(Lc.13,1-9) Quaresima seconda domenica anno C
“Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei? No, vi dico”.
Alcune persone portano a Gesù una cattiva notizia che riguarda i Suoi paesani. Essi sono stati massacrati da Pilato nel tempio e il loro sangue si è mescolato con il sangue degli agnelli offerti a Dio.
Gesù risponde con un altro episodio doloroso: la caduta della torre di Siloe dove morirono diciotto persone.
Gesù reagisce contro l’opinione in cui si afferma che le disgrazie o le malattie sono dovute al peccato delle persone. Gesù invita a riflettere. “Nessuno di noi è immune dalla violenza che può travolgerlo: andando allo stadio o trovandosi senza colpa in mezzo ad una sparatoria tra delinquenti; nessuno di noi è protetto autonomamente da incidenti o da catastrofi naturali. Potrebbe essere vittima casuale per un atto di generosità e solidarietà, come è accaduto a volte per i soccorritori coinvolti nel medesimo incidente”.
Gesù invita a riflettere e chiama alla conversione nel tempo della misericordia.
“Se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo”.
La coscienza della propria limitatezza deve spingere alla conversione.
“Una disgrazia può suscitare la convesione verso il fratello vittima del male, cambiare il nostro atteggiamento verso Dio e verso il prossimo. E’ quanto avviene nel buon samaritano: il volto sofferente del fratello lo induce alla responsabilità morale. Dobbiamo approfittare dei segni dei tempi, del nostro tempo, per riflettere, scoprire il senso della vita e i valori, correggere le scelte e l’orientamento”.
Gesù, poi, mette in risalto il male morale e l’incredulità che conducono alla morte. Il peccato conduce alla morte che sarà il frutto ultimo di chi la sceglie.
Il peccato e l’incredulità sono la causa profonda di ogni male. Chi accoglie il messaggio di Gesù e crede in Dio che lo ha mandato, ha la vita eterna. Per questo motivo non si può essere indifferenti o neutrali alla Parola di Gesù. Essa esige una decisione: o si accoglie o si rifiuta.
“Urgenza della conversione non toglie la pazienza di Dio nei confronti del peccatore. La parabola del fico sterile la mette in risalto. Nel confronto tra il padrone e il coltivatore, appare la minccia, ma anche la possibilità che fa risaltare la misericordia e la bontà di Dio”.
Il tempo della vita è un dono di Dio. Bisogna produrre frutti buoni per il bene di tutti.
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