PAOLO VI PAPA MONTINI ricordato nel 1999 da mons. Gennaro Franceschetti arcivescovo di Fermo per il liceo ” Paolo VI “

IL PAPA MONTINI E GLI STUDENTI

Scritto dall’arcivescovo di Fermo GENNARO FRANCESCHETTI bresciano

Possono essere molte le motivazioni che giustificano l’intitolazione di una scuola a Papa Paolo VI. Un liceo classico, in particolare, ne presenta in abbondanza. Perché il primo motivo, di natura biografica, può essere ad esempio il fatto che il giovane Giovanni Battista Montini aveva frequentato, e con profitto, un Liceo classico come il Liceo “Cesare Arici” di Brescia, allora retto dai Padri Gesuiti.

Montini ne fu alunno dal 1911 al 1916, dopo avervi trascorso anche gli anni della Scuola elementare, media e del ginnasio inferiore. La salute cagionevole lo costrinse però ad una frequenza irregolare, tanto da doversi a un certo momento ritirare dalle lezioni in classe. In seguito si presentò a sostenere gli esami come privatista in un altro liceo bresciano. La preparazione conseguita in quegli anni restò come base della sua cultura generale, in tutte le fasi della sua vita; e non era un mistero, per chi lo conosceva e frequentava, l’amore che conservò per quella scuola e per le persone che la incarnavano.

A questa prima motivazione segue una seconda, di ordine più generale, che è legata alla particolare vicinanza di Montini al mondo e alle problematiche dei giovani, in particolare di quelli inseriti nella scuola e nell’Università.

Dal 1925 al 1933 infatti egli fu l’Assistente spirituale degli studenti universitari cattolici, raggruppati nella loro Federazione, la FUCI. Con loro il futuro Paolo VI trascorse momenti intensi di studio, di approfondimento spirituale, di svago ricreativo; soprattutto creò e cementò amicizie profonde, vere, destinate a durare una vita. Restano di quel periodo non solo gli scritti su volumi e riviste, ma anche delle belle fotografie che lo ritraggono sorridente in compagnia di giovani studenti, in occasione di Convegni e Congressi in varie parti d’Italia.

Il contatto col mondo della scuola venne particolarmente curato da Giovanni Battista Montini nel periodo dell’episcopato a Milano (1955-1963), quando ebbe modo di visitare licei e istituti di vario tipo e di incontrare molti docenti e studenti.

Fu dialogando con loro, in occasione della “Giornata della scuola”, celebrata il 12 gennaio 1963 a Milano, che egli esplicitò quello che intendeva come “uomo scolastico”: “L’uomo che opera per mettere in esercizio le sue facoltà implicite ed assopite, l’uomo che scopre se stesso e l’universo che gli sta d’intorno, l’uomo che si organizza per studiare, per imparare, per raggiungere la sua completa formazione, potremmo dire che è l’uomo scolastico, che si presenta al Signore, lo riconosce principio e fine della sua esistenza, e fa della religione la somma energia, la somma consolazione, la somma dignità della vita. E’ come un fiore che si apre al sole. ” (Discorsi e scritti milanesi, Istituto Paolo Vl – Studium, Brescia- Roma 1977, nr. 2120).

Naturalmente, nel periodo del suo pontificato romano (1963- 1978), i contatti diretti con gli studenti e i professori diminuirono, visti i nuovi e svariati impegni e pensieri che affollavano la mente di Paolo VI. Ma egli non si dimenticò del suo liceo bresciano, quell’Arici che volle incontrare in udienza con i docenti, gli studenti e i genitori nel 1968: e fu un incontro particolarmente affettuoso, intessuto di ricordi e di considerazioni.

Un terzo e ultimo motivo ci porta oggi ad associare facilmente il nome di Paolo VI a quello della scuola; ed è il suo rapporto con la cultura, col mondo degli intellettuali e degli artisti. Convinto, come era, che poeti e artisti siano i più profondi testimoni del loro tempo, Montini non temeva di preferire la loro testimonianza a quella di altre categorie professionali, anche specializzate nell’analisi della realtà contemporanea, come quelle dei tecnocrati, dei sociologi, dei politici.

Di conseguenza ci furono, negli anni milanesi prima e in quelli romani poi, i frequenti incontri, il dialogo e l’ascolto di diverse e significative voci della cultura contemporanea: basterà ricordare il solo nome del filosofo francese Jacques Maritain, così apprezzato e ascoltato da Montini, per sintetizzare questo fecondo rapporto dialogico con la cultura contemporanea. Un’ultima considerazione. La sicurezza del rapporto con gli intellettuali derivava a Paolo VI dalla sua formazione culturale, sostanziata di vaste e articolate letture, che l’avevano di conseguenza portato a consolidare le sue conoscenze letterarie, filosofiche, storiche, oltre che teologiche. Si trattava di letture e di acquisizioni culturali originate dalla scuola e poi possedute ininterrottamente per tutta la vita: tra queste merita un posto di rilievo il suo amore per Dante Alighieri. Il giovane Montini prima, e l’anziano Paolo VI poi, l’avevano fatto oggetto di una frequentazione assidua, e di amorevole condivisione interiore.

