Maria Eletta Sani nel monastero di Falerone 1753 Diario epistolare cc. 258- 259

SANI Maria Eletta cc. 258- 259 9 giugno <1753>
Via Gesù e Maria
A gloria di voi, mio Dio, incomincio a scrivere e per obbedienza del Vostro Ministro.
Al 2 luglio: questi giorni passati non ho potuto scrivere stante una gran (conf)usione di testa e dolore dei denti, che la notte mi è convenuto di alzarmi e uscire di camera per il gran dolore. La maestra delle Educande mi comandò che, per atto di obbedienza, richiedessi a Gesù Cristo di fare questo atto di obbedienza che mi si dovesse quietare quel dolore. Io molte volte lo richiesi al Signore, ma non mi si quietò. Mi diceva la detta Maestra che veniva dalla poca fede che io non avevo all’obbedienza. Mi causa confusione il vedermi sì lontana da questa virtù tanto necessaria per le Religiose.
Anche in un’altra occasione, mi fece prendere un uovo fresco e dopo mi sentivo una pietra sullo stomaco e mi causò vomito, con tutto ciò che mi forzai. Mi accorgo che non possiedo questa virtù dell’obbedienza. E così mi diceva la detta Maestra. Perciò mi causò gran rammarico e feci esclamazione avanti al Santissimo. E subito mi venne in mente che il Signore prevedeva e sapeva il tutto e la mia poca virtù: aveva ragione di non farmi giungere a prendere l’Abito di Religiosa. Ohimé, che confusione, il vedermi questo Abito indosso e poi essere inutile nella Religione! Mi raccomando al Signore acciò mi converta e mi dia le vere e sode virtù, che è necessario per una sposa: se no, che mi levi da questa vita. O un nuovo vivere o la morte. A tanti benefici, a tanto amore, eppure non mi arrendo.
La medesima mattina del 2 mi sentii accendere in devozione verso la SS.ma Vergine e la pregai per tutte le creature ed in particolare per V. R. La SS.ma Vergine lo tiene sotto la sua protezione, perciò sempre più si avanzi nella di Lei devozione, ché così credo. Dopo la Comunione pregai Gesù e Maria SS.ma che visitassero l’anima con una nuova grazia: per infinita misericordia di Dio mi fece scendere quel fuoco prima nello spirito e poi nel cuore. Nello spirito mi causò fuoco e raggi di luce; ma nel cuore un calore che mi sentivo distruggere e consumare le viscere. Mi caus(ava) una debolezza nell’umanità che non potevo stare in ginocchioni per il grande struggimento e consuma mento interni nel petto. Poi mi sentivo una straordinaria devozione e amore verso Maria SS.ma, vera mamma mia. Il mio dolore è di non amarla (né) corrispondere a tante grazie rice(vute) per mezzo suo. Se tutte le grazie che ha fatte a me le avesse fatte ad un eretico, a quest’ora sarebbe perfetto ed io mi trovo piena di difetti!
Al 3 venne a trovarmi mia sorella. Ohimé! Ringrazio mille volte Dio che mi ritrovo in un monastero (dove) non vi è occasione di andare in parlatorio. Mi creda che solo Dio sa quanto ci ho patito per l’anima e per il corpo: dissipamento nello spirito, stordita di testa, male di corpo, l’aria mi causò dolore di gola e per tutta la vita. Insomma se io dovessi stare in Parlatorio, mi creda che poco ci vivrei. Mi causò dissipamento, è vero, ma poi sempre più mi dà motivo di ringraziare il Signore che mi ha liberata da tutti gli affari secolareschi del mondo. Ma poi mi causa gran confusione il vedermi liberata e fuori dal mondo e poi vivere sì miserabile e non corrispondere a tanto amore e a tante grazie della divina Misericordia. Circa (le) tentazioni queste mi molestano più volte e provo difficoltà a scriverlo; ma sia fatta la volontà di Dio. V. R. mi comandò che scriva anche le tentazioni e di lasciare V. R. e vivere senza Direttore solo del Confessore, tanto quanto porta la necessità della Confessione, perché in me non ci trovo adesso cosa tanto particolare come è stato per il passato di quel travaglio: se questo è opera del demonio, io son pronta a superare qualunque pena e difficoltà che io provo a scrivere.
L’a(l)tra che mi prendo di quando avrò fatti i voti e in obbligo della Regola: ohimé, che angustia mi causa, perché temo di mancare alle cose della Regola. Mi viene in mente il timore della propria salute, angustie di non potere osservarla e mille altre conseguenze. Insomma son contenta di esser Religiosa, ma non vorrei essere quella che sono, sì miserabile.
