SUOR MARIA ELETTA SANI Lettera cc. 193-194
A gloria di voi, mio Dio, scrivo e per obbedienza del vostro Ministro.
La notte del 3 del corrente mese prima delle (ore) sei, mi incominciò una pena, non potendo stare a letto, stetti un po’ inginocchioni e un po’ a sedere con dolori e giramenti di testa. Un pezzo
Martedì 4 del corrente mese (=luglio), non so se era alla metà di mezza mattina, feci la Comunione. Mi sentii ristorare l’anima e, stringendomi Gesù nel cuore, mi sentii come piccare da una spina nel cuore verso la cima del cuore con un dolore materiale; ma ne godeva lo spirito tenendomi risvegliata l’anima da una fede viva, come è che mi sentivo Gesù in petto, tenendolo stretto nel cuore più al vivo che se lo avessi tenuto fra le braccia. Dopo di essermi trattenuta con Gesù Sacramentato, feci una preghiera per tutte quelle creature le quali si raccomandano alle mie deboli orazioni. Mi venne un lume che la sua obbedienza mi comandava di pregare per V(ostra) R(everenza), io feci la preghiera. Ma prima che io facessi la preghiera, subito mi intesi … come Dio mi facesse dire a lei: ” Digli che mi am(i). Digli che mi am(i).” E intendevo in Dio che lei stava facendo orazione, ma senza fervore con tiepidezza e con timore. E Iddio pareva che si lamentasse del suo naturale troppo legato; ma che dovrebbe con un animo fervoroso amarlo perché Iddio molto la ama. Io però vorrei che dovrebbe con un animo fervoroso, amarlo perché Iddio molto la ama. Io però avrei (=vorrei) che con la stessa maniera che lo capivo io, glielo facesse sentire a lei medesimo. Allora credo (che) si staccherebbe ogni più attaccato e duro cuore a sentirsi dire e richiedere da Dio che mi ama: ama che ami. Perciò si faccia animo e sciolga il suo spirito e si dia ad un infuocato …
Ritrovandomi già di aver scritto queste foglio per non fare altre lettere, gli invio la medesima … Ho ricevuto la sua e mi trovavo con
Circa poi di quel giorno dei morti, mi ricordo bene che io mi trovai qui, prima in chiesa e poi alla porta della clausura. La vidi aprire dalla mia badessa, mi prese per la mano e mi portò in coro per (salutare) il SS.mo e vidi il coro come è tale. E avanti al SS.mo (vidi) due cappuccini: uno che stava a mano dritta, stava sollevato dalla terra più di un braccio; l’altro inginocchioni in terra. (A) quello che stava a mano dritta io dissi:” Siete voi, mio san Francesco che mi avete fatto la grazia di avermi portata alla santa Religione”. Poi richiesi alla Madre Badessa che mi facesse uscire dal coro per non dare ammirazione alle religiose che vi stavano, perché io mi sentivo morire dalla gran pena, parte dalla contentezza e parte non so che fosse. So bene che io mi sentivo svenire e morire. Tra questa pena e tra il contento mi ritrovai a casa. E dissi : “Ohimè ! mi credevo già di essere alla Religione, e al monastero” non sapendo come fosse stato; perciò dicevo che fosse un delirio. Ma sempre l’ebbi fisso in mente.
Circa poi
Falerone 7 luglio – in San Pietro <=monastero>
/Ceralacca e indirizzo/ Al molto rev.do Padre e padrone colend.mo – Il P. Giacinto Aloisi della Compagnia di Gesù – Macerata
/Sintesi altrui/ -Educanda – Vari assalti del demonio e vari favori di Dio. Suoi timori di inganno. Le pare di essere meglio riuscita nel secolo. Comunione, estasi. Vede il suo Direttore in orazione. Racconta di nuovo la visione avuta del Monastero. Dispiacere di non avere da Esso gli Esercizi.
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