Carboni Paola Renata (1908-1927). “Piccolo fiore” libro edito nell’anno1929 pp. 3-5
Profumo di fiori? Si: umili come la viola, candidi come il giglio, preziosi e soavi come la santità.
Ella stessa – una modesta giovane assurta improvvisamente e miracolosamente a discepola di S. Teresa del Bambin Gesù – ama definirsi: “ piccolo fiore prediletto da Gesù „.
Lasciate, dunque, che spandano il loro profumo i vivissimi petali che le caddero dal cuore, lungo il cammino, e che noi raccogliamo e insertiamo per volere della sorella prediletta – più per noi che per lei e offriamo in dono alle madri come monito, alle giovani come incitamento ed esempio.
Sfogliandoli, si vedrà che la formazione non è, poi, la risultante unica e sola dell’educazione: famigliare e dell’ambiente, ma che Dio sa raccogliere, quando vuole e come vuole, fiori e frutti abbondanti e vaghi da aridi solchi e tronchi scheletriti. Bella, ad ogni modo, la figura di questa giovane che, illuminata da Dio, ricostruisce la sua fede e s’infervora nel divino amore e spande in ogni dove, fascino di luci eteree e, nel martirio di pene diuturne, nello sprezzo di sé e degl’incanti delta aita, prega e confida, istruisce e consiglia, trascina, converte, s’offre e s’immola per i restii che non riesce a stenebrare. Vincerà? Ella lo afferma indubbiamente e ripetutamente, oltre i sospiri e le tacite lacrime, nell’espansione del cuore fremente, nelle divinazioni della fede robusta, negli ardori della carità, nei liberi voli della pietà, nell’ estasi sublime della prece pia. In ogni pagina – a cominciare dai cenni autobiografici, che stese per volere del suo padre spirituale – e, giù giù, nell’ epistolario abbondante ove sfoga l’animo e svela le luci della mente e i palpiti del cuore verginale alla sorella prediletta ed alle amiche; nell’invocazione a Santa Teresa, nel diario intimo delle pene e dette speranze e dell’ indomato amore – ordisce bellamente e riflette con sincerità l’intero e interno dramma della vita, che le fu spasimo e gloria, campo di lavoro e vittoria. L’amore eroico verso i genitori, la serena tranquillità che emerge da ogni prova, la sicurezza nel risolvere i problemi più ardui dell’ altrui vita, l’oblazione di sé, i muti colloqui con Dio acquistano continuo e crescente risalto, destano ammirazione, avvincendo II lettore, sforzandolo, più che al pianto, all’ imitazione. Così, ella – a distanza d’un anno dalla morte – vive più che mai, e l’opera indefessa di bene che compì, nella famiglia e nella scuola, a vantaggio di compagne ed umiche – a Grottazzolina, fra le pareti della casa paterna; a Fermo, ove trovò la luce dell’anima – non s’arresta, grazie a Dio, ma prosegue, si completa, trionfa ancora.
La sorella prediletta svela l’influenza innovatrice e salutarissima che Renata esercitò nella famiglia, un’amica ricorda le visioni e le rivelazioni ch’ ebbe ripetutamente da parte di S. Teresa del Bambin Gesù; la superiora dell’ Istituto Femminile S. Chiara di Fermo – ove insegnò per un anno intero – confessa: ” io mi sentii spinta ad invocarla, fin dalla morte, come mia piccola avvocata presso Colui che aveva tanto amato, ed oggi è per sua intercessione che domando delle grazie, sicura di ottenerle „.
E’ dunque la santità? Non sappiamo. Ma mentre parla, (il piccolo fiore spande il suo profumo) noi deponiamo non senza lacrime la penna, inchinandoci e pregando.
- 21-22
Non appena il raggio divino, penetrando nettamente, gettò sprazzi di vivida luce, Renata anelò subito di ascendere e fu un balzo deciso verso il Cielo. L’anima si inebriò di luce, di azzurro, sentì la nostalgia dei puri sconfinati orizzonti, dove avrebbe respirato l’atmosfera degli angeli di Dio.
