MURRI AUGUSTO Notizie desunte da un articolo di NEPI Gabriele
(Fermo 1841 Bologna 1932) Il clinico che curò Carducci e D’Annunzio
Era di venerdì, quell’undici novembre 1932, quando lugubri rintocchi annunciavano la scomparsa di Augusto Murri, clinico di fama internazionale. La sua morte gettò nel lutto il mondo medico di allora nella dotta Bologna, dove esercitava la sua professione.
“Nella mestizia del grigiore autunnale, onde natura si assopisce, serrando in se stessa ogni forma di vita, si è spenta l’operosa esistenza di un uomo che, salito per ardua e tenace virtù propria agli alti fastigi della scienza, lascia dietro di sé un’orma profonda, incancellabile, Augusto Murri il clinico insigne, il filantropo illuminato non è più… Bologna che si gloriò dell’opere di lui per il vanto che ne venne al suo Ateneo, che del Maestro raccolse non soltanto i fecondi insegnamenti ma la generosa umanità, sente il troncarsi di una consuetudine affettuosa” etc. Così uno dei tanti manifesti che costellavano la città di Bologna.
Nato a Fermo l’8 settembre 1841, laureato in medicina nel 1864, continuò gli studi a Parigi e a Berlino e fu aiuto di Guido Baccelli. Nel 1877 ebbe la cattedra di clinica medica di Bologna, tenendola fino al 1916, conquistandosi fama e gloria. Innumerevoli le sue pubblicazioni; quelle anteriori al 1902 sono raccolte in tre grossi volumi.
Personalità illustri “ruotarono” attorno a questo nostro concittadino, così famoso che, secondo D’Annunzio, Dante lo avrebbe posto nel “l9 Cerchio”, fra Dioscoride, Ippocrate e Galeno. Giosuè Carducci fu da lui curato e guarito, Giovanni Pascoli che lo ebbe amico, Ada Negri che ne cantò il dolore, furono in stretta relazione col nostro Murri.
Anche la televisione italiana si è occupata di Murri e delle vicende familiari, sceneggiando “II caso Murri” 1982. Anch’egli infatti non fu immune dalla sventura. Sfogliando i giornali del 1932 che annunciavano la sua morte, emerge da essi (La lettura, il Giornale d’Italia, la Tribuna, L’Illustrazione Italiana, ecc.) il suo altissimo sapere e la profonda umanità.
“Per il medico il sapere è il mezzo, ma la carità fu e deve rimanere il fine di ogni attività” così soleva dire. Murri è di attualità ancor oggi. A D’Annunzio (che egli curò e fu suo ospite a Fiume) un giorno che il poeta vantava la sua sobrietà rispose: “Voi affermate di essere sobrio, ebbene anche l’uomo cosiddetto sobrio, mangia dieci volte più del necessario”.
Il grande clinico volle essere sepolto a Fermo, cullato dal pianto delle natie campane. Una modesta tomba racchiude le sue spoglie mortali ma “la sua fama ancor nel mondo dura / e durerà quanto il mondo lontana” (Inf. II, 59.60).
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