viri, occasione dotis dicte; ponens eamdem in locum suum, fatiens eamdem procuratricem ut in rem suam ut post mortem ipsius possit agere et experiri et repetere dictam dotem adversus dominum Berretillum et eius bona, etcetera; ut ipsa facere posset, etcetera; hoc ideo fecit pro anima sua et pro remedio suorum peccatorum et suorum parentum; et promisit eam donationem non revocare aliqua ingratitudinis causa nec alia quacumque sub pena dupli dotis, etcetera; insuper iuravit ad sancta Dei evangelia predicta habere rata et firma et non venire contra sub pena iam dicta, et damna et suntus cum interesse reficere etcetera.

Et ego Bonacosa Benvengnati notarius publicus ut (vidi) legi et inveni in qua(terno) vel in quaternis magistri Mathei domini Bentevolii condam notarii, ita per ordinem transscripssci (!) et exemplavi, nil addens nec minuens fraudolenter preter puntum vel silabam que instrumentum non falsant, et in plubicam (!) formam redegi, data et concessa michi auctor(itate) de his exemplandis et plubicandis a domino Ugolino domini Leti de civitate Auximi iudice et vicario comunis Mathlice per nobilem virum Jacobellum domini Claudii de civitate predicta nec non de consilio generali et spetiali communis Mathelice sub anno Domini MCCLXXX indictione VIII, Romana sede pastore vacante, die XXVI novembris. Actum Mathelice in trasanna communis, presentibus domino Jacobo plebani, Jacobo Benecase, Juano Jacoboni et Francisco magistri Petri et alii pluribus testibus, etc.

(in calce)

Die XVIIII iulii prodit(um) per fratrem Jacobum coram (vicario) presente fratre (Guille)lmo.

 

1279.07.03: Donazione della dote sponsale

(Copia) Nel nome di Dio. Amen. Copia di un atto notarile presente nei quaderni di mastro Matteo del signor Bentevoglio notaio defunto. L’anno 1279, indizione settima, a tempo di papa Nicolò III, il giorno 3 luglio nella chiesa di Santa Maria Maddalena di Matelica, presenti come testimoni: frate Alessandro lettore fermano dell’ordine dei Predicatori, frate Giacomo da Camerino dello stesso ordine, frate Pietro di Egidio, frate Vitale di Benvenuto, ed il signor Giacomo da Gubbio. Ecco il contenuto. Donna Ricca figlia del fu Curtufonne da “Pudio” fece dono puro, libero e semplice a donna Mattia badessa del monastero di Santa Maria Maddalena, stipulante a nome e per conto ed a favore del monastero, diede la sua dote di cento libbre ravennati od anconetane, con riserva di usufrutto vita natural durante. Dopo la sua morte, l’usufrutto sia riunito al monastero predetto. Dà e concede allo stesso ogni diritto ed azione che ha sui beni del signor Berretillo suo marito, per occasione di dote, e l’abbadessa è resa procuratrice, con diritto di agire dopo la sua morte  per ricercare e ricevere la predetta dote contro il signor Berretillo ed i suoi beni ed abbia potere di fare come per legge. La donatrice fa questo per la sua anima e per il rimedio dei peccati suoi e dei suoi genitori. Promise che questa donazione non sarebbe revocata per nessuna causa d’ingratitudine o in qualsiasi altro modo, sotto penalità del doppio della dote. Inoltre giurò sui santi vangeli di Dio di mantenere stabile e deciso tutto quanto  detto sopra e di non fare azione contraria sotto la penalità già detta e con l’obbligo di ripagare i danni e le spese con interessi.

La copia del presente atto fu fatta dal notaio pubblico Bonacosa Benvegnati per ordine del giudice e vicario del comune di Matelica, il signor Ugolino del Signor Leti della città di Osimo e per ordine di Giacomello del signor Claudio da Osimo, su mandato del consiglio generale e speciale di detto comune, nell’anno 1280 il giorno 26 novembre, in tempo di sede romana vacante, a Matelica, nella “trasanna” del comune mentre erano presenti come testimoni don Giacomo Plebani, Giacomo (di) Benencasa, Ivano di Giacopone e Francesco di mastro Pietro.

(In calce si legge di altra grafia)

Il giorno 19 luglio fu presentato di fronte al vicario da frate Giacomo, alla presenza di frate Guglielmo.

 

1284 giugno 10

Viene nominato il procuratore del monastero matelicese e della badessa Mattia  di S.M.M. per le liti riguardanti i diritti della chiesa di Santa Maria di Vablano.

 

In Dei nomine. Amen. Anno Domini MCCLXXXIIII, indictione XII, tempore domini Martini pape quarti, die X g(i)unii. Adctum (!) Mahtelice(!) in monesterio Sancte Marie Madalene, presentibus Lazano domini Jacobi, Verliutio domini Jacobi, fratre Vitale, fratre Jacobutio et aliis testibus. Domina Hmattia (!) abadissa monesterii Sancte Marie Madalene de Mahtelica una cum consensu et voluntate monacarum et munialium dicti monesterii silicet Cristina, Annese, Andrea, Lucia, Berardesca, Margarita, Isabetta, Catellia(!), Danniella, domina Cristina, Amadeo, Agata, Danniella, Iacobutia, Barbara, Area, Cicilia, Gratiadeo, Jacomella, Hmattiola, Alluminata, Victoria, Filipputia, ipsosque hom(in)es volentes et consensientes, fecit, constituit, sustitut, ordinavit adque creavit fraterm Jacobum de Colle Stefano conversu(m) dicti monesterii presentem et in se susipientem suum et dicti monesterii lecitimum sindicum et procuratorem, attorem, fattorem et nu(n)tium specialem in lite et questione quam dictus monesterius habet et abere experat cum Federico domini Alberti, Adelardutio suo filio, dompno Mahteo dompni Johannis, occasione unius ecclesie de Santa Maria de Vablano et iuribus dicte eclegie (!) et cum Coradutio Bartuli et cum eheredes Raimaldutii (!) domini Alberti et generaliter cum omnibus abentes litem cum dicto monesterio et qui in antea abere potuerunt coram curia domini marchionis, suorumque offitialium et eorum quacumque alia curia et ubicucumque (!) fuerit oportunum ad libellum dandum et recipiendum, litem contestandam de calunnia iurandum in anima dicti monesterii; testes, instrumenta introducendum adprobandum et replicandum, ad fatiendum unum procuratorem vel plures in locum suum, ad terminandum et determinandum et terminum vel terminos recipiendum et ad impetrandum literas vel privilegia, ad apellandum et prosequendum si fuerit oportunum in qualibet curia et expecialiter in curia domini pape et generaliter ad omnia alia agenda, facienda et excerenda que in predictis omni(bus) predittis et colibet predittorum fuerint necessaria et oportunum; promitens dicta abadissa et conventus eiusdem monesterii quidquid per predictum sindicum vel per alium in suo loco ponentem factum fuerit in predictis omni causa preditis et colibet predictorum ratum et firmum abere adque tenere sub pena et ipoteca bonorum et rerum dicti monesterii.

Et ego Ventura Massei notarius plubicus is omnibus interfui et de supradictis omnibus ut supra dictum est rogatus scribere (sub)scripsi et plubicavi.

 

1284.06.10: Procura per la vertenza di S. Maria di Vablano

Nel nome di Dio. Amen. Nell’anno del Signore 1284, indizione dodicesima, a tempo del papa Martino IV, il giorno 10 giugno. Redatto a Matelica nel monastero di Santa Maria Maddalena, presenti Lazano del signor Giacomo, Verliutio del signor Giacomo, frate Vitale, frate Giacomuccio ed altri testimoni. Donna Mattia badessa del monastero di Santa Maria Maddalena di Matelica, con il consenso e la volontà delle monache e religiose del detto monastero, cioè Cristina, Agnese, Andrea, Lucia, Berardesca, Margarita, Isabetta, Cateli(n)a, Daniela, donna Cristina, Amadea, Agata, Daniela, Giacomuccia, Barbara, A(u)rea, Cecilia, Graziadeo, Giacomella, Mattiola, (I)lluminata, Vittoria, Filippuccia, e gli  uomini volenti e consensienti, fece, stabilì, sostituì e creò frate Giacomo da Colle Stefano, converso dello stesso monastero, presente e ricevente, come legittimo amministratore, procuratore, attore, fattore e nunzio speciale di lei e del detto monastero nella lite e questione che il detto monastero ha e pensa di avere con Federico del signor Alberto, con Adelarduccio suo figlio, e con il signor Matteo del signor Giovanni, a motivo dela chiesa di Santa Maria de “Vablano” e per i diritti di questa chiesa e con Corraduccio di Bartulo e con gli eredi di Rainalduccio del signor Alberto e in generale con tutti quelli che hanno lite con il detto monastero o che prima poterono averne, di fronte alla curia del signor marchese, dei suoi officiali e di fronte a qualunque altra curia e dovunque in ogni altro luogo, per dare il libello, per riceverlo, per contestare la lite sull’accusa, per giurare sull’anima del detto monastero, introdurre i testimoni e gli strumenti, per approvare e replicare, per fare uno o più procutaori in sua vece, per terminare e determinare e ricevere il termine o i termini e per impetrare e ricevere  lettere o privilegi, per far appello, per proseguire se sarà opportuno presso qualunque curia e specialmente nella curia del papa e generalmente a fare tutte le altre cose, per fare ed agire in generale per tutte le cose dette e per ciascuna secondo come sarà necessario e opportuno. La badessa e il convento del detto monastero promettono che tutto quello che per mezzo del predetto amministratore o per mezzo di altri in suo luogo, viene posto, fatto, al riguardo delle cose predette e di ciascuna di esse, lo considerano stabilito, deciso e lo mantengono sotto penalità di ipoteca dei beni e delle cose del manstero.

Io Ventura Massei notaio pubblico fui presente a tutte queste cose e richiesto di scrivere tutte le cose sopradette, sottoscrissi e pubblicai.

 

1285 agosto 21

Viene nominato il procuratore del monastero matelicese e della badessa Mattia  di S.M.M. per la causa di spartizione dell’eredità di donna Sibilla.

 

In nomine Domini. Amen. Anno eiusdem MCCLXXXV (foro) . . . tempore domini Honorii pape IIII die XXI mensis augusti, in ecclesia monesterii Sancte Marie Magdalene de Mathelica, presentibus fratre  Rainerio magistri Jacobi Accursi Blance, Vitutio Actolini et Andreolo Yuani domini Scangni testibus de hiis vocatis. Soror Mathia abbatixa (!) monesterii dominarum Sancte Marie Maddalene supradicti, consensu et voluntate omnium infrascriptarum dominarum conventus ipsius monesterii, nemine disdicente, videlicet sororis Annese, sororis Christine, sororis Margarite, sororis Ysabet, sororis Andree, sororis Deutame, sororis Auree, sororis Lucie, sororis Danielis, sororis Berardessce(!), sororis Christiane, sororis Jacomelle, sororis Johanne, sororis Matheole, sororis Victorie, sororis Cathaline, sororis Philippe, sororis Ysaie, sororis Illuminate  . . . /= sororis Amadee, sororis/ Gratiadei, sororis Symonicte, sororis Guiductie et sororis Cecelie, et ipse sorores unanimiter cum ea, fecerunt, constituerunt  ac etiam ordinaverunt fratrem Vitalem, conversum et familiarem ipsius monesterii et Verbutium domini Jacobi de Ugubbio (!) presentes et quemlibet eorum in sollidum, eius et dicti co(nventus) legitimos syndicos, procuratores et nuntios speciales ita tamen quod condictio unius occupantis non sit melior alterius conditione non occupantis, ad promictendum et conpromictendum in fratrem Nicolaum vicarium domini episcopi camerinensi(s) tamquam in arbitrum et arbitratorem et amicabilem compositorem de omni lite, questione et causa vertente vel que verti poxet inter ipsum monesterium ex una parte agentem et respondentem, et Yuanum domini Scangni procuratorem domine Sybilie filie condam domini Rainaldi sue uxoris ex altera, agentem et respondentem et maxime de quinquaginta VII libris ravennat. et anconet. qu(o)s dictus Yuanus intendit  petere a dicto monesterio tamquam procurator dicte sue uxoris et generaliter de omni alia lite, questione et causa que inter eos verti posset usque in diem presentem, (ad) libellum dandum, recipiendum,  litem contestandum, de calupnia iurandum in earum anima et cuiuslibet  (a)lterius generis, sacramentum prestandum, exceptiones opponendum, replicationes et declinationes iuditii positiones faciendum et respondendum positionibus adverse partis, testes et instrumenta inducendum, aperturam testium videndum, allegandum, sententiam audiendum, et constituendum unum vel plures procuratores nomine dicti conventus et ipsorum syndicorum in predictis et quolibet eorumde, et generaliter ad omnia et alia singula facienda et exercenda que conventus ille facere vel exercere poxet sollepniter promictens dicta iam domina abbatissa consensu conventus predicti et ipse conventus michi notario infrascripto nomine et vice cuius interest sollepniter stipulanti, habere ratum et firmum habere atque tenere perpetuo et in nullo contrafacere vel venire occasione aliqua vel exceptione sub ypotheca, pena et obligatione bonorum dicti monesterii, quidquid per dictos syndicos vel procuratores ab eis substitutos vel alteri ipsorum factum vel exercitatum fuerit in premixis et quolibet eorumdem.

Et ego Bonaventura Johannis publicus notarius de predictis omnibus interfui rogatus ea omnia subscripsi et publicavi.

 

1285.08.21: Procura per vertenza dell’eredità di Sibilla

Nel nome del Signore. Amen. Nel suo anno 1285, a tempo di papa Onorio IV, il giorno 21 del mese di agosto, nella chiesa del monastero di Santa Maria Maddalena di Matelica, mentre erano presenti frate Raniero di Mastro Giacomo Accursi Blance; Vitutio di Attolino e Andreolo di Ivano del signor Scagno, come testimoni chiamati a queste cose. Suora Mattia badessa del sopra detto monastero delle donne di santa Maria Maddalena, con il consenso e la volontà di tutte le seguenti donne del convento dello stesso monastero, senza alcun dissenso, cioè suor Agnese, suor Cristina, suor Margherita, suor Isabetta, suor Andrea, suor Diotama, suor Aurea, suor Lucia, suor Daniela, suor Berardesca, suor Cristiana, suor Giacomella, suor Giovanna, suor Mattiola, suor Vittoria, suor Catalina, suor Filippa, suor Isaia, suor Illuminata, suor Amedea, suor Graziadea, suor Simonetta, suor Guiduccia e suor Cecilia, queste suore concordemente con la badessa fecero, stabilirono, ed anche ordinarono frate Vitale converso e familiare dello stesso monastero e Verbutio del signor Giacomo da Gubbio, presenti e ciascuno di loro in solido in modo tale che la condizione di uno solo attivo non sia migliore di quella dell’altro non attivo, come amministratori, procuratori e nunzi speciali di lei e del detto convento, per promettere e fare compromessi verso frate Nicola vicario del vescovo di Camerino come arbitro e persona che deve decidere la composizione amichevole per ogni lite, questione e causa che verte o che potesse vertere tra lo stesso monastero agente e rispondente da una parte, e dall’altra parte Ivano del signor Scagno procuratore di donna Sibilla figlia del defunto signor Rinaldo, sua moglie, come agente e rispondente, soprattutto per 57 libre ravennati ed ancontane che si dice che il detto Ivano intende chiedere al detto monastero in quanto procuratore della detta sua moglie; e generalmene per ogni altra lite, questione e causa che potesse vertere tra essi fino al giorno presente, per dare il libello, riceverlo, contestare la lite, riguardo all’accusa giurare sulla loro anima, prestar giuramento di qualsiasi altro genere, contrapporre eccezioni e repliche e declinare il giudizio, fare opposizioni e rispondere alle posizioni della parte avversa, introdurre testimoni e documenti, vedere la presentazione di testimoni, fare  gli allegati, ascoltare la sentenza, stabilire uno o più procuratori a nome del detto convento e di se stessi amministratori, nelle cose predette e in ciascuna di esse, e generalmente debbono fare tutte le altre e singole cose ed esercitarle come il convento potrebbe fare o esercitare. La già detta donna badessa col consenso del predetto convento e lo stesso convento promettono a me notaio infrascritto, a nome e per conto di chi può esserne interessato, con stipula solenne, che esse considerano stabilito e tengono deciso e lo mantengono in perpetuo e non agiscono in nulla in contrasto in alcuna occasione, o eccezione, sotto l’ipoteca e la penalità e l’obbligazione dei beni di detto monastero, accettando tutto quello che per mezzo dei predetti amministratori e procuratori, o sostituti o altri per loro, viene fatto ed esercitato riguardo alle cose dette sopra e per ciascuna di esse.

Ed io Bonaventura di Giovanni pubblico notaio fui presente alle cose sopradette e rogato per tutto ciò, sottoscrissi e pubblicai.

 

1286 febbraio 28

Il vescovo di Camerino concede indulto per elemosine alle monache di S.M.M. di vita povera. <( Si intuisce il privilegio della povertà di Santa Chiara>

 

Ramboctus miseratione divina Camerinensis episcopus universis Christifidelibus presentes licteras inspecturis salutem in Domino. Si iuxta sententiam sapientis meritorie tempus seminandum disscernimus et metendum seminare debemus in terris, quodam multiplicato fructu recolligere debeamus in celis et licet secundum hoc omnibus indigentibus aperire teneamur visscera caritatis, illis tamen spiritualius et habundantius qui spiritu sponte subbeunt honera paupertatis. Cum igitur dilecte in Christo filie Abbatissa et moniales monasterii Sancte Mariae Madalene de Matelica Camerinensis diocesis que, spretis mundanis inlecebris, elegerunt Domino famulari cum adiectione voluntarie paupertatis, egeant a Christifidelibus sibi pia caritatis subsidia exiberi, universitatem vestram rogamus et ortamur in Domino in remissione vobis peccaminum, iniungentes quatenus eis ad hoc grata caritatis subsidia erogetis ut per subventionem vestram in aliquo subveniatur eisdem et vos per hec et alia bona que Domino spirante feceritis ad eterna possitis felic(itatis) gaudia pervenire. Nos enim cupientes ut ecclesia antedicta que ipsius Beatissime videtur insignita vocabulo congruis honoribus frequentetur, omnibus vere penitentibus et confessis qui ad dictam ecclesiam quolibet die dominico usque ad festum Pascatis Resurrectionis octavam durantem, causa devotionis, accesserint et eis manus porrexerint caritatis de omnipotentis Dei misericordia, beatorum Petri et Pauli apostolorum eis centum dies de iniunta sibi penitentia in Domino misericorditer relaxamus. In cuius rei testimonium et certitudinem pleniorem presentes iuximus nostri sigilli appensione muniri.  Privilegiis autem post dictam octavam Pascatis annuatim presentibus minime valituris. Datum Camerini die ultima februarii sub anno Domini millesimo CCLXXXVI  indictione XIIII

 

1286.02.28: Indulto vescovile per elemosine al monastero

Rambotto per divina misericordia vescovo di Camerino saluta nel Signore tutti i fedeli cristiani che vedranno questa lettera. Se consideriamo, secondo il detto del sapiente, che il tempo deve essere seminato in modo meritorio e raccolto, noi dobbiamo seminare in terra a che si debba raccogliere nei cieli con qualche moltiplicato frutto; e benché, secondo lo stesso, siamo tenuti ad aprire il cuore caritatevole verso tutti i bisognosi, tuttavia ancor più spiritualmente e più abbondantemente siamo tenuti a farlo verso coloro che spontaneamente  e di spirito si sottopongono alla povertà. Pertanto poiché le figlie dilette in Cristo monache e  la badessa del monastero di S. Maria Maddalena di Matelica della diocesi di Camerino, che, nel disprezzo dei piaceri mondani, scelsero di vivere nella comunione familiare con Dio aggiungendo una volontaria povertà,  hanno bisogno che i fedeli cristiani offrano piamente a loro l’aiuto caritatevole, esortiamo e preghiamo tutti voi nel Signore, a remissione dei vostri peccati, disponendo che eroghiate loro allo scopo graditi sussidi caritatevoli in modo che la vostra sovvenzione dia loro un sussidio e voi, a motivo di questa e di altre opere buone che farete ispirati dal Signore, possiate giungere alla gioia eterna della felicità. Noi infatti desideriamo che la predetta chiesa che è insignita del vocabolo della Beatissima, sia frequentata con onori ed a tale scopo rilasciamo per la misericordia di Dio onnipotente e dei beati apostoli Pietro e Paolo, 1’indulgenza di cento giorni sulla penitenza imposta nella confessione a coloro che, veramente pentiti, si recheranno per devozione alla chiesa predetta in qualsiasi domenica sino alla festa di Pasqua inclusa la sua ottava e faranno opere di caritatevole aiuto. A testimonianza e maggior certezza di ciò, abbiamo fatto munire il presente scritto con l’appendervi il nostro sigillo. Annualmente, il privilegio non avrà più efficacia dopo passata la detta ottava di Pasqua.

Data, a Camerino 28(=giorno ultimo) febbraio 1286 indizione quattordicesima.

 

1286 settembre 12

Viene nominato il procuratore del monastero matelicese e della badessa Mattia di S.M.M. per pagare una multa facendo un mutuo  di denaro.

 

In Dei nomine. Amen. Anno eiusdem MCCLXXXVI indictione XIIII tempore domini Honorii pape, die XII intrantis septembris; actum in monasterio dominarum Sancte Marie Madalene de castro Mathelice, presentibus Yacobo Bevenuti de Sefre, Francisco Marclonis et Dominico Petri Fainde, testibus. Domina Macthia abadissa monasterii Sancte Marie Madalene de Mathelica, de consensu, presentia et voluntate Cristine, Annese, Iacobe, Margarite, Catarine, Adlummenate, Danielle, Gratiadeo, Deutame, Lucie, Vectorie, Cicilie Cristiane, Aurie, Jacopucze, Cicilie, Justine, Andree, Ogenia, domine Philippe, Ysaie, Simonecte, Philippucze, Amodee, Mactie, Guiducze, Bevenute, Ysabet, et Sperandee, monialium et sororum dicti monasterii nomine et vice dicti monasterii et conventus eiusdem, fecit, constituit et hordinavit fratrem Jacobum Ugolini presentem et recipientem, suu(m) et dicti monasterii legitimum sindicum, actorem, et procuratorem et nuntium specialem, ad recipiendum pro eis et eorum nomine et nomine et vice monasterii ante dicti et pro ipso monasterio, finem et quietationem et remissionem perpetuo valituram, a reverendo patre domino Rambocto camerinensi episcopo, de condemna(atione) L libris ravennat. et anconetan. facta per ipsum dominum episcopum de dicto monasterio nomine et occasione deguastationis quam ipsum monasterium fecit de monasterio Sacte Agathe et ad  pr(esentan)dum domini Jentili de Muralto vel Mussca(!) Savinelli, ex causa mutui vel depositi L librarum ravennat. et anconet. hinc  ad calendas octubris proxime venturas et ad dictum debitum confitendum coram dicto domino episcopo et ad preceptum de dicta quantitate recipiendum a dicto domino Rambocto camerinensi episcopo et ad supponendum se et ipsas abatissam et sorores excommunicastionis sententie per ipsum ferende contra sindicum, abatissam et sorores et ad supponendum monasterium ecclesiastico interdicto, si de dicta quantitate non saddisfecerint in termino memorato, et generaliter ad omnia et singula fatienda et exsercenda que in predictis et circa predicta viderit oportuna (promictens) quidquid per dictum dominum sindicum factum fuerit in predictis et quolibet predictorum, se ratum habiturum et gratum sub ypoteca et obligatione bonorum et rerum dicti monasterii.

Et ego Acto domini Jacobi notarius publicus rogatus scripsi et publicavi.

 

1286.09.12: Procura per una multa vescovile

Nel nome di Dio. Amen. Nel suo anno 1286, indizione quattordicesima, a tempo di papa Onorio IV, il giorno 12 di settembre entrante; redatto nel monastero delle donne di Santa Maria Maddalena del castello di Matelica, mentre erano presenti Giacomo Bevenuti da Sefro, Francesco Marcloni e Domenico Petri Fainde, come testimoni; donna Mattia badessa del monastero di Santa Maria Maddalena di Matelica, con il consenso, la presenza e la volontà di Cristina, Agnese, Giacoma, Margherita, Catalina, Illuminata, Daniela, Graziadeo, Diotama, Lucia, Vittoria, Cecilia, Cristiana, Aurea, Giacomuccia, Cecilia, Giustina, Andrea, Eugenia, donna Filippa, Isaia, Simonetta, Filippuccia, Amedea, Mattia, Guiduccia, Benvenuta, Isabetta, e Sperandea, monache e suore del detto monastero, a nome e per conto del detto monastero e del suo convento, fece, stabilì e ordinò frate Giacomo Ugolini presente e ricevente come legittimo amministratore, attore e procuratore e nuncio speciale suo e del detto monastero, per ricevere per loro, a loro nome e a nome e per conto del detto monastero ed a favore dello stesso monastero, la conclusione e quietanza e condono validi in perpetuo, dal reverendo padre don Rambotto vescovo camerinese, riguardo alla condanna a cinquanta libbre ravennati e anconetane, fatta dallo stesso vescovo, riguardante il monastero nell’occasione e per la dismissione che lo stesso monastero fece nei riguardi del monastero di Sant’Agata; e per presentare al signor Gentile da Muralto canonico o a Mosca Savinelli, a motivo del mutuo o deposito di cinquanta libre ravennati ed anconetane, da ora al primo ottobre prossimo venturo, e per dichiarare questo debito di fronte al detto vescovo e a ricevere il precetto per detta quantità da detto don Rambotto vescovo camerinese ed a sottoporre sé, le stesse badessa e suore alla (minaccia di) scomunica da parte dello stesso contro il sindaco, la badessa e le suore ed a sottoporre il monastero all’interdetto ecclesiastico, qualora non soddisfacessero a detta quantità entro la ricordata scadenza; in generale a fare ed esercitare tutte e singole le cose che si considereranno opportune riguardo a quanto detto sopra. Promettono che tutto quello che verrà fatto dal predetto amministratore come sopra, lo riterrano  deciso e accettato sotto ipoteca ed obbligazione dei  beni e delle cose del monastero.

Ed io Atto(ne) del signor Giacomo notaio pubblico a richiesta ho scritto e pubblicato.

 

1286 settembre  13

Condono. Il vescovo di Camerino rilascia quietanza ed annulla altra condanna contro le monache del monastero matelicese di S.M.M.

 

In  nomine Domini. Amen. Anno Domini millesimo CCLXXXVI tempore domini Honorii pape quarti, Camerini in cappella palatii episcopatus; actum est die XIII mensis setembris, presentibus domino Gualterio priore Sancti Sebastiani de Camerino, domino Petro priore Sancti Jacobi de Muralto, magistro Ofredutio domine Amate, Corrado Johannis et Coradutio Domestici testibus de hiis vocatis et rogatis; venerabilis pater dominus Ramboctus camerinensis episcopus per se, suosque in posterum successores, nomine et vice camerinensis episcopatus, fecit finem, quietationem et remissionem perpetuo valituram fratri Jacobo Ugolini sindico monesterii Sante Marie Madalene de Mathelica, stipulanti et recipienti vice et nomine dicti monasterii de condepnatione (!) centum . . . /=librarum/ factam de ipso monasterio seu eius sindico Jacoputio domini Finaguerre, nomine et occasione violentie et excessus facti per ipsum monasterium et eius familiares, fautores et coadiutores contra monasterium Sancte Agathe site iuxta fossum Mathelice, prope ipsum monasterium Sancte Marie Madalene, cassando et cancellando idem dominus episcopus omnem condepnationem, sententiam et processum factam et factum contra dictum monasterium et ipsum Jacoputium eius sindicum vel quemcumque alium, nomine dicti monasterii Sancte Marie Madalene, et omnem promissionem ei vel alteri recipienti nomine suo factam de ipsa quantitate vel parte ispius, nomine dicti monasterii, et spetialiter promissionem factam per Jacobutium domini Finaguerre sindicum dicti monasterii, et spetialiter preceptum quod idem Jacobutius recepit de dicta quantitate L librarum solvenda,  scriptum manu magistri Nicolai de Auximo notarius et hoc ideo fecit dictus dominus episcopus pro eo quod habuit et recepit a dicto sindico dante et solvente nomine et vice dicti monasterii Sante Marie Magdalene et conventus eiusdem, et omnium suntorum dicti monasterii in excessu predicto quinquaginta libras ravennanorum et a(n)conetan. bonorum renuntians dictus dominus episcopus exceptioni non habitorum et non receptorum dictorum denariorum occasione predicta et omni iuris et legum auxilio; quam quidem quietationem et refutationem et omnia et singula supra et infra scripta promisit dictus dominus episcopus per se suosque in posterum successores predicto fratri Jacobo sindico dicti monasterii Sancte Marie Magdalene recipienti vice et nomine ipsius monasterii et conventus eiusdem et dicti Iacoputii domini (=dicti) monasterii sindici vel alterius sindici seu fautoris monasterii predicti sub pena dupli dicte quantitatis et obligatione et ypoteca bonorum dicti episcopatus.

Et ego Riccerius notarius publicus et nunc notarius dicti domini episcopi de predictis a dicto domini episcopo rogatus scripsi et publicavi meumque solitum fregium et nomen abposui(!).

 

1286.09.13: Quietanza di multa e condono

Nel nome del Signore. Amen. Nell’anno del Signore 1286, a tempo del papa Onorio IV, a Camerino nella cappella del palazzo dell’episcopato; redatto il giorno 13 del mese di settembre, mentre erano presenti don Gualtiero priore di San Sebastiano di Camerino, don Pietro priore di San Giacomo di Muralto, mastro Offreduccio di donna Amata, Corrado di Giovanni e Corraduccio Domestici, come testimoni a ciò chiamati e richiesti; il venerabile padre don Rambotto vescovo di Camerino per sé ed i suoi successori, a nome e per conto dell’episcopato camerinese, fece la conclusione, la quietanza ed il condono da valere in perpetuo a frate Giacomo Ugolini amministratore del monastero di Santa Maria Maddalena di Matelica, stipulante e ricevente a nome e per conto del detto monastero riguardo alla condanna di cento libbre, fatta dallo stesso monastero o al suo amministratore Iacopuccio del signor Finaguerra, in riferimento e per l’occasione della violenza e dell’esagerazione fatta da parte dello stesso monastero, suoi famigli, fautori e collaboratori, contro il monastero di Sant’Agata sito presso il fosso di Matelica in prossimità dello stesso monastero di Santa Maria Maddalena, cassando e cancellando lo stesso vescovo camerinese ogni condanna, sentenza e processo fatti contro il detto monastero e contro Jacopuccio suo amministratore o chiunque altro, a nome del detto monastero di Santa Maria Maddalena ed ogni promessa, se pure fatta al altra persona rivecente a suo nome, riguardo alla stessa somma o a parte di essa, a nome dello stesso monastero, in particolare la promessa fatta per mezzo di  Giacomuccio del signor Finaguerra, amministratore del detto monastero, inoltre specialmente il precetto che lo stesso Giacomuccio ricevette riguardo alla predetta somma di cinquanta libre da pagare, scritto per mano di mastro Nicola di Osimo notaio; pertanto il detto vescovo così fece per il fatto che ebbe e ricevette dal detto amministratore che ha consegnato e pagato a nome e per conto del detto monastero di Santa Maria Maddalena e del suo convento e di tutti i conti del detto monastero nella  predetta esagerazione, con cinquanta libre ravennati e anconetane.  Il detto vescovo rinuncia all’obiezione di denaro non avuto, non ricevuto, nell’occasione predetta, ed a ogni altro aiuto del diritto e delle leggi.  Il detto vescovo promise per sé e per i suoi successori promise a frate Giacomo, amministratore del detto monastero di Santa Maria Maddalena ricevente per conto ed a nome dello stesso monastero, e del suo convento e di detto Goacomuccio amministratore dell’altro monastero e di ogni altro suo fautore, che la presente quietanza e recusazione e tutte e singole le cose sopra scritte restano valide, sotto penalità del doppio di detta somma e con l’obbligazione e l’ipoteca dei beni del detto episcopato.

Ed io Riccerio notaio pubblico e ora notaio del detto vescovo, richiesto di scrivere le cose dette sopra dal detto vescovo, ho sottoscritto e pubblicato ed ho apposto il mio fregio e il mio nome.

 

1286 settembre 13

Bolla di unione. Il vescovo di Camerino unisce i due monasteri di Sant’Agata e S.M.M. confermando le decisioni prese dalla rispettive monache nel 1278, quand’era  badessa Mattia.

 

Ramboctus miseratione divina camerinensis episcopus, religiosis mulieribus abbatisse et conventui monasterii Sancte Marie Madalene de Mathelica, salutem in Domino. Cum a vobis petitur quod est iustum, tam vigor equitatis quam ordo exigit rationis ut item per solicitudinem nostri offitii ad debitum perducatur effectum. Eapropter, dilecte in Christo, vestris piis subplicationibus inclinati, unionem, obligationem, submissionem, promissionem, dationem seu concessionem factam per priorissam seu abbatissam vel moniales loci Sancte Agathe siti prope Mathelicam, considerata vicinitate et paupertate predicti loci Sancte Agathe, in quo moniales ibidem stantes observare non poterant continentiam regularem, prout in istrumentis inde confectis manu Morici de Fabriano notarii plenius continetur, cuius tenorem ad maiorem certitudinem et firmitatem de verbo ad verbum duximus inserendum.

