BELMONTE PICENO “MORRECINI” RUDERI DI UN MONUMENTO ROMANO
IN CAMPAGNA. Nel luogo agricolo delle Morrecini, ci sono i ruderi del monumento funebre sorto in epoca romana, al tempo dell’imperatore Augusto. Mancano le epigrafi un tempo recanti i nomi dei defunti. La contrada attorno è detta Castel Arso. I ruderi dei monumenti sepolcrali erano dei nuclei costruiti come conglomerato di calce, rena, schegge di pietra, detti ‘opus cementitium’. Erano coronati con artistici cornicioni. L’illustre belmontese Silvestro Baglioni si interessò a queste costruzioni e suggerì un disegno con la sovrapposizione dei blocchi del monumento, simile a tanti altri.
ROMANITA’. Cosa si vede alle Morrecini? Si vedono tre spezzoni di muri con nicchie che formavano un monumento in cui si ponevano le ceneri delle persone cremate. Questi antichi cippi funebri sono diffusi nei territori dell’impero romano. Belmonte è un quartiere dell’Europa occidentale per queste testimonianze storiche esistenti in altri paesi, come a Piane di Falerone. I monumenti funebri venivano costruiti dai Romani lungo le vie. Il monumento è in vicinanza al bivio della strada che percorreva l’altura delle colline con la strada verso il fiume Tenna. I massi di pietra cementata avevano un rivestimento architettonico in marmi. Dentro si collocavano i vasi cinerari e davanti si apponevano le epigrafi a gloria dei defunti.
LA VILLA DEI VETERANI. I Romani vennero qui con l’assegnazione delle terre ai veterani degli eserciti di Pompeo Magno e di Giulio Cesare, al tempo del successore Ottaviano Augusto. Questa assegnazione di terre favorì la costruzione di ville, grandi abitazioni dotate di tutti i servizi. Ne derivò, come scrisse Pompilio Bonvicini, un sensibile incremento delle produzioni in agricoltura e nell’artigianato e del commercio di vari prodotti di consumo. I sepolcreti, generalmente erano innalzati al limite dei campi assegnati. Lo spazio attorno era delimitato e costituiva l’area sacra dedicata ai trapassati ivi sepolti, chiamati Mani e ritenuti divinità.
LA RIPULITURA
Una quarantina di anni fa , quando era sindaco a Belmonte il maestro Dario Blasi, il Comune prese la decisione di ripulire tutta la sterpaglia che abbondantemente vegetava e ricopriva tutti i ruderi tanto da far pensare che fossero un unico complesso murario. Fece un bell’effetto il luogo delle Morrecini ripulito e molti, compresi i ragazzi ammirarono le nicchie nei blocchi rovesciati. Poco dopo, si ritrovarono i cunicoli sotterranei nel campo a nord. C’era una galleria murata ad arco dell’altezza di un uomo. Forse un drenaggio o un deposito di acque o altro non saprei dire.
POESIA DELLE ROVINE. Chi arriva alle Morrecini si affaccia da un balcone collinare sulle due vallate del Tenna e dell’Ete. Si lascia cullare dal sussurro del vento che fa stormire le fronde, tra ameni colli e sotto cieli splendidi, in cui l’umano ed il divino quasi si sfiorano. I sepolcri erano segno di umanità e di civiltà dell’itala gente dalle molte vite (G. Carducci). Proprio nell’epoca di queste costruzioni il poeta Publio Virgilio Marone esaltava nel poemetto delle Georgiche la vita agreste.
MORREGINE.. Una nota finale riguarda la parola stessa: Morregini è chiamata una contrada di Montegiorgio cui si riferisce la parola latina ‘morra’ nel senso di sterpaglia incolta. Ad Ortona Morrecine è un poderosa blocco di conglomerato cementizio ad uso di monumento sepolcrale. In Puglia Morrecine è un muretto fatto a secco con pietre.
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