Maria Eletta Sani nel monastero di Falerone Diario epistolare 1753 cc. 252- 253

SANI Maria Eletta cc. 252- 253 4 Giugno <1753>
Viva Gesù e Maria
A gloria di voi, mio Dio scrivo e per obbedienza del vostro Ministro.
Questi due giorni sono passati in cose solite. Al 30 di maggio, la mattina feci la Comunione con un raggio di fede e lume sì chiaro che arrossisco e mi spavento considerando l’eccesso mistero di amore che Gesù fa in questo Sacramento di darsi, tutto se stesso, a me verme della terra. Mi sentivo un non so che sì chiaro e intendevo con il mio povero spirito che in me stava la Gloria dei Beati, il gaudio, la santità e tutto il Paradiso. Intendevo che tutti i Beati e Santi e Angeli e spiriti Celesti, tutti vivono in quel grande oceano di Dio e intendevo che sopra ai sette pianeti cioè i sette cieli in alto si è posato il trono maestoso e quivi è l’Empireo e che noi lo chiamiamo Paradiso e il Paradiso è l’Empireo perché vi è la Maestà infinita e tutti i Beati spiriti vivono a stanno nel cuore di Dio. Oh! che luogo spazioso e grande che (è) la vastità di un Dio infinito. Di qui concepivo il gran dono che Iddio fa alla creatura di darsi, tutto se stesso. Non so come il petto ed il cuore di chi lo riceve non si apra e non si spezzi dovendo tenere una grandezza infinita. Pareva che la divina Misericordia mi dicesse: “Vedi che pegno di amore ti do?! Mi hai in possesso. Se io ti do a vedere la mia grandezza e i miei divini attributi e doti che la mia Divinità racchiude in se stessa, ancora tu dovresti darmi tutta te stessa. Ti parrà gran cosa, se ora tu mi doni la tua volontà. Hai veduto quel che io ti ho dato …. tutte le ricchezze e tesori celesti. Hai pure veduto che tanti spiriti Beati e Santi sono ricchissimi della mia gloria. E se potessero si liquefarebbero in amarmi. E tu sei sì ingrata, verso sì grande amore!” Sin qui parmi che la divina Bontà mi parlasse al cuore.
La sera già mi venivo preparando per la festa dell’Ascensione. Mi univo con i discepoli andare ancora io in loro compagnia al monte Oliveto. La mattina del 31 <=maggio, giovedì> festa dell’Ascensione nell’orazione mi unii con i discepoli al monte per considerare il mistero di vedere Gesù salire al cielo e da qui fu portato il mio spirito a vedere due monti: uno, il monte Calvario e l’altro, il monte Oliveto e nel cercare Dio, mi pareva di essere in questi due monti come sperduta e solitaria rivolta verso Dio (e) incominciai ad esclamare che mi porgesse aiuto.
E subito mi fece intendere (che) il monte Calvario è un monte di patimenti ed il monte Oliveto è il monte della perfezione. E dal monte Oliveto si va al Cielo. E così intendevo che io dovessi salire in questi due monti: prima il Calvario e poi Oliveto della perfezione, per poi salire al Cielo. Mi sentivo accesa di desiderio, ma avrei voluto che mi ci avesse condotta. Ritornai bene in me stessa e subito concepivo la mia bassezza e viltà e inabilità. Quasi mi sembra impossibile, vedendomi sì piena di tante imperfezioni e vizi. “Ohimé – dissi – mio Dio, per convertire e per far che (mi) incammini a questo monte della perfezione, bisogna che voi facciate un miracolo come faceste per convertire san Paolo!” Dopo la Comunione, già con lo spirito mi sentivo portare alla gloriosissima Assunzione e di scambio vedere Gesù salire, Gesù al Cielo, mi sentivo dire: “Gesù glorioso scende a te” con queste parole “Vidimus gloriam eius, Iesu(s) scende(t) in te”. Non so spiegarmi perché (nella) testa, al solo rammentarmelo mi sentivo svanire, ed il giorno sempre stetti stordita di mente e di testa perché si era (impressa) questa gloria scesa e venuta in me.
