LUIGI VECCHIOTTI
Servigliano si gloria di avere dato i natali a Luigi Vecchiotti, insigne musicista e filosofo del secolo XIX.
Nacque Luigi Vecchiotti a Servigliano (allora Castel Clementino) li 2 maggio 1804, da una nobile ed agiata Famiglia, tutt’ora esistente, e oriunda da patrizi Sammarinesi.
Il giovane Vecchiotti, fin dall’infanzia, dimostrò grande amore alla musica ed a 8 anni iniziò lo studio con un esperto Maestro locale. Da questo rigido insegnante egli apprese le prime regole dell’arte dei suoni e solo il suo grande amore alla musica poté farlo resistere alla rigidità del burbero metodo.
All’età di 11 anni fu, dal padre, affidato ai PP. Filippini dello Studio di Fermo, presso i quali imparò filosofia, continuando a perfezionarsi nella musica, sotto la guida del Direttore della Cappella musicale della Metropolitana di Fermo.
Coltivò così con amore anche la filosofia, che ebbe una grande influenza nell’arte da lui prediletta.
A 18 anni, a Bologna, fu allievo di P. Stanislao Mattei, il quale fu anche Maestro di Rossini e di Donizetti. I suoi notevoli progressi gli valsero la stima del suo maestro, che gli affidò la direzione della Cappella, e l’insegnamento durante la sua infermità.
Morto il Mattei, Luigi Vecchiotti passò a Milano, ed in quel Conservatorio studiò composizione, sotto il maestro Federici. Era appena ventenne, quando compose la farsa « La fedeltà in pericolo. » che ebbe ottima accoglienza dal pubblico romano.
Il 30 maggio 1827 (aveva 23 anni) fu nominato Direttore della Cappella musicale di Urbino, essendo stato giudicato « primo fra i ragguardevoli soggetti ». Ed eccolo, ad Urbino, dedicarsi con entusiasmo di giovane e di artista al nuovo incarico. Abbiamo così le sue prime composizioni di musica sacra, piene di vivacità, fantasia e sentimento,, che gli valsero la stima e l’ammirazione del pubblico.
La sua fama come direttore e come compositore non tardò ad espandersi per cui molti furono gli inviti, nelle città vicine. Volle pure ritentare il lavoro per il teatro, forse in ciò spinto dagli amici ed ammiratori, e musicò l’operetta l’« Adelasia », che fu rappresentata al Valle di Roma, nel 1831.
Pur avendo anche qui incontrato il favore del pubblico, non si dedicò più al teatro, col quale forse contrastava (come dice il relatore del cenno biografico pubblicato nel 1864 negli Atti dell’Accademia del reale Istituto musicale di Firenze) la sua “patriarcale delicatezza di carattere”.
L’unica sua opera pubblicata è una Messa, per banda, composta nel 1840, mentre le numerose composizioni di quel periodo, furono dal Vecchiotti stesso distrutte prima della sua morte. Non mancano peraltro notizie dei successi ottenuti, ed i giornali del tempo parlano dell’egregio Maestro e della «fortunata Urbino», che aveva il bene di ospitarlo.
A proposito di una Messa scritta nel 1838, non si esitò a definire il Vecchiotti « il Dante della musica, tanta è la verità, l’espressione, la robustezza, che Egli, con stile veramente originale, sa imprimere nei suoi musicali componimenti… ». Così pure si ricorda l’accoglienza straordinaria che ebbe, a Camerino la sua musica, per una poesia del Mezzanotte; ed a proposito un cronista nota i “sincerissimi applausi di tutta la gente, che con forti gridi di continuo lo acclamò …, caramente lo circondò, ed allo splendore di ricche faci…, nella propria dimora il condusse… “ (cfr. L’Aurora anno XIII n. 26 Urbino – 2 maggio 1913).
Accanto all’entusiasmo del popolo ebbe la stima delle più nobili famiglie e di numerosi allievi che si affidarono a lui. Degni di ricordo, sono: P. Alessandro Capanna, Basilio Amati, Roberto Amadei, Domenico Lucilla; quest’ultimo fu consigliato dal Rossini stesso ad affidarsi alla guida del Vecchiotti: né questa fu l’unica prova di stima da parte del grande musicista italiano, che definì il Vecchiotti: « il primo Maestro di chiesa ».
