SERVIGLIANO NUOVO IN CASTEL CLEMENTINO Editto del 1774 all’inizio dei lavori Delegato il card. Urbano Paracciani


Editto. Urbano del Titolo di S. Calisto della S(anta) R(omana) Chiesa) Prete Cardinal Paracciani Arcivescovo e Principe di Fermo.
Ai clamori e lagrime di tutto il popolo del castello di Servigliano ed atre deplorabili rappresentanze fatte a nostro signore CLEMENTE XIV felicemente regnante, dai pubblici Residenti di essa comunità, autorizzate ancora con varie nostre informazioni, si commosse fin dall’anno 1771 l’animo pietosissimo di sua Santità e pensò a prender qualche serio provvedimento in pro di una popolazione quasi priva di tutto e di tugurio e per le rovine succedute in gran parte di esso castello e per le altre che si temevano imminenti. Di qui che, con suo speciale Chirografo, segnato sotto il di 9 ottobre dello stesso anno, seguendo l’impulso di quelle sovrane idee di cui Egli è ripieno, a niente meno pensò che far costruire dai fondamenti un nuovo grandioso Castello ordinando che per tal effetto si spedissero Periti, si formassero piante e disegni e si somministrasse ancora scudi quindici mila per dar principio senz’altra dilazione ad una tale gloriosa impresa.
A tali Pontificie beneficenze ognuno si sarebbe persuaso che avesser dovuto corrispondere con eguale impegno, come si erano compromessi gli Abitanti di Servigliano, o con trasportare i materiali del diruto Castello al luogo dove si edifica il nuovo, per il quale effetto si era di già risarcita ed agevolata una strada, o con scegliersi dai Possidenti quei siti per le nuove loro abitazioni che lo stesso regnante Sovrano per mezzo della Sacra Congregazione del Buon Governo ci aveva ordinato che fossero loro accordati del tutto gratis.
L’esperienza peraltro di tre anni ce ne ha data una testimonianza contraria; anzi nonostante i nostri impulsi ed insinuazioni, li abbiamo trovati a tal segno indolenti che piuttosto che accingersi a nuove fabbriche, o a trasporti di materiali, amano di restar sepolti nelle loro stesse ruine. Perciò affine che non restin delusi quei pii e benefici provvedimenti presi di loro istanza da nostro Signore, con il di lui oracolo ed autorità comunicataci per mezzo del Em.o Sig. Cardinal Prefetto del Buon Governo
Prefiggiamo in virtù del presente Editto il termine di due mesi a tutti i Possidenti ed Abitanti di esso Castello nuovo, a fine di trasportare o far trasportare nel Piano del Castello nuovo li Mattoni, Pianchette e coppi della Case dirute, o disabitate perché attualmente pericolanti, esibendoci di pagare scudi due e bajocchi dieci per ogni migliaro di Mattoni e Pianchette e lo stesso prezzo anche per i Mattoni rotti e smezzati, calcolando però, secondo lo stile dell’arte, ogni tre mezzi Mattoni per un Mattone e scudi cinque per ogni migliaro di Coppi interi.
Lo stesso termine di due mesi prefiggiamo ai soli Possidenti per scegliere e richiederci il sito per fabbricare le loro nuove abitazioni, e esibendoci, a tenore del Chirografo Pontificio, con fede di dare ed assegnare loco, il detto sito gratis; ma di derogare ancora a qualunque vincolo di Primogenitura o Fidecommesso a cui potessero essere soggetti i loro Stabili e Terreni, a fine con la vendita dei medesimi e con il loro ritratto possano provvedersi di quella Casa che non hanno e che dovrà restar surrogata in luogo degli effetti venduti.
Passato poi il suddetto termine e non effettuato il trasporto dei Mattoni, Pianchette e Coppi come sopra, dichiariamo e vogliamo che essi debbano rimanere a vantaggio e libera disposizione della Commissione la quale soggiacerà in tal caso alle spese dello stesso trasporto, ma nulla pagherà ai Proprietari, considerandosi come roba derelitta la quale è assai più espediente che arresti impiegata in uso di un nuovo Castello, di quello resti sepolta tra le rovine del vecchio.
Rapporto poi alle nuove Abitazioni che dovranno non fabbricarsi dai rispettivi Possidenti, ci protestiamo e dichiariamo che qualora dentro il prefisso termine non abbiano essi fatta istanza per la destinazione dei siti e non abbiano con noi convenuto per mezzo di Apoca o di pubblico Istrumento circa il modo e il tempo per a adempiere tal loro dovere, non solo preferiremmo ad essi nella scelta qualunque forestiero ed estraneo, ma rappresentando a nostro Signore la loro durezza ed ingratitudine, ci esibiremo di far costruire e compire le stesse fabbriche dagli Operai della Commissione a danno e spese degli stessi Possidenti.
Qual Editto affisso che sia nei Luoghi soliti di esso Castello di Servigliano, vogliamo che obblighi ciascuno, come se fosse stato personalmente intimato. Dato dal nostro Palazzo Arcivescovile questo dì 20 febbraio 1774.
U(rbano) Card(inal) Arciv(escovo) di Fermo Deleg(ato) Apost(olico).
Francesco Fares Cac(elliere) Gen(erale)
Per Filippo e Fabio Maria LazzariniStampat(ori) Arcivescovili

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