PIER PAOLO RUBENS FA CONTRATTO DI DIPINGERE UNA NATIVITA’ per FERMO. Notizie desunte dagli studi di Gabriele Nepi

DOCUMENTO di Pier Paolo RUBENS che dipinge la NATIVITA’ per i PRETI FILIPPINI di FERMO
Notizie dagli studi di Gabriele NEPI, “Curiosità Storiche su Fermo e il Fermano”
Piace accennare ad un capolavoro del Rubens anche perché ha “addentellati” con la Russia. Si tratta di un dipinto di alto valore, olio su tela (cm. 300×192) rappresentante la ”Natività del Cristo” opera del fiammingo Pietro Paolo Rubens (1577-1640). Esso fu eseguito nel 1608 su commissione del Fermano padre Flaminio Ricci, che dopo la morte di S. Filippo Neri (1595) era diventato superiore dei Filippini. Il dipinto raffigura la Vergine nell’atto di sollevare il velo che ricopre il Bambino disteso sulla paglia. San Giuseppe appare in penombra, col viso rivolto in alto. In gruppo, tre angeli irrompono in volo in avanti. Le tonalità di marrone cupo, prevalenti, sono interrotte dalla luce che dal Bambino si sprigiona vivissima e conferisce risalto ai pastori adoranti, “sgranando in pastosità bianco dorate, i rossi, i gialli, i verdi delle vesti e l’incarnato” delle persone. Nella pala vi è una gigantesca figurazione, un’irruenza pittorica che ricorda Michelangelo, mitigato dal Correggio. “Di particolare finezza sono le cadenze coloristiche e il gioco luministico” (Dania).
Il bozzetto dell’opera si trova a San Pietroburgo (già Leningrado) al museo dell’Ermitage. Alle mostre del Rubens talora (es. 1990) sono stato presenti e il quadro di Fermo e il bozzetto della Russia. Felice incontro dopo secoli!
Rubens morì 32 anni dopo aver eseguito questo mirabile capolavoro, ma la paternità rimase ignorata da molti. Ne parlavano solo le pubblicazioni di Francesco Papalini (Loreto 1846) e di Roberto Longhi (a. 1926).
Il 3 ottobre 1953 nell’archivio arcivescovile di Fermo venne rintracciato il documento probatorio. E’ il contratto stipulato tra il Rubens e P. Flaminio Ricci:
“Io Pietro Paolo Rubenio (sic), ho ricevuto da R(ev) p. Flaminio Ricci, Rettore della Congregazione dell’Oratorio di Roma, scudi venticinque de moneta. Sono a buon conto e per arra di un quadro della Natività di Nostro Signore, di altezza di palmi 13 e larghezza 8 per servizio della chiesa dei Preti dell’Oratorio di Fermo (…) Et sarà di valore di 200 scudi di moneta (…) computatici li detti scudi 25 (…) Volendo di più che questa mia poliza abbia valore di pubblico istrumento con tutte le clausole et obbligazioni (…) l’ho sottoscritta di mia propia (sic) mano questo di’ 9 marzo 1608. Io Pietro P. Rubenio – Io Fabiano Giustiniani presente a quanto sopra. Io Deodato van der Mout qui presente come sopra”.
Fortunose le varie vicende di tale dipinto! Sfuggito alla requisizione del Trattato di Tolentino (19/2/1797) stipulato tra Napoleone e i delegati di Pio VI, nel 1944 durante l’occupazione nazista fu accanitamente ricercato da ufficiali tedeschi: il quadro del Rubens però era al sicuro nella rocca di Sassocorvaro, in quel di Pesaro; da questa, passò poi in Vaticano! Poi è stato esposto in varie mostre di prestigio.
Dopo il contratto, una volta terminato, il quadro fu portato a Fermo e collocato nella chiesa di S. Filippo sita a fianco dell’attuale palazzo di Giustizia, ex convento dei Filippini. Qui rimase alla venerazione dei fedeli fino al 1860, anno in cui il governo di Vittorio Emanuele confiscò i beni ecclesiastici e soppresse l’oratorio dei Filippini a Fermo. Visitatissimo specie da studiosi stranieri, è il gioiello delle opere d’arte conservate a Fermo, il fiore all’occhiello non solo di Fermo, ma anche della Regione, in quanto è il solo esemplare esistente in Italia.
Il bozzetto della grande tela si trova, come detto sopra, al museo dell’Ermitage a S. Pietroburgo; alcuni disegni preparatori al Museo Fodr di Amsterdam e nella collezione del conte Seilem di Londra. Fu più volte esposto in mostre famose (Milano 1951), Bruges (1915), Venezia, Roma e di nuovo Roma (1956 e 1980) ed è gelosamente conservato nella civica biblioteca, dove fra l’altro è stato ammirato e descritto da Burchard (1927), Valentiner (1946), Van Puyvelde (1947), Veld (1951), Morassi (1954), Jaffè (uno degli scopritori del contratto), Serra, Sutton, Molaioli, Sgarbi e altri. Questo gioiello di splendida arte, asportato dalla chiesa di S. Filippo sua sede per secoli, campeggia ora nella pinacoteca cittadina, ammiratissimo da pittori, studiosi e critici d’arte di tutto il mondo.

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