MERITO ALLE DONNE
(Antimo)
Le mamme che nutrono di fede i loro figli, li accompagnano nei sacramenti, li educano a condividere i beni con spirito cristiano; le donne che assistono i bisognosi e i malati per amore di Dio, sono disponibili a leggere la Parola e cantare nelle celebrazioni, puliscono gli edifici sacri e le stanze del catechismo, raccolgono offerte per sostenere il clero; le giovani che offrono la loro vita a Gesù nella castità, nell’obbedienza e nella povertà, sono “collaboratrici di Cristo” come dice San Paolo a proposito di Febe e di Prisca. Questo apostolo scrive che noi chiamati, per mezzo di Cristo, abbiamo ricevuto la grazia dell’apostolato per ottenere l’obbedienza alla fede da parte di tutte le genti a gloria del suo nome”.
Essere collaboratrici del Cristo non significa essere nell’ordine ministeriale della consacrazione diaconale, nell’obbedienza al vescovo consacrante. La parola “diaconia” significa servizio, non sacramento dell’ordine sacro. Le persone fatte partecipi con i sacramenti del battesimo e della confermazione, sono collaboratrici del Redentore e sono catechiste, ministre straordinarie dell’Eucaristia, operatrici delle caritas diocesane e parrocchiali, e di vari altri incarichi.
Nei consigli pastorali con i parroci, esiste la sussidiarietà con cui ciascuna persona mette il carisma ricevuto a servizio di tutti e nello stesso tempo accoglie i carismi degli altri come doni per il bene proprio e altrui, perché i credenti formano una famiglia in cui ciascuno, nel credere, è sorretto dalla fede altrui. La testimonianza viva della fede viene espressa nella carità praticando la pace, la giustizia, promuovendo un mondo più umano nelle proprie attività e negli ambiti di vita sociale.
L’ordinazione diaconale non esiste per le donne, esplicitamente esclusa da molti sinodi e concili nei primi secoli cristiani. Il vocabolo bizantino “diaconessa” esiste nella legislazione imperiale, e non va confuso come grado che possa immettere all’esercizio dei sacramenti dell’Eucaristia e della Penitenza. Il rapporto tra donna e Chiesa è giocato nell’uso del vocabolo ‘diaconessa’ in modo ambiguo perché nel mondo greco e bizantino riguardava offici di vita sociale e amministrativa, e non va messo in parallelo con il diacono ordinato. Alcuni importanti compiti specifici erano esercitati da donne chiamate bizantinamente “diaconesse” nell’assistere altre donne nel loro battesimo ad immersione, nell’accogliere l’ingresso di donne alla riunioni liturgiche, escludendo le intruse non battezzate, nel far apostolato nelle case e portarvi la santa Comunione eucaristica, per specifici incarichi ricevuti.
Molti sono i carismi delle donne e molte le attività che svolgono nella comunità cristiana senza per questo aver bisogno del sacramento dell’ordine sacro.
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