LETTERA DI SUOR MARIA ELETTA SANI Serva di Dio clarissa a Falerone trascrizione ortografica. A. 1752. cc. 97s
Viva Gesù e Maria
Ieri stetti via bene e incominciai la visita delle chiese. Alla terza visita mi incominciò il turbamento, appena, ritornai a casa per non poter più camminare dal gran dolore ai piedi… Questa notte sono stata tanto male che oggi non mi regge la testa. Io non so perché sia la notte così travagliata più del solito. Ma tutto è poco per Gesù. Nell’essersi trovato lo spirito in Dio con chiara notizia mi faceva intendere, con il solo vederlo, che 33 volte al giorno, fino all’Ascensione, dovessi sposarmi con la Croce, e lì mi stringa e leghi come sposa giacché fu sposata prima da Gesù – come desiderarla, di stare sempre in croce con patimenti – mah, questo sì che mi dava speranza che non sempre sarà di una qualità: questa adorazione della Croce dovessi farla in memoria di quei 33 anni che il mio Gesù visse nel mondo. Mi faceva intendere come dovevo offrire tutte le opere sue santissime e lo spargimento del sangue ed i suoi dolori e morte e la sua resurrezione e tutto quello che fece prima della sua ascensione al cielo: offrire all’eterno divin Padre, per sconto dei peccati miei e del genere umano ché con questo si placava l’ira della sua divina Giustizia che è stata adirata contro di noi. Già incominciai la visita della Croce e lì mi unisco come mia sposa … alla morte con desiderio di sempre partire, giacché così Dio pare che mi desse ad intendere. Io l’abbraccio e la stringo e la bacio e l’adoro ed offro tutta la vita di Gesù all’eterno divin Padre per sconto dei peccati miei e del genere umano. In questo lo spirito ci trova pascolo, ma il nemico mi fa guerra assai. Non so perché a lui scotta tanto, mi sconvolge tutta all’interno ed all’esterno, con turbazioni e inquietudine di agonia di morte, con parlarmi internamente facendo apparire che non è Dio questo; e che il mio spirito non è portato in Dio, come lei crede ed io gli riferisco, mentre m’inganno ed è successo anche ad altre anime che si credevano molte cose venissero da Dio e poi non era. Onde in me che sono l’indegna non è possibile che il mio spirito sia portato in Dio. Così mi sento suggerire internamente, con una gran perturbazione ed inquietudine che mi fa restare in un’agonia di morte e sudori di angustia. Mi fo animo di non dargli udienza, ma non per questo che non mi metta in qualche dubbio e timore. Perciò io conferisco il tutto al Ministro di Dio e tutte le mie iniquità, acciò lo sappia che io sono indegna e iniqua e pessima creatura. Se io venissi ingannata, lo conoscerebbe il Ministro di Dio, così spero nella divina Misericordia. Mi sento come un pentimento di avere incominciato di dirlo a lei, purché mi metta inquietudine di conferire questi rapimenti di spirito. Io però sempre sarò pronta all’obbedienza, se dovessi morire. E per questo anche desidero, e lo desidero e lo brano, di stringermi con i voti, se a Dio piacesse di arrivare a farmi Religiosa e di poter entrare in monastero per osservare i voti con gran brama di perfezione ché questo è il mio fine. Arrivo a invidiare gli stessi animali che vivono nel monastero, anche tra questi mi riconoscerei indegna. Non manchi, per atto di carità, di pregarci il Signore, acciò presto si esibisca la divina Volontà. Resto con domandarle la sua santa Benedizione.
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