In  nomine Domini. Amen. Anno eiusdem millesimo ducenteximo septuageximo octavo, indictione sexta, tempore domini Nichole pape tertii, die septima martii, actum Mathelice, in  monasterio  Sancte Marie Madalene presentibus Frederico domini Alberti, donno Accurso plebano plebis Mathelice, Verleutio domini lacobi de Eugubio et domino Finaguerra domini Albricii et Corradutio Bartoli testibus; Jacoputia magistri Gentilis, Amadea, Humilis, Cicilia, Lucia et Angelutia sorores vel moniales ac converse Monasterii sive loci Sancte Agathe de Mathelica, unanimiter et concorditer submiserunt se et eumdem locum cum bonis ad ipsum locum pertinentibus monasterio Sancte Marie Madalene de eadem terra et domine Macthie abbadisse ejusdem monasterii Sancte Marie recipienti nomine ipsius monasterii Sancte Marie et promiserunt ipsi abbatisse predicti monasterii Sancte Marie Madalene obedientiam et reverentiam, paupertatem et castitatem et observare regularia instituta predicti monasterii et quod predicta domina abbatissa possit ponere moniales et sorores in dicto loco Sancte Agathe et removere; cum dicte sorores Sancte Agathe videant et cognoscant se non posse honeste vivere in dicto loco Sancte Agathe in quo morantur, cum sit contra formam privilegiorum Sancte Marie Madalene et cum non possint in dicto loco Sancte Agathe regulariter vivere, dederunt et concesserunt pro redemptione peccatorum suorum dicte domine Mathie abbatisse ibidem presenti et recipienti nomine et vice dicti monasterii Sancte Marie Madalene et conventus ejusdem, plateam et territorium prope Castrum Mathelice, a primo(1) via, a secundo fossus Communis, a tertio filii quondam magistri Mathei et a quarto via, cum domibus, edificiis et cum omnibus et singulis que infra predictos continentur confines et cum omnibus aliis juribus et actionibus que ubicumque dictus locus et ipse sorores coniunctim vel divisim habent vel habere possent modocumque vel causa,   revocantes   seu cassantes omnem sindicum seu procuratorem et specialiter Salimbene Compagnionis et Sinibaldum   Massei   pro parte dicti loci et sororum Sancte Agathe factum(2) contra dictum monasterium Sancte Marie Madalene, et renuntiantes interlocutorie et interlocutoriis, si que usque ad presens tempus late sunt contra   dictum   monasterium Sancte Marie Madalene, (3) occasione muri et edifìtii quod edificabatur in dicto loco (et) scitu contra formam privilegiorum dicti monasterii Sancte Marie Madalene, constituentes se nomine dicti monasterii et dicte domine Mathie possidere predictum territorium et casarenum et domus et edifitia; et dederunt licentiam et plenariam potestatem predicte domine Mathie recipienti pro dicto monasterio auctoritate propria accipiendi possessionem dictorum bonorum et de heisdem(4) faciendi quod eis(5) videbitur, promittentes rata et firma habere perpetuo et damna(6) et expensas reficere sub obligatione bonorum dicti loci Sancte Agathe et non contrafacere vel venire contra predicta vel aliquod predictorum per se vel alium sub dicta pena, qua soluta vel non, rato manente contractu. Et ego Moricus de Fabriano, imperiali auctoritate notarius, hiis interfui, rogatus scribere scripsi et publicavi.

Quam submissionem, dationem, concessionem, promissionem et unionem et omnem aliam per abbatissam seu priorissam dicti loci  Sancte Agathe vel moniales loci ejusdem abbatisse seu sindico dicti monasterii Sancte Marie Madalene factam, prout reperitur manu dicti magistri Morici de Fabriano, ex certa scentia confirmamus, et si quis in dicta unione, submissione, datione, seu concessione reperitur defectus, nostra ordinaria auctoritate subplemus et loca predicta unimus.

Nulli ergo omnino hominum liceat hanc paginam nostre unionis et confirmationis infringere vel ei auso temerario contraire. Si quis autem hoc adtentare presunserit, indignationem omnipotentis Dei, et Beate Marie Virginis et beatorum Apostolorum Petri et Pauli et sanctorum Venantii martyris et Ansoini confessoris se noverit incursurum; in cujus rei testimonium et certitudinem pleniorem presentes licteras per Riccerium notarium nostrum scribi et publicari mandavimus et nostri sigilli appensione muniri. Actum et datum Camerini in cappella palatii episcopatus sub annis Domini MCCLXXXVI, Inditione XIIII, tempore Dni Honorii pape quarti, die XIII mensis setembris, presentibus donno Petro priore Sancti Iacobi de Muralto, donno Gualterio priore Sancti Sebastiani, magistro Ofredutio Notario, Corrado lohannutii, et Corrado Domestici, testibus de hiis vocatis et rogatis. Et ego Riccerius de Camerino notarius publicus, ac nunc notarius dicti domini episcopi, predictis omnibus presens interfui et a dicto domino episcopo rogatus et ejus auctoritate, scripsi ac publicavi, meumque solitum signum  ac nomem abposui.

Note di confronto tral la copia 1286 e il frammento 1278: (1) Vedi 1278: parole di inizio del frammento; (2) manca “factum” nel frammento; (3) il frammento aggiunge pro dicto loco; (4) nel frammento senza “h”; (5) nel frammento eisdem; (6) nel frammento dampna

 

1286.09.13: Bolla vescovile di unione di due monasteri

Rambotto, per divina misericordia, vescovo di Camerino, saluta nel Signore le religiose donne, badessa e convento del monastero di Santa Maria Maddalena di Matelica. Di fronte alla richiesta da voi giustamente presentataci, tanto la forza dell’equità, quanto l’ordine razionale esigono che ciò giunga al dovuto effetto con la nostra sollecitudine. Pertanto, o dilette in Cristo, confermiamo l’unione, l’obbligazione, la sottomissione, la promessa, la donazione o cessione fatta ad opera della prioressa o badessa e monache del luogo di Sant’Agata sito presso Matelica, dopo aver considerato la vicinanza e la povertà del predetto luogo di Sant’Agata, in cui le monache ivi dimoranti non potevano osservare la regolare continenza, come risulta più chiaramente dal documento redatto dal notaio Morico da Fabriano il cui contenuto viene qui inserito parola per parola a motivo della maggiore certezza e stabilità.

( QUI IL TESTO DEL DOCUMENTO 7 MARZO 1278 = vedilo  a questa data)

Conosciamo con pienezza di scienza la sottomissione, la donazione, la cessione, la promessa, l’unione e ogni altro impegno verso la badessa ed verso l’amministratore del detto monastero, nell’atto scritto da mastro Morico da Fabriano, deciso dalle monache del detto luogo di Sant’Agata e confermiamo tutto; e se in tale atto si trovasse qualche difetto, suppliamo con la nostra ordinaria autorità e uniamo i predetti luoghi delle religiose.

Non sia lecito a nessuna persona violare questo nostro atto di unione e di conferma, né contrastarlo con temerario ardire. Se qualcuno userà la presunzione di tentarlo, sappia che incorre nell’indignazione dell’onnipotente Dio, della beata Vergine Maria, dei beati apostoli Pietro e Paolo, dei santi Venanzo martire ed Ansovino confessore.

Su nostro ordine il notaio Riccerio, nostro redattore, scrive e rende pubblica la presente lettera e la consolida con l’apporvi il nostro sigillo per maggior fede e certezza. Redatto e dato a Camerino, nella cappella del palazzo dell’episcopato, nell’anno del Signore 1286, indizione XIV, a tempo del papa Onorio quarto, il giorno 13 settembre, alla presenza di don Pietro priore di San Giacomo di Muralto, don Gualtiero priore di San Sebastiano, mastro Offreduccio notaio, Corrado di Giovannuccio e Corrado di Domestico, testimoni chiamati per l’atto.

Ed io Riccerio da Camerino, pubblico notaio, ora notario del detto vescovo, presente a tutto ciò, su richiesta del vescovo, scrissi per sua autorità, sottoscrissi e pubblicai l’atto in cui apposi il mio sigillo consueto ed il mio nome.

 

1286 novembre 20

Viene nominato il procuratore del monastero matelicese e della badessa Mattia di S.M.M. per prorogare il pagamento del residuo di una multa.

 

In Dei nomine. Amen. In anno Domini millesimo CCLXXXVI indictione XIIII tempore domini Honorii pape IIII die XX mensis novembris, actum in monasterio Sancte Marie Maddalene(!) de Matelica, presentibus Albrico Jacobi Bruti, Matheo molenario, et Iohanne de Fulgineo testibus ad hec et de hiis vocatis et rogatis; domina Mathia abbatissa monasterii Sancte Marie Maddalene de Matelica, cum consensu et voluntate vel consenso et presentia et voluntate Cristine, Annese, Jacobe, Margarite, Catarine, Allumminate (!), Danielle, Gratiadee, Deutame, Lucie, Vectorie, Cicilie, Christiane, Aurie, Jacoputie, Cicilie, Justine, Andree, Eugenie, domine Philippe, Isaie, Simonette, Philipputie, Amadee, Mathie, Guidutie, Benvenute, Isabette et Sperandee monialium et sororum vel consororum dicti minasterii, nomine ac vice dicti monasterii et capituli et conventus ibidem more solito congregati, eiusdem ipsum capitulum totum et conventus fecit ac constituit et ordinavit vel ordinaverunt, fecerunt et constituerunt concorditer dompnum Erricum Guarnerii presentem et recipientem suum vel earum et dicti monasterii legitimum sindicum actorem et procuratorem et nunctium spetialem ad presentandum se et comparendum pro eis et eorum nomine et vice dicti monasterii et pro ipso monasterio et conventu eiusdem coram reverendo viro et patre domino Rambocto camerinensi episcopo ad petendum et recipiendum ac postulandum terminum solvendi XIII libras ravennates et anconetanas quas solvere debent et dare tenentur pro residuo debiti et condem(natio)nis L libras ravennates et anconetanas facta per ispum dominum episcopum de dicto monasterio et contra dictum monasterium nomine et occasione deguastationis monasterii Sanche Agathe facte per ipsum monasterium Sancte Marie predictum in festo proxime venturo Sancti Andree in longiorem terminum et ipsum terminum prorogari ad sensum et voluntatem ac mandatum ipsius domini episcopi et ad (confitendum) et promictendum solvere ipsum debitum in termino per eundem dominum episcopum statuendum tam domino Gentili de Muralto quam Musce Savinelli quibus solvere promiserant sindicus ipsius monasterii Sancte predicte Marie vel alteri sicut fuerit oportunum et placuerit ipsi domini episcopo alias creditoribus prelibatis ex causa depositit vel mutui  et ad subpondendum se et dictam abbatissam et consorores excommunicationi sententie per ipsum ferende contra sindicum, abbatissam et sorores et ad subponendum monasterium prelibatum ecclesiastico interdicto si dictam quantitatem non solveret vel non solvet in termino prelibato et ad quietationem, finem, liberationem et absolutionem perpetue valituram recipiendum et ad omnia et singula fatiendum et exercendum que in predictis et circa et extra predicta et infra predicita seu occasione eorum generaliter et specialiter que viderit expedire et fuerit oportuna promittens vel promittentes mihi notario infrascripto pro omnibus quorum interest vel intererint sollepniter stipulanti quicquid per dictum sindicum factum fuerit et promissum in predictis et circa et extra et infra predicta et quelibet predictorum et occasione eorum se ratum et firmum habere sub hipothecha rerum et bonorum dicti monasterii.

Et ego Salinbene domini Sinibaldi publicus notarius predictis omnibus interfui rogatus ut supra legitur scripsi et publicavi.

( Aggiunto in calce) Fiat instrumentum de punto ad puntum secundum instrumentum scriptum manu magistri Voti mutato nomine domini Gentilis  etiam Dominico Francisci.

 

1286.11.20: Procura per il residuo di una multa

Nel nome di Dio. Amen. Nell’anno del Signore 1286, indizione quattordicesima, a tempo del papa Onorio IV, il giorno 20 del mese di novembre, redatto nel monastero di Santa Maria Maddalena di Matelica, mentre erano presenti Albrico di Giacomo Bruti, Matteo mugnaio e Giovanni da Foligno, come testimoni per questo e su questo chiamati e richiesti; Donna Mattia badessa del monastero di Santa Maria Maddalena di Matelica con il consenso e la volontà o con il consenso, la presenza e la volontà di Cristina, Agnese, Giacoma, Margherita, Caterina, Illuminata, Daniela, Graziadea, Diotama, Lucia, Vittoria, Cecilia, Cristiana, Aurea, Giacomuccia, Cecilia, Giustina, Andrea, Eugenia, donna Filippa, Isaia, Simonetta, Filippuccia, Amedea, Mattia, Guiduccia, Benvenuta, Isabetta e Sperandea, monache e suore o consorelle del detto monastero, a nome e per  conto del detto monastero e del capitolo e del convento riunito ivi al modo solito,  tutto lo stesso suo capitolo ed il convento fece, stabilì ed ordinò od ordinarono, fecero e stabilirono concordemente il signor Enrico di Guarnerio presente e ricevente, come legittimo amministratore, attore e procuratore e nunzio speciale suo, di esse e del detto monastero, a presentarsi e comparire per esse e a loro nome e per conto del detto monastero e a favore dello stesso monastero e del suo convento, di fronte al reverendo uomo e padre don Rambotto vescovo camerinese, per chiedere e ricevere e presentar domanda di un termine (di scadenza) per pagare 14 libre ravennati e anconetane che debbono pagare e sono tenute a dare per il residuo del debito e della condamma di 50 libre ravennate e anconetane, fatta dallo stesso vescovo riguardo al detto monastero e contro detto monastero, per motivo e in occasione della dismissione del monastero di Sant’Agata, fatta da parte dello stesso monastero predetto di Santa Maria;  in un termine (di scadenza) nella festa di sant’Andrea, o più lontano e prorogare il termine a disposizione, volontà, ed ordine dello stesso vescovo, ed a dichiarare e promettere di pagare lo stesso debito, entro il termine che dovrà esser stabilito dallo stesso vescovo  tanto per il signor Gentile di Muralto, quanto per Mosca Savinelli, come l’amministratore dello stesso monastero della detta Santa Maria o altro aveva promesso di pagare e come sarà opportuno e piacerà allo stesso vescovo o diversamente per i creditori scelti a causa del deposito o mutuo, ed a sottoporre se stesso, la detta abbadessa e le consorelle alla ‘minaccia’ di sentenza di scomunica per la cosa stessa, da fare contro l’amministratore, la badessa, e suore, e a sottoporre il monastero all’interdetto ecclesiastico, qualora non pagassero o non pagheranno nel termine scelto, ed a ricevere la quietanza, la conclusione, la liberazioe e l’assoluzione che avranno valore perpetuo, ed a dover fare  ed esercitare tutte quelle e singole che riguardo a quanto detto, anche al di fuori ed in occasione di ciò, in generale ed in particolare, considererà da fare e sarà opportuno. Promettono a me notaio sottoscritto, stipulante solennemente per tutti quelli che sono o saranno interessati, tutto ciò che verrà fatto e promesso dallo stesso amministratore nelle cose dette prima, riguardo ad esse, dentro e fuori di esse e di ciascuna ed in occasione di esse, lo considerano deciso e stabile, sotto ipoteca delle cose e dei beni del detto monastero.

Ed io Salimbene del signor Sinibaldo pubblico notaio fui presente a tutte queste cose e, come sopra sopra si legge, scrissi e pubblicai.

(di altra mano aggiunta coeva) Si faccia l’istrumento puntualmente scritto per mano di mastro Voto, cambiando il nome del signor Gentile, anche a Domenico di Francesco.

 

1287 settembre 26

Viene nominato il procuratore del monastero matelicese e della badessa Mattia di S.M.M. per presentare appello contro i frati agostiniani riguardo ai beni del signor Matteo

 

In Dei nomine. Amen. Anno eiusdem MCCLXXXVII indictione XV Romana Ecclesia vacante pastore, die XXVI septembris, actum Mathelice in monasterio Sancte Marie Madalene presentibus magistro Percivalo olim de Cesena, Janne eius filio et Ver(luti)o domini Jacobi, testibus de hiis vocatis et rogatis. Congregato capitulo monasterii Sancte Marie Madalene de castro Mathelice, camerinensis diocesis; in quo quidem capitulo domina Mathelda abbatissa dominarum supradicti monasterii una cum expresso consensu et voluntate  omnium suarum consororum in dicto monasterio existentium, scilicet Annese, Margarite, Isabecte, Cristine, Danielis, Lucie, Andre, Cataline, Deutame, domine Christiane, Jacobutie, Johanne, Macthiole, Victorie, Isaie, Alluminate et aliarum monialium et sororum in dicto monasterio existentium et ipse sorores omnes unanimiter et concorditer fecerunt, constituerunt et ordinaverunt dompnum Erricum de Sancto Severino et fratrem Jacobutium conversum dicti  . . . . /=monasterii/ earum et dicti monasterii legitimos sindicos et procuratores, actores et defensores et nuntios spetiales ad presentandum se pro eis et ipsarum nomine et vice dicti monasterii et conventus eiusdem coram venerabili patre domino Rambocto camerinensi episcopo eiusque curia coram iudice spirituali in Marchia pro romana et coram iudicibus generalibus dicte Ecclesie temporalibus et coram quoque alio iudice competenti spetialiter et generaliter tam temporali quam spirituali pro causis, litibus et questionibus quas ipse domine et dictum monasterium habent et habere sperant cum fratribus Sancti Augustini, occasione bonorum domini Mathei domini Sinibaldi, cum dompno Vitaliano Albricitii, occasione dictorum bonorum dicti domini Mathei eorumque procuratoribus spetialiter et generaliter cum omnibus aliis hominibus et personis ubique locorum cum quibus predicta domina abbatissa et dicte domine et monasterium supradictum litem et questionem haberent vel habeant in antea ex quacumque de causa ad agendum et defendendum, ad libellum dacendum(!) et recipiendum, terminum et terminos ponendum, litem et lites contestandum, de calunnia iurandum, testes et probationes et instrumenta introducendum, testes et probationes averse partis audiendum et re(spon)dendum, exceptiones et replicationes opponendum, ad comunicandum et compromictendum, quietandum et remictendum, de calunia iurandum in anima predictarum dominarum et ad excusandum se ipsas, ipsarum dominarum et nomine dicti monasterii ab accusis et denuntiationibus factis et fatiendis dictis dominabus vel alicui ipsarum et dicto monasterio vel alicui pro dicto monaterio et dacendum fideiussionem et ad promictendum ipsos et quemlibet ipsorum conservandum indempnes sub dicta pena bonorum dicti monasterii, sententiam sive sententias audiendum, appellandum et prosequendum si opus fuerit, et generaliter ad omnia alia et singula fatienda et exercenda que in predictis, circa et extra predicta et quolibet predictorum necessaria vel utilia fuerint et dictis sindicis et procuratoribus facere et exercere videbuntur et placebit et que merita causarum requirunt solleniter promictentes predicta domia abbatissa et predicte sorores nomine et vice dicti monasterii et conventus eiusdem se se(!) ratum et firmum habere et tenere quidquid per predictos sindicos et procuratores vel alterum ipsorum factum et dictum fuerit in predictis circa et extra predicta et quolibet predictorum tum sub ypoteca et obligatione bonorum et rerum dicti monasterii volendo ipsos et quemlibet ipsorum reservare ab honere satidationis promiserunt mihi notario infrascripto pro eis quorum intererit sollenniter stipula(nti) de iuditio sisti et iudicatum solvendum.

Et ego Leva Boneiunte de Mathelica notarius predictis omnibus interfui rogatus supra scripta omnia subscripsi et publicavi.

 

1287.09.26: Procura per appello sui beni del signor Matteo

Nel nome di Dio. Amen. Nel suo anno 1287, indizione quindicesima, in tempo di sede romana vacante del pastore, il giorno 26 settembre, redatto a Matelica, nel monastero di Santa Maria Maddalena, mentre erano presenti mastro Percivalo un tempo da Cesena, Giovanno suo figlio e Ver(l)utio del signor Giacomo, come testimoni  richiesti ed a ciò chiamati. Quando si è riunito il capitolo del monastero di Santa Maria Maddalena del castello di Matelica, diocesi di Camerino,  donna Mattia badessa delle donne del detto monastero, con l’espresso consenso e la volontà di tutte le sue consorelle esistenti in detto monastero, cioè Agnese, Margarita, Isabetta, Cristina, Daniela, Lucia, Andrea, Cat(erina), Deutama, donna Cristiana, Jacobuccia, Giovanna, Mattiola, Vittoria, Isaia, (I)lluminata e delle altre monache e suore esistenti in detto monastero, e le stesse suore concordemente a voce unanime fecero, stabilirono ed ordinarono don Enrico da San Severino e frate Giacomuccio converso del detto monastero, come legittimi amministratori, sindaci e procuratori, attori e difensori e nunzi speciali loro e del detto monastero, per presentarsi per esse e a nome delle stesse e a nome e per conto del detto monastero e del suo convento, di fronte al venerabile padre don Rambotto vescovo di Camerino ed alla sua curia, di fronte al giudice spirituale della Marca per la Chiesa romana e di fronte ai giudici generali della detta Chiesa e temporali (cioè per beni materiali) e di fronte a qualsiasi altro giudice competente, in modo speciale e generale sia spirituale che temporale, per le cause, liti e questioni che le stesse donne e il loro monastero hanno o pensano avere con i Frati di Sant’Agostino, ad occasione dei beni del signor Matteo del signor Sinibaldo, con don Vitaliano di Albricuccio, ad occasione dei beni del detto signor Matteo e dei suoi procuratori in modo speciale e generale con tutti gli altri uomini e persone in ogni luogo con i quali la stessa donna badessa e le dette donne e il sopra detto monastero avessero lite e questione o ne avranno poi per qualunque causa, per agire e difendere, dare e ricevere il libello, ricevere un termine e porre termini, contestare la lite e le liti, giurare riguardo alla calunnia, introdurre testimoni, prove e strumenti, ascoltare i testimoni e le prove della parte avversa e rispondere , opporre eccezioni e repliche, per comunicare e far compromessi, far quietanza e remissione, giurare circa la calunnia sull’anima delle donne (monache) dette e a nome dello stesso monastero dalle accuse e denunce fatte e da fare alle dette donne e a qualcuna di esse e al detto monastero o a qualcuno per esso monastero, e a dare fideussione, a fare compromessi, a mantenerli sotto la già detta pena dei beni del monastero, ad ascoltare la sentenza o le sentenze, a fare appello e proseguire, se fosse necessario, e generalmente a dover fare ed esercitare tutte e singole le cose  che per quanto detto sopra, e fuori di ciò e qualsiasi cosa, saranno necessarie o utili come i detti amministratori e procuratori vedranno e vorranno e che sono richieste nel merito delle cause. La badessa e le suore prima dette a nome e per conto del detto monastero e del suo convento  promettono solennemente che considerano deciso e stabile e  mantengono tutto ciò che gli amministratori e procuratori, o uno di loro, faranno e diranno riguardo delle cose dette sopra ed a ciascuna di esse, sotto ipoteca e obbligazione dei beni e delle cose del detto monastero e vogliono che essi e ciascuno di essi sia esente dall’onere di soddisfare e promisero, a me notaio sottoscritto stipulante solennemente per esse e per quanti sono interessati, che si asterranno dal giudizio e che adempiranno le cose giudicate.

Ed io Leva Bonagiunta di Matelica, notaio, fui presente a tutte le cose predette e richiesto riguardo a tutte le cose scritte sottoscrissi e pubblicai.

 

1287 dicembre 10

Viene nominato il procuratore del monastero matelicese e della badessa di S.M.M. per una causa riguarante i beni di suor Francesca Bulgarelli.

 

In Dei nomine. Amen. Anno eiusdem millesimo CCLXXXVII indictione XV romana Ecclesia pastore vacante die X intrentis decembris; actum in castro Mathelice in ecclesia Sancte Marie Madalene de Mathelica, Jacobutio Accursi Altemilie ma(gistro) . . . nallo . . .rfo(lin)o et fratre Vitale, testibus ad haec vocatis e t rogatis; congregato capitulo monesterii dominarum Sancte Marie Madalene de dicto castro, una cum expresso consensu et voluntate omnium suarum consororum et fratrium(!) et conversorum (in dicto) capitulo existentium, silicet Iustine, Agnese, (Margarite), Andree, Cataline, Deutame, Ysabet, Lucie, (Daniele), domine Crestine, Alluminate, et Iacubutie, Amadei, Philipputie, Agate, Scicil(i)e, Iustine, Guidutie, monalium dicti monesterii et conversorum et familiarium eiusdem monesterii et ominum aliarum monialium et sororum in dicto monesterio existentium et ipse sorores omnes et confratres supradicti monesterii unanimiter et concorditer fecerunt, constituerunt, ordinaverunt et creaverunt fratrem Iacobum domini Scamnis et fratre Iacobutium, conversos dicti monesterii, presentes, et Anibali (domini) Scangni de Cammereno(!) absentem earum et supra dicti monesterii sindicos legitimos, actores et defensores, procuratores et nunctios (spetiales) et quam melius de iure censeri possunt, ad representandum se, pro eis et eorum nomine et nomine et vice dicti monesterii et conventus eiusdem, coram reverendissimo viro et domino Ranbocto episcopo Camerinensi eiusque Curia et auditore et vicario ipsius dicti episcopi et genereliter coram quolibet alio iudice tam temporali quam spirituali in causa seu causis quam et quas dictum monesterium et ipse sorores habent et habere possent e habere sperant cum sorore Francesca filia condam domini Burgarelli vel cum eius procuratore, actore, factore et qualibet alia persona tam temporali quam spirituali, ad respondendum prefate Francess(c)e vel suo procuratori et omnibus aliis presonis temporaliter et spiritualiter coram supra venerabili patre domino Rambocto eiusque curia tam temporalibus quam spiritualibus tam ecclesiasticis quam seculariis, tam civilibus quam criminalibus, ad libellum dandum et recipiendum, termino seu terminis ponendum et recipiendum et ordinandum et prorogandum litem seu lites contestandum, de calumpnia respondendum seu de veritate dicendum, exceptionibus opponendum, positiones faciendum et positionibus adverse partis respondendum, testes et instrumenta et iura dicti monesterii introducendum, iuramenta adverse partis videndum, haudiendum et reprobandum si opus fuerit, protestandum, fatiendum, suffectos dandum . . . . /=sententiam/   seu sententias dandum, audiendum et recusandum, ad appellandum a quolibet alio gravamine ipsi monesterio illa(to) vel inferendo vel sibi sindico nomine dicti monesterii et ad (omnem) appellationem prosequendum et commictendum, impetrandum et contra(dicendum) et generaliter ad omnia alia fatiendum et singula ex(ercendum) que in predictis et circa predicta et quo(d)libet predictorum necessaria fuerint, oportuna et que merita causarum dessiderant et requirunt, et que ipsa domina abbatissa, capitulum et conventum ipsius et predicte sorores et conversi nomine dicti monesterii facere et exercere possent, sollepniter promictentes prefata abbadissa et predicte sorores et fratres nomine et vice ipsius monesterii et conventus eius, omne se ratum et firmum habere adque tenere quidquid per dictos sindicos vel procuratores factum fuerit de predictis et quolibet predictorum sub ypoteca et obligatione bonorum et rerum predicti monesterii.

Et ego Thomas Scangni notarius publicus predictis omnibus interfui ut supra legitur rogatus scripsi et publicavi.

 

1287.12.10: Procura per una vertenza sui beni di suora Francesca

Nel nome di Dio. Amen. Nel suo anno 1287, indizione quindicesima, quando la Chiesa romana era vacante del pastore, il giorno 10 del mese di dicembre entrante; redatto nel castello di Matelica nella chiesa di Santa Maria Maddalena di Matelica, alla presenza dei testimoni richiesti ed a ciò chiamati, Giacomuccio di Accursio Altemelie; mastro (Ra)nallo, (Pe)rfolino(?) e frate Vitale; dopo riunito il capitolo del monastero delle donne di Santa Maria Maddalena del detto castello, insieme con l’epresso consenso e con la volontà di tutte le sue consorelle e dei frati e dei conversi esistenti nel detto capitolo, cioè Giustina, Agnese, Margherita, Andrea, Catalina, Diotama, Isabetta, Lucia, Daniela, donna Cristina, (I)lluminata, Giacomuccia, Amedea, Filippuccia, Agata, Cecilia (Sicilia), Giustina, Guiduccia, monache del detto monastero ed i conversi e famigli del detto monastero e di tutte le altre monache e suore esistenti in detto monastero e le stesse sorelle tutte e frati del sopradetto monastero, in modo unanime e concorde, fecero, stabilirono, ordinarono e crearono i presenti frate Giacomo del Signor Scanno e frate Giacomuccio conversi del detto monastero, ed Annibale del signor Scanno da Camerino assente, come legittimi amministratori, attori e difensori, procuratori e nunzi speciali e come meglio si comprende secondo il diritto, per presentarsi per loro ed a loro nome e per conto del detto monastero al signor don Rambotto vescovo di Camerino ed alla sua curia e al vicario uditore dello stesso vescovo e in generale di fronte a qualunque altro giudice sia temporale che spirituale, nella causa o nelle cause che il detto monastero e le stesse suore hanno e pensano di avere con suora Francesca figlia del defunto signor Bulgarello o con il procuratore, attore, fattore di lei e qualunque altra personalità tanto temporale che spirituale, per rispondere alla predetta Francesca o al suo procuratore e a tutte le altre persone e cose temporali e spirituali, ecclesiastiche e secolari, civili e penali, a dare il libello e riceverlo, e stabilire il termine o le scadenze, a ricevere, ordinare e prorogare, a contestare la lite o le liti, a rispondere di calunnia o dover dire la verità, ad opporre eccezioni, far posizioni e rispondere alle posizioni della parte avversa, ad introdurre testimoni, documenti e diritti del detto monastero, ad udire i giuramenti della parte avversa e rifitare, se sarà necessario, a protestare, agire, dare le deliberazioni o sentenze, ascoltare e recusare, fare appello per ogni impegno gravoso dato o da dare al detto monastero o allo stesso amministratore a nome del detto monastero, ed a proseguire ogni appello, a dar commissione, richiedere, obiettare e generalmente a dover fare ed esercitare ogni altra e singola cosa che per le cose e sulle cose dette sopra e in ciascuna di esse sarà opportuna e che i meriti delle cause comportano e richiedono e che la stessa badessa e il capitolo e il convento dello stesso monastero e le dette suore e i conversi, a nome del detto monastero potrebbero fare ed esercitare.  La detta abbadessa, le dette suore e i frati a nome e per conto dello stesso monastero e del suo convento promettono solennemente che terranno deciso e stablito e manterranno qualunque cosa sarà fatta dal detto amministratore o procuratore riguardo a tutte e ciascuna delle cose dette prima, sotto l’ipoteca e l’obbligazione dei beni e delle cose del detto monastero.

Ed io Tomasso Scagni notaio pubblico fui presente alle cose dette prima e richiesto scrissi come si legge sopra e lo pubblicai.

 

1292 febbraio 2

In due atti notarili, il monastero matelicese con la badessa Mattia  fa  il pagamento  di un  muro  della chiesa di S.M.M. cedendo la proprietà di un terreno.

 

In Dei nomine. Amen. Anno eiusdem MCCLXXXXII indictione V tempore domini Niccholai(!) papa quarti, die secunda mensis februarii; actum (in) castro Mathelice, in ecclesia Sancte Marie Madalene coram Benenutio (Sin)tardi, Entendi Salimbene Fulcarelli et Levutio Venture, testibus ad hoc vocatis et rogatis, Yuanus domini Scangni sindicus monasterii Sancte Marie Madalene de Mathelica nomine et vice ipsius monasterii et convenctus eiusdem, sindicario nomine eiusdem monasterii et convenctus de quo syndicatu mihi Bonaventure notario infrascripto plene constitit evidenti et occulata fide et presente, consensiente et volente domina Matthia abbatissa et convenctus dicti monasterii Sancte Marie Madalene per se in posterum suosque successores in dicto monasterio dedit et tradidit, cessit atque mandavit Petrono Rainaldi Bone pro se suisque heredibus sollempniter stipulanti iure proprio et ad proprium et in perpetuum, terram dicti monasterii positam in districtu Mathelice in loco qui dicitur Cretaiolum iusta hec latera, a primo ipse Petronus, a secundo L(e)v(o)nus Aiudi, a tertio uxor et filii Jacopelli d(e) (Fanti)linis et filii Jacobi Val(ent)ini, a quarto via; ad habendum, tenendum et possidendum (omne(?) et quicquid sibi et suis heredibus deinceps placuerit pepetuo faciendum cum omnibus et syngulis que infra predictos continentur confines vel alios si qui forent cum accessibus et egressibus suis usque in vias publicas et cum om(ni) iure (auctoritate) usu seu requisitione sibi et dicto monasterio et huic rei competenti et competitura pro eo quod dictus Petronus fecerat, muraverat unam cannam muri de cantis et de cementis bonam et sufficientem in fabbrica muri et ecclesie dicti monasterii valens quantum dicta terra valet et ultra, renuntians idem Yuanus sindicus in hoc facto exceptioni in eadem ecclesia non constructi dicti muri et excepti(oni) doli in factum . . . .tioni, condictioni sive causa et ex inniusta causa et deception(e) val. . .(oris) dimidium iusti precii et valoris dicte terre et omnibus aliis iuribus et exceptionibus et actionibus dicto monasterio competentibus et competituris in predictis et omni legum et iuris cannonicis auxilio quam rem idem syndicus nomine dicti Petroni constituit possidere donec eidem rei possessionem acceperit corporalem seuapprehendere quandocumque; in quam intrand(i) sua auctoritate quandocumque ei placuerit sibi licentiam et potestatem omnimodam contulit atque dedit absque alicuius iudicis vel rectoris licentia et auctoritate, lege vel statuta seu constitutione aliqua non obstante quibus dictus syndicus sponte re(nuptians); quam rem prefatus syndicus nomine et vice ipsius monasterii et conventus eiusdem per se suosque in posterum successores tam rei quam iuris eidem Petrono pro se suisque heredibus sollempniter stipulanti promisit et convenit nomine dicti monasterii semper perpetuo legict(ime) defendere, auctorizare atque disbri(g)are in quolibet foro, iudicio ecclesiastico et seculari et contra omne collegium, pesona(m) et universitatem, expensis, salariis et advocatis eiusdem monasterii ab initio litis usque ad finem cause sub pena dupli extimationis dicte rei pro tempore quo plus valuerit vel melliorat(a) fuerit vicissim inter eos et (versa) vice solempni stipulatione promissa et obligatione bonorum et rerum dicti monasterii nec contra predicta vel aliud predictorum per se vel alios aliquando facere vel venire aliqua ratione vel causa et omnia dampna et expensas ac interesse reficere; qua pena soluta vel non, predicta omnia et singula firma et rata semper nichilominus perseverent, etcetera.

