Lettera di Suor Maria Eletta Lettera cc. 205- 206
Viva Gesù e Maria
(A) gloria di voi, mio Dio, incomincio a scrivere e per obbedienza del vostro Ministro. Desidero che V(ostra) R(everenza) mi lev(i) da questo dubbio e timore perché nel sentir leggere la vita di santa Teresa, dice la santa che molte anime si ingannano, le quali si credono di stare unite con Dio e credono di avere un certo riposo con Dio e se si sentono una certa debolezza dell’umanità, e questo può essere effetto dell’umanità indebolita: questa è una cosa falsa e molte anime si ingannano. Io nel sentire questo, subito mi intimorii, pensando di potermi ingannare perché, nel fare orazione, io mi sento una debolezza nell’umanità e pare che lo spirito si distacchi. Quello che accade a me, è che mi pare di perdere i sensi esterni: è come un corpo che dorme. Bensì le potenze stanno rimirando in Dio, ora in modo, ora in un altro mistero. Mi pare che l’anima mia abbia imp … come di essere condotta dall’Angelo mio custode e con lui sia condotta l’anima mia. La prego acciò mi impari di fare atti di amore, di benedire e lodare il mio Dio. E anche la prego che insieme lodiamo e ringraziamo il sommo Dio. Mi pare che lo spirito si perda in tutte le cose create di questo mondo, ma solo restano impresse quelle cognizioni, che Dio, per sua misericordia, mi usa. Per amore di Dio mi faccia la carità di rispondermi a posta corrente subito, per molti motivi. La mia Maestra mi prega che dica da sua parte a V(ostra) R(everenza) acciò la consigli per potere operare, ma desidera di sapere se, senza scrupolo, può opporsi appresso a mons. Arcivescovo. Siccome suo padre è tutto del detto Prelato, potrebbe ottenergli di operare appresso all’Arcivescovo. Ma la mia Maestra teme di commettere difetto di cercare la propria volontà, perciò desidera, con tutta sincerità, il suo consiglio. E questo: che a Fermo c’è la muta dei Confessori delle monache, vorrebbero richiedere la muta per il nostro monastero, perché sarebbe di utile e vantaggio per tutte le monache, siccome da questo nostro Confessore niuno ci trova soddisfazione. E questa Maestra dice che se ci si impegna suo padre e zio, lo otterrebbe di certo. Però dice che teme di fare difetto, ma il suo consiglio la quieterebbe. Ma con prestezza si richiede da lei la carità. Desidero di sapere (del)la sua partenza da costì, quando sarà. Nel leggere dapprima la sua lettera mi ha portato afflizione perché non avevo capito bene, dubitavo che lei mi lasciasse in abbandono e subito ho pensato … per necessità nelle occorrenze, di scrivere al P. Bianchi. Ma dopo l’ho riletta meglio e mi ha consolato che V(ostra) R(everenza) mi seguiterà a fare la carità. Io mi rallegro con lei della bella sorte che il Signore gli dà di trattare con quella grande anima di San Sepolcro. La carità che richiedo, che V(ostra) R(everenza) gli parli di me e dello stato passato e presente, tanto più che il P. Scaramelli gliene scriveva di me, a questa Angiolina. E desidero che da lei senta un po’ l’anima mia, come sta davanti a Dio. E per carità mi raccomandi al Signore che io, benché miserabile, lo farò per lei. Circa di quello che V(ostra) R()everenza) mi disse del Confessore, io già gli ho detto il tutto: se lui mi interroga, di aprirmi. Ma il poveretto non può. Qualche volta mi domanda come va l’orazione, e gli rispondo a tenore di quello che mi domanda. (Dei) libri, mi consiglia di leggere P. Rodiquez e un certo libretto sopra la vocazione che mi dà lui a leggere.
