Riassunti\
1275 febbraio 11 = Privilegio del vicario pontificio nella Marca
Il vicario generale in spiritualibus del papa nella Marca
1277 (maggio?) = Condanna a portar pietre al monastero
Nel “Libro delie condanne” del comune di Matelica risulta la condanna per cui nove cittadini di Matelica debbono andare a Colle Peczi a prender pietre con somari per trasportarle fino alla chiesa di S. Maria Maddalena.
1277 maggio 30 = Vendita di terreni
Vitaliano Albrici del signor Sinibaldo vende a Fantesino Rainaldi
1278 febbraio 16 = Oblazione totale delle suore di San’Agata ad alto monastero
Donna Alluminata o latina abbadessa o prioressa del luogo delle suore di Sant’Agata insieme con la monaca Benvenuta sottomettono se stesse ed il loro luogo con tutti i beni e le pertinenze al monastero di S. Maria Maddalena ed al suo amministratore Fra’ Giacomo che le accoglie a nome di donna Mattia abbadessa di S. Maria Maddalena. Promettono a lei l’obbedienza impegnandosi alla povertà, castità, osservanza regolare e permanenza nel monastero in cui le stabilisce donna Mattia a motivo anche del fatto che prima non avevano sostentamento sufficiente per vivere decorosamente. Fra’ Giacomo assume la proprietà e la gestione dei loro beni, ad eccezione di un appezzamento di terreno di cui suor Alluminata, vita natural durante, se ne riserva l’usufrutto, sito in località Villa Camerani (=Camogliani?) nel distretto di Matelica, a confine con la via e con il signor Fantesino. Sono testimoni il signor Ventura, mastro Compagnone, Ivano del signor Scagno, Boccabreza Bartuli, Pietro del signor Giacomo e Nepolione Ranieri, davanti alla chiesa o monastero di Sant’Agata ove scrive l’atto il notaio Bonaventura Benenanti. Data al tempo di papa Nicolò III.
(1278? fine febbraio/marzo? = documento senza data) – Frammento di procura
Le suore di Sant’Agata, tramite i loro procuratori Salimbene Compagnoni e Sinibaldo del signor Masseo chiedono se al vescovo siano state presentate lettere contro il monastero di S. Maria Maddalena a motivo della consegna che avevano fatto di beni, terre, casareno, edifici di Sant’Agata a donna Mattia abbadessa di S. Maria Maddalena.
1278 marzo 7 = Oblazione di religiose ad altro monastero
Le suore o monache e converse del monastero o luogo di Sant’Agata presso il castello di Matelica: Giacomuccia di mastro Gentile, Amadea, Umile, Cecilia, Lucia ed Angeluccia sottopongono se stesse al monastero di S. Maria Maddalena ed all’abbadessa Mattia e danno il luogo loro con i beni e costruzioni a confine con il fosso comunale, con i figli di fu mastro Matteo. Promettono obbedienza, povertà, castità, osservanza regolare della disciplina del monastero riconoscendo all’abbadessa la facoltà di tenerle o di allontanarle. Dichiarano che nel luogo di Sant’Agata non riescono a vivere dignitosamente né con le costruzioni rispettano la distanza dovuta per privilegio a S. Maria Maddalena [v.31.12.1270]. Nell’oblazione che fanno consegnano tutti i diritti e le pertinenze di Sant’Agata all’abbadessa di S. Maria Maddalena. Decidono di revocare ogni procura ai loro amministratori Salimbene Compagnoni e Sinibaldo Massei, loro agenti nella vertenza per la costruzione di un loro muro che non rispettava la distanza predetta. Consegnano all’abbadessa in proprietà i loro edifici, casa e casareno di cui tengono per ora il possesso a nome di donna Mattia abbadessa di S. Maria Maddalena. Sono testimoni Valentino del signor Giacomo da Gubbio, il signor Federico del signor Alberto, don Accursio pievano di Matelica, Verluzio del signor Giacomo da Gubbio, il signor Finaguerra del signor Albrico e Corradino di Bartolo. Notaio Morico da Fabriano. Data a tempo di papa Nicolò III.
1278 luglio 16 = primo atto – Precetto dell’uditore capitolare
Don Scagno, pievano di Tolentino, canonico uditore delle cause del capitolo detta cattedrale camerinese, vicegerente dell’arcidiacono, scrive a Mattia abbadessa di S. Maria Maddalena ed alle monache di questo luogo, meravigliandosi perché, al dir di molti, stanno procedendo nell’unire la chiesa monastica di S. Maria Maddalena con quella di Sant’Agata, mentre ciò compete soltanto all’autorità del vescovo, non all’abbadessa, per cui deve attendere il ritorno del vescovo, sotto minaccia di scomunica. Per un eventuale ricorso, il loro amministratore si presenti entro il sesto giorno dopo la consegna dell’atto presente. Data a Camerino.
