SANI Suor Maria Eletta cc. 215-216
Viva Gesù e Maria
A gloria di voi, mio Dio, incomincio a scrivere e per obbedienza del vostro Ministro.
18 del corrente mese di agosto, giorno di venerdì: dopo la Comunione, tutto in un tempo, mi trovai con lo spirito in Dio e intendevo e capivo in una maniera che io non so spiegarmi. Ebbi tanto intendimento del Cuore di Maria addolorata come fu trafitto dai dolori delia passione del suo Figlio Gesù. L’intendevo con un Lume sì vivo con lo spirito più che se lo avessi veduto con gli occhi del corpo. Intendevo come il cuore di Maria era trafitto, se il Cuore di Gesù era addolorato, per comunicazione di grazia e di amore e di unione in dolori “di Gesù colpivano il cuore e l’anima della Ss.ma Vergine. Se il Cuore di Gesù era trafitto, il Cuore di Maria ne riceveva il ritratto dei dolori. Mi creda che io se dovessi dire di questi due Cuori Ss.mi di Gesù e di Maria quali fossero i più addolorati, per quello che io intendei, vero è che Gesù pativa gli strapazzi e i dolori nell’anima e nel corpo, ma il Cuore di Maria li provava tutti, i dolori del Figlio, benché lei non si trovasse dappertutto dove era condotto il suo Figlio Gesù, tanto i dolori li provava tutti per comunicazione divina. Volle che Maria fosse la regina dei martiri, così la ss.ma Vergine mi fece intendere i suoi do lori quando Gesù fu preso dall’orto, e benché lei non si trovò all’agonia di Gesù nell’orto, tanto Maria ss.ma ebbe nel suo spirito tutto il calice della passione e provò agoni a nell’anima e trafitta da sì acerbo dolore che solo perché era Madre di quel Dio che. gli dava forza di reggere perché ne doveva spezzarsi il cuore per dolore. Questo lume che io ebbi nello spirito, ritornata in me, mi causò vero dolore dei mei peccati e richiedevo che quanto sarei stata contenta di non essere nata, che di avere offeso Dio. Ohimè, disgraziata me! Se io avessi commesso un solo peccato morale, sarei stata la cagione di questi dolori a Gesù e a Maria ss.ma, vera mamma mia. I bambini quando stanno per cadere chiamano la loro madre … io che nella via di Dio sono come una bambina e sempre sto per cadere, ora da una debolezza del mio naturale, ora da qualche furioso vento di tentazione, perciò mi vedo in stato di cadere e però chiamo Maria: “Mamma mia, aiuto, pietà di me!” Nel chiamarla in questo modo mi sento un affetto di amore verso la ss.ma Vergine, come un figlio alla sua madre … Molte volte il mio spirito, nel fare orazione, fu come chi portasse le ali che ora vola in un mistero, ora in un altro: si ferma e ne riceve qualche lume. Nel medesimo tempo lo sento acceso di qualche atto, ora di una fede viva che mi resta imprigionata nell’anima, altre volte di una speranza nei misteri di quello che ho avuto di lume, come sarebbe a dire della divina Giustizia e Misericordia, che più (a) Dio piace di usare la misericordia che la giustizia, per puro Amore perché della sua misericordia ne resta (in) un certo modo più glorificato, per il suo acceso Amore. Dalla festa dell’Assunta in qua … io mi ritrovo un po’ più calmata e conosco il male che ho fatto, trasporta(ta) dalla passione e tentazione di non vestirmi per i dieci di questo mese; ma io non ci ho fatto nulla, bensì dico: “Che bel sacrificio avrò fatto di me stessa al Signore! ” ma le paure e i timori e le angustie mi trasportavano. Ma per ora sono rimessa (a) quando il Signore vorrà, benché già mi fa senso e grande specie di prendere questo abito; ma al fondo dello spirito, ci sento come un certo desiderio di non vedere quell’ora di essere religiosa, che anzi io avrei voluto già portare. Nella cognizione di me stessa (a) volte mi pare di essere come in un pantano di acqua torbida, ma se ci arriva il sole l’acqua pare che sia chiara, ma sotto vi è del torbido, così pare che sia la povera anima mia. Altre volte mi pare di essere un albero radicato nella riva del fiume che benché ci passi l’acqua di quella vena che mai cessa, con tutto ciò le radici dei miei vizi e imperfezione stanno sì radicate che benché ci passa l’acqua di vena di quella divina Misericordia, non si radica dall’iniquità. Oh, Dio mio, che farò per sradicare le radiche della superbia, dell’amor proprio e dell’attacco? Mi pareva di essere distaccata e poi nell’occasione ho veduto che ero attaccata a mille frescherie (=inezie); ma ora ne ringrazio Dio che dalle creature ne sono pure distaccata, ma vi resta l’attacco ci me stessa. Ohimè!’ che ne farò? Qui ci vuole la fiamma dell’amore di Dio per distaccarmi, da me -stessa. – Quando ini pareva di avere’ acquistato qualche virtù, o Dio, che inganno! Ho veduto … mille radiche di difetti. Quando ero nel secolo non leggevo le vite dei santi per non imitare la loro vita; ma il mio desiderio era di raccomandarmi al Signore di condurre una vita straordinaria di patimenti”. Ma ora terno che fosse superbia. Io scrivo per forza riguardo che ‘ mi trovo poco bene. -Ieri non potei scrivere. Desidero -di avere- la licenza dalla V.R. così mi comprenderà la mia Maestra riguardo che io provo una grande arsura nel tempo che mi prendono quegli sbattimenti di cuore, io per non dare questo refrigeri o all’umanità, una notte gli domandai da bere l’acqua e poi me ne ebbi scrupolo, onde la mia Maestra dice che mi possa fare male di patire quell’arsura, mi ri(n)sec(chi) le viscere; onde lei mi di(c)a se lo posso fare. Mi raccomando alla sua santa orazione e eli domando la sua s. Bendi zi ore.
-/Ceralacca; indirizzo di altra grafia/ Al molto rev. Padre sig. sig. padrone colend.mo Il P. Giacinto Aloisi della Compagnia di Gesù – Macerata .
/Sintesi altrui/ – Educanda – Comunione. Estasi dei dolori di Maria. Dolore dei suoi peccati. Fiducia in Maria Ss.ma. Volo del suo spirito ora in uno, ora in un altro mistero. Atti diversi di virtù che vi esercita. Ricorda la liberazione nell’Assunta. La maggior quiete, il timore di vestire l’abito religioso, il vivissimo desiderio. Conoscimento di sue miserie espresse con varie similitudini. Chiede licenza di bere nelle sue arsura.
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