Maria Eletta Sani lettera c. 148 Falerone Macerata

Maria Eletta Sani lettera c. 148
Viva Gesù e Maria
La Comunione di questa mattina è stata con più quiete. Solo mi ha gettata in terra e mi ha lasciato fare un po’ di ringraziamento. Non potevo reggere al considerare il grande mistero di questo divinissimo Sacramento perché mi si rammentava l’immensa sua Divinità incomprensibile. Le potenze dell’anima non poteva reggere a tale riflessione: o fede, o santa fede! dove sei? Dopo un po’ di tempo il mio spirito si è trovato in Dio, immerso ai divini suoi attributi: gloria, beatitudine, potenza, sapienza, amore, grandezza, luce, bellezza limpida, Divinità infinita. In Dio però vedevo la Croce da lui esaltata perché fu il letto in cui morì il mio Gesù. Mi faceva intendere che la croce è la chiave della porta per entrare all’unione con Dio, è la scala (che) conduce alla beata eternità di godere e possedere i tesori celesti del mio Gesù. Il mio spirito si avvicinava alla Croce perché la vedevo in(nal)zare verso me il desiderio di unirmi a Dio: mi faceva bramare il desiderio di avvicinarmi alla Croce. Ma in che spasimo e trafittura è passato il mio spirito, non so ridirlo. Mi trapassava come se fossero spasimi di morte. Qui mi faceva intendere che la morte di Gesù fu sopra ad ogni spasimo e ben la croce ne può far fede. Capivo che se questa croce potesse parlare in che agonia si trovò il mio Gesù e bagnata dal proprio sangue. La vedevo, eppure mi faceva intendere che la croce da molti cristiani viene poco venerata, anzi disprezzata. 0 cattiva ‘nova’ per questi miseri! Chi non ama e chi non venera la Croce, non entra alla porta del Paradiso. In quella divina presenza di Dio vedevo in(nal)zare un certo chiaro lume e ne uscivano raggi e faville di luce come il colore d’oro e queste in Dio vedevo stavano spartite ad una ad una. Bramando il mio spirito di più avvicinarsi e anche di ricever quelle faville di colore d’oro perché scendevano dal divino trono, desideravo il significato, ma in questo il mio spirito non ha avuto significato; solo vedeva che stava formando una corona. Sopra di me la vedevo, ma non già vicina, in lontan(anza), come Dio essendo quest(a) che scendeva da Dio medesimo. Se che sia io non lo so; forse il Ministro di Dio mi potrà dare lume. Il mio spirito è stato in un grande affilamento e desiderio che non vorrei più ritornare in me stessa. Di tutto mi sento sazia, solo bramo la Croce e l’Amore per unirmi con il mio amabile Gesù. Non trova luogo il mio cuore per sfogare l’accesa brama del mio spirito verso il mio Signore, redentore e padre di amore. Richiedo la sua s. Benedizione.
Ansiosa di sapere qualche nova, se come lei sta, questa mattina dopo le otto sono andata a visitare la Madonna della Misericordia. Nel pregare che io facevo per il suo male (a)lle gambe, mi sono intesa come affliggere internamente, ma (per) nulla mi ci sono fermata riguardo al piovere che faceva. Vorrei che Maria Ss.ma lo guarisca.
/ Ceralacca e indirizzo \ Al P. Scaramelli

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