Maria Eletta Sani lettera cc. 231- 232 Falerone monastero

Sani Suor Maria Eletta cc. 231-232
Falerone 1 gennaio 1753
Viva Gesù e Maria
Prima di ogni altra cosa sono costretta dalla Maestra Novizie (a) pregarla di farle la carità di raccomardarsi agli Angeli ché ha deliri una sua sorella, che da sei anni in qua si ritrova impazzita. E al principio faceva cose tali che pareva fosse invasata dal demonio, poiché oltre al disprezzo che faceva alle cose spirituali, diceva anche bestemmie; (ma) poi si è rimessa non dicendo, né facendo tali cose. Solo si ritrova in letto dove si suppone che sia una grazia fatta dai Signore per quiete di queste religiose. Pure la detta sorella desidera che il Signore, prima di morire, le restituisse il cervello e la sanità della mente, acciò almeno potesse ricevere i Sacramenti.
A gloria di voi, mio Dio, scrivo e per obbedienza del vostro Ministro. Non mancherò di (av)visare la M. Badessa acciò con più attenzione, di sigillare le mie lettere: in fretta perché io gliele do quando viene il postiglione che non ha tempo. La prego per carità di riverirmi infinitamente da (mia) parte la Angiolina, ché sempre mi viene in mente lei nell’orazione perciò ella faccia il simile per me. In una lettera dii V. R. mi richiede se provo più quelle pene nello spirito come quando stavo in Macerata. Ma ora gli dico che allora erano cose deboli a paragone di adesso, (perché), pure quando ricevevo qualche raggio di luce, mi sollevava. Ora non è più così perché adesso, se Dio non mi desse la fede, già. mi crederei di essere un’anima dannata, di essere separata da Dio. Il mio spirito si trova in una somma oscurità e non ne vedo che lo stesso spirito in tenebre e imperfezione. Ohimè, che altro dire? Dio sa come sto. E mi è cresciuta la pena nello spirito e unita l’umanità che per tutta la vita resto scroccata nelle ossa e mi dura quattro o cinque ore continue che non mi posso muovere e resto come stroppia. Le monache mi ci burlano ed io per scherzo e bur(la)…/ …. /..Mi si ritirano le ossa e se ora si prende per scherzo, ma se mi … la notte spasimo di più. E la notte di Natale, prima di Mattutino e nel sentire la Messa, quando il Sacerdote profferì le parole “Gloria in excelsis Deo” mi sentii rapire lo spirito e non so come mi parve di trovarmi e di sentire una moltitudine di Angeli che profferirono “Gloria in (excelsis Deo) e (fece) una forza lo spirito che, dopo ritornata in me, restai gelata e stroppia che la Maestra di prima, che ha pratica alle mie miserie, mi fece la carità di mettermi a letto ed ho travagliato tanto notte in fila e cento volte, più il desiderio di unirmi con Dio di quello di quando stavo a Macerata. E’ cresciuto di più perché adesso il mio spirito va come un uccello smarrito che va in cerca d(el) suo nido. Il mio spirito va di continuo cercando Dio e vado dicendo: “Dove siete, mio amato sposo, che così sola abbandonata e sola mi lasciate?” Non so se mi sono spiegata bene. Scusi la mia trascurataggine e ignoranza se accett(a) la licenza di parlare con libertà: (è di necessità). Se riuscirà che venga il P. Bianchi a darci gli Esercizi … poi non mi rimorde la coscienza, se scrissi al P. ‘Bianchi perché il Confessore mi ci diede la spinta e mi stimolò a farlo e mi ci fece scrivere lo stesso suo sentimento perché il nostro Confessore conosce il detto P. Bianchi.
