SANI Suor Maria Eletta cc. 189-190 esperienze spirituali al Confessore Clarisse Falerone 1752


A gloria di voi, mio Dio, incomincio a scrivere per obbedienza del vostro Ministro. Desidero veramente (sapere) come devo comportarmi. Qua si usa che, (nel) genere di mortificazioni e di penitenze, si prende licenza dalla Maestra; oppure dalla Badessa più che dal Confessore. Perciò la licenza del venerdì di fare la disciplina con le monache, la domanderò alla mia Maestra. Tra (la) settimana la vorrei fare, ma con la sua licenza, la disciplina di catenelle. E se si contenta che porti quella croce per qualche tempo, a me dà difficoltà di doverlo dire; perciò la sua licenza mi farebbe stare consolata. Siccome mi conviene di stare talmente in dipendenza della Maestra, ché appena si muove un passo, che non lo sappia, è finito di operare come si vuole. Ma di questo non sono contenta. Tutto si fa per obbedienza e niente di propria volontà. La mia Maestra mi dice se io volessi fare qualche poca di orazione di più degli altri, mi darebbe licenza. Ma, se non ho anche la sua permissione e licenza, io non l’accetterò.
23 (giugno) la notte, penai con spasimi nel cuore, figurando che (al) Signore lo percuotevano, perché mi faceva memoria della sua passione. La mattina, feci la Comunione e mi sentii ristorare l’anima e anche il cuore materialmente come un latte che ristora; ma di sangue mi sentii una soavità e quiete e riposo in Dio. Così la passai. La sera, mi ritrovavo avanti al SS.mo, facendo orazione. Venne il nemico con dirmi che voleva salirmi a cavallo sopra alle spalle e a parte dietro, con strapparmi la lingua e tormentarla. Per le tante imposture che dico al Confessore ne pagavo la pena e il tormento eterno. Lo scacciai e ricorsi a Gesù e a Maria, ma non che mi face(sse) specie; però veda V(ostra) R(everenza) quel che far(mi), perché io non mi voglio dannare. Io scrivo per obbedienza e al tribunale di Dio dirò: “Signore, io ho fatto l’obbedienza ai vostri Ministri”.
Più volte al giorno, mi accaddero quei tocchi di faville nello spirito e poi subito arriva(ro)no al cuore con dolore e mi sento tirata da Dio. Ma io mi son forzata, ed ho seguitato ad operare. Ma è tanta la forza e l’impeto che mi fa mutare di colore. E la mia Maestra si accorge della mia agitazione. Io in questo desidero qualche regolamento, come devo comportarmi: se devo ritirarmi con il Signore, oppure fare violenza di quasi rigettare gli stessi favori e misericordie di Dio, per non fare cose particolari. Perciò desidero di operare con regolamento dell’obbedienza sua.
25 del corrente mese: la mattina, mi preparai per la Comunione facendo orazione, sola nella nostra camera. E da Dio fui (at)tirata con lo spirito e mi fece intendere come nel ricevere Gesù Sacramentato, chi ha la volontà distaccata in tutto, Gesù ci visita con la sua grazia, come visitò san Giovanni Battista. E dopo la Comunione, ebbi lume come la grazia di Gesù Sacramentato fa divenire l’anima bella e beata da una certa partecipazione che (è) quella grazia venuta da Dio … la stessa Beatitudine della grazia, perocché l’anima, prende un modello dello stesso Dio. Se Gesù Sacramentato, con venire in noi, porta tanta grazia, dunque la mia ingratitudine sarà quella che impedirà la grazia che non prenda possesso della povera anima mia.
