FALERONE (FM) località Piane – Poesie di Gaetano Sbaffoni

GUARDO QUESTO MONDO CHE E’ TANTO BELLO POESIE  PER FALERONE

POETA Gaetano Sbaffoni

La terra

La poesia

Primavera

Il lavoro

Estate

Sposi

Alla mamma

A don Elio Iacopini

Inverno

Maternità

Vita da Agricoltore

Operaie e operai al tomaificio

Prima Comunione

Piane di Falerone

Sposi

Bambini a scuola

Sposi

O Dio

LA MIA TERRA

 

   Amo questa terra marchigiana,

la bellezza delle sue colline,

ove si gustano le radiose aurore

e i silenziosi tramonti,

ove si scorgono sereni interminabili orizzonti,

graziosi poggi, vecchi abituri e ville.

   Amo le lussureggianti sue vallate,

siepi e fossati verdi di viole,

torrenti e fiumi dalle limpide acque

che scorrono giù verso il mar fresche e lucenti.

   Amo l’azzurro mar, le amene spiagge,

i monti Sibillini a mesi nevosi

le cose antiche d’arti medievali,

le sue industrie, i suoi edifici,

i suoi paeselli arrampicati sui colli,

la brava gente laboriosa,

le case imbiancate con le soglie erbose,

dove sono i ricordi del passato,

gli amori giovanili, i giorni di contento,

di speranza e di desìo.

 

   Ricordo la vita serena di allora,

gli allegri canti degli agricoltori,

le messi ondulate dal vento, i prati verdi,

gli alberi mossi da un venticello

che mitigava la stanchezza dell’agricoltore.

   Amo i boschi popolati di volatili e altri animali,

le piante, le acacie, le ginestre, i ginepri con altri fiorellini

sconosciuti e selvatici: un miscuglio di odori che rallegra.

   A queste cose son legato

e tanto amore ho per la mia terra

dove sono nato e son cresciuto, dove ho goduto e tribolato

e che ancor mi accoglierà al riposo eterno.

 

CHE COSA E’ PER ME LA POESIA?

 

   La poesia è la bellezza interiore del nostro essere:

il fiore della letteratura.

Il fiore è migliore di tutte le cose

che ha creato la natura:

migliore delle foglie e dello stelo.

    La poesia  esalta ed eleva

al di sopra del materialismo e del fango umano.

La poesia ingentilisce l’animo del poeta,

lo distrae dalle cose brutte ed effimere.

   Aleggia la spiritualità

al di sopra della materia.

   La poesia è amore perché il poeta ama:

assapora tutte le bellezze della natura,

le descrive, le ammira e le canta. 

   Il poeta sente il fascino della poesia,

guardando gli occhi di una fanciulla,

di fronte all’amore di una mamma,

alla bellezza di una donna, di un bimbo,

alla personalità di un uomo,

al fiorellino sperduto nei campi,

alle piante fiorite, ai boschi profumati di fiori,

ai campi verdi, alle brezze mattutine,

agli uccellini che cantano,

alle zolle assetate,

alla pioggia che cade, alla neve che fiocca:

quanta poesia v’è nell’aria! 

   Vorrei essere poeta per cantare

le grandezze delle piccole cose

ed     “illuminarmi d’immenso…”.

 

IL NUOVO ANNO

 

Ascolta, anno di speme, la preghiera

che con amore fa l’agricoltore,

riporta desìo di pace dentro al cuore,

di moralità con la giustizia vera.

     Nella campagna la gente più fiera

     goda dei campi e cessi il livore

     dell’uomo indegno e regni aura d’amore:

     la pia linfa di Dio viva ed imperi.

Risuoni in ogni dove il dolce canto

misto con quello degli uccelli in coro

che ti fa inorgoglir di onore e vanto.

     Il nuovo anno ci porti gran tesoro:

     tanta salute e di raccolto tanto,

     che sia il compenso di tutto il lavoro!

 

 

CINQUANTESIMO ANNO DI MATRIMONIO 

   Nel 1929 ricordo quella data, il sei gennaio,

quando incontrai la prima volta

la compagna che mi sta accanto!

Era una fanciulletta sedicenne,

andava insieme con le sue compagne

lungo la strada di Sant’Elpidiuccio.

Con slancio giovanile mi accostai

vicino a quel gruppetto …

Lo sguardo si incontrò proprio con lei,

l’osservai, la guardai e riguardai ancora

e coraggio non ebbi di parlare.

   Però rimase in me scolpita al cuore

quella figura bella di fanciulla

dai bei capelli, semplice nel vestir,

e con ingenuità contadinesca,

come fiore sbocciato in mezzo al bosco.

Non fu per me la solita vampata

che in quell’età sovente m’invadeva.

Era lontana ed il mio pensier vicino,

l’amavo con amore puro e sincero

la sognavo compagna della vita!

   Si realizzò il sogno!

Nei tanti anni vissuti insieme,

quando le nubi della fantasia

portavano il cuor nella tortuosa via,

riflettevo e pensavo a quella fanciulletta

che incontrai sul fior degli anni.

   Ora ripenso al navigar trascorso,

tra l’onde burrascose della vita,

la navicella non è mai affondata.

Ormai giunti al porto,

d’amore il cuore mio s’accende ancor,

come nei tempi della giovinezza!

 

 

LA NEVE 

Mugola il vento, scende la neve,

il sole, nascosto tra un velo di nubi,

ogni tanto risplende sul bianco lenzuolo,

sfavilla d’argento il ghiaccio di neve.

Quante pitture sulle grondaie,

sugli alberi nudi, sui pali e sui muri,

sui monti e le valli, in aperte campagne!

In case sperdute guizza il camino,

il fuoco riscalda l’intera famiglia

dei contadini che giocano e veglian

in lunghe serate e lunghi riposi,

pensano al pane, al pane futuro

che è sotto la neve!

 

AGLI SPOSI MILENA E ROBERTO 

Con tutto l’animo sincero ed aperto

e ravvivato da tanto calore,

gli auguri vi fo di vero cuore

a te, Milena, con il tuo Roberto

     che stimo bravo, intelligente, esperto

     a fare il vostro avvenir ben migliore,

     con gioia, felicità, pace e amore

     lungo l’aspro sentier dubbioso e incerto.

Giammai l’amor giurato nell’altare

venga poi meno, e per nessun motivo

il rispetto tra voi deve mancare

     e di offuscate nubi ognor sia privo!

     Sempre come oggi vi dovete amare

     d’amor prolungato e sempre vivo!

 

 

A MARISA 

Non dolerti, Marisa, del tuo male,

offrilo a Gesù, ch’è nostro Signore

che solo comprender sa pene e dolore

e conforto sa dare a ogni mortale.

     Sappi che a questo mondo poco vale

     aver tanta ricchezza, gioia e onore

     ma premio eterno avrà, che ha più valore,

     colui che col pensier su in alto sale.

Fatti sempre guidare dalla fede

senza segni di noia e di stanchezza

che, dopo la burrasca, il sol si vede

     e dopo il mal, del bene si ha certezza

     e al mondo gode sol chi spera e crede

     con animo sincero e con saggezza!

 

A CINZIA 

Con tutto l’animo mio e con affetto,

giacché di tua amicizia mi fai onore,

scrivo questa poesia con amore,

non per mio capriccio o per diletto

     sol perché ti stimo e per il rispetto

     che hai avuto per me col tuo buon cuore,

     con tanta cordialità e uman calore

     nelle parole scritte ad un vecchietto.

E’ stato per me un regalo eccezionale:

per un’ottantenne stanco ed avvilito

è qualcosa che sa di celestiale!

     E’ far rifiorire un albero ingiallito.

     Un grazie con l’augurio mio cordiale

     di felicità e successo infinito.

 

 

 

E’ PASQUA 

   Pasqua! la festa che ci riempie di gioia,

la festa della vegetazione,

del risveglio di tutta la natura,

dei ritrovi, delle scampagnate.

    Fioriscono gli alberi di ogni specie,

i prati sono coperti da un tappeto verde,

con fiorellini sparsi.

Prati e piante ondulate dal vento,

come onde del mare.

A tutte queste bellezze della natura,

s’accompagnano il cinguettìo dei passeri

in amore e il garrir di rondinelle

pellegrine ritornate da paesi lontani!

   Dai versi degli usignoli,

dalle rane che a sera gracidano

nei fossati profumati di viole,

è tutto un festeggiar di canti diversi

per la Resurrezione di Gesù! 

   Per comprendere il rinascere

in questo grande mistero Pasquale

basta spaziare gli occhi lontano

tra i monti rinverditi dalla primavera,

con lo spirito sollevato dalla Fede. 

Da questa infinita bellezza nascono

inni di grazie e di preghiera

e prosperano in noi il perdono,

la pace e l’amore!

 

 

ALLA NIPOTINA MARIA GRAZIA 

Oggi scrivo in tutta fretta,

e con gran soddisfazione,

non curando occupazione

per risponderti, Grazietta!