Fu quindi nominato Direttore della Cappella musicale della Basilica di Loreto e le opere di Luigi Vecchiotti, composte nei 21 anni ivi trascorsi, riempiono un intero scaffale di archivio. Non il tramonto della sua arte le ha relegate nel silenzio delle cose storiche, ma la riforma della musica sacra voluta da Pio X.
L’arte vera del Vecchiotti attende chi le ridoni il suo posto nella produzione italiana, arte di precursore, poiché i suoi studi filosofici gli permisero di divinare la riforma musicale, basata su criteri psicologici, come in Wagner.
Il suo capolavoro, pure inedito, è la grande Messa funebre, composta ed eseguita, per i caduti nella battaglia di Castelfidardo, fatto cui poté assistere dall’alto di una torre di Loreto (18 settembre 1860: l’esercito italiano guidato dal Generale Cialdini sconfisse quello Pontificio). In quest’opera il Vecchiotti profuse esempi di quella che oggi è chiamata musica sinfonica, e di cui si riconoscono iniziatori Balcoz, Listz, e Wagner. Quella Messa, fu eseguita, per la prima volta, per le sue esequie il 10 febbraio 1863. Così la meravigliosa composizione ne condusse l’anima a Dio.
L’illustre biologo Prof. Silvestro Baglioni, nella sua Conferenza tenuta al Circolo marchigiano di Roma li 8 marzo 1913, auspica che nel rigoglioso risveglio dell’arte musicale italiana, una giusta rivendicazione di quest’ultimo suo capolavoro, ne diffonda la conoscenza. Spentosi a Loreto nel 1863, il Vecchiotti fu sepolto nella navata laterale sinistra della chiesa stessa, dove lo ricorda questa lapide:
Qui aspettano
il suono dell’angelica tromba
le ceneri del Cav. Luigi Vecchiotti
autore insigne di sacre melodie
e per 21 anni Maestro di questa augusta Basilica
Riconoscente piissimo
legò a S. Casa le sue opere musicali
testimoni perenni
di quanto si ispiri nella parola del nostro culto
l’arte dei suoni
Visse fino al 1863 – anni 58 m. 9.
Il suo paese natale, che egli mai dimenticò, ha posto una lapide con busto in marmo, nella Sala Consiliare del Comune; al suo nome è dedicata pure la Scuola Media e la Via dove sorge la casa che lo vide nascere, via che dalla porta di ponente sfocia dritta nella grande piazza, in cui trionfa la chiesa, quasi simbolo della sua vita, fatta di rettitudine, aperta agli orizzonti infiniti dell’arte, innalzata nel sentimento religioso che fu sempre vivo nel suo cuore di cristiano e di artista.
LUIGI VECCHIOTTI
Servigliano si gloria di avere dato i natali a Luigi Vecchiotti, insigne musicista e filosofo del secolo XIX.
Nacque Luigi Vecchiotti a Servigliano (allora Castel Clementino) li 2 maggio 1804, da una nobile ed agiata Famiglia, tutt’ora esistente, e oriunda da patrizi Sammarinesi.
Il giovane Vecchiotti, fin dall’infanzia, dimostrò grande amore alla musica ed a 8 anni iniziò lo studio con un esperto Maestro locale. Da questo rigido insegnante egli apprese le prime regole dell’arte dei suoni e solo il suo grande amore alla musica poté farlo resistere alla rigidità del burbero metodo.
All’età di 11 anni fu, dal padre, affidato ai PP. Filippini dello Studio di Fermo, presso i quali imparò filosofia, continuando a perfezionarsi nella musica, sotto la guida del Direttore della Cappella musicale della Metropolitana di Fermo.
Coltivò così con amore anche la filosofia, che ebbe una grande influenza nell’arte da lui prediletta.
A 18 anni, a Bologna, fu allievo di P. Stanislao Mattei, il quale fu anche Maestro di Rossini e di Donizetti. I suoi notevoli progressi gli valsero la stima del suo maestro, che gli affidò la direzione della Cappella, e l’insegnamento durante la sua infermità.
Morto il Mattei, Luigi Vecchiotti passò a Milano, ed in quel Conservatorio studiò composizione, sotto il maestro Federici. Era appena ventenne, quando compose la farsa « La fedeltà in pericolo. » che ebbe ottima accoglienza dal pubblico romano.
