GRASSI P. ANTONIO NEL 1648 a Fermo assiste all’uccisione del governatore. Suo racconto.

FERMO, luglio 1648
Ucciso il governatore Uberto Visconti. Intervento di padre Antonio Grassi, sua narrazione.
La nobiltà di Fermo ha usato il metodo di diffamare la persona del governatore Uberto Visconti perché aveva stabilito il calmiere per il prezzo del grano, e venne diffamato di voler affamare la gente con l’inoltro del grano a Roma. Questo governatore fu ucciso in città nel palazzo, durante il tumulto del 6 luglio 1648. I religiosi Filippini provvidero alla sepoltura.
In precedenza, padre Antonio e altri religiosi avevano pregato il Visconti di adoperarsi per calmare una folla ingannata e assetata di sangue, ma non furono ascoltati. Della fallita mediazione parla lo stesso padre Antonio Grassi in questa lettera inviata al confratello padre Cristofaro Antici che in quei giorni si trovava in Assisi. Scrive:
«Sabato fui chiamato dal magistrato in palazzo (con i superiori delle altre case religiose) acciò andassimo a pregare monsignor governatore che non volesse estrarre più grano e che volesse licenziare alcuni soldati chiamati al suo palazzo. Domenica mattina (5 luglio) monsignore mi fece chiamare. “Dove andate?” domanda qualcuno. “A difenderà il governatore”. Il governatore era a pranzo col capitano Carlo Paccaroni, quando la Viola della torre del duomo squilla a martello. Fumo nero si leva dal Girfalco! Per le strade della città rullano i tamburi: ogni rione inalbera il proprio gonfalone; nel palazzo dei Priori il drappo nero. Tutto il popolo, già in allarme, si rende conto che gravi problemi si agitano a suo danno e accorre nella piazza, con armi di ogni genere, raccolte per la campagna e raccattate in città. Lunedì – continua Antonio – essendo veduti dai mietitori venir li Corsi, corsero nella città … chiamati dal magistrato a supplicare Monsignore volesse licenziare li Corsi noi face(m)mo ogni sforzo per impedire il popolo non andasse al palazzo del Governo … Fu impossibile riparar il furore del popolo. Così ci provò il colonnello Teodoro Adami, ma fu ucciso dallo Scartozzetto, salvato poi dalla vendetta del figlio da tutto il popolo con lui solidale che gridava: ‘ammazza, ammazza’. Inferocita dal primo sangue scorrente sulla piazza, la popolazione penetra nel Palazzo del Governatore e il Visconti viene massacrato con dodici colpi d’arma di taglio, insieme a Francesco Paccaroni ed un altro. Monsignore si confessò da p. Pellegrino … Il corpo esanime fu trascinato per la piazza a ludibrio della folla impazzita per tutta la notte, finché alle tre del mattino fu tumulato nella vicina chiesa di S. Maria dell’Umiltà».
Così termina la lettera di padre Antonio che ha sofferto, pianto e pregato per la tragedia che si abbatté su Fermo, città che egli amava e che non pensava mai potesse essere teatro di una lotta tra fratelli che egli spronava sempre a vivere nell’amore scambievole. Padre Antonio ha sofferto anche fisicamente perché è stato l’ultimo a uscire dal Palazzo del Governatore nel giorno della grande tragedia. E proprio mentre usciva dall’edificio, dalla folla impazzita e accecata dall’odio, partirono due colpi di fucile che lo ferirono, non gravemente, alle gambe. Potevano essere colpi mortali. Padre Antonio ha elevato devote preghiere di ringraziamento al suo Angelo Custode perché era convinto che la salvezza gli era venuta dal suo intervento.\

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