Il venerdì primo di Giugno, la mattina patii gran dolori e battimenti di cuore che, fino di fuori, le coste mi si erano indolite e pareva di averci un fuoco e per gran(de) arrossamento mi sentivo ardere di sete, ma perché si doveva fare la Comunione, mi astenni. Io non capisco che sia questa arsura e fuoco che sento in petto, che sia segno che io ami Dio non è sicuro perché chi ama Dio si vede con le opere e con gli affetti, con l’amore; ma io non posso dire che amo Dio. Lo desidero sì ardentemente, ma poco serve il solo desiderio (senza) amarlo con il cuore e con gli affetti. Dopo la Comunione pregai Gesù Sacramento per fare un santo apparecchio (=preparazione) per la venuta dello Spirito Consolatore. Inten(devo) che avessi tenuto il cuore e lo spirito con il silenzio e raccoglimento interno e (a) ogni respiro desiderassi e chiamassi questo divino spirito dicendo: “Vieni, Santo Spirito!” Ad ogni respiro dovessi numerare i giorni che Gesù stette in questo mondo. Da qui potrà capire V. R. che quasi in ogni respiro desidero questo divino e Santo Spirito.
Al 2 giugno, nell’orazione già mi accadde la cognizione del proprio spirito, ma questa è quasi sempre: nel vedere l’amor proprio mi causa un odio di me stessa che se non vi fosse l’offesa di Dio, da me stessa mi darei il veleno, ché sempre più scopro milioni di difetti.
Al 3 giugno, la notte stetti malissimo per il grande fuoco che provai nel cuore con quelle faville (come) più volte mi è accaduto a Macerata. Insomma mi trovo che non son buona a niente. La vita mia la darei per un niente. L’orazione della mattina la feci sopra la venuta di questo Spirito Santo. Ci intesi che se l’anima mia era preparata e distaccata e disposta, sarebbe sceso con un vento per schiarire il mio intelletto con piogge di lumi, con fuoco per consumare le mie iniquità. Ma io intendei in che stato dovrebbe essere l’anima per ricevere queste grazie, doni da me non meritati, mi pare impossibile, se vedo lo stato dell’anima, della povera anima che sta molto lontano da questa disposizione per ricevere tali grazie. Iddio bisogna che faccia un vero miracolo come fece di risuscitare Lazzaro, morto di tre giorni, per risuscitare l’anima mia e convertirla, (ci) vuole lo stesso miracolo. Non so capire se questo verrà dalla cognizione oppure mancanza di fede. Ma dal canto mio è cosa difficile. Feci la Comunione e mi raccomandai a Gesù Sacramento. E mi ci accaddero le solite cose. Il giorno, nel fare orazione con lo spirito, mi trovai al trono della SS.ma Trinità. E ci ebbi pascolo di trattenermi in vari atti di adorazione unita con le nove sfere dei puri spiriti, cioè Angeli e Arcangeli e le altre che seguono. Ma la sera mi ritornò nell’orazione la cognizione della propria anima. Ohimé, che timore! Non so se l’anima sia unita con il corpo oppure sia fuori. Non so se si salverà a no. La notte seguente fui assalita dal nemico con agitazione (tanto) che il corpo me lo balzava. Pareva mi volesse strozzare, impedita nella gola e lingua che non potevo profferire: “Maria, Mater Gratiae”. Feci il precetto e si partì.
La mattina del 4 giugno mi trovai assai turbata con gran(di) rimorsi di coscienza vedendo che troppo soddisfo me stessa, in particolare il troppo abbattimento dell’umanità e troppo soddisfare me stessa nel prendere il cibo. Siccome sto quieta quando mangio poco e senza gusto, per altro sempre mi dà rimorso. E la tavola per me è di ristoro al corpo, e non all’anima. Faccia pregare il Signore per questa religiosa che è tentata forte dal demonio, di odio contro di me. A me non dà fastidio nulla, come se non fosse in me. Ma il Confessore si affatica e vuole che venga a palesare le sue angustie ed inquietudini le quali gli (sono) di sollievo. Ma la poverina ci sente sì odio e dice che quando vede me, si spaventa. Perciò richiedo lume e grazia al Signore per potergli dare aiuto. Io dissi al Confessore che l’avrei lasciata. Ma Iddio mi diede una risposta che se Lui facesse con me lo stesso di lasciarmi, misera me! E poiché il Confessore vuole che l’assista e per obbedienza me l’ha comandato, perciò prima di parlare con questa religiosa, vado da Gesù Sacramentato per riceve grazia. Mi faccia raccomandare a Angelina, e, con salutarla, io prego per tutti e da Dio mi sento questo impulso, di pregare per V. R. acciò faccia la volontà di Dio, perché temo che il demonio ce lo tenti. Richiedo la sua Benedizione. Adesso non so se resterà soddisfatto dello scrivere. Ma io ci provo grandi pene.
/Ceralacca e indirizzo/ Al molto rev.do Padre padrone colen.mo – Il Padre Giacinto Aloisi della Compagnia di Gesù. – Perugia per Città San Sepolcro.

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