Il 30 maggio 1827 (aveva 23 anni) fu nominato Direttore della Cappella musicale di Urbino, essendo stato giudicato « primo fra i ragguardevoli soggetti ». Ed eccolo, ad Urbino, dedicarsi con entusiasmo di giovane e di artista al nuovo incarico. Abbiamo così le sue prime composizioni di musica sacra, piene di vivacità, fantasia e sentimento,, che gli valsero la stima e l’ammirazione del pubblico.
La sua fama come direttore e come compositore non tardò ad espandersi per cui molti furono gli inviti, nelle città vicine. Volle pure ritentare il lavoro per il teatro, forse in ciò spinto dagli amici ed ammiratori, e musicò l’operetta l’« Adelasia », che fu rappresentata al Valle di Roma, nel 1831.
Pur avendo anche qui incontrato il favore del pubblico, non si dedicò più al teatro, col quale forse contrastava (come dice il relatore del cenno biografico pubblicato nel 1864 negli Atti dell’Accademia del reale Istituto musicale di Firenze) la sua “patriarcale delicatezza di carattere”.
L’unica sua opera pubblicata è una Messa, per banda, composta nel 1840, mentre le numerose composizioni di quel periodo, furono dal Vecchiotti stesso distrutte prima della sua morte. Non mancano peraltro notizie dei successi ottenuti, ed i giornali del tempo parlano dell’egregio Maestro e della «fortunata Urbino», che aveva il bene di ospitarlo.
A proposito di una Messa scritta nel 1838, non si esitò a definire il Vecchiotti « il Dante della musica, tanta è la verità, l’espressione, la robustezza, che Egli, con stile veramente originale, sa imprimere nei suoi musicali componimenti… ». Così pure si ricorda l’accoglienza straordinaria che ebbe, a Camerino la sua musica, per una poesia del Mezzanotte; ed a proposito un cronista nota i “sincerissimi applausi di tutta la gente, che con forti gridi di continuo lo acclamò …, caramente lo circondò, ed allo splendore di ricche faci…, nella propria dimora il condusse… “ (cfr. L’Aurora anno XIII n. 26 Urbino – 2 maggio 1913).
Accanto all’entusiasmo del popolo ebbe la stima delle più nobili famiglie e di numerosi allievi che si affidarono a lui. Degni di ricordo, sono: P. Alessandro Capanna, Basilio Amati, Roberto Amadei, Domenico Lucilla; quest’ultimo fu consigliato dal Rossini stesso ad affidarsi alla guida del Vecchiotti: né questa fu l’unica prova di stima da parte del grande musicista italiano, che definì il Vecchiotti: « il primo Maestro di chiesa ».
Fu quindi nominato Direttore della Cappella musicale della Basilica di Loreto e le opere di Luigi Vecchiotti, composte nei 21 anni ivi trascorsi, riempiono un intero scaffale di archivio. Non il tramonto della sua arte le ha relegate nel silenzio delle cose storiche, ma la riforma della musica sacra voluta da Pio X.
L’arte vera del Vecchiotti attende chi le ridoni il suo posto nella produzione italiana, arte di precursore, poiché i suoi studi filosofici gli permisero di divinare la riforma musicale, basata su criteri psicologici, come in Wagner.
Il suo capolavoro, pure inedito, è la grande Messa funebre, composta ed eseguita, per i caduti nella battaglia di Castelfidardo, fatto cui poté assistere dall’alto di una torre di Loreto (18 settembre 1860: l’esercito italiano guidato dal Generale Cialdini sconfisse quello Pontificio). In quest’opera il Vecchiotti profuse esempi di quella che oggi è chiamata musica sinfonica, e di cui si riconoscono iniziatori Balcoz, Listz, e Wagner. Quella Messa, fu eseguita, per la prima volta, per le sue esequie il 10 febbraio 1863. Così la meravigliosa composizione ne condusse l’anima a Dio.
L’illustre biologo Prof. Silvestro Baglioni, nella sua Conferenza tenuta al Circolo marchigiano di Roma li 8 marzo 1913, auspica che nel rigoglioso risveglio dell’arte musicale italiana, una giusta rivendicazione di quest’ultimo suo capolavoro, ne diffonda la conoscenza. Spentosi a Loreto nel 1863, il Vecchiotti fu sepolto nella navata laterale sinistra della chiesa stessa, dove lo ricorda questa lapide:
Qui aspettano
il suono dell’angelica tromba
le ceneri del Cav. Luigi Vecchiotti
autore insigne di sacre melodie
e per 21 anni Maestro di questa augusta Basilica
Riconoscente piissimo
legò a S. Casa le sue opere musicali
testimoni perenni
di quanto si ispiri nella parola del nostro culto
l’arte dei suoni
Visse fino al 1863 – anni 58 m. 9.
