CELIBATO DEL PRESBITERO COME SEGNO DI UNIONE CON DIO CON I CONFRATELLI CON LA GIOVENTU’

CELIBATO nel legame tra sacerdote e comunità. Convegno: “Spiritualità del presbitero diocesano oggi”.

Omelia di Giovanni Paolo II basilica di san Pietro 4 novembre 1980. Estratto riguardante il Celibato dei sacerdoti: “ Un sacerdote che mancasse di un qualsiasi inserimento in una comunità ecclesiale, non potrebbe certamente presentarsi come modello valido di vita ministeriale, essendo essa essenzialmente inserita nel contesto concreto dei rapporti interpersonali della comunità medesima. In questo contesto trova il suo senso pieno lo stesso celibato. Tale scelta di vita rappresenta un segno pubblico di altissimo valore dell’amore primario e totale che il sacerdote offre alla Chiesa. Il celibato del pastore non ha soltanto un significato escatologico, come testimonianza del regno futuro, ma esprime altresì il profondo legame che lo unisce ai fedeli, in quanto sono la comunità nata dal suo carisma e destinata a totalizzare tutta la capacità di amare che un sacerdote porta dentro di sé. Esso, inoltre, lo libera interiormente ed esteriormente, facendo sì che egli possa organizzare la sua vita in modo che il suo tempo, la sua casa, le sue abitudini, la sua ospitalità e le sue risorse finanziarie siano condizionate solo da quello che è lo scopo della sua vita: la creazione intorno a sé di una comunità ecclesiale.” \

Il presidente della Commissione del clero della Conferenza Episcopale Italiana ha scritto a conclusione del predetto convegno: «Il Presbitero realizza il suo ministero di Pastore celebrante ed edifica il popolo di Dio con la grazia che viene dall’alto. Sarà quindi in grado di trarre da queste perenni sorgenti la forza per seguire fedelmente il Cristo nella verginità, nella povertà, nell’obbedienza, segno e condizione insieme di quella carità pastorale che è lo specifico della spiritualità del Presbitero diocesano. Il celibato fa del prete un uomo consegnato per amore alla sua comunità che diviene, così, la sua famiglia. In tal modo egli aderisce più facilmente e totalmente a Cristo Pastore che dà la vita per le sue pecore e si dispone meglio a una più ampia paternità. E’ stato rilevato che questo valore della verginità arricchisce la Chiesa in quanto segno rivelatore dell’amore di Dio e l’avvicina nel servizio al mondo. Convinti che la vita celibe è un dono di Dio, si rileva la convinzione che va chiesto a Dio con insistenza. La vita celibe è parte della particolare ascesi del presbitero e della fraternità sacramentale, e va vissuta in amicizia con i confratelli e col Vescovo.

Ne deriva una spirituale fraternità che induce fortemente il presbitero a discernere tra i figli di Dio quanti Egli ha chiamato a ogni forma di vita consacrata, soprattutto al sacerdozio. Sentirà allora insopprimibile l’amore al luogo di sua formazione, il seminario, ove ritornerà spesso, mente et opere, curerà a tal fine con una pastorale vocazionale, tutta la gioventù.

Ricorderà alla famiglia dei laici la loro specifica vocazione battesimale di vivere secondo Dio per “ordinare secondo Dio” le realtà temporali del mondo e si sentirà, a tal fine, impegnato a dare ad essi quanto ad essi occorre, di verità e di grazia, perché non abbiano mai a separare la vita dalla fede.»

 

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