Anni 899-900
L’abate farfense Pietro nella Marca Fermana (Chronicon Farfense I, pp. 18;31-32; 151; 153; 301; Liber Largitorius I pp.68-69)
I Saraceni devastarono e occuparono tutti i luoghi attorno al monastero di Farfa. L’abate Pietro, dopo lunga resistenza , vedendo che Dio lasciava il popolo, per le sue colpe, nelle mani dei pagani, decise insieme con i monaci, di non ritardare la partenza e lasciarono il monastero. Si divisero in tre gruppi: una schiera per Roma; una schiera per Rieti; una schiera per Fermo; nessuno restava più a Farfa, per l’infestazione degli aggressori Agareni. L’abate Pietro aveva diviso il tesoro del monastero in tre parti: una la mandò a Roma; un’altra nella città di Rieti e la terza la portò egli stesso nel Contado Fermano. Abbandonò del tutto il monastero <di Farfa> e si rifugiò là. Gli Agareni, dopo usciti i monaci, invasero il luogo di Farfa. Questo abate Pietro, e, insieme, i confratelli condotti dalla Sabina vennero nel monastero di S. Yppolito e di S. Giovanni in Selva, nel territorio della città di Fermo, dove cominciarono a dimorare, insieme con i confratelli che aveva accompagnato venendo da Farfa ed insieme con altri confratelli che qui aveva trovato.
(Una traduzione della “Destructio” (Chronicon Farf. I 25-51) di MICHETTI, G. Fermo 1980, citata in seguito:Michetti ‘Traduzione’)