Il suo paese natale, che egli mai dimenticò, ha posto una lapide con busto in marmo, nella Sala Consiliare del Comune; al suo nome è dedicata pure la Scuola Media e la Via dove sorge la casa che lo vide nascere, via che dalla porta di ponente sfocia dritta nella grande piazza, in cui trionfa la chiesa, quasi simbolo della sua vita, fatta di rettitudine, aperta agli orizzonti infiniti dell’arte, innalzata nel sentimento religioso che fu sempre vivo nel suo cuore di cristiano e di artista.
LUIGI VECCHIOTTI
Servigliano si gloria di avere dato i natali a Luigi Vecchiotti, insigne musicista e filosofo del secolo XIX.
Nacque Luigi Vecchiotti a Servigliano (allora Castel Clementino) li 2 maggio 1804, da una nobile ed agiata Famiglia, tutt’ora esistente, e oriunda da patrizi Sammarinesi.
Il giovane Vecchiotti, fin dall’infanzia, dimostrò grande amore alla musica ed a 8 anni iniziò lo studio con un esperto Maestro locale. Da questo rigido insegnante egli apprese le prime regole dell’arte dei suoni e solo il suo grande amore alla musica poté farlo resistere alla rigidità del burbero metodo.
All’età di 11 anni fu, dal padre, affidato ai PP. Filippini dello Studio di Fermo, presso i quali imparò filosofia, continuando a perfezionarsi nella musica, sotto la guida del Direttore della Cappella musicale della Metropolitana di Fermo.
Coltivò così con amore anche la filosofia, che ebbe una grande influenza nell’arte da lui prediletta.
A 18 anni, a Bologna, fu allievo di P. Stanislao Mattei, il quale fu anche Maestro di Rossini e di Donizetti. I suoi notevoli progressi gli valsero la stima del suo maestro, che gli affidò la direzione della Cappella, e l’insegnamento durante la sua infermità.
Morto il Mattei, Luigi Vecchiotti passò a Milano, ed in quel Conservatorio studiò composizione, sotto il maestro Federici. Era appena ventenne, quando compose la farsa « La fedeltà in pericolo. » che ebbe ottima accoglienza dal pubblico romano.
Il 30 maggio 1827 (aveva 23 anni) fu nominato Direttore della Cappella musicale di Urbino, essendo stato giudicato « primo fra i ragguardevoli soggetti ». Ed eccolo, ad Urbino, dedicarsi con entusiasmo di giovane e di artista al nuovo incarico. Abbiamo così le sue prime composizioni di musica sacra, piene di vivacità, fantasia e sentimento,, che gli valsero la stima e l’ammirazione del pubblico.
La sua fama come direttore e come compositore non tardò ad espandersi per cui molti furono gli inviti, nelle città vicine. Volle pure ritentare il lavoro per il teatro, forse in ciò spinto dagli amici ed ammiratori, e musicò l’operetta l’« Adelasia », che fu rappresentata al Valle di Roma, nel 1831.
Pur avendo anche qui incontrato il favore del pubblico, non si dedicò più al teatro, col quale forse contrastava (come dice il relatore del cenno biografico pubblicato nel 1864 negli Atti dell’Accademia del reale Istituto musicale di Firenze) la sua “patriarcale delicatezza di carattere”.
L’unica sua opera pubblicata è una Messa, per banda, composta nel 1840, mentre le numerose composizioni di quel periodo, furono dal Vecchiotti stesso distrutte prima della sua morte. Non mancano peraltro notizie dei successi ottenuti, ed i giornali del tempo parlano dell’egregio Maestro e della «fortunata Urbino», che aveva il bene di ospitarlo.
A proposito di una Messa scritta nel 1838, non si esitò a definire il Vecchiotti « il Dante della musica, tanta è la verità, l’espressione, la robustezza, che Egli, con stile veramente originale, sa imprimere nei suoi musicali componimenti… ». Così pure si ricorda l’accoglienza straordinaria che ebbe, a Camerino la sua musica, per una poesia del Mezzanotte; ed a proposito un cronista nota i “sincerissimi applausi di tutta la gente, che con forti gridi di continuo lo acclamò …, caramente lo circondò, ed allo splendore di ricche faci…, nella propria dimora il condusse… “ (cfr. L’Aurora anno XIII n. 26 Urbino – 2 maggio 1913).
