Maria Eletta Sani lettera c. 124
Viva Gesù e Maria
A gloria di Dio incomincio a scrivere e per obbedienza del vostro Ministro. Deh, a Maria ricorro acciò lei preghi per me perché orando Maria per me quando combatto i miei nemici io vincerò per voi e la gloria della mia vittoria sarà vostra. Già come il solito, si è penato questa notte con dolori per ogni parte del corpo che non mi posso muovere: son tutta dolori nelle ossa e spasimo di viscere che mi raccomando l’anima da me stessa perché mi credo di essere all’ultimo di mia vita. Si pena e non si muore; ma dico: ‘Patire e non morire per amore’. Fortezza, fortezza richiedo. Questa mattina prima delle ore otto sono andata per fare la Comunione, ma male, penando, che subito ricevuta la santa Particela, mi ha gettato in terra e non potevo inghiottire la Particola, con tirature di nervi ché il mio corpo era come un legno. Dopo questi tormenti mi ha gettato in terra con assalti di tentazioni d’impurità, mi balzava in aria e in terra alla supina con piaceri grandi e polluzioni come il solito. Con rigettarmi in terra mi buttava tutta all’indietro che cosi mi si apriva dal dolore tutta (l)a parte dietro. In che spasimo e angustie e dolori di morte, io non so dirlo; bensì il sig. D. Gaetano può dire quanto si è penato. Il nemico mi diceva che per questa obbedienza sua una volta mi farà caderci morta senza poter dire “Dio, aiutatemi”. Il nemico, lui, mi assisterà fino all’ultimo respiro. Così mi diceva con smania e anno(i)amento da non potersi reggere e con un fuoco per la vita che mi sentivo ardere le viscere e chiudere il fiato e soffocarmi il respiro. Questa è una cosa insoffribile … io mi (eleggerei) ogni dolore ma questo no: di affogarmi il respiro con l’ardore e fuoco è un tormento da dannati e insoffribile da non potersi credere. Poi ho fatto un po’ di ringraziamento (cioè) la meditazione datami dall’obbedienza sua. E la Madre di pietà mi ha sollevato lo spirito e dopo un po’ mi son trovato rapito lo spirito alla Luce divina. Con chiara notizia e certezza lo spirito vedeva Dio non come uomo, ma come Dio ricolmo di divinità e di amore. Con solo vederlo mi faceva intendere che l’Amore suo è infinito verso di me e come aperto il sacro Costato mi invitava a patire per amore dello stesso Gesù che aperto teneva il sacro Costato, fonte di amore e di misericordia. In che desiderio e brama si è acceso il mio spirito di avvicinarsi a quel sacro fonte di misericordia! Mi (il)languidivo e (s)venuto è restato il mio spirito privo della brama accesa: non mi è permesso l’avvicinarmi a quell’infinito Bene; indegna per{ci }ò me ne riconosco. Ritornata in me, mi sentivo più (v)igore e non tanto abbattimento della tentazione. Ben si mi trafigge lo spirito per il timore e dubbio di darci consenso. Più di una volta il nemico mi apparisce da giovane assai bello, come amante, non più spaventarmi, ma come se … volesse affezionarmi e mi sentivo muover un certo affetto e contento interno, ma turbato e torbido. A me questo serve di turbazione e di inquietudine e timore se, Dio mi liber(i) io dessi qualche consenso. Che farei? Io temo di me stessa. Richiedo la sua s. Benedizione.
/Ceralacca e indirizzo \ Al P. Scaramelli
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