Sani Maria Eletta cc.242-243
Falerone 6 aprile <1753\?>
A gloria di voi, mio Dio, scrivo e per obbedienza del vostro Ministro. Non posso né so spiegare, né intendo lo stato spaventevole dell’anima mia: il passato mi spaventa, il presente mi atterrisce, il futuro mi fa tremare. L’esperienza mi ammaestra. Mi credevo che prendere l’abito religioso mi dovesse far mutare vita; ma, ohimé, circa i vizi e gli abiti cattivi non li lascio. Prego il Signore che voglia rivestirmi degli abiti nuovi, ché è necessario per una sua indegna serva e sposa. Questo mi accade quasi continuo: che se il mio spirito si rimira da se stesso, fa prova di restare come sommerso e affocato dalle iniquità passate, dagli innumerabili difetti, e ingratitudine presente. Mi trovo come se l’anima stesse in un tempestoso mare. Non può, né trova modo da poter sollevarsi. Pare che le acque la mandino in fondo. A me pare che le cattive e pessime passioni e difetti mi tirino al fondo di questo mare di miserie, di oscurità d(a) non potersi sollevare e unirmi con Dio. Dal Confessore poco ci confido mentre vedo che non serve che io (gli) abbia detto varie cose. Già sa V(ostra) R(everenza) il mio pessimo naturale di atterrirmi facilmente, benché io abbia ragioni forti e ben fondate della mia pessima e mala vita. Il P. Scaramelli, mi diceva che dovessi far andare uguali la confusione di me stessa e Ia speranza in Dio. Ma io non so capire perché in questo stato (in cui) si trattiene l’anima, come sopra ho detto, tirata a fondo e sommersa, per quel tempo, non sa non può sollevarsi alla speranza. Perciò io mi sento molto intimorita, ché temo di stare in grandi inganni (a)l vedermi sì piena di iniquità e l’anima legata da tanto amor proprio della propria volontà e cento e mille difetti che altro a voce si potrebbe dire. Perciò mi è cresciuto molto timore che di quest’altre cose le quali si possono sperare che siano di Dio, io ne temo di no: come siano da unire due cose sì diverse dall’altra: grazie e misericordie in un’anima sì legata e tra tante miserie e iniquità. Perciò è più il timore, ché mi confonde, se ricevo qualche misericordia da Dio, dopo mi viene in mente che chissà che io non mi inganni. Il giorno di san Giuseppe, mi accadde che, dopo la Comunione, mi intesi un (non) so che di amore che io non so dichiararlo. Mi pareva di trovarmi con Dio e dall’Amore suo venivo come distillata e mi sentivo consumare tutta in amore verso Dio. Ebbi lume che questa era una grazia che san Giuseppe mi volle dare, un piccolo assaggio di quell’amore che lui provò nella sua agonia che l’amare le distillava a venire a morire più e più volte per la forza dell’acceso amore che nel cuore gli ardeva. Questo mi causò anche nella mia debole umanità gran debolezza che pare di essere stata in una lunga malattia. In questo io non so che farci se nell’umanità mi fa questi effetti, bensì ci conosco che più si viene avanti e più lo sente la mia debole umanità, che ogni volta che io f(acci)o orazione sempre dopo non mi posso muovere nel corpo: le ossa, mi fanno come fossero state sotto una macina. Il giorno dell’Annunziata, mi trovai con lo spirito in vari misteri. Il primo fu che ebbi chiara notizia di quell’ambasciata dell’arcangelo Gabriele di questo gran mistero, come la SS.ma Trinità si unì a riempire Maria Ss.ma di una somma grandezza e che l’Amore del Padre si incarnò nel seno di Maria Ss.ma. Siccome il divin Figlio ci si incarnò in carne, così per l’Amore di queste tre divine Persone, si incarnò nel seno di Maria e la rialzò a sommi gradi di unione intrinseca con queste tre divine Persone. Intendevo quel che non so spiegare con la lingua. Bensì intendevo che l’Amore del divin Padre fece nel seno di Maria come la spugna si inzuppa nelle acque. La fece innalzare con abbondanti grazie, e le comunicò parte dei suoi tesori come Figlia. E poi (i)l suo unigenito Figlio la arricchì di sommi doni perché scese dal seno del Padre e prese carne umana insieme con la Divinità . Mi sentivo che, come Maria Ss.ma mi dichiarava le alte contemplazioni che … ebbe in quel punto, ebbi una chiara visione unitiva con quelle tre divine Persone che l’anima sua Ss.ma fu innalzata ad una sublimità di una visione unitiva perché nel suo seno vi abitava e vi scese la Divinità, l’anima dì Gesù incarnato. Non so spiegarmi. Io non so come dover dichiarare se il seno di Maria era come il seno del divin Padre, allorché il suo unigenito vi risiedeva nel seno unito con (il) suo divin Padre, il seno di Maria ricevette e vi abitava Gesù Figlio del divin Padre che ab eterno vi era stato … il vivo tabernac(olo) deve risiede Gesù Cristo incarnato.