“ Come mi è dolce, la sera – ella scrive – trattenermi qualche minuto alla finestra delta mia cameretta e godere il cielo stellato! Mi sento trasportala lassù, mi sento circondata dagli Angeli che cantano con me le lodi al Signore e mi sembra di appartenere già al Cielo „.
Ma si accorse subito, che presumere di poter fare senza guida, per arrivare alla perfezione, era lo stesso che affidarsi a un pessimo maestro, e suo studio principale fu di trovarsi una guida sicura, un consigliere illuminato a cui potersi affidare con filiale abbandono.
E non tardò molto a scoprirlo il Sacerdote per l’anima sua. Renata si lasciò plasmare con tutta docilità ed Egli riuscì a gettare in quel cuore le basi di una pietà così bella e disinvolta che era luce e profumo, e, sebbene dissimulata da una schietta giocondità, traspariva attraverso le sue angeliche sembianze, come raggio di sole, attraverso tersissimo cristallo.
Il Confessore era il suo confidente, il suo maestro, il suo Padre; a Lui con ingenuità infantile esponeva i dubbi, le aspirazioni, le intime lotte e dalla sua parola traeva incitamento per ascendere ancora, per sopportare ilare, serena i dolori del suo interno martirio. “ Come vorrei ancora dirle dell’ anima mia, confidarle tante piccole cose che sempre mi sfuggono e non lasciarle nulla all’ oscuro „.
Aveva per Lui una carità e venerazione profondissima e, man mano che apprezzava ed usufruiva del beneficio del suo ministero, gli pagava con ardenti preghiere un tributo spirituale di riconoscenza.
- 79-82
“ L’amicizia – scrive Sitato Pellico – è una fratellanza, e, nel suo più alto senso, è il bello ideale della fratellanza; è un accordo supremo di due o tre anime, non mai di molte, le quali son divenute necessarie l’una all’altra; le quali hanno trovato l’una nell’ altra la massima disposizione a capirsi, a giovarsi, a nobilmente interpetrarsi a spronarsi al bene.“
Ed era proprio così che Renata concepiva l’amicizia. Essa ne aveva poche di amiche, ma cercava con ogni mezzo che i loro cuori battessero all’unisono, specialmente in quello che era il suo più vivo tormento, nell’amor di Dio.
“ L’amore per Gesù, vedere amato Gesù, ecco la mia sete …. solo l’amore di Gesù mi ricolma di contentezza. E tu che sei la mia amica, tu devi diminuire la mia sete, con l’amarlo sinceramente, fortemente … Sii unita con me net Signore ed accetta ed offri, sopportando tutto con serenità e gioia.”
Renata voleva liete, santamente liete, le sue amiche e si spaventava quando di alcuna riceveva lettere di umor triste o le sapeva in preda alle malinconie. Oh! allora erano esortazioni, ammonizioni; appassionati, dolci richiami; erano magari tiratine di orecchi date con bel garbo, ma la sua parola, giunta a tempo opportuno, confortava, rinfrancava, liberava da una pericolosa situazione.
“ Qual’è la cagione delle tue sofferenze tanto grandi? Se non ne hai ragione, non devi far così; se ci fosse anche una ragione, si confida in Dio e si sta allegri …. Devi ricacciare indietro quelle gocce di pianto e sorridere, sorridere sempre. Se sapessi come è bello il sorriso! Rallegra Gesù ‘e dà la pace. L’amicizia fedele, dice la S. Scrittura, è una valida protezione, è balsamo di vita e di immortalità „.
Tale fu sempre l’amicizia di Renata. Una sua amica così scrive di Lei: “ lo posso accertare che l’amicizia di Renata è “ stata per me l’ancora di salvezza, perché mi ha sempre distolto da qualunque risoluzione presa senza pensare al danno grave che poteva accadermi e, se non sono caduta talvolta in profondi precipizi, lo debbo a Lei che mi dava sempre saggi consigli ed esempi sublimi. Non nego che da principio fio dovuto lottare aspramente, ma, insieme alla mia cara Renata, tutto mi era dolce e caro, anche il soffrire e, quando mi trovavo insieme a Lei, non pensavo più a nulla che non fosse retto e santo „.
