MARCO ARMELLINI ONORA IL CULTO DELLA MADRE DEL BUON CONSIGLIO A FALERONE con un libro ricco di documenti e di immagini

ARMELLINI MARCO PER IL CULTO DELLA  MADONNA DEL BUON CONSIGLIO A FALERONE

Il nuovo bel Libro di ARMELLINI MARCO “ La Madonna del Buon Consiglio di Falerone. Storia. Culto. Iconografia“ edito a Fermo nel dicembre 2019 con moltissime immagini.

Si riferiscono qui alcune parti per testimoniare le tradizioni cristiane del territorio. Questo libro valorizza il meglio dell’esperienza cristiana nella fede mariana. Sempre la devozione mariana ha portato riconciliazione e ricostruzione della società. Ecco alcune risultanze documentali della minuziosa ricerca dell’Armellini. Interessanti, tra le diverse carte citate anche i manoscritti di Angelo De Minicis,” Memorie religiose dei Faleronesi” e “Consuetudini vigenti nelle chiese di Falerone”, scritte negli anni 30 dell’ottocento (1830-1839). Lo scrittore Armellini Marco compie un sincero atto di amore ai valori della gente di Falerone sua patria. Si trascrivono alcuni brani.

DEVOZIONE

(Pag. 74) “Molto spesso nel corso dei secoli per scongiurare pestilenze, calamità naturali o solamente per invocare o far cessare la pioggia, i parroci e/o i vescovi, con gran concorso di fedeli, erano soliti indire novene, tridui e processioni con reliquie ed immagini di santi. Di questi avvenimenti, tra i più importanti a livello nazionale, si possono ricordare: la processione con le reliquie di Sant’Agata per fermare la lava che stava per sommergere Catania, le invocazioni a San Gennaro per arrestare le eruzioni del Vesuvio a Napoli, le preghiere e le processioni indette da San Carlo Borromeo per scongiurare la peste a Milano, la processione indetta da San Gregorio Magno per arrestare la peste che mieteva vittime nella città di Roma”.

<cita: https://www.corrispondenzaromana.it/chiesa-cattolica-preghiere-e-calamita-naturali.

L’autore ha esplorato diversi siti internet per questo culto mariano ed è stato sostenuto dal Rettore- Parroco del Santuario Basilica della Madre del Buon Consiglio in Genazzano, P. Ludovico Maria Centra. Molte altre persone lo hanno accompagnato amichevolmente coadiuvandolo nella raccolta delle testimonianze storiche. I suoi risultati sono apprezzabili perché verificati, come si nota dalle conclusioni > (pagg. 76-77).

SINTESI DELL’OPERA

Immagine della Madre del Buon Consiglio a Falerone

Scrive: “ Non sono stati rinvenuti documenti, atti parrocchiali, rogiti notarili o memorie orali che potessero aiutarci a conoscere la genesi di questo quadro <databile 1761>. Un punto importante riguarda l’aspetto della primitiva immagine dipinta che permette di ipotizzare una plausibile spiegazione sul destino delle corone del dipinto faleronese. Un reperto lapideo posizionato sul retro della parete d’ingresso della Cappella della Madonna ci dà l’opportunità di formulare qualche ipotesi più precisa sui fatti in questione. Questa lapide dedicatoria certifica che il dipinto faleronese sia stato “d’aurea corona redimito”, nel 1885, da Amilcare Malagola, arcivescovo e principe di Fermo (dal 1877 al 1895), in seguito alla richiesta della comunità dei fedeli, che tutta concorse con devozione alle spese per le corone; ulteriore iscrizione dedicatoria a stampa lo conferma.