Le potenze dell’anima ss.ma di Maria erano ricolme di alte intelligenze ed incomprensibili della Tria(de) sacrosanta, come lo Spirito Santo per sua virtù incarnò l’unigenito del Padre, come sposo interno di Maria la arricchì dei suoi doni. Insomma io non so spiegarmi a che intendimento lo spirito conosceva gli altri doni e grandezze e sublimità di Maria. Non mancai dopo di raccomandare tutti alla Ss.ma Vergine. Son costretta per mia quiete, benché il Confessore con la Badessa abbia voluto che faccia questa cosa che ora dico . Accadde che qui vi è una monaca la quale è venti anni che è religiosa, ma siccome si è fatta monaca con poco genio, anziché voler uscire da novizia, onde sempre è stata una gran croce per se stessa e per tutta la comunità; ogni piccolo inciampo, la poveretta è presa da fierissime tentazioni e la parte (è) debole da ingrandire sconcerti a segno tale che mi spavento di sentirla quanti spropositi diceva… Il Confessare la sentì essendo però pratico di questa monaca, le comandò che venisse da me (e) che faces(se) tutto quello che io avessi disposto. Io non sapevo niente. Mi f(ece) chiamare il Confessore e mi disse e comandò: “Consolate e sentite un po’ questa religiosa. Raccomandatevi a Dio e poi sentitela”. Io risposi: “Lo farò. Preghi il Signore che mi dia lume acciò la possa aiutare”. Giunsi a parlarci: mi faceva gran specie e timore il vedere in che stato stava questa povera religiosa accecata dal demonio. Con gran fiducia la raccomandai a Maria Ss.ma. Ci ha fatto la grazia che si è rimessa con gran sottomissione. E questa monaca con pianti e suppliche mi pregò che io l(e) facessi la carità di aiutarla ché lei si era sentita (i)spirata che io la dovessi aiutare con avvisarla e insegnarle il modo come doveva fare per vivere con Dio e in pace con le monache. Io dissi: ” Sì, vi farò quel che posso. Affidata a Maria Ss.ma mi darà grazia e voi promettete a Gesù Cristo di fare quel che io vi dico. Affidatevi ancora (voi) che con l’aiuto di Dio lo farete”. Siccome i confessori dicono che questa religiosa abbia un demonio che di continuo la tenta, io incominciai ad intimorirmi. Pensavo e dicevo tra me stessa: ” Se questa fosse un’opera del demonio, di farmi impicciare con questa creatura, io mi trovo confusa”. Perciò andai a parlare con il Confessore e gli sincerai il mio timore. E lui mi ha comandato, con ordine di obbedienza, che io aiuti questa religiosa. Io con molta pena ho accettato quest’ordine, mentre mi fa arrossire che una novizia abbia a fare questo. Le monache mi hanno detto che lo faccia per carità di aiutare quest’anima. Io però ne richiedo il suo sentimento e obbedienza se V(ostra) R(everenza) mi approva di continuare a fare questo, di assistere questa religiosa io mi affido in Dio, e con l’obbedienza, ché Gesù non mi abbia a permettere qualche traversia diabolica, spero in Maria Ss.ma che a questa religiosa abbia a fare la grazia di farla perseverare, ché ora è un’agnella mansueta. Perciò ne prego la sua carità di farci raccomandare alla Angiolina con calde orazioni acciò il Signore dia forza a questa detta monaca, e a me lume e grazia per aiutarla. Circa poi ai miei difetti, sono un impasto di miserie. Io credo che questa sia una tentazione perché più volte mi accade di provare una gran pena non poter aiutare più i miei genitori e mi fanno pena se mi ricordo di averli disgustati. E mi viene desiderio che se potessi dargli aiuto, lo farei. Bensì dico a Gesù: “Voi potete più di me, perciò aiutate i miei genitori”. E con questo mi quieto. Richiedo la sua Benedizione. Lo straordinario non è mai venuto.
/Ceralacca; indirizzo di grafia diversa/ Al molto rev.do Padre padrone colend.mo – Il Padre Giacinto Aloisi della Compagnia, di Gesù – Perugia per Città San Sepolcro
/ Sintesi altrui / – Novizia -Religione. Suoi timori e conoscimento di sé medesima. Spera per la misericordia, teme per le sue miserie di inganni, nella festa di san Giuseppe, dell’amor di Dio che egli ebbe in agonia: suoi effetti. Nel giorno della Nunziata estasi di questo mistero. Vien comandata, novizia, di dirigere una monaca vessata dal demonio. Chiede consiglio. Conoscimento di sue miserie. \