1278 luglio 16 – secondo atto – Precetto dell’uditore capitolare
Don Scagno, come scritto nell’atto recedente, scrive a suor Alluminata abbadessa di Sant’Agata in Matelica meravigliandosi per aver sentito dire che lei e le consorelle stiano unendo li loro luogo con il monastero delle donne di S. Maria Maddalena con danno pregiudizievole [all’autorità] del vescovo camerinese, pertanto ordina di comparire al suo cospetto entro tre giorni dopo la consegna della presente, sotto minaccia di scomunica. Data a Camerino.
1278 luglio 17 – primo atto – Appello contro il precetto dell’uditore
Ivano del signor Scagno, in qualità di amministratore del monastero di S. Maria Maddalena presenta appello orale per motivo di gravame, contro la lettera 16 luglio 1278 dell’uditore capitolare delle cause camerinesi don Scagno che non riconosce all’abadessa suor Mattia la competenza di unire al suo monastero le suore e il luogo di Sant’Agata, come dicono molti che stia facendo, e ciò a danno [dell’autorità] del vescovo camerinese, per cui sotto minaccia di scomunica, l’uditore impone che si torni allo stato precedente. Testimoni di questo appello: don Sabatino Attoni e Giacomo Bonnintinni (Benintendi?) presso la casa del monastero di S. Maria Maddalena ove scrive l’atto il notaio imperiale Giunta Albertucci richiesto da Ivano. Data di domenica; a tempo di papa Nicolò
1278 luglio 17 – secondo atto = Appello contro il precetto dell’uditore
Illuminata, già abbadessa del monastero di S. Agata espone appello a voce contro la lettera del 16 luglio 1278 in cui l’uditore camerinese don Scagno, come nell’atto precedente, dichiara di danno all’episcopato [camerinese] l’unione tra il luogo di S. Agata ed il monastero di S. Maria Maddalena e la cita a giudizio sotto minaccia di scomunica. Scrive l’atto nel monastero di S. Agata il notaio imperiale Giunta alla presenza dei testimoni Giacomo Bonvicini e Nicola Divizie. Data a tempo di papa Nicolò III.
1278 luglio 22 = Revoca della lettera dell’uditore
Mastro Ivano del signor Scagno procuratore dell’abbadessa Alluminata ed anche del monastero di S. Maria Maddalena si presenta a don Scagno uditore, come sopra, come imposto dalla citazione del 16 luglio. Don Scagno revoca la sua lettera e sospende gli ordini dati, facendo salvi i diritti delle parti. Sono testimoni il notaio mastro Bonaventura Benecari e Santisidoro Bonvicini, davanti alla cattedrale camerinese ove scrive l’atto il notaio imperiale Nicola del signor Bentevegna. Data a Camerino a tempo di papa Nicolò III.
(1278 ? agosto ? documento senza data) = Frammento di donazione
Donna Billa dona al monastero le sue proprietà, l’eredità di suo padre Accorsolo e la dote propria di 10 libre già prima assegnate a Guccio di Giacomo Mazuca da Fabriano e stabilisce come suo procuratore Ivano del signor Scagno. Notaio Tommaso di Scagno.
1278 ottobre 16 = Vendita di un terreno
Il signor Vitaliano Albrici del signor Sinibaldo vende ad Andriolo di Giacomo Sinibaldi un terreno arativo e boschivo in località Colle, distretto di Matelica, confinante con Morico Brici de Gallio, con i figli di Cretarello, con Brunetto Nere; al prezzo pagato di 51 soldi. Sono testimoni Raso Gualfredi e Benante Gentili Blasi, davanti alla chiesa di S. Maria Maddalena. Notaio Francesco del signor Pietro. Data a tempo di papa Nicolò [III].
1278 ottobre 19 = Presentazione di atto al vicario pontificio
Gli atti di vendita di Vitaliano Albrici alle date 30 maggio 1277 e 16 ottobre 1278, vengono presentati ora da Fra’ Giacomo al vicario pontificio, alla presenza di un altro frate.
1278 dicembre 2 = Consegna di dote residua
Fra’ Andrea amministratore di S. Maria Maddalena, con il consenso dell’abbadessa Mattia, consegna in proprietà a Vivono (Viveno) un terreno che gli spetta come dote della moglie Alarica, figlia di mastro Pietro Boni. L’eredità di costui era passata al figlio Andrea e in seguito alla monaca Angeluccia che ora la dà a Vivono. Testimoni: Matteo De’ Franconi, Cagno Rainaldi e Martino Pauli davanti al monastero stesso. Notaio Ventura Massei. Data a tempo di papa Nicolò III.