Alla prima immagine dipinta nel 1761 vennero quindi apposte, nel 1885, sul capo di Gesù e Maria due preziose corone d’oro, le cui forme sono appena riconoscibili osservando con attenzione la cartolina del baldacchino processionale, edita intorno al 1920/30 e che, come accaduto a tante immagini mariane e molti ex voto in tutta Italia, furono trafugate. L’atto sacrilego sulle corone del dipinto, che rappresentava per i faleronesi il simbolo di una fede antica in cui si riconosce una comunità, suscitò un profondo sgomento in tutto il paese tanto che il prevosto Don Silvio Catalini, nel dicembre del 1983, diede l’incarico al laboratorio orafo faleronese di Giuliana Ferrini di realizzare due corone, in argento sbalzato e cesellato con pietre preziose, per ripristinare l’iconografia della sacra immagine. Verso la fine degli anni ’980, il prevosto di San Paolino, Don Giovanni Crocetti, ritenendo che le due corone fossero sproporzionate rispetto alle figure, fece realizzare, dallo stesso laboratorio, altre due corone più sottili in oro e argento con zaffiri e rubini, esteticamente meno invasive. In seguito al furto delle corone del dipinto, molti quadri di ex voto (Per grazia ricevuta) contenenti cuori d’argento che tappezzavano le pareti della cappella della Madonna del Buon Consiglio, per maggior sicurezza, vennero trasferiti in luogo più sicuro.

E’ opportuno ricordare che la festa della Madonna del Buon Consiglio, secondo la venuta di Genazzano, cade il 25 aprile e sicuramente a Falerone nei primi anni dopo il miracolo si festeggiava in quel periodo; la ricorrenza venne in seguito posticipata a maggio, in concomitanza con il mese mariano.

Questa pubblicazione, che è essenzialmente un atto d’amore nei confronti del mio paese potrebbe rappresentare l’ultima occasione per perpetuare e rinfocolare una devozione ormai sopita e mi offre l’opportunità di porre rimedio ad un falso storico, ripristinando la verità. E un errore che nelle poche immaginette sacre stampate con il nome della Madonna del Buon Consiglio di Falerone, compaia come sottotitolo la dicitura: Autore ignoto-Anno 1600 circa, perché i documenti d’archivio attestano il miracolo nel 1761, quando il quadro era appena stato dipinto e tenendo comunque presente che il monastero di San Pietro Apostolo ha iniziato la sua attività religiosa nel 1683.”

CULTO DELLE IMMAGINI INCORONATE

<Da notare che le incoronazioni con la facoltà concessa dai sommi pontefici al Capitolo Vaticano hanno il valore di culto cristiano delle immagini> L’autore riferisce (pp. 56-57) che dal 1631 al 1881 sono state concesse dal Capitolo Vaticano circa 1300 coronazioni e spiega “Aggiungere una preziosa corona sul capo di Maria significa condividere il suo cammino terreno, gioire con lei per aver sconfitto la morte ed il peccato, ed attraverso l’imitazione del suo esempio aspirare alla regalità dei cieli (…) Maria ha sovvertito il concetto che la corona è sinonimo di potere e supremazia terrena, accettando con il suo atteggiamento devoto e sottomesso nell’ubbidienza del sì dell’Annunciazione di essere strumento dell’azione divina, perché Dio si è servito proprio di una donna umile e servizievole per entrare nel mondo e salvare l’umanità. Osservando l’immagine della Madonna del Buon Consiglio – Regina dell’universo si rimane colpiti dalla molteplicità di sentimenti che il dipinto evoca: fiducia, abbandono, solidarietà, misericordia, amicizia, fede, amore, invitandoci a sperimentare la sua vicinanza materna e a condividerne il suo stesso percorso. Per tutte queste ragioni, voler cingere il capo di Maria con una corona, manifesta, tra gli altri significati, la volontà di assumerla come modello per raggiungere, al termine della nostra vita, la corona celeste.”

TESTIMONIANZE DI PERSONE VIVENTI

<Armellini Marco valorizza il culto delle generazioni dell’ultimo secolo>. Scrive (pagg. 23-24). “L’altare della cappella fu completamente rinnovato nel 1935, in seguito al cinquantesimo anniversario della coronazione del dipinto per opera del vescovo Malagola. L’altare, costruito con le offerte dei fedeli venne riconsacrato da S.E. Mons. Giuseppe Petrelli, arcivescovo titolare di Nisibi l’undici di agosto, all’interno di una grande manifestazione durata un’intera settimana con un variegato programma che comprendeva cerimonie religiose con messe; solenni, convegni e processioni, ma anche momenti di divertimento come corse di cavalli, esibizione di bande musicali, fuochi d’artificio e tombola.

