AIUTO UMANITARIO CRISTIANO A SORDOMUTI E CIECHI storicamente prioritario

I CRISTIANI STORICAMENRE DIFENDONO E AIUTANO I SORDOMUTI ED I CIECHI.
Dopo Gesù guaritore, abbiamo le testimonianze di cristiani che aiutano i chiechi, i sordi, i muti e sant’Agostino ha scritto in difesa della dignità dei sordomuti. Tra le persone che si sono meglio distinte in questo apostolato per questi minorati, grande educatore è stato il monaco benedettino spagnolo Pedro Ponce de Leon (morto nel 1584).
Nel 1753, a Parigi, l’abate Charles-Michel de l’Épée si sentì chiamato da Dio a dedicarsi integralmente a questa missione. Vendette tutti i suoi beni (era di famiglia ricca), e fondò così un Istituto Nazionale, la prima istituzione pubblica per l’educazione dei sordi al mondo. Il suo metodo mimico-gestuale è divenuto un modello in Europa: per mezzo di segni, sostituisce i suoni con i movimenti della mano e l’udito con la vista, “senza trascurare il valore della espressione linguistica orale e scritta”. Fu acquisito in Russia da Caterina II. E l’Imperatore d’Austria Giuseppe II, per mezzo del sacerdote austriaco Stork, creò l’Istituto imperiale per sordomuti di Vienna. In Italia, il sacerdote Tommaso Silvestri aprì la prima scuola statale per sordomuti nel 1784, con la benedizione di Pio VI, a Roma.
Quanto ai ciechi, una svolta nella loro educazione è opera di padre Francesco Lana de Terzi (1631-1687) gesuita bresciano geniale e ricordato come il padre dell’aeronautica perché costruì anche un piccolo modellino di pallone aerostatico che fece alzare in volo nel cortile dei Gesuiti di Firenze Il suo metodo per i ciechi, dato che i segni non erano per loro leggibili con gli occhi, li rese percepibili al tatto. Nel 1676 inventò un alfabeto di fili di seta e di nodi. Più tardi Braille mise in uso i punti invece che sulle linee, sull’esperienza appresa nella prima scuola per ciechi al mondo, Istituto per l’educazione dei giovani ciechi, Parigi, 1786, opera di Valentin Haüy.
Nel mondo greco e romano erano persone da eliminare e sempre emarginate. Aristotele considerava i sordomuti privi dell’anima.

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