BLASI MARIO PARROCO EVANGELIZZA Domenica dopo Pasqua Misericordia Vangeli Giovanni 20,19ss

II DOMENICA DI PASQUA (Gv 20,19-31)

“SE NON VEDO NELLE SUE MANI IL SEGNO DEI CHIODI E NON METTO IL MIO DITO NEL POSTO DEI CHIODI E NON METTO LA MIA MANO NEL SUO COSTATO, NON CREDERO’ “.

“Tommaso non nega la Risurrezione di Gesù, ma grida il bisogno disperato di crederci.

Otto giorni dopo, quando la comunità è nuovamente riunita per celebrare la vittoria della vita sulla morte, Gesù torna a manifestarsi in mezzo a loro (Gv. 20,26).

Questa volta Tommaso può non solo vedere Gesù, ma ascoltare le Sue parole: “metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente” (Gv. 20,27).

Tommaso non ficca le sue dita nei fori dei chiodi e non mette la mano nel fianco di Gesù, ma prorompe nella più elevata professione di fede di tutto il Vangelo:

“Mio Signore e mio Dio! “.

Tommaso, non solo crede che il suo Maestro sia risuscitato, ma giunge a proclamare che Gesù è Dio. Il Dio che nessuno ha mai visto (Gv. 1,18), viene per la prima volta riconosciuto nell’Uomo Gesù: Chi ha visto me ha visto il Padre (Gv. 14,9).

Una fede così intensa non nasce all’improvviso e non è frutto istantaneo dell’incontro con Gesù, ma aveva iniziato a germinare in Tommaso fin da quando il discepolo si era dichiarato disposto a morire con il suo Maestro. Seguendo Gesù nel dono della propria vita, Tommaso si era messo sulla via della verità (Gv. 14,6).

Nonostante l’apostolo sia giunto a questa piena definizione di fede, Gesù non lo pone a modello dei credenti: perché mi hai veduto, mi hai creduto, beati quelli che crederanno, pur senza aver visto (Gv. 20,29).

Per Gesù, vero fondamento della fede, non sono visioni e apparizioni, ma il servizio reso per amore.

Non c’è bisogno di vedere per arrivare a credere. Occorre credere per vedere :Se crederai, vedrai la gloria di Dio (Gv. 11,40).

Dichiarando beati quanti credono senza aver bisogno di vedere, Gesù ricorda a Tommaso e alla comunità la beatitudine da Lui pronunciata durante l’Ultima Cena, quando, dopo aver lavato i piedi ai discepoli, li aveva invitati a fare altrettanto dicendo: Sapendo queste cose siete beati se le metterete in pratica (Gv. 13,17).

Quanti per amore mettono la propria vita a servizio degli altri sperimentano constantemente la presenza di Gesù nella loro esistenza senza avere bisogno di esperienze straordinarie” (A.Maggi).

   Tommaso aveva chiesto di toccare i segni della croce, ora gli basta vederli. Riconosce il Risorto nei segni del Crocifisso, un riconoscimento pieno, il più alto ed esplicito dell’intero Vangelo:

“Il mio Signore e il mio Dio”.

Tommaso non esprime soltanto la propria fede personale né soltanto è il portavoce del gruppo dei discepoli, ma diventa il portavoce della fede della Chiesa di ogni tempo.

Il vero credente è colui che ascolta Gesù e lo ama. Chi comprende il Suo comandamento di amore e lo pratica, è beato” (B. Maggioni).

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