SANI Suor Maria Eletta cc. 221-222
Falerone 23 ottobre /1752/ Viva Gesù e Maria.
A gloria di voi, mio Dio, incomincio (a) scrivere e per obbedienza del vostro Ministro. Un’anima senza amore a me pare che sia un’animale senza ragione, come accade in persona mia, che mi trovo senza amore. Che non dovrei fare per corrispondere all’eccessivo beneficio dell’amore che mi ha fatto di levarmi dal secolo e riposta nel giardino della Religione, il mio amato Signore? Eppure mi trovo secca ed arida. O Dio mio, altro non desidero che la morte, se io ho da vivere senza amare il mio sposo Gesù: o amare o morire. Questa è la grazia che io domando, perché è tanto il timore che ho di me stessa che quasi è meglio a morire che di vivere imperfetta e ingrata a sì benefico Amore. Mi credevo che di farmi religiosa, mi potessi mutare dai miei mali vizi ed imperfezione. Ma, ohimè! che una pianta di quercia bisogna che faccia le ghiande e non i fiori odorosi. Un albero piantato e ben radicato nei vizi è difficile che possa produrre fiori di virtù. Io mi trovo talmente piena di miserie e d’imperfezione che quasi temo di fare più bene. Se la misericordia di Dio è che mi percuote e mi visita con questa cognizione di me stessa, io bacio la mano che mi visita. Dopo che mi sono vestita è cresciuta la cognizione e le tenebre di me medesima. Non ho mai provato simile oscurità di tenebre, ché alle volte mi trovo che l’anima mia è perduta fra le tenebre più scure che la notte, in una camera senza lume. E vi (son) volte che mi trovo sotto il monte della mia miseria come perduta e abbandonata e sola fra le tenebre. Se ripiglio un po’ lo spirito, subito esclamo: “Dove, siete, amato mio sposo, che abbandonata e sola mi lasciate fra le tenebre di me stessa?” Oh Dio, che pena acerba! che solo chi la prova, sa quello che è. Questa, se è purga che Dio mi manda per purificare il proprio spirito, io la benedico. Ma, ohimè, che non mancano i timori che mi mettono di cento versi e che possa essere io abbandonata da Dio per giusta giustizia e per le tante mie iniquità della vita passata come di essermi fatta religiosa con tante angustie e pene. (A)l vedermi che mai mi converto davvero e non mi do tutta a chi si è dato tutto per me, nel vedermi quanto sto nella profonda oscurità di tenebre, pare che Dio mi dia lume per vedermi le innumerabili mie imperfezioni. Non so se mi so spiegare. L’anima vede se stessa e con una tenebra ben grande, eppure vede tutte le imperfezioni che vi sono, vede un attacco all’amor proprio, che non ho spirito da far penitenze, né mortificazioni. Solo vi è qualche volta che mi sento accendere di odio contro me stessa e allora se mi fosse permesso vorrei avere la licenza di fare la disciplina. Poi vedo la poca obbedienza e la poca rassegnazione che mi è di pena di aggiustarmi alla Regola della continua negazione della propria volontà, e questo è obbligo della Regola, un distacco anche dalle cose proprie e necessarie, (per cui) non so come farò dopo che avrò fatto la professione. Per questo chiedo al mio Signore che mi faccia morire prima che io giunga a commettere difetti contro la Regola. Io (ho) spavento di me stessa perché temo di non divenire una Religiosa scandalosa e inosservante. Ohimè, per carità ricorro alle di lei orazioni e anche di queste anime che V(ostra) R(everenza)conosce amiche di Dio.
Ai 22 del corrente mese, ieri in punto, ricevei, una sua lettera, dopo tanto tempo. Non sapendo che ne fosse di V(ostra) R(everenza) sono stata con gran rammarico perché io ho scritto sei volte a V(ostra) R(everenza) e mai ho ricevuto risposta e anche altre lettere (e) non sono stata solo io Mi ha dato grande afflizione perché già mi immaginavo che le lettere si perdessero per la posta. Ma come Dio vuole che si scoprano i delitti, dopo tanto tempo si è scoperto che il Postiglione di Montegiorgio è, penso, carcerato in Macerata; dove <=nel fatto che> in casa sua gli sono state trovate, (per) delitto di denaro, molte lettere le quali si riteneva con sé e vi sono gran rumori e chissà come la passerà. Insomma si dice che in Macerata vi siano da dieci a … lettere rinvenute, ma che si spera che si rinviera(nno) …
Il P. Confessore come la M Badessa e le due Maestre la riveriscono e la M(ADRE) Badessa, (per) carità richiede orazione perché tutte le religiose stanno inquiete per la lite e poi l’aggiunta: che si vuole aggiungere un’altra lite.
\ Indirizzo di altra grafia \ Al molto rev. do Padre padrone colen.mo – Il Padre Giacinto Aloisi della Compagnia di Gesù – Perugia per Città San Sepolcro/
/ Aggiunto scritto n. 2. Sintesi altrui/ – Novi zia – Cresce la purga di spirito dopo Ia vestizione colla chiarissima convinzione delle sue miserie. Similitudini a spiegarla. Ricorso a Dio. Tentazioni del demonio: suoi timori di essere cattiva religiosa. Parla del giorno che si vestì religiosa.
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