L’altare composto da gradinate, otto colonnine con capitello, il piano di mensa, quattro capitelli, un tabernacolo venne realizzato dal marmista serviglianese Attilio Lardani per una spesa di L. 1280.

Nel 1936, nelle due pareti laterali, per opera del pittore Ciro Pavisa di Mombaroccio, vennero realizzati due grandi affreschi, quello di destra mostra barrivo della prodigiosa immagine a Genazzano, mentre quello di sinistra fotografa con grande realismo la guarigione della monaca faleronese per l’intercessione della Madonna del Buon Consiglio. Il consiglio comunale, nel 1981, tornò ad occuparsi e deliberare sulla chiesina delle monache in seguito alla richiesta della prepositura di San Paolino, volta ad ottenere un contributo economico per i lavori di restauro alla succitata cappella.”

PRATICHE DI FEDE

<Interessante l’analisi dell’immagine del dipinto faleronese (pagg. 52-54) con le numerose foto di supporto. Inoltre i ricordi dei viventi, espressi per tutti da Anna Antognozzi della contrada Pozzo (citiamo da p. 62) e da Elena de Laurentis del centro storico faleronese>.

“Dai Ricordi di Anna Antognozzi. La festa della Madonna del Buon Consiglio si svolgeva sempre nel mese mariano, approssimativamente nei giorni tra il 20 e il 26. Si cominciava il martedì con la processione dalla contrada Pozzo alla quale si univa la contrada Madonna delle Camminate, poi il mercoledì con la <la partecipazione delle contrade> Croce e San Paolino, il giovedì la contrada santa Margherita alla quale si univa la contrada Salegnano ed il Paese. Queste processioni, con la partecipazione di bambini che portavano mazzi di fiori, si muovevano alla volta del paese fra canti, inni e preghiere per raggiungere la chiesa di San Giovanni. In quel periodo le pareti della chiesa che custodiva la sacra immagine della Madonna erano tappezzate di quadri ex voto rappresentati da cuori d’argento incorniciati, mia madre mi raccontava che nonostante la grande povertà dell’epoca, per ringraziare la Madonna del miracolo ricevuto, i beneficati lasciavano spesso in dono le loro catenine d’oro”.