Giovedì 5 del corrente richiesi la Confessione acciò mi d(ess)e l’assoluzione. Il Confessore me la diede con la Comunione e la passai al solito. C’è qualche volta (quando) vado in Coro, chissà come, mi prende certo tedio e afflizione perché non ci sto come dovrei. Mi si fa avanti: oh! quanto sono ingrata verso Iddio, oh! quanto avrò da render conto di tanto comodo di fare bene e non lo f(acci)o.
Al 6 la mattina feci la Comunione, essendo l’ultimo venerdì di S. Luigi e lo pregai che mi concedesse sei grazie. E pare che questo gran santo me l’abbia incominciate a fare. Mi causa più amore e fiducia verso il mio san Luigi. Dopo la Comunione mi si rappresentò la memoria di Gesù sepolto nel sepolcro, che questo mio petto è un vero sepolcro. Ma la divina Bontà mi consolò perché ebbi un raggio di luce che Gesù stava in me, vivo in corpo, in anima e con la Divinità risplendente di Luce, ripieno di quelle doti divine fa Beati tanti Spiriti in Paradiso.
Ci (son) volte che dopo la Comunione mi sento un desiderio che quell’Ostia vorrei che non si consumasse mai per avere sempre Gesù nel mio cuore. Se io potessi trovare un modo di tenere racchiuso e serrato Gesù Sacramento nel mio cuore, lo farei volentieri, solo per vivere io con Gesù e Gesù stare con me. Ma fu più di un lume che Gesù si degnò di darmi perché la similitudine di questo Pane Angelico mi significò vari dolori della Passione. L’orazione va al solito: ora la cognizione del proprio spirito, altre volte in quel profondo letargo che io non gli so spiegare. Mi aiuto più che posso di avere la presenza di Dio e secondo i lavori che fo, ho intenzione di fare vari atti: se mi inchino ho intenzione di fare tanti di adorazione verso Gesù Sacramento, oppure altri atti di desiderio, di amore e via discorrendo. Ma tanto l’anima mia non resta appagata perché vorrebbe una continua unione con Gesù.
A’8 feci la Comunione e restai in quel profondo letargo di sentimenti senza accorgermi di sentire Messa. Pareva che mi fosse venuto scrupolo perché era Messa di obbligo. Ma poi mi quietai, p(u)r di tanto in tanto nel profondo dell’animo discorrevo con Dio. Più volte a tavola si leggono i miracoli di Maria Ss.ma e mi causa un accendimento che vorrei che tutti amassero e i suoi ministri palesassero la grandezza di Maria. Perciò le dico che se m(ai) vi fosse creatura che si volesse dare alla devozione di Maria Ss.ma che vada pure con fede, ché tutto riceverà ed io ci mando tutti i peccatori, al mare delle Grazie. Vadano tutti che questa è un mare che tutti riceve. Desidero il suo sentimento (….) non ci trovo quiete; ma se Dio lo vuole, sono pronta a farlo. Già sa lei che questo Confessore vuole che assista a quella religiosa ché più volte l’ho fatto consapevole. Il Confessore ha comandato a questa religiosa che ogni giorno venga da me per vincere la tentazione e la ripugnanza che il demonio le mette contro di me e vuole che faccia un atto di mortificazione di domandarmi perdono e baciarmi il piede, onde io non posso reggere a vedermi un Professa religiosa anziana umiliata avanti a me. E’ tanta la pena che provo perché vi è la tentazione e l’avversione che mi fa struggere di compassione. Ma il Confessore sta forte, benché io (gli) abbia detto varie ragioni, con tutto ciò vuole così. Io però non so che mi dire. Se V.R. mi insegna due parole per far capacitare il Confessore, io lo farò; se no, poi mi converrà di inchinare il capo e fare la volontà di Dio.
Circa alla risposta della sua, le dico che il dire e cantare in Coro per me è impossibile, onde io non so che farci. Il fiato lo sentono tutti, ché io non ho voce neppure di parlare. Ognuno lo sente; cosa finta non la fo, sicuro. Se Dio mi vuole dare questa croce, sia benedetto. (Per) il mangiare mi sforzo e dalla obbedienza mi fa quietare.
Di lasciare la ricreazione comune, l’ho fatto qualche volta per necessità, non avendo altro tempo e per soddisfare all’obbedienza del Confessore, ritrovandomi io in noviziato, separata dalla monache, imperocché quel tempo della ricreazione ho libertà di parlate con chi si vuole. Peraltro, io desidererei di levarmi da questi intrighi. Se io ci conoscessi il vantaggio di questa anima, lo farei volentieri, ma credo che il demonio ci si sia messo per impedire il profitto di questa religiosa. Richiedo la S. Benedizione.
(Indirizzo e ceralacca) Al molto rev.do Padre padrone colendissimo – Il P. Giacinto Aloisi della Compagnia di Gesù. – Perugia per Città San Sepolcro

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