NEL TERREMOTO CON SPIRITO UMANO E CRISTIANO a dare lavoro ai disoccupati

Ai terremotati DARE LAVORO e liberare la pratica cristiana
Carlo Tomassini
Di per sé non è il terremoto la peggiore molestia per le persone costretta a sfollare dalle macerie delle abitazioni, perché è peggiore la molestia velenosa dello scoraggiamento. Se vi si aggiungesse la separatezza tra i volontari e tra gli operatori ufficiali, la situazione diverrebbe insopportabile. E’ naturalmente spontaneo scoraggiarsi quando gli aiuti chiesti e sperati o promessi non hanno efficacia, o sono tanto deludenti da sentirsi abbandonati. Un elicottero vola a prelevare chi fa lo sciatore e lo solleva. Non solleva i terremotati.
L’umile vicinanza servizievole e silenziosa fa condividere anche la solitudine interiore e l’isolamento sociale. Tra i preti c’è stata solidarietà perché quelli dei paesi svantaggiati d’altura sono ospitati nelle canoniche indenni di pianura, ad esempio presso il fiume Tenna. Le forme procedurali di gestione e di sicurezza non rendono meno preoccupati. Le persone maggiormente problematizzate sono quelle che per l’età avanzata e problemi di salute sono disabili. Per loro servono strutture e personale qualificato nell’aiuto specifico. La Comunità di Capodarco muove i collaboratori. Ad esempio, risolvono i bisogni immediati i medicinali prescritti dai medici. Di fatto è la fede il più grande movimento che ispira e regge l’unione morale delle comunità locali, per una “legge comune” che cristianamente non ha mai cessato a dare i migliori risultati. Chi ignora la fede comune disgrega il vincolo comunitario e non vuol valorizzare i vincoli famigliari che furono creati cristianamente.
L’emigrare è stato sempre un fenomeno penoso. Dopo la seconda guerra mondiale non meno di 150 milioni di persone sono state costrette ad abbandonare le loro case per cercare alloggio altrove ed, oggi, altri ancora seguitano a farlo nei luoghi di guerra e di morte per fame. Necessariamente cercano nuove possibilità di lavoro e di vita. Il popolo cristiano è ispirato dalla Caritas a proteggere, assistere e condividere le situazioni difficili, con la preghiera, con la sensibilità ai problemi emergenti e con la disponibilità ad accogliere. Papa Francesco sin dalla mattinata del 24 agosto ha praticato e raccomandato la preghiera per condividere la consolazione degli addolorati perché Gesù si è sempre commosso di fronte al dolore.
Il senso di umanità, la fede cristiana chiamano alla sensibilità, al dialogo, all’aiuto dato a chi non può ricambiare l’aiuto. Gesù, da bambino, insieme con i genitori, per necessità di sopravvivenza, furono profughi in terra straniera, in Egitto. Poi, durante i suoi viaggi apostolici, chiedeva e riceveva ospitalità, ma si trovava anche di fronte all’ostilità di molti, fino alla Croce.
Per chi non ha più la sua abitazione e il suo lavoro è importante l’opera umana di riattivazione sociale ed economica che faciliti il riassorbimento dei traumi ed il rilancio dell’occupazione crea vitalità. Un dovere richiamato all’attenzione delle persone dal santo papa Giovanni XXIII impegna chi ha denaro a dare lavoro. Dovere sacrosanto dei cristiani e dei cittadini.
I sindaci dei comuni disastrati hanno ripetuto anche nelle trasmissioni televisive che sono paralizzati dalla burocrazia. Le soluzioni imposte come procedure non stanno rispondendo alle domande dei senzatetto rimasti emarginati nelle attività produttive. Non è : “Mangia e zitto!”

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