SANTUARIO MADONNA DELL’AMBRO in Montefortino (FM). San Giuseppe Benedetto Labre pellegrino qui dipinto da Salvatore Tricarico

Nel poemetto in versi latini sul Piceno, il poeta Francesco Barletta che si firmava con lo pseudonimo di Panfilo, ricorda il fiume Ambro per le acque gelide che spumeggiano scorrendo fragorose fra gli scogli. Qui, tra i monti Priora e Castel Manardo, i secoli cristiani hanno elevato un santuario che per l’affluenza dei pellegrini è il secondo delle Marche, subito dopo Loreto, che è tutto dire. Come santuario mariano, è stato definito da mons. Giuseppe Fabiani: “il più antico delle Marche”.

L’arte vi regna, originata dall’ispirazione dei devoti che considerano la vergine Maria di Nazaret come la gloria dei popoli e la onorano con preghiere, canti, fiori, dipinti, sculture, riti, feste e omaggi, tanto che l’umile cappellina costruita attorno al 1000 dai monaci dell’abbazia dei santi Vincenzo ed Anastasio, è diventata un tempio.

Si narra che una pastorella di nome Santina, muta, secondo la tradizione, offriva fiori e preghiere all’immagine di lei nella cavità di un faggio, ed ebbe sciolta la parola. Allora la gente cominciò a frequentare sempre più numerosa questo luogo. E la devozione crebbe sempre più portando anche opere d’arte.

L’arcivescovo di Fermo, Felice Peretti, che divenne poi papa con il nome di Sisto quinto, dispose che i canonici della cattedrale Fermana mettessero qui stabilmente un cappellano. Poi divenuto papa inviò da Loreto l’architetto Venturi a progettare la chiesa che risulta come quella Lauretana con la chiesina originaria incorporata nel vasto edificio e le cappelline laterali alla navata.

Per stabilire gli altari laterali si adoperarono in molti, a cominciare dai cavallari della zona montana che formavano una loro Confraternita e secondo l’uso avevano qui il sepolcro. Allevavano cavalli e facevao trasporti. Essi fecero dipingere le loro immagini a lato del primo altare. Altre famiglie ricche del circondario fecero creare altari e dipinti nei secoli 18º, 19º e 20º, con la protezione dei sommi pontefici. Pio IX concesse speciali indulgenze in occasione delle feste della Madonna e queste furono ampliate da Benedetto XV e da Pio XI che donò il magnifico Crocefisso.
Gli arcivescovi Fermani vennero qui in visita e in preghiera. L’arcivescovo Roberto Papiri, nativo di Montefortino, fece aprire la nuova strada alla fine del secolo 19º e sistemò gli argini del fiume Ambro e allargò lo spiazzale. Sempre nuovi interventi di pittori, lungo il corso dei secoli, tra cui Bonfini da Patrignone, e Malpiedi da San Ginesio e molti altri di cui alcuni dipinsero anche a Loreto. Ora si vanno completando alcuni dei riquadri delle cappelle a sinistra della navata, perché rimaste senza dipinti, mentre quelli sulla destra erano stati già completati.
D’intesa con il Direttore dei Beni Culturali diocesani, monsignor Germano Liberati, di felice memoria, il pittore Salvatore Tricarico, nativo della Basilicata ed ora a Milano, ha dato un prezioso apporto. Si era già fatto apprezzare per i dipinti del volto di Cristo e dell’Immacolata e di san Pio da Pietrelcina. Aveva dipinto anche i beati famosi come pellegrini venuti all’Ambro, come il beato Liberato da Loro, il beato Pietro da Amandola, la beata Maria Assunta Pallotta, San Serafino da Monte Granaro, San Giacomo della Marca. Ora è la volta di San Benedetto Giuseppe Labre, il pellegrino più famoso del mondo, ricordato anche presso la Madonna dell’Ambro.
Domenica 25 marzo monsignor Pietro Orazi, ordinario diocesano, benedice questo dipinto che completa il ciclo degli specchi vuoti dei pilastri, nel pomeriggio, celebrando la Santa Messa vespertina. È un omaggio alla Madonna che non si fa vincere in generosità. Già erano stati pubblicati sulla stampa i rallegramenti dei pellegrini, dei religiosi Cappuccini qui presenti, degli esperti e dei fedeli che sono venuti in pellegrinaggio con i sacerdoti e dei giovani che si sono compiaciuti di questi beati pellegrini come loro, considerati compagni di viaggio.
Sono quadri apposti al muro, ma le immagini sacre hanno valore per l’uso liturgico di devozione. Ringraziamo il pittore Salvatore Tricarico, apprezzato per queste e per altre opere, il celebrante monsignor Pietro Orazi, i Cappuccini della Rettoria della Madonna dell’Ambro e tutti i partecipanti sui quali sarà invocata la divina benedizione.

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