Il Missionario Vittorio Blasi (nato a Belmonte Piceno nel 1941- sepolto a Bujumbura nel Natale 2015)
Lo ricordiamo nella sua straordinaria avventura umana a difesa dei ragazzi abbandonati e orfani, ma da lui sostentati e fatti istruire e professionalizzare. Prendiamo alcune notizie da un articolo del giugno 1974 nella “Voce delle Marche”. Nella Repubblica africana del Burundi, nella diocesi di Bujumbura, nella missione di Matara, l’operazione “Speranza” si adegua alla situazione politica, sociale, religiosa, economica, familiare, scolastica ed umana. Non vuol essere altro che una manifestazione di amore per ogni persona umana. Ci sono stati sacerdoti che hanno perso la vita assieme con centinaia di migliaia di persone negli avvenimenti tragici delle guerre del 1972. Ora altri sacerdoti continuano ad esprimere, con segno sensibile, il progetto che vuole rendere ogni cittadino sano, istruito, cosciente, volenteroso di sviluppare sentimenti di pace, di solidarietà per rendersi degno e capace di rispondere al suo destino di infinito.
Il Foyer Sociale, la realizzazione di acquedotti con il risanamento delle sorgenti, le scuole, l’opera per alfabetizzare e professionalizzare, offrono ai giovani gli elementi necessari per rinnovare e liberare il loro ambiente, e la loro stessa vita dalle morse dell’umiliazione e della violenza delle guerra. Tutta la comunità è invitata a prendere coscienza dei problemi e delle soluzioni per sentirsi libera, autentica e protesa a un futuro migliore. La liberazione dalle situazioni soffocanti è un impegno condiviso nella partecipazione del popolo.
Ecco alcune riflessioni scritte da P. Vittorio Blasi in una sua lettera. “ Carissimi, abbiamo potuto leggere i vari discorsi ed i commenti sul problema della fame nel mondo. Molti oratori che hanno partecipato alla conferenza di Roma hanno presentato progetti per un risanamento rapido degli squilibri economici provocati dalla crescita irrazionale della cosiddetta società tecnologica. Illustri personalità hanno suggerito piani di sviluppo integrale per liberare l’uomo dalla stretta della fame e della miseria ed hanno manifestato la loro preferenza per i piani di sviluppo agricolo che porterebbero al risanamento degli squilibri alimentari. I dibattiti ad alto livello ci hanno fatto sperare in iniziative concrete ed innovatrici. Ma il passare dei giorni ed il silenzio che è sopraggiunto, ci hanno fatto guardare in faccia la realtà. Non vogliamo essere del tutto pessimisti. Ci rendiamo conto che risolvere situazioni drammatiche non è facile. Certi progetti sanno di utopia o di sogno. Ma oggigiorno sembra realizzabile la stessa utopia, quindi ci può essere spazio anche per la speranza. Noi che viviamo in mezzo a queste situazioni limite sentiamo che il cammino è lungo, difficile, faticoso, a volte assurdo, o impossibile. Molti prevedono il superamento del momento difficile attraverso un rapido ammodernamento dell’agricoltura. Siamo d’accordo, è questa la strada che bisogna percorrere, ma diamo tempo al tempo. Qui la mancanza dell’animale da soma e la struttura collinosa del terreno impediscono l’uso della ruota; gli stessi mezzi meccanici non potrebbero raggiungere che la minima parte delle terre coltivate. (…)
In Italia l’aumento della quantità dei prodotti agricoli non solo non favorisce gli agricoltori, ma ne sancisce una condanna nell’aumento dei prezzi dei prodotti industriali, mentre i prezzi dei prodotti agricoli restano sugli stessi livelli per anni e certi prodotti sono in perdita. Se questa è la situazione di un contadino in un paese cosiddetto sviluppato ed industriale, tanto peggiore è la situazione di un contadino nel nostro paese, qui in Burundi. (…)
Carissimi, sappiamo che questo nostro dopoguerra è disseminato di punti di riferimento come le conferenze con giornalisti, tecnocrati e forse alcuni politici. Ma seguendo questo cammino siamo caduti forse nella più grave crisi economica di questo secolo. Guardando questa gente, vedendo il loro lavoro, i loro campi distrutti, alcuni giorni or sono, dalla grandine, ascoltando le loro apprensioni, noi dubitiamo delle decisioni, dei consigli, delle raccomandazioni, delle emozioni che vengono presentate abbondantemente dai tecnici del mondo ricco e dai tecnici della classe dominante e militare del terzo mondo. Questa gente aspetta, ma non possiamo farla aspettare in eterno. Padre Vittorio Blasi.”