Accanto all’entusiasmo del popolo ebbe la stima delle più nobili famiglie e di numerosi allievi che si affidarono a lui. Degni di ricordo, sono: P. Alessandro Capanna, Basilio Amati, Roberto Amadei, Domenico Lucilla; quest’ultimo fu consigliato dal Rossini stesso ad affidarsi alla guida del Vecchiotti: né questa fu l’unica prova di stima da parte del grande musicista italiano, che definì il Vecchiotti: « il primo Maestro di chiesa ».
Fu quindi nominato Direttore della Cappella musicale della Basilica di Loreto e le opere di Luigi Vecchiotti, composte nei 21 anni ivi trascorsi, riempiono un intero scaffale di archivio. Non il tramonto della sua arte le ha relegate nel silenzio delle cose storiche, ma la riforma della musica sacra voluta da Pio X.
L’arte vera del Vecchiotti attende chi le ridoni il suo posto nella produzione italiana, arte di precursore, poiché i suoi studi filosofici gli permisero di divinare la riforma musicale, basata su criteri psicologici, come in Wagner.
Il suo capolavoro, pure inedito, è la grande Messa funebre, composta ed eseguita, per i caduti nella battaglia di Castelfidardo, fatto cui poté assistere dall’alto di una torre di Loreto (18 settembre 1860: l’esercito italiano guidato dal Generale Cialdini sconfisse quello Pontificio). In quest’opera il Vecchiotti profuse esempi di quella che oggi è chiamata musica sinfonica, e di cui si riconoscono iniziatori Balcoz, Listz, e Wagner. Quella Messa, fu eseguita, per la prima volta, per le sue esequie il 10 febbraio 1863. Così la meravigliosa composizione ne condusse l’anima a Dio.
L’illustre biologo Prof. Silvestro Baglioni, nella sua Conferenza tenuta al Circolo marchigiano di Roma li 8 marzo 1913, auspica che nel rigoglioso risveglio dell’arte musicale italiana, una giusta rivendicazione di quest’ultimo suo capolavoro, ne diffonda la conoscenza. Spentosi a Loreto nel 1863, il Vecchiotti fu sepolto nella navata laterale sinistra della chiesa stessa, dove lo ricorda questa lapide:
Qui aspettano
il suono dell’angelica tromba
le ceneri del Cav. Luigi Vecchiotti
autore insigne di sacre melodie
e per 21 anni Maestro di questa augusta Basilica
Riconoscente piissimo
legò a S. Casa le sue opere musicali
testimoni perenni
di quanto si ispiri nella parola del nostro culto
l’arte dei suoni
Visse fino al 1863 – anni 58 m. 9.
Il suo paese natale, che egli mai dimenticò, ha posto una lapide con busto in marmo, nella Sala Consiliare del Comune; al suo nome è dedicata pure la Scuola Media e la Via dove sorge la casa che lo vide nascere, via che dalla porta di ponente sfocia dritta nella grande piazza, in cui trionfa la chiesa, quasi simbolo della sua vita, fatta di rettitudine, aperta agli orizzonti infiniti dell’arte, innalzata nel sentimento religioso che fu sempre vivo nel suo cuore di cristiano e di artista.
LUIGI VECCHIOTTI
Servigliano si gloria di avere dato i natali a Luigi Vecchiotti, insigne musicista e filosofo del secolo XIX.
Nacque Luigi Vecchiotti a Servigliano (allora Castel Clementino) li 2 maggio 1804, da una nobile ed agiata Famiglia, tutt’ora esistente, e oriunda da patrizi Sammarinesi.
Il giovane Vecchiotti, fin dall’infanzia, dimostrò grande amore alla musica ed a 8 anni iniziò lo studio con un esperto Maestro locale. Da questo rigido insegnante egli apprese le prime regole dell’arte dei suoni e solo il suo grande amore alla musica poté farlo resistere alla rigidità del burbero metodo.
All’età di 11 anni fu, dal padre, affidato ai PP. Filippini dello Studio di Fermo, presso i quali imparò filosofia, continuando a perfezionarsi nella musica, sotto la guida del Direttore della Cappella musicale della Metropolitana di Fermo.
