ESORTAZIONE AI GIORNALISTI
Si è svolto il 24 gennaio, giorno del santo patrono dei giornalisti, un incontro a Fermo dell’arcivescovo mons. Rocco che, tra l’altro, ha apprezzato il lavoro editoriale in occasione della sua ordinazione e del suo ingresso a Fermo. Ha incoraggiato ad essere fedeli alla realtà, a trasmettere la verità, che non possediamo già, ma che cerchiamo. Il Vangelo aiuta e guida nel cammino verso la verità intera.
Il giornalista ha una percezione dei fatti. E chi legge deve mettere in conto che la notizia letta proviene dalla sensibilità di chi la trasmette. La notizia è esplicita quando non nasconde o mostra solo una parte dell’accaduto, che sarebbe un errore. Il giornalista politicamente corretto riporta, secondo la propria sensibilità, la notizia, fatta di trasparenza reale, con senso di onestà.
Chi si avvicina alle notizie che riguardano la Chiesa, che ha come missione di annunciare il regno di Dio, dovrebbe non fermarsi agli aspetti più appariscenti, più fenomenologici. Per il cristiano la verità richiede che si faccia affidamento alla dimensione soprannaturale. Se nel giornalismo lavorano persone credenti, questa sensibilità può passare senza dare un carattere bigotto all’informazione, piuttosto praticarla fedelmente.
Il presule esorta a valorizzare la natura e il senso del giornalismo. Ogni giornalista interagisce con il mondo dell’informazione, non come mero ripetitore, ma dando indicazioni su quello che può risultare non efficace né pertinente. Tramite il Direttore della Voce delle Marche è importante per la diocesi realizzare il lavoro programmabile per questo periodico.
Si auspica che dall’apporto di chi scrive la gente possa riconoscere nel vescovo un punto di riferimento ecclesiale. Se i cristiani lavorassero affinché la diocesi come la Chiesa venga vista come un’istituzione a servizio della gente e non un centro di potere, è facilitata la comunicazione del Vangelo.
(Carlo Tomassini)
Dal discorso del vescovo Rocco Pennacchio il giorno 25 novembre 2017 a Matera. Frase estratta: “Nel 1991 ebbi la possibilità di indirizzare al Papa un saluto a nome dei giovani lucani. Feci molto scalpore per la chiarezza, forse eccessiva, con cui prospettavo le situazioni relative al lavoro, alle raccomandazioni, al sottobosco delle clientele politiche. In questa occasione capii che la libertà di spirito era il bene più prezioso che il Signore mi chiedeva di mantenere.”
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