26 (?) del corrente mese: feci la Comunione. Mi ritrovai alla cognizione di me stessa. Dopo un po’ di tempo, Iddio mi usò misericordia che, sollevando l’anima da quel prof(ondo) di tenebre, mi trovai fuori di me stessa e … Dio mi trattenne, dandomi una chiara notizia di tanti patimenti sofferti per noi creature ingrate, in particolare (nel)l’orazione all’orto: lì lo sforzo di sentirsi rompere le vene tutte. Ma quelle del petto … fecero forza (al)l’umanità SS.ma e si sentì il cuore come spezzare e, rompendosi le vene, gettò sangue da ogni banda. Dalla sua SS.ma bocca gettò sangue (venuto) da quelle vene forzate a rompersi. Ne ebbi tanto intendimento che, ogni volta, mi ritorna in mente, mi si ripresenta a vivo la stessa notizia di quel giorno.
Siccome qui si usa di fare la meditazione in comune cioè in coro, ed una monaca legge i punti della meditazione, accadde che leggeva la meditazione del Giudizio particolare. Per me fu di uno sbalordimento e confusione tale che io non vorrei arrivarvi, solo per non sentire le accuse che tutti mi faranno; e pensando che, chissà, in tutto il tempo della mia vita, abbia fatto un atto grato e di piacere di Dio: ohimè! che la mia propria coscienza mi condanna (rea) di tutta la mia pessima vita condotta fin qui. E poi il timore che chissà come vivrò in questo sacrò luogo.
27 del corrente mese: dopo di essermi comunicata, richiesi a Gesù Sacramentato, siccome allora godevo la sua reale presenza, che mi dicesse che dovevo fare io per dargli gusto e (cosa) voleva da me. Con gran fede e istanza, feci la preghiera internamente con (il) più vivo del cuore. Incominciai a sentirmi la testa portata via e, come da un luminosissimo sole nel petto e dappertutto, mi pareva di sentirmi rompere le viscere: non potevo reggere. Mi sentii afferrato lo spirito da un’ammirazione in Dio. E con lo spirito, vidi un cuore che far si doveva come un ostensorio dove si espone il SS.mo e un turibolo (con cui) sì doveva incensare il SS.mo. Richiesi il significato e da Dio ebbi lume e notizia di quel significato, come che dovevo fare del mio cuore un ostensorio per abitarci Gesù Sacramentato e il turibolo (con) cui dovevo incensarci, dovessi, spesso offrirgli la mia volontà e l’incenso dovesse essere l’affetto verso Gesù Sacramentato. E mi intesi, nel cuore, formare un ostensorio con il turibolo per dover praticare questo che il Signore voleva da me per sua infinita misericordia e così, tra giorno, mi esercito in questo esercizio. Ricevei la sua lettera … io le lettere le inviavo alla sig.ra contessa per maggior sicurezza. Se poi vuole che le invio a V(oi) R(everendo) le invierò. Circa Donna Maria Piera Baldinucci, io non mi ricordo per verità che io gli scrivessi cose che potess penetrare. Ma, siccome mia madre mi vive tanto turbata, è facile che lo abbia detto senza pensarci. Io però, non ne so niente e scriverò meno che sia possibile. Circa lo scrivere, si figuri che io ci peno e molte volte provo e non mi vuole scrivere la penna, né la mano posso muovere. Perciò vorrei dal Signore che, se fosse sua volontà e gusto, mi desse lume di poter scrivere bene. La M(ADRE) Badessa e M(ADRE) Vicaria e il sig. don Andrea (Turchetti) la riveriscono. E la M(ADRE) Badessa dice che per carità si raccomanda alla sua orazione per questa lite la quale tiene inquiete tutte le monache: ritrovandosi prive di aria, ne cagiona molte infermità alle monache. Il titolo del monastero è San Pietro apostolo.
Fallerone 30 giugno 1752
/Ceralacca ed indirizzo/ Al monto rev.do Padre e padrone colendissimo il P. Giacinto Aloisi della Compagnia di Gesù – Macerata
/ Sintesi altrui / Educanda. Chiede licenza di far penitenze. Orazione, gran soavità e quiete. Tentazioni del demonio. Timore di scrivere. Faville al cuore. Teme di essere conosciuta, chiede consiglio. Comunione: effetti della grazia. Comunione, estasi dei patimenti di Gesù. Sente leggere la meditazione del Giudizio particolare: effetti. Comunione, visione misteriosa.

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