E’ appunto una serie di reminiscenze dantesche che ci porta in un’atmosfera di grande attualità, perché legate al motivo storico e spirituale del Giubileo. Infatti, nel 1975, nel corso dell’Anno Santo, Paolo VI si ricordò in diverse occasioni di quei passi della Divina Commedia che alludono al primo Giubileo della storia della Chiesa, quello voluto da Bonifacio VIII nel 1300. Ne è esempio “l’esercito molto” dei pellegrini in cammino verso San Pietro, da lui ricordato nell’apertura dell’anno giubilare, e che è tratto da un passo del XVIII canto Inferno; oppure la definizione che Montini stesso diede di Dante, come di colui che “ha interamente collocato il suo itinerario ultraterreno nella Settimana Santa dello stesso 1300”.

Memori dell’insegnamento di Paolo VI, possiamo anche noi ora, insieme a questa scuola <Liceo Paolo VI a Fermo>, metterci sulle sue orme ed avviarci, pellegrini, verso l’Anno Santo del 2000.Auguro, inoltre, ai genitori, ai docenti, agli studenti, a tutte le persone che si spendono per il Liceo “Paolo VI”, di saper guardare a Giovanni Battista Montini come a un modello di studioso e di maestro, e di maturare quella capacità di attenzione a “ogni uomo” e a “tutto l’uomo”, “in solidarietà”, indicata autorevolmente al mondo intero nell’Enciclica Populorum Progressio.

 

talla Divina Commedia che alludono al primo Giubileo della storia della Chiesa, quello voluto da Bonifacio VIII nel 1300. Ne è esempio “l’esercito molto” dei pellegrini in cammino verso San Pietro, da lui ricordato nell’apertura dell’anno giubilare, e che è tratto da un passo del XVIII canto Inferno; oppure la definizione che Montini stesso diede di Dante, come di colui che “ha interamente collocato il suo itinerario ultraterreno nella Settimana Santa dello stesso 1300”.

Memori dell’insegnamento di Paolo VI, possiamo anche noi ora, insieme a questa scuola <Liceo Paolo VI a Fermo>, metterci sulle sue orme ed avviarci, pellegrini, verso l’Anno Santo del 2000.Auguro, inoltre, ai genitori, ai docenti, agli studenti, a tutte le persone che si spendono per il Liceo “Paolo VI”, di saper guardare a Giovanni Battista Montini come a un modello di studioso e di maestro, e di maturare quella capacità di attenzione a “ogni uomo” e a “tutto l’uomo”, “in solidarietà”, indicata autorevolmente al mondo intero nell’Enciclica Populorum Progressio.

 

Iorozato e ascoltato da Montini, per sintetizzare questo fecondo rapporto dialogico con la cultura contemporanea. Un’ultima considerazione. La sicurezza del rapporto con gli intellettuali derivava a Paolo VI dalla sua formazione culturale, sostanziata di vaste e articolate letture, che l’avevano di conseguenza portato a consolidare le sue conoscenze letterarie, filosofiche, storiche, oltre che teologiche. Si trattava di letture e di acquisizioni culturali originate dalla scuola e poi possedute ininterrottamente per tutta la vita: tra queste merita un posto di rilievo il suo amore per Dante Alighieri. Il giovane Montini prima, e l’anziano Paolo VI poi, l’avevano fatto oggetto di una frequentazione assidua, e di amorevole condivisione interiore.

E’ appunto una serie di reminiscenze dantesche che ci porta in un’atmosfera di grande attualità, perché legate al motivo storico e spirituale del Giubileo. Infatti, nel 1975, nel corso dell’Anno Santo, Paolo VI si ricordò in diverse occasioni di quei passi della Divina Commedia che alludono al primo Giubileo della storia della Chiesa, quello voluto da Bonifacio VIII nel 1300. Ne è esempio “l’esercito molto” dei pellegrini in cammino verso San Pietro, da lui ricordato nell’apertura dell’anno giubilare, e che è tratto da un passo del XVIII canto Inferno; oppure la definizione che Montini stesso diede di Dante, come di colui che “ha interamente collocato il suo itinerario ultraterreno nella Settimana Santa dello stesso 1300”.

Memori dell’insegnamento di Paolo VI, possiamo anche noi ora, insieme a questa scuola <Liceo Paolo VI a Fermo>, metterci sulle sue orme ed avviarci, pellegrini, verso l’Anno Santo del 2000.Auguro, inoltre, ai genitori, ai docenti, agli studenti, a tutte le persone che si spendono per il Liceo “Paolo VI”, di saper guardare a Giovanni Battista Montini come a un modello di studioso e di maestro, e di maturare quella capacità di attenzione a “ogni uomo” e a “tutto l’uomo”, “in solidarietà”, indicata autorevolmente al mondo intero nell’Enciclica Populorum Progressio.

 

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