IL MAGISTRATO FIORENTINO DEGLI OTTO PER LA GUERRA DETTO DEGLI OTTO SANTI CONTRO IL PAPATO col motto “Libertas” 1375-1378. Poi Fermo fa nuovi Statuti. ( Notizie desunte da un articolo di NEPI Gabriele)
Nel 1374 Firenze soffriva per la carestia e per la peste. Roma soffriva per l’assenza del papa. Dal 1309 al 1377 sette papi tutti francesi risiedettero ad Avignone. Un breve ritorno di Urbano V a Roma dal 1367 al 1370 aveva accresciuto la delusione nello Stato Romano.
Il comune di Firenze si mise contro il papa e cercò alleanze con le città ribelli di questo Stato. Nel 1376 alla Lega Fiorentina aderirono quasi tutte le città dello Stato pontificio. I Fraticelli fomentavano nel popolo la ribellione contro il lusso papale ad Avignone. La magistratura fiorentina “degli otto” della guerra affidò l’esercito al tedesco Corrado di Svevia
Gregorio allora chiamò i soldati mercenari ed inviò in Italia bretoni e inglesi (quest’ultimi capeggiati da Giovanni Acuto). Essi si diressero verso Firenze e verso il settore adriatico, per dare una “lezione” agli insorti. Ci furono eccidi a Faenza nel 1376 e a Cesena nel 1377. La scomunica fulminata contro i ribelli da Gregorio XI ebbe effetto. Molti ruppero le relazioni diplomatiche con la lega per timore di essere a loro volta scomunicati.
La magistratura fiorentina per la guerra aveva assoldato il tiranno di Fermo Rinaldo da Monteverde per indurre Ascoli Piceno a passare nella lega dei rivoltosi. Negli Statuti Ascolani redatti nel 1377 “Statuti del Comune e Statuti del Popolo” nel proemio si dichiara che servivano a onore, trionfo ed esaltazione della felice lega della italica libertà e di tutti gli altri collegati
Tra Firenze ed Ascoli Piceno ci fu in quell’anno uno scambio di ufficiali pubblici. In questi stessi statuti si invocano onore e riverenza alla sacrosanta Chiesa Romana insieme con la conservazione della perpetua Libertà e dello Stato ecclesiastico e dello Stato popolare.
Un fatto singolare si inquadra nel contesto di questa lega. Ascoli voleva aderire, ma vi fu immediata repressione del vicario papale Gomez Albornoz, il quale proibiva persino di pronunciare la parola dei ribelli ‘Libertas’. Ascoli chiese aiuto ai vicini; aiuto disperato, perché contro di essa dalla valle del Tronto venivano le truppe della Regina Giovanna di Napoli in aiuto all’Albornoz.
Il “grido di dolore” fu raccolto dal tiranno di Fermo, che allestì immediatamente un esercito di diecimila uomini e corse a liberare Ascoli, con cui anni prima (1348) era stata in guerra. Coluccio Salutati, il cancelliere del Comune di Firenze, mandò ai fermani una nobilissima lettera di ringraziamento per aver salvato Ascoli, caposaldo importante per la Lega. “Per vostro merito” dice fra l’altro.
Alla fine però la Lega ha la peggio! Le sollecitazioni dei fedeli, in particolare di Caterina Benincasa da Siena inducono il papa a ritornare a Roma, come avviene definitivamente il 13 gennaio 1377. Egli sollecita tutti a trattare la pace, in una fase di stanchezza generale, ma muore nel 1378 e gli succede Urbano VI napoletano; con lui si addiviene ad un trattato di pace.
Firenze nel 1378 era in difficoltà accresciute dall’interno tumulto dei Ciompi. Nelle condizioni conclusive si obbliga Firenze a sborsare 250.000 fiorini d’oro. Anche Fermo, e Ascoli debbono versare la loro quota. Fermo decide di sbarazzarsi del tiranno Rinaldo da Monteverde, come avviene, cacciandolo nel 1379 il 24 agosto, giorno ricordativo secondo gli Statuti dei
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