Coltivò così con amore anche la filosofia, che ebbe una grande influenza nell’arte da lui prediletta.
A 18 anni, a Bologna, fu allievo di P. Stanislao Mattei, il quale fu anche Maestro di Rossini e di Donizetti. I suoi notevoli progressi gli valsero la stima del suo maestro, che gli affidò la direzione della Cappella, e l’insegnamento durante la sua infermità.
Morto il Mattei, Luigi Vecchiotti passò a Milano, ed in quel Conservatorio studiò composizione, sotto il maestro Federici. Era appena ventenne, quando compose la farsa « La fedeltà in pericolo. » che ebbe ottima accoglienza dal pubblico romano.
Il 30 maggio 1827 (aveva 23 anni) fu nominato Direttore della Cappella musicale di Urbino, essendo stato giudicato « primo fra i ragguardevoli soggetti ». Ed eccolo, ad Urbino, dedicarsi con entusiasmo di giovane e di artista al nuovo incarico. Abbiamo così le sue prime composizioni di musica sacra, piene di vivacità, fantasia e sentimento,, che gli valsero la stima e l’ammirazione del pubblico.
La sua fama come direttore e come compositore non tardò ad espandersi per cui molti furono gli inviti, nelle città vicine. Volle pure ritentare il lavoro per il teatro, forse in ciò spinto dagli amici ed ammiratori, e musicò l’operetta l’« Adelasia », che fu rappresentata al Valle di Roma, nel 1831.
Pur avendo anche qui incontrato il favore del pubblico, non si dedicò più al teatro, col quale forse contrastava (come dice il relatore del cenno biografico pubblicato nel 1864 negli Atti dell’Accademia del reale Istituto musicale di Firenze) la sua “patriarcale delicatezza di carattere”.
L’unica sua opera pubblicata è una Messa, per banda, composta nel 1840, mentre le numerose composizioni di quel periodo, furono dal Vecchiotti stesso distrutte prima della sua morte. Non mancano peraltro notizie dei successi ottenuti, ed i giornali del tempo parlano dell’egregio Maestro e della «fortunata Urbino», che aveva il bene di ospitarlo.
A proposito di una Messa scritta nel 1838, non si esitò a definire il Vecchiotti « il Dante della musica, tanta è la verità, l’espressione, la robustezza, che Egli, con stile veramente originale, sa imprimere nei suoi musicali componimenti… ». Così pure si ricorda l’accoglienza straordinaria che ebbe, a Camerino la sua musica, per una poesia del Mezzanotte; ed a proposito un cronista nota i “sincerissimi applausi di tutta la gente, che con forti gridi di continuo lo acclamò …, caramente lo circondò, ed allo splendore di ricche faci…, nella propria dimora il condusse… “ (cfr. L’Aurora anno XIII n. 26 Urbino – 2 maggio 1913).
Accanto all’entusiasmo del popolo ebbe la stima delle più nobili famiglie e di numerosi allievi che si affidarono a lui. Degni di ricordo, sono: P. Alessandro Capanna, Basilio Amati, Roberto Amadei, Domenico Lucilla; quest’ultimo fu consigliato dal Rossini stesso ad affidarsi alla guida del Vecchiotti: né questa fu l’unica prova di stima da parte del grande musicista italiano, che definì il Vecchiotti: « il primo Maestro di chiesa ».
Fu quindi nominato Direttore della Cappella musicale della Basilica di Loreto e le opere di Luigi Vecchiotti, composte nei 21 anni ivi trascorsi, riempiono un intero scaffale di archivio. Non il tramonto della sua arte le ha relegate nel silenzio delle cose storiche, ma la riforma della musica sacra voluta da Pio X.
L’arte vera del Vecchiotti attende chi le ridoni il suo posto nella produzione italiana, arte di precursore, poiché i suoi studi filosofici gli permisero di divinare la riforma musicale, basata su criteri psicologici, come in Wagner.
Il suo capolavoro, pure inedito, è la grande Messa funebre, composta ed eseguita, per i caduti nella battaglia di Castelfidardo, fatto cui poté assistere dall’alto di una torre di Loreto (18 settembre 1860: l’esercito italiano guidato dal Generale Cialdini sconfisse quello Pontificio). In quest’opera il Vecchiotti profuse esempi di quella che oggi è chiamata musica sinfonica, e di cui si riconoscono iniziatori Balcoz, Listz, e Wagner. Quella Messa, fu eseguita, per la prima volta, per le sue esequie il 10 febbraio 1863. Così la meravigliosa composizione ne condusse l’anima a Dio.
