Miola Gabrile (1934-2017) intervista pubblicata nel periodico fermano LA VOCE DELLE MARCHE 14 maggio 2017 n. 7
Nota biografica di Mons. MIOLA Gabriele
Il prof. mons. Gabriele Miola, per oltre quarant’anni stimato docente di Sacra Scrittura dell’Istituto Teologico Marchigiano, nato il 19 febbraio 1934 ed è stato ordinato presbitero a Fermo il 22 maggio 1958. Nel corso della sua lunga vita ministeriale ha ricoperto innumerevoli servizi ecclesiali, tra cui quello di rettore del seminario di Fermo (1972), vicario generale (1978), vicario episcopale per il sinodo (1991), vicepreside della sede di Fermo dell’Istituto Teologico, fondatore della rivista «Firmana», responsabile dell’insegnamento della religione cattolica della diocesi di Fermo, assistente ecclesiastico del MEIC. Benemerita la gratitudine dell’Istituto per il fecondo servizio di docenza e di coordinamento, per la sua cultura enciclopedica, la passione per la Scrittura, l’accompagnamento nei pellegrinaggi in Terra Santa, la recezione del concilio Vaticano II nella chiesa locale, l’ecumenismo, il laicato, le sfide culturali del tempo presente. Il 17 dicembre 2017 nella sua pace del Signore.
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Notizie derivate con qualche abbreviazione dal periodico diocesano di Fermo LA VOCE DELLE MARCHE 14 maggio 2017 n. 7. Intervista di don Nicola del Gobbo.-
<Miola Gabrile> Ho insegnato nell’ITM-ISSR, fin dal 1962 appena tornato dalla Terra Santa, dove avevo frequentato un anno presso l’Istituto Biblico tenuto dai Francescani. Ho insegnato sempre, anche quando ero vicario generale o impegnato con il sinodo, con la SFISP e altro. Facevo le introduzioni bibliche di Antico e Nuovo Testamento all’Istituto Teologico Marchigiano sezione di Fermo (ITM) e all’Istituto Superiore di Scienze Religiose (ISSR). Per l’insegnamento di esegesi era venuto don Raffaele Canali. Don Raffaele era prete della diocesi di Ascoli, aveva fatto la licenza al Pontificio Istituto Biblico (PIB), era del Seminario Romano. In Ascoli non c’era più il seminario teologico, non trovò una cattedra e il vescovo Mons. M. Morgante gli permise di venire a Fermo. Mons. Bellucci lo accolse in diocesi, gli assegnò la cappellania di Stella Maris a Civitanova e i corsi di esegesi in seminario, cominciando a sostituire mons. Cardenà. Diventammo amici e collaborammo. Trovò subito buona accoglienza e gli studenti erano entusiasti di lui. Faceva parte del cammino neocatecumenale e ne era un punto di riferimento in diocesi. L’intesa tra noi fu sempre buona. Come vicario generale avevo richiamato i neocatecumenali sulla celebrazione solenne e unitaria della veglia pasquale. Essi sostennero la loro prassi di una veglia propria. L’arcivescovo Cleto, che si diceva d’accordo con la linea che avevo proposta, in pratica tollerò la prassi dei neocatecumenali. …
Mons. Bonifazi, dopo il dottorato in teologia alla pontificia università Lateranense, era l’incaricato per la cultura in diocesi e in seminario. … Era sempre presente a convegni culturali e politici. Faceva un solo corso di teologia nell’ITM e ne conservava la presidenza. Preferiva insegnare all’ITM di Ancona e all’ISSR, che opportunamente da Loreto era stato trasferito nel capoluogo … Poi l’arcivescovo <mons. Cleto Bellucci> mi pregò di prendere la direzione dei due Istituti di teologia <Loreto e Ancona>. Così nel 1991 mi sobbarcai anche a questo non piccolo compito.