Un’ altra amica così si esprime : “ Renata fu per me la prima e più cara amica, “ perché al suo contatto il mio spirito si elevava senza sforzo verso ideali superiori .Ebbi sempre modo di ammirare la sua modestia, il contegno sempre riservato, che rivelava un intimo contatto con Dio … Raramente rivelava la sua profonda formazione spirituale, ma quando vi si induceva faceva sentire tutta la santità della vita e si comprendeva quant’ era ardente in Lei il desiderio di giovare alle anime … La sua morte fu un gran dolore per me che mi sentii privata di uno dei più grandi aiuti spirituali.”
Come ben si vede, la sua non era un’amicizia fatta di simpatie e di sentimentalismo, ma di bontà, di generosità, di fermezza di animo; un’amicizia soda che aiuta alta pratica della virtù, al compimento del dovere. Renata avrebbe preferito perdere qualche amica che veder deviare l’amicizia, della quale aveva un concetto così nobile ed elevato. Ecco infatti ciò che, un giorno, scriveva ad una delle sue amiche più intime:
“ Vedi, io ti amo unicamente per il Signore e nel Signore e se, per il bene dell’ anima tua, dovessi sempre somministrarti delle medicine amare e fossi sicura che facendo così ti allontaneresti da me, preferirei vederti allontanare che far diversamente. Non è il mio bene che io cerco, ma il tuo, unicamente per te stessa; e se tu credi che questo non sia il nero bene, puoi benissimo rinunziarci; io non so amarti meglio …… “
Con l’amicizia così nobilmente intesa, Renata avvinceva le anime e man mano le abituava a quegli orizzonti tersi e luminosi, dei quali il suo spirito quotidianamente si beava, in un’atmosfera tutta celeste.
Paola Renata Carboni nella sua spiritualità dagli scritto editi nel 1929. Note
Carboni Paola Renata (1908-1927). “Piccolo fiore” libro edito nell’anno1929 pp. 3-5
Profumo di fiori? Si: umili come la viola, candidi come il giglio, preziosi e soavi come la santità.
Ella stessa – una modesta giovane assurta improvvisamente e miracolosamente a discepola di S. Teresa del Bambin Gesù – ama definirsi: “ piccolo fiore prediletto da Gesù „.
Lasciate, dunque, che spandano il loro profumo i vivissimi petali che le caddero dal cuore, lungo il cammino, e che noi raccogliamo e insertiamo per volere della sorella prediletta – più per noi che per lei e offriamo in dono alle madri come monito, alle giovani come incitamento ed esempio.
Sfogliandoli, si vedrà che la formazione non è, poi, la risultante unica e sola dell’educazione: famigliare e dell’ambiente, ma che Dio sa raccogliere, quando vuole e come vuole, fiori e frutti abbondanti e vaghi da aridi solchi e tronchi scheletriti. Bella, ad ogni modo, la figura di questa giovane che, illuminata da Dio, ricostruisce la sua fede e s’infervora nel divino amore e spande in ogni dove, fascino di luci eteree e, nel martirio di pene diuturne, nello sprezzo di sé e degl’incanti delta aita, prega e confida, istruisce e consiglia, trascina, converte, s’offre e s’immola per i restii che non riesce a stenebrare. Vincerà? Ella lo afferma indubbiamente e ripetutamente, oltre i sospiri e le tacite lacrime, nell’espansione del cuore fremente, nelle divinazioni della fede robusta, negli ardori della carità, nei liberi voli della pietà, nell’ estasi sublime della prece pia. In ogni pagina – a cominciare dai cenni autobiografici, che stese per volere del suo padre spirituale – e, giù giù, nell’ epistolario abbondante ove sfoga l’animo e svela le luci della mente e i palpiti del cuore verginale alla sorella prediletta ed alle amiche; nell’invocazione a Santa Teresa, nel diario intimo delle pene e dette speranze e dell’ indomato amore – ordisce bellamente e riflette con sincerità l’intero e interno dramma della vita, che le fu spasimo e gloria, campo di lavoro e vittoria. L’amore eroico verso i genitori, la serena tranquillità che emerge da ogni prova, la sicurezza nel risolvere i problemi più ardui dell’ altrui vita, l’oblazione di sé, i muti colloqui con Dio acquistano continuo e crescente risalto, destano ammirazione, avvincendo II lettore, sforzandolo, più che al pianto, all’ imitazione. Così, ella – a distanza d’un anno dalla morte – vive più che mai, e l’opera indefessa di bene che compì, nella famiglia e nella scuola, a vantaggio di compagne ed umiche – a Grottazzolina, fra le pareti della casa paterna; a Fermo, ove trovò la luce dell’anima – non s’arresta, grazie a Dio, ma prosegue, si completa, trionfa ancora.