Circa poi del mangiare e del dormire, io vado a letto, benché si pena assai. Iddio solo lo sa. E per compassi one il 27 nel sentirmi così penando mi diede licenza di (non) andare a letto. Ma ora ci vado e penso come Gesù stette in Croce, perché il Confessore e V.R. volle(ro) così: io mi rimetto alla sua obbedienza. E (anche se-?) mi si scalda il letto, eppure me Io piglio perché così vuole la santa obbedienza. In quanto al mangiare, mi forzo e provo quasi di (tutto) benché qualche volta mi (turba) lo stomaco con dolori … Dio lo vuole… … … riconoscere la santa Volontà di Dio della santa obbedienza . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . e la carne …. pesce e ovi nemmeno. A casa lo mangiavo di rado e poca quantità la (provavo). E il P. Scaramelli mi ordinò che mi forzassi di provare un cucchiaio di minestra acciò lo stomaco si avvezzasse, per via se io entravo in monastero e così me la passava. Io ho mancato di dirlo, stante che credevo che V. R. lo sapesse; onde credo che se il Signore mi ha stabilito in questo monastero ci concorrerà di farmi nella Professione. In quanto che lei mi dice possa essere opera del demonio, io spererei . . ./ …. /…. cerca di provare tutto; (alla prova) delle uova perché non posso finirlo di mangiare. Io perciò credo che la maggiore ammirazione (si) possa, dare sia il mangiare poco di ogni cosa: obbedendo mi forzo di mangiare di più di quello che mi richiede lo stomaco. E più volte ho detto alle monache: ” Bisognerebbe che io avessi un corpo di botte per mangi are tutta questa parte. “ Se mi carico troppo mi ser(ve ) di un travaglio continuo e lo stomaco non lo vuole digerire, benché ne mangio pochissimo. Prima, a casa, mangiavo dei frutti e qui pochi ne posso mangiare, neppure di questi. Quasi mai sento gusto nei cibi, con nausea li provo, ma, dopo che ho avuto l’ordine (sia) di V(ostra) R(everenza) che del Confessore, mi forzo di provarlo. Non mancherò di dire al Confessore e alla M. Badessa che mi facciano il comando come V. R. mi dice, che il mangiare non mi abbia a turbare. A me pare che il demonio ci si vada impicciando per inquietarmi in vari modi: uno dei quali che mi è accaduto adesso, ed è stato che una religiosa di questo monastero, per non avere comodo di parlarmi, mi scrisse una lettera dove mi diceva che io ero l’ammirazione del monastero con il trattare con la Maestra di quando ero educanda, la quale si ritrova a dormire e a lavorare nella medesima camera con me e mi ha fatto tutto in mancanza della Maestra delle novizie che è vecchia e la medesima richiese alla Badessa di farla rimanere acciò potesse supplire dove essa non poteva. La detta monaca che scrisse voleva che io avessi operato per far uscire la Maestra delle educande perché le monache mormoravano, a detta di questa, e per indurmi a fare tale passo (mi) diceva vari difetti e che io non mi fidassi perché non (mi) era (facile-?) se mi fossi accorta qualche cosa sopra la mia persona e poi tante altre cose che tralascio. E poi mi fece la descrizione …. noviziato di questa religiosa, dove io non lo conosco, in sette mesi che ci tratto; anzi potrei prenderci bene sentimenti di perfezione. La detta monaca che mi scrisse, mi proibì di non parlarne con nessuno e specie contro questa di cui mi parlava. Mi portò qualche turnazione. Non potei farne di meno di non palesarlo con la Badessa, tanto più che questa poteva avere cognizione se era vero che le monache si ammiravano. Ed essa mi disse che assolutamente non erano vere queste ciarle, ma tutta immag(inazione) … (per) tirarmi ad unirmi con essa avendomi fatto offer(ta) …. (ci) bisognava regolamento su come devo comportarmi con vivere nella comunità. La mia Badessa mi proibì che io non parlassi perché avrebbe causato qualche disturbo nella Religione.
Io poi lo dico con V. R. perché conoscer(ci) se veramente sia cosa ordita dal demonio, come mi dice la superiora. A me cagionò questi effetti di una somma turbazione e agitazione di uscire prima di fare Professione, benché ero novizia, di andare in un altro monastero, perché io, stando qui, venivo a disturbare e dare ammirazione a tutte le monache, perché così stava in quella lettera e che sarebbe stato disturbo in rimediarvi. Bensì la Badessa mi comandò che io parlassi con questa monaca e (le) dicessi che io mi ero fatta monaca per servire Dio e che io volevo vivere con santa libertà e che non volevo fare passo veruno di ciò che mi diceva, ma che io mi rimettevo a quello che aveva fatto la Badessa del (monastero); che io non mi fida(ss)i non temevo di nulla, credo / … / ….. io perda (tempo) con mille maniere. Richiedo perdono e non si inquieti ché io spero di obbedire con l’aiuto di Dio. La sig.ra contessa Pallotta (Ira) riverisce e mi impone che gli dia nuova che ella va dal Padre Ministro a confessarsi con soddisfazione. Richiedo la santa Benedizione. Prego continuo Dio per V. R. e per tutti. La Comunione la f(acci)o solo quando il Confessore vuole che la faccia.
/ Ceralacca; indirizzo di grafia altrui / Al molto rev.do Padre padrone colen.mo – Il Padre Giacinto Aloisi della Compagnia di Gesù – Perugia per Città San Sepolcro.

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