Giuseppe Antonio VOGEL 1756-1817
Pio VI fece accogliere nelle diocesi dello Stato Romano i sacerdoti profughi provenienti dalla Francia insanguinata dalla Rivoluzione. Nell’Archivio storico arcivescovile di Fermo (ASAF) si ha l’elenco di 113 sacerdoti che dal 1792 furono ospiti di case religiose e canoniche dell’arcidiocesi Fermana al tempo dell’arciv. Andrea Minucci, come studiato da MICHELANGELI Walter, Le lettere dei sacerdoti francesi emigrati a Fermo 1792-1802; nei “Quaderni dell’archivio storico arcivescovile di Fermo” n. 2 a. 1986 p. 55-79. Il Vogel compare nel predetto elenco, redatto quando lui si trovava a Recanati. A Fermo, nel 1794, era stato e vi aveva elaborato il suo manoscritto “Codex diplomaticus Firmanus” in parte edito nel 1870 dalla Deputazione di storia patria per le Marche, l’Umbria e la Toscana. Vi conobbe ed ebbe modo di collaborare con il sacerdote Giuseppe Colucci per le “Antichità Picene”, soprattutto durante la sua permanenza a Santa Vittoria in Matenano dove fu ospite del nobile Serafino Marinelli, prima gonfaloniere di questo Comune sotto il governo Romano, poi Presidente municipale, ivi, con i Francesi. Lo studioso CROCETTI Giuseppe ha pubblicato alcune pagine di un registro della parrocchia: “ Santa Vittoria in Matenano in alcune cronache al tempo dell’occupazione francese1798-1799”; in Quaderni ASAF cit. n. 11 a. 1991 da p. 45-66. Nell’archivio parrocchiale santavittoriese il Crocetti ebbe a notare alcuni fogli del Vogel riguardanti l’abbazia di Farfa e probabilmente derivati dalla cronaca edita dal Muratori. Qui il paleografo alsaziano compilò la prima redazione delle “Memorie e documenti per servire alla storia dell’abbazia di Farfa e della terra di Santa Vittoria” edita nel1797 dal Colucci nel volume XXXI delle Antichità, dove si legge l’aggiunta al Codice diplomatico santavittoriese già iniziato nel volume XXIX della stessa pubblicazione. Alla biblioteca Benedettucci di Recanati si trova il manoscritto delle correzioni fatte dal Vogel al testo edito su questo vol. XXXI a proposito di Farfa. Sulla presenza di G. A. Vogel a Santa Vittoria si leggono notizie anche nel libro di NEPI G. e SETTIMI G. “Santa Vittoria in Matenano. Storia del comune” Tolentino 1977 pp. 408, 423, 440. IL CROCETTI già citato ha riferito sul lavoro archivistico del Vogel negli articoli pubblicati negli stessi “Quaderni ASAF “ su L’archivio capitolare di Santa Vittoria in Matenano; ivi n. 2 a. 1986 da p. 105; inoltre Le pergamene dell’archivio comunale di Santa Vittoria in Matenano; ivi n. 5 a. 1988 da p. 89. Qui a pag. 90 si legge che per comodità del Vogel i documenti pergamenacei furono trasferiti in casa del conte Serafino Marinelli che lo ospitava. Fuggì il Vogel quando il 12 giugno 1798 lo squadrone militare francese occupò questo comune e nel palazzo del Marinelli si insediarono i capi invasori. Lo stesso Serafino Marinelli fuggì il 28 maggio 1799 per stabilirsi nel palazzo di famiglia a san Severino Marche, dove ospitava parimenti lo stesso sacerdote profugo don G. A. Vogel. Per completare i suoi studi questo professore paleologo portò a San Severino un certo numeri di pergamene che furono riconsegnate dopo la sua morte, con un elenco che ha copia nella biblioteca comunale di Fermo.
Mi scuso di riferire le tristi vicende delle pergamene parrocchiali santavittoriesi, prelevate a mucchio dagli incaricati della Soprintendenza archivistica di Ancona che dichiaravano di farle restaurare. Dopo anni, una piccola parte restaurata fu riconsegnata, con promessa che sarebbe state riconsegnate le altre. Il parroco don Bernabei Egidio attese per anni e le richiese. Fu trovato morto dietro la casa canonica con una ferita sanguinante alla testa. Anche il parroco successore don Silvio Paternesi le richiese e non le riebbe. Solo nel 2014 l’altro successore, don Alessandro Bartolini, ha visto arrivare persone di questa sovrintendenza che frettolosamente hanno riportato alcune pergamene della stessa parrocchia santavittoriese. Caso curioso, quando il Direttore dei beni culturali dell’arcidiocesi di Fermo, mons. Germano Liberati si presentò (insieme con C. Tomassini) ad Ancona, via dell’Agricoltura, 1, chiedendo che le predette pergamene fossero riconsegnate, la signora Ventura disse che non se ne rintracciavano, se non poche in una busta. Mons. Liberati ripartì, e sulla strada di ritorno verso casa, ricevette sul cellulare una telefonata della signora Ventura dalla stessa soprintendenza con dirgli che avevano una cartella di pergamene rimandate indietro da San Severino Marche a cui le avevano consegnate, ma non sapeva di chi fossero. Mons. Liberati, in seguito, mi mandò a vederle e notai che erano le pergamene siglate dal Vogel che aveva annotato la rispettiva data nel dorso e recavano anche il nome di Serafino Marinelli. Mons. Liberati morì poco dopo. Esiste un elenco trovato tra le carte del Crocetti che lo vide nella biblioteca comunale di Fermo.