Il parroco Blasi don Mario evangelizza la preghiera Mariana
I cristiani adottarono l’usanza in onore di Maria, offrendole la triplice “corona di rose”, in segno di sudditanza, che ricorda i misteri di Cristo.
Inizialmente questa festa fu chiamata “Santa Maria della Vittoria” per celebrare la liberazione dei cristiani dagli attacchi dei Turchi, nella vittoria navale del 7 ottobre 1571 a Lepanto (Grecia). Poiché in quel giorno, a Roma, le Confraternite del Rosario celebravano una solenne processione, San Pio V attribuì la vittoria a “Maria aiuto dei Cristiani” ed in quel giorno ne fece celebrare la festa nel 1572. Dopo le altre vittorie di Vienna nel 1683 e Peterwaradino nel 1716, papa Clemente XI istituì la festa del Rosario nella prima domenica di ottobre. “Recitate il Rosario tutti i giorni…
Pregate, pregate molto e fate sacrifici per i peccatori…
Sono la Madonna del Rosario. Solo Io vi potrò soccorrere.
…Alla fine il Mio Cuore Immacolato trionferà “. (La Madonna a Fatima)
San Bernardo di Clairvaux, nel suo celebre “Ricordare” scrive: ” Ricordati, o piissima Vergine Maria, non essersi mai udito al mondo che alcuno abbia ricorso al Tuo aiuto, chiesto la Tua protezione e sia stato da Te abbandonato!”
RIFLESSIONE SU MARIA
“Eccomi, sono la serva del Signore”.
La nascita di Gesù, con l’accettazione di Giuseppe del suo concepimento per opera dello Spirito Santo, non ha segnato la fine delle turbolenze nella vita di Maria e di Giuseppe.
Maria e Giuseppe sono consapevoli che il loro Figlio proviene da Dio, quale frutto di una nuova creazione ad opera del Signore. Sanno anche che la missione di Gesù sarà quella di salvare il Suo popolo dai suoi peccati.
L’annuncio della nascita di Gesù è stato dato ai giudei da alcuni Maghi, stranieri e pagani. Matteo scrive che, udito questo, il re Erode si spaventò e con lui tutta Gerusalemme. Che si spaventi Erode all’annuncio della nascita del Re dei Giudei è comprensibile. Erode era un re illegittimo; ma, che insieme ad Erode anche tutta Gerusalemme viene presa dal panico, è la prima di tante strane situazioni che porteranno Maria e Giuseppe ad una sofferta riflessione su chi sia questo loro figliolo.
Se il Bambino ha il compito di salvare il Suo popolo dai suoi peccati, come mai Gerusalemme, la città santa di tutta la terra, si allarma anziché rallegrarsi? Gesù, il Dio con noi, è forse un pericolo per il Santuario?
Gli interrogativi, per Maria e Giuseppe, si trasformeranno in sospetti e angosce; ma, tra poco, la realtà degli avvenimenti sarà peggiore dei loro timori.
Maria e Giuseppe si trovano a Betlemme, dove Gesù è nato. I sommi sacerdoti e gli scribi della vicina Gerusalemme hanno già informato Erode che ha espresso il desiderio di adorare il Re dei Giudei nel luogo dove questi è nato. Ma da Gerusalemme nessuno si è dato la pena di verificare se nella piccola Betlemme si fosse realizzata la profezia. L’atteso Messia è lì a due passi e nessuno si muove.
Veramente una visita c’è, ma non è quella attesa. Gli unici che si recano alla casa di Betlemme sono alcuni Maghi giunti da oriente.
Con la presenza dei Maghi l’Evangelista intende affermare che i primi a rendere omaggio al Re dei Giudei sono stati dei pagani. L’estensione del Regno di Dio pure ai pagani e ai peccatori viene raffigurata dall’Evangelista nei doni che i Maghi offrono a Gesù.
L’oro: omaggio regale. I pagani riconoscono Gesù come loro sovrano. Il Regno di Dio non è solo per Israele, ma per tutti i popoli.
L’offerta dell’incenso a Gesù significa che il privilegio di essere popolo sacerdotale non è riservato ad Israele, ma viene esteso a tutti i popoli.
La mirra è simbolo dell’amore della sposa per lo sposo. Il dono di questo profumo è segno che l’onore di essere il popolo sposo del Signore non è più solo d’Israele, ma viene esteso a tutte le nazioni pagane.
(da A. Maggi)