DOCUMENTAZIONE DEI SECOLI XVIII e XIX

<Riferiamo la documentazione più antica. Nel narrare le consuetudini vigenti nelle chiese di Falerone Angelo De Minicis ricorda le Feste solenni in onore di Maria SS. del Buon Consiglio pagg. 56s> Si legge: “Nella chiesa delle monache, nel mese di maggio, si fa anche il mese mariano nella seguente maniera. Nella sera del 30 aprile, addobbato l’altare maggiore con ceri e fiori e lampade come meglio è possibile, un divoto scrive in molte cartine i fioretti di virtù da recitare in nome di Maria in tutto il mese di maggio e standosi in luogo accessibile di tutti entro la chiesa e lascia che ognuno prenda quel cartellino che crederà. All’ora solita si incomincia la recita del Santo Rosario e detto il Salve Regina si dice «Vieni Santo Spirito», poi si legge una breve meditazione del Canonico Alfonso Muzzarelli con l’ossequio, giaculatoria ed esempio contenuto nel libretto di detto autore, il quale ha scritto con più insinuazione e profitto di quanti io ne abbia letti. Nel 1846 si incomincia a leggere il mio mese mariano. Finita la lettura si cantano le litanie di Maria S.S. e si conchiude con il versetto «Maria del Buon Consiglio, benedicici dal ciel col vostro Figlio». Questo versetto si canta anche ogni volta che si cantano le litanie alla beatissima Vergine Maria. La cera e tutte le cose occorrenti per queste funzioni del Rosario in questo mese mariano vengono somministrate dal depositario delle elemosine che i fedeli offrono a quella immagine di Maria S.S. del Buon Consiglio in cera, denaro e granturco. La cera viene offerta dai diversi figuranti, avendola pregata di qualche grazia poi un mazzo di ceri grandi e piccoli secondo la loro facoltà, li quali ceri, per vari giorni si espongono all’altare di Maria S.S. Si fanno spesso li tridui per gli infermi, essendovi tre orazioni adottate al bisogno e alle altre quattro candele davanti l’immagine di Maria, si accendono altre sei candele di libra e questi tridui si fanno subito dopo il Rosario ed infine alle litanie si aggiunge l’Oremus pro infirmis (=preghiamo per i malati). Gli infermi sanati quasi tutti offrono cera alla Madonna in una domenica che per lo più è la prima di ottobre si porta una offerta di granturco alla Madonna e il tutto si regola come l’offerta del grano che si fa in agosto. A questa offerta presiede il depositario, il quale era prima Don Vito Mandi sacerdote e Vicario Foraneo, poi subentrò il Signor Lucantonio Chiaravalle, li quali con molta premura e delicatezza, hanno amministrato ogni cosa che spetta a questa sacra immagine di Maria del Buon Consiglio. Al suddetto Signor Chiaravalle ora tiene in custodia i ceri e danaro e generi da somministrare al bisogno, secondo le occorrenze, non è stato richiesto da privato o superiore di rendere conto della sua amministrazione per la buona fede pubblica che egli gode. In tempo di troppa siccità, piogge o altri bisogni si fanno tridui alla Madonna del Buon Consiglio e la cera occorrente viene deportata dal detto depositario, allora però l’immagine si porrà nella chiesa matrice, come più capace. Se per gli stessi motivi si facesse il triduo a San Fortunato, la cera viene somministrata dalla Comunità nella chiesa di San Francesco, se si facesse a San Sebastiano o per le anime del purgatorio previa la Congregazione del SS. Sacramento, nella sua chiesa.”

<Dal manoscritto di Angelo De Minicis proviene anche una notizia della sua famiglia riguardante la protezione mariana per la salvezza dell’anima ricordata dal padre Paolo pagg. 75>. “Adì 25 gennaio 1796: giorno di lunedì alle ore 14 e mezza passò agli eterni riposi la Signora Elena De Minicis, mia carissima madre stando esposta l’effige di Maria S.S. del Buon Consiglio, venerata nella chiesa delle monache, stando esposta dissi, nella propria camera ed avendo risposto nelle litanie più volte “Ora pro nobis”. Dio la tenga in cielo. Così spero certamente”.

ASPETTI DEVOZIONALI TRAMANDATI

<pagg. 74-75> “Particolari aspetti devozionali. a Madonna del Buon Consiglio è stata più volte evocata per fare da tramite e chiedere l’aiuto divino per far cessare la furia distruttrice degli agenti atmosferici, due esempi trascritti da: “ Diario domestico manoscritto di Pietro Paolo di Simone De Minicis”, conservato presso gli eredi>. “Nel dicembre 1793 il cielo si fece, come suol dirsi, di bronzo, e fu una siccità tale che non fu mai veduta neve né ghiaccio, né acqua sino alli 7 di maggio del 1794, nel cui giorno fu veduta un poco di acqua, che però fu preceduta da molta e grossa grandine. Il grano per la siccità si trovava in cattivo stato e così tutti gli altri generi di campagna, di modo che si prevedeva una calamità troppo grande. Nel medesimo giorno, 7 maggio fu principiato un triduo del beato Andrea Cacciola, che veramente ci fece subito avere la pioggia e questa si fece dopo due settimane talmente impetuosa, che li fiumi andavano pieni e durò essa pioggia più di 15 giorni di modo che fu dovuto mietere il grano piovendo e nelli covi, cavalletti ed anche nel campo senza recidersi si era nato e cacchito (= germogliato nuovo) in modo, che dava molto a temere e perciò si tornò a pregare il B. Andrea, S. Fortunato e la madonna del Buon Consiglio per la serenità, che poi si ottenne”.