Et ego Bonaventura magistri Benvenuti notarius publicus predictis omnibus interfui rogatus subscripsi et publicavi.

(Altro atto nella stessa pergamena, per lo stesso fatto, con  diversità fonetiche)

=1292 febbraio 2

 

In Dei nomine. Amen. Anno eiudem MCCLXXXXII indictione V tempore domini Niccholay(!) pape quarti et die secunda mensis februarii; actum in castro Mathelice in ecclesia monasterii Sancte Marie Madalene; coram Benvenuto Syntardi,  Entendi Salimbene Fulcarelli et Levutio Venture testibus ad hec vocatis et rogatis; domina Mathia abbatissa monasterii Sancte Marie Madalene de Mathelica, una cum consensu et voluntate sororum suarum, conversorum ac familiarium suorum, convocatis et congregatis de mandato dicte domine abbatisse in predicto monasterio scilicet Jacoba, Isabect, Daniela, Johanna, Victoria, Dietama, Philipputia, Barbara, Heugenia, Ysaia, Guidutia, Gratiadei, Agata, Cicilia, Iustina, Aurea et Aviadei et Tuttasanta et frater Guido et frater Salimbene et monialibus et conversis omnibus aliis in ipso monasterio existentibus in dicto monasterio ibidem presentibus dicti monasterii et ipse conventus totus, cum eorum concordia et voluntate atque consensu una cum prefata domina abbatissa fecerunt, constituerunt, creaverunt atque ordinaverunt Yuanum domini Scangni, presente et (in se) sponte subscipiente ipsorum et dicti monasterii et ecclesie legitimum syndicum yc(onomum) actorem, factorem, procuratorem et numptium specialem, specialiter ad dandum, tradendum et concedendum nomine dicti monasterii, ecclesie et conventus eiusdem Petrono Rainal(di) Bone, pro se et suis heredibus, terram dicti monasterii, ecclesie et conventus, positam in districtu Mathelice in loco qui dicitur Cretaiolum infra hec latera: a primo ipse Petronus; a secundo Levonus(?) Adiudi, a tertio uxor et filii Jacopelli de Fantolinis et filii Jacobi Valentini  et a quarto via, precio et nomine precii unius canne muri de cantis(!) bonis (et) cemento qu(od) idem Petronus fecerat et fieri fecit in fabbrica et mellioramento ecclesie dicti monasterii et ad quietandum dictum Petronum de dicta canna muri et legitimam defensionem faciendam et promictendum et (penam(?) promictendum et de (qua) pertica muri dictum monasterium indiget pro fabbrica muri dicte ecclesie; et bona et res ipsius monasterii obligand(um) pro defensione dicte terre et venditione ipsius nomine et vice prefati monasterii ecclesie et conventus eiusdem per se eiusque in posterum successores et generaliter ad omnia alia et singula faciendum et exercendum que in predictis et circa predicta et quo(d)libet predictorum fuerint necessaria et oportuna prom(ictent)es dicta domina abbatissa et ipse conventus totus sollempniter per se suosque in posterum successores in dicto monasterio ratum et firmum habere atque tenere et non contra facere vel venire . . . /=modo ali/quo in perpetuum aliqua ratione vel causa seu exceptione iuris vel facti sub pena per dictum syndicum promictendam et sub ypotheca et obbligatione bonorum (et) rerum eiusdem monasterii ecclesie et conventus, etcetera.

Et ego Bonaventura magistri Benvenuti notarius publicus predictis omnibus interfui et a predictis rogatus subscripsi et publicavi.

 

1292.02.02: Pagamento di un muro con un terreno

Nel nome di Dio. Amen. Nel suo anno 1292, indizione quinta, a tempo del papa Nicolò IV, il giorno due del mese di febbraio; redatto nel castello di Matelica, nella chiesa di Santa Maria Maddalena di fronte a Benvenuto di Sintardo, Entente di Salimbene Fulcarelli e Levuzio di Ventura come testimoni richiesti ed a ciò chiamati; donna Mattia badessa del monastero di Santa Maria Maddalena di Matelica, con il consenso unanime e la volontà delle sue consorelle, dopo che erano state convocate e riunite su ordine della stessa badessa nel detto monastero, cioè Giacoma, Isabetta, Daniela, Giovanna, Vittoria, Diotama, Filippuccia, Barbara, Eugenia, Isaia, Guiduccia, Graziadea, Agata, Cecilia, Giustina, Aurea, Aviadea e Tuttasanta e frate Guido e frate Salimbene e tutti gli altri conversi e monache esistenti nel detto monastero e tutti i presenti ivi del convento di esso monastero, con volontà, concordia e consenso unanime insieme con la predetta donna badessa nominarono, stabilirono, crearono ed ordinarono come legittimo amministratore loro, della chiesa e del detto monastero, agente, fattore, procuratore e nunzio speciale, Ivano del signor Scagno, presente e spontaneamente accettante, per dare, consegnare e concedere, a nome del detto monastero e del suo convento, a Petrono di Rinaldo Bone, per sé e suoi eredi, la terra del detto monastero, della chiesa e del convento, posta nel distretto di Matelica, in località detta Cretaiolo entro i seguenti confini: primo lato lo stesso Petrono; secondo lato Levono (?) di Aiudo; terzo lato la moglie, i figli di Giacomello de Fantolini e i figli di Giacomo di Valentino, quarto lato la via; terreno da avere, tenere e possedere come a lui e poi ai suoi successori piacerà farne in perpetuo con tutte e singole le cose che sono contenute entro i detti ed altri confini, con accesso e uscite propri fino alla via pubblica e con ogni diritto, potere, uso o requisizione che spettasse o spetterà al monastero riguardo a queste cose. E ciò a motivo del fatto che il detto Petrono aveva fatto la muratura di una canna (=misura) di muro con canne e cemento di buona e sufficiente edilizia, muro fabbricato per la chiesa del detto monastero, valutato di valore quanto il detto terreno e più. L’amministratore Ivano in ciò rinuncia ad ogni eccezione di inganno, condizione di causa giusta o ingiusta, calcolo a metà del giusto valore e prezzo di detta terra ed a tutti gli altri diritti ed (e)ccezioni ed azioni che competono o competeranno al detto monastero ed ogni ausilio di leggi e norme canoniche riguardo alla costruzione del detto muro nella detta chiesa. L’amministratore conservò la tenuta di questa cosa a nome del detto Petrono, fino a quando egli non ne prenderà il possesso corporale e la tenuta in qualunque modo. Gli diede licenza e pieno potere rinunciando spontaneamente a qualsiasi norma, legge o costituzione di qualsiasi giudice o rettore e fece ciò a nome e per conto dello stesso monastero e del suo convento, per sé e per i successori. E promise con solenne stipula e fece convenzione a nome del detto monastero con Petrono per sè e per i suoi successori, riguardo alla cosa e al diritto di difendere, risolvere presso qualsiasi tribunale ecclesiastico o secolare, contro ogni gruppo o persona o comunità, quanto sopra, inoltre di rifondere le spese, i salari e gli avvocati dall’inizio alla conclusione della vertenza, sotto pena del doppio dell’estimo di detta cosa, con il valore che avrà nel tempo, se sarà migliorata. E con solenne stipula, tra di loro scambievolmente, promisero di non agire contro, né venire in contrasto per alcuna ragione e causa, sotto promessa ed obbligazione dei beni e delle cose del detto convento e ripagare i danni, le spese e gli interessi. Tutte e singole le cose dette prima resteranno decise e stabili, pagandosi o non pagandosi la penalità, comunque sia, restano. Eccetera.

Io Bonaventura di Mastro Benvenuto notaio pubblico fui presente a tutto quanto sopra e, richiesto, sottoscrissi e pubblicai.

 

1301 marzo 24

Viene nominato il procuratore del monastero matelicese e della badessa Mattia  di S.M.M. per incassare il pagamento di un prato, venduto al comune di Matelica.

 

In Dei nomine. Amen.  Anno Domini MCCCI indictione XIIII, tempore domini Bonifatii pape VIII die XIIII martii, in terra  adtum Mahtelice in monesterio Sancte Marie Madalene, presentibus dompno Htomaxio (!) capellano ecclesie Sancte Marie de Cerreto, Guarinutio Coradi Guidarelli, conventu so(pra)dicti m(one)sterii, testibus deputatis vocatis; domina Mahtia abadissa monesterii Sante Marie Madalene, una cum sorore sua Isabetta, Gratiadee, Mahtiole,  Eugenie, Bartolomea, Datadeo, Ma(n)sueta, Simonetta, Vittoria, Felipputia, Gera, Agatte, Deutame, Lucia, Angelica, Cicilia, Isaia, Clarella, Margarita, Daniella, sorores et monace ipsius monestereii(!) et conventus dicti monestereii totum (!) ad sonum campane congregatum, ut moris est, nemine disscordante, ipsa domina abadissa, de licentia et voluntatem diciti(!) conventus et una cum eis, fecit, costituit et ordinavit fratrem Jacopoputium(!) conversum su(pra)dicti monesterii, suum et dicti monesterii verum, legitimum sindicum, actorem, factorem et nu(n)tium spetialem ad acipiendum et recipiendum a cammerario communis Mahtelice, sive a sindico dicti communis qui nunc est et in futurum erit et a Buto Tomaxii sive a qualibet persona qui eset poxitum super predittis, totam quantitatem pecunie sive bladii quod vel quam monesterium supradittum Sante Marie Madalene abere debet a commune Mahtelice vel ab interpoxita persona promi(ss)ione pro dicto commune, ad accipiendum dictam quantitatem pecunie sive bladii totam vel partem et ad quietandum remittendum et ad solvere cammerarium sive sindicum dicti communis et Butum Tomaxi et omnes alias personas que fuerint quietande et ad solvere de predict(o) commune de totum quod ipse frater Jacoputius sindicus dicti monesterii receperit et in omni eo quod per eum fuerit rep(er)tum, nomine et vice ditti monesterii et conventus eiusdem; promicte(n)s dicta domina Mahtia abadissa et conven(tus) totu(s) dicti monestrerii nemine discordante quid(quid) per dictum sindicum factum, dittum, quietare missum, operatum et factum fuerit in predittis omni ca(usa) preditta et colibet predittorum, ratum senper perpetuo abere et tenere et in alico punto nec capitulo contra facere vel venire sub pena et obligatio(ne) bonorum et rerum dicti monesterii et ipsius conventi quam (penam) totiens dare et solvere promisit et convenit, cotiens fuerit contrafattum vel etiam contraventum et danna et suntus reficere sindicum.

Et ego Ventura Massei notarius plubicus iis omnibus interfui de predittis roga(tus) scribere scripsi et plubicavi.

 

1301.03.24: Procura a riscuotere un credito

Nel nome dei Dio. Amen. Nell’anno del Signore 1301, indizione quattordicesima, al tempo del papa Bonifacio VIII, il giorno 24 marzo, redatto a Matelica nel monastero di Santa Maria Maddalena, alla presenza di Tomassio cappellano della chiesa di Santa Maria di Cerreto, Guarinuccio di Corrado Guidarelli, con il convento del sopradetto monastero, come testimoni richiesti e chiamati; donna Mattia badessa del monastero di Santa Maria Maddalena insieme con le suore Isabetta, Graziadea, Mattiola, Eugenia, Bartolomea, Datadeo, Mansueta, Simonetta, Vittoria, Filippuccia, Gera, Agata, Diotama, Lucia, Angelica, Cecilia, Isaia, Clavella, Margherita, Daniela, suore e monache dello stesso monastero e del convento del detto monastero, dopo che al suono della campana, come d’uso, si erano riunite, senza  alcuna discordanza, la stessa badessa con la licenza ed il consenso del detto convento ed insieme con loro, stabilì ed ordinò frate Giacomuccio della comunità del sopradetto monastero come amministratore vero e legittimo, agente, fattore e nunzio speciale del convento di esso monastero e dello stesso monastero, per ricevere  e prendere dal camerario (cassiere) del comune di Matelica o dall’amministratore del detto comune che è, e sarà in carica, e da Buto di Tomassio o da qualsiasi altra persona che è posta sopra ai predetti,  tutta la somma di denaro o di generi che il detto monastero di Santa Maria Maddalena deve avere dal comune di Matelica o da interposta persona, per la promessa per il detto comune, a prendere la detta somma di denaro o di generi, tutta o in parte, ed a rilasciare quietanza, remissione e ad assolvere  il camerario o l’amministratore e  Buto di Tomassio e tutte le altre persone che dovranno ricevere quietanza per il pagamento da parte del predetto comune, di tutto quello che lo stesso frate Giacomuccio amministratore del detto monastero riceverà e in ogni cosa che per mezzo di lui sarà trovata, a nome e per conto del detto monastero e del suo convento. La predetta donna Mattia badessa insieme con tutto il convento del detto monastero, promette di considerare deciso per sempre in perpetuo e di mantenere tutto ciò che viene fatto, detto, messo, quietanzato, operato e realizzato da parte del detto amministratore nelle cose dette sopra ed in ciascuna di esse, e di non contrastare o mettersi contro ad esse in alcun punto o capitolo, sotto penalità ed obbligazione dei beni e delle cose del detto monastero e del suo convento. Promise e accordò che avrebbe dato e pagato questa penalità tutte le volte che avessero agito contro o anche contravvenuto, e avrebbe ripagato l’amministratore, i danni e le spese.

Ed io Ventura Massei notaio pubblico fui presente a tutto ciò e, richiesto di scrivere, scrissi e pubblicai.

 

1311 gennaio 29

Vengono nominati i procuratori del monastero matelicese e della badessa Mattia  di S.M.M. per fare appello contro un precetto del vescovo di Camerino.

 

In Dei nomine. Amen. Anno Domini MCCCXI indictione VIIII tempore domini Clementis pape quinti, die XXVIIII mensis ianuarii; actum in ecclesia monasterii Sancte Marie Madalene de Mathelica, camerinensis diecesis, presentibus Nutio Nalli domine Savie; Francisco et Nutio Salimben(e) Atti de Monte Milone et nunc habitatoris terre Mathelice, testibus de hiis omnibus rogatis et vicatis. Nobilis mulier et domina domina (!) Mathia abbatissa monasterii Sancte Marie Madalene de Mathelica, camerinensis diecesis, una cum Francesca, Mathiola, domina Al(c)egrima(!), Barbara, Philipputia, Cecilia, Eugenia, Tuctasanta, Isaia, Manfredutia, Gera, Agatha, Marta, Lucia, Thomassutia, Sperandeo, Rosa, Zutia, Mita, Annese, Angelica, et Iacobutia, Bartholomea, monialibus ipsius monasterii ad sonum campane, mandato ipsius domine abbatisse in ecclesia ipsius monasterii, more solito, congregatis; et ipse moniales omnes, earum nemine discordante, una cum ipsa domina abbatissa ad invicem auctorante(!) fecerunt, constituerunt, creaverunt ac etiam legitime ordinaverunt nobilem virum Guarinutium Guarini de Mathelica et fratrem Jacobutium conversum dicti monasterii absentes, tamquam presentes, et quemlibet eorum in solidum, ita quod non sit melior condictio occupantis et quod unus ipsorum inceperit, alter possit readsummere(!), prosequi et finire, earum et dicti monasterii suos vero et legitimos sindicos, procuratores, actores et factores et nuntios spetiales vel si quo alio nomine de iure melius, et censeri possunt ad representandum se pro ipsis et ipsarum nomine coram venerabili patre et domino domino Berardo camerinensi episcopo et appellationem . . . . eundum et ad appellandum a litteris eis trasmissis et preceptis nuper factis per dictum dominum episcopum seu ipsius offitiales, aut per alterum ipsorum quocumque modo vel causa, ad sanctissimum patrem et dominum nostrum summum pontificem seu ad alium ipsius vicem habentem, seu etiam ad quemcumque alium in curia romana iurisdictionem habentem et ad dictam appellationem prosequendum, ad libellum dandum et recipiendum, litem contestandum de calupnia seu de veritate in ipsarum anima iurandum, exceptiones opponendum, replicandum . . . .  et reduplicandum si opus fuerit, iudices eligendum, vel albitros . . . .  escusandum suspectos dandum, ponendum et respondendum, testes, istrumenta, alias probationes legitimas inducendum, testes partis adverse iurare videndum, opponendum contra testes et dicta reprobandum et ad fatiendum ipsos deponere et ad videndum ipsorum testium apertura, copiam actorum recipiendum et concludendum in causa et ad unum procuratorem vel plures  istituendum, nomine ipsarum dominarum et dicti monasterii et generaliter, spetialiter et  particulariter ad omnia et singula fatiendum et exercendum que in predictis et quolibet predictorum extiterint necessaria et oportuna et que ipse facere et exercere possent, si personaliter addessent, et que merita causarum exigunt et requirunt; promictentes se ratum  et firmum perpetuis temporibus habituras quicquid per dictos (syn)dicos seu alteri ipsorum vel substituendum ab ipsis, factum et gestum fuerit in predictis et quolibet predictorum, sub ypoteca et obligatione bonorum dicti monasterii et ipsos et quemlibet ipsorum seu substituendum ab ipsis relevare ab omni honere satisdationis de iudictio sisti et iudicato solvendo. Qua pena soluta vel non, predicta rata et firma permaneant.

Et ego Nallus Zoni notarius publicus supradictis omnibus interfui et rogatus scripsi et publicavi meique singni munimine roboravi.

 

1311.01.29: Procura per fare appello contro un precetto vescovile

Nel nome di Dio. Amen. Nell’anno del Signore 1311, indizione ottava, al tempo del papa Clemente V il giorno 29 del mese di gennaio, redatto nella chiesa del monastero di Santa Maria Maddalena di Matelica, diocesi di Camerino, alla presenza di Nuzio Nalli di donna Savia, Francesco e (M)uzio di Salimbene Atti da Monte Milone abitante ora della terra di Matelica, come testimoni richiesti, a tutto ciò chiamati; la nobile signora  Mattia badessa del monastero di Santa Maria Maddalena di Matelica, diocesi di Camerino, insieme con Francesca, Mattiola, donna Al(t)egrima, Barbara, Filippuccia, Cecilia, Eugenia, Tuttasanta, Isaia, Manfreduccia, Gera, Agata, Marta, Lucia, Tomassuccia, Sperandea, Rosa, Zutia, Mita, Agnese, Angelica e Giacomuccia, Bartolomea, monache dello stesso monastero, dopo che per ordine della stessa badessa si erano riunite nella chiesa dello stesso monastero, al modo solito, tutte le dette monache, senza alcuna dissensiente, insieme con la stessa donna badessa e reciprocamente stabilirono, decisero, crearono ed ordinarono legalmente il nobil’uomo Guarinuccio di Guarino di Matelica e frate Giacomuccio converso del detto monastero, assenti, come fossero presenti, e ciascuno di loro in solido, di modo che non sia migliore la condizione di uno che è agente rispetto a quella di uno che non lo è, e tutto quello che uno di essi ha cominciato, l’altro possa prenderlo, proseguirlo e finirlo nella qualità di legittimi amministratori, procuratori, agenti, fattori e nunzi speciali, o con qualsiasi altro nome si può meglio esprimere e pensare giuridicamente, per presentarsi a posto di loro stesse, a nome loro, di fronte al venerabile padre e signore don Berardo vescovo di Camerino ed esprimere l’appello e appellare riguardo alla lettera loro trasmessa e agli ordini fatti da parte del detto vescovo di Camerino o dei suoi officiali o da alcuno di essi, in qualunque modo o causa, presso il santo padre, signor nostro sommo pontefice o ad altra persona che fa le sue veci, o presso chiunque altro abbia giurisdizione della curia romana, inoltre a proseguire il detto appello, a dare il libello e riceverlo, a contestare la lite sulla calunnia o sulla verità, a giurare sulla loro anima, ad opporre eccezioni, a replicare e controreplicare, se necessario, ad eleggere i giudici od arbitri, a escusare, a porre sospetti, a introdurre i testimoni, i documenti, le altre prove legali, a veder giurare i testimoni della parte avversa, a contrapporsi ai testimoni, a rifiutare le cose dette ed a farli deporre e a vedere l’apertura dei testimoni, ricevere la copia degli atti e concludere nella causa ed a stabilire uno o più procuratori a nome delle stesse donne e del detto monastero, e in generale a fare ed esercitare tutte quelle cose che riguardo a ciascuna delle cose dette sopra, risulteranno necessarie ed opportune e che loro stesse potrebbero fare ed esercitare se fossero presenti direttamente, cose che i meriti delle cause richiedono ed esigono. Promettono che considereranno stabilito e decisto per tutti i tempi tutto ciò che viene fatto e gestito da parte degli stessi amministratori o di uno di loro o di un loro sostituto, riguardo a ciascuna delle cose dette sopra, sotto l’ipoteca e l’obbligazione dei beni del detto monastero. Inoltre liberano questi amministratori e i loro sostituti da ogni onore di soddisfare, senza procedere in giudizio, attenendosi al giudicato. Le cose dette prima, pagata o non pagata la penalità, restino decise e stabili.

Ed io Nallo Zoni notaio pubblico fui presente a tutte le cose dette sopra e, richiesto di scrivere, scrissi e pubblicai e rafforzai con il mettere il mio sigillo.

 

1312 luglio 8

La badessa Mattia del monastero S.M.M. riceve quietanza per aver pagato In ogni miglior modo l’acquisto di una campana da rifondere.

 

In Dei nomine. Amen. Anno eiusdem MCCCXII (indictione X, tempore) domini Clementis Pape V die VIII mensis iulii. Actum Mathelice in ecclesia monesterii Sancte Marie Madalene, presentibus Iohannutio Simonicti et Acto Junte de Fab(riano) testibus ad hoc rogatis et vocatis; dompnus Pace Mathioli de Mathelica  tamquam procurator et legitime ad hoc constitutus a domino Jacobo Biccerii cappellano et rectore ecclesie Sancti Salvatoris Valle Acorani disstrictus Mathelice, nomine et vice dicti domini Jacobi fuit confessus et contentus habuisse et recepisse a domina Mathia abbatissa supradicti monesterii dante et solvente pro dicto monesterio et conventu pro pretio et nomine pretii LX libbras metalli unius campane fracte C.  s(olidos) ravennates et anconetanas, renuntians exceptio(ni) non habitos et non receptos dictos denarios et omni legum auxilio promictens dictam quantitatem ulterius non petere nec peti facere se(cus) si ex aliqua ratione vel causa pro se vel pro aliqua persona, dicto monesterio aliqua lix neque questio oriretur, promixit nomine dicti domini Jacobi, a principio litis usque ad finem cause legitime defendere omnibus suis sumptibus et expensis et de dicta quantitatem fecit finem, quietationem et assolutionem omni modo et iure quibus melius dici potest et promixit firmum et ratum haec omnia suprascripta et non venire contra sub pena XXV librarum ravennatum.

Et ego Franciscus magistre Mathi(!) de Mathelica notarius publicus predictis omnibus interfui et rogatus subscripsi et publicavi.

 

1312.07.08: Pagamento di una campana

Nel nome del Signore. Amen. Nel suo anno 1312 indizione decima a tempo del papa Clemente V, il giorno 8 del mese di luglio; redatto a Matelica nella chiesa del monastero di Santa Maria Maddalena, alla presenza di Giovannuccio di Simonetto e di Attone di Giunta da Fabriano come testimoni richiesti a ciò chiamati; il Signor Pace di Mattiolo da Matelica come procuratore legittimamente stabilito a questo, da don Giacomo di Biccerio cappellano e rettore della chiesa di San Salvatore di Valle Ancorano, distretto di Matelica, a nome e per conto del detto don Giacomo dichiarò e fu soddisfatto di aver avuto e ricevuto dalla abbadessa del sopraddetto monastero, donna Mattia che dà e paga per il detto monastero e convento come prezzo e per conto del prezzo di sessanta libbre del metallo di una campana rotta, la somma di cento soldi ravennati e anconetani, con  rinuncia all’eccezione del denaro non avuto o non ricevuto e a ogni ausilio delle leggi, prometendo di non chiedere ulteriormente né di far chiedere la detta somma. Nonostante qualsiasi ragione o causa per sè o per altra persona, affinché non sorgesse alcuna lite o questione al detto monastero, promise, a nome del detto don Giacomo, di difendere legalmente dall’inizio della lite fino alla fine della causa, a sue spese e fece quietanza finale e assolutoria per ogni modo e diritto come meglio si può dire. Promise di tenere decise e stabilite tutte queste cose scritte sopra e di non contrastarle sotto penalità di 25 libbre ravennati.

Ed io Francesco di mastro Matt(e)o da Matelica notaio pubblico fui presente a tutte le cose sopradette e richiestone sottoscrissi e pubblicai.

 

<Durante la digitazione la dettatura di questo testo è stata insicura>

ALCUNE PERGAMENE DEL MONASTERO DELLA BEATA MATTIA  DI MATELICA

Indice

1237 gennaio 11    Consacrazione di Rosa

1237 aprile   20      Contratto di deposito e arbitrato

(1237)                     Procura per Rosa

1271 agosto  10     Consacrazione di Mattia

1272 giugno    1      Procura per i beni di Mattia

1273 aprile   19       Consacrazione di Venutula

1273 aprile   21       Indulto per elemosine al monastero

1273(?) aprile 19     Donazione di un luogo monastico

1274 agosto  18       Istruttoria giudiziaria

1275 febbraio 11      Indulto vescovile per elemosine

1278 febbraio 16      Oblazione del luogo di Sant’Agata

1278 marzo     7       Frammento di rinuncia ad una lite

1278  luglio 16 e 17 Appello contro il precetto vicariale

1278 dicembre 2      Contratto per spartire un’eredità

1279 luglio      3        Donazione della dote sponsale

1284 giugno   10       Procura per i diritti su s. Maria di V.

1285 agosto  21        Procura per la lite sull’eredità di Sibilla

1286 febbraio 28       Indulto vescovile per elemosine

1286 settembre 12   Procura per pagare una multa

1286 settembre 13   Quietanza di multa e condono

1286 settembre 13   Unione approvata di due monasteri

1286 novembre 20   Procura per il residuo di una multa

1287 settembre 26   Procura per appello sui beni di Matteo

1287 dicembre  10   Procura per i beni di suor Francesca

1292 febbraio     2    Pagamento di un muro con un terreno

(due documenti)

1301 marzo     24     Procura per riscuotere un credito

1311 gennaio  29      Procura per appello contro un precetto

1312 luglio      8         Pagamento di una campana

(Traduzione  italiana di carlo tomassini)

MATELICA  MONASTERO DELLE CLARISSE   S.M.M.= Santa Maria Maddalena)

PERGAMENE TRASCRITTE E TRADOTTE

 

1237 gennaio 11

Donna Rosa dona se stessa ed i suoi beni a Dio nel monastero matelicese  S. M. M. nell’obbedienza al ministro dei Frati minori e alla monache per le quali difenderà la sua eredità contro  Masseo e Gentile  NAZARII.

In nomine Domini nostri Iesu Christi. 1237 indictione X die XI intrante  ienuario, tempore Gregorii pape et Federici imperatoris. Coram testibus infrascriptis, domina Rosa filia condam domini Ranni Aberti Gualterii, propria spontanea sua bona voluntate, et pro redempcione animarum parentum et sororum suarum, et pro sua anima, dedicavit se et sua; et ingressa est monasterium et ecclesie sancte Marie Madalene; et dictam  domina promisit obedientiam et reverentiam Fratri Petro ministro Fratrum Minorum et suis sororibus, recipienti pro ipsa ecclesia, quod nunquam  aliquo tempore discederet a dicta ecclesia eundo et serviendo ad aliquem locum religiosum, hoccasione standi vel permanendi, sed semper  in eodem loquo permanendo; et renunciavit mundo et promisit castitatem et unitatem retinere, et necessitatem retinere: et Deo fecit pro amore quam habet erga dominum nostrum Iesum Christum et Marie Virginis et Marie Madalene; dicendo dictus Frater Petrus: “Vis tu esse reddita Deo huic loquo sancte Marie Virginis et sancte Marie Madalene; permanendo et stando ante altare sancte Marie Madalene?”  Et ipsa dixit: “Volo”.  Et ipse Frater Petrus  et sue sorores receperunt eam nomine et vice dicte Ecclesie; et investiverunt eam per pannos altaris et per osculum pacis ad altare. Et dicta domina Rosa, post hec, dedit et cessit omne ius et omnem rationem et actionem quod et quam  abebat contra dominum Masseum et dominum Gentilem Nazarii de quatuor centum libris, quas ipsi dare ei tenebantur de venditione mansi patris et matris sui, et de CLVI libris quas domina Biatrice et ipsa domina Rosa antea concesserant dicto monasterio. Et dedit et concessit ipsa domina Rosa dicto loquo sive monasterio omnia alia sua bona preter ista, sive ultra supradicta   . . . .tud(. . ) esset; quam racionem et concessionem promisit firmam et ratam abere et non contravenire aliqua occasione vel exceptione.

Ibi vero dominus Bartolus Gentilis, dominus Rainaldus iudex, Moricus de Rocca, et dominus Benintendi, donnus Petrus Palmucii, Bonus Frater, Frater Filippus, donnus Bentevogius, et multi alii rogati testes similiter in dicta ecclesia.

Ego Albertinus notarius interfui et ex mandato dicte domine Rose et suarum sororum scripsci et plubicavi (!) et in plabicam (!) formam redegi.

 

1237.01.11: Consacrazione di Rosa

Nel nome di nostro Signor Gesù Cristo. Anno 1237, indizione decima, giorno 11 gennaio, al tempo del papa Gregorio e dell’imperatore Federico, alla presenza dei testimoni  scritti sotto, donna Rosa, figlia del defunto signor Ranno di Alberto Gualtieri, di propria spontanea buona volontà e per la redenzione delle anime dei suoi genitori e sorelle e per la propria anima, consacrò se stessa e i suoi beni, ed entrò nel monastero e chiesa di santa Maria Maddalena. La signora predetta promise obbedienza e riverenza a Frate Pietro ministro dei Frati Minori ed alle consorelle. Fu accolta a nome della stessa Chiesa, con l’impegno che mai, in alcun tempo, sarebbe uscita da tale chiesa, per andare a servire in altro luogo religioso, in occasione di stare o rimanere; ma sempre sarebbe restata in questo luogo e rinunciò al mondo. Promise di mantenere la castità e l’unità e di tenere la necessità e lo fece per Dio, per l’amore che ha  verso nostro signore Gesù Cristo, verso la vergine Maria e Maria Maddalena. Mentre Frate Pietro predetto domandava: “Vuoi tu essere resa a Dio a questo luogo della santa  Vergine Maria e santa Maria Maddalena, permanendo e stando davanti all’altare di santa Maria Maddalena?” Lei disse: “Lo voglio”. Frate Pietro e le consorelle la ricevettero a nome e per conto della Chiesa predetta e la vestirono per mezzo dei panni dell’altare e per mezzo del bacio della pace presso l’altare. Rosa dopo queste cose, donò e concesse al monastero ogni diritto ed ogni ragione ed azione che aveva nei confronti del Signor Masseo e del signor Gentile di Nazario per quattrocento libbre che quelli erano tenuti a darle dalla vendita del podere paterno e materno di lei, inoltre per 156 libbre che donna Biatrice e la stessa donna Rosa avevano prima consegnato; come pure lei consegnò e diede al predetto monastero, o luogo, ogni altro suo bene; e oltre ed in aggiunta a ciò anche quel che fosse di suo avere. Promise di mantenere stabili e definitive questa sua donazione consegnata e di non contrastarla in nessuna occasione, senza  riserva.

Erano presenti il signor Bartolo di Gentile, il signor Rainaldo giudice, Morico della Rocca, il signor Benintendi, don Pietro di Palmuccio, Bono frate, frate Filippo, don Bentivoglio e molti altri testimoni richiesti, nella detta chiesa.

Fui presente io notaio Albertino che per mandato della stessa Rosa e delle consorelle, scrissi l’atto, e lo resi di pubblica forma.

 

1237 aprile 20

Nella vertenza per l’eredità di Rosa si stipula l’accordo di deposito del denaro affidando la sentenza al ministro dei Frati minori oppure al vescovo.

 

In Dei nomine. Amen. Anno Domini MCCXXXVII, die (XI) exeuntis aprilis tempore Gregorii pape et Frederici romanorum imperatoris, Sicilie et Jerusalem regis, indictione X.