Mio primo impegno fu quello di tenere unito il corpo docente e per quanto possibile di farlo lavorare, consapevole però che Istituti di periferia come i nostri non potevano essere grossi centri di studio e di produzione. I due Istituti sono dipendenti dalla Pontificia Università Lateranense (PUL), l’ITM aveva due sedi: quella di Ancona e quella di Fermo, ma la direzione e la segreteria generale stavano nel capoluogo regionale; l’ISSR, anch’esso collegato alla PUL, aveva sede a Loreto e a Fermo, ma direzione e segreteria stavano a Loreto. Ci tenni a dare risalto alla nostra sede perché a mio parere aveva un corpo docente più qualificato e aveva un numero superiore di iscritti …
Feci un consiglio di sede e portammo avanti diverse iniziative. Organizzammo incontri di buon livello. Chiesi collaborazione al Segretariato per Unità dei Cristiani, cioè al sottosegretario Mons. Fortino, che conoscevo bene, e al Pontificio Istituto Biblico, di cui ero stato alunno e presso cui don Antonio Nepi, don Andrea Andreozzi e la signora Rosanna Virgili erano studenti. Cominciò così una serie di giornate di studio con relatori specialisti su temi ecumenici, biblici, teologici e di attualità. Da qui il passo alla pubblicazione di una rivista dell’ITM-ISSR fu breve. Don Rolando Di Mattia, la cui amicizia mi sostenne sempre, mi spronava ad una pubblicazione culturale-pastorale per il clero e mi promise il finanziamento del primo numero. Con lui trovai il titolo per la rivista rifacendoci al nome che i Capranica, vescovi di Fermo, nel ‘500 dettero al collegio romano che accoglieva studenti di Fermo: ‘Sapientia Firmana’. Tolsi quel Sapientia che mi sembrava troppo pretenzioso e lasciai ‘Firmana’ dandogli un colorito neutro di “cose fermane” e aggiunsi come sottotitolo Quaderni di teologia e Pastorale. Organizzammo un primo convegno su “Giustizia e violenza” e invitammo relatori di prestigio come il prof. Bovati del PIB e il prof. Penna della Pontificia Università Lateranense (PUL). Tutte le relazioni formarono il primo numero della rivista.
Fu un successo tanto che ci fu richiesta da diversi Istituti e docenti. Il mio lavoro fu di far collaborare i professori e trovai risposta da Nepi, Virgili, Petruzzi, Giustozzi, Castelli, Albanesi, Tosoni e da altri. Bonifazi, sempre prodigo di giudizi e di consigli su tutto, … se richiesto, scriveva. Problema grosso fu poi quello di trovare i soldi per la stampa, ma tra abbonamenti ed offerte di preti, un finanziamento della Carifermo e di qualche laico, come il dott. Patrizio Astorri, feci fronte alle spese. Collaboratrice preziosissima fu la signorina Dolores Dolomiti, che chiamai come applicata di segreteria e mi faceva il paziente lavoro di sbobinatura delle relazioni registrate dei professori invitati, che io correggevo prima di mandarle agli autori per una revisione. La rivista uscì più o meno regolarmente e s’impose.
D’accordo con i professori reimpostammo l’orario delle lezioni, stabilimmo lezioni di 45 minuti e così dalle 8.15 alle 12.30 venivano 5 lezioni ogni giorno con la possibilità di dare più ore alle discipline principali, di avere spazi per i corsi opzionali, e lezioni per latino e greco per alunni che ne erano digiuni. Io ero sempre presente negli Istituti e seguivo le vicende di ciascuno. Il segretario, don Ferdinando Pieroni, tra impegni di scuola di religione e parrocchia non era molto presente, comunque seppe affrontare e sbrigare diversi problemi.
Ci tenni ad invitare professori laici come Luigi Alici prima e poi Roberto Mancini, professori di Filosofia a Macerata; convinsi l’arcivescovo ad investire sui laici che volevano fare teologia e ad aiutarli anche finanziariamente. Fu così che Mons. Bellucci dette sussidi alla Virgili, alla Serio, a Gobbi, mentre Tosoni, Castelli, De Marco, che avevano alcune ore di religione alla scuola statale si pagarono le spese per conto proprio. Sono poi tutti entrati come docenti in ITM-ISSR.