     La tua bella paginetta

     scritta ben con attenzione

     dà al cuor consolazione:

     sei una brava scolaretta!

Ora è Pasqua, mia Grazietta,

primavera tutta in fiore

spira ovunque gioia e amore

nella festa benedetta.

     Fra i bei prati profumati,

l’acqua chiara, cristallina

sgorga giù dalla collina

tra i fioretti dei fossati.

     E le bimbe in vesti chiare

     stanno allegre sotto il sole

     profumate di viole

     non si stancan di giocare!

Pure te vorrei vedere

come giochi in mezzo al prato,

ed io pure sarei beato

in sì liete e fresche sere:

    viver lieto e spensierato,

     senza pesi, né malanni,

     vecchio stanco, riposarmi

      dai nipotini accarezzato.

In sì bella primavera,

con Gesù resuscitato

che perdoni ogni peccato

tutti pregan e tutti speran!

     Pure tu Grazietta mia

     volgi al ciel la tua preghiera

     a Gesù, in sulla sera,

     che salute ognor ti dia.

Prega tu che sei innocente

per la mamma e per il tuo papà

perché possano campare

lunga vita allegramente.

     Prega ancor la Madonnina

     perché in chiesa, a casa e a scuola,

     la tua mamma si consola

     nel  vederti assai bravina! 

 

 

A CLAUDIO E LAURA 

Ai vostri volti guardavo stamattina,

vi ho visto uniti nell’altar divino

in quella chiesa antica, San Ruffino

splendenti come un’alba mattutina.

     Vedevo, Claudio, te e la sposina

     che è un giardino d’amore, un fiorellino

     or or sbocciato, candido e genuino:

     semplice: un po’ commossa assai carina.    

Voglile bene ed usa ogni accortezza,

come un tesoro, come cosa rara …

con tanto amore e con tanta dolcezza.

     Come il Petrarca per la donna rara

     scrisse col cuore e cantò la sua bellezza,

     sia soave l’amor alla tua Laura. 

 

PIANE DI FALERONE 

Quanto sei bella, Piane a primavera

quando il sole riscalda le giornate,

senti il profumo delle piante in fiore

e sui terrazzi sboccian fiorellini …

Ancor più bella sembri quando è sera,

quando il sole ti dà l’ultimo addio,

gli ultimi raggi specchia alle vetrate,

l’aria più dolce appare e più leggera,

il traffico più intenso, in un via vai

che dà l’aspetto di città moderna!

Tornano gli operari dai cantieri

e i giovanetti giocano a pallone;

il parroco gentile e bersagliere,

sembra un tenente in mezzo ai soldati,

assiste sorridendo la partita

finché il rintocco della campanella

richiama tutti e invita alla preghiera!

Ovunque lo sguardo giri, tutto è bello!

Case e palazzi di novello stile,

vi son le case antiche medioevali,

ruderi ancor dell’antica Faleria.

Fan da cornice i pittoreschi monti

ricchi di olivi, di frutti e di vigneti,

ma più che spicca, di colore rosso,

l’alta maestosa chiesa che domina

i fabbricati che stanno d’intorno

perché i fedeli volgano lo sguardo

in alto, sopra le natural bellezze.

Bello vivere qui in lussuosa valle!

La visione rallegra il cuor e piace,

allo sguardo, all’udito e al pensier! 

 

ANNA 

Or son molti anni che si fa notare

al mattino, al meriggio, ed alla sera,

d’estate, d’autunno, inverno e primavera

mentre va con premura a lavorare.

     Sempre a puntino nel venire e andare

     in centoventisei la ragioniera,

     tanto gentile amabile ed austera

     sempre ligia al dover, donna esemplare.

La si conosce pur solo a guardarla

d’animo aperto, brava e intelligente,

io spesso mi onoro di incontrarla.

     Per le sue qualità sinceramente

merita a mio parere di premiarla

con una stella al merito …. nascente.

 

APRILE 

Ritorna con April la primavera

e ritorna la rondine al tetto,

sulle ramaglie in fiore l’uccelletto

verseggia e canta da mattina a sera.

     Ogni essere creato si rallegra

     nel dolce tuo tepor, caro apriletto;

     piante, animali, campi, ed il boschetto

     ci parlano il linguaggio di preghiera.

Pure l’agricoltor spinge lo sguardo

col cuore già ricolmo di speranza,

come l’atleta prossimo al traguardo,

     al cielo con amore ed esultanza.

     Lieto nei campi lavora pregando

     perché i prodotti siano in abbondanza! 

 

AD ANNA E DANIELE 

Vorrei, con cuore aperto e animo gentile,

scriver due versi, e con tanto calore

augurarvi felicità e tempo migliore

per tutta l’esistenza: sempre aprile!

     L’ardente fiamma vivace e giovanile

     che vi ha uniti, prenda più vigore,

     come nel giardino il più bel fiore

     nella lieta stagion primaverile.

Oggi per voi facciamo questa festa

per dimostrar che vi vogliamo bene,

e impressa nel cuore sempre resta

     questa sera che tutta a voi appartiene,

     con la luna, e il cielo lo manifesta

     col ponentin che a rinfrescar ci viene!

 

MATTINO DI PRIMAVERA 

   Nel mattino, quando l’oriente si rischiara

di una luce che irradia tutto l’universo,

le stelle scompaiono, gli uccelli festeggiano

tra le tenere foglie degli alberi, nelle siepi

e sulle acacie biancheggianti di fiori.

   Gli operai vanno al lavoro,

un via vai di macchine, moto e biciclette.

In tutto questo piacevole risveglio

Percorro la strada in bicicletta

per andare al mio campicello.

Amo la mia terra, gli animali domestici.

Mi svago a guardare le messi ondulate dal vento,

i grappoletti dell’uva che nasce, i ciliegi, i peschi

i mandorli, gli albicocchi coperti di frutticini.

E’ bello lavorare in pace, con il canto degli usignoli

e dell’acqua che scorre limpida lungo l’ombroso canale.

Un delizioso venticello muove le foglie

allevia la stanchezza del mio lavoro …

Un alito di vita serena e di giovinezza

mi spinge ad amare e pregare!

 

NOTTE DI MAGGIO 

Piacevole e corta questa notte di maggio!

Un venticello fresco, un verso d’usignolo,

una nota stonata di uccelli randagi,

una rana che canta nel fonte

rumore d’acqua che scorre,

la luna che splende, le stelle brillano

lassù nell’azzurro; io non vado a dormire

per guardare e gustarmi il canto della natura

in cui tutto è poesia, tutto è preghiera!

 

IN BICICLETTA AL LAVORO 

Ecco il mattino, ce lo annuncia il gallo

e il suono della campana odo

della vicina Servigliano.

Giù nell’oriente vedo un chiaror d’oro,

un festeggiar d’uccelli tra le fronde,

un movimento di macchine e trattori.

Qualche contadino con le vacche al giogo

mi riporta i bei tempi passati,

la gioventù nei campi consumata;

ripenso ai giorni del mio lavoro,

immerso in questi ricordi, m’incammino

sotto il cielo, da nubi un po’ velato.

Vi è qualche stella, verso ponente,

la luna si nasconde dietro al monte,

ed io con piacere corro in bici,

mi gusto l’aria fresca mattutina,

pochi minuti, in pianeggiante asfalto.

Senza per nulla affaticar le gambe

silenziose girano le ruote! 

 

SESSANT’ANNI INSIEME 

Ricordo quel giovedì del 17 settembre 1931

e la chiesetta sulla cima più alta di Montelparo,

l’altare dove ci inginocchiammo

per giurarci reciproco amore!

Avevo allor venticinque anni e Carolina diciannove.

Era un giorno nuvoloso con temperatura mite.

Dopo pranzo un acquazzone di breve durata.

Fu una gran festa! Attorniati dai parenti e dai vicini.

Rivedo i miei, i tuoi genitori e tutti i cari

che gioiosi sedevano accanto a noi.

Quanti avvenimenti in questo lungo percorso!

Disgrazie, malattie, lutti in famiglia, guerre.

Ma ogni evento ha rinsaldato il nostro amore.

Ed oggi a distanza di sessant’anni

siamo qui attorniati da figli, nipoti, generi

e dai coniugi dei due nipoti, e tutti ci consolano.

Questa bella riunione famigliare

fa per un po’ dimenticare la vecchiaia

per far splendere ai nostri occhi

la fiamma viva d’amore che accese i nostri cuori

al primo incontro, nel gennaio del 1929

quando ci vedemmo per la prima volta.

Ed oggi auguro ai figli ed ai nipoti

per l’esperienza vissuta,

tanta felicità e tanto bene: di camminare uniti

e far brillare davanti agli occhi la stella

che illumina il cammino intessuto

di speranze, di pace e d’amore.