L’illustre biologo Prof. Silvestro Baglioni, nella sua Conferenza tenuta al Circolo marchigiano di Roma li 8 marzo 1913, auspica che nel rigoglioso risveglio dell’arte musicale italiana, una giusta rivendicazione di quest’ultimo suo capolavoro, ne diffonda la conoscenza. Spentosi a Loreto nel 1863, il Vecchiotti fu sepolto nella navata laterale sinistra della chiesa stessa, dove lo ricorda questa lapide:
Qui aspettano
il suono dell’angelica tromba
le ceneri del Cav. Luigi Vecchiotti
autore insigne di sacre melodie
e per 21 anni Maestro di questa augusta Basilica
Riconoscente piissimo
legò a S. Casa le sue opere musicali
testimoni perenni
di quanto si ispiri nella parola del nostro culto
l’arte dei suoni
Visse fino al 1863 – anni 58 m. 9.
Il suo paese natale, che egli mai dimenticò, ha posto una lapide con busto in marmo, nella Sala Consiliare del Comune; al suo nome è dedicata pure la Scuola Media e la Via dove sorge la casa che lo vide nascere, via che dalla porta di ponente sfocia dritta nella grande piazza, in cui trionfa la chiesa, quasi simbolo della sua vita, fatta di rettitudine, aperta agli orizzonti infiniti dell’arte, innalzata nel sentimento religioso che fu sempre vivo nel suo cuore di cristiano e di artista.
LUIGI VECCHIOTTI
Servigliano si gloria di avere dato i natali a Luigi Vecchiotti, insigne musicista e filosofo del secolo XIX.
Nacque Luigi Vecchiotti a Servigliano (allora Castel Clementino) li 2 maggio 1804, da una nobile ed agiata Famiglia, tutt’ora esistente, e oriunda da patrizi Sammarinesi.
Il giovane Vecchiotti, fin dall’infanzia, dimostrò grande amore alla musica ed a 8 anni iniziò lo studio con un esperto Maestro locale. Da questo rigido insegnante egli apprese le prime regole dell’arte dei suoni e solo il suo grande amore alla musica poté farlo resistere alla rigidità del burbero metodo.
All’età di 11 anni fu, dal padre, affidato ai PP. Filippini dello Studio di Fermo, presso i quali imparò filosofia, continuando a perfezionarsi nella musica, sotto la guida del Direttore della Cappella musicale della Metropolitana di Fermo.
Coltivò così con amore anche la filosofia, che ebbe una grande influenza nell’arte da lui prediletta.
A 18 anni, a Bologna, fu allievo di P. Stanislao Mattei, il quale fu anche Maestro di Rossini e di Donizetti. I suoi notevoli progressi gli valsero la stima del suo maestro, che gli affidò la direzione della Cappella, e l’insegnamento durante la sua infermità.
Morto il Mattei, Luigi Vecchiotti passò a Milano, ed in quel Conservatorio studiò composizione, sotto il maestro Federici. Era appena ventenne, quando compose la farsa « La fedeltà in pericolo. » che ebbe ottima accoglienza dal pubblico romano.
Il 30 maggio 1827 (aveva 23 anni) fu nominato Direttore della Cappella musicale di Urbino, essendo stato giudicato « primo fra i ragguardevoli soggetti ». Ed eccolo, ad Urbino, dedicarsi con entusiasmo di giovane e di artista al nuovo incarico. Abbiamo così le sue prime composizioni di musica sacra, piene di vivacità, fantasia e sentimento,, che gli valsero la stima e l’ammirazione del pubblico.
La sua fama come direttore e come compositore non tardò ad espandersi per cui molti furono gli inviti, nelle città vicine. Volle pure ritentare il lavoro per il teatro, forse in ciò spinto dagli amici ed ammiratori, e musicò l’operetta l’« Adelasia », che fu rappresentata al Valle di Roma, nel 1831.
Pur avendo anche qui incontrato il favore del pubblico, non si dedicò più al teatro, col quale forse contrastava (come dice il relatore del cenno biografico pubblicato nel 1864 negli Atti dell’Accademia del reale Istituto musicale di Firenze) la sua “patriarcale delicatezza di carattere”.
