29 GENNAIO BEATO ANTONIO DA AMANDOLA AGOSTINIANO FESTEGGIATO NELLA DIOCESI DI FERMO (CACARINI SAC. GIUSEPPE)

29 GENNAIO Beato Antonio da Amandola sacerdote agostiniano (vedi Dizionario Biografico degli Italiani volume 74 Roma 2010 la biografia di Pierantonio Piatti alla voce: MIGLIORATI Antonio. Qui descritto da Cecarini don Giuseppe)
Nacque ad Amandola il 17 gennaio 1355, da una famiglia di modesti agricoltori, profondamente religiosi. Il nome Nicola deriva dalla fama di santità e di grazie di san Nicola da Tolentino (nato a Sant’Angelo in Pontano non molto distante da Amandola) canonizzato nel 1446. Quando cominciò a frequentare la chiesa dei Santi Vincenzo e Anastasio, i padri Benedettini che la officiavano rimasero colpiti dalla sua serietà e dall’impegno che metteva in tutte le sue azioni e lo presero sotto la loro protezione, impartendogli una buona cultura e guidandolo nelle sue scelte. All’età di diciotto-venti anni si orientò verso l’ordine degli Eremitani di sant’Agostino che avevano un loro convento in Amandola. I religiosi ben volentieri l’accolsero. Compiuto il noviziato, emise i voti e divenne sacerdote all’età di circa venticinque anni.
Di carattere molto sensibile, avendo scoperto la reale difficoltà dei tempi, si sentì portato ad alleviare le varie sofferenze. Il suo centro d’azione era il confessionale, in cui poteva asciugare tante lagrime e mettere la pace nelle coscienze martoriate da tanti dolori. Le sue prediche erano improntate al Vangelo per combattere ed eliminare le tante ingiustizie e a sollecitare alla pratica dell’amore e della pace.
All’età di trenta anni, chiese e ottenne di essere trasferito a Tolentino per vivere nei luoghi santificati da san Nicola. Vi restò dodici anni. Ritornato ad Amandola, fu accolto festosamente dal popolo. Vi restò dal 1400 al 1450 considerato difensore del popolo, come si legge nello Statuto da Amandola del 1470. E’festeggiato come patrono. Qui si distinse per la scrupolosa osservanza della regola e per l’intenso apostolato per quanti ricorrevano a lui. Le sue prediche, dense di dottrina, erano attentamente ascoltate dai fedeli che affollavano la chiesa. Il lavoro non fiaccava la sua salute, e i biografi non fanno cenno a malattie.
La morte lo colse all’età di novantacinque anni, ancora in piena attività, il 25 gennaio 1450.
Il giorno 11 luglio 1759, papa Clemente XIII lo iscrisse nel numero dei beati, riconoscendone il culto ‘ab immemorabili’.

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