 

UN MERLO CHE CANTA AL MATTINO

            SULLE ALTE PIANTE 

Vago uccelletto che verseggi e canti

tra le piante, dei pioppi in sulle cime

quando al mattino si schiarisce il giorno

tu ci rallegri e svegli. Mentre guardo le piante,

ti sento, mi piaci, ti invidio

perché nessun problema in te si pone.

Ti sai nascondere da tempeste e venti

ed hai la libertà ch’è tanto cara!

Beato te che puoi volare in alto!

Godi la vita sempre contento.

Oh, potessi teco fuggir dal fango umano

e cantare in alto per lodare Iddio!

 

A MIA MOGLIE CAROLINA

Sono passati sessantun’ anni

da quando ci siamo conosciuti.

Quanti ricordi! Quanti avvenimenti!

Quanta strada percorsa!

Ci siamo incontrati, poi sposati,

superando anche le difficoltà.

Sempre vissuti insieme con l’entusiasmo

di un tempo, ci siamo resi liberi e sereni

senza la gelosia che poteva nascere

dal mio carattere espansivo e compassionevole

verso le donne tenute a quei tempi

come oggetti di piacere e macchine di lavoro

in un mondo abbrutito, dominato

dal potere indiscriminato di uomini ricchi.

Malgrado tante avversità

non siamo due coniugi stanchi!

La vecchiaia con la malferma salute

che mi preoccupa per te

rinvigorisce il nostro amore.

Quando torno in bicicletta dal lavoro,

ti vedo che mi stai aspettando

e ai vetri della finestra vedo

sul tuo volto che si rallegra

un qualcosa di lieto che ti solleva: il desiderio

l’attesa come quando ero giovanetto

e venivo a trovarti, a volte a piedi,

da Belmonte, con il giornale in mano

che leggevo camminando,

nei tratti di strada meno frequentata. 

Ricordi? Avevo sempre un fiorellino

all’occhiello e una fogliolina di edera

segno di attaccamento e di amore.

Amavo anche allora la poesia

e la semplicità femminile.

Ero tanto bene accolto dalla tua famiglia

che mi riservava stima e attenzione notevole.

Bei tempi della nostra giovinezza! 

Ormai siamo arrivati al fine

di questa misera vita terrena,

senza un rimpianto che possa

amareggiare la nostra esistenza.

Il nostro lungo cammino è stato

sempre illuminato dalla fede

e sostenuto da un amore vero

sempre più rafforzato

or da tristi, or lieti eventi

e dall’affetto dei figli e dei nipoti.

 

AGLI SPOSI VITTORIA E BENEDETTO 

Con questi rozzi versi poverelli,

col cuore aperto e con sincero affetto,

auguro a Vittoria e a Benedetto

tanta felicità e giorni più belli!

     In questa festa per voi sposi novelli,

     amici e parenti son qui con gran diletto

     dopo che nell’altar vi han benedetto

     acciocché il giurato amor mai si cancelli.

La fiamma accesa in voi da giovanetti

rimanga sempre tal nei vostri cuori,

senza accusar stanchezza né difetti,

     senza cercar altri svaghi o amori

     vi auguro vivere ognor sani e perfetti:

    questi son nella vita i gran valori!

 

UNA SERA DI PRIMAVERA 

Sole che ci aiuti con gli ultimi raggi d’or,

dietro i monti ti nascondi.

Segue la sera con un luccicar di stelle,

lassù nel limpido cielo.

Nei paesi, villaggi e case sparse,

splendono le lampade,

mentre dall’oriente sorge la luna

che a poco a poco si alza e rischiara

sempre più questa verde pianura

e le circostanti colline.

Di tanto in tanto un venticello

porta nuovi e piacevoli odori.

Tutto è pace e silenzio,

in questo mondo così bello!

Sono i primi giorni della primavera

in cui tutta la natura si ridesta

dal lungo riposo invernale.

Proprio in questa silenziosa sera,

torno dal mio usato lavoro,

scendo dalla mia bicicletta,

mi fermo a guardare, a pensare;

rivedo il mio nulla,

osservo le colline verdi,

le luci nelle case, nei paesi,

il limpido cielo, e assaporo

questa dolcezza primaverile.

Ripenso alla mia giovinezza lontana

tanto in fretta fuggita:

Rivedo le mie ottanta primavere:

da quand’ero spensierato fanciullo,

alla mia giovinezza cui bastavano

uno sguardo, un sorriso, un saluto,

un incontro con una fanciulla

per rasserenare l’animo.

Ed in questo percorso tra alti e bassi,

gioie e dispiaceri, quante speranze!

quanto lavoro in attività diverse,

principalmente d’agricoltore

che mi ha fatto conoscere,

la vita delle piante, degli animali,

l’amore, la poesia,

il sacro, il bello, il buono,

l’umano.

La fede che mi ha accompagnato

lungo il sentiero della vita,

spero mi sia ancora di guida

fino al tramonto quando non vedrò più cose …

… che sia bellezza come questa sera

di primavera! 

 

ALLA NIPOTINA ANNARELLA 

Pure tu volenterosa,

o mia cara nipotina,

vai all’Asilo, alla mattina,

con le bimbe baldanzosa.

     Sempre forte e coraggiosa,

     con la nebbia e con la brina

     non fai mai la birichina

     sempre brava e assai studiosa.

Quando poi sei grandicella,

tu ricordi con amore

la tua brava monachella

     che per tante lunghe ore

     t’insegnò, cara Annarella,

     come madre di gran cuore.

 

ALLA NIPOTINA MARIA GRAZIA 

Sono finite le vacanze liete e belle dell’estate.

Or ti svegli ancor più presto e con l’aria frizzantina

t’incammini per la scuola, preoccupata e sbrigativa.

E così la vita cambia ed il tempo passa e vola.

Tu il mare sogni ancora, sulla spiaggia e tra la rena

ancor pensi di giocare. L’aria fresca della sera

ed il sole risplendente ti godevi con piacere,

sempre allegra e sorridente.

Io, Grazietta, ancor ti seguo, da quassù col mio pensiero,

nella casa e nella scuola, sempre attenta e sempre brava,

ubbidiente e rispettosa.

Son le doti tanto care di una bimba come te!

 

MAGGIO 

   Sento il venticello che ci accarezza:

fresco e profumato.

Il sole splende bello e ci riscalda,

risveglia tutto alla novella vita.

 

   Par che torni a gioir tutto il creato!

Il prato è fiorito di tanti colori,

i bei fossati odoran di viole,

e nel boschetto un gorgheggiar d’uccelli,

rumor dell’acqua cristallina e chiara,

mentre le rane con le cantilene

gracidan giù nel fosso, quando è sera.

Fertili colli rivestiti a festa!  

   Tra questa poesia, quanta bellezza!

Lavorano nei campi gli agricoltori,

lungo i filari irrorano le viti,

con trattori e falciatrici,

tagliano l’erba, raccolgono il fieno,

lo trasportano nei fienili e nei pagliai.

Sarchiano altri bietole e granturco.  

   Tutto un via vai, e tutto un fermento,

ma ristorarsi con vino genuino

giova all’ombra e un attimo riposa

l’agricoltor sudato, girando intorno lo sguardo.

Quanta dolcezza, quante speranze!

Sogna pieni i granai, uva

e frutta saporita e bella! 

 

MONIA 

Per la prima Comunione stamattina

ti ho visto un po’ commossa,

con le manine giunte umilmente,

dolce, tenera, come un fior d’aprile,

come una rosa fresca e profumata,

in una tiepida notte sbocciata,

alla prima alba di un lieto mattino.

     Oggi è sceso Gesù nel tuo cuore,

     con la Sua grazia e il Suo grande amore

     a illuminar della vita il sentiero

     con la luce che viene dalla fede,

     con la viva fiamma dell’innocenza.

Con te festeggiamo il giorno più bello

da ricordare sempre vivamente:

che sia portatore d’altri lieti eventi

di bellezza interiore e di purezza,

da farti risplender tra tutte le stelle

con femminile incanto sulla terra.

 

AL MATTINO NEL VIGNETO 

Nel lieto mattino di giugno,

rinfrescato dalla pioggia recente,

mentre il sole dirada le ombre,

lavoro nel vigneto a potare

gli inutili tralci delle viti,

gustandomi il profumo

dei grappoletti in fiore, con entusiasmo!

   Grande dolcezza si assapora

al sentire gorgheggi e trilli di uccelli,

di merli che nereggiano a coppie

sopra le piante di acacie

e sulle cime dei tralci del vigneto.

   Mi siedo un momento a riposar le ginocchia,

vicino al canale ove scorrono le limpide acque

con i lati tappezzati di verde

e di fiori spontanei di vari colori.

Mentre mi gusto lo scenario

piacevole della natura,

rivolgo lo sguardo in alto.

   Ripenso ai tempi della giovinezza

al cambiamento di usi e costumi,

a tutte le innovazioni avvenute

nel mondo agricolo ed industriale,

mentre splendida resta la natura!

Le albe e i tramonti,

gli uccelli e le piante,

le messi ondulate, il sole,

la luna, le stelle, le colline verdi

sono come allora.