In un’altra lettera per la Pasqua del 1986 lanciava l’idea del luogo di preghiera a Gitega. E questa chiesa fu costruita realmente, come la gente sperava. Ecco lo scritto di p. Vittorio: “ Carissimi, vengo a chiedervi un gesto di solidarietà, se lo potete, date una mano a terminare la chiesa che l’arcivescovo mons. Ruhuna, sta costruendo e per la quale mi ha chiesto un aiuto. Tutti sappiamo la potenza divina della preghiera. Gesù nel Vangelo ci avverte: “Pregate incessantemente …” e ce ne ha dato l’esempio, passando notti in comunione con il Padre. L’arcivescovo è convinto delle parole di Gesù: “Bussate e vi sarà aperto …” Vuole costruire nel centro del Burundi, a Gitega, una chiesa di proporzioni m. 22 × 15 che sia un focolare incessante di preghiera. Questa chiesa sarà dedicata alla “Madre di tutti gli uomini”. Il cuore di essa sarà Gesù, vegliato e adorato nel sacramento dell’Amore. L’arcivescovo mons. Ruhuna attribuisce una grande importanza alla realizzazione di quest’opera. Egli intende dare un volto concreto alla “speranza” dei Barundi che hanno sofferto e soffrono tuttora per la fede. La Speranza verrà dalla Madre che il Salvatore ha donato a noi, quando lei era sotto la croce. Il mistero pasquale di Cristo, presente tra noi nell’Eucaristia, ci accomuna alle sue sofferenze e ci dà la certezza della vittoria nell’Amore e nel Perdono che conduce alla Pace. Rivolgendovi questo invito, vi do l’opportunità di mettervi in sintonia con i fratelli Barundi che pregano e credono in un futuro di Speranza. I frutti benefici che sgorgheranno da questa fonte perenne aperta su questo popolo, ricadranno anche sui missionari e sui benefattori. Buona Pasqua. Fraternamente. Vittorio Blasi “
Successivamente, nel ferragosto, scriveva: “Carissimi, ci sono sorprese. La MAMMA ha ascoltato le sofferenze e le preghiere del suo popolo prediletto e di tutti i cristiani che hanno pregato e pianto soprattutto il giorno dell’Assunta, giorno grande per il Burundi e per i cristiani. Quest’anno è stato celebrato nel dolore più profondo e nella dignità di un popolo fiero della propria fede. Credo in questa Chiesa e nella missione che il Signore le ha affidato per la salvezza del mondo intero. La nostra cristianità del Burundi è un faro luminoso per il mondo. La Mamma ha fatto la sua scelta definitiva, ha manifestato la sua potenza. Ora sta a noi sacerdoti entrare nel profondo di questo ministero di salvezza per comunicarla al mondo.
Carissimi, la “Rosa mistica” ha avuto la sua ospitalità in Burundi nella parrocchia di Mushasha, diocesi di Gitega, a 12 km da Mumuri. La Madre del cielo e della terra, la Regina degli angeli e dei santi ci ha chiesto di costruirle un luogo per far giungere agli uomini il suo messaggio di perdono e di misericordia a nome di suo Figlio. Ebbene l’abbiamo esaudita a nome della Chiesa. Ora questa notizia possiamo gridarla sui tetti. Dio ha avuto misericordia di noi. “I ciechi vedono, i malati guariscono ed i peccatori ritrovano la pace e il perdono”. Il santuario sarà inaugurato solennemente assieme, insieme con alla nuova cattedrale, il giorno 8 dicembre. Questo santuario è anche Fermano, non tanto per gli aiuti che mi sono giunti, quanto per l’amore grande che ci unisce e la devozione alla ‘Madonna del Pianto’ ed all’Assunta. Mi sento tanto unito a voi in questo momento che quasi mi sembra di essere tra voi. I cieli non contano per lo spirito. La Madonna ci unisce e ci benedice.
Vi ho chiesto tanto, ma la ricompensa è tanta e la gioia è immensa. Inneggiate alla santa Croce di Belmonte
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