Dominus Masseus et dominus Gentilis Lazarii ex una parte, et Acto Venimbene notarius sindicus monasterii sancte Marie Madalene de Mathelica, nomine universitatis et conlegii et pro ipsa universitate dicti monasterii, ex altera, deposuerunt de communi concordia e voluntate apud dominum Moricum de  Rocca, ducentas libras ravennates et anconetanas de pretio vendictionis domine Rose, facte filiis Lazarii, de bonis quondam Ranni, hoc modo et pacto et ac conditione possita, quod quidquid Frater Petrus minister Fratrum Minorum dixerit, quod predicta domina  cum suis sororibus et sindicus dicte universitatis fatiant cartam filiis Lazarii quietationis e transactionis factam inter predictos, stabunt ad eius dictum; et si  (contigeret) dictus Frater Petrus non veniret, vel diceret, hinc ad medium madium proximum, dominus Filippus episcopus camerinensis debeat dicere; et si contigeret quod viri predicti non diceret, dicta pecunia, silicet  CC  libras, dominus Moricus deberet restituere dictis filiis Lazarii, et si episcopus diceret, deberet restituiere dictam pecuniam, dominus Moricus dicte domine , omni occasione postposita.

Item de testamento domine (I)bilde  quidquid predicti diceret vel laudaret, plus rationi, vel minus rationi, promiserunt ad invicem firma habere atque tenere sub pena CC librarum ravennatum; (vicissim)  inter se solempni stipulatione promiserunt, et omne dampnum litis et expensas per quod, et quas, fecerit vel sustinuerit, pro  (hoc), quoquo modo, reficere et restituere promiserunt solempni stipulatione inter se; et predicta soluta, vel non, dicta omnia firma habere, tenere promiserunt; omni iure reservato monasterio facto montis scilicet X(. .) modioli; et illud quod habet de manso (Mar)tini Iunii et uxori et de clusura Deoni Acti, et molendino Gometarie, que demisit domine Rose.

Actum in monasterio dicto, presentibus domino Albrico Finaguerre, Rainaldo Montis Melonis, domino Subpolino, domino Albrico Mori, et domino Blasio et Iohanne Albrici Guarnerii testibus. Ego Acto Deoni avocati apostolice sedis notarius, his omnibus interfui et ut supra legitur, rogatus, scripsi.

 

1237.04.20: Contratto di deposito e arbitrato

Nel nome di Dio. Amen. L’anno del Signore 1237, giorno 20 aprile, a tempo del papa Gregorio e dell’imperatore  dei romani Federico, re di Sicilia e di Gerusalemme, indizione decima. Il signor Masseo ed il signor Gentile di Lazario  da una parte, e dall’altra parte, Attone Venimbene notaio, amministratore del monastero di santa Maria Maddalena di Matelica, a nome della comunità e del collegio e per conto loro, di comune accordo e volontà,  presso il signor Morico da Rocca, fecero il deposito di duecento libbre ravennati ed anconetane,  prezzo della vendita da parte di donna Rosa, dei beni del defunto Ranno, fatta ai figli di Lazario, con questo patto, e con questa condizione posta, che qualunque cosa deciderà Frate Pietro ministro dei Frati Minori, la predetta donna Rosa con le sue consorelle e l’amministratore della detta comunità, facciano la carta  di quietanza e transazione ai figli di Lazario e staranno gli uni con gli altri alla decisione dello stesso. E se capitasse che il predetto Frate Pietro non venisse o non decidesse, da ora fino alla metà del prossimo maggio; debba decidere don Filippo vescovo di Camerino. E se capitasse che questi predetti uomini non decidessero, allora il denaro predetto di duecento libbre sia restituito dal Signor Morico ai predetti figli di Nazario. E qualora il vescovo dicesse che il predetto denaro fosse da restituire, il signor Morico lo consegni, senza frapporre condizione, alla signora predetta. Parimenti riguardo al testamento di donna (I)bilde, tutto ciò che uno o l’altro dei predetti decidesse o sentenziasse, con più o meno di considerazioni, promisero tra di loro, vicendevolmente, che lo considereranno e terrano stabile e promisero con solenne stipula sotto penalità di duecento libbre ravennati. E promisero di rimborsare o restituire ogni danno di lite e di spese fatte o sostenute per questo, in ogni modo, con solenne stipula tra di loro. E fossero o non fossero pagati (i rimborsi), promisero che tutto restasse stabilito.

Si riserva ogni diritto a favore del monastero per quanto riguarda il monte, cioè per i dieci (o più ? foro nella pergamena) mogiuri e per quello che ha del manso di Martino Iunni e della moglie; inoltre per la chiusa di Deone di Atto e del molino do Gometaria(?), beni che lasciò alla signora Rosa.

Redatto nel monastero, presenti come testimoni, il signor Albrico di Finaguerra, Rainaldo di Monte Melone, il signor Suppolino, il signor Albrico di Moro, il signor Blasio  e Giovanni di Albrico Guarnerii. Il notaio apostolico Atto di Deone avvocato, richiesto scrisse.

 

Frammento senza anno (1237) ( Manca la parte iniziale, data desunta dai nomi  del 1237 )

Viene nominato il procuratore del monastero matelicese S.M.M. per il              processo sull’eredità di Rosa.

 

. . . . . . dominae  Isulanae et dominae   Clarae . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Lucie, Annese et Cataline fecerunt co(=stituerunt et creaverunt ). . . . . . . . . . . . . .(Venin. .ne) notarium presentem eorum sindicum, actorem, factorem, p(. . .)rem et procuratorem et sufficientem responsabilem ad agendum contro dominum Masseum et dominum Gentilem Lazarii, coram Fratre Petro Vercellensem, vel coram Filippo camerinensi episcopo, ad litem contestandam et ad iurandum de calupnia, et ad omnia fatienda et ad transigendum et ad compromittendum et ad sent(entiam) (a)udiendam et appellandam si necess(e  fu)erit, hoc modo uti possit agere, excipere et replicare (uti) ipsemet facere possent, vel replicarent  de tota hereditate que fuit quondam patris sui domini Ranni e matris sue domine Biatrice et spetialiter  de quinque centum L V  libris, et generaliter de omnibus aliis bonis que ei posset . . . . . . nire vel competere occasione predictorum. Quam sindicariam promiserunt per se suas(que) . . . . . . . . .    non contravenire sed firma habere atque tenere, nec ullam restitutionem  aliqua in p. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .ato a dicta abbatissa et sororibus, fori ecclesiastico condictioni sine causa, dolo vel metu, restitutionem in integrum, omnique legali auxilio que eis possent prodesse  et aliis personis habentibus causam hab eis possint obesse; e hec sub pena CC librarum promiserunt, et pena soluta vel non soluta, stipulata promissa omnia supradicta firma permaneant.

Actum in monasterio sancte Marie Madalene, presentibus domino Albrico Finaguere, domino Finaguere et domino Morico de Rocca, domino Subpolino, domino Albrico Mori, Iohanne Albrici, et domino  Blasio, testibus.

Ego Acto Deoni avocati, apostolice sedis notarius, his omnibus interfui, et ut supra legitur, rogatus a dicta abbatissa et sororibus, scripsi et publicavi.

 

1237:  Procura per Rosa (data dal contenuto dei precedenti atti)

. . . . . . . . . . . . . . . . .donna Isulana, donna Chiara  (pergamena stralciata)  . . .  Lucia, Agnese e Catalina  stabilirono il. . . . notaio presente loro amministratore, attore, fattore, procuratore, responsabile sufficiente ad agire contro il signor Masseo e contro il signor Gentile Lazarii, di fronte a Frate Pietro da Vercelli e di fronte a Filippo vescovo di Camerino per contestare la lite, per giurare nell’accusa e per fare tutto, transazione, compromesso, ascolto della sentenza, appello se necessario, con procura che agisca, riceva e replichi come loro stesse potrebbero agire e replicare riguarda all’eredità (di Rosa) dal padre, signor Ranno e dalla madre, donna Biatrice, specialmente per   555 libbre e per tutti gli altri beni spettanti a lei. Questo atto della badessa e delle monache sarà mantenuto stabile in ogni circostanza, senza limiti di foro ecclesiastico, condizione di causa o senza causa, per dolo o timore, per ogni ausilio legale, restituzione intera e per tutto quanto potesse essere di vantaggio per loro e di svantaggio per le persone in causa con loro. Promisero ciò sotto penalità di 200 libbre. E, pagata, oppure non pagata la penalità, tutto quanto detto sopra resta stabile.

Redatto nel monastero di santa Maria Maddalena, alla presenza dei testimoni il signor Albrico di Finaguerra, il signor Finaguerra, il signor Morico da Rocca, il signor Suppolino,  il signor Albrico di Moro, Giovanni di Albrico, il signor Blasio.

Io notaio apostolico Atto di Deone avvocato fui presente a queste cose e, richiesto dalla detta abbadessa e dalle consorelle, scrissi quanto si legge sopra e lo pubblicai.

 

Nota: nel documento del 20 Aprile  1237 risulta sindaco dello  monastero il notaio Attone Vanimbene. Donna Rosa monaca nel 1237. Non si conosce il motivo per cui  questa pergamena è stata  stralciata.

 

1271 agosto  10

Mattia dona se stessa ed i suoi beni a Dio consacrandosi nel monastero matelicese S.M.M nelle mani di suor Omodea.

 

In nomine Domini. Amen. Anno eiusdem a Nativitate millesimo ducentessimo septuagessimo primo indictione XIIII, die X augusti, ecclesia romana vacante felicis recordationis domini Clementis pape quarti, actum Mathelice in monasterio sancte Marie Magdalene ante altare Sancte Marie Magdalene, coram dompno Morico Johannis cappellano nunc dicti monasterii,  Mattheo Johannis clerico et Cosarello Donati Guarini de Sancto Severino, testibus de hiis rogatis et vocatis.

Mathia, filia quondam Guarnerii domini Gentilis Lazani, obtulit se et sua Deo et sancte Marie Magdalene et eius monasterio,  posito in burgo castri et communis Mathelice, in manibus sororis Homidee monialis dicti monasterii, nomine et vice ipsius monasterii recipienti et solempniter stipulanti pro monasterio supra dicto, tam mobilia quam (in)mobilia, seseque moventia et tam predia urbana, quam rustica et molendina atque silvas domesticas et silvestres, prata et pascua spetialiter et generaliter omnia alia  sua bona bona, possessiones et iura realia et personalia ubicumque, undecumque, quomodocumque, quandocumque et qualitercumque sibi competentia vel competitura, pro redemptione anime sue et remissione suorum peccatorum; dando et cedendo predicta iure proprietatis et utilis vel directi dominii atque iure possessionis et detentionis, ita ut a modo predictum monasterium predicta bona, res et possessiones et cetera supradicta, habeat, teneat et possideat ac de eis fatiat quidquid ei monasterio et abbatisse dicti monasterii suisque successoribus vel aliis pro eis deinceps semper et perpetuo facere placuerit, cum lateribus seu finibus superioribus et inferioribus habitis, presentibus, preteritis et futuris cum omnibus et singulis super se infra se, seu intra se, habitis, vel habendis in integrum, omnique iure et actione usu vel requisitione sibi Mathie, ex heis vel pro eis bonis et rebus pertinentibus sive expectantibus, pro remissione suorum peccatorum et anime sue redemptione ut superius est narratum. Que bona res et possessiones dicta Mathia interea et semper constituit se precario et nomine dicti monasterii possidere, donec semel et pluries sua auctoritate, corporalem acceperit possesionem per se vel alium et maxime sindicum ipsius monasterii; quam accipiendi et retinendi ipsi monasterio vel alii pro eo dicta Mathia liberam licentiam dedit et plenariam potestatem et quod possit facere sua auctoritate predicta et quo(d)libet predictorum, iam dictum monasterium vel alius pro eo sive Curie vel iudicis requisitione; et promisit solempniter et legitime, dicta Mathia prestare et facere dicte Homodee legitimam defensionem pro predicto monasterio sollepniter et legitime stipulanti, nec contra predicta vel aliquod predictorum, per se vel alium, aliquando facere vel venire aliqua occasione vel exceptione; sub pena dupli extimationis dictorum bonorum et rerum, ut pro tempore quo plus valuerint vel meliorate fuerint, renuntians in hoc contractu conditioni sine causa et ex iniusta causa, exceptioni doli et in factum omnibusque aliis exceptioniobus, auxiliis et benefitiis que ipsi Mathie competunt vel competere possent, pro corrumpendis vel irritandis predictis vel aliquo predictorum; hiis omnibus a dicta Mathia per se suosque heredes sollempni stipulationi promissis sepe dicte Homodee  pro dicto monasterio solepniter stipulanti, sub dicta pena et dampna et expensas salaria cum interesse  reficere  promisit sollempniter et legitime semper sindici dicti monasterii credito sacramento sive alicuius iudicis vel rectoris (c)assatione.

Et ego Matheus imperali auctoritate notarius hiis omnibus interfui et ut supra legitur rogatus  a dictis contrahentibus ea omnia subscripsi et publicavi

 

1271.08.10:  Consacrazione di Mattia

Nel nome del Signore. Amen. Nell’anno dalla sua natività 1271, indizione XIV, il giorno 10 Agosto, quando era vacante la Chiesa romana, (dopo la morte) del papa Clemente VI di felice memoria, redatto a Matelica, nel monastero di santa Maria Maddalena, davanti all’altare di santa Maria Maddalena, presenti don Morico di Giovanni, ora cappellano del detto monastero, il chierico Matteo di Giovanni e  Cosarello di Donato Guarini da San Severino, quali testimoni richiesti e a ciò chiamati.

Mattia figlia del fu Guarnerio del signor Gentile Lazani, offrì se stessa ed i suoi beni a Dio e a santa Maria Maddalena e al suo monastero posto nel borgo del castello e comune di Matelica, nelle mani di suor Omodea monaca del monastero che accoglie e stipula solennemente l’atto a nome e per conto  dello stesso monastero. Mattia offrì i beni tanto mobili che immobili e semoventi, i beni urbani ed i rurali, molini, boschi domestici e silvestri, prati, pascoli e possessi, in particore ed in generale ogni altro suo bene, possesso, diritto reale e personale di qualsiasi luogo, provenienza, tempo, modo e qualità spettante ora ed in futuro a lei, per la salvezza della sua anima e in remissione dei suoi peccati, dando e cedendo tutto quanto predetto in diritto di proprietà, di utilità, di dominio diretto, da possedere e tenere, in modo che il predetto monastero abbia, tenga, possieda i predetti beni, cose, possessi e quant’altro detto sopra e di ciò faccia quel che al monastero, all’abbadessa e sue succeditrici piacerà fare di quei beni, da ora e per sempre in perpetuo con i confini  e terreni, sopra e sotto, avuti, presenti, passati e futuri, con tutte e singole le cose che ci sono o che ci saranno sopra, dentro o sotto, per intero, con ogni diritto, azione, ed uso, tutto quanto appartiene e spetta a Mattia di quei o per quei beni, come detto sopra, per la remissione dei suoi peccati e per la redenzione della sua anima.  Mattia nel frattempo, stabilì di tenere il possesso di queste cose, terreni e beni, sempre a titolo precario, a nome del detto monastero fino a quando esso ne prenderà di sua autorità, in una o più volte, il possesso corporale di persona, o tramite altro, soprattutto tramite l’amministratore dello stesso monastero. Mattia diede libera licenza e pieno potere che a suo nome il monastero o altri per esso, possa fare tutto quanto detto sopra, anche per richiesta della Curia o di un giudice. Mattia promise solennemente e legalmente ad Omodea di fornirle la difesa legale per il suo monastero stipulante solennemente e legalmente, inoltre di non mai opporsi  od agire in contrasto, per qualsiasi occasione ed eccezione contro qualcosa di tutto quello che è qui scritto, sotto penalità del valore doppio dell’estimo di detti beni e cose, anche se acquisteranno maggior valore nel tempo o saranno migliorati. Rinuncia in questo contratto alle eccezioni e condizioni di causa giusta o non giusta, di inganno,  o di fatto, e a tutti gli aiuti e benefici che alla stessa Mattia competono o competessero per atti da invalidare o cambiare in alcunché delle predette cose. Mattia si impegna per sé ed eredi a risarcire ogni spesa con interesse, paga e danno per tutto quanto sopra promesso solennemente e legalmente, sotto la penalità, alla predetta Omodea stipulante per il monastero, per giuramento dato dall’amministratore del monastero o per intervento di un giudice o rettore.

Io notaio imperiale Matteo presente, richiesto, sottoscrissi, pubblicai tutto quanto scritto sopra.

 

1272 giugno 1

Viene nominato il procuratore del monastero matelicese S.M.M.per far  vivere  Mattia con le monache ivi, tenendo  i suoi  beni e recuperandone altri.

 

In nomine Domini. Amen. Anno eiusdem a nativitate MCCLXXII, indictione XV, die prima iunii, tempore domini Gregorii pape decimi. Actum ante portam monasterii sancte Marie Magdalene de Mathelica, coram Petruczolo Sartore, Petro Actonis Philippi, et Johanne Compangnonis del Sancto Angelo, testibus de hiis rogatis et vocatis.

Domina Allumenata prioressa  monasterii sancte Marie Magdalene de Mathelica, cum consensu et voluntate omnium suarum consororum ibidem exixtentium et monialium dicti monasterii, et ipse monilales earumque conlegium et capitulum, constituerunt et ordinaverunt fratrem Andream conversum dicti monasterii earum et dicti monasterii sindicum, procuratorem, et nuntium specialem ad excipiendum, nomine et vice dicti monasterii, tenutam et possessionem omnium bonorum, rerum, et hereditatis Mathiole filie quondam Guarnerii domini Gentilis Lazani, et ad tenendum ipsam possessionem corpore et ad utendum, et fruendum ea, et ad agendum extra ordinem et ordinarie contra ipsam Mathiolam, coram omni Curia et specialiter coram domino et magistro Guillelmo iudice et vicario domini Pape in Marchia, generali, et ad petendum coram eodem contra dictam Mathiolam uti ipsa Mathiola per supradictum vicarium cogatur redire ad dictum monasterium et ad habitandum  et Deo serviendum in eo, ut tenetur et debet atque promisit tempore dedicationis et offertionis sue, quam fecit in monasterio predicto, et ad ducendum ibidem vitam suam ut regularis et monialis eiusdem monasterii et ad petendum, coram dicto vicario, ut idem vicarius predictam Mathiolam moneat et cogat coherti(ti)one canonica et iurili redire ad predictum monasterium suamque rectricem, vel abbatissam, seu priorissam, atque sue consorores et ad degendum in eo et cum eis ut convenit, et precipiunt canonice sanctiones; et ad serviendum in eo Domino Jesu Christo; et ad  petendum ab Yuano domini Scangni, vel eius uxore domina Sibilia, unum par pannorum de gaccinello, quod Florecte vel Rose filie quondam Massei domini Rainaldi dare tenetur et debet;  et ad omnia alia singula fatienda et exercenda tam in  agendo, quam in defendendo que in predictis et quolibet predictorum  seu occasione eorum et circa  et extra predicta, necessaria vel utilia fuerint, ipsi sindico placuerint et expedire videbuntur et ad constituendum alium syndicum vel procuratorem, unum vel plures, uno tempore vel diversis temporibus, ad predicta agenda, vel alterum predictorum; sollempniter  promictentes per se suosque successores, nomine et vice  dicti monasterii et conventus eiusdem habere ratum et firmum quicquid in predictis per predictum sindicum factum fuerit et promissum sub obligatione et ypoteca bonorum et rerum dicti monasterii.

Et ego Matheus imperiali aucoritate notarius hiis omnibus interfui et ut supra legitur rogatus a predictis prioressa et sororibus et monialibus ea omnia subscripsi et publicavi.

 

1272.06.01: Procura per i beni di Mattia

Nel nome del Signore. Amen. Nell’anno dalla sua natività 1272 indizione XV, a tempo di papa Gregorio decimo, il giorno primo del mese di giugno; redatto davanti alla porta del monastero di santa Maria Maddalena di Matelica, alla presenza di Petruzzolo Sartore, Pietro di Attone Filippi,e Giovanni di Compagnone da Sant’Angelo, testimoni chiamati e richiesti. La prioressa del monastero di santa Maria Maddalena di Matelica, donna Allumenata, con il consenso unanime delle consorelle monache ivi esistenti, espresso collegialmente in capitolo, stabilirono e ordinarono come amministratore, rappresentante e messaggero speciale del loro monastero, Fra’ Andrea converso, per prendere posseso e tenuta, a nome e per conto del monastero, di tutti i beni e cose dell’eredità di Mattiola, figlia del defunto Guarnerio del signor Gentile Lazani e a  tenerne corporalmemte il possesso, usarne, fruirne ed agire in modo ordinario e straordinario contro Mattiola di fronte ad ogni Curia, in particolare di fronte a Maestro Gugliemo giudice e vicario generale del papa nella Marca, e per chiedere che la stessa Mattiola venga, dal vicario stesso, costretta a tornare al predetto monastero per abitarvi e servire Dio in esso, come è tenuta e deve fare, e promise al tempo della dedizione ed offerta da lei fatta nel monastero predetto ed a vivervi come monaca e regolare dello stesso monastero. L’amministratore chieda di persona al vicario che ammonisca e costringa, con coercizione canonica e giuridica, Mattiola a tornare nel monastero stesso  vicino all’abbadessa o prioressa  o rettrice  ed alle monache  per viverci  insieme con loro, come conviene e come esigono le sanzioni canoniche, per ivi servire nostro Signor Gesù Cristo. Inoltre chieda a Ivano del signor  Scagno e  sua moglie donna Sibilia un paio di panni di “gattinello” che Fioretta o Rosa figlia del fu Masseo del signor Rainaldo ha diritto a ricevere da loro. Deve agire, difendere ed esercitare ogni altra cosa in occasione ed a motivo di quanto detto, secondo quanto necessario ed utile al monastero, come meglio potrà decidere, anche stabilendo un altro o più amministratori, nello stesso tempo o in tempi diversi, per fare le cose predette. Promettono per sé e successori, a nome e per conto del monastero e del convento di santa Maria Maddalena di tenere come deciso e stabilito quello che sarà fatto al riguardo dall’amministratore o dagli amministratori, sotto ipoteca dei beni e delle cose del monastero.

Io notaio Matteo di auorità imperiale, richiesto da prioressa, monache e suore sottoscrissi e pubblicai quanto scritto sopra.

 

1273 aprile 19

Venutula dona se stessa ed i suoi beni a Dio nel monastero matelicese S.M.M.  nelle mani della badessa Mattia.

 

In nomine Domini. Amen. Anno eiusdem a nativitate millesimo ducentessimo (septua)gessimo tertio, indictione prima, die XVIIII aprilis, tempore domini Gregorii pape decimi, Mathelice, in monasterio Sancte Marie Magdalene, coram dompno Morico Johannis, domino Finaguerra domini Albrici, magistro Suppo Nicole, frate Vitale, fratre Lenguatio, fratreque Andrea, conversis eiusdem monasterii, testibus de hiis rogatis et vocatis. Venutula filia quondam Vitalis Christiani que alias vocatur Angelutia, iure proprio cessit et dedit offerendo se et sua Deo et Beate Marie Magdalene monasterii (ripetuto) dominarum de Mathelica, domine Mathie abbatisse dicti loci vel monasterii, nomine et vice ipsius monasterii et conventus eiusdem recipienti et solempniter stip(ulanti), omnia sua bona mobilia et immobilia, seseque moventia, iura et accessiones reales et personales utiles et directas mixtas atque con(trar)ias que et quas ipsa Venutula condam habuit, nunc habet, vel in antea habere posset, quoquo modo vel causa in castro Mathelice et eius districtus et ubique locorum; vel alius pro ea et ab ea habet, tenet et possidet et spetiali(ter) bona et res et possesiones ad ipsam Venutulam pertinentes ex successione dicti patris sui Vitalis et domine Benvenisti filie quondam Albrici Carelli, matris sue ex testamento, sive ab intestato, seu aliter; ut a modo predicta domina abbatissa sueque in posterum successores et predictum monasterium et alie persone pro eo predicta omnia habeant, teneant ac possidenat ac de eis fatiant quicquid sibi eorumque successoribus deinceps perpetuo facere placuerit omnibus et singulis super se, infra se (seu) intra se, habitis vel habendis in integrum omnique iure et (act)ione usu seu requisitione sibi ex hiis rebus vel pro hiis rebus pertinenti(bus) sive expectanti(bus), pro amore Dei et remedio anime sue et remissione suorum peccatorum, suorumque parentum. Que bona, res et possessiones in totum constituit se dicta Venutula, precario et nomine dicte domine abbatisse vel monasterii, possidere, donec ipsorum corporalem acceperit possessionem; quam accipiendi auctoritate sua et retinendi deinceps sibi licentiam dedit et plenariam potestatem, et promisit ea omnia per se suosque heredes et successores ipsi domine abbatisse pro se suisque successoribus et dicto monasterio sollempniter stipulanti litem nec controversiam movere set dicta bona res et possesiones ab omni homine et universitate legitime defendere ei domine abbatisse et suis successoribus auctoriczare atque disbrigare et omnia dampna et expensas, salaria cum interesse que et quas et que et quod dicta domina abbatissa et sui successores et ipsum monasterium fecerint vel sustinuerint, in iuditio et extra, in eundo et redeundo seu stando vel alio loco vel causa pro predictis bonis rebus et possessionibus, integre reficere ac resarcire; nec contra predicta vel aliquid de predictis per se vel alium aliquando facere et venire occasione minoris etatis vel alia quacumque ratione vel occasione, sub pena dupli extimationis dictorum bonorum rerum et possessionum, ut pro tempore quo plus valuerint vel meliorata fuerint, a dicta Venutula ipsi domine abbatisse et pro dicto monasterio sollempniter stipulata et promissa; et ea soluta vel non, predicta omnia et singula supra scripta in omnibus et singulis capitulis et pu(n)ctis suprascriptis, nichilhominus suam semper optineant perpetuam firmitatem et sub ypoteca et obligatione suorum bonorum.

Et ego Matheus imperiali auctoritate notarius hiis omnibus interfui et ut supra legitur ea omnia rogatus subscripsi et publicavi.

 

1273.04.19: Consacrazione di Venutula

Nel nome del Signore. Amen. Nell’anno dalla sua natività 1273, indizione prima, il giorno 19 aprile, a tempo del papa Gregorio X, a Matelica nel monastero di Santa Maria Maddalena;  presenti don Morico di Giovanni, il signor Finaguerra del signor Albrico, mastro Suppo di Nicola, frate Vitale, frate Lenguatio, frate Andrea, conversi dello stesso monastero, come testimoni a ciò richiesti e chiamati. Venutula figlia del fu Vitale di Cristiano, che è chiamata anche Angeluccia, di proprio diritto, offrì se stessa e i suoi beni a Dio e alla beata Maria Maddalena del monastero delle donne di Matelica, a donna Mattia badessa del detto luogo o monastero, la quale riceve e stipula a nome e per conto dello stesso monastero e convento. Venutola cedette e diede tutti i suoi beni mobili ed immobili o semoventi, diritti e accessioni reali e personali, utili e dirette, miste e contrarie, che lei stessa ebbe un tempo, ha ora o potrebbe avere in qualunque modo o causa nel castello di Matelica e suo distretto e in ogni altro luogo; anche i beni che un’altra persona per lei e da lei tiene e possiede, specialmente i beni, le cose e i terreni che sono pertinenti alla stessa Venutola dalla successione di suo padre Vitale e di sua madre signora Benvenisti figlia di Albrico Carelli, da testamento o senza testamento o diversamente, in modo che la predetta donna abbadessa e sue succeditrici e il predetto monastero e le altre persone per conto di esso, abbiano, tengano e posseggano tutti i beni e ne facciano come vogliono con tutto quello che c’è o ci deve essere per intero e con ogni diritto ed azione, uso o requisizione, per sé, da quelle cose o a quelle cose pertinenti e  spettanti. Venutula lo fa per amore di Dio e per il bene dell’anima sua e per la remissione dei peccati suoi e dei suoi parenti. In tutti questi beni, cose e terreni, Venutula stabilì di averne interamente il possesso, a titolo precario, a nome di detta donna abbadessa o del monastero, fino a quando esso ne prenderà possesso corporale e diede licenza e pieno potere di prenderlo di propria autorità e di tenerlo sin da ora. Promise per sé, per i suoi eredi e successori alla stessa donna abbadessa per sé e per le sue succeditrici e per il detto monastero, solennemente stipulante per queste cose, di non muovere lite né controversia, ma legalmente difendere i beni, le cose i terreni da ogni uomo e comunità a favore dell’abbadessa e sue succeditrici;  (deve) autorizzare, disbrigare e rifondere ogni danno e spesa, salario con interesse, e tutto quel che la detta donna abbadessa e le sue succeditrici e lo stesso monastero faranno e sosterranno in giudizio o fuori, andando, ritornando, stando o altro luogo e causa, per i beni predetti e qualunque di essi integralmente ripagarli e risarcirli; né mai agire contro le cose dette sopra o alcuna di esse, da sé o per mezzo di altra persona a motivo di età minore o altra qualsiasi ragione od occasione, sotto penalità del doppio dell’estimo di detti beni, cose e terreni, come avranno valore nel tempo o saranno migliorati, tutti i beni stipulati e promessi dalla detta Venutula alla stessa donna abbadessa e al detto monastero. Tutte queste cose scritte e ogni singola, in ogni punto e capitolo abbiano sempre perpetua stabilità, pagata o non pagata la penalità, sotto ipoteca ed obbligazione dei suoi beni.

Io notaio imperiale Matteo fui presente a tutte queste cose e sottoscrissi tutto quanto si legge sopra e lo pubblicai.

 

1273 aprile 21

Il vicario pontificio per le attività spirituali nella Marca anconetana concede  un indulto per elemosine  alle monache S.M.M. per una cisterna d’acqua.

 

Thomas fanensis prepositus, domini Pape Vicarius in Anconitana Marchia, Massa Trabaria et Civitate Urbini super spiritualibus generalis, universis Christifidelibus per Anconitanam Marchiam, Massam Trabariam et Civitatem Urbini constitutis, presentes licteras inspecturis, salutem in Domino. Comunicatu pietatis obtentui personis religiosis desteram nostram exibere propitiam et eis remedium solaminis impertiri, cum igitur religiose domine Abbatisse et conventus monasterii Sancte Marie Magdalene de Mathelica inceperint facere fieri, propter magnam utilitatem et necessitatem aque, unam cisternam im(!) monaterio suo et ipsum opus propter paupertatem perficere non possint, nec ad id proprie suppetant facultates, universitatem vestram monemus et hortamur attente, vobis in remissionem peccaminum, iniungentes quatenus, de bonis adeo vobis collatis, elemosynas et grata caritatis subsidia erogetis, ita quod, per subventionem vestram, dictum opus valeat consummari et vos, per hec et alia bona, que Domino inspirante, feceritis, ad eterna possitis gaudia pervenire. Nos igitur de Christi misericordia, gloriose Marie semper Virginis eius matris, beatorum Petri et Pauli apostolorum et beate Marie Madalene ac aliorum sanctorum meritis confisi et eorum patrocinio communiti, autoritate domini Pape qua fungimur, universis et singulis qui de personis vel rebus, quotiens eis manum porrexerint adiutricem, centum dies de iniunta eis penitentia misericorditer in Domino relaxamus. In cuius rei testimonium presentes licteras fieri et nostri sigilli appensione muniri. Datum Esii XXI aprilis anno Domini MCCLXXIII, indictione prima, tempore domini Gregori pape X.

 

1273.04.21: Indulto per elemosine al monastero

Tommaso preposito di Fano, vicario generale del papa per le realtà spirituali della Marca Anconetana, della Massa Trabaria e della città di Urbino, saluta nel Signore tutti i fedeli cristiani che sono in questi luoghi e leggeranno la presente lettera. Volendo porgere il nostro aiuto favorevole e mandare un rimedio di consolazione alle persone religiose con senso di solidale pietà, dato che le religiose della badessa e il convento del monastero di Santa Maria Maddalena di Matelica hanno cominciato a far costruire una cisterna per la grande necessità ed utilità dell’acqua nel loro monastero e per la povertà non possono portare a termine tale opera, non avendo beni sufficienti,  ammoniamo ed esortiamo tutti voi,  chiedendo di aiutarle, in remissione dei peccati, dando elemosine  e aiuti catitatevoli, in modo tale che detta opera possa esser competata per mezzo della vostra sovvenzione e voi, per questa e per altre opere di bene che compirete con l’ispirazione divina, possiate giungere alla felicità eterna. Noi, rafforzati dal patrocinio e fiduciosi nella misericordia di Cristo, per i meriti della beata Vergine Maria, dei beati apostoli Pietro e Paolo, della beata Maria Maddalena e degli altri santi, avvalendoci dell’autorità ricevuta di vicario del Papa, concediamo ai benefattori l’indulgenza, per misericordia del Signore, di cento giorni della penitenza imposta (in confessione) ogni volta  che porgeranno la mano in aiuto a quelle religiose.

A testimonianza di ciò abbiamo fatto scrivere la presente lettera, munita del sigillo nostro appostovi. Data a Jesi il 21 aprile 1273, indizione prima, a tempo del papa Gregorio X.

 

1273 aprile  19 (? 1274)

Le monache e la badessa Mattia di S.M.M. donano un oratorio monastico sul monte Gemmo a frate Rainaldc che vi si ritira.

