Sani Suor Maria Eletta Lettera cc. 211- 212 Viva Gesù e Maria
A gloria di voi, mio Dio, incomincio (a) scrivere e per obbedienza del vostro Ministro.
Perdoni di ogni scandalo e ammirazione che gli avessi dato, ma nel colmo della tempesta, non so come si viva, perciò io nemmeno potevo scrivere, né fare orazione. Stavo impazzita e con un’afflizione di morte. La necessità mi fece aprire con il Confessore. Da lui ebbi qualche conforto e però io mi rimetterò alla sua obbedienza, ma già che mi sono aperta con il nostro Confessore, non so se stima bene V(ostra) R(everenza) che io accetti il direttore che mi ha proposto il P. Eusebio, il quale è un prete di questo paese, pre(sentemen)te proposto della Cura, però questo è giovane dell’età sua di una quarantina di anni. Qui in questo monastero non è mai costumato: sarebbe cosa particolare e molto da dare sugli occhi, di avere direttori. Perciò io mi rimetto alla volontà di Dio. Mi dica V(ostra) R(everenza)che devo fare. Io ho scritto ai miei genitori i quali ho pregati e dimostr(ai) già desiderio di farmi religiosa. Bensì so che io non gli avevo altro scritto che per dopo la festa dell’Assunta, se si poteva allungare, non era una cosa tanto ind(iscreta) e presuntuosa. Richiedevo una cosa la quale non mi si poteva concedere. Pure dovevo starci tre mesi, non due mesi, come è; ma sia fatta la volontà di Dio (per) cui mi sono gettata alla disposizione della sua volontà, mi sacrificherò per il mio Gesù, ma non che sia contenta. Solo sto contenta perché farò la divina Volontà. Peraltro nessuno approva questa gran fretta di vestirmi. Sarà difficile che mons. Vescovo dia la licenza se prima non (sono) finiti i tre mesi. Così ha voluto (per) tutte queste Religiose, benché ci (sono) state monache che sono state in monastero si(no) tre anni di Educazione e pure la prova la vuole che sia di tre mesi. C’è il Sinodo che bisogna starci tre mesi di prova, perciò si aspetta la licenza. Se monsignor Vescovo la darà, io subito incomincio gli Esercizi e per il dieci di agosto mi vestirò. E il P. Eusebio, vuole che io esca e vada in chiesa come si suol fare, dove le Monache mi avevano accordato di non farmi uscire e mi davano consolazione: mi converrà di patire questo martirio. Ohimè per quanti mesi son trafitta. La sua lettera la desideravo e si diede il caso che per la posta non l’ebbi, dopo venne qua un giorno il postiglione e per miracolo l’aveva trovata e me la diede la Madre. Badessa. Non so se fosse opera del demonio oppure permesso di Dio che volle tenermi tra le pene e angustie. Io che gli posso scrivere quello che ho provato (e) provo, è impossibile. Solo richiedo orazione, orazione acciò il Signore mi dia forza, aiuto e lume per conoscere la divina Volontà. Si tratta di un affare troppo importante (d)a cui dipende l’eterna Salute e di stare fino alla morte qua: perciò orazione, orazione, per carità. Io non so se potrò scrivere ogni giorno. Vedo che mi si affollano gli affari e si abbrevia il tempo, però mi forzerò di fare quello che posso. Per non poter più, lascio di scrivere. Domando la sua santa Benedizione.
\ Ceralacca ed indirizzo \ Al molto Rev. Pa(dro)ne P(ad)re Col(endissi)mo II P.Giacinto Aloisi della Comp(agnia) di Gesù. – Macerata.
(Sintesi altrui) – Educanda – Suoi timori. Dubbi circa il direttore da prendersi ivi. Vorrebbe non uscire di monastero prima di vestirsi.\
Proprietà del monastero delle Clarisse di Falerone FM>>
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