FILOSOFI misteriosofici nell’accozzaglia di parole. Mancini Dino desunto dal libro Erebos

Erebos, il furbo pseudo filosofo
(Mancini d. Dino)
Un ministeriale (pseudofilosofo dell’Erebos), dall’aspetto di stupidotto furbo, ad un abitante della terra che diceva di voler fare il filosofo al servizio della cultura alta, consigliava: «Gli uomini dotti sono orgogliosi; e non solo si vergognano di dire apertamente che non capiscono un discorso senza senso, ma, per mettere in evidenza la loro superiorità intellettuale, si vantano di riuscire a dire e a scrivere cose senza senso. Perciò, tu, mio bravo picciotto, più che a pensare, esercitati ad intrecciare inestricabili grovigli di parole: noi penseremo a farti propaganda per mezzo delle nostre editrici e la nostra stampa. Fa’ sapere, ad esempio, a tutti che “Fino a quando l’infuturazione dello scorrente sarà rósa dall’essere la irruzione del ‘logos’ nel ‘dialogos’ sarà fornace di equivoci univoci tutta la storia ridotta a serqua di petardi annasperà ansante dietro traendosi scia fumosa superstizione”»
A questo punto la nostra visita al ministero della ex-filosofia poteva dirsi conclusa, anche perché i sofi non dicevano nulla di nuovo rispetto a quanto avevamo già udito da altre bocche; ma la spassosa regia del pensatoio erebosiano riuscì a trattenerci ancora; udimmo, infatti, una voce che attraverso un microfono diceva: «In questo giorno glorioso a sua eccellenza Pansofonius e agli onorevoli colleghi il direttivo della regia ministeriale si pregia di offrire uno spettacolo rievocativo, che si spera riesca gradito a tutti.»
Assistemmo alla presentazione di pensatori dell’Erebos, e di aqualche antagonista … Eccone uno.
Un uomo dal colorito bruno, dallo sguardo vivido, dal fare risoluto e dinamico, era attorniato da una schiera di discepoli ai quali diceva: «Sotto il flusso del divenire brilla eterna e immutabile la struttura dell’essere.»
Le sue parole suscitarono nell’assemblea (Erebos) una reazione così violenta, che tutti si alzarono e si lanciarono contro lo schermo, come per ghermire e stracciare l’immagine del poveretto.
(Espressioni desunte dal libro di Mancini d. Dino “Erebos” pp. 116s)

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