 

GRIMALDI, 1915, pp.333-334; e ACQUACOTTA, 1816, pp.54-57 data 1273 :dal comune matelicese

Exemplum sive copia . In Dei nomine. Amen. Anno eiusdem a nativitate MCCLXXIII, indictione I, die nono decimo aprilis, tempore Gregorii pape X, Mathelice in oratorio Sancte Marie Madalene de Mathelica, coram dompno Accurso plebano plebis Mathelice, fratre Landolfo Jacomelli et fratre Accurimbona Severini Boni de ordine predicatorum, magistro Alebrandino vicario communis Mathelice, domino Fantegino Raynaldi, domino Fynaguerra domini AIbrici, Frederico domini Alberti, Albertutio Bucari, Yvano domini Scagni Brackete et Zovicta testibus.

Frater Raynaldus Topinus petiit et umiliter supplicavit dominae Abbatissae monesterii Sancte Marie Madalene de Mathelica ut eidem fratri Raynaldo de gratia speciali dignetur concedere et sibi concedat adque det licentiam et aucoritatem adque plenariam potestatem faciendi penitentiam et Deo serviendi in montibus Genbi districtus Mathelicani in loco qui dicitur Trocke et commorandi ibidem in servitio Jesu Christi sub vita et regula sancti Benedicti religione retenta. Que domina abbatissa respondit quod inde baberet conscilium et consensum suarum monalium et consororum. Et statim, ut moris est, fecit pulsari campanam ad capitulum in conventu congregandum, in quo capitalo, facta propositione et reformatione, deliberatum est ut ad praedicta ad sensum et laudem ipsius fratris Raynaldi syndicus ordinetur. Preterea domina Mathia dicta abbatissa monesterii supradicti cum consensu et voluntate consororum, silicet Alluminate sororis, sororis Homodee, sororis Cristine, sororis Iustine, sororis Guidutie, sororis Annese, sororis Margarite, sororis Bevenute, sororis Ysabet, sororis Andree. sororis Cataline, sororis Deutame, sororis Francesce, sororis Iacobe, sororis Barbare, sororis Lucie, sororis Daniele, sororis Berardesce, sororis Cristiane, sororis Cicilie, sororis Aurie, sororis Jacomelle, sororis Iohanne, sororis Rose, sororis Mathie, sororis Caradonne, sororis Mansuete, sororis Lavine, sororis Nastasie, sororis Thomasse, et fratre Lenguatio converso dicti monesterii absolvit, dimixit et liberavit predictum fratrem Raynaldum ab omni obedientia et reverentia et omni promissione, quam idem frater Raynaldus fecisset dicto monesterio, et abbatisse et qua esset obbligatus, ascriptus, et suppositus, vel annexus et ut teneretur vel obligatus esset realiter vel personaliter tam dicto monasterio, quam abbatisse predicte et dedit abbatissa predicta iam dicto fratri Raynaldo, de consensu omnium predictorum consororum et monialium,  licentiam et autoritatem  et plenariam potestatem degendi et Deo famulandi ac serviendi et penitentiam agendi in montibus Genbi districtus Mathelice in loco qui dicitur Troche sub vita et regula beati Benedicti religione retenta congrua et decenti,   ita quod a modo sit exentus et absolutus realiter et personaliter quoad omnia, ab  omni eo   quo teneretur abbatisse predicte in monesterio sepe dicto, a modo dictus frater Raynaldus, in acquisitis et acquirendis loco dictarum Trockarum, realiter et personaliter omnimode sit annessus. Ad que omnia supradicta dicta domina Abbatissa cum consensu et voluntate dictarum suarum consororum et monialium  constituit et ordinavit fratrem Vitalem conversum dicti monasterii suum et dicti monasterii et dictarum monialium et consororum legitimum  syndicum et procuratorem ad liberandum predictum fratrem Raynaldum ab omnibus supradictis  et ad renuntiandum eidem  predicto loco Trockarum omne jus quod predictuum monesterinm et abbatissa quondam habuit et nunc habet vel in antea habere posset aversus predictum fratrem Raynaldum et dictum locum seu oratorium vel ecclesiam Trockarum vel de Trockis nomine et occasione alicuius residentie, operarum constructionis, operis vel edifitiis in dicto loco Trockarum  facte vel facti vel faciendi per ipsum fratrem Raynaldum, vel alias pro eo et ab eo, et nomine et occasione alicuius acquisitionis facte ab eo in dicto loco Trockarum, alicuius donationis eidem fratri Raynaldo facte vel faciende a Petro domini Iacobi et Nepoliono Raynerii et communi Matelice ac aliis personis de montaneis, terris, silvis et quibuscumque aliis bonis, promittens habere ratum quidquit per predictum syndicum factum fuerit.

Qui frater Vitalis syndicus incontinenti omnia et syngula supra scripta egit fecit etsercuit promisit convenit ac ad ea dictum monesterium solleniter adque legitime obligavit predicto fratri Raynaldo,  etc.  Matheus notarius

Munaldus Biciculi notarius predictum istrumentum ut invenit in orriginali trascripsit mandato et autoritate sapientis viri domini Iohannis Corradi judicis et vicarii Comunis Mathelice. Anno Domini   MCCLXXXIX, indinctione   II, tempore domini Nicolay pape quarti, die XI Iunj in Palatio Comunis Mathelice presentibus domino Thomagino Feste,  Palmerulo magistri Palmerii et Francisco Bonafidei testibus.

 

1273.04.19: Donazione di un monastero

Nel nome di Dio. Amen. Nell’anno dalla sua nascita 1273, indizione prima, il giorno 19 aprile, al tempo di papa Gregorio X, a Matelica, nell’oratorio di santa Maria Maddalena di Matelica, mentre sono presenti don Accurso pievano della pieve di Matelica, frate Landolfo Jacomelli e frate Accurrimbona di Severino Boni dell’ordine dei Predicatori, mastro Alebrandino vicario del comune di Matelica, il signor Fantegino di Rinaldo, il signor Finaguerra del signor Albrico, Federico del signor Alberto, Albertuccio di Bucaro, Yvano del signor Scagno Bratte, e Zovitta, come testimoni chiamati a ciò e richiesti. Frate Rinaldo Topino chiese ed umilmente supplicò la donna badessa del monastero di Santa Maria Maddalena di Matelica, affinché si degnasse concedere,  conceda allo stesso frate Rinaldo, e dia, per speciale grazia, l’autorizzazione con pieno potere ed autorità ad usare il luogo detto Trocche del monte Gembo, nel distretto matelicese, per ivi servire Dio e fare penitenza, rimanervi a dimorare nel servizio a Gesù Cristo, nella vita e nella regola religiosa tenuta da san Benedetto. L’abbadessa gli rispose dicendo che avrebberichiesto il consiglio ed il consenso delle sue suore e monache. E, come d’uso, fece suonare la campana, prontamente per riunire il capitolo del convento. In questo, fatta la proposta in approvazione si deliberò favorevolmente secondo le richieste a lode di frate Rinaldo riconosciuto amministratore. Inoltre l’abbadessa donna Mattia con il consenso e la volontà delle consorelle e delle monache dello stesso monastero, cioè con il consenso e con la volontà delle seguenti suore: Alluminata, Omodea, Cristina, Giustina, Guiduccia, Agnese, Margherita, Benvenuta, Isabetta, Andreina, Catalina, Diotama, Francesca, Giacoma, Barbara, Lucia, Daniela, Berardesca, Cristiana, Cecilia, Auria, Giacomella, Giovanna, Rosa, Mattiola, Caradonna, Mansueta, Lavinia, Anastasia, Tomassa e frate Lenguatio converso dello stesso monastero, fece l’atto liberatorio, di scioglimeto e dimissione al predetto frate Rinaldo da ogni vincolo di riverenza, obbedienza e da ogni sottomissione, promessa ed obbligo che lo stesso frate Rinaldo avesse fatto allo stesso monastero ed alla badessa, e comunque fosse vincolato, obbligato personalmente, realmente verso il monastero  e la badessa predetti. La stessa abbadessa, con il consenso di tutte le predette consorelle e monache, diede licenza, pieno potere ed autorità al frate Rinaldo di rimanere ivi, in unione spirituale con Dio per servirlo, e fare penitenza nel luogo detto Trocche del monte Gembo, nel distretto di Matelica, sotto la vita e regola religiosa tenuta da san Benedetto, in maniera congrua e decente. In questo modo il frate sia sin da ora in tutto esente e non vincolato personalemte e realmente, da qualunque precedente legame con il monastero e con la badessa predetti; acquisiva e acquisirà realmente e personalmente in ogni modo l’annessione al luogo detto Trocche. L’abbadessa, con il consenso e la volontà delle sue predette suore e monache, come detto sopra, stabilì e ordinò che Frate Vitale converso dello stesso monastero, fosse legittimo amministratore, procuratore, a nome suo e del monatesro delle suore e monache, per liberare frate Rinaldo da ogni vincolo, come detto sopra, per rinunciare ad ogni diritto, azione, ragione che il monastero stesso e la sua badessa ebbero, hanno o avrebbero, nel passato, nel presente e nel futuro, nei confronti di frate Rinaldo e del luogo od oratorio e chiesa delle Trocche, a qualsiasi titolo od occasione di residenza, costruzione, opera o edificio che lo stesso frate Rinaldo ha fatto, fa o farà anche tramite altra persona, parimenti per ogni acquisizione da parte del frate stesso nel luogo Trocche. Inoltre lo rende autonomo per ogni donazione fatta o da fare da parte di Pietro di Giacomo e da Nepoliono di Raniero e dal comune di Matelica o da altre persone, per terre di montagna, boschi e ogni altro bene. Quello che fra Vitale avrebbe deciso viene sin d’ora considerato definitivo e stabilito. Così lo stesso frate Vitale fece ogni azione, esecuzione, promessa, contratto obbligando legalmente e solennemente il detto monastero nei rapporti con frate Rinaldo predetto.

Scrive l’atto il notaio imperiale Matteo. La copia di questo atto è stata scritta in data 11 giugno 1289 nel Comune di Matelica alla presenza di signor Tomagino di Festa, Palmerulo di matro Palmerio e Francesco di Bonafede, testimoni.

 

1274 agosto 18

Il vicario pontificio per le realtà spirituali nella Marca anconetana fa eseguire al pievano di Matelica un’istruttoria presso le monache e la badessa Mattia di S.M.M. su Venutula.

 

In Dei nomine. Amen. Anno eiusdem MCCLXXIIII indictione II, tempore domini Gregorii pape X, die XVIII agusti intrantis. Actum Mathelice ante portam monasterii Sancte Marie Madalene de Mathelica, presentibus dompno Johanne Divitie, dompno Ventura magistri Actonis, testibus de his vocatis. Dompnus Adcursus plebanus plebis Mathelice ex vigore licterarum et auctoritate venerabilis domini magistri Bernardi narbonensis archidiaconi cappellani domini Pape vicarii generalis in Marchia Anconitana in spiritualibus, rogavit, monuit, sub excommunicationis pena, precepit domine Mathie abbatisse monasterii Sancte Marie Madalene de Mathelica, fratri Jacobo syndico dicti monasterii et omnibus monialibus loci eiusdem, ut exiberent corporaliter sacramentum et dicere(!) veritatem super his que in licteris continentur; a quo precetto tam abbatissa quam dictus syndicus vice et nomine ipsorum, monasterii et totius conventus, una voce adpellaverunt pro eo quod dicunt se velle dicere veritatem sine sacramento et parate sunt, iussta posse, ita facere quod puella, de qua questio vertitur, usque ad quartam diem personaliter compareat coram domino vicario supradicto et ipsius obbedire mandato. Forma autem licterarum hec est et talis est.

Magister Bernardus archidiaconus narbonensis, domini Pape cappellanus, Marchie Anconitane, Masse Trabarie, civitatis ac diocesis Urbini in spiritualibus vicarius generalis, provido viro dompno Accurso plebano plebis de Mathelica, salutem in Domino. Nuper ad denuntiationem excommunicationis illate per vos contra abbatissam et conventum monasterii Sancte Marie Madalene, occasione detentionis Venutule Vitalis cuius tutor est Petrus Amate de Mathelica, de nostro cessastis mandato, eo quod sententia ipsius excommunicationis nostre sub conditione lata fuerat, et non pure, super quo idem tutor, nunc in nostra presentia constitutus, querimoniam mangnam fecit, sentiens se propter hoc gravari; nos autem volentes in predictis procedere ut iuris est, tenore presentium vobis qua fungimur auctoritate mandamus iniungendo sub excomunicationis pena quatemnus, visis presentibus, ad dictum monasterium personaliter adcedenteris (!) recetto a predictis abbatissa et monialibus corporali iuramento, queratis ab eis si memoratam puellam, tempore litigii quod fuit occasione dicte puelle inter dictum tutorem et dictas abba(ti)ssam et moniales, possederunt et tenuerunt vel eam non dexierunt de lo possidere; resscripturum nobis dictum earumdem et quidquid fecerint in predictis, ut super premissa negotia procedere valemus secundum tramitem retionis. Datum Cinguli XVI agusti pontificatus domini Gregorii pape  X anno tertio.

Dopnus Adcursus plebanus plebis Mathelice interrogavit supradictam dominam abbatissam et fratrem Jacobum syndicum dicti monasterii si puella si puella (!) de qua questio ventilatur, fuit tempore litigii et quo modo dixcessit (!) de ipso monasterio et ubi est nunc. Ad que dicta domina abbassa(!) resspondens dixit quod dicta Venutula fuit in dicto monasterio V die intrante martio prossime preterito et exttiterat (!) per XI mensex (!)  precedentes proximum martium preteritum; interrogata quo modo dixcessit dicta puella de ipso monasterio, dixit quod fecerit eam excedere de consilio fratris Jacobi, plebani plebis Faverii et aliorum sapinet(um) ipsius monasterii. Item interrogata ubi est nunc, dixit quod est in quodam monasterio de ducatu quod vocatur monasterium monasterium (!) Sancte Marie Madalene.

Et ego Bonacosa Benvengnati imperiali auctoritate notarius predictis interfui et de mandato dicti plebani scripsi et plubicavi (!) . . . . .

 

1274.08.18: Istruttoria giudiziaria

Nel nome di Dio. Amen. Nell’anno suo 1274, indizione seconda, a tempo di papa Gregorio X, il giorno 18 agosto, redatto a Matelica, davanti alla porta del monastero di Santa Maria Maddalena di Matelica; presenti il signor Giovanni di Divizia, il signor Ventura di mastro Attone, come testimoni a ciò chiamati. Don Accurso pievano delle pieve di Matelica, in vigore della lettera e per autorità del cappellano del Papa maestro Bernardo arcidiacono narbonense, vicario generale nelle realtà spirituali nella Marca di Ancona, richiese, ammonì e sotto forma di scomunica diede ordine a donna Mattia abbadessa del monastero di Santa Maria Maddalena di Matelica, a frate Giacomo amministratore di tale monastero ed a tutte le monache del luogo di prestar giuramento personale e dire la verità circa le notizie richieste dalla lettera. La badessa e il sindaco, a nome loro e del monastero e di tutto il convento, con voce unanime, fecero appello per il fatto che dicono di voler dire la verità ma senza giuramento e sono pronte a fare il loro possibile affinché la ragazza di cui si parla, entro il quarto giorno, compaia personalmente alla presenza dello stesso vicario papale ed obbedisca ai suoi comandi.

La lettera ha questo contenuto. Maestro Bernardo arcidiacono narbonense, cappellano e vicario generale del Papa nelle realtà spirituali nella Marca Anconetana, nella Massa Trabaria e nella città e diocesi di Urbino, saluta nel Signore don Accurso pievano della pieve matelicese. La vostra minaccia di scomunica contro la badessa e il convento del monastero di Santa Maria Maddalena, nell’occasione che tenevano Venutula di Vitale di cui è tutore Pietro d’Amata di Matelica, era stata da noi sospesa a motivo del fatto che il dare la scomunica non era immediato, ma era posto sotto nostra condizione. Di fatto il tutore della ragazza, avvertendo la gravità incombente, si è presentato a noi per lamentarsi molto. Noi vogliamo procedere in forma giuridica; e d’autorità, con questa lettera, vi facciamo ingiunzione sotto pena di scomunica, affinché, dopo letta la presente, vi rechiate di persona al monastero per interrogare le monache e l’abbadessa che prestino giuramento e dicano in verità se la detta ragazza era stata tenuta in monastero e sotto il dominio dall’abbadessa e dalle monache, al tempo del litigio che il tutore di lei ebbe per tale problema con l’abbadessa e con le monache. Per iscritto dateci informazione su quanto dicono al riguardo affinché noi possiamo procedere seguendo il tramite della ragione. Data a Cingoli il 16 agosto nell’anno terzo del pontificato di papa Gregorio X.

Il pievano matelicese Accurso interrogò la badessa del monastero e frate Giacomo loro amministratore, se la ragazza in argomento fosse stata in monastero all’epoca del detto litigio e come fosse uscita dal monastero e dove al presente si trovasse. La badessa rispose che Venutula era restata in monastero per undici mesi fino al giorno 5 marzo ultimo scorso. Interrogata sul modo come fosse uscita da lì, rispose che l’aveva fatta uscire per consiglio di frate Giacomo, del pievano di Pieve “Faverio” e di altre persone sagge del monastero. Interrogata sul luogo ove si trovasse al presente, rispose che era in un monastero del ducato, monastero chiamato di santa Maria Maddalena.

Scrissi il presente atto io Bonacosa Benvegnati, notaio imperiale, per ordine del pievano e lo pubblicai.

 

1275 febbraio 11

Il vicario pontificio per le realtà spirituali nella Marca anconetana concede al monastero matelicese S.M.M. il privilegio che non si costruista altro oratorio nelle vicinanze di esso.

 

Magister Bernardus archidiaconus narbonensis, domini pape cappellanus, Marchie Anconetane, Masse Trabarie ac civitatis et diocesisis Urbini super spiritualibus vicarius generalis dilectis in Christo sibi  *****(spazio senza nome) abbatisse et conventui monasterii Sancte Marie Magadalene de Matelica camerinensis diocesis salutem in Domino. Exhibita nobis vestra petitio continebat quod cum bone memorie dominus condam Guido camerinensis episcopus vobis indulcxerit(!) ut nullus religionis mon(asterium) aut clau(str)um seu oratorium religios(orum)  . . .(edifi)cari vel contrui possit de novo (foro) . .  . .(=infra) spatium sexaginta cannarum ad cannam iustam comitatus camerinensis a vestro monasterio, misuratarum per aera, confirmare vobis indulceum(!) huiusmodi curaremus, nos igitur petitionem huiusmodi admictentes indul(t)eum ipsum vobis tenore presentium prout rite ac iuste factum est, auctoritate qua fungimur, confirmamus. In cuius rei testimonium presentes licteras vobis exinde fieri fecimus sigilli nostri appensione munitas. Datum aput Montecculum anno Domini MCCLXXV die XI februarii III indictionis, pontificatus domini Gregorii pap(e) decimi anno tertio.

 

1275.02.11: Indulto vescovile per il monastero

Il Maestro Bernardo, arcidiacono narbonense, cappellano del papa e suo vicario generale nelle realtà spirituali della Marca Anconetana, della Massa Trabaria e della città e diocesi di Urbino saluta nel Signore la badessa e le monache, dilette in Cristo, del convento di Matelica, diocesi di Camerino. Nella richiesta da voi presentataci domandate che vi confermiamo l’indulto del defunto predecessore don Guido vescovo camerinese di buona memoria, che non si potesse di nuovo edificare o costruire nessun monastero o chiostro ad uso di religiosi entro lo spazio di sessanta canne secondo la giusta canna del comitato di Camerino, misurate dal vostro monastero in linea d’aria. Noi dunque accettiamo la siffatta richiesta  e in forza della presente lettera vi confermiamo lo stesso indulto richiesto in modo rituale e giusto per l’autorità di cui siamo investiti. A testimonianza di ciò abbiano fatto fare la presente lettera munita con l’appendervi il nostro sigillo.

Dato presso Montecchio nell’anno del Signore 1275 giorno 11 febbraio, indizione terza, anno terzo del pontificato del nostro papa Gregorio X.

 

1278 febbraio 16

Le suore del monastero matelicese di Sant’Agata sottomettono se stesse ed i beni  monastici al monastero e alla badessa Mattia di S.M.M.per avere dignità di vita.

 

In Dei nomine. Amen. Anno Domini MCCLXXVIII indictione VI tempore domini Nicolai pape tertii, die XVI februarii intrantis. Actum in monasterio sive ecclesia Sancte Agathe de Mathelica, presentibus dompno Ventura, magistro Compagnono, Yuano domini Scangni, Bocabreza Barthuli, Petro domini Jacobi et Nepuliono Rainerii, testibus.

Domina Alluminata sive Latina abbatissa seu priorissa loci et sororum Sancte Agathe de Mathelica et soror Benvenuta monialis dicti loci sancte Agathe dederunt, donaverunt, cesserunt et submiserunt se et dictum locum cum bonis, rebus et possessionibus eis pertinentibus, monasterio Sancte Marie Madalene et fratri Jacobo syndico ipsius monasterii, recipienti nomine et vice ipsius monasterii Sancte Marie Madalene de Matelica; et promiserunt ipsi syndico, recipienti pro domina Matthia abbatissa predicti monasterii Sancte Marie Madalene, abedientiam et reverentiam, paupertatem et castitatem et observare regularia  i(n)stituta predicti monasterii et (quod) predicta domina abbatissa possit ponere moniales et sorores in dicto loco Sancte Agathe et removere, cum dicte sorores Sancte Agathe videant et congnoscant se non posse honeste vivere in ipso loco; hoc ideo dederunt et concesserunt dicto monasterio pro redentione peccatorum suorum; et quia ipse frater Jacobus syndicus dicti monasterii Sancte Marie Madale(ne) recepit predictas sorores sub regula dicti monasterii, cum domibus et hedifitiis, plateam et territorium dicti monasterii Sancte Agathe et cum omnibus aliis iuribus et actionibus que ubicumque dictus locus et ipse sorores coniunctim vel divisim habent vel habere possunt modocumque vel causa; reservato sibi Alluminate fructus tenutam et possessionemm et proprietatem unius petie terre posit(e) in dicstrictu (!) Mathelice, in villa Camoiani, iusta dominum Fanteginum et viam; que de ipsa terra ipsa Alluminata in vita et morte, possit facere vel relinquere ad suam voluntatem; dando et concedendo predicto fratri Jacobo syndico dicti monasterii Sancte Marie Madalene, liberam licentiam et plenariam potestatem, auctoritate propria, accipiendi tenutam et possessionem dictarum rerum et de eis fatiendi quicquid eis videbitur, promictentes rata et firma perpetuo habere atque tenere et in nullo contra facere vel venire, aliqua occasione vel exceptione sub obli(gatione) bonorum dicti loci Sancte Agathe.

Ego Bonaventura Benenanti notarius plubicus (!) predictis omnibus interfui et a predictis contrahentibus rogatus ea omnia scripsi et publicavi.

 

1278.02.16: Oblazione del luogo di Sant’Agata

Nel nome di Dio. Amen. Nell’anno del Signore 1278, indizione sesta, al tempo di papa Nicolò III, il giorno 16 febbraio, redatto nel monastero o chiesa di Sant’Agata di Matelica, presenti il signor Ventura, mastro Compagnono, Ivano del signor Scagno, Boccabreza di Bartolo, Pietro del signor Giacomo e Napoliono di Raniero, testimoni a ciò chiamati. Donna Alluminata o Latina badessa o prioressa del luogo e delle suore di Sant’Agata di Matelica e suor Benvenuta monaca di detto luogo di Sant’Agata, dettero, donarono, consegnarono e sottomisero se stesse e il detto luogo con i beni, le cose e i terreni pertinenti, al monastero di Santa Maria Maddalena e a frate Giacomo amministratore di questo monastero, il quale le accoglie a nome e per conto di questo stesso monastero di Santa Maria Maddalena di Matelica. Esse promisero all’amministratore che le riceve, a nome di Mattia  badessa di esso monastero di Santa Maria Maddalena, la loro obbedienza, riverenza, povertà e castità e di osservare le istituzioni della regola di detto monastero. La predetta donna badessa ha il potere di stabilire le dette monache e suore nel detto luogo di Sant’Agata e può rimuoverle, dato il fatto che le stesse suore di Sant’Agata vedono e riconoscono che esse non possono vivere decorosamente nel luogo di Sant’Agata e per questo motivo si donarono e consegnarono al predetto monastero per la redenzione dell’anima e dei loro peccati. Frate Giacomo amministratore del detto monastero di Santa Maria Maddalena accolse le dette suore sotto la regola di esso monastero, con le case, gli edifici, lo spiazzo e le terre del monastero di Sant’Agata e con tutti gli altri diritti, azioni e tutto quello che il luogo loro e le stesse suore, insieme o singolarmente, hanno o possono avere in ogni modo o causa.

Donna Alluminata si riserva la tenuta del fruttato, il possesso e la proprietà di un pezzo di terra posta nel distretto di Matelica, a Villa “Camoiano” a confine con il signor Fantegino e con la via. La stessa Alluminata in vita ed in morte può fare e lasciare questo terrenuccio a sua volontà. Dà e concede a frate Giacomo, amministratore del monastero di Santa Maria Maddalena, libera licenza e pieno potere, di propria autorità di prendere la tenuta ed il possesso delle predette cose di San’Agata, e di fare di queste tutto ciò che vorranno, promettendo di tenere stabile e deciso per sempre e non agire o fare in contrario, in nessun occasione, né eccezione, obbligando in ciò i beni di Sant’Agata.

Io Bonaventura Benenanti pubblico notaio richiesto, fui presente a tutte le cose scritte sopra, ho sottoscritto e pubblicato.

 

(1278 marzo 7 : manca la parte iniziale, il testo è  nella sentenza 13.09.1286)

Le suore del monastero matelicese di Sant’Agata rinunciano ad agire contro il monastero e  la badessa Mattia di S.M.M. annullando  le procure precedenti.

 

. . . . . . . . . . . . . a secundo fossus communis, a terio filii . . . . . . . . . . . . . . . . . . . via cum domibus, edificiis . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .  predictos continentur confines et cum omnibus aliis iuribus et actionibus que ubicumque dictus locus et ipse sorores conciunctim et divisim habent, vel habere possent, modocumque vel causa revocantes su cassantes omnem sindicum seu procuratorem speciliter Salimbene Compagnoni et Sinibaldum Massei pro parte dicti loci et sororum Sancte Agathe contra dictum monaterium Sante Marie Madalene et renuntiantes interlocutorie et interlocutoriis si que usque ad presens tempus late sunt contra dictum monasterium Sante Marie Madalene, pro dicto loco occasione muri et edifitii quod edificabantur in dicto loco et situ contra formam privilegiorum dicti monasterii Sancte Marie Madalene, constituentes se nomine dicti monasterii et dicte domine Mathie possidere predictum territorium et casarenum et domus et edifitia et dederunt licentiam et plenariam potestatem predicte domine Mathie recipienti pro dicto monasterio, auctoritate propria accipiendi possessionem dictorum bonorum et de eisdem fatiendi quod eisdem videbitur, pro(mic)tentes rata et  firma habere perpetuo et dampna et expensas reficere sub obligatione bonorum dicti loci Sancte Agathe et non contra facere vel venire contra predicta vel aliquod predictorum per se (vel) alium, sub dicta  (pena) qua soluta vel non, . . . .  manente contractu.

Et Ego Moricus de Fabriano imperiali auctoritate notarius hiis interfui rogatus scribere subscripsi et publicavi.

 

1278.03.07:  Rinuncia ad una lite

. . . . . . . a confine con il fosso del comune,   . . . con i beni del fu mastro Matteo,con la via  . . . . contenuti entro i confini predetti.

Cedettero inoltre tutti gli altri diritti ed azioni che il loro modo e le dette suore congiuntamente o separatamente hanno, o potrebbero avere in qualunque luogo e motivo. Revocano ogni loro procuratore, amministatore, agente specialmente Salimbene Compagnoni e Sinibaldo Massei per parte di esso luogo e suore di Sant’Agata, in causa contro il monastero di Santa Maria Maddalena. Rinunciano all’interlocutoria e a quanto presentato sino ad oggi contro il monstero di Santa Maria Maddalena, in occasione de muro e dell’edificio che veniva costruito in esso luogo in contrasto con la norma di distanza del privilegio del monastero di Santa Maria Maddalena. Stabiliscono che esse posseggano le predette terre, il casareno, la casa e gli edifici a nome del detto monastero di Santa Maria Maddalena e di donna Mattia. Danno licenza e pieno potere alla stessa donna Mattia ricevente per il detto monastero di prendere possesso di propria autorità di tali beni e di farne quel che volesse. Promettono di mantenere stabile e deciso quest’atto in perpetuo e di rifondere danni e spese, obbligando i beni del loro luogo di Sant’Agata, e di non agire in contrario, né contrastare le cose dette sopra, né alcuna di esse, né direttamente, né tramite altri, sotto la predetta penalità e il contratto rimane stabile, ratificato, sia che la penalità fosse o non fosse pagata.

Io Morico da Fabriano notaio di autorità imperiale, richiesto di scrivere, sottoscrissi e resi pubblico l’atto.

 

1278 luglio 16 e 17

Il procuratore del monastero matelicese S.M.M. e della badessa Mattia interpone appello contro il divieto  dell’uditore capitolare di Camerino ad  unire il suo  monastero con quello di Sant’Agata.

 

In Dei nomine. Amen. Anno eiusdem MCCLXXVIII indictione VI (tempore) domini Nicolai pape tertii, die dominico XVII iulii. Actum fuit . . . . . sive iuxta domum monasterii Sante Marie Magdalene de castro Mathelice. Presentibus dopno Sabbatino Actonis, Jacobo Bonitini et alii testibus. Yuanus domini Scangni syndicus monasterii Sancte Marie Magdalene de castro Mathelice, nomine et vice ipsius monasterii e pro ipso monasterio, sentiens se et dictum monasterium esse gravatum a continentia(!) infrascriptarum licterarum, ab ipsa continentia ipsarum licterarum infrascriptarum et ab omni gravamine sibi et dicto monasterio illato et inferendo, occasione ipsarum licterarum, viva voce appellavit. Quarum licterarum tenor talis est.

Scangnus plebanus (Tole)ntini camerinensis canonicus et vicemgerens domini archidiaconi et capituli maioris ecclesie camerirensis, sorori Mathie abbatisse monasterii Sancte Marie Magdalene de Mathelica  et aliis religiosis monialibus dicti loci, salutem in Domino. (Publice) relatione pandente nobis quod  vos unionem ecclesiarum Sancte Marie supradicti monasterii et Sancte Agate de dicta terra, propria inistis auctoritate  unire et unionem fare(!) de predictis, de quo miramur (cum) hoc ad vos non spectet vel pertineat ullo modo. Quocirca,  vobis et unicuique  (vestrum) presentium serie, auctoritate qua fungimur pro camerinensi ecclesia, precipiendo mandamus (quatenus) in ipsa unione nullatenus procedatis fatienda . . .  vos, cum pertineat ad episcopum camerinensem in sua diocesi maxime usque  ad reditum ipsius episcopi sub excommunicationis pena quam vos et unamquamque vestrum incurrere volumus ipso facto si secus duxitis (!) fatiendum, et si aliquo processistis in statum pristinum reducatis et sub pena ipsius domini episcopi arbitrio auferenda. Alioquin contra vos ut iustum fuerit procedemus. Datum Camerini die XVI iulii intr(ante) iulio, VI (indictione).  Si vero de predictis gravatas asseritis V dies post assegnationem presentium, legitimum syndicum coram nostra presentia trasmictere curetis super predictis a nobis recepturum iustitie complementum.

Ego Junta Albertutii notarius publicus imperialis magestatis auctoritate, huic appellationi presens interfui a dicto Yuano rogatus subscripsi et publicavi.

 

1278.07.17: Appello contro il precetto dell’uditore camerinese

Nel nome di Dio. Amen. Nel suo anno 1278, indizione sesta, a tempo di papa Nicolò III, il giorno 17 luglio, domenica. Redatto presso la casa del monastero di Santa Maria Maddalena del castello di Matelica, mentre sono presenti don Sabbatino di Attone, Giacomo di Benetino e altri testimoni. Ivano del signor Scagno, amministratore del monastero di Santa Maria Maddalena del castello di Matelica, a nome e per conto dello stesso monastero ed a favore del monastero, dichiarando che egli e il monastero si considerano gravati dal contenuto della lettera qui trascritta, a motivo dell’aggravio inflitto e da infliggere a lui e al monastero in l’occasione della stessa lettera, vivamente fecero l’appello. Il contenuto della lettera è questo.

(Don) Scagno pievano di Tolentino, canonico camerinese e vicegerente dell’arcidiacono e del capitolo della chiesa maggiore di Camerino, saluta nel Signore suora Mattia badessa del monastero di santa Maria Maddalena di Matelica e le altre religiose monache di detto luogo. Si ha notizia di pubblica diffusione che voi avete cominciato l’unione della chiesa di santa Maria del sopradetto monastero con quella di Sant’Agata della detta terra, d’autorità propria. Noi siamo meravigliati dell’unione che fate delle predette chiese poiché ciò non spetta a voi, e in nessun modo vi appartiene. Pertanto con l’ordine della presente lettera comandiamo a voi ed a ciascuna di voi, con l’autorità che esercitiamo per la chiesa camerinese, facendo precetto che voi non procediate in nessun modo nel fare la predetta unione, poiché ciò spetta al vescovo camerinese nella sua diocesi, soprattutto in attesa del ritorno dello stesso vescovo, sotto penalità di scomunica immediata che vogliamo comminare a voi ed a ciascuna di voi per lo stesso fatto, se pensate di fare diversamente. Se avete proceduto nel cambiare qualcosa, riportatelo alla precedente situazione. E’ ad arbitrio dello stesso vescovo per togliere la penalità. Diversamente procederemo contro di voi secondo giustizia.