Trascorro gli ultimi giorni della mia vita

senza rimpiangere il peggio di ieri

per elogiare il bene di oggi!

 

LA MATERNITA’ DI LAURA

                                           <Gioia per il bimbo>

Sbocciato nel tuo seno giovanile

come un fiore di candida bellezza

pieno di vita, pieno di dolcezza

quasi un nuovo miracolo d’aprile.

     Proprio nella tua età primaverile

     per te giovane mamma è ricchezza

     un sorriso del bimbo, una carezza

     specie nella tua età fresca e gentile.

Tu lo circondi di un amore profondo

lo stringi al petto tuo quest’angioletto.

Il novello Matteo venuto al mondo

     porti tanta allegria sotto il tuo tetto.

     Io vi auguro benessere fecondo,

      e cresca al fianco tuo sano e perfetto. 

 

ALLA PRIMA COMUNIONE DI PAOLA 

Questa festa è per te cara Paoletta!

Gesù è sceso, oggi, nel tuo cuore,

con la Sua grazia e il Suo grande amore,

sempre sarai una brava fanciulletta.

      Prendi il sentiero della vita retta

     che col Vangelo ti addita il Signore,

     sana, robusta e pura al par di un fiore

     sempre graziosa, semplice e perfetta.

Prega, Paoletta, in questo santo giorno

per i tuoi nonni, per i genitori

per tutti quelli che ti stanno intorno.

     Pregalo ancor perché nei nostri cuori

     regni la vera gioia e perché un giorno

     viva l’umanità senza rancori!

 

AL MAESTRO GENTILI 

Maestro assai sapiente e gentile

che ai tuoi alunni insegni con amore,

nell’aula chiuso stai per lunghe ore

della tua vita in sì grazioso aprile.

     Io elogio e ammiro il tuo benigno stile,

     dei fanciulletti sei il benefattore,

     del campo del saper il coltivatore

     non ti dimostri mai noioso e vile.

Nutriente il succo della tua parola

irrobustisce lor la mente e il cuore

e ricordando ognor la prima scuola,

     quei ragazzetti ti faranno onore:

     la fama ti rimane. Il tempo vola!

     Io apprezzo la saggezza e il tuo valore!

 

 

 PER LA IMMATURA MORTE  DELLA PROFESSORESSA                                         SANDRA 

   Ringrazio il parroco Don Giuseppe che mi ha permesso di parlare in chiesa per dare l’ultimo saluto, doloroso addio ad una giovane mamma, giovane sposa. Ha lasciato i suoi diletti figli che amava tanto, il suo Davide e la sua cara mamma.  La vedevamo pregare in chiesa, apprezzavamo la cordialità con cui riceveva in casa ogni persona: senza inorgoglirsi della sua personalità e del suo titolo di studio.

   Tutti sappiamo delle conversazioni umili e fraterne, dell’insegnamento, del modo con cui trasfondeva nei giovani la luce del sapere. Sapeva vivere in una semplicità meravigliosa, aveva delle doti non comuni perfezionate con la saggezza e con la grazia di Dio. L’ho vista questa mattina nella camera ardente con il suo volto angelico.

    Sandra resta indimenticabile per i giovani che hanno tratto profitto dal suo insegnamento e per noi tutti suoi compaesani che ricorderemo sempre quel suo modo benevolo e accogliente che ci lascia l’esempio della sua bontà.

   Noi preghiamo per te, o Sandra, e tu puoi fare ancora qualcosa per noi. Raccomanda al Signore la nostra gioventù e il nostro paese.     Addio!

 

 

ALLE PERSONE CHE LAVORANO AL TOMAIFICIO

                                                          <Grazie per il regalo>

Ero timido e commosso il giorno del nove giugno,

quando mi onoraste di un prezioso regalo.

Leggevo in voi tante bellezze interiori,

tanta femminilità, bontà e nobiltà d’animo

che si sprigionavano dai vostri cuori.

All’osservare voi, anziane, giovani mamme, fanciulle

tanta poesia vibrava nel mio cuore stanco.

Tante parole pensavo, ma non le potei pronunciare,

emozionato dalle attenzioni da cui ero circondato,

tanto da suscitare in me un sentimento di affetto vivo,

un amore limpido e puro come acqua sorgiva.

E’ verità quel detto poetico che, a volte “…  gran tesori

stan sotto i sassi e sotto rudi sterpi”.

Vi esprimo la mia stima con i meritati riconoscimenti

a tutti, operaie e operai del tomaificio

per il pensiero così nobile e gentile nei miei riguardi.

Sperando di rinnovare il “grazie di cuore”

per il regalo che ho tanto gradito,

lo tengo e lo terrò sulla scrivania come ricordo,

tanto caro tra i ricordi.

Cordialmente.

 

IL LAVORO E’ RICCHEZZA PER TUTTI 

   In queste magnifiche giornate estive,

sotto il sole che riscalda;

in questa deliziosa vallata

cosparsa di alberi, di olivi e filari di viti,

il ronzio dei trattori che arano i campi

s’accompagna ai canti delle cicale

ed ai rumori del traffico. 

   Corrono veloci

i pulmini, i motorini, le macchine

sul pianeggiante asfalto:

sono gli impiegati, i ragionieri,

gli operai, che pochi minuti dopo mezzogiorno

tornano dalla fornace, dall’Edilmec,

dall’imbottigliamento d’acqua,

dai cantieri edili, dai calzaturifici.

Spesso anch’io in bicicletta m’incontro

in questo trafficar d’operosa gente.

Torno da un altro lavoro: dalla stalla o dai campi …

a ciascuno la sua fatica! 

   Osservo questi movimenti,

contemplo la bellezza di questo spettacolo,

la grande macchina umana

che in funzioni diverse

opera per il bene comune …

 

LA SEMINA DEL GRANO 

Nei campi arati si semina il grano:

è l’autunno!

Nelle giornate brevi di novembre,

dopo la pioggerella che il sol asciuga,

l’affannarsi di agricoltori che seminano.

La terra rimossa fumiga

ai primi raggi del sole.

Scorron veloci gli attrezzi meccanici

che spianano e affinano il terreno;

poi le seminatrici trainate dai trattori,

in diritte file lungo le valli

e nei clivi scoscesi,

in piccoli solchetti semiaperti,

nascondono il seme.

Il grano fra pochi giorni

coprirà la terra di un bel tappeto verde

e abbellirà ancor più

le ridenti colline marchigiane

e le fertili valli che le circondano. 

   Mentre gli alberi rimangono nudi

i campi sono sempre belli

anche nel gelido inverno.

   Vengono così affinate

le bellezze naturali

dalle mani callose degli agricoltori:

uomini semplici e buoni

che nei silenzi dei campi

lavorano con fede e sacrificio,

con lo sguardo rivolto al cielo,

allietati solo da un compenso divino!

Essi godono delle belle aurore,

dei primi raggi del nascente sole,

degli ultimi al tramonto,

delle cangianti musiche del cosmo.

   Cari ricordi di un tempo

quando col gesto della mano,

misurato col passo,

volava in aria il grano,

cadeva in terra a eguali distanze,

poi, il vecchio aratro di legno

trainato da buoi, lo ricopriva.

   Sono cambiati i tempi, gli usi e i costumi

mentre immutata resta la natura:

i fiumi dalle grandi sponde ombrose,

le acque cristalline, i monti Sibillini,

la vecchia e verde pineta di San Paolino

che da casa vedo di prospetto,

e mi ricorda il giocar da fanciullo,

e il ripetersi delle stagioni.

 

   Piacevole visione della natura

in cui io sento un alito divino:

impronta viva delle mani di Dio!

 

RACCONTO DI UN POMERIGGIO DOMENICALE 

  In un pomeriggio d’autunno, in riposo dal mio usato lavoro dei campi, mi sono divertito a passeggiare lungo le sponde del fiume Tenna. Nella mia solitudine guardavo lungo lo spazio. Non ero solo!

   Spiritualmente sentivo qualcosa, come un immenso sussurrio della natura tra i campi coltivati e le sponde del fiume. Inoltrandomi poi tra le piante dalle foglie già ingiallite, piccole e grandi delle diverse specie, parlavano tutte un linguaggio diverso l’una dall’altra.

   Anche le pianticelle piccole mi dicevano qualche parola che io ho imparato a capire con l’esperienza dell’agricoltore.

   Molte di esse soffrivano perché attaccate dai parassiti, altre lamentavano di non crescere per le radici vicine alle pietre e non potevano fruire un terreno per svilupparsi, altre soffrivano per mancanza di alimentazione d’humus, altre ferite dagli uomini. Vi erano peraltro piante belle e sane. Mi pareva udirle osannare la vita!

   Le pietre facevano rumoreggiare l’acqua che scorreva limpida e frettolosa lungo il fiume. Doveva arrivare presto!