“Nell’anno 1817 Dio ci afflisse con lunga carestia … per le scarse raccolte, tanto del 1816 che del 1817. I poveri si cibavano di erbe, di scorze, di ghiande e persino di noccioli pesti di oliva spremuti dell’olio. Il Governo mise un’imposta pubblica di baj(occhi) 10 per ogni 100 scudi ai ricchi per sovvenire ai poveri. Con questo sussidio si facevano molte caldaie di legumi ogni dì e si dispensava ai poveri affamati, si dispensava pane, ma […] dai cattivi cibi si era cominciata a sviluppare una febbre epidemica, chiamata tifo petecchiale, la quale in pochi giorni toglieva la vita. Si tentarono molti rimedi ma, […] i poveri indeboliti presi dalla convulsione di tutte le membra, in un giorno o due perivano. Furono adunati molti infermi all’ospedale e poiché i letti erano insufficienti, furono collocati due infermi ogni letto. Adunque perché il male non si appiccasse a tutto il popolo, fu stabilito il lazzaretto nel convento di San Francesco, in allora non ripristinato, si entrava al di fuori delle mura castellane, si adunavano tutti gli infermi appena erano attaccati dal male… […] vi entrava il medico tutto coperto di tela incerata, i parrochi assistenti adoperavano suffumigi di sale con spirito di vetriolo. Ma fu tutto inutile, gli infermi perivano, il medico morì, i parrochi tutti si ammalarono e furono vicini a morire, gli infermieri morirono in parte anch’essi. La morte indistintamente troncava la vita ai poveri e ai ricchi e la strage fu tale che in quell’anno perirono qui fra noi 305 persone, quando che comunemente ne muoiono ogni anno sessanta o al più settanta. Furono fatte allora molte processioni di penitenza in onore di San Sebastiano e San Rocco, altre volte fu andato pubblicamente in processione alla Madonna degli Angioli e pare che sin d’allora mediante il patrocinio di Maria S.S. del Buon Consiglio, di San Sebastiano e di San Rocco cessasse il morbo e fu incominciato a respirare”.

<pagg. 75-76> “Anche nelle cappelline private presenti nelle dimore palaziali di alcune aristocratiche famiglie faleronesi non mancano mai iconografie e devozioni riguardanti la Madonna del Buon Consiglio. Nella cappella domestica della nobile casata dei De Minicis, infatti, una devozione a stampa appesa alla parete, dopo la preghiera alla Madonna, presenta un’invocazione finalizzata alla concessione della salute del corpo e della mente con queste parole.

TESTIMONIANZA DI CULTO IN CASA DE MINICIS

<IMMAGINETTA incisa e stampata in una pagina qui trascritta della fine del secolo XVIII o degli inizi del secolo XIX raffigurante la Madonna del Buon Consiglio della cappella privata della nobile famiglia del De Minicis. Ha iscrizione: CONSILIUM IN TEMPORE OPPORTUNO (= Consiglio al momento opportuno cioè quando ne abbiamo bisogno) sotto la figura della Madonna del Buon Consiglio venerata a Genazzano con in più effigiata la colomba dello Spirito Santo in alto sopra al riquadro dell’immagine>.

“Devozione di tre Ave Maria al cuore purissimo di Maria Santissima del Buon Consiglio che si venera in Campiglia nell’oratorio di sant’ Antonio abate della nobile famiglia del Mancino

Vi saluto vergine Santissima del Buon Consiglio, e per i meriti del vostro purissimo cuore vi prego impetrarmi dal vostro divinissimo Figlio vero dolore dei miei peccati passati e la grazia di non peccare mai più.  – Ave Maria

  • Vi saluto Vergine amorosissima del Buon Consiglio e per i meriti del vostro cuore castissimo vi prego impetrarmi dal vostro dilettissimo Figlio vero amore di Dio ed una piena rassegnazione alla sua Santissima Volontà. – Ave Maria
  • Vi saluto Vergine clementissima del Buon Consiglio e per i meriti del vostro cuore innocentissimo vi prego di attenermi dal vostro dolcissimo Figlio la pienezza del vostro Buon Consiglio, la perseveranza nel bene fino alla morte e la grazia che chiedo … se sia espediente per la salute dell’anima mia. Ave Maria.

\ Prega per noi Santa madre di Dio /Affinché siamo resi degni per le promesse di Cristo.