Dato a Camerino il giorno 16 luglio entrante, indizione sesta. Se in verità vi dichiarate gravate dalle cose dette sopra, provvedete a far giungere il vostro amministratore alla nostra presenza affinché riceva da noi il completamento della giustizia riguardo a ciò.

Io  Giunta di Albertuccio notaio pubblico di autorità della imperiale maestà fui presente a questo appello e richiesto dal detto Ivano sottoscrissi e pubblicai.

 

1278 dicembre 2 (riuniti due frammenti in base ai mss. del Vogel)

Il procuratore del monastero matelicese di S.M.M. e della badessa Mattia, concorda la divisione della coeredità di una religiosa con altri.

 

(In) Dei nomine. Amen. Anno eiusdem MCCLXXVIII indictione VI tempore domini Nicolai pape III, die II decembris. Adtum (!) Mhtelice (!) ante monasterium Sante Marie Madalene, presentibus  Mahteo (!) Franconum, Cangno Raynaldi, Martino Pauli et aliis testibus. Frater Andrea(s) syndicus monesterii Sancte Marie Madalene una cum consensu et voluntate abatisse diti (!) monesterii et ipsa abatissa consentiente iure proprio et ad proprium, dedit, cesit (!), concesit adque . . . . Vivono . . . . . . . . . . . terre   . . . . . . . (parte mancante tra il primo e il secondo frammento  macchiato al margine)

. . . quosdam dictus Vivonus abere . . . .  ab Angelutia monaca diti monasterii eredes  Andree magistri Petri Boni pro dote et residuo dotis qual ditus Vivonus tenetur a supra dito magistro Petro Boni et suis eredibus prout ore sua domina Alarica et figlia diti Vivonis et pro residuo dotis quam  pro ea abuit a dito Vivono pro dita domina Alarica et filia diti Vivonis et quam a dita Angelutiia pro sua parte et ereditat(em omnem) abere tenetur, dando ei Vivono liberam licentiam et plenariam potestatem tenute di(t)e terre intrandi, possidendi, feutandi ac retinendi ut sibi aut cui concesserit placuerit . . .  que  ad ditum tempus promitens ditus sindicus et dita aba(ti)ssa (con)sentiente quod dita tera alicui non est obligata . . . . . .  ceduta nec alicui dabitur nec concedetur . . . .  in finem diti tere usui (?) quod si apareret alicui esse data . . . . non concederetur alicui per aliquem diti . . . . . .  ipse sindicus et domina Mahtia abbatissa dicti monasteriii eam in dono conservare et (omne)qu(e) damnum litis et expensas salaria et interesse que (et) quas fecerit vel sustinuerit ditus entor pro predictis ipse sindicus integre reficere et resarcire promisit semper credito suo sacramento sine libelli petitione, renuntians ipse sindicus omnibus ausiliis beneficii decretis et decretorum et aliis iuribus quibus ipse oponere posset coco(!) modo et causa que omnia iam ditus sindicus cum consentia (!) et voluntate dite domine abatisse atendere et oservare promisit dicto Vivono et cui concesserit sub pena II libre ravennat. et anconet. bonorum et ipoteca dicti monasterii, qua pena soluta et non, predicta omnia semper (rata) et firma abere, adque tum promisit et omnia  . . . et suntum reficere etiam perpetuo faciendum.

Et ego Ventura Massei notarius plubicus(!) is omnibus interfui et de  is omnibus a supra ditis rogatus scribere suscripsi et publicavi.

(Nel tergo della pergamena uno scritto nella stessa epoca)

. . . infra hec latera: a II Salimbene Molla (Pa)cis; a III filius Ufredutii ser Belle; a IIII via; presen(tibus) Cangno (Rai)naldi Atonis et (A)ntonium Martini.

 

1278.12.02: Contratto per la spartizione di un’eredità

Nel nome di Dio. Amen. Nel suo anno 1278, indizione sesta, a tempo del papa Nicolò III, il giorno 2 dicembre. Redatto a Matelica davanti al monastero di Santa Maria Maddalena, mentre sono presenti Matteo di Francone, Cagno di Rinaldo, Martino di Paolo e altri testimoni. Frate Andrea amministratore del monastero di Santa Maria Maddalena con il consenso e la volontà dell’abbadessa del detto monastero e la stessa abadessa consensiente di proprio diritto e proprietà, diede, cedette, concesse a Vivono . . . la terra  . . . .( manca una parte tra i due frammenti stralciati) . . . .che il detto Vivono (deve) avere da Angeluccia monaca del detto monastero come erede di Andrea di mastro Pietro Boni per la dote e residuo di dote che il detto Vivono deve avere a voce dal sopradetto mastro Pietro Boni e suoi eredi e  il residuo dotale che  ebbe dal detto Vivono (riguardante) la detta donna Alarica e la figlia di detto Vivone e quanto spettante da Angeluccia per sua parte di eredità ed ogni eredità (che) è tenut(o)  avere. Dà  a Vivono libera licenza e pieno potere di tenuta della terra, entrarvi, possederla, infeudarla, e conservarla come piacerà a lui o a chi vorrà egli darla. L’amministratore predetto con il consenso della badessa promette che questa terra non è vincolata a nessuno e non sarà concessa ad altri, neanche in uso, e qualora apparisse che si concedesse, lo stesso amministatore e la badessa Mattia la conservano in dono e si impegnano a ripagare ogni danno di lite, spese e salari con interesse che il detto compratore farà e sosterrà riguardo a ciò, con impegno solenne, senza bisogno di giuramento scritto. L’amministratore rinuncia ad ogni ausilio di beneficio o decreto o diritto con cui possa agire in contrasto, in qualsiasi modo o causa. L’amministratore con il consenso e la volontà dell’abbadessa promise di mantenere e di osservare quanto sopra per il detto Vivone o altro suo concessionario, sotto penalità di due libbre ravennati od anconetane e sotto ipoteca dei beni di detto monastero. Le cose scritte sopra rimangono sempre stabili,  pagata o non pagata la penalità. E promise di rifondere  la spesa e mantenere tutte queste cose in perpetuo.

Io Ventura Massei notaio pubblico fui presente a tutte queste cose e richiesto di scrivere sottoscrissi e pubblicai.

Nel tergo si indicano alcuni confini di proprietà:

. . .   “fra questi confini, nel secondo lato Salimbene Molla(?) (Pa)ci; nel terzo lato il figlio di Ufredutio di ser Belle; nel quarto lato la via; presenti Cagno di (Ra)inaldo  Attoni e (An)tonio di Martino”.

 

1279 luglio 3

La signora Ricca dona i beni della sua dote, riservandosene a vita l’usufrutto, al monastero e alla badessa Mattia di S.M.M. in modo che li godano dopo la sua morte.

 

In Dei nomine. Amen. Hoc est exemplum rogiti sive protocolli inventi seu existenti in quaternis magistri Mathei dopni Bentevolii condam notarii sub anno domini MCCLXXVIIII indictione VII tempore Nicolai pae III, die III iulii, in ecclesia Sancte Marie Madalene de Mathelica, coram fratrem (!)  Alesandro lectore firmano de ordine Fratrum Predicatorum, fratre Jacobo de Cammerino(!) de eodem ordine, fratre Petro Egidii, fratre Vitale Benve(nu)ti et domino Jacobo de Ugubio, testibus. Cuius tenor talis est, sic incipientis. Domina Ricca filia condam Curtufunni de Pudio, pure, libere, simpliciter inter vivos et inrevocabiliter donavit domine Mathie abbatisse monasterii Sancte Marie Madalene, nomine et vice ipsius monasterii, solenniter et legitime stipulanti, dotem suam que fuit C. librarum ravennat. et anconit. reservato sibi usus fructus in vita sua dicte dotis; in obitu sit ipsius monasterii; dans et cedens eidem omne ius et actionem quod et quam habet in bonis domini Berretilli sui viri, occasione dotis dicte; ponens eamdem in locum suum, fatiens eamdem procuratricem ut in rem suam ut post mortem ipsius possit agere et experiri et repetere dictam dotem adversus dominum Berretillum et eius bona, etcetera; ut ipsa facere posset, etcetera; hoc ideo fecit pro anima sua et pro remedio suorum peccatorum et suorum parentum; et promisit eam donationem non revocare aliqua ingratitudinis causa nec alia quacumque sub pena dupli dotis, etcetera; insuper iuravit ad sancta Dei evangelia predicta habere rata et firma et non venire contra sub pena iam dicta, et damna et suntus cum interesse reficere etcetera.

Et ego Bonacosa Benvengnati notarius publicus ut (vidi) legi et inveni in qua(terno) vel in quaternis magistri Mathei domini Bentevolii condam notarii, ita per ordinem transscripssci (!) et exemplavi, nil addens nec minuens fraudolenter preter puntum vel silabam que instrumentum non falsant, et in plubicam (!) formam redegi, data et concessa michi auctor(itate) de his exemplandis et plubicandis a domino Ugolino domini Leti de civitate Auximi iudice et vicario comunis Mathlice per nobilem virum Jacobellum domini Claudii de civitate predicta nec non de consilio generali et spetiali communis Mathelice sub anno Domini MCCLXXX indictione VIII, Romana sede pastore vacante, die XXVI novembris. Actum Mathelice in trasanna communis, presentibus domino Jacobo plebani, Jacobo Benecase, Juano Jacoboni et Francisco magistri Petri et alii pluribus testibus, etc.

(in calce)

Die XVIIII iulii prodit(um) per fratrem Jacobum coram (vicario) presente fratre (Guille)lmo.

 

1279.07.03: Donazione della dote sponsale

(Copia) Nel nome di Dio. Amen. Copia di un atto notarile presente nei quaderni di mastro Matteo del signor Bentevoglio notaio defunto. L’anno 1279, indizione settima, a tempo di papa Nicolò III, il giorno 3 luglio nella chiesa di Santa Maria Maddalena di Matelica, presenti come testimoni: frate Alessandro lettore fermano dell’ordine dei Predicatori, frate Giacomo da Camerino dello stesso ordine, frate Pietro di Egidio, frate Vitale di Benvenuto, ed il signor Giacomo da Gubbio. Ecco il contenuto. Donna Ricca figlia del fu Curtufonne da “Pudio” fece dono puro, libero e semplice a donna Mattia badessa del monastero di Santa Maria Maddalena, stipulante a nome e per conto ed a favore del monastero, diede la sua dote di cento libbre ravennati od anconetane, con riserva di usufrutto vita natural durante. Dopo la sua morte, l’usufrutto sia riunito al monastero predetto. Dà e concede allo stesso ogni diritto ed azione che ha sui beni del signor Berretillo suo marito, per occasione di dote, e l’abbadessa è resa procuratrice, con diritto di agire dopo la sua morte  per ricercare e ricevere la predetta dote contro il signor Berretillo ed i suoi beni ed abbia potere di fare come per legge. La donatrice fa questo per la sua anima e per il rimedio dei peccati suoi e dei suoi genitori. Promise che questa donazione non sarebbe revocata per nessuna causa d’ingratitudine o in qualsiasi altro modo, sotto penalità del doppio della dote. Inoltre giurò sui santi vangeli di Dio di mantenere stabile e deciso tutto quanto  detto sopra e di non fare azione contraria sotto la penalità già detta e con l’obbligo di ripagare i danni e le spese con interessi.

La copia del presente atto fu fatta dal notaio pubblico Bonacosa Benvegnati per ordine del giudice e vicario del comune di Matelica, il signor Ugolino del Signor Leti della città di Osimo e per ordine di Giacomello del signor Claudio da Osimo, su mandato del consiglio generale e speciale di detto comune, nell’anno 1280 il giorno 26 novembre, in tempo di sede romana vacante, a Matelica, nella “trasanna” del comune mentre erano presenti come testimoni don Giacomo Plebani, Giacomo (di) Benencasa, Ivano di Giacopone e Francesco di mastro Pietro.

(In calce si legge di altra grafia)

Il giorno 19 luglio fu presentato di fronte al vicario da frate Giacomo, alla presenza di frate Guglielmo.

 

1284 giugno 10

Viene nominato il procuratore del monastero matelicese e della badessa Mattia  di S.M.M. per le liti riguardanti i diritti della chiesa di Santa Maria di Vablano.

 

In Dei nomine. Amen. Anno Domini MCCLXXXIIII, indictione XII, tempore domini Martini pape quarti, die X g(i)unii. Adctum (!) Mahtelice(!) in monesterio Sancte Marie Madalene, presentibus Lazano domini Jacobi, Verliutio domini Jacobi, fratre Vitale, fratre Jacobutio et aliis testibus. Domina Hmattia (!) abadissa monesterii Sancte Marie Madalene de Mahtelica una cum consensu et voluntate monacarum et munialium dicti monesterii silicet Cristina, Annese, Andrea, Lucia, Berardesca, Margarita, Isabetta, Catellia(!), Danniella, domina Cristina, Amadeo, Agata, Danniella, Iacobutia, Barbara, Area, Cicilia, Gratiadeo, Jacomella, Hmattiola, Alluminata, Victoria, Filipputia, ipsosque hom(in)es volentes et consensientes, fecit, constituit, sustitut, ordinavit adque creavit fraterm Jacobum de Colle Stefano conversu(m) dicti monesterii presentem et in se susipientem suum et dicti monesterii lecitimum sindicum et procuratorem, attorem, fattorem et nu(n)tium specialem in lite et questione quam dictus monesterius habet et abere experat cum Federico domini Alberti, Adelardutio suo filio, dompno Mahteo dompni Johannis, occasione unius ecclesie de Santa Maria de Vablano et iuribus dicte eclegie (!) et cum Coradutio Bartuli et cum eheredes Raimaldutii (!) domini Alberti et generaliter cum omnibus abentes litem cum dicto monesterio et qui in antea abere potuerunt coram curia domini marchionis, suorumque offitialium et eorum quacumque alia curia et ubicucumque (!) fuerit oportunum ad libellum dandum et recipiendum, litem contestandam de calunnia iurandum in anima dicti monesterii; testes, instrumenta introducendum adprobandum et replicandum, ad fatiendum unum procuratorem vel plures in locum suum, ad terminandum et determinandum et terminum vel terminos recipiendum et ad impetrandum literas vel privilegia, ad apellandum et prosequendum si fuerit oportunum in qualibet curia et expecialiter in curia domini pape et generaliter ad omnia alia agenda, facienda et excerenda que in predictis omni(bus) predittis et colibet predittorum fuerint necessaria et oportunum; promitens dicta abadissa et conventus eiusdem monesterii quidquid per predictum sindicum vel per alium in suo loco ponentem factum fuerit in predictis omni causa preditis et colibet predictorum ratum et firmum abere adque tenere sub pena et ipoteca bonorum et rerum dicti monesterii.

Et ego Ventura Massei notarius plubicus is omnibus interfui et de supradictis omnibus ut supra dictum est rogatus scribere (sub)scripsi et plubicavi.

 

1284.06.10: Procura per la vertenza di S. Maria di Vablano

Nel nome di Dio. Amen. Nell’anno del Signore 1284, indizione dodicesima, a tempo del papa Martino IV, il giorno 10 giugno. Redatto a Matelica nel monastero di Santa Maria Maddalena, presenti Lazano del signor Giacomo, Verliutio del signor Giacomo, frate Vitale, frate Giacomuccio ed altri testimoni. Donna Mattia badessa del monastero di Santa Maria Maddalena di Matelica, con il consenso e la volontà delle monache e religiose del detto monastero, cioè Cristina, Agnese, Andrea, Lucia, Berardesca, Margarita, Isabetta, Cateli(n)a, Daniela, donna Cristina, Amadea, Agata, Daniela, Giacomuccia, Barbara, A(u)rea, Cecilia, Graziadeo, Giacomella, Mattiola, (I)lluminata, Vittoria, Filippuccia, e gli  uomini volenti e consensienti, fece, stabilì, sostituì e creò frate Giacomo da Colle Stefano, converso dello stesso monastero, presente e ricevente, come legittimo amministratore, procuratore, attore, fattore e nunzio speciale di lei e del detto monastero nella lite e questione che il detto monastero ha e pensa di avere con Federico del signor Alberto, con Adelarduccio suo figlio, e con il signor Matteo del signor Giovanni, a motivo dela chiesa di Santa Maria de “Vablano” e per i diritti di questa chiesa e con Corraduccio di Bartulo e con gli eredi di Rainalduccio del signor Alberto e in generale con tutti quelli che hanno lite con il detto monastero o che prima poterono averne, di fronte alla curia del signor marchese, dei suoi officiali e di fronte a qualunque altra curia e dovunque in ogni altro luogo, per dare il libello, per riceverlo, per contestare la lite sull’accusa, per giurare sull’anima del detto monastero, introdurre i testimoni e gli strumenti, per approvare e replicare, per fare uno o più procutaori in sua vece, per terminare e determinare e ricevere il termine o i termini e per impetrare e ricevere  lettere o privilegi, per far appello, per proseguire se sarà opportuno presso qualunque curia e specialmente nella curia del papa e generalmente a fare tutte le altre cose, per fare ed agire in generale per tutte le cose dette e per ciascuna secondo come sarà necessario e opportuno. La badessa e il convento del detto monastero promettono che tutto quello che per mezzo del predetto amministratore o per mezzo di altri in suo luogo, viene posto, fatto, al riguardo delle cose predette e di ciascuna di esse, lo considerano stabilito, deciso e lo mantengono sotto penalità di ipoteca dei beni e delle cose del manstero.

Io Ventura Massei notaio pubblico fui presente a tutte queste cose e richiesto di scrivere tutte le cose sopradette, sottoscrissi e pubblicai.

 

1285 agosto 21

Viene nominato il procuratore del monastero matelicese e della badessa Mattia  di S.M.M. per la causa di spartizione dell’eredità di donna Sibilla.

 

In nomine Domini. Amen. Anno eiusdem MCCLXXXV (foro) . . . tempore domini Honorii pape IIII die XXI mensis augusti, in ecclesia monesterii Sancte Marie Magdalene de Mathelica, presentibus fratre  Rainerio magistri Jacobi Accursi Blance, Vitutio Actolini et Andreolo Yuani domini Scangni testibus de hiis vocatis. Soror Mathia abbatixa (!) monesterii dominarum Sancte Marie Maddalene supradicti, consensu et voluntate omnium infrascriptarum dominarum conventus ipsius monesterii, nemine disdicente, videlicet sororis Annese, sororis Christine, sororis Margarite, sororis Ysabet, sororis Andree, sororis Deutame, sororis Auree, sororis Lucie, sororis Danielis, sororis Berardessce(!), sororis Christiane, sororis Jacomelle, sororis Johanne, sororis Matheole, sororis Victorie, sororis Cathaline, sororis Philippe, sororis Ysaie, sororis Illuminate  . . . /= sororis Amadee, sororis/ Gratiadei, sororis Symonicte, sororis Guiductie et sororis Cecelie, et ipse sorores unanimiter cum ea, fecerunt, constituerunt  ac etiam ordinaverunt fratrem Vitalem, conversum et familiarem ipsius monesterii et Verbutium domini Jacobi de Ugubbio (!) presentes et quemlibet eorum in sollidum, eius et dicti co(nventus) legitimos syndicos, procuratores et nuntios speciales ita tamen quod condictio unius occupantis non sit melior alterius conditione non occupantis, ad promictendum et conpromictendum in fratrem Nicolaum vicarium domini episcopi camerinensi(s) tamquam in arbitrum et arbitratorem et amicabilem compositorem de omni lite, questione et causa vertente vel que verti poxet inter ipsum monesterium ex una parte agentem et respondentem, et Yuanum domini Scangni procuratorem domine Sybilie filie condam domini Rainaldi sue uxoris ex altera, agentem et respondentem et maxime de quinquaginta VII libris ravennat. et anconet. qu(o)s dictus Yuanus intendit  petere a dicto monesterio tamquam procurator dicte sue uxoris et generaliter de omni alia lite, questione et causa que inter eos verti posset usque in diem presentem, (ad) libellum dandum, recipiendum,  litem contestandum, de calupnia iurandum in earum anima et cuiuslibet  (a)lterius generis, sacramentum prestandum, exceptiones opponendum, replicationes et declinationes iuditii positiones faciendum et respondendum positionibus adverse partis, testes et instrumenta inducendum, aperturam testium videndum, allegandum, sententiam audiendum, et constituendum unum vel plures procuratores nomine dicti conventus et ipsorum syndicorum in predictis et quolibet eorumde, et generaliter ad omnia et alia singula facienda et exercenda que conventus ille facere vel exercere poxet sollepniter promictens dicta iam domina abbatissa consensu conventus predicti et ipse conventus michi notario infrascripto nomine et vice cuius interest sollepniter stipulanti, habere ratum et firmum habere atque tenere perpetuo et in nullo contrafacere vel venire occasione aliqua vel exceptione sub ypotheca, pena et obligatione bonorum dicti monesterii, quidquid per dictos syndicos vel procuratores ab eis substitutos vel alteri ipsorum factum vel exercitatum fuerit in premixis et quolibet eorumdem.

Et ego Bonaventura Johannis publicus notarius de predictis omnibus interfui rogatus ea omnia subscripsi et publicavi.

 

1285.08.21: Procura per vertenza dell’eredità di Sibilla

Nel nome del Signore. Amen. Nel suo anno 1285, a tempo di papa Onorio IV, il giorno 21 del mese di agosto, nella chiesa del monastero di Santa Maria Maddalena di Matelica, mentre erano presenti frate Raniero di Mastro Giacomo Accursi Blance; Vitutio di Attolino e Andreolo di Ivano del signor Scagno, come testimoni chiamati a queste cose. Suora Mattia badessa del sopra detto monastero delle donne di santa Maria Maddalena, con il consenso e la volontà di tutte le seguenti donne del convento dello stesso monastero, senza alcun dissenso, cioè suor Agnese, suor Cristina, suor Margherita, suor Isabetta, suor Andrea, suor Diotama, suor Aurea, suor Lucia, suor Daniela, suor Berardesca, suor Cristiana, suor Giacomella, suor Giovanna, suor Mattiola, suor Vittoria, suor Catalina, suor Filippa, suor Isaia, suor Illuminata, suor Amedea, suor Graziadea, suor Simonetta, suor Guiduccia e suor Cecilia, queste suore concordemente con la badessa fecero, stabilirono, ed anche ordinarono frate Vitale converso e familiare dello stesso monastero e Verbutio del signor Giacomo da Gubbio, presenti e ciascuno di loro in solido in modo tale che la condizione di uno solo attivo non sia migliore di quella dell’altro non attivo, come amministratori, procuratori e nunzi speciali di lei e del detto convento, per promettere e fare compromessi verso frate Nicola vicario del vescovo di Camerino come arbitro e persona che deve decidere la composizione amichevole per ogni lite, questione e causa che verte o che potesse vertere tra lo stesso monastero agente e rispondente da una parte, e dall’altra parte Ivano del signor Scagno procuratore di donna Sibilla figlia del defunto signor Rinaldo, sua moglie, come agente e rispondente, soprattutto per 57 libre ravennati ed ancontane che si dice che il detto Ivano intende chiedere al detto monastero in quanto procuratore della detta sua moglie; e generalmene per ogni altra lite, questione e causa che potesse vertere tra essi fino al giorno presente, per dare il libello, riceverlo, contestare la lite, riguardo all’accusa giurare sulla loro anima, prestar giuramento di qualsiasi altro genere, contrapporre eccezioni e repliche e declinare il giudizio, fare opposizioni e rispondere alle posizioni della parte avversa, introdurre testimoni e documenti, vedere la presentazione di testimoni, fare  gli allegati, ascoltare la sentenza, stabilire uno o più procuratori a nome del detto convento e di se stessi amministratori, nelle cose predette e in ciascuna di esse, e generalmente debbono fare tutte le altre e singole cose ed esercitarle come il convento potrebbe fare o esercitare. La già detta donna badessa col consenso del predetto convento e lo stesso convento promettono a me notaio infrascritto, a nome e per conto di chi può esserne interessato, con stipula solenne, che esse considerano stabilito e tengono deciso e lo mantengono in perpetuo e non agiscono in nulla in contrasto in alcuna occasione, o eccezione, sotto l’ipoteca e la penalità e l’obbligazione dei beni di detto monastero, accettando tutto quello che per mezzo dei predetti amministratori e procuratori, o sostituti o altri per loro, viene fatto ed esercitato riguardo alle cose dette sopra e per ciascuna di esse.

Ed io Bonaventura di Giovanni pubblico notaio fui presente alle cose sopradette e rogato per tutto ciò, sottoscrissi e pubblicai.

 

1286 febbraio 28

Il vescovo di Camerino concede indulto per elemosine alle monache di S.M.M. di vita povera. <( Si intuisce il privilegio della povertà di Santa Chiara>

 

Ramboctus miseratione divina Camerinensis episcopus universis Christifidelibus presentes licteras inspecturis salutem in Domino. Si iuxta sententiam sapientis meritorie tempus seminandum disscernimus et metendum seminare debemus in terris, quodam multiplicato fructu recolligere debeamus in celis et licet secundum hoc omnibus indigentibus aperire teneamur visscera caritatis, illis tamen spiritualius et habundantius qui spiritu sponte subbeunt honera paupertatis. Cum igitur dilecte in Christo filie Abbatissa et moniales monasterii Sancte Mariae Madalene de Matelica Camerinensis diocesis que, spretis mundanis inlecebris, elegerunt Domino famulari cum adiectione voluntarie paupertatis, egeant a Christifidelibus sibi pia caritatis subsidia exiberi, universitatem vestram rogamus et ortamur in Domino in remissione vobis peccaminum, iniungentes quatenus eis ad hoc grata caritatis subsidia erogetis ut per subventionem vestram in aliquo subveniatur eisdem et vos per hec et alia bona que Domino spirante feceritis ad eterna possitis felic(itatis) gaudia pervenire. Nos enim cupientes ut ecclesia antedicta que ipsius Beatissime videtur insignita vocabulo congruis honoribus frequentetur, omnibus vere penitentibus et confessis qui ad dictam ecclesiam quolibet die dominico usque ad festum Pascatis Resurrectionis octavam durantem, causa devotionis, accesserint et eis manus porrexerint caritatis de omnipotentis Dei misericordia, beatorum Petri et Pauli apostolorum eis centum dies de iniunta sibi penitentia in Domino misericorditer relaxamus. In cuius rei testimonium et certitudinem pleniorem presentes iuximus nostri sigilli appensione muniri.  Privilegiis autem post dictam octavam Pascatis annuatim presentibus minime valituris. Datum Camerini die ultima februarii sub anno Domini millesimo CCLXXXVI  indictione XIIII

 

1286.02.28: Indulto vescovile per elemosine al monastero

Rambotto per divina misericordia vescovo di Camerino saluta nel Signore tutti i fedeli cristiani che vedranno questa lettera. Se consideriamo, secondo il detto del sapiente, che il tempo deve essere seminato in modo meritorio e raccolto, noi dobbiamo seminare in terra a che si debba raccogliere nei cieli con qualche moltiplicato frutto; e benché, secondo lo stesso, siamo tenuti ad aprire il cuore caritatevole verso tutti i bisognosi, tuttavia ancor più spiritualmente e più abbondantemente siamo tenuti a farlo verso coloro che spontaneamente  e di spirito si sottopongono alla povertà. Pertanto poiché le figlie dilette in Cristo monache e  la badessa del monastero di S. Maria Maddalena di Matelica della diocesi di Camerino, che, nel disprezzo dei piaceri mondani, scelsero di vivere nella comunione familiare con Dio aggiungendo una volontaria povertà,  hanno bisogno che i fedeli cristiani offrano piamente a loro l’aiuto caritatevole, esortiamo e preghiamo tutti voi nel Signore, a remissione dei vostri peccati, disponendo che eroghiate loro allo scopo graditi sussidi caritatevoli in modo che la vostra sovvenzione dia loro un sussidio e voi, a motivo di questa e di altre opere buone che farete ispirati dal Signore, possiate giungere alla gioia eterna della felicità. Noi infatti desideriamo che la predetta chiesa che è insignita del vocabolo della Beatissima, sia frequentata con onori ed a tale scopo rilasciamo per la misericordia di Dio onnipotente e dei beati apostoli Pietro e Paolo, 1’indulgenza di cento giorni sulla penitenza imposta nella confessione a coloro che, veramente pentiti, si recheranno per devozione alla chiesa predetta in qualsiasi domenica sino alla festa di Pasqua inclusa la sua ottava e faranno opere di caritatevole aiuto. A testimonianza e maggior certezza di ciò, abbiamo fatto munire il presente scritto con l’appendervi il nostro sigillo. Annualmente, il privilegio non avrà più efficacia dopo passata la detta ottava di Pasqua.

Data, a Camerino 28(=giorno ultimo) febbraio 1286 indizione quattordicesima.

 

1286 settembre 12

Viene nominato il procuratore del monastero matelicese e della badessa Mattia di S.M.M. per pagare una multa facendo un mutuo  di denaro.

 

In Dei nomine. Amen. Anno eiusdem MCCLXXXVI indictione XIIII tempore domini Honorii pape, die XII intrantis septembris; actum in monasterio dominarum Sancte Marie Madalene de castro Mathelice, presentibus Yacobo Bevenuti de Sefre, Francisco Marclonis et Dominico Petri Fainde, testibus. Domina Macthia abadissa monasterii Sancte Marie Madalene de Mathelica, de consensu, presentia et voluntate Cristine, Annese, Iacobe, Margarite, Catarine, Adlummenate, Danielle, Gratiadeo, Deutame, Lucie, Vectorie, Cicilie Cristiane, Aurie, Jacopucze, Cicilie, Justine, Andree, Ogenia, domine Philippe, Ysaie, Simonecte, Philippucze, Amodee, Mactie, Guiducze, Bevenute, Ysabet, et Sperandee, monialium et sororum dicti monasterii nomine et vice dicti monasterii et conventus eiusdem, fecit, constituit et hordinavit fratrem Jacobum Ugolini presentem et recipientem, suu(m) et dicti monasterii legitimum sindicum, actorem, et procuratorem et nuntium specialem, ad recipiendum pro eis et eorum nomine et nomine et vice monasterii ante dicti et pro ipso monasterio, finem et quietationem et remissionem perpetuo valituram, a reverendo patre domino Rambocto camerinensi episcopo, de condemna(atione) L libris ravennat. et anconetan. facta per ipsum dominum episcopum de dicto monasterio nomine et occasione deguastationis quam ipsum monasterium fecit de monasterio Sacte Agathe et ad  pr(esentan)dum domini Jentili de Muralto vel Mussca(!) Savinelli, ex causa mutui vel depositi L librarum ravennat. et anconet. hinc  ad calendas octubris proxime venturas et ad dictum debitum confitendum coram dicto domino episcopo et ad preceptum de dicta quantitate recipiendum a dicto domino Rambocto camerinensi episcopo et ad supponendum se et ipsas abatissam et sorores excommunicastionis sententie per ipsum ferende contra sindicum, abatissam et sorores et ad supponendum monasterium ecclesiastico interdicto, si de dicta quantitate non saddisfecerint in termino memorato, et generaliter ad omnia et singula fatienda et exsercenda que in predictis et circa predicta viderit oportuna (promictens) quidquid per dictum dominum sindicum factum fuerit in predictis et quolibet predictorum, se ratum habiturum et gratum sub ypoteca et obligatione bonorum et rerum dicti monasterii.

Et ego Acto domini Jacobi notarius publicus rogatus scripsi et publicavi.

 

1286.09.12: Procura per una multa vescovile

Nel nome di Dio. Amen. Nel suo anno 1286, indizione quattordicesima, a tempo di papa Onorio IV, il giorno 12 di settembre entrante; redatto nel monastero delle donne di Santa Maria Maddalena del castello di Matelica, mentre erano presenti Giacomo Bevenuti da Sefro, Francesco Marcloni e Domenico Petri Fainde, come testimoni; donna Mattia badessa del monastero di Santa Maria Maddalena di Matelica, con il consenso, la presenza e la volontà di Cristina, Agnese, Giacoma, Margherita, Catalina, Illuminata, Daniela, Graziadeo, Diotama, Lucia, Vittoria, Cecilia, Cristiana, Aurea, Giacomuccia, Cecilia, Giustina, Andrea, Eugenia, donna Filippa, Isaia, Simonetta, Filippuccia, Amedea, Mattia, Guiduccia, Benvenuta, Isabetta, e Sperandea, monache e suore del detto monastero, a nome e per conto del detto monastero e del suo convento, fece, stabilì e ordinò frate Giacomo Ugolini presente e ricevente come legittimo amministratore, attore e procuratore e nuncio speciale suo e del detto monastero, per ricevere per loro, a loro nome e a nome e per conto del detto monastero ed a favore dello stesso monastero, la conclusione e quietanza e condono validi in perpetuo, dal reverendo padre don Rambotto vescovo camerinese, riguardo alla condanna a cinquanta libbre ravennati e anconetane, fatta dallo stesso vescovo, riguardante il monastero nell’occasione e per la dismissione che lo stesso monastero fece nei riguardi del monastero di Sant’Agata; e per presentare al signor Gentile da Muralto canonico o a Mosca Savinelli, a motivo del mutuo o deposito di cinquanta libre ravennati ed anconetane, da ora al primo ottobre prossimo venturo, e per dichiarare questo debito di fronte al detto vescovo e a ricevere il precetto per detta quantità da detto don Rambotto vescovo camerinese ed a sottoporre sé, le stesse badessa e suore alla (minaccia di) scomunica da parte dello stesso contro il sindaco, la badessa e le suore ed a sottoporre il monastero all’interdetto ecclesiastico, qualora non soddisfacessero a detta quantità entro la ricordata scadenza; in generale a fare ed esercitare tutte e singole le cose che si considereranno opportune riguardo a quanto detto sopra. Promettono che tutto quello che verrà fatto dal predetto amministratore come sopra, lo riterrano  deciso e accettato sotto ipoteca ed obbligazione dei  beni e delle cose del monastero.