La sorella prediletta svela l’influenza innovatrice e salutarissima che Renata esercitò nella famiglia, un’amica ricorda le visioni e le rivelazioni ch’ ebbe ripetutamente da parte di S. Teresa del Bambin Gesù; la superiora dell’ Istituto Femminile S. Chiara di Fermo – ove insegnò per un anno intero – confessa: ” io mi sentii spinta ad invocarla, fin dalla morte, come mia piccola avvocata presso Colui che aveva tanto amato, ed oggi è per sua intercessione che domando delle grazie, sicura di ottenerle „.
E’ dunque la santità? Non sappiamo. Ma mentre parla, (il piccolo fiore spande il suo profumo) noi deponiamo non senza lacrime la penna, inchinandoci e pregando.
Non appena il raggio divino, penetrando nettamente, gettò sprazzi di vivida luce, Renata anelò subito di ascendere e fu un balzo deciso verso il Cielo. L’anima si inebriò di luce, di azzurro, sentì la nostalgia dei puri sconfinati orizzonti, dove avrebbe respirato l’atmosfera degli angeli di Dio.
“ Come mi è dolce, la sera – ella scrive – trattenermi qualche minuto alla finestra delta mia cameretta e godere il cielo stellato! Mi sento trasportala lassù, mi sento circondata dagli Angeli che cantano con me le lodi al Signore e mi sembra di appartenere già al Cielo „.
Ma si accorse subito, che presumere di poter fare senza guida, per arrivare alla perfezione, era lo stesso che affidarsi a un pessimo maestro, e suo studio principale fu di trovarsi una guida sicura, un consigliere illuminato a cui potersi affidare con filiale abbandono.
E non tardò molto a scoprirlo il Sacerdote per l’anima sua. Renata si lasciò plasmare con tutta docilità ed Egli riuscì a gettare in quel cuore le basi di una pietà così bella e disinvolta che era luce e profumo, e, sebbene dissimulata da una schietta giocondità, traspariva attraverso le sue angeliche sembianze, come raggio di sole, attraverso tersissimo cristallo.
Il Confessore era il suo confidente, il suo maestro, il suo Padre; a Lui con ingenuità infantile esponeva i dubbi, le aspirazioni, le intime lotte e dalla sua parola traeva incitamento per ascendere ancora, per sopportare ilare, serena i dolori del suo interno martirio. “ Come vorrei ancora dirle dell’ anima mia, confidarle tante piccole cose che sempre mi sfuggono e non lasciarle nulla all’ oscuro „.
Aveva per Lui una carità e venerazione profondissima e, man mano che apprezzava ed usufruiva del beneficio del suo ministero, gli pagava con ardenti preghiere un tributo spirituale di riconoscenza.