Preghiamo. Concedi, o Signore Dio, che noi tuoi servi godiamo della perpetua salute della mente e del corpo e per la gloriosa intercessione della beata Maria sempre Vergine del Buon Consiglio godiamo dell’eterna (letizia), liberati dalla presente tristezza. Per Cristo nostro Signore. Amen\

<tipogr.> Bologna per Gamberini e Parmeggiani. Con approvazione.”

 

FESTE DELL’ANNO 1843

Oltre al prevosto Angelo De Minicis, autore delle ” Memorie religiose dei Faleronesi” anche suo fratello Gaetano De Minicis ha scritto memorie, come la seguente.<pag.69> “Durante una solenne festa in onore della Madonna del Buon Consiglio tenuta il 14 maggio 1843, vennero scritte nove invocazioni in rima, otto di queste posizionate alcune nella chiesa ed altre in diversi luoghi del paese, la nona si sarebbe recitata durante la processione per le vie di Falerone con l’immagine sacra contenuta nell’artistico baldacchino processionale ligneo. Sopra la porta della chiesa venne invece posizionata una iscrizione dedicatoria più strutturata e forse destinata ad un supporto lapideo. Gaetano De Minicis, fratello del prevosto Don Angelo, ci ha lasciato memoria di queste iscrizioni raccogliendole in un libriccino a stampa. Iscrizioni esposte in Falerone nella solenne festività ad onore della Beata Vergine del Buon Consiglio celebrata il XIV di maggio MDCC CXLIII, Tipografia Ciferri, Fermo 1843, che riporto integralmente.

Sopra la porta della chiesa:

A  \  MARIA VERGINE  \  DEL BUON CONSIGLIO  \  PROTEGGITRICE NOSTRA PERPETUA  \  È SACRO SOLENNE  \  QUESTO Dì  \  PERCHÉ  \  RINNOVELLANDO FAUSTE ANTICHE MEMORIE  \  DI MARAVIGLIOSE GRAZIE  \  AL POPOLO FALARIENSE COMPARTITE  \  ODA BENIGNA LA VOCE DEI FIGLI  \  IMPLORANTI MERCE’  \  CI SOCCORRA E CI SORRIDA  \  E OGNI MANIFESTA E ASCOSA CALAMITA’  \  DA NOI SI DILEGUI  \  PII OSSEQUIOSI ACCORRETE  \  O FEDELI  \  A ONORARE COLEI CHE L’ETERNO EBBE NEL SENO

Voti posti per entro la chiesa e in altri luoghi del Comune

(1) MADRE BEATA SOTTO IL TUO VESSILLO  \  NON PIÙ NUBE D’ERRORE ADOMBRI IL VERO  \  MA DIO CHE IN CIEL RISIEDE  \  ABBIA MAI SEMPRE ONOR LAUDE ED IMPERO

(2) MADRE IMMORTALE CHE D’ AMOR SEI PIENA  \  L’ORME DEI FIGLI TUOI  \  REGGI SU QUESTO ESIGLIO  \  MADRE D’ALTO CONSIGLIO

(3) MADRE SOVRANA CHE VICINA SIEDI  \  AL SOMMO RE SEMPRE DI NOI TI CAGLIA  \  NELL’ETERNA MEMORIA  \  MADRE DELL’ALTA GLORIA

(4) MADRE D’ALTA SPERANZA  \  NOSTRA TI FE’ IL GRAN FIGLIO ARBITRA E GUIDA  \  E MAI MERCE’ NON NIEGA  \  ACHI TI PRIEGA E IN TUA PIETÀ CONFIDA

(5) SALVE SALVE  \  O MARIA  \  A NOI RIVOLGI IL GUARDO TUO SERENO  \  E SAREM DA OGNI MAL PURGATI APPIENO

(6) MADRE PIETOSA  \  DEL DIVINO AMORE  \  RENDI IN NOI  \  PURA L’ALMA E CASTO IL CUORE

(7) QUANTO  \  PUDICA PIU’  \  TANTO PIÙ BELLA

(8) O SANTA SANTA SANTA  \  BENEFATTRICE COSTANTE AMOROSA  \  A TE  \  NOI FALERIENSI TUTTI GIULIVI  \  QUESTE LAUDAZIONI QUESTI VOTI  \  CONSACRIAMO

<pag. 70> In una prospettiva per la processione colla immagine di N.D.