Ed io Atto(ne) del signor Giacomo notaio pubblico a richiesta ho scritto e pubblicato.

 

1286 settembre  13

Condono. Il vescovo di Camerino rilascia quietanza ed annulla altra condanna contro le monache del monastero matelicese di S.M.M.

 

In  nomine Domini. Amen. Anno Domini millesimo CCLXXXVI tempore domini Honorii pape quarti, Camerini in cappella palatii episcopatus; actum est die XIII mensis setembris, presentibus domino Gualterio priore Sancti Sebastiani de Camerino, domino Petro priore Sancti Jacobi de Muralto, magistro Ofredutio domine Amate, Corrado Johannis et Coradutio Domestici testibus de hiis vocatis et rogatis; venerabilis pater dominus Ramboctus camerinensis episcopus per se, suosque in posterum successores, nomine et vice camerinensis episcopatus, fecit finem, quietationem et remissionem perpetuo valituram fratri Jacobo Ugolini sindico monesterii Sante Marie Madalene de Mathelica, stipulanti et recipienti vice et nomine dicti monasterii de condepnatione (!) centum . . . /=librarum/ factam de ipso monasterio seu eius sindico Jacoputio domini Finaguerre, nomine et occasione violentie et excessus facti per ipsum monasterium et eius familiares, fautores et coadiutores contra monasterium Sancte Agathe site iuxta fossum Mathelice, prope ipsum monasterium Sancte Marie Madalene, cassando et cancellando idem dominus episcopus omnem condepnationem, sententiam et processum factam et factum contra dictum monasterium et ipsum Jacoputium eius sindicum vel quemcumque alium, nomine dicti monasterii Sancte Marie Madalene, et omnem promissionem ei vel alteri recipienti nomine suo factam de ipsa quantitate vel parte ispius, nomine dicti monasterii, et spetialiter promissionem factam per Jacobutium domini Finaguerre sindicum dicti monasterii, et spetialiter preceptum quod idem Jacobutius recepit de dicta quantitate L librarum solvenda,  scriptum manu magistri Nicolai de Auximo notarius et hoc ideo fecit dictus dominus episcopus pro eo quod habuit et recepit a dicto sindico dante et solvente nomine et vice dicti monasterii Sante Marie Magdalene et conventus eiusdem, et omnium suntorum dicti monasterii in excessu predicto quinquaginta libras ravennanorum et a(n)conetan. bonorum renuntians dictus dominus episcopus exceptioni non habitorum et non receptorum dictorum denariorum occasione predicta et omni iuris et legum auxilio; quam quidem quietationem et refutationem et omnia et singula supra et infra scripta promisit dictus dominus episcopus per se suosque in posterum successores predicto fratri Jacobo sindico dicti monasterii Sancte Marie Magdalene recipienti vice et nomine ipsius monasterii et conventus eiusdem et dicti Iacoputii domini (=dicti) monasterii sindici vel alterius sindici seu fautoris monasterii predicti sub pena dupli dicte quantitatis et obligatione et ypoteca bonorum dicti episcopatus.

Et ego Riccerius notarius publicus et nunc notarius dicti domini episcopi de predictis a dicto domini episcopo rogatus scripsi et publicavi meumque solitum fregium et nomen abposui(!).

 

1286.09.13: Quietanza di multa e condono

Nel nome del Signore. Amen. Nell’anno del Signore 1286, a tempo del papa Onorio IV, a Camerino nella cappella del palazzo dell’episcopato; redatto il giorno 13 del mese di settembre, mentre erano presenti don Gualtiero priore di San Sebastiano di Camerino, don Pietro priore di San Giacomo di Muralto, mastro Offreduccio di donna Amata, Corrado di Giovanni e Corraduccio Domestici, come testimoni a ciò chiamati e richiesti; il venerabile padre don Rambotto vescovo di Camerino per sé ed i suoi successori, a nome e per conto dell’episcopato camerinese, fece la conclusione, la quietanza ed il condono da valere in perpetuo a frate Giacomo Ugolini amministratore del monastero di Santa Maria Maddalena di Matelica, stipulante e ricevente a nome e per conto del detto monastero riguardo alla condanna di cento libbre, fatta dallo stesso monastero o al suo amministratore Iacopuccio del signor Finaguerra, in riferimento e per l’occasione della violenza e dell’esagerazione fatta da parte dello stesso monastero, suoi famigli, fautori e collaboratori, contro il monastero di Sant’Agata sito presso il fosso di Matelica in prossimità dello stesso monastero di Santa Maria Maddalena, cassando e cancellando lo stesso vescovo camerinese ogni condanna, sentenza e processo fatti contro il detto monastero e contro Jacopuccio suo amministratore o chiunque altro, a nome del detto monastero di Santa Maria Maddalena ed ogni promessa, se pure fatta al altra persona rivecente a suo nome, riguardo alla stessa somma o a parte di essa, a nome dello stesso monastero, in particolare la promessa fatta per mezzo di  Giacomuccio del signor Finaguerra, amministratore del detto monastero, inoltre specialmente il precetto che lo stesso Giacomuccio ricevette riguardo alla predetta somma di cinquanta libre da pagare, scritto per mano di mastro Nicola di Osimo notaio; pertanto il detto vescovo così fece per il fatto che ebbe e ricevette dal detto amministratore che ha consegnato e pagato a nome e per conto del detto monastero di Santa Maria Maddalena e del suo convento e di tutti i conti del detto monastero nella  predetta esagerazione, con cinquanta libre ravennati e anconetane.  Il detto vescovo rinuncia all’obiezione di denaro non avuto, non ricevuto, nell’occasione predetta, ed a ogni altro aiuto del diritto e delle leggi.  Il detto vescovo promise per sé e per i suoi successori promise a frate Giacomo, amministratore del detto monastero di Santa Maria Maddalena ricevente per conto ed a nome dello stesso monastero, e del suo convento e di detto Goacomuccio amministratore dell’altro monastero e di ogni altro suo fautore, che la presente quietanza e recusazione e tutte e singole le cose sopra scritte restano valide, sotto penalità del doppio di detta somma e con l’obbligazione e l’ipoteca dei beni del detto episcopato.

Ed io Riccerio notaio pubblico e ora notaio del detto vescovo, richiesto di scrivere le cose dette sopra dal detto vescovo, ho sottoscritto e pubblicato ed ho apposto il mio fregio e il mio nome.

 

1286 settembre 13

Bolla di unione. Il vescovo di Camerino unisce i due monasteri di Sant’Agata e S.M.M. confermando le decisioni prese dalla rispettive monache nel 1278, quand’era  badessa Mattia.

 

Ramboctus miseratione divina camerinensis episcopus, religiosis mulieribus abbatisse et conventui monasterii Sancte Marie Madalene de Mathelica, salutem in Domino. Cum a vobis petitur quod est iustum, tam vigor equitatis quam ordo exigit rationis ut item per solicitudinem nostri offitii ad debitum perducatur effectum. Eapropter, dilecte in Christo, vestris piis subplicationibus inclinati, unionem, obligationem, submissionem, promissionem, dationem seu concessionem factam per priorissam seu abbatissam vel moniales loci Sancte Agathe siti prope Mathelicam, considerata vicinitate et paupertate predicti loci Sancte Agathe, in quo moniales ibidem stantes observare non poterant continentiam regularem, prout in istrumentis inde confectis manu Morici de Fabriano notarii plenius continetur, cuius tenorem ad maiorem certitudinem et firmitatem de verbo ad verbum duximus inserendum.

In  nomine Domini. Amen. Anno eiusdem millesimo ducenteximo septuageximo octavo, indictione sexta, tempore domini Nichole pape tertii, die septima martii, actum Mathelice, in  monasterio  Sancte Marie Madalene presentibus Frederico domini Alberti, donno Accurso plebano plebis Mathelice, Verleutio domini lacobi de Eugubio et domino Finaguerra domini Albricii et Corradutio Bartoli testibus; Jacoputia magistri Gentilis, Amadea, Humilis, Cicilia, Lucia et Angelutia sorores vel moniales ac converse Monasterii sive loci Sancte Agathe de Mathelica, unanimiter et concorditer submiserunt se et eumdem locum cum bonis ad ipsum locum pertinentibus monasterio Sancte Marie Madalene de eadem terra et domine Macthie abbadisse ejusdem monasterii Sancte Marie recipienti nomine ipsius monasterii Sancte Marie et promiserunt ipsi abbatisse predicti monasterii Sancte Marie Madalene obedientiam et reverentiam, paupertatem et castitatem et observare regularia instituta predicti monasterii et quod predicta domina abbatissa possit ponere moniales et sorores in dicto loco Sancte Agathe et removere; cum dicte sorores Sancte Agathe videant et cognoscant se non posse honeste vivere in dicto loco Sancte Agathe in quo morantur, cum sit contra formam privilegiorum Sancte Marie Madalene et cum non possint in dicto loco Sancte Agathe regulariter vivere, dederunt et concesserunt pro redemptione peccatorum suorum dicte domine Mathie abbatisse ibidem presenti et recipienti nomine et vice dicti monasterii Sancte Marie Madalene et conventus ejusdem, plateam et territorium prope Castrum Mathelice, a primo(1) via, a secundo fossus Communis, a tertio filii quondam magistri Mathei et a quarto via, cum domibus, edificiis et cum omnibus et singulis que infra predictos continentur confines et cum omnibus aliis juribus et actionibus que ubicumque dictus locus et ipse sorores coniunctim vel divisim habent vel habere possent modocumque vel causa,   revocantes   seu cassantes omnem sindicum seu procuratorem et specialiter Salimbene Compagnionis et Sinibaldum   Massei   pro parte dicti loci et sororum Sancte Agathe factum(2) contra dictum monasterium Sancte Marie Madalene, et renuntiantes interlocutorie et interlocutoriis, si que usque ad presens tempus late sunt contra   dictum   monasterium Sancte Marie Madalene, (3) occasione muri et edifìtii quod edificabatur in dicto loco (et) scitu contra formam privilegiorum dicti monasterii Sancte Marie Madalene, constituentes se nomine dicti monasterii et dicte domine Mathie possidere predictum territorium et casarenum et domus et edifitia; et dederunt licentiam et plenariam potestatem predicte domine Mathie recipienti pro dicto monasterio auctoritate propria accipiendi possessionem dictorum bonorum et de heisdem(4) faciendi quod eis(5) videbitur, promittentes rata et firma habere perpetuo et damna(6) et expensas reficere sub obligatione bonorum dicti loci Sancte Agathe et non contrafacere vel venire contra predicta vel aliquod predictorum per se vel alium sub dicta pena, qua soluta vel non, rato manente contractu. Et ego Moricus de Fabriano, imperiali auctoritate notarius, hiis interfui, rogatus scribere scripsi et publicavi.

Quam submissionem, dationem, concessionem, promissionem et unionem et omnem aliam per abbatissam seu priorissam dicti loci  Sancte Agathe vel moniales loci ejusdem abbatisse seu sindico dicti monasterii Sancte Marie Madalene factam, prout reperitur manu dicti magistri Morici de Fabriano, ex certa scentia confirmamus, et si quis in dicta unione, submissione, datione, seu concessione reperitur defectus, nostra ordinaria auctoritate subplemus et loca predicta unimus.

Nulli ergo omnino hominum liceat hanc paginam nostre unionis et confirmationis infringere vel ei auso temerario contraire. Si quis autem hoc adtentare presunserit, indignationem omnipotentis Dei, et Beate Marie Virginis et beatorum Apostolorum Petri et Pauli et sanctorum Venantii martyris et Ansoini confessoris se noverit incursurum; in cujus rei testimonium et certitudinem pleniorem presentes licteras per Riccerium notarium nostrum scribi et publicari mandavimus et nostri sigilli appensione muniri. Actum et datum Camerini in cappella palatii episcopatus sub annis Domini MCCLXXXVI, Inditione XIIII, tempore Dni Honorii pape quarti, die XIII mensis setembris, presentibus donno Petro priore Sancti Iacobi de Muralto, donno Gualterio priore Sancti Sebastiani, magistro Ofredutio Notario, Corrado lohannutii, et Corrado Domestici, testibus de hiis vocatis et rogatis. Et ego Riccerius de Camerino notarius publicus, ac nunc notarius dicti domini episcopi, predictis omnibus presens interfui et a dicto domino episcopo rogatus et ejus auctoritate, scripsi ac publicavi, meumque solitum signum  ac nomem abposui.

Note di confronto tral la copia 1286 e il frammento 1278: (1) Vedi 1278: parole di inizio del frammento; (2) manca “factum” nel frammento; (3) il frammento aggiunge pro dicto loco; (4) nel frammento senza “h”; (5) nel frammento eisdem; (6) nel frammento dampna

 

1286.09.13: Bolla vescovile di unione di due monasteri

Rambotto, per divina misericordia, vescovo di Camerino, saluta nel Signore le religiose donne, badessa e convento del monastero di Santa Maria Maddalena di Matelica. Di fronte alla richiesta da voi giustamente presentataci, tanto la forza dell’equità, quanto l’ordine razionale esigono che ciò giunga al dovuto effetto con la nostra sollecitudine. Pertanto, o dilette in Cristo, confermiamo l’unione, l’obbligazione, la sottomissione, la promessa, la donazione o cessione fatta ad opera della prioressa o badessa e monache del luogo di Sant’Agata sito presso Matelica, dopo aver considerato la vicinanza e la povertà del predetto luogo di Sant’Agata, in cui le monache ivi dimoranti non potevano osservare la regolare continenza, come risulta più chiaramente dal documento redatto dal notaio Morico da Fabriano il cui contenuto viene qui inserito parola per parola a motivo della maggiore certezza e stabilità.

( QUI IL TESTO DEL DOCUMENTO 7 MARZO 1278 = vedilo  a questa data)

Conosciamo con pienezza di scienza la sottomissione, la donazione, la cessione, la promessa, l’unione e ogni altro impegno verso la badessa ed verso l’amministratore del detto monastero, nell’atto scritto da mastro Morico da Fabriano, deciso dalle monache del detto luogo di Sant’Agata e confermiamo tutto; e se in tale atto si trovasse qualche difetto, suppliamo con la nostra ordinaria autorità e uniamo i predetti luoghi delle religiose.

Non sia lecito a nessuna persona violare questo nostro atto di unione e di conferma, né contrastarlo con temerario ardire. Se qualcuno userà la presunzione di tentarlo, sappia che incorre nell’indignazione dell’onnipotente Dio, della beata Vergine Maria, dei beati apostoli Pietro e Paolo, dei santi Venanzo martire ed Ansovino confessore.

Su nostro ordine il notaio Riccerio, nostro redattore, scrive e rende pubblica la presente lettera e la consolida con l’apporvi il nostro sigillo per maggior fede e certezza. Redatto e dato a Camerino, nella cappella del palazzo dell’episcopato, nell’anno del Signore 1286, indizione XIV, a tempo del papa Onorio quarto, il giorno 13 settembre, alla presenza di don Pietro priore di San Giacomo di Muralto, don Gualtiero priore di San Sebastiano, mastro Offreduccio notaio, Corrado di Giovannuccio e Corrado di Domestico, testimoni chiamati per l’atto.

Ed io Riccerio da Camerino, pubblico notaio, ora notario del detto vescovo, presente a tutto ciò, su richiesta del vescovo, scrissi per sua autorità, sottoscrissi e pubblicai l’atto in cui apposi il mio sigillo consueto ed il mio nome.

 

1286 novembre 20

Viene nominato il procuratore del monastero matelicese e della badessa Mattia di S.M.M. per prorogare il pagamento del residuo di una multa.

 

In Dei nomine. Amen. In anno Domini millesimo CCLXXXVI indictione XIIII tempore domini Honorii pape IIII die XX mensis novembris, actum in monasterio Sancte Marie Maddalene(!) de Matelica, presentibus Albrico Jacobi Bruti, Matheo molenario, et Iohanne de Fulgineo testibus ad hec et de hiis vocatis et rogatis; domina Mathia abbatissa monasterii Sancte Marie Maddalene de Matelica, cum consensu et voluntate vel consenso et presentia et voluntate Cristine, Annese, Jacobe, Margarite, Catarine, Allumminate (!), Danielle, Gratiadee, Deutame, Lucie, Vectorie, Cicilie, Christiane, Aurie, Jacoputie, Cicilie, Justine, Andree, Eugenie, domine Philippe, Isaie, Simonette, Philipputie, Amadee, Mathie, Guidutie, Benvenute, Isabette et Sperandee monialium et sororum vel consororum dicti minasterii, nomine ac vice dicti monasterii et capituli et conventus ibidem more solito congregati, eiusdem ipsum capitulum totum et conventus fecit ac constituit et ordinavit vel ordinaverunt, fecerunt et constituerunt concorditer dompnum Erricum Guarnerii presentem et recipientem suum vel earum et dicti monasterii legitimum sindicum actorem et procuratorem et nunctium spetialem ad presentandum se et comparendum pro eis et eorum nomine et vice dicti monasterii et pro ipso monasterio et conventu eiusdem coram reverendo viro et patre domino Rambocto camerinensi episcopo ad petendum et recipiendum ac postulandum terminum solvendi XIII libras ravennates et anconetanas quas solvere debent et dare tenentur pro residuo debiti et condem(natio)nis L libras ravennates et anconetanas facta per ispum dominum episcopum de dicto monasterio et contra dictum monasterium nomine et occasione deguastationis monasterii Sanche Agathe facte per ipsum monasterium Sancte Marie predictum in festo proxime venturo Sancti Andree in longiorem terminum et ipsum terminum prorogari ad sensum et voluntatem ac mandatum ipsius domini episcopi et ad (confitendum) et promictendum solvere ipsum debitum in termino per eundem dominum episcopum statuendum tam domino Gentili de Muralto quam Musce Savinelli quibus solvere promiserant sindicus ipsius monasterii Sancte predicte Marie vel alteri sicut fuerit oportunum et placuerit ipsi domini episcopo alias creditoribus prelibatis ex causa depositit vel mutui  et ad subpondendum se et dictam abbatissam et consorores excommunicationi sententie per ipsum ferende contra sindicum, abbatissam et sorores et ad subponendum monasterium prelibatum ecclesiastico interdicto si dictam quantitatem non solveret vel non solvet in termino prelibato et ad quietationem, finem, liberationem et absolutionem perpetue valituram recipiendum et ad omnia et singula fatiendum et exercendum que in predictis et circa et extra predicta et infra predicita seu occasione eorum generaliter et specialiter que viderit expedire et fuerit oportuna promittens vel promittentes mihi notario infrascripto pro omnibus quorum interest vel intererint sollepniter stipulanti quicquid per dictum sindicum factum fuerit et promissum in predictis et circa et extra et infra predicta et quelibet predictorum et occasione eorum se ratum et firmum habere sub hipothecha rerum et bonorum dicti monasterii.

Et ego Salinbene domini Sinibaldi publicus notarius predictis omnibus interfui rogatus ut supra legitur scripsi et publicavi.

( Aggiunto in calce) Fiat instrumentum de punto ad puntum secundum instrumentum scriptum manu magistri Voti mutato nomine domini Gentilis  etiam Dominico Francisci.

 

1286.11.20: Procura per il residuo di una multa

Nel nome di Dio. Amen. Nell’anno del Signore 1286, indizione quattordicesima, a tempo del papa Onorio IV, il giorno 20 del mese di novembre, redatto nel monastero di Santa Maria Maddalena di Matelica, mentre erano presenti Albrico di Giacomo Bruti, Matteo mugnaio e Giovanni da Foligno, come testimoni per questo e su questo chiamati e richiesti; Donna Mattia badessa del monastero di Santa Maria Maddalena di Matelica con il consenso e la volontà o con il consenso, la presenza e la volontà di Cristina, Agnese, Giacoma, Margherita, Caterina, Illuminata, Daniela, Graziadea, Diotama, Lucia, Vittoria, Cecilia, Cristiana, Aurea, Giacomuccia, Cecilia, Giustina, Andrea, Eugenia, donna Filippa, Isaia, Simonetta, Filippuccia, Amedea, Mattia, Guiduccia, Benvenuta, Isabetta e Sperandea, monache e suore o consorelle del detto monastero, a nome e per  conto del detto monastero e del capitolo e del convento riunito ivi al modo solito,  tutto lo stesso suo capitolo ed il convento fece, stabilì ed ordinò od ordinarono, fecero e stabilirono concordemente il signor Enrico di Guarnerio presente e ricevente, come legittimo amministratore, attore e procuratore e nunzio speciale suo, di esse e del detto monastero, a presentarsi e comparire per esse e a loro nome e per conto del detto monastero e a favore dello stesso monastero e del suo convento, di fronte al reverendo uomo e padre don Rambotto vescovo camerinese, per chiedere e ricevere e presentar domanda di un termine (di scadenza) per pagare 14 libre ravennati e anconetane che debbono pagare e sono tenute a dare per il residuo del debito e della condamma di 50 libre ravennate e anconetane, fatta dallo stesso vescovo riguardo al detto monastero e contro detto monastero, per motivo e in occasione della dismissione del monastero di Sant’Agata, fatta da parte dello stesso monastero predetto di Santa Maria;  in un termine (di scadenza) nella festa di sant’Andrea, o più lontano e prorogare il termine a disposizione, volontà, ed ordine dello stesso vescovo, ed a dichiarare e promettere di pagare lo stesso debito, entro il termine che dovrà esser stabilito dallo stesso vescovo  tanto per il signor Gentile di Muralto, quanto per Mosca Savinelli, come l’amministratore dello stesso monastero della detta Santa Maria o altro aveva promesso di pagare e come sarà opportuno e piacerà allo stesso vescovo o diversamente per i creditori scelti a causa del deposito o mutuo, ed a sottoporre se stesso, la detta abbadessa e le consorelle alla ‘minaccia’ di sentenza di scomunica per la cosa stessa, da fare contro l’amministratore, la badessa, e suore, e a sottoporre il monastero all’interdetto ecclesiastico, qualora non pagassero o non pagheranno nel termine scelto, ed a ricevere la quietanza, la conclusione, la liberazioe e l’assoluzione che avranno valore perpetuo, ed a dover fare  ed esercitare tutte quelle e singole che riguardo a quanto detto, anche al di fuori ed in occasione di ciò, in generale ed in particolare, considererà da fare e sarà opportuno. Promettono a me notaio sottoscritto, stipulante solennemente per tutti quelli che sono o saranno interessati, tutto ciò che verrà fatto e promesso dallo stesso amministratore nelle cose dette prima, riguardo ad esse, dentro e fuori di esse e di ciascuna ed in occasione di esse, lo considerano deciso e stabile, sotto ipoteca delle cose e dei beni del detto monastero.

Ed io Salimbene del signor Sinibaldo pubblico notaio fui presente a tutte queste cose e, come sopra sopra si legge, scrissi e pubblicai.

(di altra mano aggiunta coeva) Si faccia l’istrumento puntualmente scritto per mano di mastro Voto, cambiando il nome del signor Gentile, anche a Domenico di Francesco.

 

1287 settembre 26

Viene nominato il procuratore del monastero matelicese e della badessa Mattia di S.M.M. per presentare appello contro i frati agostiniani riguardo ai beni del signor Matteo

 

In Dei nomine. Amen. Anno eiusdem MCCLXXXVII indictione XV Romana Ecclesia vacante pastore, die XXVI septembris, actum Mathelice in monasterio Sancte Marie Madalene presentibus magistro Percivalo olim de Cesena, Janne eius filio et Ver(luti)o domini Jacobi, testibus de hiis vocatis et rogatis. Congregato capitulo monasterii Sancte Marie Madalene de castro Mathelice, camerinensis diocesis; in quo quidem capitulo domina Mathelda abbatissa dominarum supradicti monasterii una cum expresso consensu et voluntate  omnium suarum consororum in dicto monasterio existentium, scilicet Annese, Margarite, Isabecte, Cristine, Danielis, Lucie, Andre, Cataline, Deutame, domine Christiane, Jacobutie, Johanne, Macthiole, Victorie, Isaie, Alluminate et aliarum monialium et sororum in dicto monasterio existentium et ipse sorores omnes unanimiter et concorditer fecerunt, constituerunt et ordinaverunt dompnum Erricum de Sancto Severino et fratrem Jacobutium conversum dicti  . . . . /=monasterii/ earum et dicti monasterii legitimos sindicos et procuratores, actores et defensores et nuntios spetiales ad presentandum se pro eis et ipsarum nomine et vice dicti monasterii et conventus eiusdem coram venerabili patre domino Rambocto camerinensi episcopo eiusque curia coram iudice spirituali in Marchia pro romana et coram iudicibus generalibus dicte Ecclesie temporalibus et coram quoque alio iudice competenti spetialiter et generaliter tam temporali quam spirituali pro causis, litibus et questionibus quas ipse domine et dictum monasterium habent et habere sperant cum fratribus Sancti Augustini, occasione bonorum domini Mathei domini Sinibaldi, cum dompno Vitaliano Albricitii, occasione dictorum bonorum dicti domini Mathei eorumque procuratoribus spetialiter et generaliter cum omnibus aliis hominibus et personis ubique locorum cum quibus predicta domina abbatissa et dicte domine et monasterium supradictum litem et questionem haberent vel habeant in antea ex quacumque de causa ad agendum et defendendum, ad libellum dacendum(!) et recipiendum, terminum et terminos ponendum, litem et lites contestandum, de calunnia iurandum, testes et probationes et instrumenta introducendum, testes et probationes averse partis audiendum et re(spon)dendum, exceptiones et replicationes opponendum, ad comunicandum et compromictendum, quietandum et remictendum, de calunia iurandum in anima predictarum dominarum et ad excusandum se ipsas, ipsarum dominarum et nomine dicti monasterii ab accusis et denuntiationibus factis et fatiendis dictis dominabus vel alicui ipsarum et dicto monasterio vel alicui pro dicto monaterio et dacendum fideiussionem et ad promictendum ipsos et quemlibet ipsorum conservandum indempnes sub dicta pena bonorum dicti monasterii, sententiam sive sententias audiendum, appellandum et prosequendum si opus fuerit, et generaliter ad omnia alia et singula fatienda et exercenda que in predictis, circa et extra predicta et quolibet predictorum necessaria vel utilia fuerint et dictis sindicis et procuratoribus facere et exercere videbuntur et placebit et que merita causarum requirunt solleniter promictentes predicta domia abbatissa et predicte sorores nomine et vice dicti monasterii et conventus eiusdem se se(!) ratum et firmum habere et tenere quidquid per predictos sindicos et procuratores vel alterum ipsorum factum et dictum fuerit in predictis circa et extra predicta et quolibet predictorum tum sub ypoteca et obligatione bonorum et rerum dicti monasterii volendo ipsos et quemlibet ipsorum reservare ab honere satidationis promiserunt mihi notario infrascripto pro eis quorum intererit sollenniter stipula(nti) de iuditio sisti et iudicatum solvendum.

Et ego Leva Boneiunte de Mathelica notarius predictis omnibus interfui rogatus supra scripta omnia subscripsi et publicavi.

 

1287.09.26: Procura per appello sui beni del signor Matteo

Nel nome di Dio. Amen. Nel suo anno 1287, indizione quindicesima, in tempo di sede romana vacante del pastore, il giorno 26 settembre, redatto a Matelica, nel monastero di Santa Maria Maddalena, mentre erano presenti mastro Percivalo un tempo da Cesena, Giovanno suo figlio e Ver(l)utio del signor Giacomo, come testimoni  richiesti ed a ciò chiamati. Quando si è riunito il capitolo del monastero di Santa Maria Maddalena del castello di Matelica, diocesi di Camerino,  donna Mattia badessa delle donne del detto monastero, con l’espresso consenso e la volontà di tutte le sue consorelle esistenti in detto monastero, cioè Agnese, Margarita, Isabetta, Cristina, Daniela, Lucia, Andrea, Cat(erina), Deutama, donna Cristiana, Jacobuccia, Giovanna, Mattiola, Vittoria, Isaia, (I)lluminata e delle altre monache e suore esistenti in detto monastero, e le stesse suore concordemente a voce unanime fecero, stabilirono ed ordinarono don Enrico da San Severino e frate Giacomuccio converso del detto monastero, come legittimi amministratori, sindaci e procuratori, attori e difensori e nunzi speciali loro e del detto monastero, per presentarsi per esse e a nome delle stesse e a nome e per conto del detto monastero e del suo convento, di fronte al venerabile padre don Rambotto vescovo di Camerino ed alla sua curia, di fronte al giudice spirituale della Marca per la Chiesa romana e di fronte ai giudici generali della detta Chiesa e temporali (cioè per beni materiali) e di fronte a qualsiasi altro giudice competente, in modo speciale e generale sia spirituale che temporale, per le cause, liti e questioni che le stesse donne e il loro monastero hanno o pensano avere con i Frati di Sant’Agostino, ad occasione dei beni del signor Matteo del signor Sinibaldo, con don Vitaliano di Albricuccio, ad occasione dei beni del detto signor Matteo e dei suoi procuratori in modo speciale e generale con tutti gli altri uomini e persone in ogni luogo con i quali la stessa donna badessa e le dette donne e il sopra detto monastero avessero lite e questione o ne avranno poi per qualunque causa, per agire e difendere, dare e ricevere il libello, ricevere un termine e porre termini, contestare la lite e le liti, giurare riguardo alla calunnia, introdurre testimoni, prove e strumenti, ascoltare i testimoni e le prove della parte avversa e rispondere , opporre eccezioni e repliche, per comunicare e far compromessi, far quietanza e remissione, giurare circa la calunnia sull’anima delle donne (monache) dette e a nome dello stesso monastero dalle accuse e denunce fatte e da fare alle dette donne e a qualcuna di esse e al detto monastero o a qualcuno per esso monastero, e a dare fideussione, a fare compromessi, a mantenerli sotto la già detta pena dei beni del monastero, ad ascoltare la sentenza o le sentenze, a fare appello e proseguire, se fosse necessario, e generalmente a dover fare ed esercitare tutte e singole le cose  che per quanto detto sopra, e fuori di ciò e qualsiasi cosa, saranno necessarie o utili come i detti amministratori e procuratori vedranno e vorranno e che sono richieste nel merito delle cause. La badessa e le suore prima dette a nome e per conto del detto monastero e del suo convento  promettono solennemente che considerano deciso e stabile e  mantengono tutto ciò che gli amministratori e procuratori, o uno di loro, faranno e diranno riguardo delle cose dette sopra ed a ciascuna di esse, sotto ipoteca e obbligazione dei beni e delle cose del detto monastero e vogliono che essi e ciascuno di essi sia esente dall’onere di soddisfare e promisero, a me notaio sottoscritto stipulante solennemente per esse e per quanti sono interessati, che si asterranno dal giudizio e che adempiranno le cose giudicate.

Ed io Leva Bonagiunta di Matelica, notaio, fui presente a tutte le cose predette e richiesto riguardo a tutte le cose scritte sottoscrissi e pubblicai.

 

1287 dicembre 10

Viene nominato il procuratore del monastero matelicese e della badessa di S.M.M. per una causa riguarante i beni di suor Francesca Bulgarelli.

 

In Dei nomine. Amen. Anno eiusdem millesimo CCLXXXVII indictione XV romana Ecclesia pastore vacante die X intrentis decembris; actum in castro Mathelice in ecclesia Sancte Marie Madalene de Mathelica, Jacobutio Accursi Altemilie ma(gistro) . . . nallo . . .rfo(lin)o et fratre Vitale, testibus ad haec vocatis e t rogatis; congregato capitulo monesterii dominarum Sancte Marie Madalene de dicto castro, una cum expresso consensu et voluntate omnium suarum consororum et fratrium(!) et conversorum (in dicto) capitulo existentium, silicet Iustine, Agnese, (Margarite), Andree, Cataline, Deutame, Ysabet, Lucie, (Daniele), domine Crestine, Alluminate, et Iacubutie, Amadei, Philipputie, Agate, Scicil(i)e, Iustine, Guidutie, monalium dicti monesterii et conversorum et familiarium eiusdem monesterii et ominum aliarum monialium et sororum in dicto monesterio existentium et ipse sorores omnes et confratres supradicti monesterii unanimiter et concorditer fecerunt, constituerunt, ordinaverunt et creaverunt fratrem Iacobum domini Scamnis et fratre Iacobutium, conversos dicti monesterii, presentes, et Anibali (domini) Scangni de Cammereno(!) absentem earum et supra dicti monesterii sindicos legitimos, actores et defensores, procuratores et nunctios (spetiales) et quam melius de iure censeri possunt, ad representandum se, pro eis et eorum nomine et nomine et vice dicti monesterii et conventus eiusdem, coram reverendissimo viro et domino Ranbocto episcopo Camerinensi eiusque Curia et auditore et vicario ipsius dicti episcopi et genereliter coram quolibet alio iudice tam temporali quam spirituali in causa seu causis quam et quas dictum monesterium et ipse sorores habent et habere possent e habere sperant cum sorore Francesca filia condam domini Burgarelli vel cum eius procuratore, actore, factore et qualibet alia persona tam temporali quam spirituali, ad respondendum prefate Francess(c)e vel suo procuratori et omnibus aliis presonis temporaliter et spiritualiter coram supra venerabili patre domino Rambocto eiusque curia tam temporalibus quam spiritualibus tam ecclesiasticis quam seculariis, tam civilibus quam criminalibus, ad libellum dandum et recipiendum, termino seu terminis ponendum et recipiendum et ordinandum et prorogandum litem seu lites contestandum, de calumpnia respondendum seu de veritate dicendum, exceptionibus opponendum, positiones faciendum et positionibus adverse partis respondendum, testes et instrumenta et iura dicti monesterii introducendum, iuramenta adverse partis videndum, haudiendum et reprobandum si opus fuerit, protestandum, fatiendum, suffectos dandum . . . . /=sententiam/   seu sententias dandum, audiendum et recusandum, ad appellandum a quolibet alio gravamine ipsi monesterio illa(to) vel inferendo vel sibi sindico nomine dicti monesterii et ad (omnem) appellationem prosequendum et commictendum, impetrandum et contra(dicendum) et generaliter ad omnia alia fatiendum et singula ex(ercendum) que in predictis et circa predicta et quo(d)libet predictorum necessaria fuerint, oportuna et que merita causarum dessiderant et requirunt, et que ipsa domina abbatissa, capitulum et conventum ipsius et predicte sorores et conversi nomine dicti monesterii facere et exercere possent, sollepniter promictentes prefata abbadissa et predicte sorores et fratres nomine et vice ipsius monesterii et conventus eius, omne se ratum et firmum habere adque tenere quidquid per dictos sindicos vel procuratores factum fuerit de predictis et quolibet predictorum sub ypoteca et obligatione bonorum et rerum predicti monesterii.

