Anni 938-939 circa.
Lotte tra Ildeprando e Campone e dissipazione dei beni.
(Cronicon Farfense I p. 38-40;306-307)
Dopo un anno, Ildeprando e Campone iniziarono a combattersi l’un l’altro. Infatti Ildebrando dando molto denaro ai Marchigiani si alleò con loro e tolse a Campone tutta l’eredità del monastero (Farfa) che era nella Marca <Fermana> e se ne appropriò con i monaci ed i soldati. (Pag. 307: Ildeprando rivendicò per sé tutta l’eredità <Farfense> e la tolse ivi <nella Sabina> a Campone).
Campone corse là e adunati amici ed alleati cacciò Ildebrando da castello di Santa Vittoria e da tutto il territorio del monastero e ridusse tutti i luoghi sotto il suo dominio. Ritornò in Sabina con trionfo dove cominicò a distribuire tranquillamente i beni monastici ai figli e alle figlie. (…) Campone aveva dato agli stessi <Marchigiani> una somma maggiore di denaro, e diede una sua sorella sposa ad un uomo di nome Transberto; le donò una grossa dote con i beni mobili ed immobili del monastero <Farfa>. Permutò anche la “curte” di Marate (S. Maroto) tanto grande e spaziosa da contenere sedicimila moggi, come molti affermano, dandola a questo suo cognato <Transberto> e ricevette nella permuta le terre a Propezzano, luogo squallido e incolto, come dicono. Vi aggiunse in più le due “curtes” di S. Maria in Strada e di S. Maria in Mura vicino Stania.
<p.307> dissipò le proprietà farfensi a favore dei dieci figli e dei parenti “nei comitati Reatino, Amiternino , Furconio e Balbiense, oltre che nel Marchigiano, distribuì loro quasi tutto, a possedere in perpetuo.” (Sintesi) In seguito Ildebrando riprese il castello di Santa Vittoria sul Matenano. Furono entrambi grandi dissipatori dei beni farfensi.
(pp.306s) Campone fu a capo del cenobio (farfense) e fu la causa di tutti i mali che, dopo i pagani, hanno devastato questo monastero. Diede una sua figlia in moglie ad un uomo e gli donò molto denaro. Il suo cattivo comportamento durò fino a quando Alberico divenne principe di Roma.