Maria Eletta Sani lettera c. 164
Viva Gesù
Il dolore che mi prese nel collo del piede per farmi cadere dal confessionario mi seguitò fino alle ore sei di notte. Dopo mi ricordo che dovevo fare la mezz’ora della meditazione della sera. La incominciai e fui (i)spirata di farla: che il peccato mortale dà la morte all’anima e fece morire il Figliolo di Dio. Questa medesima notte fu la notte stabilita dei dolori del mio Gesù. In questo mi trattenni fino quasi alle (ore) sette. E non so spiegargli l’afflizione, in che colmo di amarezza mi trovai. Se per caso l’avessi commesso, gli dico per verità che non vi sarà cosa nel mondo, né sollievo che a me possa portare contento, avendo fatto morire il Figliolo di Dio. Oh, Dio, che crepacuore! F(accio) conto di dire: “O mio Dio, che siano dette per me quelle parole di Ezechiele: “Porta confusionem tuam” Dopo di aver offeso Dio, non debbo vivere se non in confusione e in dolori. Ebbi tanta cognizione di questo mostro del peccato mortale che non so spiegargli. Ben sì mi cagionò dolore dei peccati, ma altrettanto odio e compassione verso il mio ‘appassionato’ Gesù. (Io) desidero di non essere venuta al mondo e di non essere nata per offendere Dio. Oh, che mostro di iniquità, oh, quanto mi dispiaceva di non aver avuto questa cognizione quando stavo fra le tentazioni e lag(h)i di piaceri impuri. Mi creda che bisognerebbe che tutti gli uomini e le creature tutte avessero questa cognizione e di vedere con lo spirito come lo vedo io. Credo che si spaventerebbe (ben) ognuno. Io so che non son potuta più stare in riposo. Alle ore undici sono andata alla chiesa per fare la Comunione. E Dio solo sa quanto ho penato, la lingua rivoltata per la gola. Mi ha posata la particola in bocca, in ‘ arra’ lo stesso fiato l’ha attaccata al palato. Non posso dirgli quanto ho penato per inghiottirla. L’ardore mi (ha) bruciato tutta la lingua e bocca. Poi ho provato le solite tirature di nervi, ma ci si sono aggiunti certi slogamenti di oss(a) nelle punte delle spalle e delle coste del petto e gomiti dei bracci, slogamenti in questi ossi tanto grandi che una volta son caduta all’indietro per non potere più reggere, ma mi sentivo svenire e mancare le forze. Insomma lo possono riferire anche ambedue i sacerdoti (che) sta(vano) a farmi la carità e la pazienza lor(o) che hanno verso di me. Dopo ritornata a casa volevo fare la mezz’ora di orazione e ho detto: “Altro non ho che da offrirvi, mio Dio, se non che dolori”. E mi ha preso un affanno e afflizione di anima e di spirito. E sono restata svenuta e mi è passata quasi un’ora senza che io sia stata capace di fare nulla. Dopo un po’ di tempo sono di nuovo ricaduta (in) un altro svenimento. In poco tempo mi ha preso due volte. Fermato questo, mi ha preso un tremore e sconvolgimento di interior(a) che solo Dio sa se che tormento. E mentre stavo tra questi svenimenti sentivo spirare e parlare internamente come chiamare e dicendomi: “0 figliola (sai) tu quanto più furono dolorosi i dolori di Gesù nello spirito e sai quanto ti dà forza questa obbedienza di accostarti ai Sacramenti, di resistere a questi assalti di impurità!? Prima la grazia della Ss.ma Vergine e poi la santa obbedienza ti (hanno) dato forza allo spirito e alla volontà che non cada in questi atti di disonestà”. E per verità negare non lo posso, ma così lo credo. Questa cognizione mi (è) parso che sia stata la Ss.ma Vergine. Ora mi trovo piena di dolori nel corpo e nell’anima e mi sentivo dire e credo che fosse il nemico che il mio male viene tutto perché io dico bugie e il maggior male è perché il confessore crede tutto, cioè lei non mi dovrebbe credere essendo una falsa e una finta piena di inganni di finzione, onde lei non mi dovrebbe credere. Questo mi cagiona un pentimento di conferire a lei. Ma se l’obbedienza vuole, io son pronta a fare tutto quello che il Ministro di Dio mi comanderà. Mi raccomando alle sue sante orazioni e resto domandando la sua santa Benedizione e domani verrò in chiesa per confessarmi.
/Ceralacca ed indirizzo/ Al P. Scaramelli
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