Et ego Thomas Scangni notarius publicus predictis omnibus interfui ut supra legitur rogatus scripsi et publicavi.

 

1287.12.10: Procura per una vertenza sui beni di suora Francesca

Nel nome di Dio. Amen. Nel suo anno 1287, indizione quindicesima, quando la Chiesa romana era vacante del pastore, il giorno 10 del mese di dicembre entrante; redatto nel castello di Matelica nella chiesa di Santa Maria Maddalena di Matelica, alla presenza dei testimoni richiesti ed a ciò chiamati, Giacomuccio di Accursio Altemelie; mastro (Ra)nallo, (Pe)rfolino(?) e frate Vitale; dopo riunito il capitolo del monastero delle donne di Santa Maria Maddalena del detto castello, insieme con l’epresso consenso e con la volontà di tutte le sue consorelle e dei frati e dei conversi esistenti nel detto capitolo, cioè Giustina, Agnese, Margherita, Andrea, Catalina, Diotama, Isabetta, Lucia, Daniela, donna Cristina, (I)lluminata, Giacomuccia, Amedea, Filippuccia, Agata, Cecilia (Sicilia), Giustina, Guiduccia, monache del detto monastero ed i conversi e famigli del detto monastero e di tutte le altre monache e suore esistenti in detto monastero e le stesse sorelle tutte e frati del sopradetto monastero, in modo unanime e concorde, fecero, stabilirono, ordinarono e crearono i presenti frate Giacomo del Signor Scanno e frate Giacomuccio conversi del detto monastero, ed Annibale del signor Scanno da Camerino assente, come legittimi amministratori, attori e difensori, procuratori e nunzi speciali e come meglio si comprende secondo il diritto, per presentarsi per loro ed a loro nome e per conto del detto monastero al signor don Rambotto vescovo di Camerino ed alla sua curia e al vicario uditore dello stesso vescovo e in generale di fronte a qualunque altro giudice sia temporale che spirituale, nella causa o nelle cause che il detto monastero e le stesse suore hanno e pensano di avere con suora Francesca figlia del defunto signor Bulgarello o con il procuratore, attore, fattore di lei e qualunque altra personalità tanto temporale che spirituale, per rispondere alla predetta Francesca o al suo procuratore e a tutte le altre persone e cose temporali e spirituali, ecclesiastiche e secolari, civili e penali, a dare il libello e riceverlo, e stabilire il termine o le scadenze, a ricevere, ordinare e prorogare, a contestare la lite o le liti, a rispondere di calunnia o dover dire la verità, ad opporre eccezioni, far posizioni e rispondere alle posizioni della parte avversa, ad introdurre testimoni, documenti e diritti del detto monastero, ad udire i giuramenti della parte avversa e rifitare, se sarà necessario, a protestare, agire, dare le deliberazioni o sentenze, ascoltare e recusare, fare appello per ogni impegno gravoso dato o da dare al detto monastero o allo stesso amministratore a nome del detto monastero, ed a proseguire ogni appello, a dar commissione, richiedere, obiettare e generalmente a dover fare ed esercitare ogni altra e singola cosa che per le cose e sulle cose dette sopra e in ciascuna di esse sarà opportuna e che i meriti delle cause comportano e richiedono e che la stessa badessa e il capitolo e il convento dello stesso monastero e le dette suore e i conversi, a nome del detto monastero potrebbero fare ed esercitare.  La detta abbadessa, le dette suore e i frati a nome e per conto dello stesso monastero e del suo convento promettono solennemente che terranno deciso e stablito e manterranno qualunque cosa sarà fatta dal detto amministratore o procuratore riguardo a tutte e ciascuna delle cose dette prima, sotto l’ipoteca e l’obbligazione dei beni e delle cose del detto monastero.

Ed io Tomasso Scagni notaio pubblico fui presente alle cose dette prima e richiesto scrissi come si legge sopra e lo pubblicai.

 

1292 febbraio 2

In due atti notarili, il monastero matelicese con la badessa Mattia  fa  il pagamento  di un  muro  della chiesa di S.M.M. cedendo la proprietà di un terreno.

 

In Dei nomine. Amen. Anno eiusdem MCCLXXXXII indictione V tempore domini Niccholai(!) papa quarti, die secunda mensis februarii; actum (in) castro Mathelice, in ecclesia Sancte Marie Madalene coram Benenutio (Sin)tardi, Entendi Salimbene Fulcarelli et Levutio Venture, testibus ad hoc vocatis et rogatis, Yuanus domini Scangni sindicus monasterii Sancte Marie Madalene de Mathelica nomine et vice ipsius monasterii et convenctus eiusdem, sindicario nomine eiusdem monasterii et convenctus de quo syndicatu mihi Bonaventure notario infrascripto plene constitit evidenti et occulata fide et presente, consensiente et volente domina Matthia abbatissa et convenctus dicti monasterii Sancte Marie Madalene per se in posterum suosque successores in dicto monasterio dedit et tradidit, cessit atque mandavit Petrono Rainaldi Bone pro se suisque heredibus sollempniter stipulanti iure proprio et ad proprium et in perpetuum, terram dicti monasterii positam in districtu Mathelice in loco qui dicitur Cretaiolum iusta hec latera, a primo ipse Petronus, a secundo L(e)v(o)nus Aiudi, a tertio uxor et filii Jacopelli d(e) (Fanti)linis et filii Jacobi Val(ent)ini, a quarto via; ad habendum, tenendum et possidendum (omne(?) et quicquid sibi et suis heredibus deinceps placuerit pepetuo faciendum cum omnibus et syngulis que infra predictos continentur confines vel alios si qui forent cum accessibus et egressibus suis usque in vias publicas et cum om(ni) iure (auctoritate) usu seu requisitione sibi et dicto monasterio et huic rei competenti et competitura pro eo quod dictus Petronus fecerat, muraverat unam cannam muri de cantis et de cementis bonam et sufficientem in fabbrica muri et ecclesie dicti monasterii valens quantum dicta terra valet et ultra, renuntians idem Yuanus sindicus in hoc facto exceptioni in eadem ecclesia non constructi dicti muri et excepti(oni) doli in factum . . . .tioni, condictioni sive causa et ex inniusta causa et deception(e) val. . .(oris) dimidium iusti precii et valoris dicte terre et omnibus aliis iuribus et exceptionibus et actionibus dicto monasterio competentibus et competituris in predictis et omni legum et iuris cannonicis auxilio quam rem idem syndicus nomine dicti Petroni constituit possidere donec eidem rei possessionem acceperit corporalem seuapprehendere quandocumque; in quam intrand(i) sua auctoritate quandocumque ei placuerit sibi licentiam et potestatem omnimodam contulit atque dedit absque alicuius iudicis vel rectoris licentia et auctoritate, lege vel statuta seu constitutione aliqua non obstante quibus dictus syndicus sponte re(nuptians); quam rem prefatus syndicus nomine et vice ipsius monasterii et conventus eiusdem per se suosque in posterum successores tam rei quam iuris eidem Petrono pro se suisque heredibus sollempniter stipulanti promisit et convenit nomine dicti monasterii semper perpetuo legict(ime) defendere, auctorizare atque disbri(g)are in quolibet foro, iudicio ecclesiastico et seculari et contra omne collegium, pesona(m) et universitatem, expensis, salariis et advocatis eiusdem monasterii ab initio litis usque ad finem cause sub pena dupli extimationis dicte rei pro tempore quo plus valuerit vel melliorat(a) fuerit vicissim inter eos et (versa) vice solempni stipulatione promissa et obligatione bonorum et rerum dicti monasterii nec contra predicta vel aliud predictorum per se vel alios aliquando facere vel venire aliqua ratione vel causa et omnia dampna et expensas ac interesse reficere; qua pena soluta vel non, predicta omnia et singula firma et rata semper nichilominus perseverent, etcetera.

Et ego Bonaventura magistri Benvenuti notarius publicus predictis omnibus interfui rogatus subscripsi et publicavi.

(Altro atto nella stessa pergamena, per lo stesso fatto, con  diversità fonetiche)

=1292 febbraio 2

 

In Dei nomine. Amen. Anno eiudem MCCLXXXXII indictione V tempore domini Niccholay(!) pape quarti et die secunda mensis februarii; actum in castro Mathelice in ecclesia monasterii Sancte Marie Madalene; coram Benvenuto Syntardi,  Entendi Salimbene Fulcarelli et Levutio Venture testibus ad hec vocatis et rogatis; domina Mathia abbatissa monasterii Sancte Marie Madalene de Mathelica, una cum consensu et voluntate sororum suarum, conversorum ac familiarium suorum, convocatis et congregatis de mandato dicte domine abbatisse in predicto monasterio scilicet Jacoba, Isabect, Daniela, Johanna, Victoria, Dietama, Philipputia, Barbara, Heugenia, Ysaia, Guidutia, Gratiadei, Agata, Cicilia, Iustina, Aurea et Aviadei et Tuttasanta et frater Guido et frater Salimbene et monialibus et conversis omnibus aliis in ipso monasterio existentibus in dicto monasterio ibidem presentibus dicti monasterii et ipse conventus totus, cum eorum concordia et voluntate atque consensu una cum prefata domina abbatissa fecerunt, constituerunt, creaverunt atque ordinaverunt Yuanum domini Scangni, presente et (in se) sponte subscipiente ipsorum et dicti monasterii et ecclesie legitimum syndicum yc(onomum) actorem, factorem, procuratorem et numptium specialem, specialiter ad dandum, tradendum et concedendum nomine dicti monasterii, ecclesie et conventus eiusdem Petrono Rainal(di) Bone, pro se et suis heredibus, terram dicti monasterii, ecclesie et conventus, positam in districtu Mathelice in loco qui dicitur Cretaiolum infra hec latera: a primo ipse Petronus; a secundo Levonus(?) Adiudi, a tertio uxor et filii Jacopelli de Fantolinis et filii Jacobi Valentini  et a quarto via, precio et nomine precii unius canne muri de cantis(!) bonis (et) cemento qu(od) idem Petronus fecerat et fieri fecit in fabbrica et mellioramento ecclesie dicti monasterii et ad quietandum dictum Petronum de dicta canna muri et legitimam defensionem faciendam et promictendum et (penam(?) promictendum et de (qua) pertica muri dictum monasterium indiget pro fabbrica muri dicte ecclesie; et bona et res ipsius monasterii obligand(um) pro defensione dicte terre et venditione ipsius nomine et vice prefati monasterii ecclesie et conventus eiusdem per se eiusque in posterum successores et generaliter ad omnia alia et singula faciendum et exercendum que in predictis et circa predicta et quo(d)libet predictorum fuerint necessaria et oportuna prom(ictent)es dicta domina abbatissa et ipse conventus totus sollempniter per se suosque in posterum successores in dicto monasterio ratum et firmum habere atque tenere et non contra facere vel venire . . . /=modo ali/quo in perpetuum aliqua ratione vel causa seu exceptione iuris vel facti sub pena per dictum syndicum promictendam et sub ypotheca et obbligatione bonorum (et) rerum eiusdem monasterii ecclesie et conventus, etcetera.

Et ego Bonaventura magistri Benvenuti notarius publicus predictis omnibus interfui et a predictis rogatus subscripsi et publicavi.

 

1292.02.02: Pagamento di un muro con un terreno

Nel nome di Dio. Amen. Nel suo anno 1292, indizione quinta, a tempo del papa Nicolò IV, il giorno due del mese di febbraio; redatto nel castello di Matelica, nella chiesa di Santa Maria Maddalena di fronte a Benvenuto di Sintardo, Entente di Salimbene Fulcarelli e Levuzio di Ventura come testimoni richiesti ed a ciò chiamati; donna Mattia badessa del monastero di Santa Maria Maddalena di Matelica, con il consenso unanime e la volontà delle sue consorelle, dopo che erano state convocate e riunite su ordine della stessa badessa nel detto monastero, cioè Giacoma, Isabetta, Daniela, Giovanna, Vittoria, Diotama, Filippuccia, Barbara, Eugenia, Isaia, Guiduccia, Graziadea, Agata, Cecilia, Giustina, Aurea, Aviadea e Tuttasanta e frate Guido e frate Salimbene e tutti gli altri conversi e monache esistenti nel detto monastero e tutti i presenti ivi del convento di esso monastero, con volontà, concordia e consenso unanime insieme con la predetta donna badessa nominarono, stabilirono, crearono ed ordinarono come legittimo amministratore loro, della chiesa e del detto monastero, agente, fattore, procuratore e nunzio speciale, Ivano del signor Scagno, presente e spontaneamente accettante, per dare, consegnare e concedere, a nome del detto monastero e del suo convento, a Petrono di Rinaldo Bone, per sé e suoi eredi, la terra del detto monastero, della chiesa e del convento, posta nel distretto di Matelica, in località detta Cretaiolo entro i seguenti confini: primo lato lo stesso Petrono; secondo lato Levono (?) di Aiudo; terzo lato la moglie, i figli di Giacomello de Fantolini e i figli di Giacomo di Valentino, quarto lato la via; terreno da avere, tenere e possedere come a lui e poi ai suoi successori piacerà farne in perpetuo con tutte e singole le cose che sono contenute entro i detti ed altri confini, con accesso e uscite propri fino alla via pubblica e con ogni diritto, potere, uso o requisizione che spettasse o spetterà al monastero riguardo a queste cose. E ciò a motivo del fatto che il detto Petrono aveva fatto la muratura di una canna (=misura) di muro con canne e cemento di buona e sufficiente edilizia, muro fabbricato per la chiesa del detto monastero, valutato di valore quanto il detto terreno e più. L’amministratore Ivano in ciò rinuncia ad ogni eccezione di inganno, condizione di causa giusta o ingiusta, calcolo a metà del giusto valore e prezzo di detta terra ed a tutti gli altri diritti ed (e)ccezioni ed azioni che competono o competeranno al detto monastero ed ogni ausilio di leggi e norme canoniche riguardo alla costruzione del detto muro nella detta chiesa. L’amministratore conservò la tenuta di questa cosa a nome del detto Petrono, fino a quando egli non ne prenderà il possesso corporale e la tenuta in qualunque modo. Gli diede licenza e pieno potere rinunciando spontaneamente a qualsiasi norma, legge o costituzione di qualsiasi giudice o rettore e fece ciò a nome e per conto dello stesso monastero e del suo convento, per sé e per i successori. E promise con solenne stipula e fece convenzione a nome del detto monastero con Petrono per sè e per i suoi successori, riguardo alla cosa e al diritto di difendere, risolvere presso qualsiasi tribunale ecclesiastico o secolare, contro ogni gruppo o persona o comunità, quanto sopra, inoltre di rifondere le spese, i salari e gli avvocati dall’inizio alla conclusione della vertenza, sotto pena del doppio dell’estimo di detta cosa, con il valore che avrà nel tempo, se sarà migliorata. E con solenne stipula, tra di loro scambievolmente, promisero di non agire contro, né venire in contrasto per alcuna ragione e causa, sotto promessa ed obbligazione dei beni e delle cose del detto convento e ripagare i danni, le spese e gli interessi. Tutte e singole le cose dette prima resteranno decise e stabili, pagandosi o non pagandosi la penalità, comunque sia, restano. Eccetera.

Io Bonaventura di Mastro Benvenuto notaio pubblico fui presente a tutto quanto sopra e, richiesto, sottoscrissi e pubblicai.

 

1301 marzo 24

Viene nominato il procuratore del monastero matelicese e della badessa Mattia  di S.M.M. per incassare il pagamento di un prato, venduto al comune di Matelica.

 

In Dei nomine. Amen.  Anno Domini MCCCI indictione XIIII, tempore domini Bonifatii pape VIII die XIIII martii, in terra  adtum Mahtelice in monesterio Sancte Marie Madalene, presentibus dompno Htomaxio (!) capellano ecclesie Sancte Marie de Cerreto, Guarinutio Coradi Guidarelli, conventu so(pra)dicti m(one)sterii, testibus deputatis vocatis; domina Mahtia abadissa monesterii Sante Marie Madalene, una cum sorore sua Isabetta, Gratiadee, Mahtiole,  Eugenie, Bartolomea, Datadeo, Ma(n)sueta, Simonetta, Vittoria, Felipputia, Gera, Agatte, Deutame, Lucia, Angelica, Cicilia, Isaia, Clarella, Margarita, Daniella, sorores et monace ipsius monestereii(!) et conventus dicti monestereii totum (!) ad sonum campane congregatum, ut moris est, nemine disscordante, ipsa domina abadissa, de licentia et voluntatem diciti(!) conventus et una cum eis, fecit, costituit et ordinavit fratrem Jacopoputium(!) conversum su(pra)dicti monesterii, suum et dicti monesterii verum, legitimum sindicum, actorem, factorem et nu(n)tium spetialem ad acipiendum et recipiendum a cammerario communis Mahtelice, sive a sindico dicti communis qui nunc est et in futurum erit et a Buto Tomaxii sive a qualibet persona qui eset poxitum super predittis, totam quantitatem pecunie sive bladii quod vel quam monesterium supradittum Sante Marie Madalene abere debet a commune Mahtelice vel ab interpoxita persona promi(ss)ione pro dicto commune, ad accipiendum dictam quantitatem pecunie sive bladii totam vel partem et ad quietandum remittendum et ad solvere cammerarium sive sindicum dicti communis et Butum Tomaxi et omnes alias personas que fuerint quietande et ad solvere de predict(o) commune de totum quod ipse frater Jacoputius sindicus dicti monesterii receperit et in omni eo quod per eum fuerit rep(er)tum, nomine et vice ditti monesterii et conventus eiusdem; promicte(n)s dicta domina Mahtia abadissa et conven(tus) totu(s) dicti monestrerii nemine discordante quid(quid) per dictum sindicum factum, dittum, quietare missum, operatum et factum fuerit in predittis omni ca(usa) preditta et colibet predittorum, ratum senper perpetuo abere et tenere et in alico punto nec capitulo contra facere vel venire sub pena et obligatio(ne) bonorum et rerum dicti monesterii et ipsius conventi quam (penam) totiens dare et solvere promisit et convenit, cotiens fuerit contrafattum vel etiam contraventum et danna et suntus reficere sindicum.

Et ego Ventura Massei notarius plubicus iis omnibus interfui de predittis roga(tus) scribere scripsi et plubicavi.

 

1301.03.24: Procura a riscuotere un credito

Nel nome dei Dio. Amen. Nell’anno del Signore 1301, indizione quattordicesima, al tempo del papa Bonifacio VIII, il giorno 24 marzo, redatto a Matelica nel monastero di Santa Maria Maddalena, alla presenza di Tomassio cappellano della chiesa di Santa Maria di Cerreto, Guarinuccio di Corrado Guidarelli, con il convento del sopradetto monastero, come testimoni richiesti e chiamati; donna Mattia badessa del monastero di Santa Maria Maddalena insieme con le suore Isabetta, Graziadea, Mattiola, Eugenia, Bartolomea, Datadeo, Mansueta, Simonetta, Vittoria, Filippuccia, Gera, Agata, Diotama, Lucia, Angelica, Cecilia, Isaia, Clavella, Margherita, Daniela, suore e monache dello stesso monastero e del convento del detto monastero, dopo che al suono della campana, come d’uso, si erano riunite, senza  alcuna discordanza, la stessa badessa con la licenza ed il consenso del detto convento ed insieme con loro, stabilì ed ordinò frate Giacomuccio della comunità del sopradetto monastero come amministratore vero e legittimo, agente, fattore e nunzio speciale del convento di esso monastero e dello stesso monastero, per ricevere  e prendere dal camerario (cassiere) del comune di Matelica o dall’amministratore del detto comune che è, e sarà in carica, e da Buto di Tomassio o da qualsiasi altra persona che è posta sopra ai predetti,  tutta la somma di denaro o di generi che il detto monastero di Santa Maria Maddalena deve avere dal comune di Matelica o da interposta persona, per la promessa per il detto comune, a prendere la detta somma di denaro o di generi, tutta o in parte, ed a rilasciare quietanza, remissione e ad assolvere  il camerario o l’amministratore e  Buto di Tomassio e tutte le altre persone che dovranno ricevere quietanza per il pagamento da parte del predetto comune, di tutto quello che lo stesso frate Giacomuccio amministratore del detto monastero riceverà e in ogni cosa che per mezzo di lui sarà trovata, a nome e per conto del detto monastero e del suo convento. La predetta donna Mattia badessa insieme con tutto il convento del detto monastero, promette di considerare deciso per sempre in perpetuo e di mantenere tutto ciò che viene fatto, detto, messo, quietanzato, operato e realizzato da parte del detto amministratore nelle cose dette sopra ed in ciascuna di esse, e di non contrastare o mettersi contro ad esse in alcun punto o capitolo, sotto penalità ed obbligazione dei beni e delle cose del detto monastero e del suo convento. Promise e accordò che avrebbe dato e pagato questa penalità tutte le volte che avessero agito contro o anche contravvenuto, e avrebbe ripagato l’amministratore, i danni e le spese.

Ed io Ventura Massei notaio pubblico fui presente a tutto ciò e, richiesto di scrivere, scrissi e pubblicai.

 

1311 gennaio 29

Vengono nominati i procuratori del monastero matelicese e della badessa Mattia  di S.M.M. per fare appello contro un precetto del vescovo di Camerino.

 

In Dei nomine. Amen. Anno Domini MCCCXI indictione VIIII tempore domini Clementis pape quinti, die XXVIIII mensis ianuarii; actum in ecclesia monasterii Sancte Marie Madalene de Mathelica, camerinensis diecesis, presentibus Nutio Nalli domine Savie; Francisco et Nutio Salimben(e) Atti de Monte Milone et nunc habitatoris terre Mathelice, testibus de hiis omnibus rogatis et vicatis. Nobilis mulier et domina domina (!) Mathia abbatissa monasterii Sancte Marie Madalene de Mathelica, camerinensis diecesis, una cum Francesca, Mathiola, domina Al(c)egrima(!), Barbara, Philipputia, Cecilia, Eugenia, Tuctasanta, Isaia, Manfredutia, Gera, Agatha, Marta, Lucia, Thomassutia, Sperandeo, Rosa, Zutia, Mita, Annese, Angelica, et Iacobutia, Bartholomea, monialibus ipsius monasterii ad sonum campane, mandato ipsius domine abbatisse in ecclesia ipsius monasterii, more solito, congregatis; et ipse moniales omnes, earum nemine discordante, una cum ipsa domina abbatissa ad invicem auctorante(!) fecerunt, constituerunt, creaverunt ac etiam legitime ordinaverunt nobilem virum Guarinutium Guarini de Mathelica et fratrem Jacobutium conversum dicti monasterii absentes, tamquam presentes, et quemlibet eorum in solidum, ita quod non sit melior condictio occupantis et quod unus ipsorum inceperit, alter possit readsummere(!), prosequi et finire, earum et dicti monasterii suos vero et legitimos sindicos, procuratores, actores et factores et nuntios spetiales vel si quo alio nomine de iure melius, et censeri possunt ad representandum se pro ipsis et ipsarum nomine coram venerabili patre et domino domino Berardo camerinensi episcopo et appellationem . . . . eundum et ad appellandum a litteris eis trasmissis et preceptis nuper factis per dictum dominum episcopum seu ipsius offitiales, aut per alterum ipsorum quocumque modo vel causa, ad sanctissimum patrem et dominum nostrum summum pontificem seu ad alium ipsius vicem habentem, seu etiam ad quemcumque alium in curia romana iurisdictionem habentem et ad dictam appellationem prosequendum, ad libellum dandum et recipiendum, litem contestandum de calupnia seu de veritate in ipsarum anima iurandum, exceptiones opponendum, replicandum . . . .  et reduplicandum si opus fuerit, iudices eligendum, vel albitros . . . .  escusandum suspectos dandum, ponendum et respondendum, testes, istrumenta, alias probationes legitimas inducendum, testes partis adverse iurare videndum, opponendum contra testes et dicta reprobandum et ad fatiendum ipsos deponere et ad videndum ipsorum testium apertura, copiam actorum recipiendum et concludendum in causa et ad unum procuratorem vel plures  istituendum, nomine ipsarum dominarum et dicti monasterii et generaliter, spetialiter et  particulariter ad omnia et singula fatiendum et exercendum que in predictis et quolibet predictorum extiterint necessaria et oportuna et que ipse facere et exercere possent, si personaliter addessent, et que merita causarum exigunt et requirunt; promictentes se ratum  et firmum perpetuis temporibus habituras quicquid per dictos (syn)dicos seu alteri ipsorum vel substituendum ab ipsis, factum et gestum fuerit in predictis et quolibet predictorum, sub ypoteca et obligatione bonorum dicti monasterii et ipsos et quemlibet ipsorum seu substituendum ab ipsis relevare ab omni honere satisdationis de iudictio sisti et iudicato solvendo. Qua pena soluta vel non, predicta rata et firma permaneant.

Et ego Nallus Zoni notarius publicus supradictis omnibus interfui et rogatus scripsi et publicavi meique singni munimine roboravi.

 

1311.01.29: Procura per fare appello contro un precetto vescovile

Nel nome di Dio. Amen. Nell’anno del Signore 1311, indizione ottava, al tempo del papa Clemente V il giorno 29 del mese di gennaio, redatto nella chiesa del monastero di Santa Maria Maddalena di Matelica, diocesi di Camerino, alla presenza di Nuzio Nalli di donna Savia, Francesco e (M)uzio di Salimbene Atti da Monte Milone abitante ora della terra di Matelica, come testimoni richiesti, a tutto ciò chiamati; la nobile signora  Mattia badessa del monastero di Santa Maria Maddalena di Matelica, diocesi di Camerino, insieme con Francesca, Mattiola, donna Al(t)egrima, Barbara, Filippuccia, Cecilia, Eugenia, Tuttasanta, Isaia, Manfreduccia, Gera, Agata, Marta, Lucia, Tomassuccia, Sperandea, Rosa, Zutia, Mita, Agnese, Angelica e Giacomuccia, Bartolomea, monache dello stesso monastero, dopo che per ordine della stessa badessa si erano riunite nella chiesa dello stesso monastero, al modo solito, tutte le dette monache, senza alcuna dissensiente, insieme con la stessa donna badessa e reciprocamente stabilirono, decisero, crearono ed ordinarono legalmente il nobil’uomo Guarinuccio di Guarino di Matelica e frate Giacomuccio converso del detto monastero, assenti, come fossero presenti, e ciascuno di loro in solido, di modo che non sia migliore la condizione di uno che è agente rispetto a quella di uno che non lo è, e tutto quello che uno di essi ha cominciato, l’altro possa prenderlo, proseguirlo e finirlo nella qualità di legittimi amministratori, procuratori, agenti, fattori e nunzi speciali, o con qualsiasi altro nome si può meglio esprimere e pensare giuridicamente, per presentarsi a posto di loro stesse, a nome loro, di fronte al venerabile padre e signore don Berardo vescovo di Camerino ed esprimere l’appello e appellare riguardo alla lettera loro trasmessa e agli ordini fatti da parte del detto vescovo di Camerino o dei suoi officiali o da alcuno di essi, in qualunque modo o causa, presso il santo padre, signor nostro sommo pontefice o ad altra persona che fa le sue veci, o presso chiunque altro abbia giurisdizione della curia romana, inoltre a proseguire il detto appello, a dare il libello e riceverlo, a contestare la lite sulla calunnia o sulla verità, a giurare sulla loro anima, ad opporre eccezioni, a replicare e controreplicare, se necessario, ad eleggere i giudici od arbitri, a escusare, a porre sospetti, a introdurre i testimoni, i documenti, le altre prove legali, a veder giurare i testimoni della parte avversa, a contrapporsi ai testimoni, a rifiutare le cose dette ed a farli deporre e a vedere l’apertura dei testimoni, ricevere la copia degli atti e concludere nella causa ed a stabilire uno o più procuratori a nome delle stesse donne e del detto monastero, e in generale a fare ed esercitare tutte quelle cose che riguardo a ciascuna delle cose dette sopra, risulteranno necessarie ed opportune e che loro stesse potrebbero fare ed esercitare se fossero presenti direttamente, cose che i meriti delle cause richiedono ed esigono. Promettono che considereranno stabilito e decisto per tutti i tempi tutto ciò che viene fatto e gestito da parte degli stessi amministratori o di uno di loro o di un loro sostituto, riguardo a ciascuna delle cose dette sopra, sotto l’ipoteca e l’obbligazione dei beni del detto monastero. Inoltre liberano questi amministratori e i loro sostituti da ogni onore di soddisfare, senza procedere in giudizio, attenendosi al giudicato. Le cose dette prima, pagata o non pagata la penalità, restino decise e stabili.

Ed io Nallo Zoni notaio pubblico fui presente a tutte le cose dette sopra e, richiesto di scrivere, scrissi e pubblicai e rafforzai con il mettere il mio sigillo.

 

1312 luglio 8

La badessa Mattia del monastero S.M.M. riceve quietanza per aver pagato In ogni miglior modo l’acquisto di una campana da rifondere.

 

In Dei nomine. Amen. Anno eiusdem MCCCXII (indictione X, tempore) domini Clementis Pape V die VIII mensis iulii. Actum Mathelice in ecclesia monesterii Sancte Marie Madalene, presentibus Iohannutio Simonicti et Acto Junte de Fab(riano) testibus ad hoc rogatis et vocatis; dompnus Pace Mathioli de Mathelica  tamquam procurator et legitime ad hoc constitutus a domino Jacobo Biccerii cappellano et rectore ecclesie Sancti Salvatoris Valle Acorani disstrictus Mathelice, nomine et vice dicti domini Jacobi fuit confessus et contentus habuisse et recepisse a domina Mathia abbatissa supradicti monesterii dante et solvente pro dicto monesterio et conventu pro pretio et nomine pretii LX libbras metalli unius campane fracte C.  s(olidos) ravennates et anconetanas, renuntians exceptio(ni) non habitos et non receptos dictos denarios et omni legum auxilio promictens dictam quantitatem ulterius non petere nec peti facere se(cus) si ex aliqua ratione vel causa pro se vel pro aliqua persona, dicto monesterio aliqua lix neque questio oriretur, promixit nomine dicti domini Jacobi, a principio litis usque ad finem cause legitime defendere omnibus suis sumptibus et expensis et de dicta quantitatem fecit finem, quietationem et assolutionem omni modo et iure quibus melius dici potest et promixit firmum et ratum haec omnia suprascripta et non venire contra sub pena XXV librarum ravennatum.

Et ego Franciscus magistre Mathi(!) de Mathelica notarius publicus predictis omnibus interfui et rogatus subscripsi et publicavi.

 

1312.07.08: Pagamento di una campana

Nel nome del Signore. Amen. Nel suo anno 1312 indizione decima a tempo del papa Clemente V, il giorno 8 del mese di luglio; redatto a Matelica nella chiesa del monastero di Santa Maria Maddalena, alla presenza di Giovannuccio di Simonetto e di Attone di Giunta da Fabriano come testimoni richiesti a ciò chiamati; il Signor Pace di Mattiolo da Matelica come procuratore legittimamente stabilito a questo, da don Giacomo di Biccerio cappellano e rettore della chiesa di San Salvatore di Valle Ancorano, distretto di Matelica, a nome e per conto del detto don Giacomo dichiarò e fu soddisfatto di aver avuto e ricevuto dalla abbadessa del sopraddetto monastero, donna Mattia che dà e paga per il detto monastero e convento come prezzo e per conto del prezzo di sessanta libbre del metallo di una campana rotta, la somma di cento soldi ravennati e anconetani, con  rinuncia all’eccezione del denaro non avuto o non ricevuto e a ogni ausilio delle leggi, prometendo di non chiedere ulteriormente né di far chiedere la detta somma. Nonostante qualsiasi ragione o causa per sè o per altra persona, affinché non sorgesse alcuna lite o questione al detto monastero, promise, a nome del detto don Giacomo, di difendere legalmente dall’inizio della lite fino alla fine della causa, a sue spese e fece quietanza finale e assolutoria per ogni modo e diritto come meglio si può dire. Promise di tenere decise e stabilite tutte queste cose scritte sopra e di non contrastarle sotto penalità di 25 libbre ravennati.

Ed io Francesco di mastro Matt(e)o da Matelica notaio pubblico fui presente a tutte le cose sopradette e richiestone sottoscrissi e pubblicai.

 

<Durante la digitazione la dettatura di questo testo è stata insicura>

 

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