   Dove corre l’acqua? A riempire i laghi che alimentano le centrali elettriche per l’illuminazione di città, di paesi e di tutte le abitazioni; per far girare i motori delle fabbriche industriali e dei mulini … per spegnere un incendio e per irrigare i terreni aridi perché arsi dalle soleggiate estive.

   Guardavo ai piccoli animali: anch’essi si affrettano a procurarsi un riparo dalle intemperie.

   Gli uccelli svolazzavano impauriti da qualche colpo di fucile dei cacciatori ed alcuni si nascondevano tra i folti salici ancora verdi.

   Le erbe ed i fiori selvatici emanavano vari e piacevoli odori che io assaporavo con tanto gioia.

   Seduto sopra una pietra in compagnia di tutti questi esseri naturali, stavo ad ascoltare le loro voci che si riflettono all’umanità intera.

   Attraverso il mormorio di questi esseri al servizio dell’uomo, salivo con gli occhi della mente in alto, al di sopra dei folti rami, in un cielo spazioso ed infinitamente bello, a scorgere l’immenso, l’infinito, il meraviglioso ed eterno ordine del creato!

   Il pensiero a Dio, l’essere supremo che ci ha creato queste bellezze naturali per farci gioire ed apprezzare ancor di più la nostra vita.

   Era quasi buio quando me ne tornai a casa. Mai però potrò dimenticare quella bella serata di festa e la silenziosa passeggiata vicino al fiume! 

 

         A MIA MADRE

                        IL GIORNO DOPO LA SUA MORTE 

   Mamma! Mamma! Non ci sei più.

Tu sei partita in fretta,

non mi hai detto addio!

   Me lo dicesti quando nella notte

mi affacciavo alla porta semiaperta

della tua cameretta.

   Sentivi già una voce divina misteriosa

che ti chiamava per il cielo!

Pochi minuti prima guardavi dalla finestra,

spingevi lo sguardo lontano.

   Al mio richiamo, tu rispondevi:

Guardo il mondo che è tanto bello!”

   Ammiravi le bellezze naturali che tanto amavi

e mi hai insegnato ad amare!

  Ogni luogo, ogni oggetto, ogni sguardo

è per me un doloroso ricordo:

la cameretta fredda, il tuo lettino vuoto,

il tavolinetto dove sostavi in preghiera,

il libricino logorato dalle tue mani,

i quadri appesi alle pareti,

le foto dei sofferenti:

guardo, ripenso e piango!

 

A MAMMA 

   Sono passati dieci anni dalla tua scomparsa:

non mi sembra vero!

Mi par di vederti ancora:

ricordo le tue parole, mi par di sentire

la tua voce, come un’eco lontana

quella voce amorosa che ho sentito

per sessantasette anni.

Rivedo i tuoi gesti, il tuo pregare,

i tuoi atteggiamenti, il tuo comportamento,

la tua bontà, la tua carità elargita

soprattutto a pro dei sofferenti.

Sei davanti ai miei occhi

come allora, come sempre!

Più passa il tempo e più ricordo:

fin da quando ero bambino

che mi insegnavi a leggere il sillabario,

a lavorare, ad amare tutti e tutto.

Mi par di sentir la voce

che mi svegliava al mattino presto;

mi dicevi: “Se vuoi aver fortuna

devi esser mattiniero!

Io debbo a te, mamma,

se alla soglia dei miei 77 anni

ho ancora la voglia di lavorare,

di amare e qualche volta anche di scrivere;

di rassegnarmi ai sacrifici della vita,

d’innalzare a Dio la mia preghiera,

di compatire, nei momenti di sconforto,

di accettare senza sfiducia le ingiustizie

dell’attuale società.

Tu fortificasti il mio cuore,

tu mi hai insegnato che la condanna più grave

per chi mi faceva del male, è il perdono.

Mamma! Ora tu non ci sei più,

non puoi parlare, dar consigli,

incoraggiami nei momenti di depressione

e di abbandono. Sì, mamma,

spiritualmente lo puoi ed io lo sento,

ti ascolto, sento ancora la dolcezza

del tuo amore sincero. 

 

PER IL MATRIMONIO DI ROSSELLA E GIUSEPPE

Carissimi Sposi,

   dopo la bella cerimonia in chiesa ed il discorso di don Franco che mi ha molto commosso, non avrei altre parola da aggiungere; ma è mia abitudine dire qualche parola in queste occasioni.

   Tanto più lo è per un nipote che mi è stato sempre tanto caro fin da quando era il fanciulletto svelto e vivace che tutto voleva sapere e voleva fare mentre io stavo a lavorare nei campi; e diventato più grandicello mi guidava il trattore che trainava il vecchio aratro usato con i buoi.

   Ed oggi in questa domenica di agosto ci fate gioire di questa bella festa per la celebrazione del vostro matrimonio che è il sacramento più nobile della vita perché unisce fisicamente e spiritualmente due persone che si vogliono veramente bene e che ai piedi dell’altare hanno giurato fedeltà ed amore.

   Noi tutti parenti ed amici siamo qui per testimoniare che vi volete bene e per augurarvi tanto benessere e felicità nella gioia, soprattutto, di tanto amore: amore vero, profondo da cui scaturiscono lealtà, compatibilità, tenerezza e reciprocità di affetto, e se è necessario anche sacrificio l’uno per l’altro.

   Amore che con il passare del tempo diventi sempre più grande e più radicato nei vostri cuori!

   Cari Giuseppe e Rossella!  Non sia dimenticato da voi questo giorno ed il primo incontro, e ricordatevene soprattutto se qualche nube offuscherà l’orizzonte sereno della vostra vita; ma io vi auguro non avvenga mai.

   Rinvigorite allora la fiamma d’amore accesa da giovani e fatela sempre risplendere nei vostri occhi per illuminare sempre più il sentiero della vostra vita!

   Vi rinnovo i miei più sentiti auguri di tanto bene e di tanto amore, invocando Dio perché benedica questa nuova famiglia che oggi con tanto entusiasmo salutiamo! 

 

AGLI SPOSI FORTUNATO E MARIA 

Per te, nipote mio, ho tanto affetto

insieme alla tua giovinetta preferita

che hai scelto per compagna della vita

degna di ammirazione e di rispetto.

     Benché a scriver versi più non mi diletto,

     come facevo nell’età mia fiorita,

     pur di scrivere qualcosa il cuor m’invita

     riportandomi ad un tempo giovanetto …

Per far gli auguri a voi di vero cuore

insieme ai parenti ed a chi vi onora

in questo giorno in cui vi unisce amore

     gioia e felicità vi accresca ancora

     e con spirito vital e con più fervore

     risplenda il vostro amor come l’aurora!

 

A CLAUDIO E LAURA

In questo giorno a voi sposi novelli

tanti auguri offro di vero cuore,

splenda sempre nei vostri visi belli

viva la fiamma del giurato amore.

Come due fiori, come due gemelli

lo stesso stelo irradi di splendore:

sempre bel tempo, senza mai bufera

sorrida sempre a voi la giovinezza:

   e  sia giocondità di primavera!

   coi migliori auguri di felicità

   ci sia benessere in tutta la vita!

 

BRINDISI A DON ELIO JACOPINI 

Bersaglierescamente e con ardore

hai rinnovato Piane Falerone

diffondendo in tutte le persone

un’atmosfera di pace e d’amore.

     Con la tua bontà aperta ad ogni cuore

     e con lieta e sincera convinzione

     che ti fa degno di ammirazione

     a tutti sai lenire ogni dolore.

Tu il bene l’hai fatto e predicato

in venticinqu’anni di ministero

oggi preghiamo Gesù, caro Curato,

     che ad insegnare della fede il gran mistero

     sii sempre in mezzo a noi gaio e onorato:

     questo è l’augurio mio tanto sincero.

 

 

IN RICORDO DEL PARROCO DI PIANE DI FALERONE

                                          DON ELIO 

                                           Don Elio carissimo,

   tu ci hai lasciato, hai lasciato i tuoi parrocchiani che ti volevano bene e che tu amavi come la propria famiglia: noi siamo tutti addoloratissimi per la tua scomparsa.

   Sei stato per noi una guida, un maestro saggio, un consigliere spirituale.

   Ti ho conosciuto tanti anni fa, cioè quando dalla vicina Montottone ti trasferisti qui a Piane di Falerone e per motivi economici, famigliari, civici e politici venivi a trovarmi quando io non avevo il tempo di venire a parlare insieme!

   Dovevo a volte aspettare la pioggia per stare ore ed ore insieme con te. Tu mi consigliavi, mi insegnavi tante cose che io non capivo.

   Nei momenti di dolore accorrevi a confortare ogni famiglia, ad ogni capezzale ove era un infermo e con parole di luce, con la tua bontà, col tuo grazioso sorriso, così caro, sapevi lenire bene ogni dolore.

   Tu hai fatto del bene a tutti, specie ai giovani. Quando ne parlavamo cercavi sempre di esaltarne i pregi e nascondere i difetti.

