Miola Gabriele fa recensione nella rivista Firmana a.2010.n.51 pp.199- 200
RECENSIONI del libro
- J. MIGUEL, Il protagonista della storia. Nascita e natura del cristianesimo, BUR, Milano 2008, pp. 455, € 11,00 (trad. it. di E.Z. Merlo; titolo originale: Los orìgenes històricos del cristianismo, Ediciones Encuentro, Madrid 2007).
Questo volume di J.M. Garcia, come dice il titolo, è una presentazione dei vangeli, della figura di Gesù e della sua opera, e, a partire dalla sua morte e risurrezione, dell’espansione del cristianesimo in Palestina e nel mondo greco romano. Si presenta come una buona introduzione critico-storica al NT. L’Autore procede in maniera critica per guidare il lettore ad una valutazione storica dei vangeli, della vita, dell’agire e dell’insegnamento di Gesù, dell’ostilità dei poteri ebraici verso il maestro di Nazareth, degli eventi fondamentali: i processi, la condanna, la crocifissione, la morte e risurrezione di Gesù e negli ultimi capitoli esamina l’espansione rapida del cristianesimo nell’ambito dell’impero romano. L’Autore riconosce ed afferma che i vangeli non sono una biografia storica della persona di Gesù, ma vogliono essere un messaggio e un annuncio di fede. Gli scrittori del NT sono dei credenti, ma questo non inficia la storicità della loro esperienza e del racconto che ci tramandano. Garcia è un conoscitore profondo dell’aramaico del tempo di Gesù e pensa che prima della redazione attuale greca dei vangeli ci sia stata non solo una predicazione degli apostoli in aramaico, ma uno o più scritti in questa lingua, da cui gli attuali redattori-autori hanno attinto e tradotto, non sempre chiaramente, in greco. L’Autore fa parte della Scuola esegetica di Madrid, che cerca di ricostruire un eventuale testo aramaico dei vangeli e di spiegare frasi o passi non chiari dei vangeli attuali o delle lettere di Paolo ricorrendo all’aramaico e ad espressioni aramaiche non capite e non tradotte bene nella lingua greca (61-66). Da tre espressioni della seconda ai Corinzi (1,13; 3,6.14; 8,18-19) l’Autore deduce che Paolo avrebbe dettato la lettera in aramaico e che qualcuno dei suoi discepoli ha tradotto in greco travisando alcune frasi, anzi deduce da queste frasi che esisteva già un testo dei vangeli, che venivano letti nelle comunità cristiane negli anni 50. Gli studiosi della Scuola di Madrid sono contrari ai metodi del noto gruppo del Jesus Seminar. Questo è un gruppo di ricercatori, che pretendono di recuperare il Gesù storico, ma lo fanno con presupposti razionalistici, eliminando tutti gli avvenimenti straordinari dai vangeli, perché, secondo loro, non possono essere accettati da chi, come gli uomini di oggi, ha visto «i cieli attraverso il telescopio di Galileo!» (91). L’Autore legge i vangeli con uno sguardo critico sì, ma scevro da presupposti ideologici, che manifestamente rivelano una lettura dei vangeli e una presentazione di Gesù precostituita.
Garcia dedica un capitolo all’analisi dei testi del cosiddetto “segreto messianico” del vangelo di Marco. Secondo il nostro Autore le tante ipotesi fatte sull’ingiunzione di Gesù alla persona guarita: «Guarda di non dir niente a nessuno», che sembra contraddittoria poiché tanta gente è presente al miracolo, non tengono conto del soggiacente testo aramaico al comando di Gesù «non dir niente a nessuno». Secondo Garcia la presupposta espressione aramaica: lebar ‘anasà qui non significa “a nessuno”, ma “non dir niente circa il Figlio dell’uomo”, cioè Gesù. In questo caso il lebbroso non deve lodare e ringraziare lui, il Figlio dell’uomo, ma dire il suo grazie a Dio (così per Mc 1,44 pag. 194, ma anche Mc 5,43; 7,36; 8,26). Da ricordare che Garcia è autore di un volume dal titolo La vita di Gesù nel testo aramaico. L’Autore espone ampiamente i fatti ultimi della vita di Gesù: i due processi, il primo dinanzi al sinedrio e quello dinanzi a Pilato, dimostrano che effettivamente Roma aveva sottratto al sinedrio, almeno in alcuni periodi, lo jus gladii, cioè il potere di eseguire le condanne capitali; descrive attentamente la sepoltura di Gesù e ricorrendo all’aramaico spiega come le bende (othonia) in Gv 19,40; 20,6 equivale a sindone, lenzuolo (sindon) di Mc 15,46; le parole di Gesù alla Maddalena: «Non mi trattenere perché non sono ancora salito al Padre» (Gv 20,17) andrebbero tradotte: «Non puoi prendermi, perché sono salito per sempre al Padre» (302); la strana conclusione del vangelo di Mc 16,8: «Esse fuggirono […] e non dissero niente a nessuno», andrebbe tradotta: «Esse se ne andarono stringendosi le une alle altre […] e non dissero niente a nessuno per timore di essere considerate fuori di senno» (286). Il ricorso all’aramaico è frequente per spiegare espressioni poco chiare nel testo greco.
Questo libro è una buona introduzione storico-critica alla lettura dei vangeli, a capire Gesù e la sua missione nell’ambiente giudaico del suo tempo. Chiude il volume una discreta bibliografia in diverse lingue; si indica, quando esiste, la traduzione italiana.
GABRIELE MIOLA