SANI SUOR MARIA ELETTA CLARISSA A FALERONE Lettera cc. 217- 218 diario spirituale

Sani suor Maria Eletta Lettera cc. 217-218
Viva Gesù e Maria
Perdoni se mi rendo importuna: la necessità fa fare trasporti, trovandomi percossa da sì fiera tempesta. (A)l che, non mai avrei creduto di provare simili affanni. Priva di aiuto, mi pare di essere come la foglia nell’albero che se tira il vento la fa cadere. Io dal Confessore ci vado, benché non ci trovo aiuto. Il mio timore che ho, è di non dare in pazzia. Gli dico che io provo delle tentazioni, ma il poveretto si è invecchiato e lo compatisco al sommo. Mi dice “ Disprezzatele ” e poi è finito. Mi sento più che mai racchiusa nel dover aprirmici Ma mi creda che il suo naturale è così, onde tutte le monache mi dicono che anche loro non ci trovano pascolo. Bensì dicono che gli altri confessori passati erano più da dare quiete alle anime; perciò io mi trovo in uno stato come se non avessi confessore, perciò prego V(ostra) R(everenza) di compatirmi, ma adesso è quando ho estremo bisogno. Che se il Signore di darà aiuto, spero di non importunarla tanto spesso.
Il 29 del corrente mese, venerdì, mi ritrovai in camera, sola, il dopo pranzo. Lì mi sentii una turbazione sì fiera che non potevo stare ferma. Mi rivol(si ) verso Dio, richiedendo aiuto, aiuto perché non sapevo che fosse. Mi sentii alzare come in aria dalla terra. Non potendo sentire il terreno sotto ai piedi, incominciai a temere. Mi pareva di trovarmi in un fiume di acqua senza appoggio. Non cessavo di esclamare: ora a Gesù e ora a Maria Ss.ma. Mi sentivo suggerire che così mi trovavo sempre con mille pene e di dannazione anche in punto di morte, priva di aiuti del confessore. Il peggio è che un’anima tra tante tentazioni, e poi priva dell’aiuto del Confessore, va tra pericoli grandi. Adesso piango le parole che mi diceva quella benedetta anima del P. Scaramelli. (A)l che mi pento di non aver fatto quello che lui mi diceva e mi consigliava, ed era che io mi fossi raccomandata e avessi procurato di farmi monaca alle Monachette, tanto più che il sig. don Gaetano Pannelli mi avrebbe aiutato che così si erano accordati insieme. Ed io non lo volli accettare, più inclinavo forestiera che nella propria città. Ma adesso ne pago la pena con mille angustie: è difficile, se il Signore non fa miracolo, non è possibile il dover stare in questo monastero. Mi pare un’inferno. Le monache mi si rendono noiose, non le posso vedere, né sentire. L’abito non lo posso sopportare. Se penso di portarlo, mi pare di sentirmi una veste di fuoco d’inferno, insopportabile e con una somma disperazione. Il timore è di me stessa, di non reggere, sapendo l’esperienza della mia caduta in altre tentazioni. Pure lo sapevo chi ero io, che non mai vi è stata cosa di bene e mi sono messa a desiderare la Religione che chiama le anime da Dio elette e non a me, che sempre sono stata un tizzone d’inferno. Avevo pure esperienza dei miei desideri, fallaci (con) i quali promettevo e con desideri (e)ccessivi volevo amare Dio. E poi al voltare del vento, io divento una furia d’inferno. Vado pensando che i lumi avuti intorno alla Religione non siano stati di Dio, ma vere illusioni o della mia fantasia e del demonio che ora mi tira alla disperazione. Se fosse stata chiamata veramente di Dio, ci starei più quieta. E ne ha vedute le gran difficoltà … forse Iddio le permette acciò non si faccia quel che noi vogliamo. Ma la mia ostinata volontà e desiderio mi hanno fatto passare sopra a tutto. Vedo che nessun(o) lo approvava contro la volontà dei miei genitori. Ma la pena che io provo <è> che neppure il P. Scaramelli e molti sacerdoti non hanno approvato che io uscissi da Macerata, ma che mi fossi fatta monaca là. Mi pare di essere in un deserto. Mi sento come di desiderare lo stato infelice di quando non potevo Comunicarmi per dover essere costretta. Ma questo sì, che di continuo mi raccomando e vado a visitare il SS.mo con questo fine, che mi dia lume e aiuto perché mi vedo percossa da un tempestoso mare di tentazioni, e di angustie. Io dalla prima ora che sono entrata, mai sono stata quieta, o poco o assai. Quel che mi affligge è temo di cadere perché mi trovo che la testa <è> debole: chissà, come mi porto. Bensì dico: “Mio Dio, se siete stato voi che qua mi avete condotto, datemici la grazia e la forza”. Ohimè, che mi pare che mi manca il terreno sotto ai piedi. Il nemico, la notte come sto sveglia e che non penso oppure non mi trovo con raccoglimento, subito si affaccia con tentazioni immodeste. Ma subito ricorro a Maria ss.ma. Ma ohimè! che sono tre giorni che io non so come mi vivo solo immersa in un lago di pene, di timori, di angustie come di aver perduto Iddio e di essere in disgrazia. Dappertutto dove vado mi sento accorata di pena e di piangere. La mia pena è che non posso dissimulare e le monache se ne accorgono. Quanto mi dispiace! Ma mi creda che fo gran forza per usare dissimula(zione). Ma la mia debolezza non può. Dico che, se seguita così, non è possibile che io mi possa vestire, se Dio non ci concorre con la grazia sua. Circa alla richiesta, già alla prima entrata mi trovai turbata. Ma c’erano alcuni giorni che avevo quegli slanci di volontà verso Dio con quella Luce viva e (s)i volava con facilità, ma sempre in Dio in lontananza e con le tenebre di me stessa. Questo sì che mi pareva che la Luce di Dio mi scopriva più al fondo del mio naturale, pieno di imperfezione e conoscevo con un lume più penetrante la mia miseria, ma ora mi trovo tanto turbata che neppure ne posso discorrere, nemmeno scriverlo.
Desidero, se lei piace e se si contenta: qua deve venire un missionario, un certo sig. Grossi al quale vanno tutte le monache a parlare, siccome ci è stato altre volte. E se qualcuna gli bisogna, ci parla anche sola. E’ facile che la M(ADRE) Badessa mi ci conduca, onde io avrei provato, se mi riesce, di ottenere che mi desse gli Esercizi, essendo uno così capace. Io poi, trovandomi così turbata, priva di aiuto dal Confessore, gli domando licenza che, se mai mi corresse qualche cosa, lo posso dire a questo Padre per avere aiuto, siccome le monache mi dicono che sia un sacerdote molto illuminato da Dio. Richiedo il suo consiglio e la Benedizione.
\ Indirizzo \ Al P. Aloisi
/ Sintesii altrui/ Dice che il suo confessore per la vecchiaia non può ascoltarla nel monastero di Falerone. Si trova come in aria, perduta. Sue agitazioni e timori sulla vocazione e fondamento che di ciò si affaccia. Tentazione del demonio la notte. Luce di Dio che sempre più le discopre il suo nulla. Chiede consiglio se debba parlare col sig. Grossi missionario.

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