   Eri qui a Piane un faro che risplendeva, ed illuminavi per tutti la via della salvezza.

   Cari amici, Don Elio non fece mai discriminazioni di sorta, amò tutti nella stessa misura, non osservò le differenze tra opposte idee politiche: in poche parole, trattò tutti uguali nella grande famiglia umana, senza discostarsi dal campo spirituale.

   Tutta la sua vita è stata intensa di attività. E’ stato molto altruista, disinteressato, ha pensato più per gli altri che per se stesso.

   Mi disse una volta: “La mia famiglia è la parrocchia e nulla debbo togliere ai miei figli, piuttosto dare a loro”.

   Sarebbe troppo lungo parlare delle sue attività: la chiesa, la casa, tanti impegni.

   Non sono io all’altezza di parlare del campo spirituale, spetta agli altri più bravi e più competenti.

   Don Elio! Noi parrocchiani ti vogliamo qui nel camposanto di Falerone: ancora in mezzo a noi.

   Sorridente col tuo sguardo benevolo ci parli ancora: e spiritualmente ti ascoltiamo.

   Addio do Elio, addio, addio!

Prega per noi perché dopo la parentesi terrena ci ritroviamo ancora insieme. 

 

POSA DEL MONUMENTO A DON ELIO

   Con questo busto eretto nel piazzale <della chiesa di Piane di Falerone> abbiamo ancora don Elio immortalato in mezzo a noi: qui vicino a queste piante che lui tanto amava.

   Vicino a questi sedili, mi pare di vederlo ancora seduto a conversare con i parrocchiani, specie nelle giornate estive quando il male gli vietava la solita vita attiva e movimentata com’era sua abitudine.

  Stava in mezzo ai giovani che giocavano a pallone, oppure nei luoghi pubblici a conversare con le persone, o dopo lunghe passeggiate, a piedi, andava a trovare gli ammalati, gli amici.

   La sua vasta conoscenza di tutte le cose spirituali e umane, il suo zelo sacerdotale, la sua intelligenza, il suo carattere espansivo, lo hanno reso caro a tutti.

   Era sempre presente in tutti i luoghi ove era necessario portare una buona parola di verità, di moralità e di pace.

   A Fermo a formare i corsi di cristianità; a predicare nei paesi limitrofi dove era chiamato in occasione di ricorrenze e festività paesane; a Loro Piceno, a Belmonte, a Servigliano, a Monteleone di Fermo nella ricorrenza della Madonna del Soldato, in piazza tra i bersaglieri, sempre presente ed ovunque con apprezzamento e stima.

   Troppo approfittava della sua fibra robusta.

   Aveva sempre uno slancio giovanile ed una grande volontà di fare, affrontando ogni difficoltà per l’altrui bene.

   Sempre sereno, sempre col suo sguardo luminoso, sempre gioviale, sempre sorridente, sempre pronto ad incamminarsi sulla strada del colloquio con tutti perché con tutti egli dialogava.

   Quante preoccupazioni! Quanti sacrifici, quante difficoltà ha incontrato per costruire la chiesa e la casa; quelli erano tempi difficili per trovare il denaro che occorreva.

   Altre difficoltà per unire la popolazione divisa da opposte ideologie politiche.

   Faceva il cinema all’aperto, organizzava la squadra di calcio, procurava le riunioni nella sala parrocchiale senza distinzioni di idee e di categorie di cittadini.

   Don Elio, al di sopra delle ideologie, al di sopra dei difetti e dei pettegolezzi, vedeva la persona, valorizzava la vita materiale e spirituale.

   Gioiva nel vedersi attorniato da amici come un padre dai propri figli.

   Quanti ricordi abbiamo di lui, dei suoi ragionamenti! La sua voce eloquente, le sue parole penetranti scendevano nei nostri cuori con tanta dolcezza.

   Ora lui non lo vediamo più, ma noi lo ricordiamo ed ancora chiediamo a lui di pregare per noi affinché in quelle belle Piane di Falerone regnino sempre la pace, la concordia, la giustizia e l’amore, la sopportazione ed il rispetto reciproco.

   E chiediamo a don Elio di pregare per il parroco don Giuseppe, suo successore, perché tutti i cittadini di Piane siano uniti in un solo ovile alla guida di un solo pastore. 

 

UNA  LAPIDE IN ONORE DI DON ELIO JACOPINI

                                                                        IN CHIESA 

   Dieci mesi or sono in questa stessa chiesa gremita, demmo l’ultimo addio al nostro caro don Elio, dico nostro perché don Elio era di tutti noi, il capo della famiglia parrocchiale e noi tutti gli volevamo bene.

   Don Elio fu in mezzo a noi per trentasei anni, come maestro, come guida spirituale, educatore, dotato di una grande intelligenza, di un cuore buono e di un perfetto ottimismo.

   Noi lo ricordiamo oggi con la posa di una lapide in questa chiesa che lui eresse con tanti sacrifici e nella quale parlò, educò, insegnò a tutti noi.

   Da questo pulpito noi apprendevamo la sua parola esplicita, facile e penetrante. Lui oltretutto sapeva parlarci col cuore!

   Questa lapide serve per ricordare don Elio non solo a tutti noi che l’abbiamo conosciuto. Il ricordo caro di lui l’abbiamo impresso nei nostri cuori, lo ricordiamo in chiesa quando andiamo a messa, quando ci mettiamo seduti all’ombra, in quelle panchine, quei sedili che lui ci creò e giriamo intorno lo sguardo per gustare le bellezze.

   Lo ricordiamo volgendo lo sguardo al loggiato dove molte volte conversava insieme. Lo ricordiamo entrando nel salone dove lui teneva le riunioni, e dove celebrava la Messa durante la sua lunga malattia.

   Ma soprattutto lo ricordano i giovani che gli furono vicini mentre, con spirito giovanile di parroco bersagliere, sapeva interpretare i loro sentimenti, le loro ansie e le loro attese.

   Ora noi per mezzo di questa lapide lo ricordiamo ancora alle nuove popolazioni future, a quanti verranno dopo di noi.

   Don Elio ci ha guidato con la sua parola, con il suo esempio, col suo coraggio nel mare burrascoso della vita!

   Con la sua personalità, col suo sorriso così grazioso sapeva ricondurre all’ovile le pecorelle sperdute.

   Era molto altruista e disinteressato, amava tutti nella stessa misura senza discriminazioni, giovani e meno giovani, poveri e ricchi, ed era caro a tutti!

   Si è preoccupato per favorire lo sviluppo qui a Piane di Falerone di cui fu l’artefice primario.

   Per lui la ricchezza, la proprietà doveva sempre, in ogni circostanza, avere una funzione sociale …

   Lo ricordiamo ancora nella sua grave malattia, quando la sofferenza del male, a poco a poco, lo declinava consumando la sua fibra di bersagliere forte e robusto.

   Mi pare di vederlo ancora lungo la strada con la bicicletta a tre ruote, spesso si fermava all’ombra a parlare con gli amici per ore e alla domanda: “Come stai don Elio?” rispondeva sempre: “Bene!”.

   Accettava con molta rassegnazione tutte le sofferenze del male incurabile che lo consumava.

   Anche negli ultimi giorni di vita a chi lo andava a trovare rispondeva col solito sorriso a fior di labbra: “Sto benissimo”!”.

   Si consolava guardando magari dalla finestra tutte le bellezze del creato che lui tanto amava.

   Guardava le piante fiorite, i campi verdi, il sorgere del sole, i silenziosi tramonti e tutte queste cose lo rallegravano, sottoponendosi umilmente alla volontà di Dio.

   Soffriva con fede e rassegnazione.

   Negli ultimi momenti, quasi agonizzante, apriva gli occhi per guardare i parrocchiani che lo andavano a trovare come per dal loro l’addio per sempre.

   No! Non ci siamo separati con don Elio, egli vive ancora spiritualmente dentro di noi.

   Vediamo ancora aleggiare la sua figura immortale in questi luoghi.

   Pregherà ancora per noi che serbiamo il di lui ricordo finché non lo raggiungeremo per sempre nella vita ultraterrena per godere anche noi delle beatitudini eterne!

 

 

UNA GIOVANE OPERAIA

                                           CON  GLI   ALTRI 

   Alla mia età di 81 anni ho dedicato delle poesie a un’operaia.

   Da circa dieci anni la incontro più volte al giorno alla guida di un pulmino che trasporta le operaie che lavorano in un tomaificio, qui a Piane di Falerone, vicino alla mia abitazione.

   Ho voluto sceglierla come simbolo quale capofabbrica, soprattutto per la sua semplicità, la sua attenzione alla guida, la capacità nel lavoro che svolge, sempre attiva, scrupolosa e cosciente nell’adempimento del dovere.

   La mia maggiore stima, la mia simpatia, il mio modesto semplice scrivere vanno a coloro, donne o uomini che lavorano dalla mattina alla sera con coscienza, come umili e semplici operaie ed operai che hanno il senso dell’economia e del dovere, beni indispensabili alla società.