Intorno a me stessa vedo che, quando ci pare di avere acquistato qualche virtù, scopro che nel fondo vi è la radice dell’imperfezione. A me pareva di essere distaccata da tutto e poi vedo che sono attaccata a mille miserie. Io però ho promesso con un proposito fermo (alla) Ss.ma Vergine di obbedire alla cieca, e perciò desidero il suo consiglio. E da lei voglio sapere se quando devo vestirmi per farmi monaca, siccome io ho dato licenza alle monache di fare nuova istanza all’Arcivescovo mia vestizione, siccome le monache non vedono l’ora che io sia vestita, benché quando penso di giungere alla vestizione di indossarmi la Regola e i voti, mi fa tremare, perché la nostra regola priva di tutto, un dispoglio di cose minute per uno spillo di valore , una continua negazione della propria volontà, una dipendenza non solo dalla Badessa, ma dalle monache tutte in (società? ): è una cosa da non credersi. L’abito grosso di lana con tutto ciò io lo desidero, ma ci provo mille pene, onde son risoluta di sacrificarmi e di presto giungere al sacrificio, e perciò mi dica lei se quando posso risolvere. Le monache hanno detto che se i miei genitori vorranno, vestirmi per ila giorno del Rosario, cioè della Madonna della Vittoria, il primo di ottobre perché la professione, se io vorrò, mi dicono che faranno venire la licenza della Sacra Consulta di Roma e si abbrevierà e la professione la farò un altr’anno per la Natività della Madonna. Il detto Mons. Arcivescovo ci ha dato la licenza che mi posso vestire quando voglio, onde mi stabilisca lei il giorno, che io poi mi (ad)opero quanto posso dal canto mio. Circa poi di quello che mi richiede, a me pareva di avergli scritto tutto di quella sete che io patii, fu per alcuni stati delle anime, certe, per le anime del Purgatorio. Tra gli altri di certi religiosi e religiose che pativano per le mancanze della povertà, cioè per il voto fatto. Oh, quanto ci inganniamo! che alle volte pare cosa necessaria e il voto si osserva. Io però la pover(tà) / ….. / per necessità perché la Regola ci (dà solo) la necessità e non più …. comune che vi è. La mattina dell’Assunta ne vidi salire molte di anime al Cielo, in particolare che sono state devote di Maria Ss.ma. Nel pregare; che io facevo per le anime viventi (dalle) quali io ne ho e ne ricevo carità, siccome qui gli richiedo che le voglio tutte salve, che nessuno si abbia perdere. L’offrivo, a gloria di Maria Ss.ma che in quel giorno si rinnovava in Cielo. Dalla Ss.ma Vergine vidi che si degnava di ascoltarmi e che dovessi sempre accendere la devozione di Mari a Ss.ma ché lei le difenderà in vita e in morte. Vedevo come si degnava di accettare sotto il suo manto festoso pieno di misericordia e di gloria: dell’anima di V(ostra) R(everenza) vidi, come Maria Ss.ma lo protegge nelle sue angustie e perciò a lei faccia ricorso e la ami. Quello che conoscevo <è> che la vuole tutto santo e che si aiuti contro le sue passioni e miserie, di essere più rimesso a gettarsi nella confidenza in Dio e più (ami) e più distacco d(a) certe cosette minute dell’amor proprio e quieto in / ….. / (Dio?). Gli domando la sua santa benedizione. La riverisce il sig. don Andrea. La ringrazio della nuova e anche della risposta di Mons. Compagnoni, perché temevo che non si fosse messo ad operare per me, per farmi entrare alle Cappuccine. Stia pure quieto che io non parlo, né scrivo a nessuno della sua partenza.
La ringrazio della nuova e anche della risposta di monsignor Compagnoni perché temevo che non si fosse messo a operare per me per farmi entrare alle Cappuccine. Stia pure tranquillo che io non parlo, né scrivo a nessuno della sua.
/Ceralacca ed indirizzo/ Al molto Pev.do Padre padrone col.ro – Il Padre Giacinto Aloisi della Compagnia di Gesù -Macerata
/ Sintesi altrui/ – Educanda – Sente leggere la vita di santa Teresa: dubbio che le nasce circa se medesima. Timori suoi quando pensa di vestirsi religiosa. Dice aver patito il fuoco per alcune anime, vede uscire varie anime dal Purgatorio, il giorno dell’Assunta. Prega per chi l’assiste.
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