L’unica sua opera pubblicata è una Messa, per banda, composta nel 1840, mentre le numerose composizioni di quel periodo, furono dal Vecchiotti stesso distrutte prima della sua morte. Non mancano peraltro notizie dei successi ottenuti, ed i giornali del tempo parlano dell’egregio Maestro e della «fortunata Urbino», che aveva il bene di ospitarlo.
A proposito di una Messa scritta nel 1838, non si esitò a definire il Vecchiotti « il Dante della musica, tanta è la verità, l’espressione, la robustezza, che Egli, con stile veramente originale, sa imprimere nei suoi musicali componimenti… ». Così pure si ricorda l’accoglienza straordinaria che ebbe, a Camerino la sua musica, per una poesia del Mezzanotte; ed a proposito un cronista nota i “sincerissimi applausi di tutta la gente, che con forti gridi di continuo lo acclamò …, caramente lo circondò, ed allo splendore di ricche faci…, nella propria dimora il condusse… “ (cfr. L’Aurora anno XIII n. 26 Urbino – 2 maggio 1913).
Accanto all’entusiasmo del popolo ebbe la stima delle più nobili famiglie e di numerosi allievi che si affidarono a lui. Degni di ricordo, sono: P. Alessandro Capanna, Basilio Amati, Roberto Amadei, Domenico Lucilla; quest’ultimo fu consigliato dal Rossini stesso ad affidarsi alla guida del Vecchiotti: né questa fu l’unica prova di stima da parte del grande musicista italiano, che definì il Vecchiotti: « il primo Maestro di chiesa ».
Fu quindi nominato Direttore della Cappella musicale della Basilica di Loreto e le opere di Luigi Vecchiotti, composte nei 21 anni ivi trascorsi, riempiono un intero scaffale di archivio. Non il tramonto della sua arte le ha relegate nel silenzio delle cose storiche, ma la riforma della musica sacra voluta da Pio X.
L’arte vera del Vecchiotti attende chi le ridoni il suo posto nella produzione italiana, arte di precursore, poiché i suoi studi filosofici gli permisero di divinare la riforma musicale, basata su criteri psicologici, come in Wagner.
Il suo capolavoro, pure inedito, è la grande Messa funebre, composta ed eseguita, per i caduti nella battaglia di Castelfidardo, fatto cui poté assistere dall’alto di una torre di Loreto (18 settembre 1860: l’esercito italiano guidato dal Generale Cialdini sconfisse quello Pontificio). In quest’opera il Vecchiotti profuse esempi di quella che oggi è chiamata musica sinfonica, e di cui si riconoscono iniziatori Balcoz, Listz, e Wagner. Quella Messa, fu eseguita, per la prima volta, per le sue esequie il 10 febbraio 1863. Così la meravigliosa composizione ne condusse l’anima a Dio.
L’illustre biologo Prof. Silvestro Baglioni, nella sua Conferenza tenuta al Circolo marchigiano di Roma li 8 marzo 1913, auspica che nel rigoglioso risveglio dell’arte musicale italiana, una giusta rivendicazione di quest’ultimo suo capolavoro, ne diffonda la conoscenza. Spentosi a Loreto nel 1863, il Vecchiotti fu sepolto nella navata laterale sinistra della chiesa stessa, dove lo ricorda questa lapide:
Qui aspettano
il suono dell’angelica tromba
le ceneri del Cav. Luigi Vecchiotti
autore insigne di sacre melodie
e per 21 anni Maestro di questa augusta Basilica
Riconoscente piissimo
legò a S. Casa le sue opere musicali
testimoni perenni
di quanto si ispiri nella parola del nostro culto
l’arte dei suoni
Visse fino al 1863 – anni 58 m. 9.
Il suo paese natale, che egli mai dimenticò, ha posto una lapide con busto in marmo, nella Sala Consiliare del Comune; al suo nome è dedicata pure la Scuola Media e la Via dove sorge la casa che lo vide nascere, via che dalla porta di ponente sfocia dritta nella grande piazza, in cui trionfa la chiesa, quasi simbolo della sua vita, fatta di rettitudine, aperta agli orizzonti infiniti dell’arte, innalzata nel sentimento religioso che fu sempre vivo nel suo cuore di cristiano e di artista.