“ L’amicizia – scrive Sitato Pellico – è una fratellanza, e, nel suo più alto senso, è il bello ideale della fratellanza; è un accordo supremo di due o tre anime, non mai di molte, le quali son divenute necessarie l’una all’altra; le quali hanno trovato l’una nell’ altra la massima disposizione a capirsi, a giovarsi, a nobilmente interpetrarsi a spronarsi al bene.“
Ed era proprio così che Renata concepiva l’amicizia. Essa ne aveva poche di amiche, ma cercava con ogni mezzo che i loro cuori battessero all’unisono, specialmente in quello che era il suo più vivo tormento, nell’amor di Dio.
“ L’amore per Gesù, vedere amato Gesù, ecco la mia sete …. solo l’amore di Gesù mi ricolma di contentezza. E tu che sei la mia amica, tu devi diminuire la mia sete, con l’amarlo sinceramente, fortemente … Sii unita con me net Signore ed accetta ed offri, sopportando tutto con serenità e gioia.”
Renata voleva liete, santamente liete, le sue amiche e si spaventava quando di alcuna riceveva lettere di umor triste o le sapeva in preda alle malinconie. Oh! allora erano esortazioni, ammonizioni; appassionati, dolci richiami; erano magari tiratine di orecchi date con bel garbo, ma la sua parola, giunta a tempo opportuno, confortava, rinfrancava, liberava da una pericolosa situazione.
“ Qual’è la cagione delle tue sofferenze tanto grandi? Se non ne hai ragione, non devi far così; se ci fosse anche una ragione, si confida in Dio e si sta allegri …. Devi ricacciare indietro quelle gocce di pianto e sorridere, sorridere sempre. Se sapessi come è bello il sorriso! Rallegra Gesù ‘e dà la pace. L’amicizia fedele, dice la S. Scrittura, è una valida protezione, è balsamo di vita e di immortalità „.
Tale fu sempre l’amicizia di Renata. Una sua amica così scrive di Lei: “ lo posso accertare che l’amicizia di Renata è “ stata per me l’ancora di salvezza, perché mi ha sempre distolto da qualunque risoluzione presa senza pensare al danno grave che poteva accadermi e, se non sono caduta talvolta in profondi precipizi, lo debbo a Lei che mi dava sempre saggi consigli ed esempi sublimi. Non nego che da principio fio dovuto lottare aspramente, ma, insieme alla mia cara Renata, tutto mi era dolce e caro, anche il soffrire e, quando mi trovavo insieme a Lei, non pensavo più a nulla che non fosse retto e santo „.
Un’ altra amica così si esprime : “ Renata fu per me la prima e più cara amica, “ perché al suo contatto il mio spirito si elevava senza sforzo verso ideali superiori .Ebbi sempre modo di ammirare la sua modestia, il contegno sempre riservato, che rivelava un intimo contatto con Dio … Raramente rivelava la sua profonda formazione spirituale, ma quando vi si induceva faceva sentire tutta la santità della vita e si comprendeva quant’ era ardente in Lei il desiderio di giovare alle anime … La sua morte fu un gran dolore per me che mi sentii privata di uno dei più grandi aiuti spirituali.”
Come ben si vede, la sua non era un’amicizia fatta di simpatie e di sentimentalismo, ma di bontà, di generosità, di fermezza di animo; un’amicizia soda che aiuta alta pratica della virtù, al compimento del dovere. Renata avrebbe preferito perdere qualche amica che veder deviare l’amicizia, della quale aveva un concetto così nobile ed elevato. Ecco infatti ciò che, un giorno, scriveva ad una delle sue amiche più intime:
“ Vedi, io ti amo unicamente per il Signore e nel Signore e se, per il bene dell’ anima tua, dovessi sempre somministrarti delle medicine amare e fossi sicura che facendo così ti allontaneresti da me, preferirei vederti allontanare che far diversamente. Non è il mio bene che io cerco, ma il tuo, unicamente per te stessa; e se tu credi che questo non sia il nero bene, puoi benissimo rinunziarci; io non so amarti meglio …… “
Con l’amicizia così nobilmente intesa, Renata avvinceva le anime e man mano le abituava a quegli orizzonti tersi e luminosi, dei quali il suo spirito quotidianamente si beava, in un’atmosfera tutta celeste.