Attenzione posi anche alla biblioteca, strumento indispensabile di lavoro. La biblioteca del seminario era sfornita di opere di teologia, di S. Scrittura, soprattutto di volumi recenti e riviste. L’arcivescovo aveva permesso l’affitto di spazi del seminario in modo d’avere entrate per far fronte alle spese di manutenzione di uno stabile immenso; pose mano ad alcuni lavori urgenti: risistemò le camere dei teologi che erano senza bagni interni, spostò i locali di teologia al pian terreno e riportò la biblioteca egualmente al pian terreno vicina all’ingresso del seminario creando così uno spazio omogeneo tra ITM-ISSR e biblioteca. I problemi della biblioteca erano enormi: catalogazione, fondi per l’acquisto di libri e abbonamenti a riviste. Chiesi ai singoli professori pareri ed indicazioni di acquisti per ogni disciplina e controllai che le somme di spesa stabilite fossero effettivamente fatte, perché gli amministratori … sviavano i fondi della biblioteca per spese, secondo loro, più urgenti. Nell’elenco delle riviste io e don Di Mattia mettemmo a disposizione i nostri personali abbonamenti in maniera tale che studenti e professori potevano sempre richiederle. Le cose certamente migliorarono, ma molti problemi rimasero irrisolti, anche perché nessuno si voleva prendere l’incarico di dirigerla.
Un momento cruciale per l’ITM fu il passaggio da Istituto “affiliato” ad “aggregato” alla Pontificia Università Lateranense. Si era nell’anno 1994-95. …. Il vescovo di Senigallia, Mons. Odo Fusi Peci, incaricato della CEM per gli Istituti Teologici di Ancona e Fermo, avviò presso la Congregazione per l’Educazione Cattolica la pratica per il passaggio dell’ITM da “affiliato” ad “aggregato”… L’arcivescovo Bellucci in base a un preambolo allo statuto, riservava diritti essenziali all’arcivescovo e alla sede di Fermo, come la presentazione dei professori, del vice-preside, l’autonomia amministrativa ……
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NICOLA DEL GOBBO ha pubblicato altre notizie come Direttore del periodico on line di Fermo LA VOCE DELLE MARCHE Num. 1 anno 2018 Qui solo alcune frasi, vedi FIRMANA n. 67 anno 2018 \2 con ricordi riediti anche nel sito internet: luoghifermani.it.
\\\ Mons. Gabriele Miola: un ponte, una finestra aperta, una Bibbia scritta in ebraico. Sono questi tre i simboli che mi vengono in mente per rappresentare la vita di Mons. Gabriele Miola nato all’eternità il 22 dicembre all’età di 83 anni.
= È stato un ponte. Ha lavorato spendendosi fino all’inverosimile. Ha voluto che tanti uomini e donne, sacerdoti e religiose potessero attraversare il fossato che si era costruito tra chiesa e mondo, tra clero e laicato. Gli archi di questo ponte li ha costruiti con la Parola di Dio e con i documenti del Concilio Vaticano II. Non si è mai tirato indietro, ogni volta che qualche parroco lo chiamava per parlare ai catechisti, alla comunità. L’Istituto Teologico di Fermo si è formato grazie alla scienza, alla laboriosità e all’impegno che don Gabriele ha profuso. Voleva a tutti i costi che gli operatori pastorali fossero formati teologicamente e spingeva tanti laici e laiche a continuare gli studi a Roma. Aveva la certezza che il futuro si sfida prima di tutto con la competenza teologica …
== È stato una finestra aperta. Ha aiutato tante persone ad avere una prospettiva diversa… Dove sembrava esserci aria asfittica, egli ha portato una folata di Spirito … con ottimismo il futuro. E non si è mai arreso. Fino all’ultimo giorno della sua vita, sopra il suo tavolo c’erano il libro delle Ore e il Novum testamentum graece et latine di Agostino Merk. È il segno evidente che la Parola di Dio è stata luce ai suoi passi.
=== L’ultimo segno con cui voglio ricordarlo è quella Bibbia scritta in ebraico appoggiata sopra la bara durante la celebrazione delle esequie in Cattedrale, domenica 24 dicembre … Ha dato valore a quel libro sacro perché è Parola di Dio per ogni persona. Racconta la storia di ciascuno. È la Parola che fa diventare “carne”.
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