(9) – ECCO LA DONNA ALTISSIMA  \  LA GRAN REINA DE’ CIELI  \  ECCO DI DIO LA MADRE  \  MARIA  \

PROSTRATEVI O GENTI  \  ALLA BELLA IMMAGINE DELLA VOSTRA  \  SIGNORA E FIORI E VOTI E LAGRIME DI GIOIA  \  SPARGETE “ –

FESTA NELL’ANNO 1856   CON IL CARDINAL DE ANGELIS

Iscrizione dell’epoca.

A FILIPPO DE ANGELIS ARCIVESCOVO DI FERMO E PRINCIPE  \  DECORO E ORNAMENTO DELLA CATTOLICA CHIESA  \  PER SENNO E PIETÀ VENERANDO  \  DEL SUO DILETTO GREGGE PASTORE VIGILANTE INSTANCABILE  \  D’ANIMI E CUORI FRA SE’ DISCORDANTI CON AMORE DI PADRE CONCILIATORE SPERTISSIMO  \  CHE ESERCTANDO IL PASTORALE MINISTERO IN QUESTA TERRA  \  DELLO SPLENDORE DI SEDIA EPISCOPALE DA’ VETUSTI SECOLI NOBILITATA  \  NELLA FESTIVITÀ SOLENNISSIMA DI VERGIN MARIA CONSILIATRICE  \  BENIGNAMENTE TERZA VOLTA DEGNAVA DI SUA PRESENZA ONORARE LA PATRIA NOSTRA  \  IL MAGISTRATO GIUBILANTE OSSEQUIOSO AL GRAN PORPORATO  \  ALL’OTTIMO ANTISTITE QUESTA PAGINA CONSACRA  \  UMILE SEGNO DELLA PIU’ ALTA UNIVERSALE GRATITUDINE   \   O MARIA NE INTERCEDI APPRESSO L’ONNIPOTENTE DAL QUALE OGNI GIUSTO BENE PROMANA CHE LUNGHI ANNI E FELICI AL ZELANTISSIMO PONTEFICE NOSTRO DONI E CONCEDA   \   IN FALERONE; IL DI’ XV GIUGNO MDCCCLVI  –  G.D.M “- <=Gaetano De Minicis>

INCORONAZIONE  CON IL CARD. MALAGOLA

<pagg. 71-72 Manifesto dedicatorio dell’incoronazione dell’immagine venerata nel 1885>

“A gloria della Vergine  \  che dal Buon Consiglio si noma  \ augusto solenne rito  \  novello per noi  \  compiesi oggi in questo tempio  \  per mano del padre e pastore nostro  \  mons. Amilcare Malagola  \  aurogemmata corona  \  poniamo in capo  \  a MARIA  \  e nella ebbrezza del gaudio  \  nel tripudio dell’esultanza  \  regina della patria nostra  \  salutiamo colei  \  che donna e signora impera nei cieli  \ Oh, entrate entrate  \  paesani e stranieri  \  nuovo slancio di devozione  \  più accesa la fiamma di amore  \  ci stringa a’ piedi  \  della tenerissima delle madri  \  essa ne darà in ricambio  \  la corona del Paradiso – Fermo 1885.

 

Nella Cappella della Madonna del Buon Consiglio a Falerone lapide a ricordo dell’incoronazione foto nel libro (p. 71)

“Ai più tardi nipoti  \  questo marmo serbi memoria  \  che  \  l’immagine di N(ostra) D(onna) del Buon Consiglio  \  protettrice augusta di Falerone  \  per antichi e recenti miracoli veneranda  \  fu da aurea corona redimita  \  per monsignor Amilcare Malagola  \  Arcivescovo e Principe di Fermo  \ Tutti dì ogni classe  \  con divota gara  \  contribuenti alle spese  \  XXX agosto mdccclxxxv “

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