SANTA ANATOLIA venerata nell’arcidiocesi Fermana notizie di Giuseppe Cecarini

SANTA ANATOLIA NEL CULTO FERMANO con memoria il 9 luglio
Santa Anatolia vergine e martire. Alla morte del padre Emiliano, console di Roma che subì il martirio nel 249, Anatolia fu affidata a due tutori di fede cristiana che ne curarono l’educazione. Fece voto di castità. Fu spettatrice del martirio del papa san Sisto II e del diacono san Lorenzo, curando la loro sepoltura.
Morti i tutori, fu chiesta in sposa dal nobile Tito Aurelio. Allo scopo di prendere tempo e poter distribuire ai poveri le proprie ricchezze, differì la sua risposta alla proposta nuziale del giovane. Tardò ancora adducendo motivi di salute, per restare fedele al suo voto di castità.
Scoperta di essere cristiana fu esiliata a Tora, in territorio di Rieti, e sottoposta a tante sofferenze per piegare la sua volontà. Con la forza della preghiera sopportò tutto e, condannata a morte, subì il martirio il 9 luglio 251.
Il cadavere fu deposto in un luogo tenuto segreto per paura che venisse trafugato dei pagani. Furono i Benedettini di Subiaco a ritrovarlo e trasportarlo nell’abbazia, nel Sacro Speco. La venerazione della martire iniziò subito e non cessò mai. Ciò è testimoniato anche dalla rappresentazione della santa nella Teoria delle sante vergini (mosaico del VI secolo) nella basilica di Sant’Apollinare Nuovo a Ravenna.
Il culto fu diffuso nel Piceno dai monaci benedettini di Farfa presenti nella diocesi Fermana.
A Petritoli, in provincia e diocesi di Fermo, le è dedicata una chiesa parrocchiale.