PERDONO DIVINO AL PECCATORE CRISTIANO PENTITO SIN DAI PRIMI SECOLI DELLA CHIESA NEL SACRAMENTO DELLA PENITENZA ANTICA. Contro l’errore di Cyrille Vogel

LA REMISSIONE DEI PECCATI – in contrario un errore di Vogel Cyrille (1919- 1982) che nel libro sul peccatore e la penitenza nella Chiesa antica non riconosce quello che con ortodossia insegnavano i papi tra cui san Callisto ( papa 218-223)

Da Cathopedia: “ Ippolito e Tertulliano sfidarono l’ortodossia di Callisto, sul campo di un editto con cui il papa garantiva la Comunione, dopo la giusta penitenza, a coloro che avevano commesso adulterio e fornicazione. Callisto si basò sul potere di rimettere e perdonare concesso a san Pietro, ai suoi successori ed a chi era in comunione con loro.

Si lamentava il montanista Tertulliano: «Come giungesti a questa decisione, io mi chiedo, da dove usurpi questo diritto della Chiesa? Se è perché Dio disse a Pietro: ‘Su questa pietra io costruirò la mia Chiesa, io darò a te le chiavi del regno dei cieli’, o sull’affermazione che ‘qualsiasi peccato rimetterai o non rimetterai sulla terra sarà rimesso o non rimesso in paradiso’? Forse tu presumi che questo potere di rimettere o non rimettere ti è stato trasmesso e con te ad ognuno in comunione con la Chiesa di Pietro» “

L’errore di Cyrille Vogel si trova pubblicato anche nell’Enciclopedia Cattolica della Citta del Vaticano alla voce ‘Penitenza’

Questa prassi del perdono dei peccati con il sacramento è ricordata anche nella vita del papa Marcello (anni 308-309) del quale si ha una testimonianza nell’epigrafe composta da Papa Damaso I per la sua tomba: “Pastore vero, perché manifestò ai lapsi <cristiani che sottoposti alla persecuzione avevano rinnegato la fede> l’obbligo che avevano di espiare il loro delitto con le lacrime della penitenza … “

Parimenti il perdono dei peccati dopo il pentimento della colpa con il sacramento della penitenza è testimoniata da sant’Agostino vescovo di Tagaste (+430) nella sua lettera numerata 153:” In realtà, chi si pente sul serio, non ha altra intenzione che di non lasciare impunito il male da lui commesso: in tal modo chi punisce se stesso è perdonato da Colui, all’insondabile e giusto giudizio del quale non può sfuggire nessuno che lo disprezzi. Se poi Dio, perdonando i malvagi e gli scellerati e dando loro vita e salute, mostra pazienza anche verso parecchi di loro ch’egli sa che non faranno penitenza, quanto più dobbiamo usar misericordia noi, verso quanti promettono di emendarsi, anche se non siamo certi che manterranno la promessa, affinché mitighiamo il vostro rigore intercedendo per coloro per i quali preghiamo anche Dio, al quale nulla è nascosto della loro condotta anche futura e tuttavia non temiamo di pregare Dio per loro poiché è lui stesso a comandarcelo? “

 

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