   Sono artigiani, personalità utili, al pari di scienziati, professori, dottori, infermieri, educatori. Operai dimenticati e inosservati dalla stampa.

   Voglio apprezzare, in poche parole, tutte le persone laboriose di cui nessun giornalista scrive.

   Nessun parla di artigiani, e operaie, dando loro valore umano che veramente meritano.

   Si parla, si scrive, si onorano persone che amministrano – non si sa se bene o male – il denaro, fanno giocherelli alla TV.

   Ci sono personaggi che sfruttano, amministrano a loro interesse e sprecano il denaro sudato della povera gente e dato a godere in immeritate ricompense, buonuscite, onori.

   Quante ingiustizie umane si commettono? 

 

 

POESIE A UNA GIOVANE OPERAIA (I)

Bella giovanetta che incontro spesso

lungo la strada dove passi ogni giorno

ti vedo nell’andar e nel ritorno

alla guida del pulmin nel luogo stesso.

     Con l’animo mio aperto ti confesso

     che a stile giovanil più non m’aggiorno

     giacché son vecchio, stanco e disadorno

     pur ti auguro di cuor gioia e successo.

Sei negli anni miglior di tua giovinezza

che ti basta uno sguardo ed un sorriso

per sentirti nel cuor tanta dolcezza!

     Un fulgente stella in te ravviso

      per quanto rispecchiano in bellezza

      i tuoi capelli penzolanti al viso!

 

GIOVANE OPERAIA (II) 

Cara giovane, non prenderla a male

se un vecchierello che tanto ti stima

ti scrive poche righe messe in rima

in occasion del Santo Natale.

     Tu sei schivetta, limpida e leale

     nella scala dei valori sei alla cima

     perché da tutte le altre ti sublima

     la dote natural che tanto vale.

Ti mando tanti auguri con fervore

per Natal, Capodanno e per Pasquella:

goder nel bel giardino dell’amore!

     Or che trascorri l’età tua più bella

     col giovanetto che hai dentro il tuo cuore

     questo è l’augurio mio, cara Marcella!

 

GIOVANE OPERAIA (III) 

Come al limpido ciel fulgida stella

e lo sbocciar d’un fiore in mezzo al prato

dietro al bianco pulmino per l’asfalto,

a guida del volante appar Marcella.

     Sempre svelta, vivace, agile e snella

     ha gli occhi belli, il viso delicato,

     atteggiamento nobile e pacato

     dalle idee chiare e facile favella.

Attiva, intelligente e giudiziosa

per lavoro e dover, donna esemplare

espressiva, espansiva e generosa.

     Brava per ubbidir e comandare

     beato il giovanetto che la sposa

     perché miglior non potrà trovare.

 

 

GIOVANE OPERAIA (IV) 

Altro ancora, o giovane, per te scriverei,

pur dovendo la mente affaticare,

ma cosa fuori posto a me già appare

perché più non si addice agli anni miei!

     Pur tuttavia, io pago già sarei

     tu possa il verso mio un po’ dilettare

     benché mi avvedo che non so poetare,

     scrivere qualcosa ancor io vorrei.

Il sentimento spontaneo e naturale

mi spinge, dico il ver, con tutto il cuore

a mandarti gli auguri per Natale.

     Il nuovo anno sia per te migliore

     portandoti ogni dono che più vale:

     tanta fortuna, gioia, pace e amore.

 

A TUTTE LE DONNE CHE LAVORANO NEL TOMAIFICIO

   E’ Natale! Colgo l’occasione per farvi gli auguri e per rinnovare il mio grazie!  Come posso io rinfrancare, se non con il mio affetto, con l’apprezzamento e la comprensione per il lavoro che fate, sempre puntuali in questi gelidi mattini.

   Viene dimenticato spesso, purtroppo, che le donne sono gli angeli delle famiglie, le fonti vive della vita umana.

Lo dimostra anche la costernazione di una famiglia in cui manca il sorriso della mamma che consola ed addolcisce.

    Voi siete le perle che splendono nelle maternità, nelle case, negli ospedali, nelle fabbriche ed in tutte le attività che danno ricchezza all’intera società.

   Formulo i migliori auguri per il Santo Natale e per l’Anno Nuovo: che porti a voi tutte: tanta serenità, prosperità e pace con riconoscenza  per il vostro ruolo importante come operaie attive per un mondo più giusto e più umano!  Con tanta cordialità.

 

AGLI SPOSI MARCELLA E MARTINO 

Avete scelto un giorno a primavera,

in cui si ridesta tutta la natura,

l’aria si è fatta tiepida e più pura,

s’ode un canto che tanto ci allegra!

     E’ un festeggiar gli sposi! una preghiera,

     un porgervi gli auguri a dismisura

     di gioia e felicità duratura,

     e un buon auspicio di pace vera!    

Ve lo auguro pure io con tanto ardore:

nei vostri cuori ognor si rinnovelli

lo spirito vital con più vigore,

     per apprezzarvi voi come gioielli.

     La fiamma accesa del giurato amore

     risplenda sempre in voi, negli occhi belli!

 

PER LA CHIUSURA DELLA FORNACE 

Ho rivisto la fornace: fa pena!

Vederla squallida, e già abbandonata,

lì nello spiazzo, intorno assai insozzata

da fradice foglie, erbacce e rena.

     Più non si sente il suon della sirena.

     Or la cornacchia sol, nota stonata,

     o randagio animal, ulula e agguata

     nel rumor dell’acqua del Salino in piena.

Quegli automezzi che carichi vedevo,

quel via vai, quel rumor, quel movimento,

la grande utilità che intravedevo

     il perfetto funzionar d’ogni strumento

     sono le ragioni per cui credevo

     a un serio autorevole intervento!

(L’autore ha lamentato la mancata volontà politica

di tenere attiva la fornace rinnovata)

++++

 

LA CASA IN CONTRADA BASCIONE

                 OVE ABITAVO FANCIULLO 

   Colle in cui abitavo un tempo,

nostalgico il mio cuor di rivederti,

ripenso, guardo e osservo in ogni luogo,

ma ohimè, che pena, che dolor io sento!

Veder la casa abbandonata e sola,

le soglie erbose, il selciato coperto di rovi;

le ortiche hanno preso il posto delle rose.

Or tutto è desolato, tutto incolto!

   Odo il lamento della madre terra

che accorata rimprovera i suoi

figli di oggi; rimpiange gli avi,

il grano bello biondeggiante al sole

il granoturco nell’aia, i buoi, le pecore,

lo svolazzar dei polli nel cortile:

sono i ricordi della fanciullezza.

   Amata terra, attendi, sperando

qualcun che ti riporti a nuova vita.

Se i miei settantadue anni fosser venti

in questo colle ritornerei a rivoltar le zolle

a ridarti l’antica giovinezza,

per rigodermi ancor il venticello

e, da sopra il monte, i bei tramonti estivi!

++++

 

LA CHIESA DI PIANE DI FALERONE 

Nobile, maestosa

 sopra l’altre case,

con la facciata che dà sulla strada:

ben attira l’occhio del passante,

la bellezza angelica, divina

della chiesa parrocchiale

ove si possono osservare

vetrate artistiche moderne,

riscaldamento, altoparlante.

La casa del Signore, quanto è bella!

 

   Qui si ravviva la fede del credente,

del peccator pentito e penitente

cui il Signor cancella ogni peccato.

Dentro al cuore, quando si prega

si sente una gioia

che esprimer non si può:

il pensier s’innalza verso il cielo

e la luce riflette dall’alto.

Un altro luogo più splendido ancora

di riflesso vedi

con gli occhi della fede. 

   Benedici Signor il nostro curato

che tanto zelo ha per la Tua casa:

è ricco di sapere e di bontà.

Fa che seguiam la via

che lui ci addita.

Premialo ancor di bene e lunga vita

perché dall’opera sua,

così feconda,

nessuna pecorella sia smarrita!

Qui si conforta chi soffre un dolore,

chi l’ingiustizia umana or rattrista.

Chi dal retto sentiero si è smarrito

ritrova la via

che al ciel conduce.

In questa chiesa

mi piace pregare,

mi par più accetta a Dio la preghiera. 

E quando l’anima dal corpo

si dischiude,

per l’ultima volta,

qui mi porteranno

col bagaglio di colpe:

allor, Signore,

infinitamente buono,

sii indulgente con me con il perdono

e fammi degno

di salire in cielo!

 

 

POESIA PER PIANE DI FALERONE

                                  A duemila anni dalla nascita 

Sono duemila anni che nascesti, o Piane;

Falerio Picenus fu il tuo antico nome.

Nascesti al centro, tra mare e montagne,

tra i pittoreschi monti e il fiume Tenna:

tra il bello artificiale e naturale.

T’amo e t’ammiro, mia piccola patria,

e sento per te piacevole attrattiva.

Quando all’ombra seduto

spingo lo sguardo intorno,

gusto una panoramica bellezza,

un non so che di dolcezza

e di poesia che mi rallegra,

ma non lo so spiegare.

