NEPI Gabriele
Tre importanti pergamene contengono l’elenco dei possedimenti di Fermo alla metà del Trecento
Era il 22 settembre 1355. Il Papa, da 46 anni risiedeva in Avignone e varie località delle Marche (come gran parte del resto l’intero Stato Pontificio) cercavano di sottrarsi all’autorità pontificia, tanto più che il “capo” era al di là delle Alpi.
Il ghibellino Gentile da Mogliano, era riuscito a impadronirsi di Fermo e per tutto lo Stato Pontificio correvano fremiti di ribellione. La cosa impensieriva il francese Papa Clemente VI (Pietro Roger) e in modo speciale il suo successore Innocenzo VI (il francese Stefano Aubert) il quale, da Avignone, spedì nel suo Stato il Cardinale Egidio Albornoz, spagnolo, nel 1353 che con senno, astuzia, e quando occorreva con la forza, recuperò a poco a poco tutto lo Stato Pontificio. Nel 1355 poi, il Cardinale giunse a Fermo, vi insediò la Curia e vi rimase a lungo.
Assolse la città dalla scomunica in cui era incorsa per essersi schierata con Gentile da Mogliano; le tolse l’interdetto e la reintegrò nel possesso delle rocche, castelli e località già di sua pertinenza. Poi, con tre distinte lettere di precetto (litterae praecepti) ordinò ai comuni, terre e castelli di inviare a Fermo dei procuratori, per prestare giuramento di fedeltà nelle sue mani e per assolvere ad ogni obbligo dovuto alla città di Fermo.
Nei seguenti tre documenti, conservati nell’Archivio di Stato fermano, si scorgono le annotazioni delle avvenute o non avvenute notifiche agli interessati, e sono molto importanti per la storia del Fermano, dato che costituiscono l’elenco ufficiale dei possessi di Fermo. Le tre pergamene sono numerate 998; 1347;1850; ognuna raggruppa un discreto numero di Comuni, in totale 60.
Il primo gruppo elenca i Comuni di: Longiano, Torchiaro, Ponzano, Santa Maria, Monte Giberto, Petritoli, Montevidon Combatte, Ortezzano, De Medio, Collina, Sant’Elpidio Morico, Monte Leone, Monsampietro Morico, Servigliano, Smerillo, Monte Falcone, Castel Manardo, Belmonte, Grottazzolina, Villa Montone.
Il secondo gruppo è costituito da: Monte Secco, Porto S. Giorgio, Torre di Palme, Lapedona, Monte San Martino, Altidona, Pedaso, Boccabianca, Marano (oggi Cupramarittima), Sant’Andrea, Grottammare, S. Benedetto del Tronto, Mercato, Borumpadaro (questi ultimi due erano castelli siti nei pressi di San Benedetto), Acquaviva Picena, Massignano, Gabbiano, Cossignano, Monte Rubbiano, Moresco.
Il terzo gruppo, convocato con pergamena n. 1850 (le altre sono la 998 e 1347), era composto da: Monte Urano, “Podium Raynaldii”, Torre San Patrizio, Monte San Pietro <Pietrangeli>, Rapagnano, Magliano, Ripa Cerreto, Alteta, Mogliano, Petriolo, Loro (Piceno), S. Angelo in Pontano, Gualdo, Falerone, Montappone, Massa, Monte Vidon Corrado, Monte Verde (attualmente in Monte Giorgio), Francavilla d’Ete.
Attraverso la lista dei Comuni convocati, abbiamo l’esatta consistenza di quello che nel 1355 era lo Stato di Fermo, che estendeva il suo dominio da San Benedetto e Acquaviva Picena a vari Comuni, come Gualdo, Petriolo, Sant’Angelo in Pontano e altri dell’attuale Provincia di Macerata.
L’anno dopo, l’Albornoz emanò le Costituzioni Egidiane (Aegidianae Constitutiones), che rappresentarono l’ossatura dell’Amministrazione pontificia fino alla metà del secolo scorso. Con esse, fra l’altro, le città marchigiane erano distinte in maggiori, grandi, mediocri, piccole, minori.
Le maggiori erano: Ancona, Fermo, Camerino, Ascoli, Urbino. Pesaro e Macerata seguivano, a distanza, le grandi.