GRASSI ANTONIO CONFESSORE E DIRETTORE DI SPIRITO
Nella sua vita, il beato Antonio cercò di assolvere, come atto di amore verso Dio e il prossimo, il suo ministero di direttore spirituale e di ministro del perdono nel sacramento della Confessione. Cercava in ciò di avvicinarsi, il più possibile, al santo fondatore Filippo, perseverante nelle Confessioni fino all’estremo giorno fece rinascere in Cristo innumerevoli figli. Per far questo, p. Antonio era assiduo nel confessionale, anche per sei ore continue, senza dimostrare alcuna stanchezza.
Accoglieva i penitenti con tanta carità e amore, poiché desiderava solo il bene della loro anima. Se dinanzi al suo confessionale c’erano file di penitenti, non permetteva che alcuno, con scuse suggerite dalla sua furbizia, cercasse di passare avanti al suo turno.
Era parco nel parlare. Cercava di spronare i penitenti a un sincero dolore dei loro peccati e a un fermo proposito di miglioramento della loro vita.
Se qualcuno desiderava diffondersi nel parlare, in cerca di consigli per la sua vita, per non recare danno agli altri penitenti, lo invitava a ritornare per un incontro al di fuori del confessionale.
Con particolare capacità, spronava i peccatori ad aprirsi nel manifestare i loro peccati, dicendo loro di parlare liberamente, poiché in quel momento era presente solo Dio. Questo infondeva coraggio nel penitente apriva spontaneamente il suo cuore, mettendo a nudo la sua anima. Di fronte a penitenti che soffrivano per gli scrupoli, egli cercava di comportarsi, così come suggeriva agli altri padri della sua Congregazione, dicendo: «Bisogna compatire, aiutare e consolare chi è più miserabile … veramente tale è chi patisce di mente, come gli scrupolosi che sono afflitti nel loro interno».
Egli manteneva la sua calma e la sua dolcezza anche di fronte a penitenti che, assaliti da scrupoli, ricorrevano a lui con insistenza, tanto da mettere a rischio la sua pazienza che pur non conosceva limiti. A quanti, vedendo la grande frequenza di persone scrupolose, lo consigliavano di evitare tali molestie, era solito rispondere che chi si trova in maggior miseria ha bisogno di maggiore misericordia.
Senza fermarsi di fronte ai sacrifici a cui andava incontro, frequentemente andava a far visita agli ammalati in ospedale o nelle case private. Come prima cosa, cercava di confessarli e di invitarli ad offrire al Signore le loro sofferenze.
Se qualche ammalato gli faceva sapere che desiderava confessarsi, accorreva da lui anche nel cuore della notte, in piena estate o nel rigido inverno. Se poi la malattia era grave, da temersi prossima la morte, restava vicino il malato per tutta l’agonia.
Quando p. Antonio non era più in grado di scendere in chiesa per l’aggravarsi delle sue malattie, riceveva i richiedenti in camera, in qualunque ora i del giorno.
Se si imbatteva in persone che persistevano nei loro peccati, senza che mostrassero alcun segno di pentimento, p. Antonio aumentava preghiere e penitenze per la loro conversione.
La conversione delle anime era il suo assillo quotidiano.
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