   Sei bella Piane, bella in ogni tempo!

O che annunci il giorno l’aurora mattutina

col venticello che vien giù dai monti;

o nelle notti estive al ciel sereno

col canto degli uccelli;

o che il sol si nasconda dietro i monti

e gli ultimi raggi a noi danno l’addio:

allor splendono le luci lungo i bei viali,

ornati da giardinetti e da palazzi,

da aiuole fiorite e cipresseti.

Amo i tuoi declivi, e i tuoi vigneti

Le piante ed i pregiati ulivi,

i tuoi abitanti ricchi di iniziative,

i tuoi giovani che amore nutrono

allo studio e al lavoro

e le persone che si adoperano

perché tu sempre più grande sia,

come lo fosti un tempo, Falerio Picenus!

 

SERVIGLIANO ANTICO 

Attento sto guardando un monticello

dove era un tempo Servigliano antico!

E’ proprio pittoresco e tanto bello,

circondato di verde e di arboscelli.

Il primo raggio del sol qui si rispecchia

e l’ultimo al tramontar dà il suo saluto!

E’ bello qui guardar da tutti i lati …

È luogo panoramico davvero!

Qui l’amico Rinaldi le sue ottave

con la sua bella voce fa echeggiare,

qui di poeti è una canora schiera

che più belli ancor fan questi luoghi

e li descrivon con tanta maestria

ed io ne rimango meravigliato.

Perché la natura non mi ha fornito

di tanta intelligenza e bravura

per cantar le bellezze del sito

e poter descriver la storia vera

di un antico e rustico paesello?

 

VERSO IL TRAMONTO 

Ormai mi avvio verso il tramonto

come foglia ingiallita esposta al vento

nel denudato autunno,

appesa ancora al ramo della vita

ed il primo venticel la spinge a terra.

Indietreggiando il pensier nel mio passato

mi rivedo allo specchio.

Or non sono quel giovanetto di un tempo

vestito di tessuto al telaio,

me ne vestivo nel dì di festa.

Giorni sereni, pieni di vita spensierata:

veglie serali ed amorosi incontri.

Il mondo è bello ancor come allora:

sempre torna a rifiorire la primavera,

e torna maggio con l’odor dei fieni,

col festeggiar degli uccelletti in coro,

nei boschi profumati e campi verdi.

Lungo le strade, nelle città e paesi

passeggiano ancora le coppie innamorate.

Il sole riscalda nei meriggi estivi,

l’alba e i tramonti sono come allora,

nell’ordine natural nulla è cambiato.

    . . .

A che ha giovato affaticarmi tanto?

A che tanto sgomento? Cosa val la mia vita?

Cosa sono io al paragon di Dio, all’infinito,

al creato, all’immenso mondo?

Un briciolin di sabbia in riva al mare,

un moscerin invisibile.

Io sono creatura e nell’eterno

alfin sarà mia sorte,

non per mio vanto,

né per doti naturali

onde lenir le sofferenze altrui.

Nel silenzio dei campi ho lavorato,

dimenticato nel più semplice lavoro!

Gli uccelli mi cantavan le canzoni.

Bei versi recitava l’usignolo

e serenate mi facean le rane. 

Così mia vita in un balen vissuta

or che il mio partir più si avvicina

ripenso, ricordo e chiedo venia

delle mie mancanze e che mi accolga

Dio lassù nel cielo! 

 

O DIO, TI VEDO 

O Dio, Ti vedo nei limpidi mattini d’estate,

ogni volta che sorge l’aurora,

e quando il sole splende nel cielo.

Ti vedo quando i miei occhi guardano lontano

tra i campi verdi,

o al di sopra dei monti, al di sopra delle nubi.

Ti vedo quando gli alberi fioriti,

col venticello primaverile,

gettano via i petali profumati

e gli uccelletti festeggiano tra le novelle foglie.

Ti vedo nelle brezze mattutine d’autunno,

quando le foglie ingiallite si staccano dal ramo

e danzano a terra col vento,

Ti vedo nelle immense pianure

di messi ondulate dal vento,

nell’umile fiorellino sperduto nei boschi,

nell’acqua che scorre limpida

lungo i fossati profumati di viole;

nella pioggia che cade;

nel bianco lenzuolo di nevi;

nelle brine notturne che spazzano via

le lordure del nostro pianeta.

Ti vedo e Ti prego

per tutta l’umanità sofferente,

per gli scienziati e per gli uomini

che detengono le sorti del mondo:

i talenti che ad essi hai donato

siano spesi per il bene comune

e siano promotori di pace

e di benessere per tutti i popoli.

Ancora Ti prego

per tutti quelli che lavorano:

gli operai delle industrie,

le giovani donne dei calzaturifici,

gli agricoltori e gli artigiani,

gli insegnanti, gli educatori

ed i religiosi.

Per tutti ed in tutti i luoghi

penetri il raggio della tua luce

vivificatrice

e i loro occhi, nel proprio cammino,

vedano solo bellezza. 

 

O DIO, TI PREGO! 

Quando vedo i bei prati

di verde tappezzati,

la violetta nata nei fossati

e ogni albero che emana grato odore,

odo il fischiettar del merlo

lungo le siepi, o tra le novelle foglie,

il gorgheggiar dell’uccellin

sul far del giorno

mentre l’oriente s’irradia di splendore,

col mio pensiero vado a Dio vicino!

Quando, stanco e sudato dal lavoro,

un attimo mi siedo,

volgo lo sguardo al cielo,

o Dio, Ti vedo!

Quando sboccia un fiorellino,

si dischiude poi

e nasce il frutticino,

cresce e matura

sotto gli occhi dell’agricoltore,

o Dio, Ti penso!

Quando un delizioso venticello

dall’albero i petali trasporta,

come fiocchi di neve, nel pioppeto,

o Dio, Ti prego!

E quando guardo alle stellate sere,

il mio pensier su in alto sale:

o Dio, sei grande!

Quando nel mio campo arato

tra fresche zolle

mi par vedere l’ondeggiar di messi,

verso il cielo innalzo la preghiera!

Viene la pioggia, mitiga l’arsura,

crescon le piante e i seminati:

Iddio provvede!

Quante cose ci insegni

o madre terra!

Maestra di bontà!

Chi in te rimane e in te spera

gode delle bellezze naturali,

Dio lo premierà con la sua grazia

perché al silenzio dei campi ancor

lavora e prega!

 

NATALE SENZA MAMMA 

Il Natale senza mamma

come nebbia a primavera,

come buio nella sera,

come fuoco senza fiamma!

     Sempre triste resta l’alma

     e la casa non si allegra

     di gran festa e di preghiera,

     se non v’è il cuore di mamma!

Lei ti esorta, ti accarezza

e lenisce ogni dolore,

sempre pronta con dolcezza

     apre ai figli tutto il cuore

     con solerte sua accortezza

     e non v’è più grande amore! 

 

INDICE

pagine

3   La mia terra

4   Che cos’è per me la poesia?

5   Il nuovo anno

6   Cinquantennio di matrimonio

6  La neve

7   Agli sposi Milena e Roberto

7   A Marisa

8   A Cinzia

8   E’ Pasqua

9   Alla nipotina Maria Grazia

11   A Claudio e Laura

11   Piane di Falerone

12   Ad Anna

13   Aprile

13   Ad Anna e Daniel

14   Mattino di primavera

14   Notte di maggio

15   In bici al lavoro

15   Sessant’anni insieme

16   Un merlo che canta al mattino

17   A mia moglie Carolina

18   Agli sposi Vittoria e Benedetto

19   Una sera di primavera

20   Anna nipotina Annarella

21   Alla nipotina Maria Grazia

21   Maggio

22   Monia

23   Al mattino nel vigneto

24   La maternità di Laura

24   Alla prima Comunione di Paola

25   Al maestro Gentili

25   Per la morte della prof.sa Sandra

26   Alle persone che lavorano al tomaificio

27   Il lavoro è ricchezza per tutti

27    La semina del grano

29   Racconto di un pomeriggio domenicale

31   A mia madre, il giorno dopo la morte

31   A mamma

33   Per il matrimonio di Rossella e Giuseppe

34   Agli sposi Fortunato e Maria

34   A Claudio e Laura

35   Brindisi a don Elio

35   Ricordo del parroco di Piane di Falerone, don Elio

37   Posa del monumento a don Elio

38   Una lapide in onore di don Elio in chiesa

41   Una giovane operaia con gli altri

42   Poesie a una giovane I, II, III, IV

44   A tutte le donne che lavorano al tomaificio

44   Agli sposi Marcella e Martino

45   Per la chiusura della fornace

45   La casa  in contrada Bascione

46   La chiesa di Piane di Falerone

48   Poesia per Piane di Falerone

49   Servigliano antico

49   Verso il tramonto

51   O Dio, ti vedo

52   O Dio, ti prego

 

 

 

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