Maria Eletta Sani lettera c. 149
Viva Gesù e Maria
A gloria di Dio incomincio a scrivere e per fare l’obbedienza. Ieri non ebbi tempo di scrivere riguardo alle occupazioni di lavori. Ieri sera avevo stabilito di scrivere; mi incominciò uno sbigottimento di testa. Mi sentivo tanto male che non fu possibile che potessi scrivere. Presi l’acqua benedetta e mi segnai; non mi giovava e questa notte sempre sono stata male, neppure ho potuto andare alla Madonna alle ore sette e mezza: mi sentivo morire e smaniavo senza sollievo. Ora scrivo quel che dovevo scrivere ieri sera. Ieri mattina stavo più quieta, ma dopo mi incominciò un conoscimento di me stessa, mi faceva rammentare tutte le iniquità maliziose, facendomi comparire che di essere religiosa non era possibile. Per essere religiosa ci vuole (essere ) anime pure e non come io che sono un mare di malizia e di iniquità. Il riconoscermi rea è vero e mi affliggeva in una grande malinconia, venivo dicendo: “E’ vero che sono un mare di maliziosa, ma questa malizia io non la sapevo, né l’ho cercata, se … il nemico me l’ha messa. Per me è un tormento di anima; questa malizia io non lo vorrei, anzi l’aborrisco come aborrisco il nemico. Solo invidio le anime che vivono senza malizia”. Pigliavo animo di ricorrere alla divina Misericordia; ma lo spirito pigliava animo e si consolava. Il nemico voleva far prova di affogarmi alla confusione e alla disperazione. Mi affligge e mi fa quasi restare timorosa e dubbiosa questa malizia e pregiudica molto. Mi viene con certe sottigliezze e speculazioni che in punto di morte avanti al divino tribunale non potrò nascondere e dare la colpa al nemico, (per) la malizia, se alle volte io medesima quando stavo in tentazioni, mi sentivo desideri cattivi, di sapere più male e di fare opere le più indegne e di malizia più infame che ridirla non so; (e) al tribunale di Dio non potrò scusarmi. Ricorsi a Maria dicendo: “Io spero in voi, Madre di pietà! Sarà possibile (che ) io sola abbia ad essere quella che non abbia ad ottenere grazia da Maria Ss.ma? Io questo non lo spero, sapendo che chiunque (è) ricorso a Maria, nessuno è restato sconsolato. Che io solo abbia ad essere quella che non abbia ad ottenere grazia e che Maria voglia incominciare da me? Io non lo spero. In lei mi (affido) e mi getto come morta”.
Ieri mattina prima di mezzogiorno mi trovai con lo spirito in Dio, come è il solito di essere portata a quella Luce divina. In Dio riconoscevo le tante ingratitudini delle creature. Mi sentivo dire in Dio, capivo ma senza formate parole, solo intendeva lo spirito che Dio mi diceva: “Mira e vedi in Dio medesimo le tante ingratitudini delle anime”- vedevo, da molte anime deformi con i peccati. Mi dava una chiara notizia e intendimento che da queste anime veniva rinnovata la passione di Gesù in tre volte: nella flagellazione, nella croce e nell’aprirsi il sacro Costato. E li in Dio ricolmo di divinità vidi come una pioggia di sangue. Non posso ridirle come si trovò il mio spirito: si perdeva in Dio. Al vedere la flagellazione rinnovata, la crocifissione di nuovo, la ferita del Costato aperta, la piaga del sangue che ne usciva, la perversa ingratitudine delle anime, io posso ridirle quello che lo spirito intendeva. Saziarmi non potevo di amore e di compassione verso Dio e di pregare per queste povere anime che vivono in peccato. Mi creda che se io potessi riparare con la mia propria vita il peccato, lo farei e non farei che un amante sì benefico, un amore sì grande, un Dio sì buono, un Dio sì divino, un Dio sì amabile, un Dio sì infinito sia offeso, sia contraccambiato l’amore in sì ingratitudine. Io (al) ripensarvi, mi si va via la testa. Richiedo la sua s. Benedizione.
/ Ceralacca e indirizzo \ Al P. Scaramelli
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